Settimo: non rubare

Severino: “Oggi nuova Tangentopoli
Gravissimo lucrare su soldi pubblici”

Il ministro della Giustizia dalla Latella a Sky Tg24 ha commentato gli scandali che hanno travolto la politica. Ha ricordato che il governo si impegna a varare il ddl corruzione entro un mese: prevede l’incandidabilità dei condannati non con sentenza definitiva. Eliminata norma ‘cancella Ruby’.

[…] “lucrare illecitamente sul denaro pubblico rappresenta cosa sempre estremamente grave” [Paola Severino]

Dunque significa che esiste anche un modo lecito per farlo e che non sarebbe altrettanto grave? le parole sono importanti, sempre.
E la signora ministra come ce la spiega una legge anticorruzione che dovrà essere discussa e approvata anche da chi di corruzione si è macchiato?

 Siamo l’unico paese in evidente conflitto di interessi fra chi deve fare certe leggi e il suo operato: come si fa a chiedere al ladro di farsi allacciare le manette e pretendere che lo faccia anche ridendo?

Quella di oggi non è una nuova tangentopoli: è semplicemente la metastasi del cancro di vent’anni fa che si è sviluppato, ha continuato a rodere e corrodere proprio perché è mancata la serietà della politica e dei governi di voler dare un taglio netto alla criminalità in politica.
Perché è mancato il rigore, a destra come a sinistra per liberarsi della politica disonesta, di certi suoi rappresentanti che sono ancora quelli di ieri.
Quelli che partecipavano al banchetto e ai quali molto spesso è stato agevolata la possibilità di continuare a rubare rendendo meno dolosi o per niente certi reati, ad esempio il falso in bilancio che non c’è più.
Sparito, cancellato, per volontà di chi ha contribuito, non del tutto e non da solo, soprattutto, ma significativamente, a rendere l’Italia il paese che è.

Quando si tratta di spolpare la gente a fare una legge  bastano quindici giorni, ridurre costi, sprechi, ruberie è  “un lavoro molto complesso” come c’insegna la signora  Fornero:  forse perché gli spreconi e i ladri sono quelli che poi devono fare certe leggi e gli toccherebbe perfino rispettarle? e dire che non dovrebbe esserci bisogno di nessuna imposizione, di nessuna richiesta europea di allineamento coi paesi civili per fare una semplicissima legge che dica “o fai il ladro o fai il politico”. 

Questa legge che l’Europa chiede all’Italia da tredici anni farà schifo, sarà la solita legge truffa  per dare all’Europa un contentino,  come a dire:” voi ce l’avete chiesta e noi l’abbiamo fatta”, ma nessuna sicurezza a noi cittadini che i politici o chi per loro, smetteranno davvero di “lucrare illecitamente sul denaro pubblico”.

Esecutori e mandanti

Preambolo: “Intitoliamo lo scalo al Duce”: bufera sul direttore Unindustria.

Questo signore vuole dedicare  l’aeroporto di Forlì a mussolini  con la motivazione che “era un grande aviatore”.  Allora bisognerebbe dedicare  anche un polo ospedaliero a mengele, in fondo,  è stato un grande medico.

Sulle ali del duce, Massimo Balzani: “Intitoliamo il Ridolfi a mussolini” – Il Resto Del Carlino

Intitolare un aeroporto al duce? Uainott?

 

Trovo che sia una splendida idea, e sulle ali di Balzani, oserei volare più in alto:

 

–          Istituto per la ricerca genetica “Mengele

–          Istituto per la ricerca sull’anoressia “Jeffrey Dahmer

–          Casa d’accoglienza per donne schiave “Renato Bilancia

–          Casa d’accoglienza per bambini abusati “ Don Davide Mordino pedofilo

–          Associazione anti racket “Al Capone

–          Associazione difesa consumatori “Callisto Tanzi

–          Associazione anti usura “Calvi e Sindona

–          Istituto per la salvaguardia delle foreste “Attila

 

Volendo si potrebbe continuare, ma dopo un primo guizzo di fantasia, mi torna in mente che a volte e sufficiente la realtà.

 

Rita Pani (APOLIDE)

Sottotitolo:  nelle vere democrazie chi perde va a casa, non detta lui (o lei) le condizioni. Perdere significa anche aver assoldato una gang di delinquenti al posto di una giunta regionale. Lo stesso discorso che valeva per la polverini deve valere per formigoni, ma, evidentemente formigoni gode di una tutela maggiore visto che nessun Bagnasco è stato avvistato all’orizzonte. Nessuna eminenza più o meno grigia si è ancora espressa a proposito di quel che accade nel palazzo della regione Lombardia.

Nessun discorso moralizzatore del presidente della loro repubblica circa la gestione delinquenziale dell’ayatollah celeste della regione Lombardia. 
Dobbiamo preoccuparci di Grillo, noi.

