E’ il momento di che?

 Sottotitolo: Non sono rancorosa, al contrario mi piacerebbe saper dimenticare i torti, le offese, ma queste due vicende hanno segnato la mia vita in modo profondo, mi sono incazzata, ho pianto come se quei morti, quegli abusati fossero stati davvero figli miei. E se c’è una cosa che non riesco a sopportare sono le ingiustizie, da quelle piccole alle grandissime. Non si possono liquidare cose di questo genere e di questa gravità con un “ci dispiace, abbiamo sbagliato”, in questo paese c’è bisogno di gente che si assuma, e davvero le sue responsabilità.

Spero che Patrizia Moretti, la mamma di Federico, non accetti le scuse di Manganelli, non lo deve fare. Io non lo farei.

Aldrovandi, lettera di Manganelli
alla madre: “La polizia vi chiede scusa”

Diaz: Manganelli: “E’ il momento delle scuse”

Scuse un cazzo: tutti a casa e poi forse ne possiam parlare. Da un capo della polizia che guadagna più del presidente degli Stati Uniti ci aspettiamo qualcosa di più di semplici e inutili scuse. Ad esempio le sue dimissioni. Così come si dovrebbe dimettere da ogni incarico chi lo era all’epoca dei fatti, quel Gianni De Gennaro che non c’era, e se c’era dormiva visto che è stato prosciolto da tutte le accuse.
Mi sembra un po’ tardi per le scuse. Niente scuse per uno stato che a distanza di undici anni non ha nemmeno risarcito le vittime incolpevoli dei massacri compiuti dai suoi funzionari, i preposti alla sicurezza dei cittadini, non al loro scempio fisico e morale. Niente scuse, perché la morte di Carlo e Federico per moltissimi italiani pesa ancora come un macigno sul cuore, quei due ragazzi morti per niente, semmai ci sia una qualche ragione per morire a diciotto, vent’anni sono diventati figli di molti padri e di tante madri come me. E non si perdona mai chi toglie ad un padre e ad una madre la ragione delle loro stesse vite.
Non vi scusiamo, care istituzioni “alte” che non siete altro, che vi chiamiate Manganelli o Cancellieri fa lo stesso; appropò, qualcuno ha sentito Napolitano monitare circa la sentenza del G8 o è ancora tutto assorto fra cinghiali, merli e upupe in quel di Castelporziano? e Monti troppo professore per dire qualcosa da capo del governo, da primo ministro? e la politica “di sinistra”, quella che dovrebbe garantire per i cittadini, stare dalla loro parte si è espressa? Bersani, segretario del partito che vorrebbe governare l’Italia ha bofonchiato qualcosa?
Non vi scusiamo perché voi ci sfidate ogni giorno in un provocazione continua che non è più umanamente sopportabile. Non vi scusiamo perché non si premia né si promuove gente che aspetta una sentenza definitiva non su una contravvenzione per divieto di sosta ma per un massacro, per torture legalizzate dallo stato, visto che non fa una legge che le vieti e punisca ma al contrario si fa premura di premiare con avanzamenti di carriera i responsabili di quei massacri. Addirittura con cariche governative com’è accaduto per De Gennaro promosso a sottosegretario alla sicurezza da Monti dopo essere stato prosciolto da ogni responsabilità: all’epoca dei fatti di Genova era un capo della polizia a sua insaputa, evidentemente.
Non vi scusiamo perché in tutti questi anni pezzi dello stato si sono attivati in tutti i modi affinché non si arrivasse alle sentenze, non vi scusiamo perché gente che si macchia di crimini orribili quanto ingiustificati e ingiustificabili si manda via dalle istituzioni dopo cinque minuti e non solo in parte dopo undici anni o come è accaduto ai quattro assassini di Federico Aldrovandi mantenendola nel suo posto di lavoro come se niente fosse successo.

In qualsiasi posto di lavoro si viene cacciati per molto meno di un omicidio.

