Di mostri, sciacalli e iene: reali e virtuali

Ottimo Mentana che per criticare lo sciacallaggio mediatico sul caso di Brembate ha ritenuto di doverne aggiungere un altro po’ anche lui: un rinforzino. Ieri sera  Bersaglio mobile sembrava la dependance di Porta a Porta: mancavano solo il plastico e il criminologo. La potenza dei media e della Rete è  far diventare il peggio anche peggio di quello che già è.  Se i media evitassero di dare tanta enfasi ai fatti di cronaca più cruenti forse si eviterebbe di dare la stura a tutto quel che avviene dopo: compresi i commenti idioti degli imbecilli necrofili  da web. In un mondo normale, fatto di gente normale e non di voyeurs malati,  con l’occhio sempre nei buchi delle serrature a guardare le vite altrui per non pensare alla loro di merda,  si limiterebbero a dare la notizia di un fatto e della sua conclusione. Non ci sarebbe il “mentre” che contiene tutto l’orribile che non si può evitare nemmeno a volerlo.

Pensiamo alla nostra giornata di ieri, alle cose che abbiamo fatto e immaginiamo, a chiusura di quella giornata i carabinieri a casa nostra per arrestarci con l’accusa di omicidio. Immaginiamo la nostra vita stravolta nel giro di poche ore, i nostri figli che leggono di un padre violento, un assassino solo sulla base di una prova, quella del dna, che in America è costata la vita a decine di innocenti finiti con un’iniezione letale o sulla sedia elettrica perché quella prova è stata poi ritenuta inaffidabile. Immaginiamo una donna, una madre che deve giustificare non al padre dei suoi figli, quello che li ha cresciuti ma al mondo, un “peccato” di gioventù, un particolare privato della sua vita non perché lo abbia deciso lei ma perché la sua vita privata è andata in pasto ai lupi famelici di un’informazione criminale.

 

I mostri, servono.

Perché mentre noi ci distraiamo, ci trasformiamo in psicologi, giudici, analisti del crimine l’anziano proprietario del paese continua ad agitare lo scettro e l’informazione ben felice che il popolo abbia di che occuparsi evita di mettere sull’avviso.
Mentre il nuovo pentito della camorra racconta che con 250.000 euro in questo paese è possibile modificare, anzi cancellare sentenze [omicidio] e, considerato il paese niente può far dubitare che non sia vero che ci siano giudici facilmente corruttibili, ai piani alti si continuano a fare accordi politici con un corruttore frodatore, più che probabile prossimo condannato anche per concussione per costrizione e sfruttamento della prostituzione minorile, or ora incriminato anche per oltraggio, l’ennesimo, alla magistratura, permettendogli addirittura di poter fare conferenze stampa alla camera dei deputati e di riscrivere la Costituzione.
Come se fosse tutto normale.
Nel paese dilaniato dalla corruzione ovunque si mettono in mano le riforme politiche ad uno che con la corruzione ci ha tirato su un impero coi risultati che sappiamo, e che subiamo.
Perché al gioco della politica  di Renzi partecipa chi c’è, non chi se lo merita.

 

facebook è diventato un rischio per chiunque abbia la sventura di andare a finire sui giornali per motivi seri o gravi.
Si dovrebbe intervenire, e anche in modo tempestivo, negli account delle persone coinvolte nei fatti di cronaca, impedire alla moltitudine di imbecilli, i soliti, quelli che se non vomitano la razione quotidiana di insulti su qualcuno non sanno dare un senso al loro tempo passato nei social di poterlo fare, solo per il gusto di potersene poi vantare con altri imbecilli come e peggio di loro.
Le maestranze  della piattaforma di solito  così solerti nel bloccare profili di gente colpevole di niente, così attente a far rispettare la policy della community salvo poi lasciare pagine che fanno chiare apologie di tutti i tipi perché quelle non violano, si vede,   possibile che non abbiano pensato a mettere in sicurezza le pagine di chi è impossibilitato a gestirle? 

Gestire la vita “virtuale” è diventato un problema, un pensiero in più. A leggere quello che sono stati capaci di scrivere questi idioti che non avendo un cazzo di meglio da fare in Rete si divertono così verrebbe da augurarsi che capitasse qualcosa di serio anche a loro, in modo tale che i loro familiari possano godere dello stesso trattamento riservato da loro a chi non c’entra, visto che i diretti interessati non possono leggere né rispondere. Un dolore finché non diventa proprio non si capisce, non si riesce a sentirselo addosso. Se i figli del presunto assassino della ragazzina di Brembate hanno letto le cose che sono state scritte sul padre avranno sicuramente subito un trauma dal quale non guariranno più.

Incredibile quanta malvagità abbiamo intorno e ce ne accorgiamo solo quando la vediamo.

Per non parlare poi di quelli del “se capitasse a te”. Cervelli a brandelli che non riescono a capire che tutti saremmo capaci di qualsiasi vendetta nei confronti di chi facesse male ai nostri figli, alle persone che amiamo; mettersi nel dolore degli altri non significa interpretarlo in modo vendicativo ma educativo, affinché si riesca a trasmettere l’idea che la violenza è sempre sbagliata. Se si fosse fatto sempre questo, se gli stessi stati che dovrebbero applicare la legge, una legge giusta, severa ma giusta e rispettosa degli stessi principi che che le leggi obbligano, uno su tutti: “non uccidere” e non avessero invece esercitato la violenza della pena di morte forse questo sarebbe un mondo migliore. A nessuno oggi verrebbe in mente di intasare il web con le sue idiozie criminali.