Non so se e quando potremo tornare a votare, ma se vogliamo davvero che le cose cambino non possiamo continuare a prendercela con gli esecutori della legge ma imparare a scegliere con più attenzione i mandanti che obbligano poi gli esecutori a metterle in pratica. 
Che altro non sono che quelli che fanno le leggi. 
Perché con buona pace di chi s’incazza quando poi la gente se la prende coi politici considerandoli tutti “una razza” il crash avviene proprio e solo in parlamento, perché ci sono leggi che non cambiano se a farle sono governi di destra o di sinistra. 
Ci sono state leggi sbagliate fatte dalla destra che poi la sinistra non ha mai voluto correggere.
La mattanza di Genova fu voluta dal governo di berlusconi ma in precedenza un piccolo assaggio di sospensione della democrazia si era verificato al summit di Napoli, e lì a palazzo Chigi c’era d’alema, non berlusconi.
E non mi sembra giusto né troppo democratico  che a fare le spese di leggi sbagliate, fatte male, fatte per difendere – ma solo un po’ – per tutelare – solo un po’- per garantire – solo un po’ – e da far rispettare – ma solo un po’, dipende dal vestito che s’indossa e dal mestiere che si fa – siano poi i giudici che le applicano perché devono farlo e noi cittadini quali utenza ultima di un lavoro fatto male.

E non serve conoscere una vicenda nel dettaglio per riconoscere una schifezza da una cosa ben fatta.

Certo, non è giusto generalizzare, mai, ciò non toglie che le forze dell’ordine abbiano  spesso atteggiamenti al limite della detestabilità, molte volte quel limite viene superato abbondantemente, sfociando in violenza gratuita e immotivata  senza che ci sia un ragionevole motivo per farlo come hanno appena confermato le motivazioni della sentenza sul massacro alla Diaz e come in precedenza ci aveva già detto la sentenza sul pestaggio mortale in cui morì, di botte e di stato Federico Aldrovandi, un ragazzino di diciotto anni.

In Italia  il concetto dell’ io so’ io e voi [cioè noi] non siete un cazzo lo possono applicare tutti, dal presidente della repubblica per nascondere i suoi dialoghi privati  ma che riguardano cose pubbliche con un bugiardo indagato per falsa testimonianza all’ultimo funzionario di polizia passando per un governatore di regione che non vuole assumersi nessuna responsabilità circa i comportamenti illegali dei suoi subalterni e senza dimenticare chi, silvio berlusconi, quello più uguale degli altri come i maiali di Orwell, che per onorare al meglio quella teoria non ha esitato a stravolgere un paese, a sradicarne i valori più semplici. E glielo hanno fatto fare.

Noi no, non siamo mai nessuno.

A me piacerebbe invece vivere in un paese dove  quell’ “io” significasse poi anche “io” quando si tratta di prendersi le proprie responsabilità.


Sono pazzi questi ladroni – Marco Travaglio, 12 ottobre


Nel film di Marco Bellocchio “Bella Addormentata” c’è un senatore-psichiatra, interpretato con perfida ironia da Roberto Herlitzka, che visita gli altri parlamentari in preda a svariate forme depressive. Uno si sente inutile e lui prescrive un “Serenes”, poi lo rincuora con un rassicurante: “Se sei un senatore della Repubblica, un motivo ci dovrà pur essere”. Un altro si chiama Beffardi (impersonato magistralmente da Toni Servillo) ed è in crisi di coscienza perché non vuole saperne di votare la legge cosiddetta “salva-Eluana”: lui gli raccomanda “un farmaco leggero, riequilibrante” per dargli il coraggio di digerire la porcata. Il film non poteva uscire in un momento migliore, perché la scienza criminologica non basta a spiegare il suicidio di massa dei politici italiani: occorre la psichiatria. Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perché guadagna solo 8 mila euro al mese. Quello che taglia le gomme al disabile perché gli impedisce di parcheggiare in divieto.

Quella che dà appalti alla società del figlio e poi dice di non essersene accorta. Quello che, per giunta nel partito di Di Pietro, bonifica 700 mila euro di “rimborsi” sui suoi conti personali e poi si difende dicendo di averli usati per finalità politiche (senz’accorgersi che, se fosse davvero così, sarebbe doppiamente fesso). Una follia collettiva che fa apparire un’accozzaglia di dementi e/o di ladri anche quelli che magari non sono né una cosa né l’altra. Si spiega solo così l’immeritata fama conquistata, solo grazie al confronto con questa gabbia di matti, dai cosiddetti “tecnici”: categoria che ospita, come tutte, una buona dose di decerebrati, di magliari e anche di mariuoli. Gente che ne ha combinate e ne combina di cotte e di crude, e che non oserebbe mettere il naso fuori di casa, se dall’altra parte non ci fossero i politici. Ieri, per dire, la seduta del Senato dedicata alla legge anticorruzione è saltata perché i senatori, in tutt’altre faccende affaccendati, hanno rinviato a martedì. Tanto, dopo tre anni, c’è tempo. Eppure non c’è bisogno di essere onesti per approvare l’anticorruzione (per giunta finta): basta essere furbi, dotati di un minimo istinto di sopravvivenza. Infatti i più indignati per la scarsa serietà dei politici sono proprio i mafiosi. Due boss della ‘ndrangheta, intercettati nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’assessore lombardo Zambelli (quello che comprava i voti dalle cosche a 50 euro l’uno), convengono sul fatto che “‘sti politici ‘e mmerda, piccoli e grandi, sono uno peggio dell’altro”. Nel 2005 un mafioso siciliano, anche lui intercettato, raccontava a un collega ciò che gli aveva detto un altro picciotto: “Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi’, proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani’. ‘Cammarata avant’ieri al Cuba (un night club, ndr)… ubriaco che vomita sopra il tavolo’, dice! Gli ho detto: ‘Minchia, il primo cittadino!’. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente — dice — ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli… Posti, soldi…'”. Una lezione su come distinguere il piano morale da quello penale. È bello sapere che, in Italia, c’è ancora qualcuno che s’indigna. La Cupola, al posto del Parlamento, la legge anticorruzione l’avrebbe già approvata da un pezzo.

