Perché Sanremo è Sanremo [ed è proprio questo il problema]

Mauro Biani

Sottotitolo: un pregiudicato di nuovo al centro della scena pubblica, purtroppo non di quella che lo dovrebbe consegnare alla sentenza che lo ha condannato ma di quella politica, delle grandi decisioni. Poi quando nel mondo ridono di noi, ci compatiscono e considerano l’Italia lo stanzino delle scope della comunità internazionale non chiediamoci il perché.
E complimenti a quei giornalisti che quando si rivolgono a lui chiamano ancora berlusconi “presidente”. Fate pietà, pena, come del resto tutti quelli che in questi mesi hanno continuato a parlare e scrivere di un “cavaliere” solo perché nessuno ha il coraggio di togliere un’onorificenza a un ladro, un abusivo, un impostore, un delinquente, un pregiudicato, un condannato: visto quanti aggettivi c’erano? manco uno ne avete trovato. Vergogna. Presidente ‘sto cazzo.

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Se i tre quarti del paese si trasferiscono virtualmente a Sanremo, lo cominciano a fare un mese prima, per non parlare del mentre e per chissà quanto tempo ci toccherà subire gli strascichi di un festival della canzonetta che manco fosse la notte degli Oscar [che almeno è internazionale] e che non penso interrompa nessuna normale consuetudine, come ad esempio lasciare che la gente possa scegliere cosa guardarsi nelle televisioni, non obbligarla per inerzia a sintonizzarsi su Raiuno per poi vantarsi dello share [come se ci fosse un’alternativa] perché altrove è il deserto che manco a ferragosto, è normale che poi Sanremo diventi il pulpito di qualsiasi dibattito e che chiunque vada a cercarsi lì un po’ di attenzione.  Non è normale un paese dove un programma televisivo di canzonette deve entrare sempre e puntualmente nel dibattito politico, una volta perché c’è Celentano, una perché coincide con le elezioni e allora qualcuno chiede  perfino che venga spostato per non disturbarle, un’altra per le imitazioni di Crozza, un’altra ancora perché Grillo va a guardarsi il festival terrorizzando la politica e ovviamente si esibisce nel solito one man show [ma fuori dal teatro, non dentro]. Non è normale un paese considerato così fragile perché c’è sempre qualcuno che decide che debba essere protetto da quel che viene veicolato dal palcoscenico di un teatro mentre il vero dibattito politico, quello che interessa tutti  specialmente in questo momento, mentre  qualcuno sta decidendo le nostri sorti a nostra insaputa, viene interrotto perché c’è Sanremo.  Non è normale un paese dove il palcoscenico di un festival viene usato dal santone di turno pagato a peso d’oro per rivelare chissà quali verità oppure per ospitare, a spese del Comune ovvero dei cittadini, chiunque abbia un problema da segnalare manco Sanremo  fosse lo speakers’ corner di Hyde Park. Tutto questo non si fa, non succede  da nessun’altra parte e non è altro che l’ennesimo motivo, la più gigantesca arma di distrazione di massa che contribuisce all’immiseramento culturale e all’azzeramento della già scarsa qualità dell’informazione di questo paese.

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IN NOME DELLO SHARE
Stop ai talk show, la messa di Don Fabio batte la politica
I PROGRAMMI D’INFORMAZIONE SI FERMANO TEMENDO IL CONFRONTO CON LA GARA CANORA
Andrea Scanzi, 19 febbraio

