Gufi, bestie, verme, imbecille: basta con la politica degli insulti di Grillo! Ah, non era Grillo?

Hollande decide [da solo? ] che è arrivato il momento di usare l’intelligenza delle bombe pacifiche occidentali contro l’Isis in Siria.
Così quella povera gente sarà costretta a scappare non solo dal fondamentalismo islamico che uccide ma anche dai raid dei magnifici salvatori del mondo della santa alleanza che abbiamo già visto varie volte in azione.
Il caos prodotto da Sarkozy in Libia per ammazzare Gheddafi non è bastato.
Sono sempre più convinta che a questi non interessi un fico secco di portare stabilità nei paesi devastati dalle guerre e dal saccheggio occidentale, l’obiettivo è quello di elevare il primato della loro politica scellerata e criminale, questo costerà ancora vite umane, gente che fugge che poi non si sa dove mandare, il conflitto globale fra chi vuole, può accogliere, chi no e i lor signori continueranno a godersi lo spettacolo ben chiusi e protetti nei loro palazzi.

Questo non è un paese ridicolo, è un paese TRAGICAMENTE ridicolo.
Ho sentito qualche passaggio dell’intervento di Renzi alla chiusura della festa della [fu] Unità, a me i toni di quell’uomo mettono paura, perché non sono poi così diversi da quelli degli aizzafolle che va molto di moda criticare e condannare.
Dire che il pd, ‪Renzi‬ sono il giusto e tutti gli altri sono “bestie” è ribadire il pericolosissimo concetto dell'”o con me o contro di me” di stampo dittatoriale. Ci aveva già provato berlusconi inserendo l’odio e l’amore nel linguaggio politico: due concetti da prima elementare che non c’entrano niente con la politica ma comprensibili da tutti e che fanno capire molto bene dove si vuole indirizzare la ragione e dove il torto. Gli orchi che diventano maghi e le streghe cattive fatine solo con l’uso del linguaggio, in pochi poi vanno a vedere come agiscono i maghi, le fate e la nostra grande informazione si guarda bene dal rivelarlo.
Chi stringe le mani dei guerrafondai abbia almeno la decenza di non citare Vittorio Arrigoni, un uomo che alla pace e all’umanità applicata nel concreto, non chiacchierata da un palco usando e strumentalizzando la morte di un bambino ha sacrificato la vita né di definire “bestie” chi ha altri punti di vista. Non c’è solo salvini, c’è anche un sacco di gente che legittimamente pensa che l’accoglienza debba avere una regola, che è impensabile poter trasferire un continente, due, dentro un altro.

Gufi, bestie, verme, imbecille: il prossimo step del dibattito politico avrà come esordio “la puttana de tu’ ma’ ?” Che differenza c’è fra salvini e il suo essere rozzo e razzista ma molto utile al sistema che se lo tiene ben da conto e Renzi che per fare campagna elettorale, dare fiato alle trombe dei servi della disinformazione che oggi scrivono solo di lui, novello Figaro che va di qua e di là a prendersi gli applausi e l’abbraccio dei banchieri, degli imprenditori, di Marchionne e di John Elkann, non certo quello dei cittadini stremati dalla crisi, che usa la morte di un bambino e si permette di fare sue le parole di un uomo che per la pace ha sacrificato la vita?
Sono vergognosi, indecenti entrambi, Renzi di più visto che il suo ruolo è di presidente del consiglio di tutti, anche di quelli che lui definisce bestie anche se non scendono al livello di salvini.

E questi sarebbero quelli che vogliono gestire un paese per renderlo civile, capaci di fronteggiare il dramma epocale delle migrazioni dovute all’imperialismo occidentale?
 Vergognatevi, cialtroni.

L’Euroricatto

Duecento anni fa, Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti: “Penso che le banche siano, per la nostra libertà, più pericolose di un esercito… se la gente permette alle banche private di controllare l’emissione di moneta, prima con inflazione e poi con deflazione, le banche e le corporations che cresceranno attorno alle grandi banche priveranno la gente delle proprie cose, finché i loro figli si troveranno a dormire sotto i ponti”.

Tsipras è una persona onesta, un politico dignitoso che ha vinto le elezioni perché si è impegnato a tirare fuori la sua gente dall’incubo dell’austerità: non ha promesso due spicci in cambio del voto come ha fatto il miracolato di Rignano assurto al trono dopo la vigliaccata fatta al suo predecessore.
Juncker, presidente della Commissione europea che oggi è uno di quelli che nega una proroga alla Grecia è lo stesso che in passato, quando era primo ministro in Lussemburgo, creò un sistema di elusione fiscale per favorire i grandi evasori delle multinazionali.
La Merkel non potrebbe essere dov’è, giocare alla prima della classe se la Germania nella storia non fosse stata graziata dal fallimento due volte.
Per due volte il mondo ebbe pietà per la Germania perdente in guerra, laboratorio del nazismo che provocò milioni di morti, devastazioni ovunque e rinunciò ad un giusto risarcimento, solo questo consentì alla Germania di diventare il cosiddetto motore d’Europa.

Se la Merkel giustamente riconosce alla Germania una responsabilità perenne per l’olocausto nazista dovrebbe ricordare anche che altri paesi non glielo rinfacciarono quando si fecero carico dei tanti miliardi di dollari di debiti tedeschi a cui hanno rinunciato per permettere alla Germania di essere quella che è oggi.  