L’Italia che dà il meglio

10 ottobre: Giornata Mondiale contro la pena di morte.

Anni fa uno studio confermò che nei civilissimi States più di 300 persone morirono, nell’arco di qualche anno  da innocenti mediante l’omicidio di stato, ché le parole sono importanti, e bisognerebbe smetterla di definire quest’obbrobrio “pena capitale”: chi ammazza una persona, qualunque persona, è un assassino. Punto e basta.

hitler aveva creato strutture idonee per uccidere moltitudini d’innocenti, gli stati in cui vige la pena di morte hanno creato strutture idonee per uccidere persone colpevoli, ed ogni tanto, magari per “errore”, qualche innocente.

Qual è il senso di tenere una persona anche vent’anni in un carcere, e dopo che la sua vita inevitabilmente cambia, anche in meglio qualche volta, mandarla a morire dopo l’ultimo pasto?
La pena di morte non è educativa, non è un deterrente, non è né potrà mai essere, né lo è stato mai, un sistema per fare giustizia.
Nei paesi civili la vendetta di stato non dovrebbe essere permessa, tollerata né pretesa da chi va ad assistere allo spettacolo nascosto dietro una tenda e poi va a festeggiare il trionfo della giustizia.

Preambolo: Sabina  Guzzanti condannata a risarcire 40.000 euro alla Carfagna per averla diffamata durante la manifestazione di piazza Farnese qualche anno fa. In questo paese non è più possibile nemmeno chiamare le cose, e le persone, coi loro veri nomi ché s’offendono.  

Ma la colpa qui è davvero nostra.

Abbiamo sbagliato noi, abbiamo sbagliato ogni volta che siamo stati oltraggiati da politici indegni.
Insultati, molto peggio che diffamati e non abbiamo fatto niente.
Una class action ci sarebbe voluta, altroché.

Quanto vale quel “siete l’Italia peggiore” detto da brunetta ad una madre di famiglia che studiava di notte per prendere la seconda laurea allattando una figlia al seno? e quanto quel “coglioni”  riferito a quella parte sana del paese che non è mai caduta nel tranello dell’impostore detto a reti unificate e che ha fatto, come tutte le performance del cafone il giro del mondo? e quanto ancora l’oltraggio a cui tutti gli italiani, perfino quelli che lo hanno sostenuto e ancora lo farebbero, quelli che hanno votato e ancora lo farebbero per il partito dell’impostore abusivo e che hanno costretto un paese intero a sopportare l’inenarrabile?  e quanto l’ingiuria rivolta a tutti gl’italiani, l’aver permesso a un movimento di razzisti, omofobi e xenofobi di mettere piede nel parlamento italiano e dire tutti i giorni che loro non sono italiani? e quanto vale permettere a cento persone con precedenti penali anche seri e gravi di essere definite onorevoli nonostante e malgrado non lo siano affatto?

A me ‘sto politicamente corretto da applicare alle carfagne mi ha stancata, e lo dico da donna niente affatto retrograda, bigotta e conservatrice, sono stufa di dover difendere le istanze di altre donne che quando si sono aggiustate gli stracazzi loro non pensavano all’onore né, tanto meno, alla loro dignità.

La carfagna è sempre la graziosa damigella dei calendari da camionista ma che poi – da ministro – avrebbe voluto fare,  insieme a berlusconi indagato per sfruttamento della prostituzione minorile,  una legge per impedire la prostituzione perché secondo lei “è indecente vendere il proprio corpo”,  evidentemente il concetto non vale per chi lo vende ad un fotografo, ad una rivista o ad un impresario che vende balle attraverso le sue tv e, visto che gli riesce  così bene ha pensato di venderle anche in parlamento da presidente del consiglio:  il vero oltraggio è averle permesso di entrare in parlamento da ministro, altro che storie. 

E dov’ era  il senso dello stato, i valori di moralità che solo oggi Napolitano si ricorda di ricordare quando berlusconi portava in parlamento o alla regione Lombardia oltre al suo esercito personale di avvocati  le sue amichette da happy hour? in quell’occasione non gli è scappato nessun conato di monito?

