Charlie Hebdo, un anno dopo

Uno stato democratico ha il dovere di affermare i principi della laicità che garantiscono tutti senza preoccuparsi  degli orientamenti religiosi, ha il dovere di non considerare i dogmi religiosi  elevandoli ad esempio per le regole della società civile, ha il dovere di non permettere che la religione invada ambiti dai quali deve stare fuori, ad esempio la politica.  Lo stato democratico non deve condizionare l’espressione dei pensieri, anche fossero i più irriverenti finché non diventano un reato.

Non c’è fanatismo nel pensiero e nell’azione laici mentre nella religione continua ad esserci, non solo in quella fondamentalista che ha ucciso la libertà di poter ridere anche di chi  crede che un Dio che nessuno ha mai visto né sentito parlare abbia davvero il potere che gli è stato conferito da uomini e donne in carne ed ossa. Al punto in cui siamo oggi a salvare il mondo non saranno la bellezza né l’amore ma la laicità, ovvero la libertà di ognuno di poter essere quel che è, il diritto di ognuno di decidere della sua vita,  non essere parte di un insieme di cui non vuole far parte senza che qualcuno che ha scelto di essere altro si debba offendere per questo.

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Charbonnier

Ancora nessun attentato in Francia. Aspettate, abbiamo fino alla fine di gennaio per farvi gli auguri”.  “Charb”

L’EDITORIALE DI MARCO TRAVAGLIO – “J’ETAIS CHARLIE”, PERCHE’ TUTTO E’ TORNATO COME PRIMA

Charlie Hebdo, un anno dopo la strage  
‘Rassegnatevi, noi atei non siamo morti’

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Se ancora oggi bisogna mordersi la lingua per non essere “inopportuni” verso le religioni, per non turbare le sensibilità dei credenti, se in un paese civilizzato come il nostro la bestemmia che passa su un nastro in sovraimpressione durante uno show costa il posto di lavoro al responsabile della messa in onda, se, sempre in quel paese le notizie dal vaticano sovrastano per eco, enfasi, quantità e importanza quelle che riguardano tutti, non solo i cattolici, una fetta di popolazione sempre più risicata che non dovrebbe rappresentare tutto il paese né avere più diritti degli atei, dei tifosi di una squadra di calcio o degli amanti della letteratura, del cinema, di un’arte qualsiasi.
Se, sempre qui, vengono prese per cose serie idiozie dette in relazione alle allegorie natalizie quando se ne parla come di tradizioni da imporre perfino nella scuola di tutti: il presepio alla stregua della pietanza tipica, cose che vengono dette da ipocriti che non hanno niente di cristiano di cui potersi vantare visto che molti – vaticano compreso – sono fra quelli che non trovano orripilanti gli accordi dell’occidente con l’Arabia delle decapitazioni di massa, dell’annullamento dei diritti umani.
Se ancora oggi bisogna spiegare la funzione della satira che in quanto tale non si pone dei limiti né è tenuta a farlo direi che non è servita a niente la lezione di Charlie Hebdo, della strage per ammutolire la libertà della satira di poter irridere non Dio ma l’idea tutta terrena che ha chi lo usa per comandare, dividere, guerreggiare, violentare i diritti umani offendendo fino all’annientamento e all’eliminazione fisica di chi non ha bisogno di Dio per tirare a campare.  Chi perseguita, obbliga, impone, vieta, censura, nega le libertà personali e uccide in nome di un dio è un malato mentale oltreché un criminale socialmente pericoloso, quindi nessuna comprensione, giustificazione né tanto meno l’abbassamento dei toni con gente così, quale che sia il suo dio di riferimento.

 

Liberté, égalité, fraternité e laïcité

 

Mercoledì 14 gennaio il nuovo numero di Charlie Hebdo sarà in tutte le edicole italiane in allegato a il Fatto Quotidiano. È il nostro modo di essere vicini e di esprimere solidarietà alla redazione del settimanale francese sanguinosamente colpito dalla strage di Parigi e di testimoniare tutto il nostro amore per la libertà di espressione e dunque di satira. Ringraziamo gli amici di Charlie Hebdo, e quelli di Libération che li ospitano nella loro sede, per avere subito accolto con gioia la nostra proposta, così come quelle del New York Times per gli Stati Uniti e di alcuni altri quotidiani europei. Dal ricavato dell’iniziativa “il Fatto quotidiano – Charlie Hebdo” (in edicola al prezzo di 2 euro) trarremo una donazione per le famiglie dei colleghi giornalisti e vignettisti uccisi.

Mi fanno molto ridere quelli che condannano la violenza ma non la libertà di potersene fregare allegramente del rispetto per la religione imposto con la legge, o sotto la minaccia del terrore e iniziano e finiscono i loro bei discorsetti con la frasetta di circostanza: “lo dico da ateo, o atea”.
Provate a sostituire l’aggettivo “ateo” con “laico”, perché la libertà che si difende non è atea e non è religiosa ma è laica, ovvero di tutti: degli atei e dei religiosi.
La laicità è una cosa meravigliosa proprio perché garantisce la libertà di tutti, non solo di qualcuno o di nessuno. La laicità è quella cosa che ci permette di prendere le distanze dal fanatismo, dal simbolo sotto il quale si sono sempre riparati tutti quelli che credendo nel loro Dio pensano di avere dei diritti in più di chi non crede – perfino delle leggi speciali a tutela della creduloneria popolare – ma è comunque costretto a sottostare, subire non solo la visione di quei simboli in luoghi dove non devono stare ma anche la negazione dei diritti civili in virtù dell’ingerenza religiosa nella politica che per non offendere i cattolici più integralisti,  ma soprattutto per non perdere i loro voti,  non permette che i cittadini possano avere a disposizione la possibilità di vivere una vita più libera e più garantita nel rispetto di quelle che sono scelte personali che uno stato civile ha il dovere di riconoscere rispettandole. La laicità serve ad abbattere il falso mito di una spiritualità malata, viziata dalla suggestione e dalla soggezione, dall’ipocrisia di morali doppie e triple: basta vedere l’atteggiamento della chiesa verso i potenti anche quando sono delinquenti, tiranni, dittatori sanguinari. Serve a smontare la grande menzogna della vita bella nell’altro mondo che nessuno ci ha mai potuto raccontare  su cui si fondano le religioni: quel regno dei cieli per i cattolici,  le 72 vergini che spetterebbero di diritto al “martire” disposto a morire per difendere il Profeta. In un mondo a misura di lacità nessuno penserebbe di ammazzare gente per affermare la superiorità della sua religione sulle altre perché, come dice Gérard Biard, caporedattore di Charlie Hebdo  scampato alla strage, “sono tutte cretine allo stesso modo”.  E nel mondo normale si deve poter dire anche che le religioni, basate su delle idee e non sulle persone sono cretine senza rischiare la vita.