Matteo Renzi è telegenico sì, ma neanche poi tanto. E così la tivù politica italiana si ferma. Per una settimana, in onore e ossequio al rito laico della liturgia sanremese officiata da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. È un momento chiave per la politica, o così sembra. Non abbastanza però da disturbare i tributi deandreiani di Luciano Ligabue, le polemiche surreali su Rufus Wainwright e il sempiterno Festival della Canzone Italiana. I talk show di prima serata si fermano. Tutti o quasi. Ieri non è andato in onda Ballarò, che ha preferito anticipare a domenica: poco più del 12 per cento di share e l’ennesimo scontro con il Movimento 5 Stelle, per la presenza non autorizzata di un inconsapevolmente masochista Roberto Cotti. Al suo posto RaiTre ha trasmesso Il distinto gentiluomo, film minore con Eddie Murphy: perfetto per non erodere spettatori alla prima serata su RaiUno. Stop anche a Linea Gialla di Salvo Sottile, Le invasioni barbariche di Daria Bignardi e Servizio pubblico. Era già accaduto un anno fa e per Santoro fu una novità. Nell’ultima stagione in Rai, Annozero sparò il caso Ruby e – nonostante Roberto Benigni a Sanremo per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia – raggiunse il 14 per cento con 4 milioni di spettatori. Andrà invece avanti come nulla fosse La gabbia di Gianluigi Paragone, che stasera sfiderà non solo Sanremo ma pure gli ottavi di finale di Champions League tra Milan e Anderlecht. L’Italia è un paese che non prende sul serio nulla tranne il faceto, e in questo senso fermare larga parte dell’informazione – per giunta in un momento chiave – per ascoltare L’amore possiede il bene di Giusy Ferreri e Vivendo adesso di Francesco Renga è quasi logico. Fortuna che le eccezioni esistono e c’è chi – Enrico Mentana – prende tutti in contro-tempo sparando (ieri sera) una puntata speciale di Bersaglio Mobile: l’attualità, nonostante tutto e a rischio di farsi male.

L’EFFETTO d’insieme, una volta di più, è quello dei passeggeri del Titanic che continuano a ballare nonostante l’imminente inabissamento. La crisi economica, la formazione del governo, le promesse renziane e gli inutili idioti a destra e manca: la fredda cronaca. La dura realtà. Non troppo appassionante e ancor meno avvincente. Meglio parlare d’altro. Meglio assecondare il disimpegno, inseguendo una casa in collina senza però essere Cesare Pavese e dunque avendo al massimo la possibilità per un monolocale vista tangenziale. Mettersi contro Sanremo, in termini di ascolti, è un suicidio neanche troppo assistito: scelta logica, dunque, evitare lo scontro. È però curioso e forse sintomatico come lo spettacolo (peraltro presunto) del Festival di Sanremo offuschi lo spettacolo (peraltro desolante) della politique politicienne. Preferire i Perturbazione a Maurizio Lupi e Francesco Sarcina a Maria Elena Boschi, in fondo, è quasi involontariamente meritorio. La farsa dichiarata che offusca la tragedia farsesca. C’è pure un fenomeno di evidente semi-transustanziazione: il Crozza satirico che scompare da Ballarò per riapparire a Sanremo, chiara dimostrazione di uno spostamento di ribalta e attenzione. Il palco principale non è più il talk show politico, ma la messa laica di Don Fabio e Madamin Luciana. Non conta più sapere chi sarà il ministro dell’Economia; molto più rilevante scoprire se le canzoni di Giuliano Palma riusciranno a essere più brutte delle precedenti. Comunque vada, si parlerà di niente. Quindi di Sanremo.

Informazione, si fa per dire, reloaded

Chissà perché Fazio non  invita a casa sua i personaggi come maradona e i politici come fitto?

Perché i contribuenti/utenti della Rai devono pagare un canone per sentire un condannato in primo grado a quattro anni di galera per essersi fatto corrompere con 500.000 euro illustrare le magnificenze, rivendicare il diritto di delinquere e farla franca di un altro condannato in via definitiva a quattro anni di galera per frode fiscale? ma solo io penso che se mi condannassero per reati così gravi, se finissi sotto processo per un motivo qualsiasi non uscirei di casa per la vergogna? Invece Fazio può fare una bella cosa, si porta a casa sua fitto e maradona, un altro bel pezzo da novanta che però siccome è simpatico e giocava bene a pallone tutti accolgono come un’autorità, un premio Nobel, si porta pure la Littizzetto che ormai si è ridotta a fare satira sui suoi vicini di casa per non disturbare e fanno quello che vogliono, si raccontano tutto quel che vogliono ma almeno lo fanno senza chiedere la questua a incolpevoli pagatori.

