Preambolo: Renzi, nell’interminabile monologo in chiusura della Leopolda ha detto, in riferimento al signore che si è suicidato perché aveva perso tutti i risparmi grazie al suo decreto salvabanche, che “personalmente gli fa schifo chi strumentalizza i morti”.
In questa foto alle spalle di Renzi che ha fatto da scenografia al suo intervento durante l’ultima festa dell’Unità campeggia la foto di Aylan, il bambino siriano morto sulla costa turca che ha fatto il giro del mondo.
Renzi l’ha voluta alla sua festa dell’Unità, scegliendo di mostrare la foto del bambino vivo anziché morto come lo abbiamo visto dappertutto, probabilmente per non farsi troppo schifo di persona personalmente.
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Tre giorni di rottura di coglioni diffusa per cielo terra e mare per dire che “loro” sono l’ammmòre e chi non è con loro è odio e disfattismo.
Cambiano le facce ma gli slogan no, difficile vedere la differenza fra la #Leopolda6, un congresso di forza Italia e una riunione di scientology.
Matte’, cala che vendi. Forse.
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Quando berlusconi promulgò l’editto di Sofia per cacciare Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro dalla Rai non disse esplicitamente che andavano cacciati, si limitò ad affermare che i tre facevano “un uso criminoso del servizio pubblico della Rai”, all’epurazione ci pensarono i funzionari addetti ai lavori sporchi dei regimi. berlusconi era già a metà della sua opera ma iniziava a sentire aria di disfatta e le certezze che la magistratura non sarebbe arrivata a depotenziare la sua attività “politica” si facevano sempre più flebili: Renzi in meno di due anni di presidenza del consiglio [abusiva] in fatto di stampa e informazione ha già criticato pesantemente tutto il criticabile. I talk show sono “inutili” solo quando non invitano lui ad esaltare le sue magnifiche riforme e i giornali, nella fattispecie uno, sono cattivi quando non si trasformano in velina del partito unico.
Il segno che il globetrotter delle balle “ripetute finché non diventano la verità” non si sente poi così sicuro.
Dalla classifica “ironica” dei quotidiani chiesta da Renzi in persona alla sua leopolda mancano l’Unità con annesso rondolino e Repubblica: in un paese normale questo sarebbe il sintomo che sia l’Unità sia Repubblica non fanno il loro dovere di controllori del potere, in questo invece diventano il pulpito della verità. Cambiano i nomi ma non il metodo, cambia – forse – lo stile ma non le intenzioni, si ammanta di falsa giovinezza, di rottamazione inesistente l’interesse primario della politica, ovvero tentare di silenziare il dissenso in qualsiasi modo, anche con la seduzione di un “giochino innocente” come quello di fare la classifica dei quotidiani meno servili durante la kermesse privata del partito del presidente del consiglio. Non è vero che il dissenso non può a sua volta essere criticato per forma, sostanza, toni e linguaggio solo però nel paese normale non è compito dei presidenti della repubblica, di quelli del consiglio, dei capi dei partiti né dei movimenti di popolo: non devono essere loro a decidere chi può stare e chi invece sarebbe meglio che andasse perché non risponde alle esigenze del governo, del partito e del movimento.
Gli unici a decretare il successo, l’insuccesso e la credibilità del quotidiano come del talk show sono i lettori e gli spettatori, non quelli che per ruolo dovrebbero essere i controllati dall’informazione mentre qui diventano i serviti e riveriti da chi dovrebbe far loro le pulci ogni momento. Dover parlare ancora di questo argomento è nauseante ma temo che visti i tempi sarà ancora necessario farlo.
Il giornalismo serio che ha a cuore la sua mission che non è fare favori al potere si sarebbe dissociato dal giochino di Renzi, avrebbe detto: signori miei, ma anche signore mie, qui abbiamo un capo del governo che, forte del suo strapotere che [rispetto a berlusconi] nessuno gli contesta, così come non si contesta la sua azione politica [così come si faceva con berlusconi], ha deciso che un giornale non può più criticarlo, anche se nei fatti Il Fatto è l’unico che lo fa.
Poi va bene, del Fatto Quotidiano si possono criticare i toni, spesso anche certi termini, si può dire anche che sia un giornale fazioso, esattamente come lo sono tutti gli altri perché questo fa parte dello stile e della linea editoriale che ogni giornale e giornalista danno al loro lavoro.
Quello che non fa parte di nessun paese mediamente sano, discretamente civile sono i presidenti del consiglio, capi non solo del governo ma nel caso di Renzi anche del partito che si è dichiarato unico portatore della migliore politica, l’unica alternativa, che aizzano la folla contro giornali e giornalisti.
Immaginatevi se lo facessero la Merkel, Cameron, Hollande, se Obama, come spesso ha fatto Napolitano proprio rivolgendosi al Fatto Quotidiano si mettesse a dare giudizi su giornali e giornalisti.
In nessuna democrazia sarebbe possibile una cosa del genere, in Italia invece non è solo l’eccezione ma proprio la regola.
Disastro Leopolda e attacchi al Fatto: Renzi non ne indovina una
Fuori dalla Leopolda molti hanno rifiutato le copie del Fatto Quotidiano distribuite gratuitamente.
I piddini, specialmente renziani quindi leopoldi non sanno fare niente gratis.
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Il comunicato di direzione e redazione
Saviano, la Boschi e il tradimento dei chierici servi
Il peggiore resta comunque Bersani che pur riconoscendo valide le argomentazioni di Saviano [non fanno una piega: testuali parole] ha detto che la Boschi non si tocca, che chiedere le dimissioni è “esagerato”.
Esagerato rispetto a cosa, se si può dire?
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Vota lo scontrino dell’anno – Marco Travaglio, 13 dicembre – Il Fatto Quotidiano