Pinochet si scrive tutto attaccato: come guerra e mafia

Sottotitolo: “mentre sellini e piddini di ogni latitudine e longitudine si divertono a deridere un’ignorantona del M5S che ha confuso «Pinochet» con «Pino Chet», voglio far presente che il Pd – futuro alleato dei silenti sellini – ha votato quest’oggi [ieri: nota di R_L]  per la prosecuzione della guerra in Afghanistan.[Pasquale Videtta]

***

«A DI MATTEO GLI FACCIO FARE LA STESSA FINE DI FALCONE» 

L’ULTIMO RICATTO DEL BOSS STANCO 

***

Totò Riina fa sapere che il giudice Nino Di Matteo gli dà fastidio, lo fa diventare matto e per questo deve morire. Lui e tutti quelli che si stanno occupando della trattativa fra lo stato italiano e la mafia. Nessun sostegno da parte delle istituzioni. E dire che alla presidenza del senato c’è un signore che faceva il procuratore antimafia. Per non parlare di Napolitano che in qualità di capo del CSM dovrebbe proteggere e tutelare i giudici, non bacchettarli di continuo perché hanno osato disturbare la carriera di un delinquente seriale.

***

Qualche illuminato amatore della bella politica tradizionale pensa che continuare a parlare nei talk show degli sprechi e dei privilegi nella politica sia inutile, che ormai sappiamo tutto e continuare a mestare nel torbido alimenti solo quello che i soloni definiscono populismo.

Io no, non lo penso invece, perché non è cambiato nulla da quando i coraggiosi Rizzo e Stella hanno dato alle stampe le oscenità che hanno contribuito in larga parte allo sfascio del paese, non solo quello economico ma soprattutto evidenziando una politica priva del benché minimo senso etico e di quella umanità che aiuterebbe ad avvicinarsi alle realtà drammatiche che molti cittadini devono vivere quotidianamente mentre la vita, la bella vita dei politici si è mantenuta sullo stesso tenore. Nulla è cambiato per loro, per i bravi rappresentanti dello stato e della politica.

A loro non è stato tolto niente semplicemente perché come spiegava ieri sera Gomez da Paragone su la7 un regime che si fonda sull’oligarchia se cade si porta dietro tutti, quindi è impensabile che questa politica farà quelle leggi che indebolirebbero un regime che in tempi di crisi, di disperazione, di suicidi ha fatto in modo che in questo paese nel 2012 127.000 persone sono potute entrare nella categoria dei milionari.

Ed è facile immaginare che questo sia stato possibile solo speculando sulla povertà che avanza. E i nuovi poveri non possono nemmeno contare sull’aiuto dello stato che su di loro infierisce, pretende comportamenti esatti ma i cittadini no, non li possono né li devono pretendere dalla politica pena l’accusa di populismo e qualunquismo.

I cittadini non devono né possono nemmeno pretendere che quella legge uguale per tutti venga applicata anche sul potente prepotente quando è anche delinquente. Da 105 giorni c’è un pregiudicato condannato che latita alla luce del sole col consenso dello stato, delle istituzioni e della politica solo perché anche lui fa parte di quell’oligarchia e di questo regime che al potente tutto sconta e perdona ma al cittadino no.