E sarebbe bene che tutti prendessero atto, anche gli stupiti dell’ultimo momento, quelli che ogni volta cascano dal pero come se “prima” non fosse mai successo niente, non una ragazzina che ammazza madre e fratello, non una madre che spacca la testa di suo figlio a martellate – di esempi come questi se ne potrebbero fare centomila –  che la violenza cesserà di esistere solo quando non ci saranno più donne né uomini sulla faccia della terra.

Cronaca nera: oggi le indagini (e i processi) si fanno sui social network

Maurizio Di Fazio

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Delitti e commenti sul web: il peggio degli italiani –  

Delitti. L’Italia peggiore , l’Italia del dalli all’untore. Quella che spia dalle finestre. Dai buchi della serratura. Che magari se sente un grido d’aiuto arrivare dalla strada alza il volume della televisione per non ascoltare o si volta dall’altra parte per non guardare. Quella dei vicini di casa che sanno ma non dicono. Del pettegolezzo, della noia, della pavidità, della paura. Quella che sprofonda ogni sera davanti alla tv. Che si perde dietro storie d’amore inventate da autori sapienti. O annega persa dietro a casi di cronaca nera in cui a perdere la vita sono reali creature innocenti e non attori da telefilm che interpretano questo o quel personaggio.

Quella che, puntuale come un orologio svizzero, arriva a far finta di indignarsi e che adesso usa la rete per dar spazio alle sue repressioni più perverse.  Basta dare uno sguardo ai profili Facebook di Carlo Lissi, l’assassino che ha sterminato la moglie e i due figlioletti o a quello di Massimo Bossetti, accusato di aver ammazzato Yara Gambirasio.  Sono tantissimi i mitomani che vogliono lasciare una firma. Apparire. Per regalarsi un secondo di notorietà alla faccia dei morti e dei vivi (i tre figli di Bossetti, ad esempio, quali colpe hanno da espiare?).

“Cosa ti farei, non in isolamento, in mano agli altri carcerati”, scrive Elena dopo aver condiviso sul proprio profilo la foto di Lissi, dopo aver quindi condotto nella propria dimora virtuale il volto di un assassino. E ancora, prosegue David: “Pregherei per averti sotto alle unghie, e tu pregheresti per crepare in fretta”. Insiste Remigio: “Sai quanti amanti ti troverai ora in galera, camminerai tante volte zoppo”.

Sarò strano io, ma ho terrore di questi forcaioli improvvisati. Giustizieri della notte davanti a una tastiera oppure aspiranti leoni, ma solo mentre i carabinieri e la polizia scortano via questo o quel criminale ormai inerme.  Mai prima. Mai.

Non me ne vogliano, ma sono una rappresentanza di un Paese marcio, di una comunicazione malata, come più volte teorizzato da Chomsky così come i giornalisti sciacalli dell’orrore, quelli che improvvisano servizi lacrimevoli per fare un po’ di ascolti, gli stessi che si vantano degli ascolti boom per le edizioni straordinarie targate terremoto o vanno in giro a chiedere agli sfollati come mai dormano in macchina (sapendo bene che una casa non ce l’hanno più).

Sciacalli. Sciacalli di emozioni. Incapaci ormai di viverne sulla propria pelle. Di sorprendersi, innamorarsi. Arrabbiarsi. Provano un brivido solo col telecomando o la tastiera tra le mani. Concentrati su un caso, finché ne parlano i giornali.

Fino al prossimo reality dell’orrore. Fino a quando la morbosa attenzione del guardone andrà a scomparire. E tutto finirà, come nel Truman Show, con un “Cambia canale, guarda cos’altro danno”.

Chi l’avrebbe mai detto?

Ecco quali dovrebbero essere le preoccupazioni di un capo di stato: pretendere che si faccia chiarezza sulle stragi senza nome ma che un nome invece ce l’hanno. Non certo chiedere riforme che continuino a tutelare i criminali e a osteggiare il lavoro della Magistratura. Gli italiani, noi, abbiamo il diritto di pensare che i nostri figli potranno vivere in un paese migliore di quel che è adesso.

Sottotitolo: Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 27, comma 2: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.” 

Il pd l’avrà capito adesso che ha accettato le larghe intese con un delinquente abituale, uno che ruba soldi allo stato e dunque a noi cittadini? E Napolitano si sarà reso conto che un imputato in processi per frode fiscale, sfruttamento della prostituzione minorile, giusto per ricordare due su tante delle sue imputazioni non era proprio il più adatto a far parte di un governo di larghe intese, uno col quale decidere e concordare leggi, riforme politiche e costituzionali? 

Più che a una riforma della giustizia, da concordare con un pregiudicato condannato che sta per essere interdetto perdendo quindi de facto ogni diritto da cittadino, dunque anche quelli politici da elettore e da candidato, se fossi nei panni di Napolitano penserei seriamente ad un modo per uscire di scena il più decentemente possibile.
Non si capisce infatti questa urgenza di riforme dopo un successo della Magistratura.
E scommetto che in caso di assoluzione il presidente non avrebbe fatto cenno a nessuna riforma.

