Non disturbare il Con_DUCE_nte: di fascismo, violenza, repressione e altre storie

Sottotitolo: i democratici moralizzatori che danno dei fascisti agli altri e sistematicamente mandano i picchiatori in divisa ad ogni manifestazione di dissenso, che hanno criticato le espulsioni di Grillo e poi hanno cacciato Ignazio Marino regolarmente eletto con l’atto del notaio. Quelli che denunciano un’intera rete televisiva, la7, colpevole di ospitare giornalisti che rispetto al potere non assumono la consueta posizione a 90 gradi.
Tutto questo e molto, troppo altro, è il pd di Renzi. #IoVotoNO

 

Il fatto che il fronte del NO sia composto da una vasta varietà di orientamenti politici distanti e diversi mentre in quello del sì c’è solo gente vicina a Renzi e quella a cui piacerebbe esserlo per ambizioni di potere è proprio il segno di quanto questo referendum sia nato da un’azione profondamente antidemocratica e illiberale.
Il pd, per bocca di CHIUNQUE, smetta di favoleggiare, di accusare e millantare vicinanze e similitudini fra salvini e il professor Zagrabelsky, giusto per fare due esempi per il NO, i quali voteranno appunto NO motivati da ragioni diverse, non perché sono legati dalla stessa ideologia e orientamento politico.
Oggi più di ieri e meno di domani #IoDicoNO ad una classe dirigente indegna, indecente, volgare, bugiarda e fascista.

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nat-6nov   Manifestare è un diritto, ha detto Nardella, allora perché Renzi lo ha negato?

Per quale motivo ogni uscita di Renzi deve essere trasformata in una questione di ordine pubblico? 800 poliziotti pagati con le tasse dei cittadini a presidiare e vigilare su quello che si può tranquillamente derubricare ad evento privato fra Renzi e gli amichetti suoi: è normale?
Se quello accaduto ieri a Firenze fosse una delle tante espressioni della tirannia di Erdogan oggi sarebbero tutti ad indignarsi [fintamente] col sultano che nega e vieta il dissenso coi sistemi violenti del dittatore.
Mentre non solo questo non si fa ma Scalfari, il “senatore” dei giornalisti, il fondatore di Repubblica ma non disdegna l’oligarchia, reduce dalla solenne bastonatura mediatica di sere fa ad #ottoemezzo, nel suo pippone domenicale si permette di paragonare Grillo a Trump e di raccomandarsi a Renzi perché eviti la catastrofe a cinque stelle.
In che modo nel paese democratico si può evitare che la democrazia faccia il suo corso e che permetta l’alternanza, ovvero chi vince governa e chi perde paga pegno e si siede dalla parte dell’opposizione? Ovviamente solo coi soliti giochetti di palazzo, ma stavolta no, non si può fare: abbiamo la possibilità di impedire che la democrazia venga regolata in funzione del gradimento della casta e dell’élite dei potenti terrorizzate dalla volontà del popolo, al referendum costituzionale del 4 dicembre possiamo dire NO alla sequela di porcherie che ci vengono imposte da quel 12 novembre del 2011, quando Napolitano ha posizionato l’interruttore della democrazia su “off”.

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A manifestare contro Renzi non c’erano solo i gruppi “antagonisti” ma anche i risparmiatori truffati e derubati da Banca Etruria: sono stati picchiati anche loro. Cornuti e mazziati, così in quell’altra vita impareranno a non fidarsi dei truffatori legalizzati e autorizzati dallo stato.

Le scene viste a Firenze sono la miglior risposta a chi in questi ultimi tre anni ha abusato della parola “fascismo” perché forse aveva dimenticato cos’è davvero il fascismo.A Firenze ieri non c’è stato nessuno scontro, quella come sempre si chiama repressione, violenta, infame e vigliacca perché esercitata su gente disarmata che avrebbe avuto tutto il diritto di manifestare il proprio dissenso,  e questo sì, è fascismo.

In questo paese possono manifestare fascisti e nazisti, occupare regolarmente e a cadenza annuale le piazze e il suolo pubblico, ai mercatini si vendono gadget e oggettistica che fanno riferimento al ventennio fascista nell’indifferenza delle istituzioni, anzi con la complicità delle istituzioni.
A Nettuno e a Milano i sindaci e l’amministrazione comunale l’una a cinque stelle, l’altra sotto l’egida di Renzi e tutto l’Esercito Italiano possono partecipare alle commemorazioni per i caduti di salò, ovvero quelli che in tempo di guerra hanno scelto di sostenere il tiranno nazifascista, in parlamento trova posto una che di cognome fa mussolini e che mai si è dissociata dall’ideologia criminale di suo nonno mentre il dissenso lecito, previsto dalle regole democratiche e dalla Costituzione della repubblica antifascista viene vietato su richiesta delle questure che rispondono al ministro dell’interno del governo di Renzi e con la repressione violenta del braccio armato dello stato.
Se lo ricordi chi rinfaccia anche a me di votare NO come casapound, legittimata non da me ma dallo stato, dalle istituzioni e dalla politica, quindi anche da Renzi, che si ricordano dell’Italia antifascista solo il 25 aprile per tradizione e per moda.

Se

Se i fatti riguardanti gli affari di famiglia della Boschi diventano sciacallaggio per bocca del ministro dell’economia, polemica strumentale per la stragrande maggioranza dell’informazione cosiddetta imparziale ed equilibrata anche se a riportarli è un giornalista che non ha bisogno di conferme come Saviano, se scrivere che un signore accusato di vari reati probabilmente non sarebbe stato assolto se avesse rifiutato la prescrizione su quello più grave e pesante quindi non si merita né l’onore né la gloria come piacerebbe a Lerner, se l’opinione di un direttore di giornale scritta nei suoi editoriali diventa cronaca solo per poter dire che quel giornale non è credibile [da quando le opinioni sono obbligate ad essere credibili? Sono opinioni, punto] è abbastanza normale che Il Fatto Quotidiano diventi poi come l’aglio per i vampiri. Il che sarebbe normale se lo fosse per chi rappresenta il potere che permette alla Boschi di fare il ministro nonostante il suo conflitto e i suoi interessi, non è più così tanto normale se ad accodarsi al parere del potere è la gente a cui non dovrebbe interessare il fallimento e la scomparsa di un quotidiano visto che ha la possibilità di non comprarlo, non leggerlo e dovrebbe quindi anche evitare di andare ad impiastrare di insulti il suo sito web e inventarsi il giochino dei titoli, specialmente se fa il presidente del consiglio.