E non scusiamo la politica, specialmente quella di ‘sinistra’ che si è resa più volte complice dell’attuazione di provvedimenti tesi a proteggere e difendere i criminali di stato come l’indulto voluto da mastella per fare un favore a berlusconi ben sapendo che l’indulto non sarebbe servito ai cosiddetti ladri di polli ma agli stupratori della democrazia, della giustizia e della civiltà di questo paese.
Ieri la Cancellieri ha detto che la sentenza ha privato la polizia dei suoi uomini migliori; ecco, se quelli erano i migliori non oso immaginare di cosa sarebbero capaci i peggiori o semplicemente i mediocri.
Siamo in ottime mani, non c’è che dire.

Che bel paese l’Italia. Da morire

Sottotitolo: la certezza della pena è indispensabile, ma lo deve essere per tutti i tipi di reati e per tutti i tipi di criminali ma, come abbiamo visto, come c’insegna il favoloso stato [di diritto, eh?] italiano, una vetrina vale più della vita di un ragazzino, una carriera più della giusta punizione per chi si macchia di un crimine come la tortura, una vita spezzata di una giovane donna uccisa dall’uomo che diceva di amarla vale pochi anni di galera, con lo stupro, l’apologia di fascismi e razzismi, con le aggressioni xenofobe o verso gli omosessuali si accede di diritto agli arresti domiciliari. Ma per il furto di un ovetto kinder si istruiscono processi che durano tre anni e si concludono con un’ovvia assoluzione che si sarebbe potuta concedere dopo tre minuti. Quindi non c’è speranza: questo paese è refrattario all’idea di giustizia giusta e applicata, e lo è ad iniziare da chi dovrebbe lavorare per metterla in pratica.
La politica, di tutti i colori, è la prima responsabile di tutti i crimini che restano impuniti.

In questa lieta giornata che segue quella in cui l’ennesima ingiustizia da parte dello stato verso i suoi cittadini è stata fatta, rivolgo un saluto cordiale a Gianni De Gennaro nominato di recente  sottosegretario ALLA SICUREZZA da QUESTO GOVERNO.


Video – il regista Vicari: “Alla Diaz fu tortura” (di I. Buscemi)

“400 poliziotti hanno compiuto un reato che in Italia non esiste, la tortura“.

La morale, in uno stato ridicolo qual è il nostro, è che su 400 criminali comandati da delinquenti fascisti  – che ancora occupano le istituzioni – che hanno potuto umiliare, mortificare, massacrare di botte gente incolpevole, che dormiva per terra, uomini, donne, ragazzi e ragazze che volevano solo manifestare pacificamente un dissenso, solo 25 sono andati a processo e la loro vita, dopo averne devastate molte, cambierà, forse, di pochissimo.

E le vittime di questo scempio, di questa sospensione dei diritti democratici e umani,  dopo undici anni non sono state nemmeno risarcite.
Smettiamola di chiamare l’Italia ‘democrazia’ o, addirittura, ‘stato di diritto’.
Perché in una democrazia e in uno stato di diritto queste cose non succedono.

La regia politica dell’operazione rimarrà a disposizione della storia ma non verrà giudicata dalla giustizia. 

Oggi Fini è diventato un amichetto dei  riformatori liberali, della gente dè sinistra, della società civile, è stato lavato e candeggiato a dovere in questi undici anni, quindi nessuno gli chiederà conto di quel che accadde nella cosiddetta cabina di regia quando lui era nientemeno che ministro della difesa di questa repubblica.

Il governo Prodi ha avuto uno dei peggiori ministri della giustizia, Clemente Mastella, che è stato attivissimo sugli indulti  che servivano a berlusconi  e ai suoi compagni di merende ma non ha trovato il tempo di approvare norme decenti sulla tortura: il parlamento non le ha volute, pretese, anzi.

Ricordiamo anche che Di Pietro non volle la commissione di inchiesta sul G8 mentre oggi si spertica nel chiedere quella sulla trattativa stato mafia. Un poliziotto è come un fascista: per sempre.