Andassero pure a fare i ricorsi in Europa, li aspettano a braccia aperte.
Se  fossi Ghedini ci ripenserei, eviterei un’ulteriore figuraccia, non penso proprio che l’Europa ci tenga a sostenere e perorare le cause di  un delinquente per mestiere, basta e avanza quanto lo abbia già fatto l’Italia e con ottimi risultati, altrimenti berlusconi sarebbe stato fermato molto prima.

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Napolitano è un irresponsabile, con buona pace di quelli che “non bisogna tirare in ballo il presidente” e addirittura nemmeno nominarlo, quelli che l’hanno rimesso al Quirinale affinché garantisse la pax sociale e politica ben sapendo che nessuna pax di nessun tipo poteva essere possibile e attuabile inserendo silvio berlusconi nel progetto. 
Perché dove c’è berlusconi non c’è casa, ci sono solo casini, e anche di una discreta portata, e se il pd che si è sottoposto alla gogna volontaria, se ha accettato more solito l’ennesimo ricatto era a conoscenza del calendario dei processi di berlusconi qualcosa fa pensare che lo conoscesse anche lui.

E se due più due fa ancora quattro solo un irresponsabile poteva pensare ad un governo di necessità e responsabilità mettendoci dentro anche silvio berlusconi.

Come diceva De Gasperi, un uomo politico pensa alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni, esattamente l’opposto di quel che ha fatto Napolitano non preoccupandosi minimamente di un’eventuale e più che probabile – conoscendo il personaggio – condanna di berlusconi.

Sono contenta di essermi sbagliata, in parte, perché continuo a pensare che a berlusconi si offrano troppe possibilità oltre a quelle che ha già preteso quando era a capo del governo e siccome gli erano urgentissime se le è fatte mettere per legge.

Quando due anni fa Dominique Strauss-Kahn fu accusato di violenza sessuale era un uomo molto più potente di quanto lo sia berlusconi oggi, eppure a lui non fu offerta nessuna dilazione, nessuno sconto, nessuna possibilità di andare in tv in videoconferenza per dire alla gente di essere un innocente perseguitato.
Fu arrestato, con le manette, e passò sei giorni in una camera di sicurezza da dove uscì solo grazie alla cauzione pagata da sua moglie.

E solitamente in tutti i paesi dove la legge è uguale per tutti si fa così.

I responsabili del disastro Enron non poterono usufruire di nessun condono, perdono, riduzione di pena, di nessuna televisione compiacente da cui gridare il loro sconforto, andarono semplicemente in galera per rimanerci, dai dieci ai ventiquattro anni: questo è il trattamento che viene riservato a chi viola la legge e a maggior ragione quando a fare le spese di quelle violazioni è la collettività, i reati di frode fiscale nei paesi seri vengono giudicati e condannati con la giusta severità proprio perché ricadono su tutti, non solo su qualcuno, e nessun governo penserebbe di fare leggi per ammorbidire o annullare il falso in bilancio ad esempio.

Qui invece sì, qualcuno ci ha pensato, qualcuno che evidentemente ha altri interessi da tutelare che non sono quelli pubblici come dovrebbe fare chi sceglie di occuparsi della cosa pubblica.

Qui un presidente della repubblica scende a patti con un già prescritto grazie alle leggi volute e ottenute e firmate da Napolitano che non faceva mai un plissé nemmeno di fronte a leggi che la Consulta poi ha puntualmente cassato.

Un presidente della repubblica ha il dovere di preoccuparsi dell’impatto che può avere nell’opinione pubblica e sulla società il considerare e trattare un fuori legge come uno che sta dentro la legge: i cittadini che votano per il partito del pregiudicato criminale non capiranno mai che è veramente un pregiudicato criminale finché verrà ricevuto nei palazzi, considerato l’interlocutore con cui fare riforme politiche.

E probabilmente capiscono ancora meno se per una volta che la giustizia ha dimostrato di funzionare in rispetto a quella Costituzione di cui lui dovrebbe essere il più strenuo difensore quel presidente della repubblica non si congratula per l’ottimo lavoro svolto dai Magistrati ma auspica, desidera, si augura che si faccia presto una riforma di quella giustizia che per una volta ci ha dimostrato nei fatti che la legge è uguale per tutti.

Finché non lo prenderanno di peso per buttarlo fuori dal parlamento la gente non capirà.

Sono anni che dico e scrivo che sono le istituzioni, prim’ancora che la gggente, a doverlo delegittimare.

Adesso ne hanno possibilità e facoltà. Quell’uomo va cacciato col disonore che si merita.

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Il pregiudicato costituente
Marco Travaglio, 2 agosto

Condannato il delinquente. Il governo ormai è un morto che cammina. La Cassazione, dopo 7 ore di camera di consiglio, conferma: Berlusconi deve scontare la pena di 4 anni (3 indultati, 1 ai domiciliari) per frode fiscale. L’interdizione è rinviata alla Corte d’appello per essere ricalcolata fino a 3 anni. Ma il Caimano è comunque decaduto per la legge Severino. Lui insulta i giudici a reti unificate.

