Sottotitolo: il Presidente della Repubblica trova il tempo per condannare «le ingiurie provenienti dalla Rete» [non quelle dai bar o da qualsiasi altro luogo, ma quelle «dalla Rete», spazio demoniaco e metafisico] nei confronti della Boldrini, ma non per condannare il discorso eversivo di Berlusconi. [Pasquale Videtta]
***
NAPOLITANO: “TURPI INGIURIE DALLA RETE”
Eccolo qua, il presidente della loro repubblica.
Ieri aveva il televisore rotto, si vede.
Eggià; è tutta colpa di feisbùk, di twitter no, ché 140 caratteri non bastano per dire alla duchessa Tumistufi che le sue simpatie e antipatie dovrebbe tenersele per sé.
La Boldrini non può continuare a infilare questioni che riguardano lei nel dibattito pubblico, se la minacciano, la diffamano, denunciasse, e la piantasse di veicolare attenzione su di sé al solo scopo di ispirare leggi liberticide e censorie per punire la Rete, ché poi per colpa dei peccatori pagano anche i giusti.
***
Mi ha un po’ scocciato ‘sta filastrocca che ogni cosa che succede ai piani alti è frutto dell’istigazione che arriva da internet, dai social network e da ipotetici estremisti/eversori/eversivi travestiti da cittadini/utenti della Rete che grazie a questi strumenti hanno almeno la possibilità di alleggerire le frustrazioni a cui ci sottopone questa classe politica indecente senza far danni.
Napolitano prima di accusare il web e i social media farebbe meglio a guardare quanto estremismo e quanta eversione c’è nel parlamento della sua repubblica, che perché è la sua non può mai essere anche mia.
Perché nella mia repubblica, democratica, occidentale, leggi e giustizia verrebbero onorate, rispettate e fatte rispettare da tutti, il presidente della mia repubblica avrebbe detto altre cose ieri in presenza dell’ennesima violazione, dell’oltraggio allo stato e ai cittadini, alla Magistratura di cui lui è il capo supremo, non sarebbe andato in soccorso di una signora permalosa e altezzosa, di questa Madame, a cui non si può dire nulla senza scatenare le ire dei moderati tout court, che fa errori a ripetizione e s’incazza se qualcuno glielo fa notare.
Nella mia repubblica i condannati alla galera non avrebbero la possibilità di organizzarsi lo show in casa e vederselo trasmettere dalle televisioni nazionali.
Nella mia repubblica lo stato non getterebbe via enormi quantità di denaro per comprare armi, aerei, navi da guerra, l’Italia non sarebbe una delle prime produttrici di altre armi usate per uccidere incolpevoli innocenti.
Nella mia repubblica nessun bambino resterebbe senza mangiare perché i suoi genitori sono troppo poveri per pagargli una retta scolastica, E lo stato non penserebbe a sovvenzionare i paffuti bambini benestanti i cui genitori potrebbero pagare la retta anche a chi non ce la fa.
Nella mia repubblica oggi, non ci sarebbero berlusconi, Napolitano né tutte le loro conseguenze che ricadono su gente a cui poi si vorrebbe impedire, dopo avergli inibito la possibilità di scegliere le persone dalle quali farsi governare, bene, male, non importa ma in linea col sentimento democratico di una repubblica, anche di lamentarsi.
Io con gente che si professa e si proclama cristiana e poi continua a guardare le pagliuzze e non la trave non voglio avere niente a che fare.
La cristianità laica applicata ai comportamenti è l’apoteosi della civiltà giusta. Il miglior antidoto contro quest’ipocrisia che opprime e soffoca.
Se questa fosse una democrazia con tutte le carte in regola oggi berlusconi sarebbe in galera e noi in pace, a guardare un paese che cresce, non uno fossilizzato da vent’anni sulle questioni giudiziarie private di uno a cui è stato concesso tutto, compreso lo stravolgimento e la deformazione della benché minima idea di paese e di stato civile.