Ospitare certa gente in televisione, in un programma che vuole essere elegante e soft, di nicchia, come dicono quelli bravi, e lo sarebbe pure finché Fazio si limita ad intervistare l’intellettuale, lo scrittore, il poeta e il pittore, dove si fa passare il messaggio che maradona è un brav’uomo con chissà quale storia dal valore umano da raccontare ai nipotini mentre è solo un populista ex amico di camorristi, un ex tossico, un evasore fiscale ma, ci mancherebbe un cristiano cattolico da incorniciare, non è educativo, e il servizio pubblico di stato pagato coi soldi di tutti attraverso una trasmissione il cui conduttore è pagato a peso d’oro certamente non per mostrarci in tutto il suo splendore la vita di un pessimo maestro che non ha nessuna cultura da veicolare, non dovrebbe dare nessuna chance a gente come fitto e maradona.

E invece c’è un pubblico che a gente così fa pure l’applauso.

 

Gli uomini fanno fatica…[il discorso di Luciana Littizzetto a Sanremo]

Secondo me, uno dei momenti più belli di questo festival.

 

Gli uomini fanno fatica a dire ti amo.

Lo dicono solo in caso di estrema necessità, tipo quando proprio non ne possono fare a meno, sennò dicono dei surrogati. 

Dei derivati del ti amo. Che fanno danni come i derivati delle banche. Dite delle cose tipo: sei molto importante per me. E cosa vuol dire molto importante? Anche non pestare una cacca di cane prima di portare le scarpe al calzolaio è molto importante, ma non è mica la stessa cosa che dire ti amo. Dite cose tipo: Mi fai stare bene. Ma mi fai stare bene lascialo dire a Biagio Antonacci. Dillo al tuo medico Shiatzu quando ti schiaccia i piedi per metterti a posto la cervicale. Oppure sprecate quelle parole tipo tesoro, meraviglia, splendore. Ma splendore cosa? Guardami. Splendo? Non sono mica una plafoniera? Ma dite ti amo, pezzi di cretini! Se la prima volta vi vergognate mettete la testa nel sacchetto del pane?! Dite “ti amo” mentre vi lavate i denti? Sglrlb? Va bene anche quello. Poi al limite cambiate idea. Dire una volta ti amo non crea né impotenza né assuefazione.
Poi il bello è che non capite nulla anche quando siamo noi a dirvi parole d’amore. Se vi diciamo cose romantiche tipo: Amore, guarda che luna.. voi rispondete: Minchia l’una? Pensavo fossero le undici. Andiamo che mi è scaduto il parcheggio. Ma noi vi amiamo lo stesso. Cosi come siete. Vi amiamo anche quando…vi vantate di aver scritto il vostro nome facendo pipì sulla neve, amiamo i vostri piedi anche se sono armi di distruzione di massa, vi amiamo anche se di notte russate che ci sembra di dormire ai piedi dello Stromboli, vi amiamo anche se per trovarvi per casa basta seguire le tracce come per gli animali servatici, giacca, camicia, canotta, tutto lasciato per terra finché sul divano non trovi un tizio con la felpa della Sampdoria che gioca alla Playstation, vi amiamo quando per fare un caffè ne spargete un quarto sul tappetino e due quarti sul gas. E poi dite che viene leggero.
Vi amiamo quando avvitate la caffettiera fino allo spasimo che per aprirla dobbiamo chiamare i pompieri, e poi non chiudete i barattoli, appoggiate solo il coperchio sopra cosi appena lo prendi sbadabam cade tutto. Vi amiamo quando sparecchiate la tavola con la tecnica del discobolo, mettendo in frigo la pentola della minestra che poggia su due mandarini. Vi amiamo quando a Natale scavate il panettone con le dita, quando per farvi un caffè sporcate la cucina che neanche 10 Benedette Parodi.. e pure quando per farvi la doccia allagate il bagno e lasciate la malloppa di peli nello scarico, che sembra di stare insieme a un setter irlandese! Vi amiamo quando diciamo voglio un figlio da te e voi rispondete “Magari un cane” e noi vorremmo abbandonare VOI in autostrada non il cane. Vi amiamo quando andate a lavare la macchina e ci chiudete dentro coi finestrini aperti, vi amiamo quando fate quelle battute tipo prima di fidanzarti guarda la madre, perché la figlia diventerà cosi, Voi no. Voi spesso siete pirla fin da subito. Vi amiamo quando mettete nella lavastoviglie i coltelli di punta, che quando noi la svuotiamo ci scarnifichiamo, e quando invece di sostituire il rotolo finito della carta igienica usate il tubetto di cartone grigio come cannocchiale.
E’ per amore vostro che facciamo finta di addormentarci abbracciati anche se dormire sul vostro omero ci dà un po’ la sensazione di appoggiare la mandibola su un ramo secco di castagno, e vi amiamo anche se considerate come dogma assoluto che l’arrosto della mamma è più buono di quello che facciamo noi. Il creatore non ha detto: E la suocera fece l’arrosto fatelo sempre cosi in memoria di me.
Insomma, noi vi amiamo anche quando date il peggio, vi amiamo nella buona ma soprattutto nella schifosa sorte. Vi amiamo perché amiamo l’amore che è un apostrofo rosa tra le parole: E’ irrecuperabile.. ma quasi quasi me lo tengo.
Perché san valentino è la festa dell’amore, declinato in tutte le sue forme.