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Dio è incompatibile
con la democrazia
 – Angelo Cannatà per Micromega

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Quello che molti non hanno capito è che Charlie Hebdo sfotte e irride le idee, non le persone.
Che non è colpa di Charlie, di nessuna satira, letteratura né di qualsiasi arte sia stata prodotta nei secoli per far aprire la mente alla gente se a certe idee si è voluta dare la forma, la figura di divinità che non ci hanno mai fatto la cortesia di mostrarsi ma sono state create – al solo scopo di sedurre – ad immagine, somiglianza e fantasia di chi ha realizzato le religioni: la forma più violenta di controllo e sottomissione dei popoli. Ed è lì che la satira agisce, su quella forma di controllo e oppressione rappresentata non dalle figure delle varie rappresentazioni di Dio ma sulle idee, quella parola di Dio per mezzo della quale quell’oppressione e quel controllo hanno avuto, hanno ancora una ricaduta nella sfera civile, privata dei cittadini e politica delle società.
La laicità, tanto invisa a chi soprattutto in politica che nella religione trova un grande alleato e ha tutto l’interesse che si mantengano vive ed attive tutte le forme di controllo sui popoli, ha proprio la funzione di smontare la veridicità di teorie che non hanno nessun fondamento né riscontro nella vita reale, di conseguenza non permettere che abbiano la possibilità di essere usate per controllare ed opprimere, ordinare, modificare, obbligare, imporre uno stile di vita basato su un senso etico e moralisteggiante tipico delle religioni che vorrebbero imporre un senso uguale per tutt*. Teorie che non hanno, invece, nessun diritto di invadere la vita reale fatta di persone diverse che il senso alla loro vita lo danno nel modo che vogliono: ognun* il suo.
Il laico non dice di non credere in Dio, dice: credi pure nel tuo Dio ma fai in modo che resti una cosa tua, un sentimento di fede privato che non deve interferire nella vita di tutti del mondo reale condizionandola.
Cosa che invece le religioni fanno in assoluta libertà sostenute proprio dalle politiche che dovrebbero mettere una diga fra le faccende di stato e quelle inerenti la religione. La responsabilità dei cosiddetti scontri di civiltà che non si limitano alla messa in discussione delle idee ma provocano violenza e morte è quindi soprattutto politica, di gente irresponsabile che per opportunismi e interessi politici, economici invece di chiudere la diga l’ha spalancata senza curarsi delle conseguenze.

Nota a margine: dare ad una persona esistente le fattezze fisiche di una scimmia come ha fatto l’imbecille leghista con l’ex ministro Kyenge non è satira, è razzismo becero, perché nel momento in cui si paragona la persona alla scimmia non si sta contestando il suo pensiero ma si vuole offendere e denigrare proprio la persona mettendola ad un livello inferiore, quello di un animale.
E chiunque abbia bene chiaro in mente cosa significano la discussione, il dibattito, la critica sa benissimo che tutto questo non può e non deve mai riguardare la persona ma solo e soltanto il suo pensiero.
Non esiste il diritto al rispetto per le idee, un’idea diventa rispettabile quando trova appunto riscontro nel concreto, quando costruisce, quando è finalizzata al bene, esiste però quello per le persone ed è inalienabile, ecco perché viene garantito e tutelato dalla legge.

Benedizione in classe: tutti tolleranti col culo degli altri

“Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge.”

Ma nelle scuole italiane se ne insegna una sola per mezzo di insegnanti pagati dallo stato, cioè da noi, ma scelti dal vaticano. In Italia si continuano a finanziare dallo stato le scuole private religiose in spregio e sfregio della Costituzione e come se non bastasse bisogna fare ricorso agli avvocati e ai tribunali per impedire che  si impartisca una benedizione  non voluta né richiesta da tutti i genitori per i propri figli in quelle pubbliche, statali, dunque laiche.

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Articolo 7 della Costituzione Italiana: Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, INDIPENDENTI E SOVRANI. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettati dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.

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Articolo 8 della Costituzione Italiana: Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.

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In buona sostanza la Costituzione ci dice e ci insegna che la repubblica italiana è indipendente da qualsiasi potere, pensiero e influenza religiosi. In tempi passati qualcuno, con lucidità e lungimiranza  ha lottato per uno stato laico, perché la laicità al contrario delle religioni non esclude ma include e garantisce tutti, indipendentemente dal loro credo e non credo,  qui invece il dibattito è fermo al palo  delle preghierine e delle benedizioni nei luoghi pubblici e laici come le scuole statali. A discutere dell’opportunità che io, laica e atea mi debba ritrovare –  perché imposti da non si sa bene chi e perché – sulla testa santini e crocefissi nel caso di un ricovero in un ospedale pubblico.