Se chi sbaglia deve pagare iniziamo a pretendere il risarcimento da tutti quelli che hanno infilato l’Europa nell’incubo euro, millantando che fosse l’unica scelta possibile, la migliore, per risollevare l’economia di un intero continente.
Quelli che si sono piegati agli ordini della finanza facendo in modo che i popoli sacrificassero tutto ai bilanci dei vari stati invece di essere i controllori della finanza.
L’esperienza dell’euro ci ha insegnato che non esiste etica nella politica né il fine ultimo, e unico, che dovrebbe essere la cura degli interessi collettivi, non delle associazioni a delinquere che gestiscono i nostri soldi.
Ci avevano detto che con l’euro sarebbe stato tutto meglio, i fatti ci dicono che non è vero, oggi ci dicono che senza l’euro sarebbe tutto peggio di così, ovvero di quello che è già il peggio, una gestione così superficiale dei paesi della cosiddetta unione è un crimine contro l’umanità.
E il fatto che Tsipras qui in Italia venga umiliato da quelli che hanno sostenuto e sostengono il miracolato che a sua volta sostiene sia Junker sia la Merkel contro la Grecia dove la gente è ridotta alla soglia più bassa e infame della povertà, le persone non si possono curare, i bambini muoiono di fame [e tutto questo non suscita lo stesso sdegno mainstream come quello espresso per i migranti e i profughi], dovrebbe far riflettere un po’ tutti.

La triste vicenda della Grecia ci ha mostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, quanto è irresistibilmente naturale il servilismo della gran parte della sciagurata informazione italiana verso i potenti, quali che fossero e che sono non è mai stato un problema: la posizione a 90 scatta in automatico, anzi, di default, per restare in tema.

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La Grecia e il debito, populismo vero contro populismo presunto – Alessandro Robecchi 

Da qui al referendum chiunque, ma proprio chiunque, spiegherà al popolo greco che votando “no” si metterà ancor più nei guai, che si rischia il disastro, eccetera, eccetera.
Per cui tirate le somme, sarebbe “populismo” chiedere a un popolo di esprimersi nelle urne ma non lo è interferire in quello che il popolo scriverà sulla scheda. Il presidente della Commissione europea, i vari leader del continente che indicano ai greci come votare, pregandoli di votare “sì” e sottoponendoli ad ogni tipo di pressioni sarebbero invece sinceri democratici antipopulisti. Mah.

I popoli maturi premiano la politica seria

Avercelo qui un pulpito autorevole dal quale giudicare i tedeschi che votano la Merkel per tre volte di seguito dopo che per quasi vent’anni la maggioranza degli italiani ha votato per berlusconi. 
C’è gente che dovrebbe stare solo zitta, per decenza, e di più ancora dovrebbero starci quegli organi di stampa e informazione cosiddetta che oggi analizzano il “fenomeno” Merkel dopo aver contribuito alla costruzione del fenomeno berlusconi.

Se avessimo avuto anche noi un governo simile a quello della Merkel, che avesse raggiunto gli stessi risultati l’avremmo fatta rieleggere anche noi, l’Angelina. Il fatto che in questo paese non sia stato possibile in 60 anni di repubblica di costruire una destra, un centrodestra  decenti, senza il manganello, senza il fascismo, l’aver consentito la formazione di un partito reazionario di proprietà di un disonesto, di un corruttore evasore, uno con dei procedimenti penali pesantissimi e che per sua stessa ammissione è entrato in politica per non finire in galera, uno che per le sue ambizioni di potere si è tirato dentro la feccia fascista, i razzisti “padani”, un partito  i cui rappresentanti e lui stesso si spacciano per moderati liberali, la dice lunga su quanto sia maturo questo paese, e dovrebbe dire molto anche a proposito di chi se ne è occupato fino ad oggi, non solo incapaci ma anche complici nell’impresa di voler mantenere tutto così com’è:  a misura di casta.

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Preambolo: un sentito ringraziamento ai supermanager italiani, i più pagati in assoluto e che vengono ricompensati – con soldi pubblici – anche quando portano le aziende di stato al fallimento, quelli a cui non si può mettere un tetto ai compensi perché essendo i più bravi di tutti e si vede, devono essere anche pagati meglio di tutti i loro pari grado d’Europa e del mondo, per aver contribuito in solido alla svendita di quell’italianità con la quale si sono riempiti solo la bocca e i conti in banca.

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Il Paese senza Scilipoten – Massimo Gramellini

Mica è colpa della Germania se loro hanno Angela Merkel e noi, ad esempio, Anna Finocchiaro.
E mica è colpa della Germania se per loro “grosse koalition” significa mettere in cantiere un progetto di lavoro serio finalizzato al benessere del paese e non invece una grande ammucchiata che serve soltanto a mantenere al potere gente a cui del paese non gliene importa nulla, che se non avesse la politica e un parlamento accogliente come il nostro chissà che farebbe nella vita. E nelle loro grandi alleanze non ci sono delinquenti  dal passato oscuro e dal presente torbido.

E non è mica colpa della Germania se lì i leader politici non si confezionano negli atelier dei congressi e delle assemblee ma ci diventano grazie alla loro abilità dimostrata coi fatti, non con gli eterni chiacchiericci, con le menzogne, con le facili illusioni, con promesse mai mantenute come si fa qui.

E nemmeno è colpa della Germania e della Merkel se qui invece di svolgere il mestiere della politica seriamente si continuano a fare i soliti giochetti di potere nei quali rientra anche l’obiettivo di ammorbidire, annullare una sentenza definitiva che ha condannato un colossale frodatore fiscale, a cui si permette in un momento tragico come questo di monopolizzare ancora l’attenzione su di sé, di ricattare, minacciare tutto e tutti e il presidente della repubblica invece di battere il pugno sul tavolo e ribadire i principi ai quali si deve attenere la politica, quella disciplina e quell’onore  obbligatori e indispensabili per svolgere l’attività politica, per servire lo stato, sceglie di sgridare i giudici che condannano i delinquenti.