I risultati delle elezioni in Francia sono educativi per tutti: far vincere la destra per non mandare avanti una destra peggiore.
Ovunque c’è una destra peggiore, quella estremista e fascista, sebbene la Le Pen su certi temi specialmente laici sia più progressista di Renzi, ed ecco perché i segnali che riportano alla destra peggiore non vanno ignorati.
Il diritto di critica è inalienabile, la critica non si smentisce insultando e screditando le persone ma con un argomento più forte che mette quella critica dalla parte del torto.
In altri periodi l’attacco frontale  a Saviano non sarebbe passato così inosservato, come minimo l’amico Fabio Fazio gli avrebbe offerto il salottino di Che tempo che fa, ma siccome l’attacco arriva dal partito di Renzi e del governo, non dal camorrista irritato allora niente salottino, Saviano viene messo dalla parte del torto come tutti quelli che osano mettere in discussione lo strapotere abusivo di Renzi.

Io non abbasso la guardia, per me un presidente del consiglio che ridicolizza un giornale pubblicamente perché non s’inchina al suo potere non è degno di stare nel parlamento di una repubblica democratica.

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Leopolda, i titoli di Renzi e la libertà di noi “gufi”- Caterina Soffici, Il Fatto Quotidiano

Da quando scrivo sul Fatto Quotidiano mi sono sentita dare della “disfattista”, “gufo”, “grillina”, “cinica”, “pessimista”. Per voi “va sempre tutto male, avete dei problemi” ti dicono. Questo solo per rimanere alle cose riportabili e per non parlare dei vari vaffa e di altre simpatiche locuzioni da parte dei barbari che popolano il web e che scorrazzano liberamente anche tra i commentatori anonimi dei blog del Fatto.

Io personalmente, non sono nessuna di queste cose. Anzi, se proprio dovessi dire (sul piano personale) sono fin troppo ottimista e cerco sempre di farmi andare bene le cose che mi capitano e di girarle in positivo anche se sono negative (sul piano personale, ribadisco). Sul piano pubblico il discorso è – e deve essere – diverso. Nessuno di noi scommette contro l’Italia.

Anzi, proprio perché vorremmo che diventasse un posto vivibile per i nostri figli, vorremmo che le cose cambiassero.
E proprio per questo scriviamo che ci sono troppe cose, in Italia, che non vanno bene. Quindi non possiamo farcele andare bene per non disturbare il manovratore. E’ giusto criticare, quando c’è da criticare. Criticare non è e non può essere sinonimo di disfattismo. Si chiama dissenso ed è l’opposto della propaganda. L’uniformità del pensiero unico è rischiosa. Questa cosa, il diritto di critica, ha un nome semplice semplice: si chiama libertà. Un paese civile e democratico si differenzia da un regime proprio per come applica questa semplice parolina.

A qualcuno questo non piace. Oppure pensano di poter indirizzare lo storytelling nazionale (piace molto questo modo di parlare, significa semplicemente il racconto della realtà) come vorrebbero che fosse e non come realmente è. A ben guardare l’iniziativa della Leopolda contro il Fatto Quotidiano è indice di una grande debolezza. Il Renzi della prima ora (o il Renzi1, come si definì lui stesso) non l’avrebbe mai fatto.

Cercare di gettare fango e screditare un giornale che ti critica, oltre che odioso è anche idiota. Il giochino del titolo più brutto è qualcosa di indigeribile, allo stesso livello di quando Grillo indice il concorso per votare il lecchino del giorno e il giornalista da mettere nel mirino.

Non può MAI essere un politico o un partito a giudicare le critiche di un giornalista, giudizio riservato esclusivamente ai suoi lettori (o a un giudice, in caso pubblichi cose false o diffamatorie).

Chi lo fa, o pensa di poterlo fare, ha già in mano la bottiglia dell’olio di ricino.

 

 

Leopolda: il nulla elevato a “convenscion”

matteo-renzi-festa-unità1       Preambolo:  Renzi, nell’interminabile monologo in chiusura della Leopolda ha detto, in riferimento al signore che si è suicidato perché aveva perso tutti i risparmi grazie al suo decreto salvabanche, che  “personalmente gli fa schifo chi strumentalizza i morti”.
In questa foto alle spalle di Renzi che ha fatto da scenografia al suo intervento durante l’ultima festa dell’Unità campeggia la foto di Aylan, il bambino siriano morto sulla costa turca che ha fatto il giro del mondo.
Renzi l’ha voluta alla sua festa dell’Unità, scegliendo di mostrare la foto del bambino vivo anziché morto come lo abbiamo visto dappertutto, probabilmente per non farsi troppo schifo di persona personalmente. 

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Tre giorni di rottura di coglioni diffusa per cielo terra e mare per dire che “loro” sono l’ammmòre e chi non è con loro è odio e disfattismo.

Cambiano le facce ma gli slogan no, difficile vedere la differenza fra la‪ #‎Leopolda6‬, un congresso di forza Italia e una riunione di scientology.
Matte’, cala che vendi. Forse.