Ieri il parlamento europeo ha bocciato una mozione che chiedeva che ai bambini venisse impartita l’educazione sessuale nelle scuole. L’educazione sessuale no e la benedizione sì. E questo la dice lunga sul concetto di laicità e progressismo espressi dalla politica di questo paese. Io trovo angosciante, preoccupante e profondamente incivile che una democrazia occidentale del terzo millennio non attui nei programmi scolastici la storia di tutte le religioni al posto dell’ora per una, la solita, e che durante le festività religiose cattoliche non si trovi un compromesso per una semplice festa senza simbologie, canti e immagini religiose di nessun tipo nel rispetto di tutti: maggioranza e minoranze.

Una bella festa aperta a tutti per un semplice scambio di auguri che unisce e non divide in “buoni”:  quelli che partecipano, e in “cattivi” da emarginare  quelli che preferiscono di no. La cristianità non prevede tolleranza ma accoglienza, che è diverso. Non discrimina nessuno costretto ad uscire da una classe per non dover partecipare ad un rito religioso svolto in un luogo pubblico.

Se non è possibile far rispettare la laicità, l’indipendenza dello stato come da Costituzione è giusto chiedere che si rispetti almeno la legge. 

E se la legge vieta che si interrompa o modifichi il normale svolgimento delle lezioni per celebrazioni di carattere confessionale ha fatto benissimo quel genitore di Tradate a chiedere che venisse rispettata la legge impedendo il rito religioso della benedizione durante l’orario scolastico. Far valere il principio di un diritto non è mai una perdita di tempo. 

Con buona pace, che lo dico a fare, dell’assessore all’istruzione piddino “dispiaciuto” perché quella benedizione “non avrebbe fatto male a nessuno” e di tutta la pletora di cattonazitalebani che in queste ore in Rete sta accusando quel padre di blasfemia perché ha chiesto il rispetto della legge.

L’Italia non è una teocrazia, non esiste più la religione di stato e in un paese ormai pienamente dentro la multietnicità bisogna rispettare tutti, smetterla con questa prepotenza e arroganza di una maggioranza di cattolici che pensa che l’esercizio e l’espressione della religione debbano essere riconosciuti a livello nazionale e praticati ovunque, anche nelle scuole pubbliche, quelle di tutti. 

La religione e tutte le sue espressioni non fanno parte di nessuna tradizione, usi e costumi, la religione è un fatto privato, e quei genitori che hanno scelto per i propri figli un altro tipo di educazione all’insegna della scelta libera e non dell’imposizione della religione come se fosse un’eredità inevitabile, o, peggio ancora, una tradizione da tramandare così, per abitudine, perché in fin dei conti ci siamo nati e che male c’è hanno tutto il diritto di impedire che degli estranei entrino in una scuola durante le lezioni per imporre una benedizione ai propri figli.

“Quando ci sono io non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci sarò io”

“Noi atei crediamo di dover agire secondo coscienza per un principio morale, non perché ci aspettiamo una ricompensa in Paradiso.”

*Margherita Hack*

“Dio è il tappabuchi per quando l’uomo non riesce a trovare le risposte”.

*Margherita Hack*.

E io dico, anche per quando non vuole. Ciao, Signora delle Stelle, mi mancherai moltissimo.

La Scienza, a differenza delle religioni costringe al dubbio, non è portatrice di nessuna verità indiscutibile, assoluta.
Ed è davvero troppo comodo spiegare tutto con l’esistenza di qualcuno che nessuno ha mai visto né sentito parlare.


“BISOGNA ESSERE COMBATTIVE, NON TIMIDE”. ADDIO ALLA DONNA DELLE STELLE

Change

Hanno girato, rivoltato, trattato e contrattato ma finalmente sono riusciti a dare a berlusconi pure la7. Urbano Cairo è un ex dirigente fininvest, quindi dopo Mediaset che è la sua, la Rai che controlla per mezzo dei suoi ascari sguinzagliati in ogni dove, finalmente anche la7  finisce [di diritto ma soprattutto di rovescio] sotto il controllo di silvio berlusconi. Mannaggia, ad avere una legge sul conflitto di interessi questo non sarebbe mai potuto accadere, probabilmente d’alema, come per quella sullo scudo fiscale, non aveva capito quanto fosse importante questa legge. 
Ecco perché non ce l’ha fatta a farcela.

Sottotitolo: sulla piattaforma Change.org è stata lanciata dall’Uaar, “Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti” una petizione che richiede l’abolizione del Concordato tra Stato e Chiesa. [qui il link all’appello]

Conclave, cattolici Usa contro Mahony
E Famiglia Cristiana lancia un sondaggio

 L’ex arcivescovo di Los Angeles era stato sollevato dai propri incarichi per aver coperto gli scandali di pedofilia. Ciononostante il suo nome risulta tra i partecipanti al Conclave che dovrà votare il successore di Benedetto XVI.  Catholics United indice una petizione per impedirglielo.
A proposito di ospitate nello stato di Dio:
nell’aprile 2011 al dittatore dello Zimbabwe Robert Mugabe, accusato di crimini contro l’umanità fu concesso di partecipare alla beatificazione di Wojtyła. Lo stato italiano fu costretto a sorvolare sulle leggi recenti in funzione dell’obbrobrio fascista dei patti lateranensi e consentire a Mugabe, indesiderato in base alle sanzioni europee che gli vietavano il visto d’ingresso in tutti i paesi membri, di calpestare il territorio italiano.