8 ottobre,  Monti: “L’Italia sta dando il meglio di sé”.  Qui di seguito una piccola e purtroppo incompleta [a cotanta bravura non le si può stare dietro] carrellata di esempi su come deve essere un paese migliore fatto di gente migliore

Reggio Calabria, il governo scioglie il Comune
“Contiguità con organizzazioni mafiose”

Campania, province ‘decadute’ col trucco
Milano, la farsa delle dimissioni-Podestà

Sicilia, indagini sulle “spese pazze”
dei partiti tra portaborse e mutui

“Giovani avvocati, la nuova schiavitù”
Studi legali: paga da fame e zero diritti

Ddl corruzione, governo in ordine sparso
E il Pdl ripresenta la norma salva-Ruby

Daccò e Simone? “Fu Regione Lombardia
a imporli come intermediari”

Epilessia, farmaci solo per i ricchi

I CONTI SEGRETI DI CONFINDUSTRIA

Arrestato Zambetti, assessore alla casa della Regione Lombardia, pdl. Avrebbe comprato voti da un’azienda concorrente: la ‘ndrangheta.
@AlRobecchi

E, sempre a proposito dell’Italia migliore: Celentano va bene agli italiani che lo guardano, anzi, lo aspettano, nel ruolo di guru perché vogliono che ad ogni uscita pubblica si esprima sulla qualsiasi? bene: io voglio sentire Nada illuminarci  sulla questione immigrazione: voto sì voto no, a Bobby Solo e Little Tony chiederei di trovare soluzioni per l’Ilva,  dai Cugini di campagna voglio sapere se sono favorevoli al matrimonio fra omosessuali con annessa adozione e  mi piacerebbe che Umberto Tozzi mi illustrasse le soluzioni al problema ambientale.

 Ma, invece, come avevo già scritto a proposito della sua partecipazione al festival di Sanremo, chissenefrega di quello che pensa Celentano?

 E’ meravigliosamente italiano poter fare il predicatore, a pagamento prima da un pulpito, la Rai, e poi andare ad affacciarsi alla finestra di fronte, mediaset,  sul cui proprietario Celentano ha avuto molto da dire e farlo sempre a pagamento, la coerenza ormai è un orpello, un’anticaglia di cui, per denaro, si può facilmente fare a meno salvo poi presentarsi davanti alla gente per dire che i soldi fanno schifo: gli piace vincere facile.
Celentano, considerato da molti – chissà perché – il Che Guevara della Brianza solo perché spara ad cazzum su tutto, su chi ha ridotto questo paese così in malomodo che fa, si va a prendere i soldi dal nemico?  perché se la stessa cosa la fa Grillo viene considerato un arruffapopolo e lui invece un asceta, uno sciamano, il predicatore in grado di rivelarci chissà quale Verità?
Ma perché, “a una certa” chi lo può fare senza problemi non si ritira ad una dignitosa vita privata? se lo facessero un attimo prima di diventare patetici sarebbe ancora meglio.

TgLoden

Marco Travaglio, 10 ottobre

Fa sempre piacere, dopo mesi di tonificante e disintossicante astinenza, rivedere il Tg1 (venerdì mi trovavo in una località non coperta da La7 e non ho potuto farne a meno). Chi pensava che si fosse toccato il fondo con il TgPapi di Minzolingua non aveva ancora visto il TgLoden di Maccari, anzi Smaccari. Che fa un prodotto turbogovernativo come il predecessore, appena meno critico dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, ma con l’aggravante di una vivacità da termosifone spento. Conduce Susanna Petruni, prontamente riconvertita alla sobrietà tecnica. Prima notizia: “Assisi, duro intervento del Capo dello Stato contro le degenerazioni della politica e per una mobilitazione morale e civile”, col contorno di omelia del cardinal Ravasi. Per chi volesse gustarsi la versione integrale del sapido duetto, non deve perdersi “questa sera Tv7”. Poi una raffica di fogli d’ordini di Palazzo Chigi, letti con la cadenza incalzante dell’agenzia Stefani e del Cinegiornale Luce. 1) “Decreto del governo taglia le spese degli enti locali: la scure di Catricalà fino al 90-95%”, un “giro di vite” che riscuote “il consenso unanime dei partiti” all’insegna della “trasparenza” e della ritrovata “fiducia dei cittadini”. Seguono illuminati pareri di: Quagliariello, Nucara, Sereni, Casini, Di Pietro, Grillo, Delrio, De Magistris, Cota e Zaia”. Casini sottolinea come “noi dell’Udc fummo gli unici, come sempre isolati”, a denunciare gli sprechi delle regioni “e ora i fatti ci danno ragione” (sui regali milionari della Polverini alla società dell’amico Cesa, patriotticamente si sorvola). 2) “Borse in rialzo, Milano meglio di tutte. Lo spread si restringe”. È a quota 354, dunque un trionfo. 3) Imperdibile monito di Monti da Malta: “Ci attendono sfide cruciali, i compiti a casa non sono finiti”. Il tutto — chiosa l’inviata — “per il bene del Paese”. 3) “Molto buoni i risultati della lotta all’evasione”. Sobrio il servizio: “Non sbagliano un colpo, i dati parlano chiaro: stiamo parlando dei controlli fiscali, che hanno raggiunto una precisione chirurgica con punte del 100%. Controlli talmente mirati da rasentare la perfezione, grazie ai potentissimi incroci di banche dati che scoraggiano i malintenzionati”. La Corte dei Conti parla di record mondiale di evasione, ma virilmente si tralascia. I settori più “malintenzionati”? Alberghi, ristoranti e commercianti. E i 2 miliarducci evasi dalle prime tre banche? Sobriamente omessi. 4) “Come cambia lo Stato e il rapporto con noi cittadini dopo il decreto sviluppo varato dal governo?”. Già, come cambia? Passera (vedi punto 3): “Costi ridotti, investimenti e giustizia più veloci”. Apposito servizio annuncia come cose già fatte: “Tutta la Pubblica amministrazione digitale; libro elettronico; fascicolo elettronico dello studente; cartella clinica digitale; ricetta medica telematica; certificato di malattia on line; Desk Italia per attrarre investimenti; documento digitale unico” e altre minuzie. 5) “Il ministro Fornero firma il decreto che stanzia 235 milioni d’incentivi alle imprese che assumono donne e giovani”. 6) “Direttiva Ue impone pagamenti entro 30 giorni alle imprese, fine dell’emergenza”. Chi lo dice? Tajani, dunque è vero. E tutto questo in un solo giorno. Siamo salvi. “La guerra che, sotto l’alta guida di S.M. il Re Giorgio, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 14.11.2011 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 11 mesi, è vinta… Nella pianura, S.A.R Monti avanza rapidamente alla testa della sua invitta armata, anelante di ritornare sulle posizioni vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Diaz”.