L’amore delle persone che si amano. Anche delle donne che amano le donne e degli uomini che amano gli uomini.

MA CHE CI INTERESSA QUELLO CHE FANNO A LETTO? L’IMPORTANTE E’ CHE LE PERSONE SI VOGLIANO BENE. SOLO QUESTO CONTA.
Pensa che bello sarebbe vivere in un paese dove tutti i diritti fossero riconosciuti. Ma non solo i diritti dei soldi. Quelli dell’anima. Quelli che mi dicono che posso vegliare la persona che ho amato per anni in un letto d’ospedale senza nessuno che mi cacci via perché non siamo parenti. E poi vorremmo un san Valentino dove nessun uomo per farci i complimenti dicesse che siamo donne con le palle. Dirci che siamo donne con le palle non è un complimento. Non le vogliamo. Abbiamo già le tette. Tra l’altro sono due e sferiche anche quelle. Vogliamo solo rispetto. In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex.
Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore.
La uccide perché la considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come vuole lei e persino di innamorarsi di un altro.. E noi che siamo ingenue spesso scambiamo tutto per amore, ma l’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. L’amore, con gli schiaffi e i pugni c’entra come la libertà con la prigione. Noi a Torino, che risentiamo della nobiltà reale, diciamo che è come passare dal risotto alla merda.
Un uomo che ci mena non ci ama. Mettiamocelo in testa. Salviamolo nell’hard disk. Vogliamo credere che ci ami? Bene.

Allora ci ama MALE.

Non è questo l’amore. Un uomo che ci picchia è uno stronzo. Sempre. E dobbiamo capirlo subito. Al primo schiaffo. Perché tanto arriverà anche il secondo, e poi un terzo e un quarto. L’amore rende felici e riempie il cuore, non rompe costole e non lascia lividi sulla faccia. Pensiamo mica di avere sette vite come i gatti? No. Ne abbiamo una sola. Non buttiamola via.

