Tanto Gentile e tanto onesto pare

Quindi anche formigoni il celeste dopo Gentile il cinghiale si dimetterà per senso di responsabilità verso il paese?  

Corruzione, Formigoni rinviato a giudizio (SANDRO DE RICCARDIS).

Tutti quelli che si dimettono nella politica, sempre troppo pochi in verità, dicono di farlo per il bene del paese, mentre il vero bene per il paese sarebbe impedire che gente già inadatta, già inadeguata, già disonesta prima di entrare in politica, come berlusconi, possa anche e solo avvicinarsi alla gestione delle cose di tutti.  Anche berlusconi quando andò via per lasciare il posto al sobrio guastatore in loden disse di averlo fatto per senso di responsabilità verso il paese, infatti l’ultima cosa che fece prima di dimettersi fu riunirsi coi figli, Confalonieri e Ghedini per mettere al sicuro gli interessi degli italiani, cioè i suoi. Ma guai a parlare di conflitto di interessi anche ora che al governo c’è il rinnov’attore, quello che aveva promesso di chiudere con quel passato politico che è stato la vera rovina del paese molto più della crisi economica. Ventiquattro riciclati dal governo del nipote dello zio e quattro – più Lupi e formigoni che ci tenevano a non guastare la media – indagati, ecco il senso del rinnovamento e della rottamazione di Matteo Renzi.  

[Sognando sempre la retata finale, quella sì che farebbe davvero il bene del paese]

***

INDAGATI: SONO BARRACCIU, DEL BASSO DE CARO, DE FILIPPO E I RICONFERMATI BUBBICO E LUPI: 4 DEMOCRAT E IL MINISTRO DIVERSAMENTE BERLUSCONIANO.Il governo La Qualunque – Marco Travaglio, 4 marzo

Tonino Gentile aveva ragione: “Io sono trasparente”. Tutto nella sua storia era chiaro e lampante: chi è Gentile, che cos’ha fatto a L’Ora della Calabria, perché Alfano l’ha voluto sottosegretario e perché Renzi non poteva cacciarlo. Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha sistemato l’intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il figlio Andrea è revisore dell’aeroporto di Lamezia e superconsulente dell’Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all’ex marito; la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti piazzati fra l’Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto Cetto La Qualunque è un dilettante. Se Epifani sedesse ancora in Largo del Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri (“Siamo su Scherzi a parte?”, “Come si fa a governare con Alfano?”, “Cambiamo verso”). Invece ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce Guerini a dire che “Gentile l’ha indicato Alfano”: come se i sottosegretari non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l’ha nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. È tutto trasparente: un ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale.

Il premier che vuole “cambiare l’Italia” s’è messo nelle mani dei “diversamente berlusconiani” che in realtà sono come i berlusconiani, se non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come “nuova destra repubblicana”). Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla “barbarie” perché “non è neanche indagato”. Cicchitto alludeva alle “pagliuzze e travi”, cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l’Ncd, che di indagati non ne ha, dava pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l’ha fatto sapere all’Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e gli altri tre? L’effetto-domino innescato dall’uscita di Gentile non può che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto agli italiani: “Nell’esordio convulso del mio governo, ho gravemente sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva restare fuori. Chi vuole cambiare l’Italia non può lasciare che il Sud sia rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con rimborsi gonfiati, familismi e clientele”. E accompagnare alla porta Lupi, i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: “Un sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche all’abito”. Ieri fra l’altro s’è scoperto che negli anni 80 Gentile era stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha levato tutti dall’imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

 

***

  “Il film che racconta la decadenza dei costumi italiani è stato prodotto da Mediaset. Nuove frontiere del conflitto di interessi.” [Spinoza.it]

***

L’illusione della Grande Bellezza –  Cristina Piccino, Il Manifesto

***

 

Come diceva Enzo Ferrari: “gli italiani perdonano tutto, tranne il successo”. Quando non è il loro personale o quando delude le loro aspettative. Oggi forse il vaffa di Servillo alla giornalista di Rainews che cercava la critica un minuto dopo la vittoria del Golden Globe assume un significato diverso. Non certo perché esista un ambito dal quale si deve escludere la critica ma per l’incapacità di molti di saper semplicemente apprezzare una cosa bella quando c’è. La corsa alla critica negativa, alla stroncatura è un evento dal quale non ci possiamo sottrarre mai.