Maurizio Crozza a Ballarò:  l’Italia sta dando il meglio di sé: in tasse

No, non si dimette [neanche lei]

Polverini: “Fui invitata ad una festa da un consigliere ma le foto mostrano il mio sconcerto e me ne sono andata via subito”.

Preambolo: Spese dei gruppi consiliari in Lombardia “Non mostriamo le fatture. Cazzi nostri”

al fano: la polverini non si dimetterà perché non ha nessuna responsabilità.”

E allora di chi è la responsabilità? uno o una ce li volete dare o anche questa faccenda rischia di diventare una telenovela come quella di formigoni? 
Perché non l’aboliamo dal dizionario, questa parolaccia visto che non serve più a niente?

Renata Polverini è un prodotto televisivo.

Ringraziamo soprattutto Floris e/o chi per lui che la invitava a “Ballarò” una settimana sì e l’altra pure in qualità di sindacalista UGL: mecojoni!

In questo paese a maggioranza di telerincoglioniti i personaggi acquistano notorietà e, purtroppo un’autorevolezza spesso immeritata anche così. Se una persona si vede spesso in tv significa che è una persona che conta, se quella persona poi si presenta alle elezioni o si propone come presidente del circolo del burraco è chiaro che la gente poi affiderà la sua fiducia al conosciuto piuttosto che a quello mai visto prima. Più del 60% degli italiani vota secondo l’orientamento che gli danno le televisioni.

E  la diseducazione collettiva nasce anche dalle opportunità che si offrono a chi, invece di andare a parlare dei danni prodotti allo stato e cioè a noi   nelle sedi preposte va a farsi intervistare dal conduttore/giornalista di turno perché tutti  sanno che quelle ospitate faranno salire lo share.

Mentre lei era da Formigli su la7 Fiorito detto “er batman” era, ma che lo dico a fare, dall’insetto che striscia a porta a porta .

Chi ruba va in televisione, i condannati per mafia vanno in televisione, perché uno che ruba, un condannato per mafia deve andare in televisione? a quanti di noi verrebbe offerta la possibilità di andare in televisione dopo un avviso di garanzia, una condanna?

Parlano tutti di cambiamento, di riportare la politica al livello che le compete[rebbe] ma poi ancora deve nascere il conduttore/giornalista che chiuda le porte in faccia a questo cialtroname a cui si concede tutto, anche di andare a fare la vittima in televisione sui propri problemi di salute.

Vuole sapere, la polverini, a quanta gente è negata la possibilità di poter sequestrare un intero reparto ospedaliero per farsi operare? e quanta gente è costretta ad aspettare ben oltre i tempi regolamentari che impongono i protocolli? e che questo succede PROPRIO grazie allo sperpero di soldi pubblici? perché la polverini forse non lo sa, ma ogni volta che un politico, o chi per lui/lei ruba toglie a tutti un pezzo di strada, di ospedale, di scuola.

Esattamente la stessa cosa che succede quando non si pagano le tasse, quando quelle tasse non le pagano tutti.

E allora non ci venissero più a dire che le tasse sono bellissime se poi quei soldi vanno a finire in ostriche, champagne, feste di compleanno, cene da settemila euro.