Luciana Littizzetto

Tana per silvio

Aldilà del ‘mi piace, non mi piace’ e dell’ipotesi delle contestazioni su commissione c’è un fatto che è impossibile non rilevare,  lo faccio ogni volta che qualcuno mette in discussione un’opportunità nel merito della satira politica che non deve esserci, in un paese normale e democratico;  anticamente il buffone era quello autorizzato a ridicolizzare il potere senza rischiare la decapitazione, era l’unico che poteva andare davanti al Re,  farlo ridere dei suoi difetti ed errori e lanciare così un avvertimento al popolo per dire che quel Re non stava facendo le cose giuste. 
Che era un Re cattivo.
Oggi, nel terzo millennio, in un paese a maggioranza di  telerincoglioniti c’è chi vuole lasciare il potere ai re cattivi e tagliare la testa ai buffoni.

E in ogni caso, non è colpa di nessuno se la destra non sa far nemmeno ridere, non ha mai fatto ridere. Anzi. Non esiste un satiro, un comico manifestamente di destra che sia stato capace di far divertire la gente sui difetti della politica di sinistra; pure questo devono fare i comici e i satiri di sinistra. Inutile quindi che s’incazzino i berlusconiani, i fascisti ex post e d’antan se si ripete da duemila anni che la cultura sta a sinistra. Invece di fascistizzarvi, farvi rappresentare da un disonesto impostore, dall’abusivo della politica per eccellenza e togliere tempo alla vostra vita per difendere uno così studiate, magari prendete pure una fava e due piccioni e capite anche il perché in Italia non si può essere fascisti. La cosa più comica di tutte è che solo in questo paese si discuta ancora sull’opportunità della satira, che in quanto tale non ne deve avere, perché come ha ben detto anni fa vauro: la satira è satira e fa quel cazzo che vuole. Ma in Italia e nel 2013 non l’hanno ancora capito tutti.

Sanremo 2013, Crozza contestato dal pubblico dopo la parodia di Berlusconi

Costretto a interrompere lo show (video)

Momenti di tensione sul palco dell’Ariston. Gli esponenti Pdl attaccano il comico e i vertici Rai

Nel pomeriggio, il Cavaliere aveva dato un avvertimento al comico: “Si tenga alla larga dal Papa”.

Sottotitolo: squadrismo a Sanremo

Innocente siparietto – Massimo Gramellini, La Stampa

Preambolo: L’Italia è una repubblica fondata sugl’innocenti siparietti. 

” E’ talmente vanesio che ai matrimoni vorrebbe essere la sposa e ai funerali il morto”, diceva Montanelli che lo conosceva bene, non foss’altro perché è stato una delle sue prime vittime illustri.

E lo è così tanto, vanesio, che non può sopportare che gli si neghi un palcoscenico, e ai suoi spettacoli guai se non si ride, lo si deve fare anche su “gentile” richiesta di disonesti dirigenti d’azienda pronti a licenziare una dipendente solo perché ha detto che lei certi spettacoli con lui protagonista non li trova per nulla divertenti e nemmeno io, anzi, mi  fanno proprio schifo, mentre su quelli dove recita gente pagata per far ridere vorrebbe imporre il silenzio per mezzo di una piccola e squallida claque mandata probabilmente  appositamente a fischiare e insultare in una serata in cui il buffone pagato per far ridere non era nemmeno al top della sua professionalità. Evidentemente le ispirazioni iniziano a scarseggiare e meno male. E siccome è già difficile, faticoso e fastidioso  sopportare da vent’anni un disco rotto che non fa che ripetere la stessa monotona canzone fateci il favore: risparmiateci almeno le cover.

Due persone, ma anche dieci o venti mandate apposta per disturbare un programma televisivo non devono spaventare nessuno, ma ugualmente non è un bel segnale, in un paese normale e civile non si zittisce nessuno, nemmeno se lo chiedesse, pagando, berlusconi o qualsiasi altro prepotente.