Ma, apprezzare non significa distorcere,  farsi ognuno la propaganda che più torna utile e snaturare il significato di un film, quello originale naturalmente, non quello che gli hanno appioppato i vari maitre-a-pensar tipo Zucconi che, giusto stamattina rispondendo al telefono ad un’ascoltatrice durante la rubrichetta quotidiana che tiene su radio Capital, parlava di un film che descrive solo le brutture di Roma, come se il film fosse un documentario sulle bellezze artistiche trascurate dell’Urbe. Per non parlare dell’esaltazione di un premio sì importante ma che non restituisce affatto quell’ “orgoglio italiano” nel mondo come piacerebbe a quelli che nascondono gli squallori nostrani dietro una coppa vinta nel calcio, una medaglia alle Olimpiadi e la statuetta americana. Addirittura c’è stato chi ha visto nel film di Sorrentino un ritorno all’onestà di berlusconi in quanto produttore del film. Ci vuole altro per riparlare di bellezza, in questo paese. Ad esempio ricominciare a parlare seriamente di conflitto di interessi, in modo tale che registi, scrittori, autori abbiano la possibilità di evitare di far produrre, editare e promuovere le loro opere da chi tutto ha fatto per questo paese fuorché regalargli bellezza. In un paese dove non fosse stato concesso ad uno solo di poter monopolizzare i media ci sarebbero altre produzioni che potrebbero ampliare la scelta, invece no, come per Mondadori  se un autore, un regista, uno scrittore vuole mettere al sicuro il suo prodotto lo deve dare in mano a un fuori legge.   Liberare l’Italia dai conflitti di interessi che non riguardano solo berlusconi, il suo è solo quello più vistoso ma ce ne sono altri ben nascosti dietro, sarebbe già una restituzione di parte della bellezza che manca in questo paese. il fatto che i film candidati all’Oscar siano spesso quelli prodotti da medusa ovviamente non è un fatto che ci deve interessare. Deve essere proprio il più bravo di tutti silvio, ecco perché nessuno ne può fare a meno.

Vale la pena di ricordare, in occasione dell’incoronazione di Sorrentino, che quando uscì Il Divo la Rai e mediaset, che ha prodotto La grande bellezza, rifiutarono il passaggio televisivo del film sulla vita di Andreotti sulle loro reti che fu trasmesso, anche più di una volta, solo da la7.  Forse perché in questo caso si può solo intuire chi ha avuto il “merito” di essere il responsabile di gran parte della decadenza descritta dal film ma non se ne cita il nome né la figura. Ecco perché stasera mediaset, che è di silvio e com’è buono lui,  trasmetterà il film senza interruzioni pubblicitarie. 

***

Tutti di corsa sul carro di Jep Gambardella – Andrea Scanzi, 4 marzo – Il Fatto Quotidiano

È un po’ come quando la gente esulta perché in quello stesso bar qualcuno ha vinto all’Enalotto: un misto di tenerezza e follia, perché il neovincitore è uno sconosciuto e dunque la sua vittoria non cambierà la vita di chi sta esultando. Qui però, oltre alla sensazione di straniamento, c’è forse un po’ di malafede. La vittoria di Paolo Sorrentino ha ispirato una quantità torrenziale di felicitazioni illustri (o pseudo-tali): un esercito di chi è felice davvero e di chi simula invece entusiasmo per mettere il cappello sul successo altrui. Magari sfruttandone la scia, magari elemosinando uno strapuntino di attenzione. Giusto essere felici per un premio a un bel film e a un cineasta prodigioso. Meno giusto, o quantomeno bizzarro, che tra i primi ad appropriarsi dell’Oscar sia Dario Franceschini. Certo, è italiano. Certo, è ministro della Cultura. Ciò nonostante, sfuggono i punti di contatto tra Franceschini e la bellezza (non necessariamente grande).