E non è  colpa della Merkel se da dodici anni vince le elezioni perché ha altre referenze e un’altra serietà espressa anche da un popolo che non va a votare con lo stesso spirito di chi sceglie una pizza, l’automobile nuova, il colore delle tappezzerie dei divani, e che non sceglie, per farsi rappresentare, vecchi erotomani puttanieri, disonesti seriali e incalliti a cui nessuno in Germania avrebbe dato libero accesso alla politica per permettergli di mandare un paese al fallimento.

Si può essere distanti quanto si vuole dall’orientamento politico di Angela Merkel, ma non riconoscere non il suo merito quanto quello di un popolo che ha saputo far tesoro degli errori del passato è disonestà.

Se tanti italiani scappano da qui per andarsi a cercare una vita in Germania, e la trovano, qualche ragione ci sarà.

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Biancamerkel e i 7 nani – Marco Travaglio, 24 settembre

Farà senz’altro piacere ad Angela Merkel, reduce da un trionfo elettorale mai visto in Germania dai tempi di Adenauer (e in Italia dai tempi di De Gasperi), apprendere che gli autorevoli Pino Pisicchio, Gianfranco Rotondi, Bobo Craxi, Potito Salatto, Giuliano Cazzola, Dorina Bianchi e persino Deborah Bergamini e Franco Frattini hanno molto apprezzato il suo successo. E non è dato sapere se riuscirà a farsi una ragione del fatto che, invece, tre prestigiosi germanisti come Gasparri, Cicchitto e Brunetta appaiono critici nei suoi confronti. Noi italiani, dal canto nostro, abbiamo di che gonfiare il petto di spirito patriottico, nel vedere i nostri nani arrampicarsi sulla gigantessa con la consueta ampiezza di vedute, che non va oltre la buvette di Montecitorio. Gente che non ha mai vinto un’elezione in vita sua e, senza le liste bloccate, non prenderebbe neppure i voti dei parenti stretti discetta di Merkel e di Germania con grande sicumera, riuscendo perfino a non ridere. Gasparri stigmatizza “il frastuono degli applausi che circondano la Merkel” e paventa il “rischio di analisi affrettate”. Per questo noto frequentatore di se stesso, infatti, la Merkel non ha affatto vinto: “successo individuale ma non strategico, i moderati tedeschi perdono complessivamente 6 punti” e ora la Cancelliera “dovrà inseguire singoli parlamentari”. Poveretto, lui pensa che sia italiana e si metta a comprare deputati un tanto al chilo.

Per Brunetta, il risultato tedesco è una lezione per Renzi: “l’Italia ha bisogno di persone serie, non di buontemponi e di cicisbei della Merkel”, che non è mica come lui e Berlusconi: è “una furba massaia” che vuole “germanizzare l’Europa”. Ma ora la sistema lui: “La speranza è che la Merkel sia costretta o liberamente decida la Grande Coalizione con i socialdemocratici” che impedirà “il trionfo di un pensiero unico dalla Germania a tutto il continente”. Insomma, Renatino non vorrebbe “passare dal ‘meglio rossi che morti’ degli anni 80 al ‘meglio tedeschi che morti’”. La Merkel, c’è da giurarci, prenderà buona nota. Così come della lucida analisi di Cicchitto: “È augurabile una grande coalizione in Germania che attenui l’eccesso di rigorismo. Le ‘terze vie’ sono sempre difficili, ma è con questa esigenza di fondo che dobbiamo misurarci, guerriglia giudiziaria permettendo”. Il guaio è che, in tedesco, “guerriglia giudiziaria” è intraducibile, anzi la Merkel è lì proprio grazie alle indagini su Helmut Kohl, che si dimise per pochi milioni di finanziamenti occulti al partito (nemmeno a lui), anche perché non aveva tra i piedi nessun Kikkitten.

Pure Letta Nipote punta sulla grande coalizione, così almeno gli eventuali elettori del Pd la smetteranno di chiedergli di zio Gianni e di nonno Silvio: “Dal voto tedesco emerge un modello di cooperazione simile al nostro. Forse in Italia si capirà che quando gli elettori ci obbligano a una grande coalizione bisogna farsene una ragione”. E pazienza se il centrodestra e il centrosinistra tedeschi non hanno mai giurato agli elettori di non governare insieme; e se il centrodestra tedesco è guidato da una persona seria che non racconta barzellette, non organizza orge, non smacchia giaguari, non asfalta (almeno a parole) nessuno, non bivacca in salotti tv, non fa affari, ma soprattutto non ruba e non risulta pregiudicata (e il centrosinistra tedesco non è guidato dal braccio destro del capo del centrodestra). Bobo Maroni, dall’alto del suo 3 virgola qualcosa, trova che “l’alleanza della Cdu con la Csu bavarese ha dato i suoi risultati: è uno schema che può essere replicato anche da noi e sul quale sto lavorando”. E certo, perché la Lega e la Csu bavarese sono la stessa cosa. Si risente persino Frattini Dry, dato per disperso da mesi: siccome è un tipo originale, parla di “risultato storico” e spiega che “i tedeschi hanno premiato una linea politica che può combinare il rigore con la crescita: la stessa che i tedeschi vivono. Noi no, perché fino all’altroieri non avevamo fatto i compiti a casa”.