Di contro però c’è la questione più importante: berlusconi non fa ridere più nessuno, che sia l’originale nella sua prima e per fortuna unica persona o tutte le sue rivisitazioni in chiave umoristica.

E di questo penso che debbano iniziare a prenderne atto tutti.

Perché continuare a tentare di far ridere del buffone per mezzo dei buffoni di professione fa perdere di vista che berlusconi non è un personaggio simpatico che dice cose simpatiche sulle quali fare dell’ironia: berlusconi è un pericolo di cui questo paese si deve liberare.

Singolare poi, che alle imitazioni di Bersani e Ingroia nessuno si sia risentito nello stesso modo; non era propaganda “maligna” anche quella? 

Perché Sanremo è Sanremo [re_re_re_reloaded]

Sanremo, rinvio causa elezioni?
Cicchitto contro Fazio e Littizzetto

Il consigliere di amministrazione della Rai Verro: “Credo che l’azienda debba cominciare a porsi il problema di un’eventuale sovrapposizione tra elezioni e Festival”. Il capogruppo Pdl alla Camera: “I conduttori non sanno manco dove stia di casa l’imparzialità”. Il vice presidente della bicamerale ricorda che c’è spazio per l’informazione politica negli altri palinsesti [Il Fatto Quotidiano]

Stamattina sono un po’ in confusione, non mi ricordo se le televisioni spostano gli orientamenti politici e quindi i voti oppure no.
Perché se non lo fanno, come ci hanno spiegato in tutti questi anni anche autorevoli eccellenze nel giornalismo, un nome a caso Pigì Battista, allora non si spiega perché possa far paura una noiosissima kermesse musicale che secondo me non dovrebbe essere solo spostata ma abolita perché è vecchia e perché costa un mucchio di soldi che un’azienda in costante perdita [e chissà perché: conflitto d’interessi? ] come la Rai non può più permettersi di spendere. Comunque, non è normale un paese dove un programma televisivo DI CANZONETTE deve entrare sempre e puntualmente nel dibattito politico, non è normale un paese dove il palcoscenico di un festival deve venire usato dal santone di turno per rivelare chissà quali verità che poi verranno puntualmente spalmate in TUTTI gli altri programmi televisivi costringendo anche quei pochi che cercano di salvarsi a doversi occupare anche di Sanremo. Non è normale un paese dove per favorire un festival della canzonetta si stravolgono tutti i palinsesti televisivi, l’anno scorso perfino Santoro ha fatto la pausa pro/Sanremo per “sentire cosa aveva da dire Celentano”. E soprattutto non è un normale un paese dove a una nullità come cicchitto, un ex piduista, un servo del suo padrone venga consentito di giudicare chi è adatto o no a presentare un insulso festival che però, e purtroppo [siamo italiani mica per niente] tutti dicono di non guardare ma che alla fine invece raccoglie sempre una quantità impressionante di telespettatori. E soprattutto_soprattutto non è normale, anzi risulta piuttosto invivibile un paese dove TUTTO ruota attorno al papa, a berlusconi e alla politica.

Anticamente durante le Olimpiadi si interrompevano le guerre, oggi invece si interrompe Sanremo per le elezioni. E’ la civiltà moderna.

Sono pragmaticamente d’accordo con la Littizzetto

Sottotitolo: su una cosa berlusconi ha ragione; a noi dello spread non doveva interessare niente.
I cittadini normali di un paese normale di un mondo normale non sono obbligati a doversi intendere e interessare di economia. Non sono obbligati a dover seguire le notizie che arrivano dalle borse di tutto il mondo, a seguire le oscillazioni delle monete, a sapere quali azioni e di chi sono in attivo e in positivo e quali invece seguono l’andamento della politica quando questa fallisce il suo compito. Non dovevano essere costretti ad imparare un linguaggio sconosciuto, complicato, da addetti ai lavori. Tutto questo era e doveva restare un dovere della politica, visto che è la politica che ha scelto di sottostare al cosiddetto mercato invece del contrario, di essere il controllore, di quel mercato.