Con questo combinato di attività, collusioni, menzogne, depistaggi, inciuci, pressioni,  inerzia, mentre nel frattempo i responsabili dei massacri venivano premiati, promossi,  strapagati, nonostante (o forse grazie a) quel che accadde a Bolzaneto e alla Diaz  si è sancita l’impunità, passata e futura, di un gruppo di funzionari in sostanziale continuità con una tradizione fascista non solo tollerata ma proprio incoraggiata.

Da Portella della Ginestra, passando per Piazza Fontana, Bologna, Ustica, continua la tradizione italica di insabbiamento e copertura istituzionale compiute dalle istituzioni stesse che cambiano nome ma non ruolo. Che bel paese, l’Italia. Un paese bello, da morire.

Noi sappiamo, Massimo Rocca per il Contropelo di Radio Capital

Adesso sappiamo quello che sapevamo undici anni fa. Questa maledizione pasoliniana. Sappiamo quello che era sotto gli occhi di tutti. La provocazione di stato. Il tentativo di fare di Genova l’occasione per un sovvertimento della democrazia. Sotto gli occhi delle alte cariche dello stato, con le alte cariche dello stato sul posto. Sappiamo che, tanto pasticcioni e incapaci, quanto crudeli e malintenzionati, come sono sempre stati gli organizzatori delle trame, la fecero così sporca e così stupida da diventare un boomerang. Ma i boomerang italiani sono velocissimi nel colpire, lentissimi nel tornare indietro. Indulti, prescrizioni, tutte le tattiche di difesa che certo non si offrono quando scattano i manganelli e così in galera non finirà nessuno per la Diaz, come per il global forum di Napoli o per Aldrovandi. Salteranno a scoppio ritardato alcune carriere che non avrebbero mai dovuto esser fatte. E allora ricordiamo almeno i nomi dei distratti ministri sotto cui quelle carriere si sono dipanate: Claudio Scajola, Giuseppe Pisanu, Giuliano Amato, Roberto Maroni, Anna Maria Cancellieri.

L’ingiustizia è uguale anche per loro

Preambolo per non dimenticare: a capo del governo c’era berlusconi, al ministero dell’interno scajola (forse già a sua insaputa), c’erano la russa, fini e gasparri che  invocavano punizioni esemplari, i mandanti sono sempre gli stessi, cambiano nome ma non ruolo;  dalle stragi di neofasciste passando per le brigate rosse, al tentativo di golpe dei generali, servizi deviati al soldo del neofascismo e della mafia, la solita gente  impunita fino ai giorni nostri.
La notte della Repubblica bis, targata berlusconi.

Sottotitolo: essere un funzionario di polizia in Italia è un privilegio, perché si può tranquillamente tradire lo stato (di diritto) che si rappresenta massacrando, ammazzando gente a calci e manganellate ed essere giudicati poi secondo la legge di uno stato di diritto. Non finiremo mai di ringraziare Clemente Mastella e l’indulto da lui voluto per fare un favore a berlusconi mentre era ministro col governo Prodi e anche chi in tutti questi anni si è opposto affinché non si istituisse il reato di tortura, visto che la prescrizione è scattata proprio sul reato di lesioni, ovvero di quei massacri giudicati da Amnesty International LA PIU’ GRAVE VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI IN UNA DEMOCRAZIA DAL DOPOGUERRA IN POI. Non avere una legge che punisca la tortura nel paese delle mele marce e delle schegge impazzite equivale ad autorizzare e incentivare azioni criminali di questo tipo.

Questa sentenza per essere completa avrebbe dovuto punire anche i mandanti; la responsabilità politica dei massacri c’è e ci sono anche i nomi e i cognomi dei registi; uno su tutti Gianfranco Fini, lo stesso Fini che due giorni fa si è scandalizzato perché un onorevole dell’IDV ha pronunciato la parola “coglioni” in parlamento. Manco avesse detto che la legge è uguale per tutti.