Ho firmato perché voglio che questo diventi davvero un LIBERO STATO e non il paese a democrazia limitata che è sempre stato i cui contribuenti sono costretti – di diritto ma soprattutto di rovescio – a mantenerne un altro i cui residenti poi non si comportano affatto da ospiti ma vogliono fare i padroni di casa, anche della mia.
Facciamo che ognuno si paga le sue eccentricità, che sei miliardi di euro l’anno, tanto ci costa più o meno mantenere santamadrechiesa, esclusi benefit, privilegi, bollette non pagate i cui costi ricadono sui romani,  tasse non pagate che i contribuenti devono pagare anche per la vaticano SPA e un mucchio di altri lussi che vengono concessi dallo stato alla chiesa, e per non dover ribadire ancora una volta quanto sia costoso dover sopportare questa zavorra che impedisce a questo paese di diventare davvero civile sono un prezzo altissimo che non possiamo più permetterci di pagare. 
Ho firmato perché il concordato è una legge fascista che in una democrazia, in una repubblica deve essere abolita.

Eppoi l’ha detto anche il papa uscente [ma che resterà ospite nelle mura vaticane affinché non abbia nulla da temere, ben coperto dall’immunità in quanto capo di stato estero, quella stessa  che lo ha sollevato da altre responsabilità circa i casi di pedofilia all’interno della chiesa: Immunità: ecco perché Ratzinger resterà in Vaticano,  tutti uguali a dio e come no]:”‘Il tentatore è subdolo – ha detto all’Angelus: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari”.

Ecco, firmiamo anche per non farli più cadere in tentazione. Così imparano.

Lilly Gruber: lei è cattolico?
Antonio Ingroia: NO.
[Ottoemmezzo, 18 febbraio]

La domanda di Lilly Gruber non è stata né indiscreta e nemmeno fuori luogo.

Altroché tenersi i papi e i cardinali nei cassetti come Bersani e Vendola.
In un paese dove la religione invade la politica di destra, di centro e di centrosinistra che non oppone mai resistenza anzi le piace pure, e in modo asfissiante la vita dei cittadini ai quali s’impone di vivere secondo un’etica religiosa anche se non sono cattolici-credenti-praticanti perché la politica poi  non legifera secondo le necessità, le urgenze, i bisogni della gente ma in base a quello che non turba e disturba le loro eminenze, nell’unico paese che ne deve mantenere un altro grazie a una legge fascista, il concordato,  che dovrebbe, DEVE  essere abolita quel NO di Ingroia è una luce in fondo al tunnel.

E’ importante sapere in che misura la religione occupa la vita di un politico visto che i nostri politici sono troppo sensibili all’influenza della religione, si ammalano molto facilmente di conservatorismo e bigottismo; mentre a noi, invece,  serve una politica sana e libera da TUTTE le influenze.

 

[Il tempo è galantuomo]

Ecco perché ieri sera da Lilly  Gruber c’era Ingroia: il più nascosto di tutta questa campagna elettorale, il più oscurato e ignorato dai media.
E’ andato a fare il tappabuchi di berlusconi che doveva fare il confronto con Travaglio; ma siccome notoriamente Travaglio fa il gioco di berlusconi allora ha preferito non andare per non rischiare di stravincere le elezioni e umiliare i suoi avversari: lui è un uomo modesto, si accontenta di poco.
E già qui si potrebbe mettere un punto e scrivere che per capire ci vorrebbe un cervello che fa il suo mestiere, ché la polemica infinita sulla puntata di Servizio Pubblico circa il fatto che Santoro e Travaglio avrebbero messo a suo agio sua bassezza a me ha puzzato di bruciato sin da subito, come anche la proclamazione a santi subito di Floris e Ilaria D’Amico, i bravi giornalisti che hanno imbarazzato berlusconi [mica come Travaglio, cazzu cazzu iu iu], come se tredici minuti di intervista fossero uguali a una trasmissione di un’ora o di tre ore.
E che quando scrivo che in questo paese un’informazione che informa non l’avremo mai perché non ce la meritiamo, perché c’è gente che non ha la benché minima idea di quello che significa la parola informare altrimenti l’Italia non sarebbe sempre e puntualmente in basso a tutte le classifiche internazionali sulla libertà di stampa e informazione, forse ho ragione.
E chissà perché se Santoro e Travaglio sono così ospitali Bersani e Monti, chez Servizio Pubblico non ci sono proprio voluti andare.