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Quando berlusconi promulgò l’editto di Sofia per cacciare Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro dalla Rai non disse esplicitamente che andavano cacciati, si limitò ad affermare che i tre facevano “un uso criminoso del servizio pubblico della Rai”, all’epurazione ci pensarono i funzionari addetti ai lavori sporchi dei regimi. berlusconi era già a metà della sua opera ma iniziava a sentire aria di disfatta e le certezze che la magistratura non sarebbe arrivata a depotenziare la sua attività “politica” si facevano sempre più flebili: Renzi in meno di due anni di presidenza del consiglio [abusiva] in fatto di stampa e informazione ha già criticato pesantemente tutto il criticabile. I talk show sono “inutili” solo quando non invitano lui ad esaltare le sue magnifiche riforme e i giornali, nella fattispecie uno, sono cattivi quando non si trasformano in velina del partito unico.
Il segno che il globetrotter delle balle “ripetute finché non diventano la verità” non si sente poi così sicuro.
Dalla classifica “ironica” dei quotidiani chiesta da Renzi in persona alla sua leopolda mancano l’Unità con annesso rondolino e Repubblica: in un paese normale questo sarebbe il sintomo che sia l’Unità sia Repubblica non fanno il loro dovere di controllori del potere, in questo invece diventano il pulpito della verità. Cambiano i nomi ma non il metodo, cambia – forse – lo stile ma non le intenzioni, si ammanta di falsa giovinezza, di rottamazione inesistente l’interesse primario della politica, ovvero tentare di silenziare il dissenso in qualsiasi modo, anche con la seduzione di un “giochino innocente” come quello di fare la classifica dei quotidiani meno servili durante la kermesse privata del partito del presidente del consiglio.  Non è vero che il dissenso non può a sua volta essere criticato per forma, sostanza, toni e linguaggio solo però nel paese normale non è compito dei presidenti della repubblica, di quelli del consiglio, dei capi dei partiti né dei movimenti di popolo: non devono essere loro a decidere chi può stare e chi invece sarebbe meglio che andasse perché non risponde alle esigenze del governo, del partito e del movimento.
Gli unici a decretare il successo, l’insuccesso e la credibilità del quotidiano come del talk show sono i lettori e gli spettatori, non quelli che per ruolo dovrebbero essere i controllati dall’informazione mentre qui diventano i serviti e riveriti da chi dovrebbe far loro le pulci ogni momento. Dover parlare ancora di questo argomento è nauseante ma temo che visti i tempi sarà ancora necessario farlo.

Il giornalismo serio che ha a cuore la sua mission che non è fare favori al potere si sarebbe dissociato dal giochino di Renzi, avrebbe detto: signori miei, ma anche signore mie, qui abbiamo un capo del governo che, forte del suo strapotere che [rispetto a berlusconi] nessuno gli contesta, così come non si contesta la sua azione politica [così come si faceva con berlusconi], ha deciso che un giornale non può più criticarlo, anche se nei fatti Il Fatto è l’unico che lo fa.
Poi va bene, del Fatto Quotidiano si possono criticare i toni, spesso anche certi termini, si può dire anche che sia un giornale fazioso, esattamente come lo sono tutti gli altri perché questo fa parte dello stile e della linea editoriale che ogni giornale e giornalista danno al loro lavoro.
Quello che non fa parte di nessun paese mediamente sano, discretamente civile sono i presidenti del consiglio, capi non solo del governo ma nel caso di Renzi anche del partito che si è dichiarato unico portatore della migliore politica, l’unica alternativa, che aizzano la folla contro giornali e giornalisti.
Immaginatevi se lo facessero la Merkel, Cameron, Hollande, se Obama, come spesso ha fatto Napolitano proprio rivolgendosi al Fatto Quotidiano si mettesse a dare giudizi su giornali e giornalisti.
In nessuna democrazia sarebbe possibile una cosa del genere, in Italia invece non è solo l’eccezione ma proprio la regola.

Disastro Leopolda e attacchi al Fatto: Renzi non ne indovina una

Fuori dalla ‎Leopolda‬ molti hanno rifiutato le copie del ‪Fatto Quotidiano‬ distribuite gratuitamente.
I piddini, specialmente renziani quindi leopoldi non sanno fare niente gratis.

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Il comunicato di direzione e redazione

Saviano, la Boschi e il tradimento dei chierici servi

Il peggiore resta comunque Bersani che pur riconoscendo valide le argomentazioni di Saviano [non fanno una piega: testuali parole] ha detto che la Boschi non si tocca, che chiedere le dimissioni è “esagerato”.
Esagerato rispetto a cosa, se si può dire?

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Vota lo scontrino dell’anno – Marco Travaglio, 13 dicembre – Il Fatto Quotidiano