Insomma “il successo Cdu è la bocciatura esplicita della tesi di quello che allora era il mio partito”. E lui era soltanto il ministro degli Esteri di B., dunque non c’entra. Anzi, rivela che lui “dissentiva”, ovviamente di nascosto. Deborah Bergamini, nota internazionalista di scuola arcoriana, ritiene che la Merkel – “la cui intelligenza politica non è in discussione” (entusiasmo a Berlino) – abbia vinto perché “è stata capace di imporre gli interessi del suo Paese” (in controtendenza col Caimano, che s’è sempre fatto i cazzi suoi), dunque “le quale auguriamo buon lavoro” (sollievo alla Cancelleria). Laura Garavini del Pd è lapidaria: “Quanto alla vittoria della Merkel, me l’aspettavo”: che testa, che preveggenza. Non se l’aspettava invece Nichi Vendola, l’altro del 3 virgola qualcosa, che trova il risultato tedesco “molto curioso”, perché “la Merkel trionfa ma il centrodestra arranca”. Evidentemente non ha imparato nulla da Sel.

In attesa del commento di Capezzone, che purtroppo tarda ad arrivare, ci si contenta di Bobo Craxi, che elogia “la tendenza politica che tende a far prevalere la stabilità al caos, assegnando alle forze politiche di ispirazione più tradizionale, quella cattolica e quella socialdemocratica, un ruolo centrale ed essenziale” (mica fesso, il ragazzo). E di Potito Salatto, “vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo”, ex Pdl, poi Fli, ora non si sa: “Tutto ciò deve spingere le delegazioni italiane nel Ppe a trovare un unico contenitore in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in modo da consentire all’Italia di contare di più nello stesso Ppe”. Purtroppo B., essendo pregiudicato, non lo faranno entrare: non per la legge Severino, ma perché – fa subito sapere la Merkel – “il Ppe ha uno statuto”.

Il più giulivo comunque è Rotondi, candidato alle primarie immaginarie del Pdl: “Quella tedesca è la vittoria dei democristiani contro i socialisti. In Italia invece le identità sono demonizzate. A maggior ragione oggi mi sento di rilanciare con forza la mia candidatura a premier per un centrodestra europeo e normale”. Ecco perché la Merkel ha vinto: per tirare la volata a Rotondi.

Napolitaliano

Ultim’ora: 

Berlusconi indagato per corruzione
“De Gregorio pagato per passare al Pdl”

Secondo la Procura di Napoli, il senatore eletto nel 2006 con l’Idv avrebbe ricevuto tre milioni
per passare immediatamente al centrodestra. L’ex premier accusato anche di finanziamento illegale.

Lettera sull’Imu, Berlusconi indagato

La procura di Reggio Emilia apre un fascicolo sull’ex premier.

Vediamo se D’Alema ripeterà anche oggi che è meglio l’alleanza col pdl, non so, che dovrà fare berlusconi per non essere più considerato dalla politica e votato dalla gente; strangolare qualcuno in diretta televisiva, magari durante uno dei suoi leggendari videomessaggi stile Ra’is?

Sottotitolo [off topic ma mica tanto]: la Lazio – già deferita per la quarta volta in questa stagione – dovrà giocare i prossimi due turni in Europa a porte chiuse perché qualche centinaio dei suoi “tifosi”, i soliti addestrati e mandati dal Picone di turno, anziché fare quello che si dovrebbe fare quando si va a guardare una partita di calcio e cioè il tifo [“tifo = tifosi, saluto romano = testadicazzismo epidemico e diffuso purtroppo in tutta Italia]” – fanno tutt’altro fra cui un gesto che altrove, a differenza del nostro bel paese,  non viene considerato simpatico, goliardia da so’ ragazzi, e nemmeno folklore facente parte degli usi e costumi italiani ma un reato passibile di denuncia e anche di arresto.
Immediata, che lo dico a fare, la richiesta di ricorso da parte di Lotito.
Ho sempre pensato che la richiesta di ricorso per attenuare e in qualche caso cancellare le sanzioni che vengono comminate alle squadre di calcio per colpa dei loro tifosi razzisti, fascisti e violenti sia profondamente diseducativa; in questo paese non si imparerà mai il semplicissimo concetto che chi si pone fuori dalle regole non è uguale a chi non lo fa e che non è giusto liquidare col perdono nemmeno una multa per divieto di sosta visto che c’è chi l’automobile la parcheggia in modo regolare; per non parlare poi di chi delinque a getto continuo perché ha la certezza di farla franca grazie a mille e più cavilli e aiutini che glielo hanno permesso e glielo permettono: uno a caso, silvio berlusconi.
La cultura, il cambiamento finalizzato a migliorare la società in tutti i suoi ambiti e dunque anche quello sportivo, passano anche accettando con rispetto le giuste punizioni, i presidenti delle squadre di calcio dovrebbero lavorare nella stessa direzione, non opporsi alle decisioni degli organi preposti al controllo per arginare la violenza che avviene sistematicamente negli stadi di quasi tutta Italia.
Se vogliamo che l’Italia venga rispettata fuori dai nostri confini, dovremmo anche meritarcelo. E sono tante piccole cose messe insieme che costruiscono poi quelle grandi che contribuiscono a fare di un paese che si distingue purtroppo quasi sempre in negativo, in uno un po’ più serio, normale e vivibile per tutti, anche per chi va allo stadio per guardarsi una partita.  Le società di calcio devono pagare nel concreto la responsabilità di portarsi dietro in Italia e nel mondo masnade di fascisti violenti di cui si sa tutto, nomi e cognomi compresi. Perché i costi dell’irresponsabilità poi li paghiamo tutti, anche chi allo stadio non ci va. Li paghiamo in termini economici quando sfasciano, quando migliaia di poliziotti sono sottratti al controllo di città e cittadini perché devono stare a guardare ‘sti mentecatti delinquenti  fuori e dentro lo stadio e paghiamo in termini di ridicolizzazione internazionale esattamente come accade per la politica, dove a sbagliare sono molti ma a pagare quasi nessuno.