Per il reato di malversazione l’ex governatore dell’Illinois è stato condannato a diverse decine d’anni di galera, e non ha potuto concordare le sue dimissioni con nessuno che avesse nel suo curriculum giudiziario nemmeno uno dei reati attribuiti all’ex tizio.

Che deve fare un presidente di regione oltre a partecipare alle sagre del peperoncino? non ho capito, chi controlla chi in questo stramaledetto paese?

E l’opposizione, parlando con pardon, cosa faceva alla Regione Lazio di bello invece di controllare l’operato della giunta?

In tutti gli ambiti lavorativi, dunque anche nella politica, esistono le gerarchie proprio perché più si va in alto e maggiori sono le responsabilità.

La polverini non se ne deve andare perché è antipatica e fascista ma perché si è dimostrata incapace di controllare cose di cui lei in prima persona aveva la responsabilità.

Nei posti di lavoro minori i licenziamenti scattano per molto meno di furti milionari ai danni di cittadini ignari che pensano di pagare le tasse per il bene comune, non quello del batman e del lusi di turno.

La Regione Lazio covo di ladri e affaristi. Come premio, la governatrice Renata Polverini e il pdl Franco Fiorito ospiti di Piazza Pulita e di Vespa

(Il Fatto Quotidiano)

Polverini di stalle
Marco Travaglio, 21 settembre

“Guardate che me ne vado, eh?”. “Lo sapete che potrei andarmene?”. “Avete capito o no che potrebbe darsi che me ne vada?”. Dopo una settimana trascorsa a minacciare di andarsene, ieri sera si è finalmente capito dov’era diretta Renata Polverini: in televisione. Precisamente a Piazza Pulita (per cambiare un po’: fino all’altroieri era un arredo di Ballarò). Intanto, in stereo, Francone Fiorito in arte Er Batman e il suo avvocato Carlo Taormina facevano il loro ingresso trionfale a Porta a Porta. Per Fiorito, si trattava di una lieta new entry. Per il vecchio Tao, un gradito ritorno, dopo i fasti del delitto di Cogne col contorno di plastico dello chalet e calunnie ai vicini della porta accanto. Mancava soltanto il figlio di Vespa, immortalato nella festa trimalcionica in stile antico romano, con Partenone (che sta in Grecia, ma fa lo stesso) di cartapesta e otri di finta pietra piene di vodka e mojito (tipiche bevande del tardo impero). Si conferma così uno dei tanti spread che dividono l’Italia dal mondo civile: nei paesi seri chi ruba va in galera e poi a casa (o viceversa), in Italia va a Porta a Porta. Che è pur sempre una pena, ma un po’ meno afflittiva. Flaiano diceva: “Mai minacciare le dimissioni: qualcuno potrebbe accettarle”. Ma non è più vero: anche se la Polverini le desse per davvero, nessuno le accetterebbe. Si spiega così l’abissale ritardo con cui la presunta opposizione alla Regione Lazio presenta la mozione di sfiducia contro la giunta Polverini: doveva prima farsi due conti per avere la certezza che fosse respinta. Mettetevi nei panni di un consigliere regionale: due anni fa ha speso magari uno o due milioni per farsi eleggere e guadagna dai 7,5 ai 14 mila euro netti al mese, più rimborsi vari. Per rientrare dei costi della campagna elettorale, e guadagnarci, non gli bastano cinque o sei consiliature complete. Figurarsi un biennio. Dunque, o è un missionario, oppure arrotonda, cioè ruba. E rubare non è solo versare i rimborsi pubblici sul proprio conto, come faceva quel neofita di Fiorito: è anche ingaggiare come consulente o membro dello staff chi ha lavorato alla campagna elettorale; è favorire negli appalti le aziende che l’hanno finanziata, specie nella sanità, magna pars del bilancio regionale; è farsi pagare ferie, viaggi, pranzi, cene, barche, auto, vestiti, squillo; è gonfiare le note spese di rappresentanza o di trasferta o dei convegni; è inventarsi trasvolate diplomatiche; è moltiplicare le commissioni e i comitati, con gettoni di presenza incorporati; è creare gruppi consiliari sempre più piccoli, anche formati da uno solo, per estrogenare i rimborsi. Perciò il ritorno alle urne, con altre spese da far rientrare e il rischio concreto di non essere rieletto è una prospettiva terrificante, per il consigliere medio. Ieri, per dire, un nostro cronista ha chiesto conto ai capigruppo di tutti i partiti in Lombardia sulla destinazione dei rimborsi: qualcuno ha invocato la privacy, altri l’han cacciato in malo modo, mancava poco che lo menassero. E c’è da capirli: il tesoro è talmente appetitoso da esigere una guardia arcigna, impermeabile a qualunque controllo democratico. A cinque anni dal boom de La Casta di Stella e Rizzo e dal V-Day di Grillo, dopo gli scandali Penati, Belsito, Formigoni, Tedesco e migliaia di solenni dichiarazioni, annunci e promesse sui famosi “tagli ai costi della politica”, un consigliere regionale ci costa 750 mila euro l’anno. Solo per mantenerlo, si capisce. Al netto degli arrotondamenti: la tassa occulta degli sprechi e della corruzione, che non si vede ma si paga. I soloni che s’interrogano sul successo tumultuoso di 5 Stelle non hanno ancora capito che molto dipende dal fattore soldi. E non sembra averlo capito nemmeno lo staff di Matteo Renzi, che risponde alle domande del Fatto su chi finanzia il tour delle primarie con imbarazzanti e imbarazzati “vedremo”, “pagheremo”. 