Che un bimbominkia si diverta a far votare dai compagnucci della parrocchietta Leopolda il peggior titolo di giornale fra una gamma di 16 (di cui 11 del Fatto), ci può stare: ciascuno si diverte come può, specie se è affetto dalla sindrome di Peter Pan e a 40 anni suonati indossa ancora il chiodo di Fonzie e, abbandonati la playstation e il calciobalilla dopo la scomparsa di Orfini, si riduce a giocare ai trenini immaginari in una vecchia stazione in disuso. Il problema, semmai, è che il bimbominkia fa pure il segretario del primo partito italiano e, incredibile ma vero, il presidente del Consiglio. E dovrebbe occuparsi, anziché dei titoli di giornale, dei titoli tossici spacciati dalle banche amiche di suo padre e di papà Boschi a migliaia di risparmiatori finiti sul lastrico o indotti al suicidio. Ma il premierminkia va ringraziato per il giochino di società ideato dal suo trust di cervelli nel tentativo disperato di resuscitare una Leopolda morta e sepolta, dove nessuno dei Vip millantati alla vigilia ha voluto farsi un selfie con lui e la sua presunta nuova classe dirigente ggiovane e fichissima consiste in qualche vecchia cariatide quattrostagioni e in parecchie sciure in botox, pelliccia e menopausa.
Davvero non c’era miglior modo per illustrare a chi non l’avesse ancora capito il suo concetto di libera informazione. Si dirà: anche Grillo, due anni fa, inaugurò sul blog il terrificante concorso “Il giornalista del giorno”, facendo di tutt’erba un fascio fra chi doverosamente lo critica (noi compresi) e chi meno legittimamente lo diffama con accuse calunniose e notizie inventate. Vero. La differenza è che Grillo è all’opposizione, per sua fortuna sprovvisto di giornali, tg e reti televisive. Renzi è il capo del governo, dispone di un giornale di partito ufficiale e molti altri ufficiosi, nonché di tre quarti di Rai e mezza Mediaset al suo servizio. Sopravvivono purtroppo in tv un paio di talk show liberi, subito da lui additati e dai suoi giannizzeri manganellati, e in edicola una manciata di testate che non gli leccano il culetto. Il che per lui è francamente insopportabile. Tant’è che gli 11 titoli del Fatto messi alla berlina come “balle” dalla sua Top Eleven contengono altrettante verità indiscutibili e note a tutti: come spieghiamo in dettaglio a pag. 2, è purtroppo vero che molti insegnanti han dovuto emigrare lontano da casa per uno straccio di lavoro malpagato, che il Jobs Act non ha prodotto le centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro annunciati, che da mesi i sondaggi sui 5Stelle inquietano il Pd.
Ed è indiscutibile che il governo Renzi è stato puntellato infinite volte dal soccorso azzurro di B. (per non parlare di Verdini), che l’articolo 18 è stato smantellato malgrado l’impegno contrario del premier, che Landini è diventato la bestia nera di Renzi e così via. E il fatto che il premier contesti proprio i titoli più veritieri, senza smentirvi eventuali falsità o inesattezze, la dice lunga sulla sua attitudine congenita alla bugia e sulla sua allergia patologica alle critiche argomentate e documentate. Si replica il triste copione del regime berlusconiano, quando i pochi giornali e giornalisti liberi venivano messi alla gogna con editti più o meno bulgari e liste di proscrizione. B. comandava sugli editori, nominandoli o ricattandoli: infatti riuscì a far cacciare Biagi, Luttazzi, Santoro, Freccero, Massimo Fini e tanti altri dalla Rai, poi De Bortoli dal Corriere, poi Fazio e Lerner da La7, infine Colombo e Padellaro dall’Unità con la gentile collaborazione dei Ds. Lo stesso fa o tenta di fare oggi Renzi, con una piccola differenza: che da sei anni esiste un quotidiano – il nostro – che non risponde a nessun padrone fuorché ai suoi lettori e non prende soldi dallo Stato né da banche né grandi imprese, ma solo da chi lo acquista in edicola o vi si abbona. Per questo Renzi ci mette nel mirino: perché non riesce a metterci in riga. Il suo modello di giornalismo sono le penne alla bava che alle conferenze stampa, anziché fare domande, lo applaudono. I vecchi trombettieri craxiani, dalemiani e berlusconiani riciclati dal renzismo all’insegna della rottamazione. Il Johnny Riotta che a Cernobbio fa il capoclaque invocando “un bell’applauso per il presidente Renzi, lo racconterete ai vostri nipoti!” e subito ottiene un bel programma in Rai (peraltro clandestino). Il Vespa che paragona la Boschi a Santa Teresa d’Avila (quella del Bernini) e poi presenta il suo ultimo capolavoro prima con Renzi poi con la Boschi.
Ma il suo modello supremo è la “nuova” Unità, riesumata (che Dio lo perdoni) per rendere meno dolorosa l’assenza della Pravda, ma soprattutto della stampa satirica e umoristica, con titoli di prima pagina – quelli sì – da affissione: “Roma Caput Mundi”, “Dio benedica Francesco”, “Ci vediamo in piazza”, “Il clima è già bollente”, “L’Italia è già in prima linea”, “Italia Coraggio”, “Come vincere la guerra”, “Allons enfants”, “Mai più precari”, “Siamo stati promossi”, “Forza Sud”, “Bentornata fiducia”, “Migranti, l’Europa parla italiano”, “Expo, ha vinto l’Italia”, “È scattata l’ora legale”, “E le tasse vanno giù”, “Fuori dal tunnel”. Solo per limitarci all’ultimo bimestre. Roba che non solo Antonio Gramsci, ma anche Emilio Fede e perfino Alessandro Pavolini sarebbero arrossiti un po’. Però a Renzi proponiamo un patto. Noi, appena ci regge lo stomaco, siamo pronti a titolare a caratteri cubitali un impetuoso “Va tutto bene”. Lui però, in cambio, si decide a pubblicare le note spese delle sue cene “istituzionali” (come no) da sindaco di Firenze a carico dei contribuenti. Così potremo finalmente lanciare il grande concorso “Vota anche tu lo scontrino dell’anno”. Ci fa sapere?

I tavoli di Renzi

 

 

Il 40,8 del 50%, ovvero degli elettori che sono andati a votare fa più o meno il solito 20%:  uguale a quello di Bersani. Di quel 20 una sostanziosa parte sono i mentecatti che applaudivano la Boschi ieri sera su Raitre.
  La maggioranza Renzi e il suo pd ce l’hanno forse a casa loro ma non in Italia.
Raccontatelo, spiegatelo anche ai vostri figli bambini, perché questa propaganda del 41% è diventata intollerabile.
Ancora ieri sera Fazio a Che tempo che fa  si è guardato bene dal fare questa doverosa precisazione con la Boschi che ripeteva questo ritornello come una Carfagna qualsiasi, addestrate entrambe per la propaganda da talk show.

Continuare con questa leggenda del 40% di una quantitá irrisoria di gente che è andata a votare, che non fa proprio per niente la maggioranza degli italiani e che è il risultato di elezioni europee che non danno al pd nessuna autorizzazione per sabotare le fondamenta di questo paese è schizofrenia, un crimine costruito per la propaganda con cui si uccide la verità. Se Renzi fosse un amministratore di condominio con quella percentuale di millesimi non potrebbe scegliere nemmeno il colore delle tende da sole del palazzo. Questo andrebbe ripetuto come un mantra, se solo avessimo un’informazione che fa il suo dovere. Un’informazione che fa il suo dovere porterebbe la gente a riflettere se il pd avrebbe ottenuto lo stesso quel misero 40,8% della metà degli elettori se Renzi in campagna elettorale avesse detto che nelle sue intenzioni c’era l’accordo, anzi, il patto col delinquente che porta i voti:  anche quelli della mafia,   e che la sua rottamazione significava meno diritti, tutele e garanzie per i cittadini e per i lavoratori,  anziché essere applicata  alla vecchia politica di cui Renzi è figlio naturale.  