Oddio, hanno condannato Berlusconi e nessuno sa cosa mettersi. Del resto, chi l’avrebbe mai detto che il compare di Mangano, Gelli, Craxi, Dell’Utri e Previti — per citare solo i migliori — già amnistiato per falsa testimonianza, prescritto due volte per corruzione giudiziaria e cinque per falso in bilancio e una per rivelazione di segreto, tuttora imputato per corruzione di senatori e indagato per induzione alla falsa testimonianza, nonché condannato in primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile, avrebbe potuto un giorno o l’altro diventare un pregiudicato? Era tutto un darsi di gomito, uno strizzare d’occhi, un “tutto si aggiusta” all’italiana,con leccatine agli “assi nella manica” del sommo Coppi, dipinto come il mago di Arcella che fa assolvere i colpevoli. Invece da ieri anche la Cassazione, grazie a cinque giudici impermeabili a minacce e pressioni e moniti, ha detto ciò che chiunque volesse sapeva da tempo immemorabile: Silvio Berlusconi è un fuorilegge, un delinquente matricolato, colpevole di un reato — commesso anche da premier e da parlamentare – che in tutto il mondo lo porterebbe dritto e filato in galera per un bel po’. 

In America, per incastrare il suo spirito guida Al Capone, bastò la frode fiscale. In Italia, grazie anche all’indulto-insulto regalatogli da un centrosinistra così tenero che si taglia con un grissino, Al Tappone finirà ai domiciliari per un annetto. O, se li chiede, ai servizi sociali. I giudici milanesi lo manderanno a prendere dai carabinieri in autunno, non appena riaprirà il Tribunale. L’ignaro Epifani annuncia tonitruante che il suo Pd, se necessario, è pronto a rendere esecutiva la sentenza: non si dia pena, la sentenza è esecutiva a prescindere da lui. Come tutto il resto. Per arrestare un condannato, anche se parlamentare, non c’è bisogno di Epifani, né del Parlamento, né di nessuno. 

Piuttosto sarebbe interessante sapere con che faccia il Pd possa restare alleato con un pregiudicato prossimo all’arresto purché non faccia troppo casino: come se qualche parola o manifestazione scomposta fossero più gravi che mettere in piedi una monumentale frode fiscale. 

E con che faccia il premier Nipote possa restare al governo col sostegno di B., magari per tuonare contro l’evasione fiscale, senza che gli scappi da ridere, a lui e a suo zio. Ma questa è la “separazione dei poteri” come la intendono i nostri politicanti: se un politico è indagato, attendono il rinvio a giudizio; se è rinviato a giudizio, attendono la condanna; se è condannato in primo grado, attendono l’appello; se è condannato in appello, attendono la Cassazione; e se è condannato in Cassazione, imboscano la sentenza in un cassetto perché bisogna separare la giustizia dalla politica. Solo sull’interdizione, quando sarà ricalcolata dalla Corte d’appello e confermata dalla Cassazione (pochi mesi), il Senato sarà interpellato: ma per ratificarla, non per discuterla o ribaltarla (è questa, cari analfabeti, la separazione dei poteri).

E comunque i nostri tartufi si scordano un piccolo dettaglio: l’anno scorso Pd, Pdl e frattaglie centriste approvarono la legge “liste pulite” che dichiara decaduti e incandidabili i parlamentari condannati sopra i 2 anni: dunque neppure se fosse interdetto per un solo giorno B. potrebbe restare senatore e ripresentarsi alle prossime elezioni. 

A meno che, si capisce, l’abrogazione di quella norma giustizialista votata anche da B. non faccia parte delle “riforme della giustizia” invocate da Re Giorgio un minuto dopo la prova che la giustizia funziona. 

Ora i soliti idioti dicono che la Cassazione ha condannato 10 milioni di elettori del Pdl (che sono molti di meno): no, ha condannato un solo eletto. 

Ma anche, simbolicamente, tutti quelli che – sapendo chi era- l’hanno legittimato, ricevuto, favorito, riverito, salvato, strusciato, addirittura promosso partner di governo e padre costituente: da Napolitano in giù. 

Vergognatevi, signori. E rassegnatevi: la legge, ogni tanto, è uguale per tutti.

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Larghe intese con uno così?
Antonio Padellaro, 2 agosto

La prima cosa che viene in mente è: ma come si permettono di manomettere la Costituzione italiana questi signori delle larghe intese quando il leader primario dell’alleanza di potere nata sul tradimento del voto popolare è da ieri ufficialmente un pregiudicato, condannato in via definitiva dalla Cassazione per il reato gravissimo di frode fiscale? Le 200mila firme raccolte in pochi giorni sotto l’appello del Fatto ora possono diventare rapidamente 500mila. Forza, dimostriamo che la democrazia dei cittadini è più forte dei giochi di palazzo. La seconda considerazione riguarda il pregiudicato Silvio Berlusconi. 

Che a tarda sera ha lanciato il suo videomessaggio elettorale. 

L’aria sofferente, lo sguardo lacrimoso, ci ha raccontato la solita barzelletta del grande imprenditore e dell’eccelso statista perseguitato dalle toghe rosse per poi concludere la tiritera annunciando l’intenzione di riprendersi il governo del Paese riesumando il cadavere di Forza Italia. Del resto, un necrologio lo merita anche il governo del Letta nipote che, al di là delle frasi di circostanza sulla tenuta della maggioranza chiamata ad affrontare i problemi del Paese eccetera eccetera, assomiglia molto a un morto che cammina. Già nella primavera prossima in coincidenza con le elezioni Europee si potrebbe tornare alle urne. Una deriva che neppure la riforma della giustizia “allo studio” offerta da Napolitano al leader pregiudicato (proprio la persona giusta) servirà ad evitare. Bisognava pensarci prima: si sapeva dall’inizio che le questioni giudiziarie del miliardario di Arcore erano come una bomba ad orologeria. 