Littizzetto, l’ultima notizia prima delle televendite

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano

La televisione è il contraccettivo preferito del Cavaliere per oscurare la realtà e mostrarsi sempre con il sorriso fintamente giovane. La televisione è il cerone che sovrappone le due maschere e può alimentare la rincorsa elettorale: il mezzo è un palco, il messaggio è un comizio. Presto vedrete carovane di Santanché, Ravetto, Gasparri e Cicchitto invadere le trasmissioni, diventare arredamento di salotti e rumore di sottofondo. A quel punto, e forse la Littizzetto vuole metterci in guardia, un commentino così leggero non lo sentirete più. Qualcosa che suona come “Berlusconi ci hai rotto il cazzo”.

Genitori, politici, dirigenti rai, movimenti, che lo dico a fare? cattolici, anche parte della società civile, gente di sinistra e perfino Polito, noto giornalista super partes,  di una partes qualsiasi,  s’indignano: tutti contro la Littizzetto colpevole di aver fatto una battuta.
Come se il problema fosse pronunciare la parola “cazzo” in prima serata tv.
Come se fosse vero il teorema che parlare “male” di b significa aumentare il suo potere e non invece che quel potere lui lo abbia ottenuto grazie alla mancanza di una vera azione di contrasto.  Il consenso non gli è arrivato certo dai comici che facevano battute su di lui, quello che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi è stata un’opposizione inesistente e assente, molto spesso, connivente. La satira smetterà di occuparsi di b quando lo faranno tutti quelli che ancora oggi lo considerano un interlocutore in grado di ricattare, di avere voce in capitolo, di poter dire oggi alla luce di tutti i danni che ha prodotto che i suoi governi sono stati i migliori senza che nessuno abbia il coraggio di dirgli che non è vero.
Il compito della satira è quello di ridicolizzare il potere, è stato sempre così da che esiste la satira: con berlusconi ci vanno a nozze. Anche la stampa estera lo ha esaltato raccontandoci le sue gesta in tutti questi anni e mettendolo ieri dentro un water? chi voleva capire cosa succedeva esattamente in  questo paese negli ultimi tre anni, almeno, i più significativi a descriverci la statura morale e civile di b, doveva andare a leggersi le rassegne stampa dei paesi liberi, quelli che a differenza del nostro non temono di dare importanza a uno dicendo e scrivendo che è inadatto alla politica non per colpa della politica ma della sua.
Cosa che qui, a parte le solite rare eccezioni “populiste” non ha fatto nessuno, nemmeno Polito che in questo squallido ancien régime si è sempre accomodato alla perfezione.
Mi piacerebbe sapere dov’era tutta questa indignazione quando tutti i talk show portavano in prima serata un delinquente diffamatore recidivo, chiedo alle associazioni cattoliche e a quelle dei genitori: è più diseducativa la parola “cazzo” o il fatto che ad un condannato alla galera per un reato odioso come la diffamazione si concedano pubbliche tribune nella televisione pagata coi soldi di tutti per difendere se stesso e screditare i Magistrati? per non parlare di tutte le oscenità vere che passano continuamente nelle televisioni e a tutte le ore.
Dei veri messaggi distorti, volgari e violenti a cui però nessuno dà la minima importanza.
E’ in queste occasioni che viene fuori tutta la piccineria di gente che non si sente toccata minimamente dai veri problemi di questo paese: c’è gente a cui non fa né caldo né freddo il fatto che un abusivo, impostore e disonesto abbia avuto  così  voce in capitolo nella società italiana al punto tale da stravolgerla a sua immagine e somiglianza, uno che da diciannove anni fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo nella politica e lo ha potuto fare col benestare di tutti, di quella politica che avrebbe dovuto impedirglielo, della chiesa che tutto gli ha perdonato e contestualizzato.  berlusconi è indagato in un processo per sfruttamento della prostituzione minorile,  è stato condannato per frode fiscale ma a proposito di questi argomenti  non si è levata nessuna voce dalle associazioni cattoliche, anzi monsignor Fisichella ha ritenuto opportuno “contestualizzare” quella bestemmia che pronunciò pubblicamente e da presidente del consiglio  che in fin dei conti era solo una battuta.