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Solo nell’Europa degli imbecilli e ignoranti le difficoltà sociali spostano il consenso politico a destra. Dove i regimi di destra se li ricordano bene no, non succede.
Grande lezione del Brasile che anche se per poco non è caduto nel tranello del conservatorismo di destra ma ha scelto di nuovo Dilma Rousseff, presidente di sinistra, dei lavoratori, non quello della marchetta da ottanta euro.

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“Il posto fisso non esiste più”, disse quello che se lo è garantito a vita e che sarà mantenuto anche con le tasse di chi il posto fisso non l’ha mai avuto.
Vigliacco, e vigliacchi, miserabili senza nessuna possibilità di perdono quelli che hanno mandato al potere un pericoloso reazionario che non rispetta il paese, lo stato di diritto e i cittadini. La Costituzione? Un intralcio da riformare: con un delinquente da galera. Via l’articolo 18: per modernizzare il paese. Mai più posto fisso, l’importante che gli unici ad averlo garantito a vita continuino ad essere  loro, quelli che si adoperano per togliere i diritti ai cittadini.  Mai più governi che si faranno condizionare dalla piazza:  la democrazia che consente a Renzi di stare dov’è è nata anche nelle piazze, ma questo è un dettaglio insignificante. Lo sciopero? un inutile orpello che fa perdere tempo e appuntamenti di lavoro al finanziere amico intimo di Renzi.  Che altro ci vuole, che per il bene del paese e perché lo chiede l’Europa il governo mandi qualcuno a svaligiarci l’appartamento? Chiedo.

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Presumo e suppongo che dopo la giornata di domenica quelle e quelli del pd che erano con la piazza e non con la Leopolda smetteranno di votare tutte le fiducie al governo del Napoleone all’amatriciana.
Che smetteranno di giustificare con il gesto di responsabilità verso il paese tutte le porcherie volute da Renzi e dalla Boschi che ha tenuto a precisare che servono altre modifiche costituzionali: qualcuno dovrebbe avvertire Madonna di Nostra Forma e Riforma che le modifiche alla Costituzione non sono il cambio di stagione negli armadi.
Ché per passare alla Storia bisogna fare cose importanti, non assecondare per brama di potere i desiderata di uno che pensa di poter fare dell’Italia una cosa di sua proprietà, proprio come quello di prima, il delinquente con cui Renzi sta devastando lo stato di diritto e quello sociale.

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A Davide Serra, l’amichetto finanziere del presidente del consiglio “di sinistra” piace la Leopolda “perché non è di destra né di sinistra”.
E di nuovo torna nel dibattito politico questo ritornello con cui puntualmente si rimbecilliscono le masse – che ci cascano sempre – facendo credere che il male sia nell’avere un pensiero preciso circa la politica: un orientamento dal quale poi scaturisce l’azione politica O di destra O di sinistra.
Perché quando non è di nessuna delle due cose di solito l’orientamento ce l’ha ed è fascista.
Serra poi, dal pulpito di quelli che vogliono bene all’Italia aggiunge che bisognerebbe limitare il diritto di sciopero ai lavoratori pubblici che, spiace per Serra ma sono costretti a limitarselo da soli perché perdere una giornata intera di paga non piace a nessuno.
Perché se il dipendente guadagna ad esempio sessanta euro al giorno quando manca causa sciopero non perde quelle sessanta euro ma quasi il doppio, perché dalla giornata di paga gli vengono scalate le indennità, la presenza, il buono pasto se c’è e tutta quella serie di aggiunte che non fanno il guadagno cash del dipendente ma se gli vengono tolte perde lo stesso una cifra che in questo periodo diventa difficile sacrificare anche alla più giusta delle cause.
L’amico di Renzi dicendo che il governo dovrebbe limitare il diritto di sciopero ad una precisa categoria di lavoratori, quelli che per stipendi miserabili mandano avanti da sempre la baracca Italia ha serenamente sferrato un attacco alla Costituzione che prevede lo sciopero come diritto, ma va tutto bene, anche perché nessuno dirà che uno dei personaggi dell’entourage di Renzi più vicino a Renzi piacciono le cose che non sono di destra né di sinistra e per questo sono fasciste.

 

 

 

Di lavoro, di manifestazioni e della sinistra che non c’è

 

 

 

Ecco che stanno costruendo i propagandisti del terzo millennio, gente che avrebbe fatto impallidire di vergogna Goebbels, quelli che sono riusciti a costruire prima berlusconi e adesso Renzi e a trasformarli negli uomini dei miracoli, della provvidenza. Che con la lobotomia di massa sono riusciti a convincere milioni di italiani che questo è tutto quello che politicamente si meritano e ci meritiamo. La Bildeberg di Matteo Renzi. Ma quando qualcuno diceva che uno di sinistra non può avere così tanti interessi nell’economia e nella finanza, avere banchieri per amici, lo diceva per cattiveria, per spettegolare un po’.