Telecanto e melesuono
Marco Travaglio, 19 febbraio

Sarò strano, ma non riesco a capire tutta questa ossessione per i confronti televisivi che si fanno o non si fanno. Intendiamoci: Grillo ha sbagliato di brutto a promettere e poi disdire l’intervista con Sky (e non è la prima gaffe: quella strana frase sui magistrati che “fanno paura” proprio mentre indagano sui poteri fortissimi ha sconcertato una bella fetta della sua base). Ma soprattutto ha sbagliato a prometterla, perché diciamoci la verità: nessuna delle centinaia di pallosissime telecomparsate degli aspiranti premier e dei loro candidati ha spostato di un millimetro gli orientamenti degli elettori. L’idea di un bel dibattito all’americana, dove un avversario o un giornalista mette in difficoltà il politico di turno e gli fa perdere voti, in Italia è pura utopia: e lo resterà finché la politica comanderà sulle tv. Paradossalmente, il programma che più s’è avvicinato a quel modello è stata la puntata di Servizio Pubblico che tutti i giornali hanno accusato di aver rilanciato Berlusconi (perciò Bersani e Monti non sono venuti da Santoro: per evitare eccessivi rilanci). Quella sera il Cavaliere, per la prima e ultima volta nella sua carriera, fu costretto ad ammettere di non essersi opposto alla decisione di Monti di introdurre l’Imu sulla prima casa; e addirittura di essersi confuso, a causa dell’età avanzata, sul complotto delle banche tedesche contro il suo governo. Tant’è che per qualche settimana evitò accuratamente di dichiarare guerra alla Germania e di accusare Monti sull’Imu, pensando che le due balle fossero ormai inutilizzabili e occorresse inventarne qualcun’altra (tipo la restituzione dell’Imu in contanti). Poi andò a un programmino domenicale di La7 e ripeté le due balle senza che i due conduttori gli ricordassero che erano già state smontate da Servizio Pubblico. Dunque capì che poteva usarle di nuovo: nella tv italiana non si butta via niente. Del resto, avete mai sentito qualcuno (esclusi i presenti) rinfacciargli i suoi processi o gli impresentabili nelle sue liste? Tutti gli scandali, per lui, sono ormai mediaticamente prescritti: condono tombale. E così i casi Penati o Mps per Bersani. E così l’inerzia su Finmeccanica per Monti. In compenso Ingroia, le rare volte in cui appare in video, deve continuamente giustificarsi per essere un magistrato e peggio ancora un incensurato; poi, quando potrebbe illustrare le proposte del suo movimento, il tempo è scaduto. Invece gli altri leader intervistati in tutte le tv possono dire le loro cose, vere o false che siano, senza incontrare ostacoli. Non perché alcuni intervistatori non tentino di incalzarli sulle loro contraddizioni, ma perché mai come in questa campagna elettorale si è mentito tanto spudoratamente sul passato e sul futuro, sui programmi e sulle alleanze. Anche la domanda più cattiva, impertinente, puntuta è destinata a infrangersi contro risposte generiche o sfuggenti o menzognere.
E la legge sulla par condicio proibisce al conduttore di interrompere l’ospite logorroico o bugiardo per ristabilire punto per punto la verità. Solo un confronto fra tutti e sei i candidati premier potrebbe spostare qualcosa: non tanto per i contenuti (perlopiù falsi o utopistici), quanto per l’efficacia della comunicazione, che non è uguale per tutti. Ma il confronto a sei non lo vuole nessuno dei big: troppi altarini da nascondere. Infatti pongono condizioni inaccettabili (confronto a due o a tre, fuori gli altri) per evitarlo. Quindi non facciano i furbi: sono allergici alle domande proprio come Grillo che (giustamente) accusano di allergia alle domande.

Ps. Ieri B. ha annullato la sua partecipazione a Otto e mezzo dove avrebbe dovuto rispondere alle domande di Lilli Gruber e del sottoscritto. Chissà cosa diranno ora i tromboni che mi accusavano di avergli regalato una barcata di voti a Servizio Pubblico: forse che temeva di stravincere?

Libera chiesa in libero stato; ma anche viceversa, s’il vous plaît

Corrado Guzzanti denunciato per offesa alla religione

 L’Aiart si arrabbia per il personaggio del monsignore nello spettacolo di La7 CONTINUA

Ma come sono permalosi i cattolici; non tutti ma molti sì.

Anch’io vorrei denunciare Rai, mediaset e Sky, quest’ultima addirittura con una finestra interattiva dedicata unicamente alla messa della domenica, all’angelus e altre cose che per molti sono importanti ma che molti altri hanno il diritto di considerare poco interessanti o per niente ma che, in barba al fatto che una religione di stato in Italia non esiste più e per fortuna  vengono riproposti a random tutto il giorno ogni volta, quindi sempre, egli esterna, pontifica, insorge, insulta le donne e gli omosessuali.

Ed estenderei la denuncia  anche a quei quotidiani che aprono col vaticano, il papa e le eminenze varie in prima pagina ogni giorno  anziché in quelle interne dedicate alla cronaca internazionale così come si fa con le notizie che riguardano gli stati esteri.

C’è un mucchio di gente a cui il papa non interessa ma Guzzanti ed un sacco di altre cose che i cattolici non gradiscono perché pensano che offenda la loro morale [la 1, la 2, la 3? chissà…] sì, come la mettiamo cari integralisti rompicoglioni che non siete altro?

Un’improbabile associazione che si richiama ai valori cattolici e dunque cristiani, quelli che ben conosciamo e che si richiamano a loro volta ad una presunta morale stravagante e ondivaga, quella che condanna l’amore omosessuale definito addirittura un pericolo per la pace ma non la pedofilia che secondo molti referenti di dio va “compresa” e ancorché perdonata, quella che NON paga le tasse; quella che condanna una donna che abortisce appellandola con l’insulto di assassina ma che fa dire a dei preti – senza che nessuna eminenza insorga abbastanza –   che ammazzare una donna perché “provoca” è solo una giusta e comprensibile reazione di uomini esasperati da donne che hanno capito [finalmente!] che oltre ai figli da crescere, a mariti da viziare a tempo indeterminato, ai manicaretti perfetti e una casa splendente c’è di più, anche una mise succinta e sexy e perché no; quella che i funerali a Welby no ma a Pinochet sì, quella che ha permesso che in una chiesa venisse ospitata la salma di un boss assassino per una ventina d’anni in qualità di “benefattore”; quella che ha tollerato una chiesa cattolica che si è messa in casa, ha accolto, protetto e dato asilo ai peggiori dittatori sanguinari, ai presidenti di presunte democrazie evolute che dichiarano guerra e vanno a bombardare innocenti civili, donne e bambini nel nome di dio, ha denunciato Corrado Guzzanti a proposito di uno spettacolo vecchio di sei anni perché avrebbe, secondo certe menti contorte, malate “vomitato falsità e dileggio alla chiesa, offendendo il sentimento religioso dei telespettatori”.

Lo spettacolo peraltro è stato trasmesso non dalla tv di stato, dunque quella pagata coi soldi dei cittadini ma da una privata, finanziata dai proventi della pubblicità e dal suo editore.

E comunque una delle grandi invenzioni di questo millennio è il telecomando col quale cambiare, volendo, canale, perché quello che non piace si può evitare senza pretendere che non venga trasmesso per non offendere i sentimenti di qualcuno.

Perché quel che eventualmente offende me potrebbe invece essere gradito da qualche miliardo di persone. 