“Confermate quindi solo in via teorica le condanne a 4 anni inflitte a Giovanni Luperi e a Francesco Gratteri, quella a 5 anni per Vincenzo Canterini, nonché le pene, pari a 3 anni e 8 mesi, inflitte a Gilberto Caldarozzi, Filippo Ferri, Fabio Ciccimarra, Nando Dominici, Spartaco Mortola, Carlo Di Sarro, Massimo Mazzoni, Renzo Cerchi, Davide Di Novi e Massimiliano Di Bernardini. La Cassazione ha anche dichiarato prescritti i reati di lesioni gravi commessi dagli agenti della celere che quel giorno facevano parte del settimo nucleo speciale della Mobile. 
Nel frattempo i dirigenti di allora sono stati promossi, hanno fatto strada all’interno della Polizia, dei Servizi Segreti, di altri apparati dello Stato.”

[http://www.contropiano.org/it/news-politica/item/10069-diaz-condanne-confermate-ma-non-paga-nessuno]

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Diaz, confermate le condanne ai 25 poliziotti. Interdizione agli alti dirigenti

La sentenza della Quinta sezione mette la parola fine al processo per il blitz del G8 di Genova nel 2001. Gli imputati non andranno in carcere, ma l’interdizione dai pubblici uffici colpisce alti dirigenti come Gratteri, Caldarozzi e Luperi. Cancellieri: “Attueremo le disposizioni della Cassazione”.

 In questo paese, e la sentenza del G8 dopo quella per Federico Aldrovandi lo conferma, i reati contro la persona sono puniti in maniera infinitamente minore di quelli contro  la proprietà.

Specialmente se a commetterli sono uomini e donne  in divisa.

Se proprio si vuole riformare la giustizia si potrebbe iniziare da qui: anche lo stupro era considerato e giudicato un reato contro la morale, c’è voluta la strage del Circeo per commutarlo in reato contro la persona, quante altre stragi degl’innocenti ci vorranno affinché una vetrina spaccata e una macchina bruciata valgano meno di una vita umana?

Devastazione e saccheggio

In appello, nell’ottobre 2009, 15 dei manifestanti vengono assolti, sia per l’intervento della prescrizione, sia perché la carica dei carabinieri in via Tolemaide è stata nuovamente valutata come illegittima e quindi la reazione dei manifestanti a questa è stata considerata una forma di legittima difesa.

Invece ai 10 condannati (accusati di devastazione e saccheggio) vengono sensibilmente aumentate le pene rispetto a quelle erogate in primo grado, per un totale di 98 anni e 9 mesi di carcere (i PM avevano chiesto complessivamente pene per 225 anni per i 25 manifestanti).
L’aumento delle pene mantiene gli anni di carcere complessivi quasi inalterati nonostante la forte riduzione dei condannati: alcune delle pene inflitte (fino a 15 anni) risultano più elevate di quelle che, usualmente, in Italia vengono date per reati ben più gravi, come ad esempio l’omicidio.

Il prossimo 13 luglio ci sarà la Cassazione.

 

Diaz: Art.21, la Rai trasmetta il film di Vicari

“Con una sentenza non possono essere risarciti coloro che hanno subito danni fisici e psicologici così pesanti. Ma il responso della Cassazione sulla Diaz contribuisce a quella richiesta di verità e giustizia che tanti hanno urlato a gran voce in questi undici anni: associazioni, movimenti, giornalisti e registi come Daniele Vicari che con il suo “Diaz” ha realizzato un’importante opera di impegno civile con una puntuale ricostruzione basata sugli atti processuali e sulle testimonianze di persone che hanno avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Per questo chiediamo che la Rai trovi modi e tempi per trasmettere il film “Diaz” e consentire a tutti i cittadini di conoscere i fatti”.

[Stefano Corradino – Articolo 21]