Non vado alla manifestazione perché sono vent’anni almeno che facciamo cose turandoci il naso, andiamo a votare turandoci il naso, il meno peggio, per utilità. Ci hanno fatto credere che il meno peggio fosse poi quello utile ad ascoltare e mettere in pratica le istanze dei cittadini, che non sono bazzecole senza importanza ma i nostri diritti, i nostri bisogni.
Vent’anni di legislature in un’alternanza un po’ stravagante, perché quando vincevamo noi, vinceva sempre “lui”; un noi peraltro abbastanza discutibile se si pensa che l’unico che è riuscito a battere berlusconi alle elezioni è stato Prodi. Ovvero per battere un liberista delinquente c’è voluto un democristiano amico del sistema, anzi proprio dentro il sistema.
E tutto questo turarsi il naso e vieppiù gli occhi ci ha portato ai giorni nostri dove “lui” ha perso ma è riuscito a vincere lo stesso grazie ad un suo perfetto sottoprodotto che sta mettendo per iscritto e per legge tutto quello che voleva fare “lui” ma non ha potuto perché troppo impegnato a sistemarsi i cazzi suoi con la collaborazione viva e vibrante delle istituzioni e del palazzo tutto.
Quindi è per questi motivi e per molti altri che io non voglio più fare cose turandomi il naso. Non lo voglio fare più. Specialmente poi per i sindacati dei quali salvo solo Landini che è l’unico a dire cose di sinistra, trasformati nella fabbrichetta dei politici di domani che poi, una volta seduti su quelle poltrone dimenticheranno da dove sono venuti. Per informazioni chiedere a Marini e Bertinotti.

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Quando Renzi dice di avere rispetto per chi oggi sarà in piazza con la Camusso –  il che è tutto dire e spiega benissimo le condizioni pietose in cui è ridotto questo paese – ma che il suo rispetto va anche a chi non sarà in piazza perché è  la maggioranza degli italiani dovrebbe ricordarsi che a scegliere lui non è stata la maggioranza degli italiani. Che i sessanta milioni di italiani che cita non sono tutti suoi, che quel miserabile 40,8% degli aventi diritto, che hanno votato il piddì alle europee e che non danno a Renzi e al suo governicchio largo ma soprattutto inteso con berlusconi quell’autorità per fare le cose che fa, non è la maggioranza degli italiani. Che quel consenso che si vanta di avere è il prodotto della solita propaganda che si costruisce nelle redazioni dei media ufficiali, dell’informazione che da quando c’è Renzi ha smesso di fare quel minimo indispensabile del suo dovere che sarebbe quello di far notare le contraddizioni della politica, di criticare dove serve la politica. E con Renzi  ci sarebbe l’imbarazzo della scelta vista la quantità sesquipedale di balle ciclopiche con le quali ha sedotto chi crede davvero nel rinnovatore,  quello che per mettere tutti allo stesso livello invece di estendere toglie. 

Renzi a proposito di lavoro ha applicato la teoria dell’accontentarsi.
Che è tutto ciò che rispetto al lavoro non si deve fare.
La competenza, la fatica, il tempo, ormai senza più orari: si lavora sempre, di sabato, di domenica, a natale e a ferragosto che si dedica al lavoro vanno pagati.
Il giusto, non di meno perché c’è chi sta peggio e per non fare un dispetto a nessuno si portano tutti a stare peggio.
Il metro non è guardare al peggio ma impegnarsi per permettere il meglio.
Il lavoro senza gratificazione ottenuta col giusto compenso perde in qualità.
E nella filiera dei servizi prodotti dal lavoro ci perdiamo tutti.
La colf che lavora per sette euro l’ora quando ne dovrebbe e potrebbe guadagnare dieci non sta lì a sottilizzare se rimane un po’ di polvere sui mobili o la camicia non è stirata perfettamente.
La stessa cosa succede con l’impiegato, l’operaio, l’infermiera che poi, essendo valutati poco danno e rendono poco.
E tutto il paese poi vale poco.
E Renzi questo sta facendo, vuole costruire un’Italia che vale poco.
Ancora meno di quanto l’abbiano fatta valere tutti quelli che lo hanno preceduto.

 

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Alla ‪#‎Leopolda‬ la sinistra di Renzi?
Alla Leopolda ci sono i sostenitori di uno che a sinistra non mette nemmeno la freccia e che sta assemblando un gruppo di potere più pericoloso di quello di berlusconi i cui adepti, seguaci e affiliati conoscevano la fragilitá essendo il puparo un inaffidabile delinquente che prima o poi sarebbe stato fermato.

Renzi non si ferma né lo fermeranno quelli preposti a garantire una democrazia agli sgoccioli messa – in virtù della solita manovra di palazzo – nelle mani di un arrivista, un abusivo amico dei potenti e delle banche che, con nessuna autorizzazione, nessun mandato del popolo si è messo lo scolapasta in testa e crede di poter fare l’imperatore.

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LEOPOLDA PIGLIATUTTO (Marco Damilano)

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Poldo e la Leopolda – Marco Travaglio

Cazzari di terra, di mare e dell’aria! Camicie Bianche della Rottamazione e delle Regioni! Uomini e Donne della De Filippi, di Porro e della D’Urso, ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra pancia! L’ora dei selfie, degli hashtag, delle slide e delle linee-guida revocabili! La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli scribacchini di Bruxelles e Strasburgo. L’Italia parolaia e renzista è un’altra volta in piedi anzi seduta, forte, fiera e compatta come non mai. La supercazzola è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola e accende i cuori da Arcore al Nazareno alla Leopolda: vincere! E twitteremo! Popolo renziano, corri alle poltrone e agli iPhone e dimostra la tua viltà, il tuo servaggio, il tuo sedere!   Diamo ora la parola ai Figli della Leopolda di ultima generazione.   Matteo Orfini: “Basta atteggiamenti provocatori.