Quella di un comico invece  no, per la nostra bella società di irriducibili ipocriti e bigotti è irricevibile:  lo scandalo è la parola “cazzo”, e sarà la stessa gente che non s’indignerà pubblicamente e non farà un plissè quando fra poco berlusconi tornerà ad occupare manu militari le tv , le sue e la nostra per la sua campagna elettorale.
Quando a nessuno sarà più data – per la gioia della massa ipocrita che popola questo sciagurato paese – la possibilità di poter dire con parole semplici quello che tanti italiani e non solo – basta leggere le rassegne stampa estere per saperlo – pensano ma non hanno una ribalta visibile da cui poterlo dire.

Centrosinistra?

Quello che ho è la certezza che in un paese normale la distinzione fra onesto e disonesto, fra stato e antistato deve essere chiara, forte, non può essere soggetta a nessun fraintendimento;  quello che invece so è che questo paese non sarà mai normale, perché non può essere normale un paese dove i responsabili – funzionari di stato –  di un massacro vengono promossi, gli vengono regalati avanzamenti di carriere;  non può essere normale un paese dove la gente si ammazza perché le viene negata anche la possibilità di appendersi a quella vigliaccata chiamata “speranza”;  non è un normale un paese dove chi per ruolo ed istituzione dovrebbe combattere le mafie pensa che chi ha fatto affari con le mafie debba essere premiato; non può essere normale  un paese dove la più grande preoccupazione del potere è quella di difendere se stesso minacciando di esercitare quel potere contro qualsiasi cosa, azione, persona non gli sia funzionale.
Un potere che, forse, ha cambiato faccia ma non le intenzioni.

Sottotitolo: antipolitica è chiamare le guerre missioni di pace, le orge gare di burlesque, è chiamare i caduti sul lavoro morti bianche. E’ dire che è sempre colpa del governo precedente, delle torri gemelle, della crisi mondiale, dello tzunami, delle toghe rosse, dell’euro, della Merkel, di Adamo ed Eva.
(Marco Travaglio)

“Il PD non è un taxi su cui chiunque può salire, se vuole, Grillo si faccia il suo partito e vediamo quanto prende”
(Piero Fassino, Luglio 2009)

Sulla prima parte di questa frase davvero lungimirante, possiamo ricordare Calearo, Binetti,  Rutelli, che quel taxi l’hanno preso con soddisfazione, visto che sono in parlamento con i voti di chi ha sostenuto il PD pur avendo successivamente cambiato mezzo di trasporto, senza pagare neanche la corsa.
Sulla seconda parlano i numeri e Fassino deve solo sperare che il ballottaggio di Parma vada bene per il PD altrimenti vince il premio Profezia Maya 2012.

          Il Comune di Battipaglia (Salerno), malgrado il parere favorevole della commissione Pari Opportunità, ha censurato questo manifesto da esporre oggi in città per celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia. L’amministrazione di CENTROSINISTRA ha deciso di vietare la pubblicazione per non ledere il rapporto con il partito guida della coalizione, l’Udc (il partito dell’ultrà cattolico Casini, antiabortista, familydaysta divorziato). Se nel manifesto ci fossero state due lesbiche questi viscidi ipocriti del cazzo  l’avrebbero censurato?
Non c’è peggior omofobo di chi non vuol svelarsi.
Fronte duro contro l’omofobia, sempre.

Luciana Littizzetto racconta la parola “stronzo” a “Quello che (non) ho”.