***

DECADENZA IL 27 NOVEMBRE? NO, SI VA VERSO L’ENNESIMO RINVIO 

***

Nausea con monito – Marco Travaglio – 14 novembre

Anziché seguitare a trafficare intorno al giudice Antonio Esposito, cercando ogni pretesto per punirlo, il Csm potrebbe dire chiaramente ciò che abbiamo capito tutti. Esposito si è reso “divisivo” perché ha osato fare ciò che nessuno aveva mai fatto: condannare definitivamente Silvio Berlusconi. Diversamente da plotoni di toghe che, al primo cenno del Quirinale, si mettono sull’attenti e sospendono processi, interrompono requisitorie, si bevono impedimenti-farsa, congelano udienze, rinviano camere di consiglio, Esposito ha obbedito soltanto alla legge. Come presidente della sezione feriale della Cassazione, ha emesso la sentenza del processo Mediaset il 2 agosto, prima che scattasse la solita prescrizione. E così ha disturbato la “pacificazione” ordinata da Napolitano e Letta jr. per tener buono il Caimano. Dunque bisogna trovare il modo di punirlo, anche se non ha fatto altro che il suo dovere, anzi proprio per questo. Il pretesto è noto: l’intervista apparsa sul Mattino il 6 agosto, intitolata “Berlusconi condannato perché sapeva”. Peccato che, nel testo concordato col giornalista, Esposito non parlasse mai di B.. Peccato che la domanda su B. fosse stata aggiunta dopo, senza il suo consenso, appiccicata a una risposta sull’infondatezza del “non poteva non sapere” nei processi. Peccato che le motivazioni depositate il 29 agosto siano totalmente diverse dai princìpi enunciati nell’intervista. Ma non è bastata la prova provata che Esposito non ha mai anticipato le motivazioni della sentenza Mediaset. Il Csm ha aperto un procedimento per trasferirlo d’ufficio (e dove, di grazia, visto che la Cassazione è competente su tutt’Italia?). E il Pg ha avviato un’istruttoria disciplinare. Due iniziative che hanno alimentato il linciaggio sugli house organ della Banda B. Ma due iniziative illegali. La prima perché il trasferimento d’ufficio dipende da situazioni incolpevoli di incompatibilità ambientale, che prescindono dalle condotte volontarie (come le le interviste). La seconda perché la legge che regola i procedimenti disciplinari, la 269/2006, ritiene illecite solo le “dichiarazioni o interviste che riguardino soggetti coinvolti negli affari in corso di trattazione ovvero trattati e non definiti”. E il processo Mediaset era già definito con sentenza definitiva. Ed Esposito non aveva neppure nominato il “soggetto coinvolto” (ma, se l’avesse nominato, non avrebbe commesso illeciti ugualmente).

Nei giorni scorsi Esposito ha appreso dai giornali, che riprendevano un lancio di agenzia, che la sua pratica di trasferimento stava per essere archiviata, e con quale motivazione. Bel paradosso: il Csm anticipa a mezzo stampa la sentenza su un giudice accusato di aver anticipato a mezzo stampa una sentenza. Il relatore ha smentito di averla spifferata lui. Ma ieri s’è scoperto che il verdetto corrisponde alle indiscrezioni. Dunque qualcuno dal Csm l’ha fatto uscire prima. Peccato che l’interessato non ne sapesse nulla: del resto non l’hanno neppure ascoltato per consentirgli di difendersi. Alla fine, con 17 Sì, 2 No e 5 astenuti, il Plenum ha deciso di non trasferirlo. Ma ha trovato comunque il modo di sputtanarlo: “Il comportamento può integrare profili disciplinari, deontologici e professionali, da affrontarsi eventualmente nelle sedi competenti”. Anche se la legge non lo prevede. Perché fosse tutto ancor più chiaro, i signori del Csm hanno infilato nella delibera l’ultimo monito di Napolitano alle toghe: “misura e riservatezza“, niente “fuorvianti esposizioni mediatiche” né “atteggiamenti protagonistici e personalistici”. Come se i moniti valessero più delle leggi. Immediata l’esultanza del laico del Pdl Niccolò Zanon, che è pure uno dei 35 saggi ricostituenti di Letta & Napolitano: “Il lato positivo è che la delibera parla di aspetto disciplinare. Speriamo che la Procura generale faccia quello che deve fare”. Se si danno da fare, magari riescono a punire il giudice innocente prima che decada il pregiudicato colpevole.

L’anomalia mediatica

Dopo avere affossato Telese nell’esordio di Matrix, la santanchè sgonfia anche l’esordio de La gabbia. Neanche il 4 percento. 
Non solo la pitonessa non fa (più?) ascolti: ormai porta proprio sfiga. [Andrea Scanzi da facebook]

Meno male. Sono contenta, gli sta bene.
Così vediamo se smettono di chiamarla.

***

Sottotitolo: per capire perché l’Italia è al 57° posto nelle graduatorie internazionali sulla libertà di stampa e informazione basterebbe vedere quanto spazio hanno dato i media allo scambio epistolare fra Eugenio Scalfari e papa Francesco. Un evento rilevante per molti ma non per tutti e che in un paese laico per Costituzione non dovrebbe soffocare e togliere spazio a fatti e notizie di interesse generale.

***

Scontro in tv tra Santanchè e Travaglio
‘Delinquente’. ‘Datele la camicia di forza’

“Imparate da berlusconi come si trattano le donne”, ha detto la moderata statista a Marco Travaglio.