Renzi faccia il segretario di partito e la smetta con certe guasconate. L’idea di fare il premier è una follia. Renzi è l’ultimo giapponese di una linea che in tutto il mondo è stata abbandonata. Mi ricorda i Righeira, gli Europe, certe sue scelte estetico-musicali ricordano il mondo dei paninari. C’è un’idea della spettacolarizzazione della politica un po’ figlia di quegli anni”.   Andrea Orlando: “Basta passare con Renzi che si diventa nuovi, anche se non lo si è di curriculum… Il vero apparato, inteso come professionismo politico, è a sostegno di Renzi… Per noi il cambiamento è un governo che provi a ottenere la maggioranza al Senato in base a un progetto, lui preferisce la formula del governissimo, legittima, ma già sperimentata in maniera drammatica visto l’epilogo del governo Monti”.   Dario Franceschini: “Tra la competenza e l’esperienza di Bersani e la rottamazione di Renzi ci possono essere dubbi a chi affidare il Paese? Bersani ragiona, Renzi recita”.   Federica Mogherini: “Renzi ha bisogno di studiare un bel po’ di politica estera, non arriva alla sufficienza, temo. Matteo, lascia stare la politica estera e di difesa, Obama ed F-35 compresi. Ti conviene, dai retta. Renzi è un po’ troppo sul passato per essere l’uomo del futuro. Bersani ragiona da premier, Vendola è affidabile, Renzi un po’ fuori fase. Sceglie lo slogan che usò Franceschini alle primarie 2009, ‘Adesso’. Come inizio di rottamazione lascia un po’ a desiderare”.   MariannaMadia: “Bersani è il miglior premier che l’Italia possa avere. Solo lui ha statura da presidente del Consiglio”.   Pina Picierno: “Qualcuno dica a Renzi che l’Onu ha appena stabilito che deve studiare… Bella la supercazzola di Renzi sui diritti… Lo slogan ‘Adesso’ di Renzi l’ha lanciato Franceschini nel 2009, ‘mazza che svolta! M’avanzano un sacco di cappellini della campagna di Renzi, che faccio li spedisco a lui o libero il mio garage? Bersani è l’unico a parlare di lotta alle mafie: mi piacerebbe che Renzi facesse lo stesso… Ma Renzi per chi ci ha preso, per renziani?”.   Alessandra Moretti: “Renzi non sta bene dove può essere messo in discussione, non ama il confronto democratico e si comporta da primadonna, ma ne abbiamo già avuta una e si chiamava Silvio Berlusconi. È egocentrico e anche maschilista. Chi è più bello tra Renzi e Bersani? Bersani tutta la vita! Ma avete visto le foto di Bersani da giovane quando aveva i capelli fluenti? Somiglia a Cary Grant, un possibile attore, e poi è alto e con le spalle larghe. Non c’è paragone con Renzi, che ha pure quel modo di parlare così strano”.   Piero Fassino: “Se il programma di Renzi è ‘tutti a casa’, non è un programma per governare il Paese”.   Ps. Tranquillo, Matteo, nessuno ripeterà nulla di tutto questo: lo dicevano – vedi antologia raccolta dall’Espresso – fino al giorno prima che tu scalassi il partito e il governo. Ma ora è tutto passato. Piuttosto, lascia stare l’incolpevole Leopoldo di Toscana, che era una persona seria. Molto meglio Poldo, quello dei cartoon di Popeye che ingolla i panini interi: rende meglio l’idea.

 

 

 

La macchia sulla democrazia ha un nome e un cognome: silvio berlusconi

Giuseppe Scalarini

Sottotitolo: il nuovo che avanza, quello del cimitero per i feti: un’ideona che sa di modernità quanto un salotto chippendale, un film in bianco e nero stile Viale del tramonto, ma soprattutto ha quel retrogusto rancido di marchetta al vaticano e all’elettorato catto talebano che infesta questo paese e che impedisce un sano progresso civile, il rottam’attore che si porta dentro boccia, latorre e minniti, quest’ultimo con una percentuale di assenze in parlamento pari a quella di berlusconi, latorre è quello del pizzino in diretta tv a Bocchino [lo scrivo maiuscolo solo per non dare adito a fraintendimenti],  uno dei piddini più berlusconiani, boccia si è presentato benissimo da solo grazie alla magnifica esperienza delle larghe intese che, nel suo caso erano iniziate già prima in quanto marito della moglie neo ministra pidiellina.
Sono queste le novità di Matteo Renzi, ma i voti li prenderà perché ad un sacco di gente piace essere presa per il culo. E non le basta mai.

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ANGELINO HA PAURA: I PRIMI SEGNALI DEL METODO BOFFO 

Non è metodo Boffo questo: è intimidazione di stampo mafioso.
Continuare a parlare di metodo Boffo significa rivolgersi a quella nicchia ristretta di cittadini che s’informa, sa e ricorda: invece definire le cose per come sono spiega meglio, la mafia la capiscono tutti.

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«SE IN GIUNTA PASSA IL VOTO PALESE SCATENERÒ L’INFERNO» 

E questo è l’intimidatore, quello che la mafia se la teneva in casa.

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Che dire dell’indecenza volgare della santanchè che ieri ha detto che prima di parlare di berlusconi bisogna sciacquarsi la bocca, nonostante i rumors che la santanchè non ignora, visto che fu quella che disse che b le donne le vuol vedere tutte in orizzontale e che lei non gliel’avrebbe mai data ci hanno sempre detto che solitamente chi ha avuto a che fare con lui la bocca se l’è dovuta sciacquare soprattutto dopo. E naturalmente bisogna continuare ad invitarla in tutti i talk show, intervistarla già alle otto di mattina sui network nazionali ché non sia mai dovessimo perderci le perle di cultura e saggezza, la conoscenza politica di un’approfittatrice fallita  che senza berlusconi tornerebbe ad essere solo una delle tante vergogne purtroppo nazionali di cui dimenticarsi, mentre tutti i media continuano a presentarcela come un’eccellenza del cui parere proprio non si può fare a meno. I personaggi li fanno quei giornalisti che fanno finta che il piombo sia oro, che continuano a riproporci gli autorevoli pareri dei giovanardi e delle santanchè e la responsabilità storica di domani sarà principalmente la loro che li hanno creati, nutriti e mantenuti in vita. 

E che altro si può e si deve dire di quella manciata di mentecatti delinquenti che ancora si vendono al partito di un pregiudicato, di questo parlamento che si sta inventando il tutto e l’oltre per tenersi dentro il pregiudicato condannato, consentirgli di partecipare alla vita politica da addetto ai lavori – pagato dai contribuenti che al contrario di lui le tasse le pagano tutte – come piace tanto al Napo Capo.