Preambolo: ho criticato spesso Napolitano per i suoi errori ma stavolta sono con lui. 
E dovremmo capire tutti la difficoltà di quest’uomo che sta mettendo la sua faccia di fronte al mondo anche per noi, e non potrebbe comportarsi diversamente da come sta facendo e come ha fatto, rifiutando l’incontro con chi affermando che in Italia sono stati eletti due pagliacci ha offeso tutti quanti noi.  Che doveva dire Napolitano, che hanno ragione i tedeschi che democraticamente hanno eletto hitler, altroché i buffoni di casa nostra?
Possibile che non si capisca che lui non poteva dire nient’altro, anche se in cuor suo pensa esattamente quell’altro?

Chi pensa che Napolitano stia difendendo Grillo e b, non ha capito niente.

Steinbrueck: “In Italia eletti due clown”
Napolitano annulla l’incontro a Berlino

 D’Alema preferisce l’apertura a b piuttosto che a Grillo che all’estero è bollato come un “pericoloso populista”, invece la reputazione di berlusconi fuori dagl’italici confini, lo sappiamo tutti, è ottima. Anche la Germania dopo aver perso il treno per i Monti auspica una grosse koalition fra PD e PDL, cosa che piacerebbe molto anche al Tayllerand delle cippe, il grande statista al quale il PD ancora si affida per farsi dare idee, suggerimenti, talvolta ordini da eseguire e basta. Ragione di più per pensare che all’Italia non serve questa ulteriore barbarie di un’alleanza il cui unico risultato sarebbe la definitiva e totale distruzione di un centrosinistra che non si regge in piedi nemmeno senza.
Se D’Alema fosse uno statista che lavora per il bene del paese non direbbe mai che un’eventuale alleanza con b “tranquillizzerebbe maggiormente i mercati e gli interlocutori stranieri”, sapendo cosa pensano all’estero del pregiudicato berlusconi ma si impegnerebbe per fare da tramite col pericoloso populista che è sempre meglio del pericoloso delinquente. 
Quando poi si dice che la miglior ancora di salvezza a berlusconi è stata sempre offerta dai grandi leader de’ sinistra, soprattutto da uno non è un luogo comune né dietrologia: è solo e soltanto la pura verità.
Ha ragione il giudice Imposimato quando scrive che ci libereremo di berlusconi solo quando sparirà anche D’Alema. E se non sparisce lui, sparirà tutto il centrosinistra. 

Non è l’Italia ad essere ingovernabile, sono le persone che si apprestano a farlo che sono inadeguate perché loro per prime non rispettano la prima regola che dovrebbe essere quella dettata dal buon senso. Bersani come Prodi che non fece l’unica cosa che avrebbe dovuto fare e cioè rinunciare ad un mandato impossibile perché ottenuto sulla base di pochi voti di scarto e che quindi DA UOMO DI STATO avrebbe dovuto prevedere che non sarebbe stato per nulla semplice governare bene un paese in quella situazione. E i risultati di quel governo sciagurato li abbiamo visti tutti nella persona di mastella, altroché i comunisti che fecero cadere il governo perché non votavano le leggi anticostituzionali tipo i finanziamenti alle guerre; il governo Prodi l’ha distrutto lo statista di Ceppaloni, non i comunisti.

Ed ora è ingiusto e profondamente scorretto usare sempre gli stessi argomenti, quelli sulla gente, su chi è entrato in parlamento senza fare un colpo di stato ma perché eletto, che piaccia o meno, democraticamente. Da questa situazione tutti dovrebbero imparare qualcosa, i cittadini a votare in modo consapevole, e non per dispetto o convenienza, fosse anche la balla della restituzione di poche centinaia di euro e i politici a prendersi le loro responsabilità in modo responsabile, anche quando questo significa dover ammettere le proprie sconfitte. E, tanto per chiarire io considero Bersani una brava persona, un onest’uomo di sani valori e principi, e mi dispiace che ‘sta palla sia toccata ad uno come lui che non ha, perché non gli appartiene per natura, quella scaltrezza per potersi districare in una situazione così complicata. Per questa politica ci vuole qualcuno che sappia anche scendere di livello e sporcarsi un po’ di polvere se occorre. Bisogna sapersi adeguare a certi linguaggi e rispondere a tono, il savoir faire non è il metodo più giusto, purtroppo ci sono circostanze in cui al contrario di quel che si dice spesso, chi urla più forte si fa capire meglio.