Ma i grandi strateghi dell’intesa Pd-Pdl non hanno sentito ragioni. Peggio per loro. 
Gli italiani per bene possono esultare: per la prima volta dopo vent’anni la legge è 
davvero uguale per tutti.

Arrendiamoci, siamo circondati

Sottotitolo:  “Che faremo con B?” L’imbarazzo del Pd. 

Beh, effettivamente c’è da farsela questa domanda.
Oggi.

In caso di condanna perde l’Italia, dice il segretario traghettatore.

Come se in tutti questi anni l’Italia avesse guadagnato qualcosa, ma probabilmente Epifani parlava per sé, per la classe dirigente di cui fa parte, per l’Italia degli interessi da difendere a tutti i costi.

Epifani come Renzi teme il contraccolpo negativo per il paese, che invece avrebbe solo da guadagnarci se condannassero berlusconi: qualcosa non torna, c’è chi proprio non si vuole rassegnare. 

Sarebbe bello se la Cassazione desse un segnale forte e chiaro per far capire a questi leader da riporto che le cose sono più semplici di quello che sembrano.

Sono alla disperazione ormai, gli ci vuole un tribunale per capire che coi delinquenti alleanze non se ne fanno.

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Preambolo: non mi aspetto nulla. Nulla che cambi in modo sostanziale e concreto le sorti di questo paese sciagurato.  Nel paese alla rovescia, dove un padre che ruba per far mangiare i figli va in galera per direttissima e chi ruba miliardi allo stato la fa franca e può vantare ancora il titolo di cavaliere, può succedere di tutto. Anche che assolvano un delinquente seriale.

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Sentenza Mediaset, quello sconto sull’interdizione è a rigor di legge Bruno Tinti, Il Fatto Quotidiano

Così dovrebbe andare. Ma, sapete com’è, se il diritto fosse semplice basterebbe un computer. Invece servono i giudici che, quando assolvono Berlusconi sono brave persone e quando lo condannano persecutori comunisti.

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Processo Mediaset, il giorno del giudizio
“Che faremo con B?” L’imbarazzo del Pd

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Quello che scrive Bruno Tinti sul Fatto di oggi serve anche come risposta alla figlia del corrotto latitante in quel di Hammamet che accusa la Magistratura di aver formato, in questi anni, dei clan di un contropotere occulto con lo scopo di sovvertire la volontà di quegli elettori a cui piace farsi rappresentare da corrotti, corruttori, amici dei mafiosi.
Mentre la realtà dice chiaramente che mai come in questi anni il parlamento è stato l’approdo naturale di chi aveva dei contenziosi seri da regolare con la legge. 
E che in assenza di politici conniventi col malaffare e che commettono reati in prima persona i Magistrati non sarebbero diventati l’extrema ratio, l’ultima e unica speranza per liberarsi dei politici delinquenti, visto che la politica non lo vuole fare come suggeriva saggiamente Paolo Borsellino quando diceva che forse un politico vicino, troppo vicino a gente poco raccomandabile non sta commettendo nessun reato ma sarebbe meglio tenerlo fuori dagli affari di stato. 
Uno che il boss mafioso se lo teneva in casa negli affari di stato non dovrebbe entrarci nemmeno.

Secondo la santanchè, quella che “non gliel’avrebbe mai data”, nessuno deve toccare silvio, secondo i molti altri a libro paga del boss nessuno lo dovrebbe nemmeno giudicare. 

Può stare tranquilla la garnero ex santanchè, alle persone normalmente oneste fa ribrezzo anche e solo l’idea di farsi non dico toccare ma semplicemente sfiorare o dividerci un metro quadro di suolo pubblico con uno così.

Lasciamo volentieri a quelle e quelli come lui, nonché ai suoi complici più o meno occulti la soddisfazione di averlo fatto, di avergli aperto le porte invece di serrarle a doppia mandata, di avergli stretto la mano, di averci mangiato insieme, di averlo ricevuto a palazzo come uno statista vero e non il miserabile millantatore disonesto che è, la soddisfazione di aver dedicato tempo ed energie in spregio della propria dignità per cercare di restituirne una mai posseduta ad un delinquente per natura.

Uno che in un contesto normale, in una società normale fatta di gente sana non sarebbe mai diventato quello che è, nessuno gli avrebbe dato la possibilità di deformare un paese a sua immagine e somiglianza, nessuno lo avrebbe seguito, sostenuto, considerato un interlocutore politico da prendere seriamente e al quale dare la possibilità di stravolgere le fondamenta della democrazia.

Uno da cui tenersi alla larga indipendentemente dalle sentenze di un tribunale che devono stabilire su un documento scritto quello che è davanti agli occhi di tutti: anche di quelli che lo difendono.