Ma quando? E come? E questa sarebbe la “nuova politica”? Cominciamo bene.

Dacci (anche) oggi il nostro piccolo colpo di stato quotidiano

Preambolo: approvata quella porcheria del pareggio di bilancio.
 E che succederà quando per motivi ‘contingenti’ un bilancio non potrà essere pareggiato, sarà incostituzionale solo la disparità o finalmente sarà la volta buona che ce li toglieremo tutti dalle balle ‘sti incapaci traditori del popolo?
I signori della politica (tecnica e non) hanno letteralmente svenduto  la sovranità economica, fiscale e monetaria a un organismo straniero non eletto da nessun meccanismo democratico.

Sottotitolo: Belsito restituisce parte del bottino: quindi par di capire che per rifarsi una verginità basta riconsegnare il malloppo o anche e solo una parte di questo. Chissà perché il giudizio della gggente nei confronti dei ladri di stato poi non è lo stesso che dà a chi svaligia gli appartamenti, ruba i portafogli, scippa borsette per strada… cioè, questi rubano a mani basse, milioni, oro, gioielli, comprano case, ville con i nostri soldi,  se le godono e poi escono tranquillamente dalle loro case, vanno a dormire nei loro letti, quando escono il portiere e la servitù gli diranno perfino buongiorno e buonasera e non succede niente. E chissà perché quando rubiamo noi poveri mortali ci chiamano ladri e ci sbattono in galera, e un’altra volta ci pensiamo, prima di rifarlo, quando rubano i politici si chiama “distrazione” e grazie a tutte le loro immunità e agli eserciti di avvocati che possono permettersi (grazie a noi che li strapaghiamo) in galera non ci va mai nessuno e l’unica seconda possibilità che è stata concessa a molti di loro è stata quella di rubare ancora e ancora.

 Lombardia: Boni lascia, Formigoni raddoppia. L’anticorruzione non tocca la prescrizione. E la riformina dei “rimborsi”? Affossata.

Qualche esempio di rimborsi elettorali in Europa:

Regno Unito = 8 Milioni
Francia = 110 Milioni
Spagna = 130 Milioni
Germania = 133 Milioni
ITALIA = 400 Milioni

Visto che in qualcosa riusciamo a primeggiare? magari sempre nel peggio del peggio ma ahò, ognuno ha i suoi record, e se li tiene.
Qualcuno se ne vanta pure e li rivendica,  non faccio nomi ma solo iniziali: A, B, C.

Roberto Formigoni a L’Infedele:
“Anche Gesù Cristo ha sbagliato nello scegliere i suoi collaboratori.”
Già, solo non ci siamo con le percentuali, perché Cristo ne sbagliò uno su dodici, lo sgovernatore dieci su undici. E a Gesù fu concesso un unico mandato, non tre che durano da 17 lunghissimi anni.

Anche a me piace viaggiare in gruppo, mio marito non sarebbe andato nemmeno in viaggio di nozze senza “la comitiva”,  per convincerlo che il viaggio di nozze si fa in due ho dovuto faticare molto; però i viaggi che ho fatto (in gruppo e non) me li ricordo tutti. Questi politici ladri e cialtroni, invece, oltre a ritrovarsi case, soldi, ville ristrutturate a loro insaputa, viaggiano anche, a loro insaputa. Ho sempre considerato Formigoni uno dei più pericolosi, la politica più è vicina al vaticano, ai suoi annessi e connessi: compagnia delle opere, comunione e liberazione, opus dei (vero, Max? ufficiale e gentiluomo del papa, il comunista, altro che il gabibbo) e più danni fa.

Formigoni fu quello che disse, giurò e spergiurò, lui, e non solo lui, c’era anche l’ex ministro azzannapolpacci Maroni a tenergli bordone accusando e insultando Roberto Saviano in modo spregevole, che in Lombardia non c’erano nemmeno le infiltrazioni mafiose, e infatti non sono infiltrazioni, c’è proprio la dirigenza alta.

Speriamo che anche stavolta, come fu per berlusconi, la jattura del 17 funzioni.