Naturalmente questa bella associazione di IPOCRITI BIGOTTI  può benissimo sorvolare sul fatto che venga offeso, insultato ogni giorno da duemila anni il sentimento razionale, laico, agnostico e ateo di miliardi di persone che non si riconoscono nella religione cattolica – quella che  attraverso i suoi referenti religiosi, suorine che ne han fatte di ogni ma sono state prima beatificate e poi santificate, da duemila anni vanno in giro per il mondo a proclamare il loro credo, ad imporlo con metodi subdoli, veicolando ignoranza, impedendo la contraccezione, vietando l’uso del profilattico financo come sistema di prevenzione da malattie orribili qual è l’AIDS, promuovendo una cosa impraticabile da tutti i sani di mente, quella sì contronatura  come  l’astinenza sessuale.

Né tanto meno  possiamo e dobbiamo offenderci noi italiani e tutti i  residenti di questo paese, ostaggi di questi invasori arroganti che siamo costretti a sopportare e mantenere: l’Italia è l’unico stato al mondo che ne mantiene un altro,  nel NOSTRO stato, uno stato laico per Costituzione, solo per il fatto di ospitare il vaticano in terra italiana e dal quale la politica tutta, di destra di centro e di sinistra non ha mai voluto prendere le giuste distanze che il concordato aveva stabilito e cioè che ognuno è sovrano ma nel proprio stato. 

Non è vero che la colpa è della Rete. Non facciamoci fregare dai titoloni dei giornali

Questo post è stato inoltrato via twitter a tutti i giornaloni che oggi aprono colpevolizzando la Rete: la Rete va solo usata bene, non è colpevole di niente.  Disinformare e disorientare non è utile a nessuna giusta causa.  Basta  con questa ridicola criminalizzazione della Rete per la qualunque.
La prima pagina del Fatto oggi non si può guardare, un giornale che si vanta di fare buona informazione e di difenderla non può fare un errore di quel tipo solo perché il dàgli al web è uno degli argomenti più gettonati ma peggio affrontati.
Un argomento buono per essere spalmato in tutti i talk show che nei prossimi giorni ci allieteranno ospitando i soliti opinionisti all’amatriciana che ci dispenseranno le loro perle di saggezza che poi verranno assorbite dall’opinione pubblica creando l’ennesimo corto circuito intellettuale  secondo il quale “si stava tanto meglio quando si stava peggio” ovvero: quando non esistevano il web e i social network.
Non è così, non è affatto così e non deve essere fatta passare questa teoria.
Specialmente dai quotidiani cosiddetti liberi.

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La scuola e la famiglia, luoghi e contesti entro i quali i bambini prima e i ragazzi dopo dovrebbero poter tranquillamente crescere, essere educati, istruirsi, imparare a relazionarsi possono trasformarsi invece nei peggiori teatri di violenza e di morte. Per incapacità di educare, per ignoranza. Derubricare il suicidio di un quindicenne già stanco della vita ad una conseguenza del bullismo reale e virtuale è un errore che rischia di produrre effetti devastanti. Internet come sempre utilizzato come il capro espiatorio di tutti i mali del mondo.

Mentre invece i problemi di questo paese sono altri e non viaggiano in Rete.
Questo è un paese che galleggia nella retorica della tolleranza come se bastasse non prendere a calci in bocca qualcuno per sentirsi fuori dalla dinamica criminale dell’ignoranza che porta un ragazzino a suicidarsi a quindici anni perché è già stanco di doversi confrontare con la discriminazione, di doverla subire.
TOLLERANZA è una parola che fa schifo, è l’anticamera, la madre di tutti i razzismi, il suo significato dovrebbe far rabbrividire e invece qualcuno si vanta pure di essere tollerante anziché essere ACCOGLIENTE. Stravolgere il significato delle parole è diventata la moda più seguita in Italia tant’è che gentaglia fascista può avere l’ardire di definirsi moderata senza che nessuno risponda, almeno, con una selva di pernacchie, a cominciare dai conduttori di quelle trasmissioni dove le peggiori idee, anche quelle pericolose delle peggiori persone vengono veicolate e spacciate per informazione o, peggio ancora per libere espressioni dei pensieri..
La parola tolleranza non ha niente a che fare con la civiltà, col saper convivere in un mondo che cambia, che si evolve, in un mondo dove le barriere saranno sempre più invisibili malgrado e nonostante chi ha fatto e fa di tutto per chiudersi nei suoi piccoli recinti razzisti dove qualsiasi diversità viene considerata una minaccia, un pericolo.
In un mondo che cambia, che si evolve, l’unica parola da mettere in pratica è RISPETTO, e questo è un paese arretrato proprio e soprattutto perché l’idea del rispetto non è contemplata a partire da chi fa le leggi che non si occupa né si preoccupa di prevenire, arginare, sconfiggere tutte le emarginazioni e le disuguaglianze ma al contrario le incentiva e le promuove ogni volta che la politica si rifiuta di regolare l’ambito civile, perché questo significherebbe rischiare di perdere il consenso di chi ha tutto l’interesse che l’Italia resti il paesello border line che è, e che a certi livelli è sempre stato a prescindere dal disastro prodotto dall’era di berlusconi. I politici, non tutti ma la maggioranza sì hanno capito benissimo che la politica dell’ipocrisia rende.
A loro il pregiudizio non offende, non discrimina, non emargina, possono tranquillamente dichiararsi cattolici mentre si tengono il bordello in casa ed essere perfino contestualizzati dall’eminenza, perdonati fino all’ultimo dei peccati, possono presenziare al family day mentre hanno una moglie e una compagna – incinta –  in simultanea;  il problema come sempre è chi non fa notare, di chi si rende complice e permette che personaggi squallidi, ignoranti che non hanno niente di utile da dire imperversino in tutte le trasmissioni televisive ad impartire lezioni della serie “non ho un cazzo da dire ma lo voglio dire [finché me lo fanno dire]”.
Questo paese va liberato da quella politica troppo sensibile all’influenza della chiesa alla quale ha permesso e permette tutto, di invadere, interferire, dire questo si può fare e questo no. Il discorso è sempre lo stesso, c’è gente che è incapace di comprendere tutto quello che non fa parte del suo piccolo mondo, ed è esattamente lì che deve intervenire la politica, che invece non lo fa, insieme alla Grecia siamo il paese europeo più arretrato proprio nell’ambito dei diritti civili, e non è più possibile che un paese intero continui ad essere ostaggio dell’ignoranza e del pregiudizio perché la politica non è mai abbastanza coraggiosa nel favorire il percorso verso una civiltà che sia rispettosa per tutti a prescindere da qualsiasi orientamento.  
La discriminazione è SEMPRE un danno per la collettività, l’essere in qualche modo classificati dei “diversi” in senso negativo, dispregiativo, offensivo costringe a fare dei distinguo che generano delle differenze mentre i diritti sono diritti per TUTTI.
Le scelte di vita, quando  sono private e non intaccano il diritto degli altri, quando non sono pericolose per gli altri, quando non provocano danni agli altri DEVONO essere  accettate e lecite, ed è un dovere di tutti rispettarle, perché è un diritto di tutti essere rispettati, la laicità e il suo rispetto garantisce tutti.
Ed ecco perché sarebbe meglio, è meglio, se i leader di partiti che si dichiarano riformisti e progressisti dichiarassero pubblicamente di avere altri punti riferimento, al posto di papi e cardinali.