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Comunque vada è un complotto
Marco Travaglio, 1 agosto

Ieri ero collegato con La7 per lo speciale di Enrico Mentana sull’imminente sentenza del processo Mediaset in Cassazione. A un certo punto è giunta in studio la notizia di una manifestazione del Pdl fissata per oggi alle ore 17 dinanzi a Palazzo Grazioli, in contemporanea o subito prima o subito dopo la lettura del verdetto. In men che non si dica, l’onorevole Pdl Osvaldo Napoli ha aderito entusiasta all’iniziativa, negando però che si trattasse di un’intimidazione alla Corte chiamata a giudicare il suo capo. Anzi, si trattava di un’innocua “presenza” sotto le finestre dell’Augusto, peraltro improntata al proverbiale “rispetto” che lui e il suo partito nutrono verso la magistratura tutta. Alla manifestazione-presenza ha subito aderito, e non poteva essere altrimenti, il celebre “Esercito di Silvio”, anch’esso noto per la sua devozione verso l’ordine togato. Poi il coordinatore del Pdl Denis Verdini ha comunicato che la notizia della manifestazione-presenza era destituita di ogni fondamento. 

Purtroppo il Napoli si era nel frattempo allontanato, ma siamo certi che avrebbe immantinente preso le distanze da quell’incauto, anzi diciamo pure demenziale annuncio che tanto l’aveva entusiasmato solo pochi minuti prima. Viva le manifestazioni-presenza, ma anche assenza. Vedremo oggi se la notizia vera era l’annuncio o la smentita (probabilmente suggerita dall’avvocato Coppi, che fatica sette camicie a mettere la museruola ai rottweiler berlusconiani, tutti lì schiumanti a mordere il freno dietro la rete). Ma la notizia della manifestazione su una sentenza, convocata al buio, prim’ancora di conoscere la sentenza medesima, è talmente elettrizzante che ci auguriamo fosse autentica. Ci pare di vederli, i rottweiler riuniti nella notte con le pitonesse, i falchi e tutto lo zoo, intenti a preparare con la vernice spray gli striscioni con gli slogan multiuso e le dichiarazioni pret à porter, che vanno bene in caso sia di conferma della condanna sia di annullamento con rinvio sia di annullamento senza rinvio. Insomma, si portano su tutto. In caso di conferma: “È la prova del complotto politico-giudiziario. 

Il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 trova oggi il suo compimento con questa sentenza politica che mira a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dagli italiani. Una sentenza ad personam e a orologeria, sintomo di appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”. In caso di annullamento con rinvio: “È la prova che c’era un complotto politico-giudiziario. Il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 continua con questa sentenza politica che non ha voluto dare completamente torto alla Procura che ancora mira a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dagli italiani. Una sentenza ad personam e a orologeria, sintomo dell’appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”. In caso di annullamento senza rinvio: “È la prova che c’era un complotto politico-giudiziario. Finalmente il giudice a Berlino ha smontato definitivamente il disegno eversivo della magistratura golpista iniziato dalle toghe rosse milanesi nel 1994 a colpi di sentenze politiche che miravano a eliminare dalla scena il leader più amato e votato dai cittadini. Le condanne di primo e secondo grado, pronunciate nonostante l’evidenza dell’innocenza di Silvio Berlusconi, reincarnazione di Enzo Tortora, erano un evidente sintomo dell’appiattimento dei giudici sulle tesi dei pm che rende ancor più urgente la riforma della giustizia con la separazione delle carriere”. 
Amen.

Il gioco di prestigio

Il patto – Alessandro Gilioli, Piovono Rane

Dice Dario Ginefra, parlamentare del Pd, che far cadere il governo in caso di condanna definitiva di Berlusconi sarebbe «venir meno a un patto assunto con il Presidente della Repubblica».

Ginefra, nato in Puglia ma uomo di mondo, ci ha detto insomma pubblicamente quello che tutti già sapevamo ma nessuno aveva il coraggio di ammettere. E cioè che in Italia c’è stato un patto tra il Pd, Berlusconi e Napolitano per arrivare alle ‘larghe intese’ e perpetuarle qualsiasi cosa accada.

Un patto non scritto – certo, ci si vergognerebbe a scriverlo – su cui tuttavia si regge tutto lo status quo. Un patto che trascende da tutto: dalle scelte politiche del governo così come dalle eventuali condanne del Cavaliere.

Un patto siglato in stanze chiuse e, com’è evidente, del tutto extracostituzionale.

Ed è proprio a questo patto che hanno puntato – con successo – i famosi 101.

Ringraziamo Ginefra per il coming out. Sarebbe tuttavia interessante sapere che cosa di questo patto pensa la maggioranza degli italiani – elettori di Ginefra compresi.

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Noi intanto stiamo ancora scontando la nostra condanna, roba che in Italia vent’anni non li danno nemmeno a chi ammazza una persona, per noi non ci sono state nemmeno le attenuanti, un indultino, un’amnistiuccia anche minima. E’ praticamente un fine pena mai quello che stiamo subendo.

Sottotitolo:  il termine “patto” evoca un nonsocché di stampo mafioso.

