Sottotitolo: senza Marco Travaglio, ci sarebbe molto buio sulla storia italiana che si sta facendo in questi anni. Molti lo sanno: in Italia, in Europa, negli Stati Uniti. Alcuni non lo sanno ancora: se vogliono una lampada, cominceranno a leggerlo presto. Poi ci sono quelli che lo sanno meglio di tutti gli altri: non c’è da stupirsi se da loro viene oggi – rancorosa, vendicativa – l’accusa di terrorismo mediatico.
Sarebbe bello se tra i giornalisti indipendenti di tutte le testate ci fosse più solidarietà: con Travaglio, con il Fatto Quotidiano, con Repubblica-Espresso. [Barbara Spinelli, 16 dicembre 2009] Questo, in risposta a Le parole vili e sciagurate dell’on. Cicchitto.
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Così ci capiamo. E così magari prendiamo anche posizione, che sarebbe ora. Sono certo che il nuovo gruppo dirigente del Pd lo farà. Perché lo farà, vero? [Giuseppe Civati]
Marco Travaglio per anni ha collaborato al fu giornale di Antonio Gramsci ed è stato, insieme a Furio Colombo e Antonio Padellaro CACCIATO dal giornale per volontà del partito di riferimento, la stessa sorte è toccata a Concita de Gregorio.
Ma naturalmente nessuno legge quegli articoli né tanto meno la selva di insulti fra i commenti che vengono rivolti al giornalista e al quotidiano di cui è vicedirettore e men che meno qualcuno si sogna di parlare di gogna, di frasi oltraggiose che mettono a rischio l’incolumità di Marco Travaglio.
Scalfari invece inaugura la gogna fatta in casa, quella mascherata da ramanzina a Barbara Spinelli che ha la grave, gravissima colpa di apprezzare da sempre il giornalismo di Marco Travaglio e per questo si merita lo sputtanamento di Scalfari sullo stesso giornale in cui scrive, e dove per anni ha scritto anche Travaglio che ancora oggi ha una sua rubrica fissa su L’Espresso.
E, anche in questo caso nessuno si sogna di dire mezza parola circa l’attacco alla libertà di opinione di Barbara Spinelli colpevole, oltre che di apprezzare Marco Travaglio di non aver mai partecipato all’attacco mediatico sistematico e puntuale di Repubblica ai 5stelle ma di aver sempre espresso opinioni non aggressive che invitano alla riflessione.
Colpevole inoltre di non aver mai paragonato il MoVimento all’alba dorata nazista per il semplice fatto che non è vero.
Barbara Spinelli è una giornalista di lungo corso, seria, attenta, preparata e non allineata che dunque non può trovare spazio su quella Repubblica che interpreta come una mission il sostegno a tutte le porcherie napolitane perché il suo fondatore, estimatore e amico personale di Giorgio Napolitano, ha deciso che così deve essere e nessuno si deve mettere di traverso, pena le sculacciate di Scalfari che poi pensa di cavarsela semplicemente “dimenticando” le libere opinioni di Barbara Spinelli che lui considera sgradevoli [e ‘sti cazzi non ce li mettiamo?]. Le larghe intese di Repubblica sono iniziate il giorno che Letta dichiarò che era meglio il pdl dei 5stelle in parlamento. Dichiarazione mai riportata da Repubblica, io ho smesso di comprare quel giornale il giorno dopo.
Ma naturalmente questo è giornalismo, financo eccellente, quello di Grillo è squadrismo mediatico.
Barbara Spinelli è una donna.
Come Laura Boldrini che si lamenta sempre dell’attacco sessista, ogni critica su di lei viene letta in chiave misoginica, anche quando sessismo e misoginia non c’entrano niente, e per questo riceve la solidarietà di tanta gente, soprattutto quella d’accatto. Per dire, solo per dire.
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Un paese che perde il senso delle parole di EUGENIO SCALFARI
[Per chi avesse voglia di leggere l’inevitabile sproloquio del fondatore di Largo Fochetti: guai, se qualcuno togliesse la libertà di parola a Scalfari magari per sopraggiunti limiti di età.]
Risposta a Scalfari di BARBARA SPINELLI
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Dal Fatto Quotidiano, 16 dicembre
Chissà se oggi i giornali e i tg, l’Ordine dei giornalisti e la Federazione della stampa, ma anche il premier Letta e la presidente della Camera Boldrini, denunceranno la nuova “gogna per giornalisti” e solidarizzeranno con la vittima.
L’interrogativo sorge spontaneo, visto che la gogna non l’ha allestita Grillo contro una penna ostile ai 5 Stelle, ma Eugenio Scalfari contro Barbara Spinelli, la più prestigiosa editorialista di Repubblica, cioè del suo stesso giornale. Finora soltanto Gad Lerner, anche lui firma illustre del quotidiano, ha osato criticare sul suo blog la “ramanzina sgradevole, impropria e di pessimo gusto”.
Diversamente dal blog Grillo, che pubblica stralci di articoli menzogneri e poi ne smonta il contenuto (talvolta insultandoli, come con la Oppo, talvolta no, come con Merlo e Battista), Scalfari fa di peggio. Insulta chi si permette di criticare Napolitano (“il fuoco dei cannoni da strapazzo… spara Grillo, spara Travaglio, spara perfino Barbara Spinelli”).
Ma non cita mai quelle critiche per contestarle nel merito, forse nel timore che i lettori le condividano. Il peccato mortale della Spinelli è di non aver partecipato alla demonizzazione di Grillo e soprattutto di aver raccontato a Marco Travaglio, per il libro “Viva il Re!”, uno scambio di lettere e un incontro con Napolitano.
Ma questo i lettori di Repubblica non devono saperlo, dunque Scalfari non lo dice. Le scrive invece di aver “ascoltato i tuoi appunti su Napolitano affidati alla ‘recitazione’ di Travaglio”. Allusione all’ultima puntata di Servizio Pubblico, in cui Travaglio non ha mai recitato alcunché: semplicemente Santoro ha affidato a un’attrice la lettura di alcuni brani dell’intervista alla Spinelli contenuta nel libro.
Invece di smentire, casomai ci riuscisse, l’allergia di Napolitano alle critiche della libera stampa descritta e documentata dalla Spinelli, Scalfari attacca personalmente la editorialista dandole dell’ignorante (“conosce poco o nulla la storia d’Italia”). Le ricorda che è “figlia di Altiero Spinelli” perchè questo è il suo “maggior bene”, manco fosse una ragazzina che deve presentarsi accompagnata dai genitori e chiedere il loro permesso per scrivere e per pensare.
Infine la informa di aver “cancellato dalla mia memoria” quanto ha scritto su Grillo e detto su Napolitano. Per molto meno, c’è chi verrebbe accusato di fascismo, squadrismo, gogna, liste di proscrizione, macchina del fango, misoginia e sessismo.
Se Barbara non fosse una signora, potrebbe ricordare a Scalfari – come fece Giorgio Bocca – che è figlio di un croupier del casinò di Sanremo, o – come fanno in pochi – che da giovane era caporedattore di “Roma Fascista”. Si attende comunque con ansia l’intervento del governo, del Parlamento, del Quirinale e possibilmente dell’Onu per il vile attentato alla libertà di stampa.