Io non sono superstiziosa, ma stavolta faccio il tifo per chi ci crede: gatti neri di tutta Italia, armatevi a partite.

www.linkiesta.it

– Lei questo viaggio l’ha fatto o non l’ha fatto?
“Non so, non mi ricordo, dovrei consultare l’agenda…”
“Mi trovavo sullo yacht di Daccò perché era l’ottava stazione della via Crucis…” ^_^

(Maurizio Crozza – Ballarò, 17 aprile)

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Formi e Renato
 Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 18 aprile

I fan di Cochi e Renato non possono che apprendere con un velo di mestizia i particolari delle vacanze di Renato Pozzetto.
Che non fa più coppia fissa con Cochi Ponzoni, ma con Roberto Formigoni. Poi però, ascoltate le spiegazioni della nuova spalla di Renato, a tempo perso governatore della Lombardia, devono riconoscere che, per tempi comici, battute
folgoranti e costumi di scena, non ha nulla da invidiare al vecchio Cochi.
La questione è nota: secondo le carte della Procura di Milano, a Capodanno 2010 il Celeste andava in ferie tra Parigi e St Martin (Caraibi) non solo col fratello, la cognata, il segretario Perego (condannato per falsa testimonianza sul caso Oil For Food) e Pozzetto, ma anche col faccendiere Pierangelo Daccò e con l’ex assessore Antonio Simone, arrestati l’altro giorno per i fondi neri della Fondazione Maugeri. Entrambi ciellini e habituè delle patrie galere (il primo era appena uscito dal carcere per il crac da 1 miliardo del San Raffaele, il secondo era finito dentro già nel ’92 per Mani Pulite), fanno i facilitatori nella jungla dei fondi pubblici alle cliniche private anche grazie al poter spendere il nome del confratello Roberto. Risultato: 56 milioni portati in Svizzera a botte di fatture per consulenze mirabolanti, tipo quella volta ad accertare “le possibilità di vita su Marte”. Il minimo che Daccò potesse fare era pagare il conto dei voli e delle ville caraibiche. E la multiforme biografia di Formigoni si arricchisce ogni giorno di un nuovo mestiere: campione di scherma, membro (con rispetto parlando) dei Memores Domini ciellini con voto di castità incorporato e poi forse scorporato, vicepresidente (uno dei 14) del Parlamento europeo Dc ai tempi di Andreotti, dirigente del Ppi, sgovernatore di Lombardia da 18 anni e ora comico di sicuro avvenire. Ieri s’è detto “limpido come acqua di fonte” e ha ricordato che “anche Gesù sbagliò a scegliere qualche collaboratore” (sì, ma Giuda non era mai stato arrestato né condannato, quindi era più facile sbagliarsi). L’altroieri aveva dato degli “sfigati ” ai giornalisti del Corriere che avevano rivelato le sue ferie a sbafo. Sfigati perchè “io, come tutti gli italiani, faccio vacanze di gruppo” e loro no. Le vacanze di gruppo, per chi non fosse italiano, funzionano così: “Uno si fa carico dei biglietti perchè conosce l’agenzia, l’altro paga l’hotel, il terzo le escursioni, il quarto i ristoranti, poi a fine vacanza ci si trova insieme ed eventualmente si conguaglia”. E’ tutto spiegato nel Manuale delle Vecchie Marmotte: lui, mentre gli altri pagavano voli, alberghi, escursioni e ristoranti, portava le camicie a fiori e le cravatte a righe fucsia e marron per tutti, così gli altri si ammazzavano dalle risate e non gli chiedevano il conguaglio. In ogni caso, ha aggiunto il fine umorista, “verificherò se quel viaggio l’ho veramente svolto”. Chiederà un po’ in giro: sapete mica se ho veramente svolto quel viaggio a Parigi e poi a Saint Martin? Perchè lui non lo sa. Ieri La Stampa titolava: “Viaggi pagati, l’ira di Formigoni”. Ecco: appena ha appreso di aver viaggiato, per giunta a spese altrui, s’è incazzato come una biscia. Se scopre chi gli ha pagato le ferie, gli fa un mazzo così. In attesa di sapere chi gli scrive i testi (Pozzetto?), gli specialisti studiano questa nuova forma della sindrome “a mia insaputa”, ancor più preoccupante di quella che ha colpito Scajola, Malinconico, Rutelli, Fede e Bossi.
Due alternative.
1) Alla parola “ferie”, Formigoni cade subito in trance (ma c’è chi giura che sia proprio letargo).
2) Avendo paura dei voli, non solo non li paga, ma si fa ipnotizzare o anestetizzare all’imbarco. Lo risvegliano poi con comodo, al rientro, con una secchiata d’acqua purissima di fonte. Ma prima che riprenda conoscenza occorrono tempi lunghi. Il che spiegherebbe perchè al Pirellone si aggirano decine di soggetti con passamontagna, mascherina, calzamaglia, grimaldello, piede di porco e sacco in spalla, ma lui non nota mai nulla.
Il giorno che scopre come lo vestono, fa una strage.

E, per finire in bellezza:

Probabilmente di regolarizzare il mercato televisivo e informativo non ce lo chiede l’Europa, oppure sì? all’Europa si risponde solo quando c’è da tassare e tar-tassare i poveracci, quando c’è da fare le cose importanti, quelle che fanno la civiltà di un paese tipo fare una legge seria sui conflitti di interessi come c’è in tutti i paesi  NORMALMENTE civili – che non riguardano solo berlusconi – allora i governi  di tutti i colori possono sbattersene allegramente i coglioni.

Perché sennò silvio si arrabbia.