Don’t ask, don’t tell

Scout cattolici
“Gay? Un problema”
Grillini: “Disumano”

Pensare che si possano reprimere le pulsioni sessuali (quelle sì, naturali e, a quanto pare volute da Dio per chi ci crede, visto che, sempre per i credenti  è lui che ci ha fornito di organi preposti anche ai piaceri della carne) come vorrebbe la Chiesa che, tecnicamente accetta l’omosessualità ma non la sua messa in pratica, ovvero la parte migliore (^_^),  restando una persona normale è una cretinata grande come il mondo.
Gli omosessuali sanno qual è il pensiero cattolico nei loro riguardi?
 bene, che abbandonino LORO ogni cosa che ha a che fare con chiesa e religione.
Non capisco questa insistenza nel voler essere accettati per forza in un posto che non li vuole, che li considera malati, inferiori, immeritevoli di qualsiasi rispetto e diritto.
Sono duemila anni che glielo dicono, che altro ci vuole per smetterla di inseguire questa setta di intolleranti?
La verità è che alla chiesa cattolica piace l’ipocrisia, l’unica dottrina che condividono è quella delle morali doppie e triple.
Quella che permette ad un divorziato colluso con la mafia (sostenuto da questa chiesa intollerante a corrente alternata  finché non sono entrate in scena le storiacce di HardCore, ovvero la mafia e la corruzione  sì ma le mignotte nonnonnò, ché perpetuare un’opera di lobotomia che dura da quasi tre millenni è un esercizio  costoso e impegnativo: serve tutto il peggio che c’è a disposizione, mafie comprese) di accostarsi all’Eucaristia, bestemmiare pubblicamente e ottenere il perdono “contestualizzato” da parte dell’eminenza di turno,  che gli ha permesso di farsi portavoce dei valori cristiani mentre a casa sua succedeva altro che Sodoma e Gomorra.
Quella dei funerali religiosi a Pinochet con la presenza di non uno ma tre vescovi sull’altare e che poi vieta il funerale a Welby  condannando tutto ciò che normale lo è come l’orientamento sessuale delle persone.
Io figli piccoli non ne ho più, volete salvare i vostri, se li avete? teneteli lontani dalla chiesa, fate decidere a loro da adulti consapevoli se vogliono o meno accostarsi ai sacramenti, non imponete loro battesimi, comunioni e cresime solo per tradizione, perché si fa la festa e si ricevono i regali.  
E invece di mandarli agli scout o all’oratorio mandateli ad infangarsi su un campo da rugby, che è molto più educativo di qualsiasi catechismo religioso.
Sarebbe un bel passo avanti, in fatto di civiltà.
Nessuno deve restare fuori dalle battaglie per la conquista della civiltà. Ma, se lesbiche e omosessuali permettono, quella di farsi accettare dalla chiesa è l’ultimo dei miei pensieri.
Io volo alto, mi piacerebbe che a loro fossero riconosciuti gli stessi diritti di tutti in ambito civile.  
Della religione si può anche fare a meno, quando quella religione reprime.
E siccome le religioni in linea di massima sono fatte apposta per reprimere…
L’interferenza, l’ostacolo al cammino verso un progresso civile sono fatti politici, non religiosi, molti di noi ragionano diversamente perché ci siamo – fortunatamente  –  smarcati da un certo modo di pensare ma è innegabile che finché sarà la politica a riconoscere alla chiesa un’autorità in grado di poter sovvertire la volontà dei popoli, di lasciare che progrediscano ignoranze di tutti i tipi,  impedire (e
questo succede solo qui perché la sede della multinazionale vaticano spa l’abbiamo qui e non è un caso, che sia qui) che si facciano leggi  tese a favorire l’uguaglianza e a promuoverla come c’è scritto anche nella nostra Costituzione che è quella di un paese laico, non di una teocrazia, indipendentemente dagli orientamenti sessuali di chiunque, che renderebbero quindi questo un paese non eccezionalmente civile ma NORMALMENTE civile io credo che sia giusto non abbassare la guardia su quanto, invece, si cerchi di far pesare più del dovuto, e a tutti, anche a chi non crede o crede in altro dal cattolicesimo, quanto il volere di questa chiesa invece conti per chi poi deve mettere in pratica la civiltà.