In politica sarebbe meglio usare il termine “accordo”, così, giusto per dare un diverso garbo semantico a quella che è e resta comunque una porcheria irricevibile, ovvero un paese fatto ostaggio dalla politica circa i reati di berlusconi, i processi di berlusconi, le sentenze che riguardano berlusconi e di berlusconi. E il dramma nel dramma è continuare a sentir dire a tutti che l’eventuale condanna di b non DEVE avere ripercussioni sul governo, e invece dovrebbe, eccome. Se questo fosse un paese normale, posto che in un paese normale non ci sarebbe mai stato un berlusconi in parlamento.

In ogni caso  l’unico patto che la politica è chiamata a rispettare non è quello stretto nelle segrete stanze con “chillo che voi sapete chi è”, l’innominabile grazie al lodo Grasso – Boldrini, ma quello fra la politica e gli elettori.
In un paese normale, in una democrazia parlamentare il pdr non si sceglie il governo a sua immagine e somiglianza, non va a disturbare i Magistrati che, secondo lui non consentono al pregiudicato imputato di non poter partecipare alla vita politica, mentre secondo loro e noi vorrebbero semplicemente applicare quella legge uguale per tutti come la Costituzione che NPLTN dovrebbe proteggere, farsene proprio scudo umano, comanda.

 L’entrata in scena di b dopo i disastri di tangentopoli rievoca un po’ Portella della Ginestra quando, per il timore che in Italia avanzasse un governo di sinistra dopo il ventennio fascista qualcuno, che ha nomi e cognomi: il vaticano, l’America e la mafia [e questa è storia, non la mia opinione, ci sono documenti a conferma di quello che scrivo, basta consultare la Rete] ha pensato ad un’azione, la strage dei braccianti che festeggiavano il 1 maggio dopo la caduta del fascismo,  che servisse a riequilibrare un sistema in cui la sinistra dava fastidio.  Non doveva avere voce in capitolo.

Mentre uno così non avrebbe mai dovuto avere la possibilità di accedere alla politica, perché a nessuno sano di mente, nessuno che avesse davvero a cuore le sorti del paese avrebbe potuto pensare che l’imprenditore che si è fatto da sé, il self made man poteva essere la soluzione, invece qualcuno ci ha pensato, per evidenti questioni di interessi che con una sinistra al governo, e allora una sinistra c’era, sarebbero stati messi in discussione e in pericolo.

E, last but not least ormai tutti dovrebbero aver capito che la politica è servita a berlusconi per sistemare i suoi privatissimi cazzi.

La politica dunque in tutto questo non c’entra nemmeno di striscio. 

E il pd continuerà, in virtù del bene del paese, dunque di berlusconi, delle necessità e priorità del paese, dunque di quelle di berlusconi col quale si vuole addirittura modificare la Costituzione, a governare [parlando con pardon] con un evasore fiscale, con uno che si teneva il boss mafioso in casa a fare  da baby sitter ai suoi figli, con un vecchio satrapo che paga[va] ragazzine per i suoi sollazzi eleganti, il che anche se non fosse il reato che invece e per fortuna è farebbe già abbastanza schifo e dovrebbe essere un motivo più che sufficiente per non voler avere niente a che fare con una persona così, e cioè con berlusconi.

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Comunque vada sarà un insuccesso, l’ennesimo fallimento di una politica che non sa agire senza avere il capobanda di riferimento.
Quello che alla fine mette la sua faccia per tutti; nel bene ma specialmente nel male, quello dietro al quale si sono nascosti tutti quelli che sapevano di agire contro le regole, la legge e lo stato semplicemente appoggiandolo, sostenendo le sue cause, non facendo nulla nel concreto per arginare il suo strapotere.

Trasformare in una questione politica in grado di mettere a rischio e pericolo la tenuta del paese e di un governo per il quale non esistono più definizioni delle sentenze che devono stabilire se è vero o no che un uomo di potere, con un enorme potere, spropositato e mai regolato da una legge sul conflitto di interessi e al quale è stato concesso di entrare in politica nonostante non ne avesse il diritto né i requisiti ha commesso o no dei reati pesantissimi, che nulla hanno a che fare con un’attività politica inesistente come la sua essendo lui il più assente dal parlamento è stato il più grande gioco di prestigio col quale il potere ha incantato gli italiani, che nemmeno il mago più perverso avrebbe potuto immaginare e realizzare, soprattutto.

E per potere intendo anche l’informazione SERVA che si adegua, che non spiega alla gente quello che succede perché deve rispondere sempre all’editore, al politico che spesso sono la stessa persona, sempre quella, e quando no fa lo stesso perché l’editore e il politico hanno [ha] le mani in pasta anche dove non dovrebbe. E quando no no perché come diceva Hugo “c’è gente che pagherebbe per vendersi”, che potrebbe essere il giusto slogan per l’ottanta per cento abbondante dei disinformatori italiani.

Perché che berlusconi parli della Magistratura come di un potere anomalo che vuole sovvertire la volontà popolare ci sta, ma che TUTTA la politica, compreso quello lì che non si deve dire lo abbia seguito in questo delirio è un crimine peggiore della somma dei reati che gli vengono contestati.