SU TWITTER, Franceschini pareva incontenibile: “Viva Sorrentino, viva il cinema italiano! Quando il nostro Paese crede nei suoi talenti e nella sua creatività, torna finalmente a vincere”. Non pago di una tale retorica, profusa con generosità invidiabile, Franceschini ha poi aggiunto: “Ho telefonato a Sorrentino per dirgli della mia gioia e ringraziarlo. Al risveglio sarà per l’Italia un’iniezione di fiducia in se stessa”. Particolarmente attiva la politica di quasi-sinistra nell’esprimere giubilo. Così Luigi De Magistris, sindaco di Napoli: “Ringrazio Sorrentino per avere inserito tra le sue fonti d’ispirazione Maradona e Napoli. Da Napoli, la città intera vi fa immensi complimenti”. De Magistris, che pure da candidato sindaco si ergeva a novello “Gunny” Eastwood refrattario alla melassa, è inciampato pure lui nella finzione ipocrita della bellezza come panacea di tutti i mali: “(Sono) felice e orgoglioso per La grande bellezza di Sorrentino e Servillo. È con la bellezza che si sconfigge la crisi morale e culturale”. Non poteva mancare Matteo Renzi, che non ha rinunciato al “maanchismo” nemmeno parlando dell’Oscar: “In queste ore dobbiamo pensare ad altro e lo stiamo facendo. Ma il momento orgoglio italiano per Sorrentino e #LaGrandeBellezza ci sta tutto” (Renzi, da buon politico gggiovane, usa gli hashtag; Franceschini, da buon residuato bellico, no). Meno ilare la politica di destra, che però – non avendo di fronte un regista facilmente etichettabile – si è limitata a qualche affondo qua e là: altri tempi quelli in cui Giuliano Ferrara criticava così tanto La vita è bella da farlo piacere anche a chi non lo aveva amato. C’è anzi chi a destra ha addirittura plaudito, tipo Giancarlo Galan: un brutto colpo per Sorrentino. Ancora più ferale per il regista l’apprezzamento di Alemanno che in una nota ha scritto: “Il modo migliore per portare Roma verso il riscatto civile e verso l’uscita dalla crisi economica è quello di investire sulla sua bellezza e sul suo immenso patrimonio artistico e culturale”. Il profilo facebook di Roma Capitale ha scelto di cambiare la foto di copertina scegliendo quella del film. (Evidentemente non si sono accorti che Roma non ne esce benissimo). Irrinunciabile il plauso di Salvatore Bagni: “Il ringraziamento a Maradona da parte di Sorrentino nella notte degli Oscar farà certamente piacere a Diego, testimonia il rapporto viscerale che c’è tra lui e Napoli, un legame che rimane per tutta la vita”. Claudio Cecchetto ha gridato “Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta” (poi ha ballato il Gioca Jouer). Chiara Galiazzo ha prima festeggiato e poi fatto sapere che “adesso posso andare a letto” (ci poteva andare anche prima). Vittorio Zucconi si è amleticamente chiesto se “È meglio vincere un Oscar o uno scudetto? Il Grande Dilemma?” (ahahaha). Oltremodo pregnanti le parole di Emanuele Filiberto: “Viva Sorrentino, viva il cinema italiano!” (poi si è riposato per il troppo pensare). Saturo di originalità il sermone di Fabio Fazio: “Orgoglio e felicità per Paolo Sorrentino! Ora davvero restituiamo al nostro Paese la grande bellezza! Dobbiamo ritrovarla e ripararla” (amen).

Il fatto che la pellicola non sia tanto sulla grande bellezza quanto sulla perdita di essa, è ovviamente un dato marginale: l’importante è fermarsi al titolo. L’importante è fare il trenino come in discoteca, canticchiando Brigitte Bardot Bardot o – meglio – Ahhh ahhh ahhh ahhh, a far l’amore comincia tu.

 

Se proprio deve chiedere scusa

Sottotitolo: da memores domini, una delle accozzaglie di fanatici organizzate in nome e per conto di Dio ma che, come comunione e liberazione, la compagnia delle opere serve solo a spillare soldi ai contribuenti italiani e a gestire perlopiù traffici illeciti [e lo stato li sovvenziona pure per diffondere le loro minchiate e per aumentare il loro potere delinquenziale] ci fanno sapere che il voto di povertà non deve essere necessariamente associato alla povertà reale, basta avere verso di essa il giusto atteggiamento.
La povertà è praticamente un modo di porsi verso le ville, lo yacht e il parco macchine, uno ce l’ha, li guarda e poi sobriamente pensa che gli fanno schifo, che tutto sommato non è necessario truffare, rubare e corrompere per ottenere beni materiali; e Dio, siccome si sa, legge nel pensiero è felice e contento, ecco perché non li fulmina dal primo all’ultimo, un po’ come si usava fare ai bei tempi della santa inquisizione: un bel falò e passa la paura. Formigoni &friends sono la prova evidente che le perversioni sessuali sono meno dannose della religione cattolica. E senz’altro più divertenti.
La politica italiana andrebbe messa a pane e acqua, e nemmeno tutti i giorni, uno sì e tre no, per dire, altro che limitarsi ai tagli.