 E siccome la frode di berlusconi è stata più grave perché commessa da un politico [sic!], i giudici gli hanno condonato un anno di interdizione, da tre anni a due. Tanto perché sono comunisti, ecco.  I giudici dovrebbero imparare a non essere magnanimi coi delinquenti seriali e quelli che si propongono a guidare il paese invece di dire cazzate scopiazzate qua e la a reti e leopolde unificate dovrebbero prendere nota che non si fanno leggi che offrono un’autostrada ai delinquenti: i delinquenti si fermano, quale che sia la strada che hanno deciso di imboccare.

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L’Amaca – Michele Serra, 30 ottobre

Tutto questo gran parlare della decadenza di B., queste manfrine procedurali, queste schermaglie politiche, questo rimandare alle calende greche, possono anche durare anni; ma non mutano di una virgola la sostanza della questione, così facile che la può capire anche un bambino: può un condannato per reati gravissimi sedere in Parlamento? O è meglio che se ne vada a casa sua?
Ha stra-ragione (non semplicemente ragione: stra-ragione) il segretario dell’associazione magistrati Carbone quando dice che l’incandidabilità dei condannati è «un principio di etica, e il fatto che ci sia voluta una legge per ribadirlo indica la debolezza della politica». La legge Severino, in un paese sano di mente, neanche dovrebbe esistere: normatizza un principio elementare, che dovrebbe essere scontato prima di tutto per i politici. Girala o rigirala come ti pare, la Severino dice che in Parlamento non devono sedere dei criminali. Punto. E chi la tira tanto in lungo cerca di aggirare non tanto la Severino, quando l’ovvio principio etico che quella legge interpreta, nella penosa necessità di sancire ciò che ogni politico, per sua dignità, avrebbe dovuto sapere già da sé solo, senza alcun bisogno che un pezzo di carta glielo rammenti.

Il Rottam’attore

Renzi, l’aborto e il cimitero dei non-nati: un’idea di sinistra di Matteo Renzi.

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Mai più larghe intese, mai più giochini alle spalle degli italiani. [Matteo Renzi]

Intanto però le larghe intese in parlamento ci stanno anche grazie al consenso di Renzi che addirittura se le augurava, così come si fa nei paesi normali – dice lui –  nei quali però non si mandano i berlusconi in parlamento – dico io –  ma non facciamolo sapere in giro.

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Matteo Renzi, ospite di Ballarò, ammette che secondo lui in un altro paese che non sia l’Italia, PD e PDL avrebbero già trovato un accordo per governare.

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Renzi: “Basta con gli inciuci ma non puntiamo alle elezioni subito va fatta la riforma della giustizia” (SIMONA POLI).

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 Due schiaffi in faccia al pd ci stanno sempre bene perché se li merita tutti dopo le ottime performance di cui si è reso protagonista il partito più inutile, più male assortito e più dannoso della storia politica di questa sciagurata [prima] sinistra italiana e del centrosinistra dopo.
Ma chi pretende di impartire lezioni di politica dovrebbe aver dimostrato di essere all’altezza di farlo. Questo figlio di papà [democristiano] cosiddetto innovatore ma in realtà uno a cui lo status quo sta più che bene, uno che si porta ai convegni banchieri e finanzieri e poi dice di essere di sinistra, uno a cui berlusconi stesso disse tre anni fa nel famoso incontro in quel di Arcore: “tu mi somigli”, che è cosa di cui non vantarsi non so, secondo me non è quello più adatto.  

Renzi fu quello che si congratulò per il “proscioglimento” di berlusconi al processo Mills che in realtà era invece la sesta prescrizione ottenuta [alla decima pare che si possa vincere un’amnistia o un indulto premio] grazie alle leggi volute da lui se stesso medesimo e firmate puntualmente dall’altro “sedesimo”. Non oso immaginare dunque che razza di riforma della giustizia possa pensare e realizzare uno che non conosce la differenza fra prescrizione, proscioglimento e assoluzione. E questa è solo una cosa di tante.

 Ma come scrivevo un paio di giorni fa nella mia pagina di facebook  Renzi i voti li prenderà, perché nella tradizione italica c’è la caratteristica di non imparare mai dagli errori, di ripeterli com’è accaduto, fino al parossismo dei vent’anni berlusconiani.

Se gli intellettuali di cinquant’anni fa avevano fotografato così bene l’Italia è soprattutto perché è la maggioranza degli italiani a renderla prevedibile e noiosa. Fa sempre le stesse cazzate. Basterebbe andare a rileggersi Pasolini per rendersene conto.

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Matteo 6,31 – Massimo Rocca – Il Contropelo di Radio Capital

La tentazione di dare ragione a Fassina, perché Fassina ha ragione, sul discorso di Renzi è forte. In un breve intervento sull’Huffington post il viceministro dell’economia demolisce la parte economica dei discorsi leopoldeschi. Un’immensa quantità di fuffa, da cui non si riesce a tirare fuori neppure un euro di gettito o di investimenti. Ed è per questo che bisogna che Renzi vinca la gara per la segreteria del PD, e se possibile, il prima possibile arrivi a Palazzo Chigi: L’ultimo grande venditore di fuffa, ci apparve in televisione vent’anni or sono, affascinò la destra, sconcertò la sinistra. Anche lui tutto a base di slogan da baci perugina, il nuovo miracolo italiano, la libertà, il paese che amo. Qui invece come nelle pubblicità che ti appioppano la bottiglia o il barattolo perché sopra c’è il tuo nome, ognuno di noi è chiamato a scandire la sua parola chiave per il futuro. Stupore, felicità, bellezza. Fuffa di primissima qualità. a partire dal no agli inciuci, ma dalla prossima volta per adesso continuate pure. Per questo dovete portarmelo presto al potere. Io comincio ad avere una certa età e vent’anni per aspettare che capiate potrei non averli.