Ecco, qui se fossi stata nei panni di Travaglio, che è stato un gentiluomo, avrei risposto che berlusconi le donne le tratta da puttane, perché o le paga per farsi fare i servizietti durante le cene eleganti, quello che del resto sosteneva anche lei quando disse che “non l’avrebbe mai data a uno che le donne le vede solo in orizzontale”, o per andare in giro a difendere un indifendibile delinquente PER SENTENZA DEFINITIVA.

***

Dopo aver visto l’ennesima performance disgustosa della maitresse à penser più amata dai mezzi di informazione di questo paese sciagurato anche [proprio] perché eleva a personaggi gentaglia come la santanchè spero che tutti abbiano capito il significato della parola “delinquente”, che imparino ad usarla quando si parla di delinquenti veri come silvio berlusconi condannato da un tribunale proprio perché tale.

Delinquente è infatti colei o colui che viola la legge scientemente, che assume comportamenti e agisce con la consapevolezza di danneggiare altri a proprio beneficio e vantaggio come ha fatto silvio berlusconi e come ha fatto anche alessandro sallusti, compagno di vita della nota statista, il quale per compiacere il padrone a cui fa riferimento il suo giornale, silvio berlusconi, non ha esitato a concedere al radiato dall’albo farina di reiterare diffamazioni vere, per questo condannate da un giudice [ma da Napolitano no], nei confronti di un onest’uomo come il pm Cocilovo. 

Non è dunque un delinquente chi commette un reato colposo, quindi non intenzionale, come è stato derubricato quello che si continua a rinfacciare a Beppe Grillo in assenza di altri argomenti, e non lo è nemmeno chi nell’esercizio del suo lavoro di giornalista può incappare in qualche errore del quale comunque – a meno che non si chiami alessandro sallusti – ne risponde in prima persona assumendosene la responsabilità in sede civile come è successo centinaia di volte a Marco Travaglio che però, a parte qualche sporadico caso è stato sempre assolto, parola sconosciuta ai servi di berlusconi.

Quindi non come sallusti che ha subito una condanna  penale che sarebbe costata la galera vera al diffamatore vero se non fosse intervenuto beffando la Costituzione con una grazia quantificata in poche migliaia di euro il bravo presidente, il garante di tutti.

Ma la  colpa non è della santanché, è di questa anomalia che qualcuno si ostina ancora a chiamare informazione che ha già costruito renata polverini grazie a Ballarò che la invitava una settimana sì e l’altra pure, trasformando un’anonima leader di un sindacato inutile niente meno che in presidente della regione Lazio e adesso sta ripetendo l’operazione con daniela santanchè, che essendo molto più presente rispetto alla sua collega di partito, quello dei moderati per intenderci, rischiamo di ritrovarci direttamente al quirinale.

Nonostante il livello bassissimo dell’informazione televisiva da talk show che somigliano sempre di più a pollai ingovernabili penso che giornalisti come Travaglio, Gomez, Barbacetto, Marco Lillo, Andrea Scanzi facciano  bene ad approfittare anche del minimo spazio che viene loro concesso per poter almeno dire un po’ di verità in questo paese dove l’irresponsabilità, la menzogna, la calunnia rischiano di diventare l’unico riferimento dal quale trarre le opinioni. E finché in tutte le trasmissioni si  continuerà ad invitare bugiardi, servi a libro paga, ci vorrà per forza qualcuno a fare da contraltare. Però credo anche che dovrebbe essere un diritto di tutti non dover assistere allo spettacolo indegno di una cialtrona maleducata che viene inseguita e chiamata da tutti come se fosse una politica di chissà quale spessore, una che per offendere allude ad una presunta omosessualità, come se l’omosessualità fosse un insulto,  si permette di chiamare delinquente un uomo perbene, una che nulla aggiunge alla discussione pubblica e  che viene cercata, invitata, intervistata da tutti unicamente per armare le risse.

Siamo messi male se il giornalismo ufficiale ha bisogno della santanchè per alzare lo share. Niente di meglio per il dibattito? provare ad alzare il livello della discussione politica, no? e poi ci chiediamo ancora come ha fatto berlusconi a resistere vent’anni in parlamento? dovremmo baciare la terra dove camminano i giudici che sono riusciti a condannarlo nonostante e malgrado la protezione e il sostegno di tutta la politica, le leggi ad personam e un presidente della repubblica che lo ha ricevuto al Quirinale, ritenendolo evidentemente un interlocutore credibile, solo qualche ora dopo una condanna in primo grado a sette anni per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile, altroché cianciare poi della gggente che poi lo vota.

***