Gli ingrillati
Marco Travaglio, 28 febbraio

L’elettorato, come soggetto autonomo, non esiste: è un insieme di milioni di elettori, ciascuno dei quali vota con modalità, finalità e aspirazioni diverse da quelle degli altri. Per questo giudicare “gli italiani” tutti insieme secondo il soliti stereotipi è insensato e ridicolo. Eppure ogni tanto, per strana congiunzione astrale o scherzo del destino, la somma di tutte quelle modalità, finalità e aspirazioni sortisce un effetto che pare concepito da un’unica mente. Nel nostro caso, diabolica. Chi, andando alle urne domenica e lunedì, voleva punire i vecchi partiti per la loro autoreferenzialità castale, la loro supponenza impunita, la loro incapacità di rappresentare e interpretare alcunché e soprattutto per le loro drammatiche responsabilità nello sfascio del Paese, non poteva inventarsi risultato migliore. Ieri il Fatto ha mostrato i volti dei 54 deputati e dei 108 senatori del Movimento 5 Stelle che stanno per entrare alla Camera e al Senato: al netto di qualche mattoide e potenziale trasformista pronto a trasmigrare col migliore offerente (sono pur sempre italiani), si tratta di 162 cittadini giovani, incensurati, di buona istruzione, magari ingenui e inesperti, eletti senza un euro di denaro pubblico, animati da entusiasmo e speranza di cambiare le cose. Basta guardarli in faccia per comprendere che, per quanto si sforzino, non riusciranno mai a eguagliare i danni dei professionisti della politica. Per i quali la prima vera punizione sarà la coabitazione forzata con quelle facce e quelle storie che, da vecchi che sono, li renderanno decrepiti e putrefatti. Basterà una telecamera puntata sul nuovo Parlamento per evidenziare l’impietoso contrasto. Da una parte quei volti freschi e sorridenti. Dall’altra un carrello di bolliti carichi di rimborsi pubblici, indennità, diarie, gettoni di presenza e assenza, prebende, pennacchi, cavalierati, scorte, autoblu, portaborse, sottopancia, raccomandati, postulanti, servi, giornalisti di riferimento, consorterie, lobby, banche, aziende, amici degli amici, pappagorge, bargigli, ascelle, parrucchini, tinture e ceroni colanti, dentiere, forfore, alitosi, flatulenze, prostate gonfie, cinti erniari, plantari, callifughi, cateteri e pannoloni.
L’idea che tutto si possa sistemare con una telefonata a Grillo o un invito da Fortunato al Pantheon per convincerlo davanti a una coda alla vaccinara a votare la fiducia a chi fino all’altroieri gli dava del fascista, nazista, brigatista, razzista, populista, golpista, fa abbastanza ridere. Se n’è reso conto uno dei pochi esseri viventi rimasti nel Pd, Michele Emiliano, che invita Bersani ad alzare bandiera bianca: se vuol evitare le elezioni è inutile che prepari un governo di minoranza; ammetta di aver perso le elezioni (la “non vittoria” è anche peggio di “smacchiamo il giaguaro”), si ritiri in buon ordine (magari chiedendo all’ex Papa una celletta a Castelgandolfo), e indichi Grillo o chi sceglie lui come capo del governo. E poi, se il programma lo convince, l’appoggi. Sarebbe, per il Pd, la mossa del cavallo. E, per Grillo, un bel problema: M5S è pronto per l’opposizione, non per ilgoverno. Ma la fortuna di Grillo, ancora una volta, sono i suoi sedicenti avversari, che da anni lavorano indefessamente per lui. I retroscena dal Quirinale e dagli altri sacri palazzi non lasciano spazio a dubbi: già si scaldano a bordocampo per il nuovo governissimo (pardon, “governo di scopo”) vecchie muffe come Giuliano Amnato, che era già anzianotto ai tempi di Craxi e di cui non si contano i ritiri “irrevocabili” dalla politica. Per i partiti è la nemesi perfetta uscita dalle urne (funerarie): se rifanno l’ammucchiata regalano altri milioni di voti a Grillo; se ci rimandano al voto, invece, pure. In Sicilia si chiama incaprettamento, ma ora potremmo ribattezzarlo ingrillamento: il cappio al collo e la corda annodata alle mani e ai piedi della vittima che, appena si muove per liberarsi, si strozza da sè.

mussolini [che fece anche cose buone]

Sottotitolo: «Ma dico, se neanche di mussolini si può parlar male, ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice «ha fatto delle cose buone», certamente: anche hitler o stalin, un ponte, una strada l’avranno fatta! Anche il mostro di Firenze l’avrà detto “buongiorno” a qualcuno qualche volta. Dire che mussolini ha fatto delle cose buone è come se un idraulico venisse in casa nostra e ci facesse un impianto perfetto, ma nel frattempo: ci sventra il cane, ci stupra il nonno, ci uccide la madre… e noi giustamente ci incazziamo, ma lui ci risponde che ha fatto delle cose buone» [Roberto Benigni]

Era il 1995…

*Shoah, Berlusconi: “Mussolini fece cose giuste. Leggi razziali la sua colpa peggiore”

*Shoah, la Merkel: “La Germania ha una responsabilità perenne”

Berlusconi: “Mussolini fece cose buone”
E Giovanardi nega l’Olocausto dei gay

Fascismo e Mussolini, Formigoni difende il Cav

Per il Celeste «le leggi razziali non erano nella natura degli italiani».

LA STORIA D’ITALIA SECONDO SILVIO
“Mussolini fece bene, salvo le leggi razziali” dice Berlusconi (VIDEO)
“Dice bestialità”. Intervista allo storico Sabbatucci (di Giulia Belardelli)


Uno dei massimi studiosi del fascismo spiega gli errori del Cavaliere che sbaglia date, fatti, ricostruzioni. “Le leggi razziali non furono imposte dalla Germania” 
La gente urla al Cavaliere: “Vergogna! Buffone!” (FOTO) 
Monti: rischio dell’ antisemitismo ancora presente. Manifestazioni in tutta Italia 
Scritte antisemite al Museo di via Tasso a Roma 
Piero Terracina, sopravvissuto ad Auschwitz: chi nega la Shoah è come i nazisti

In un paese normale un personaggio pubblico, e nemmeno necessariamente un politico che facesse una dichiarazione sul genere di quelle che fa ciclicamente berlusconi a proposito dei “benefici” del fascismo verrebbe schifato anche dai suoi vicini di casa.
Pensiamo se la Merkel parlasse di hitler con gli stessi toni e termini coi quali b parla di mussolini e del fascismo, oppure se gli storici si mettessero a tessere le lodi chessò, dei tiranni della storia che pure qualcosa di buono, a scavare, l’avranno fatto di sicuro anche loro.