Perché Sanremo è Sanremo: puntoebbasta (finalmente)

L’ALTRA SANREMO, CONTI IN ROSSO, FOGNE CHE ESPLODONO E RISCHIO COMMISSARIO

Famiglia Cristiana all’attacco di Celentano su Twitter – Repubblica.it

Sottotitolo: Continua, imperterrita, la collaborazione – viva e vibrante –  fra la Rai e mediaset: per l’ennesima volta infatti  a Sanremo vince un “prodotto” della scuderia della De Filippi, a questo punto il festival si potrebbe trasferire direttamente su canale 5 (ché tanto non se ne accorgerebbe nessuno): 60 anni, possono bastare.

Non se ne può più di questa gente dalla morale doppia e tripla, che ha sostenuto per anni un delinquente autoprestatosi alla politica e proprio come hanno fatto anche certi giornali come Avvenire e Famiglia cristiana ha iniziato a pigolare solo quando sono emerse le storiacce delle orge di HardCore e dintorni.

Come se fino al giorno prima tutto andasse magnificamente bene.

E su questo Celentano ha ragione, questa fiera dell’ipocrisia perpetuata in ogni dove ottenebra le menti.
Quindi ha fatto benissimo a non scusarsi, non c’era proprio nessuna ragione per farlo visto che nessuno è stato offeso. Però insomma basta con questa storiella della celebrazione della vita eterna fatta da uno che si fa pagare tanto quanto pesa in questa vita.

Ci sarebbe da chiedersi perché in un paese laico per Costituzione non debba esserci lo stesso spazio che invece si dedica in ogni dove e altrove all’esaltazione della religione cattolica e del suo Dio, ad altre religioni – fedi -divinità: la religione di stato non esiste più da un pezzo e per fortuna. Non capisco perché in un paese dove ormai, piaccia o meno ai bigotti conservatori dalla mente a brandelli, la multiculturalità è ormai una realtà conclamata gli islamici non debbano poter sentir parlare in televisione un imam, i buddhisti un monaco, gli ebrei il rabbino con la stessa frequenza con cui si fanno parlare le eminenze cattoliche, e lì non c’è mai nessuno che pretenda, chissà perché, una par condicio  mentre non c’è trasmissione televisiva, talk show dove non sia presente il prete, il monsignore e il cardinale, non capisco inoltre perché quando si parla di religione cattolica non ci debba mai essere lo spazio per esternare dubbi, perplessità, cose che tutte le religioni dovrebbero provocare nelle persone a cui piace non farsela raccontare ma solo e soltanto capire o cercare di farlo anche e solo per una questione culturale ma che invece vengono buttate sempre nel calderone del cosiddetto ‘anticlericalismo’. Dipendesse da me l’ora di religione, almeno nelle scuole statali, dovrebbe essere dedicata alla storia di TUTTE le religioni, non diventare, invece, l’appendice della messa della domenica e del catechismo per la comunione.

Io chiedo rispetto ad una tv pubblica dove se non è giusto chiedere la chiusura dei giornali cattolici che peraltro non avverrà MAI, non si dovrebbero nemmeno veicolare continuamente da qualsiasi ribalta questi messaggi a favore del trascendentale e di un Dio che se c’è – perchéglielohadettoalloro: a chi ci crede – non è detto però, che lo abbia detto proprio a tutti. 

A me ad esempio non lo ha detto.

In questo paese di Dio si parla già abbastanza proprio e soprattutto in televisione e in tutti i media, le notizie dal vaticano occupano la gran parte dei palinsesti televisivi e addirittura su sky c’è una finestra interattiva fissa sull’angelus del papa tutte le settimane; non c’è un telegiornale che non apra sull’ultima esternazione del papa e dell’eminenza di turno: notizie che spesso non interessano nessuno ma che vengono diffuse prima delle altre che invece riguardano tanta gente, cattolica e non.
Di altra propaganda pro Dio in tutte le sue forme francamente non se ne sente proprio la necessità.

Dopodiché a Sanremo abbiamo proprio visto tutto: anche i “fischiatori” a comando. La prova evidente che in questo paese chi tocca santamadrechiesa e tutti i suoi annessi e connessi (che sono tanti, troppi), muore. E questo, mi spiace per quelli che non vedono oltre la punta del loro naso conferma soltanto il fatto che (forse) Celentano tutti i torti non li ha, che scremando il suo dire dalla evidente ridondanza di messaggi sulla bellezza della vita eterna e i consigli per arrivare in un improbabilissimo paradiso, il resto delle cose che ha detto non solo sono condivisibili ma sono proprio giuste. E chissà se tutti quegli stronzi e stronze che in abito da sera  hanno detto “basta” a Celentano sarebbero disposti a dirlo anche a chi quel basta se lo merita davvero.

A cominciare da chi gli ha suggerito quella ridicola reazione.

Ma quanto può essere miserabile e misero un paese che si tiene un delinquente ai piani alti della politica per 17 anni permettendogli di fare danni incalcolabili e poi non sopporta Celentano un paio d’ore una volta ogni morte di papa (tanto per restare in tema)? un paese fatto di gente a cui piace crearsi falsi miti – proprio come Celentano salvo poi cercare di distruggerli appena fanno quelle cose che li hanno resi tali agli occhi di quella stessa gente.

Dissociati mentali, gentaglia a cui piace farsi manipolare fino al punto di farsi suggerire quando qualcuno va osannato e quando invece bisogna farlo morire soltanto perché, anche se in modo forse inopportuno e nel posto sbagliato, che però qualcuno gli ha offerto, ha saputo dire cose semplicissime che tutti sanno ma molti non vogliono vedere e figuriamoci quindi, dire.
Celentano ha guadagnato diecimila punti ieri sera, altroché storie.