Chi se ne frega se il capo dei capi, il boss, continua a ricevere il consenso dei SUOI elettori, se in questo paese c’è così tanta gente che si fa affascinare da uno a cui piacciono i comportamenti borderline, fuorilegge, quelli che non si perdonerebbero al vicino di casa ma a lui sì significa che c’è una parte del paese da rieducare, e cosa c’è di meglio di una sentenza che dica una volta e per tutte che no, di uno così non ci si può fidare, non ci si DEVE fidare? ma di che stabilità cincischiano i lor signori del grande imbroglio? chi consegnerebbe le sue chiavi di casa a chi ha una reputazione dubbia, a chi fa della truffa e della corruzione il suo modus operandi? come dice sempre il giudice Davigo se il nostro vicino di casa è indagato per pedofilia gli affideremmo i nostri figli da portare a scuola e ai giardinetti in nostra assenza? e allora perché si deve accettare in virtù di una pacificazione, di una necessità, di un patto, niente meno, che uno con una dubbia reputazione possa avere voce in capitolo e decidere in materia di leggi, di riforme costituzionali niente meno. Dico: sono impazziti tutti quanti? quanto pensano che si possa ancora credere alla favoletta della stabilità se le fondamenta su cui la vogliono costruire portano anche la firma di silvio berlusconi? solo dei pazzi scriteriati possono pensare una cosa del genere.

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Domani è un altro porno
Marco Travaglio, 31 luglio

Orsù, signori del Pd, non vi agitate. Comunque vada a finire il processo Mediaset in Cassazione, cambia poco o nulla. Siamo in Italia, mica in un Paese serio. Altrimenti oggi si processerebbe un vecchio pensionato della politica, già da tempo allontanato dai suoi compari di partito per questioni di decenza e isolato dalle opposizioni (pare che nei Paesi seri esistano, e si oppongano pure) e dalle massime cariche dello Stato, che rifiuterebbero di stringergli la mano e farsi fotografare con lui per motivi igienici. Ma, appunto, siamo in Italia: dunque non c’è nulla che la Corte possa aggiungere sul conto dell’illustre imputato che già non si sapesse prima. Nulla che possa precludergli ciò che una legge del ’57 e i principi di disciplina e onore fissati dalla Costituzione avrebbero dovuto da sempre impedirgli: fare politica. Se la Corte annulla la sua condanna con rinvio a un nuovo appello, il reato cade in prescrizione (e sarebbe la nona volta). 

Se la Corte annulla la condanna senza rinvio (pare che il giudice relatore sia un annullatore impenitente), B. è salvo per un altro paio d’anni, finché non arriva in Cassazione il processo Ruby. Se la Corte conferma la condanna a 4 anni, di cui 3 coperti dall’indulto gentilmente offerto dal centrosinistra nel 2006, B. sconterà l’anno residuo agli arresti domiciliari in una delle sue numerose dimore o, se ne farà richiesta, in affidamento in prova al servizio sociale: che, detta così, sembra una gran cosa, in realtà significa libertà assoluta con la finzione di firmare ogni giorno in qualche comunità di recupero, magari per minorenni disadattate da rieducare. Lui dice che vuole andare in galera, tanto sa benissimo (la legge Cirielli l’ha fatta lui) che non ci andrà mai neppure se insiste. Ci sarebbe, è vero, l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici. Ma intanto deve passare dal voto della giunta e dell’aula del Senato, dove col voto segreto può succedere di tutto: anche che il partito unico Pdmenoellepiùelle trascini la cosa alle calende greche sino a fine legislatura (come a fine anni 90 con Dell’Utri) o addirittura respinga la sentenza definitiva innescando un conflitto di attribuzioni dinanzi alla Consulta dai tempi biblici. 

Ma, anche se B. fosse interdetto col timbro del Senato, continuerebbe a fare politica esattamente come oggi. Come Grillo, mai eletto né candidato. E B., pur eletto, in Parlamento non mette mai piede (ha il record mondiale di assenteismo: 99,84%). In ogni caso, nessuno gli impedirebbe di presentare alle elezioni una lista Pdl o Forza Italia o Forza Gnocca o Forza Frode con su scritto “Berlusconi Presidente” e, in caso di vittoria, intestare il governo al solito prestanome (magari la figlia) in attesa che scada l’interdizione e qualche servo si dimetta per farlo eleggere al suo posto. Dunque, signori del fu Pd, cos’è tutta questa agitazione? Che sia un delinquente lo sappiamo tutti da anni, basta leggere una sola delle sue sentenze di prescrizione o di assoluzione perché si era depenalizzato il reato. L’unico pericolo per il governo sarebbe un vostro colpo di reni: un leader, ad averlo, che si alzasse in piedi e dicesse “con quel delinquente non possiamo restare alleati un minuto di più”. 

Ma avrebbe già potuto-dovuto accadere prima di entrare con lui in Bicamerale 15 anni fa, o nel governo Monti due anni fa, o nel governo Nipote due mesi fa. Ora è tardi. E B. il governo Letta non ve lo fa cadere manco se lo condannano, tanto comanda lui e la faccia la mettete voi. Il peggio che può capitarvi è sputtanarvi un altro po’ con i vostri elettori superstiti, ma anche qui il più è fatto. Dunque state sereni. Fate come lui che la sa lunga: se fa casino è solo per spaventare la Corte, caricandola di responsabilità che toccherebbero ad altri, e per ricattare il Pd e il Colle. Così domani incasserà l’ennesimo premio-fedeltà: tipo un’amnistia o una mezza grazia alla Sallusti che gli commuti la pena cancellando l’interdizione. 
Tranquilli, ragazzi. Domani, comunque vada in Cassazione, è un altro porno.