Il problema in questo paese è sempre lo stesso: l’ignoranza mostruosa che ha prodotto mussolini e appena una manciata di decenni dopo, berlusconi.

Perché basterebbe aver aperto, sfogliato anche distrattamente un libro di storia per sapere che hitler e il nazismo furono la conseguenza di mussolini e del fascismo. 
Che mussolini fu l’ispiratore di hitler e non il contrario.
Ecco perché, come sempre, la responsabilità maggiore è della cosiddetta informazione, perché a nessun giornalista di buon senso dovrebbe venire in mente di andare a chiedere a berlusconi – conoscendo i precedenti – un parere sul fascismo [il giorno della Memoria!], così come a a nessun giornalista degno di questo aggettivo verrebbe in mente di andare a chiedere ancora e ancora un parere sull’omosessualità a gentaglia come giovanardi o l’eminenza omofoba di turno.
C’è un giornalismo in Italia che ha tutto l’interesse a mestare nel torbido e lo fa ogni giorno. 

Beh, sappiate cari pennivendoli, che non tutti siamo così coglioni da non averlo capito.

Quello che va a chiedere pareri sul fascismo a berlusconi, sull’omosessualità e i morti ammazzati di stato ad un delinquente intellettuale come giovanardi è il giornalismo miserabile, quello di cui un paese normale non ha bisogno, perché abbrutisce, incattivisce, non è utile a NESSUN dibattito. Che si vergognino tutti quelli che ben sapendo quali saranno le risposte andranno ancora a fare certe domande a personaggi dalla reputazione torbida, sporchi, razzisti, omofobi, cattivi, indegni rappresentanti di un paese che non sarà mai civile anche grazie a cose come queste.

Perché Sanremo è Sanremo

Sottotitolo: Meno male che Celentano andrà a Sanremo, così qualcuno la finirà di rompere i coglioni con la storiella che il “povero Adriano” non può mettere piede nella tv “pubblica”. Io vorrei riportarci Corrado Guzzanti per esempio: da chi devo andare a reclamare?

 Il Giornale di Olindo zio Tibia Sallusti e della famiglia berlusconi con il titolo osceno di ieri ha dimostrato ampiamente qual è il target dei suoi lettori, ammesso che si tratti di gente che va oltre la visione dei titoli in neretto cubitale.
Perché chiunque conosca un po’ la storia del nostro paese e i fatti che riguardano il nostro paese avrà capito benissimo che Olindo non voleva affatto difendere l’Italia, più semplicemente ce l’ha con la Germania non per quello che pensano di noi (come peraltro pensano in almeno tre quarti dell’orbe terracqueo grazie a come ha ridotto l’Italia chi gli paga lo stipendio: Schettino è arrivato molto dopo, quando di robaccia per vergognarci di certe caratteristiche italiane ne avevamo già collezionata un bel po’), ce l’ha con la Germania perché Angela ha fatto i dispetti ai nostri grandi economisti statisti delle cippe. Ricordiamoci sempre che i giornali di berlusconi non scrivono mai cose così, per cazzeggiare ma eseguono sempre gli ordini che il padrone gli dà. Nel frattempo, noi paghiamo col finanziamento pubblico ai quotidiani gentaglia che non solo non fa informazione ma veicola falsità non solo storiche.

Resteranno scritti per l’eternità sulla pagina delle italiche vergogne i famosi scoop del fogliaccio, uno su tutti la vicenda del cosiddetto dossier Mitrokhin che costò una condanna a dieci anni ad Igor Marini, il consulente finanziario che nel 2003 accusò Prodi, Fassino e Lamberto Dini di aver preso mazzette nell’affare fra Telecom Italia e Telekom Serbia; accuse che  si rivelarono totalmente infondate e le prove prodotte dei clamorosi falsi. Associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione di documentazione falsa e contraffatta e diversi episodi di calunnia i reati contestati a Marini che nel settembre 2010 fu arrestato per scontare 5 anni di reclusione per aver calunniato il magistrato romano che lo interrogò nel 2003.

Dal Giornale nulla, nemmeno una smentita.

 Le frasi attribuite all’estensore dell’articolo del  Der Spiegel citate da Il Giornale non sono scritte da nessuna parte, il tono dell’articolo tedesco è completamente diverso da come lo vuole far apparire Il Giornale. Inoltre, quell’articolo non appare sul settimanale, ma solo sulla versione online.

E vediamo un po’ quanto è vero che Auschwitz è stato un orrore soltanto tedesco. Perché ad esempio nell’italianissima risiera di San Sabba vennero soppresse e bruciate fra le tre e le cinquemila persone, di cui triestini, sloveni, croati, friulani, istriani e naturalmente ebrei.(http://marcotorbianelli.com/2011/04/28/sono-entrato-nella-risiera-di-san-sabba/)
E inoltre l’Italia ai tempi di Auschwitz era ALLEATA della Germania, molti italiani di religione ebrea sono finiti nei campi di concentramento grazie ad italianissimi delatori che vendevano al nemico amici e vicini di casa in cambio di quelle case che i tedeschi svuotavano durante i rastrellamenti e un po’ di soldi, grazie al “governo” italiano di allora che tanti italiani hanno sostenuto e di cui ancora oggi troppi mentecatti rimpiangono azioni e ideologie .
Qualcuno dovrebbe consigliare a quell’ ignorantone di sallusti gné gné gné di aprire un libro di Storia, e di leggerlo, soprattutto. Onde evitare di contribuire alle ormai famose e tristissime italiche figure di merda.

 

Il giorno dell’Amnesia, Marco Travaglio, 28 gennaio – Il fatto quotidiano

Ieri, per solennizzare il Giorno della Memoria, il
Giornale è uscito con un numero da collezione, per
soli amatori. Titolo di prima pagina: “Lettera ai
tedeschi. A noi Schettino a voi Aushwitz”. E
gigantografia della copertina dello Spiegel: una nave da
crociera con la scritta “Kreuzfahrt in die Katastrophe”.
Scrive Sallusti, noto germanista di madrelingua:
“…copertina sul caso Concordia e un titolo che non lascia
spazio a equivoci: Italiani mordi e fuggi letteralmente
ma traducibile come italiani codardi”. Non sappiamo chi
sia l’interprete dal tedesco di Sallusti, forse il dottor Kranz
tetesco ti Cermania. Ma il titolo di copertina dello Spiegel
non lascia spazio a equivoci: “Crociera nella catastrofe”
letteralmente, ma traducibile come “crociera nella
catastrofe ”. L’articolo anti-italiano, peraltro paradossale, è
uscito sul sito del settimanale. Ma il meglio è l’argomento
(si fa per dire) usato da zio Tibia per replicare: “È vero, noi
italiani alla Schettino abbiamo sulla coscienza una trentina
di passeggeri della nave, quelli della razza di Jan
Fleischauer (autore dell’articolo) di passeggeri ne hanno
ammazzati 6 milioni… I tedeschi li abbiamo visti nelle
nostre città obbedire agli ordini di sparare su donne e
bambini”, e “noi poverelli li abbiamo aiutati prima a
difendersi dallUrss, poi a pagare il conto dell’unificazione
delle due Germanie”. A parte le due ultime rivelazioni
sallustiane, destinate a rivoluzionare la storia dell’Europa
moderna, Tibia avrebbe potuto cavarsela con le parole
del suo padrone, che mentre era alleato con fascisti e
filonazisti, così apostrofò al Parlamento europeo il
socialista antifascista e antinazista tedesco Martin Schulz:
“Le mie tv stanno preparando una fiction sui lager nazisti:
la proporrò per il ruolo di kapò”. Nel 2008 Vauro
immortala in una vignetta la contraddizione di un
centrodestra che si dice filoisraeliano e poi candida
fascisti dichiarati come Ciarrapico e la Mussolini. Il
bersaglio è Fiamma Nirenstein, amica di Israele e
candidata del Pdl nella stessa lista del Ciarra e della Ducia.
La vignetta la raffigura con tre stemmi sul petto (quello
del Pdl; il fascio littorio e la stella di David, simbolo
d’Israele) e la scritta “Fiamma Frankenstein”, perfetta
sintesi satirica del mostro Pdl, composto da pezzi così
incompatibili. Peppino Caldarola, sul Riformista , scrive che
“Vauro disegna una vignetta sulla Nirenstein dove la
definisce sporca ebrea”. Epiteto antisemita che
Caldarola si è bellamente inventato. Vauro ovviamente
querela lui e il suo direttore Polito, i quali vengono
condannati a risarcirlo con 25 mila euro. A questo punto
poteva mancare, contro l’ineccepibile e inevitabile
sentenza, un articolo disinformato del Corriere, dunque di
Pigi Battista? Non poteva. Scrive Battista che il giudice
(antisemita pure lui?) ha sentenziato non a caso proprio
“alla vigilia della Giornata della Memoria”  non ha colto
la sottile ironia di Caldarola, che si è limitato a “criticare
satiricamente una vignetta satirica”. Ecco, dire che uno ha
scritto “sporca ebrea” quando non lha nemmeno
pensato, è satira. Anche Macaluso dà il suo contributo alla
scemenza: Caldarola mise fra virgolette la frase mai scritta
da Vauro non per attribuirgliela, ma “per sintetizzarne il
pensiero ” (un caso di telepatia). Ieri il Giornale da
collezione di Sallusti, sotto il titolo “Giorno della
Memoria. Ecco come è fatto l’antisemita di oggi”, ospita a
pagina 27 un articolo della Nirenstein, secondo cui
Caldarola è stato condannato “per aver detto la verità”.
Intanto, a pagina 13, Littorio Sgarbi difende il nazi-console
Vattani con due argomenti decisivi: Santoro ha cantato
“Bella ciao” e Giorgio Bocca da ragazzo era fascista. Come
dire: Vattani ha ragione perché oggi è sabato e mio zio ha
le emorroidi. Il fatto che “Bella ciao” sia un canto della
Resistenza, da cui è nata la Repubblica, e che c’è una lieve
differenza fra un ragazzo fascista nell’Italia del 1942 e un
console nazista nell’Italia del 2012, non sfiora neppure
l’energumeno. Ma chissà cosa pensa la Nirenstein, a
pagina 27, di Sgarbi a pagina 13, e cosa pensa Sgarbi a
pagina 13 di Sallusti a pagina 1. Potrebbero persino
scambiarsi i numeri di telefono.