Berlusconi in Kenya da Flavio Briatore. Il Tg locale: “Evasore fiscale”

L’ex premier di nuovo a Malindi ospite del resort superlusso dell’amico Flavio. Una notizia per i telegiornali del paese africano che tratteggiano un ritratto del “controverso ex primo ministro” non proprio edificante. Oltre a sottolineare la recente sentenza di condanna per evasione fiscale, il  servizio ritrae B. al fianco di Miss Italia. E poi il gran finale: “Mentre si gode la vacanza, Berlusconi è coinvolto in un altro procedimento per aver avuto rapporti sessuali a pagamento con una prostituta minorenne”.

 

 [dedicato al dissociato mentale: avessero dato retta a sua moglie ci saremmo risparmiati qualche anno d’agonia]

Se proprio deve chiedere scusa…

dovrebbe iniziare a farlo al milione di persone al quale ha promesso il posto di lavoro. L’incantesimo al quale tutti hanno creduto, la balla raccontata dal self made man che appena oltrepassa i confini italiani viene circondato da un cordone sanitario e che solo qui poteva ambire a certi traguardi.

Non senza la collaborazione viva e vibrante di chi glielo ha permesso, naturalmente.

Poi dovrebbe chiedere scusa a tutti per aver taciuto la crisi, per aver ripetuto come un mantra al suo pubblico di telerincoglioniti che “in Italia si sta bene, i ristoranti sono pieni, tutti vanno in vacanza e conducono una vita normale senza troppo sacrificio” dopo aver contribuito a far precipitare l’Italia nella crisi.

Poi c’è da chiedere scusa ai genovesi colpiti dall’alluvione per aver detto che “forse in Italia si è costruito troppo”,  detto da uno che  ha usato i condoni come strumento politico per ottenere voti e consenso, da un palazzinaro e socio in malaffari di palazzinari, da chi si è costruito ville contro tutte le regole dell’urbanistica facendo pagare l’illecito ai contribuenti italiani, dopo trent’anni di bustarelle, regali e promesse ai compagni di merende, dopo vent’anni di elargizioni ai suoi ascari e figliocci, almeno altri dieci di voti di scambio e altrettanti di case e non solo, pagate a loro insaputa, porti, aereoporti, condomini, resort e campi da golf costruiti nel degrado paesaggistico più incontrollato.

Poi dovrebbe chiedere scusa a tutti i malati di cancro ai quali aveva promesso la cura e la guarigione “entro tre anni”.

E ad Eluana Englaro e alla sua famiglia, possibilmente in ginocchio, a tutte le persone in coma vegetativo e alle loro famiglie perché ha detto che una donna nelle sue condizioni avrebbe potuto generare dei figli; una cosa più miserabile di questa era difficile anche e solo da immaginare.

E poi dovrebbe chiedere scusa ai magistrati che ogni giorno rischiano la vita e vengono insultati e umiliati da un corruttore amico dei mafiosi, da un evasore fiscale condannato, da uno che ha una naturale propensione a delinquere scampato alla galera solo grazie alle leggi che ha potuto pretendere, che gli è stato concesso di poter pretendere, anzi, in virtù del suo ruolo politico.

Poi a tutte le persone che non lo hanno votato definite “coglioni” soltanto perché hanno preferito rimanere oneste e non rendersi complici di tanto marciume.

E, least but not last c’è da chiedere scusa a tutti gli italiani per essere stati costantemente ridicolizzati, derisi e compatiti nel mondo a causa sua.
E scusatemi se sicuramente mi sono dimenticata di qualcuno.

Il cazzaro, un anno fa.
Esattamente dodici mesi fa allietava gli italiani con le sue solite balle ciclopiche circa il paese che non c’era, probabilmente nelle stesse ore in cui Genova veniva sommersa dal fango.

Se

Sottotitolo:  domani Alemanno, in previsione delle previsioni [del tempo]  che fa, “chiama esercito?”
Voglio dire, il capo della protezione civile invece di chiedere ai cittadini prudenza e di restare a casa dovrebbe chiedere ai loro datori di lavoro di dire ai dipendenti che possono stare a casa.

Il ministero dell’interno si attivasse e ognuno si prenda le sue responsabilità.
Perché immagino che la giustificazione “me l’ha detto Gabrielli al tiggìuno” non sia sufficiente a far perdere soldi a chi a casa proprio non ci può restare nemmeno se sta male.

Figurarsi quando piove o nevica.
Bisognerebbe un po’ smetterla di delegare sempre tutto al senso di responsabilità dei privati perché il pubblico, quello che dovrebbe garantire sicurezza anche quando piove e nevica non è all’altezza delle situazioni.

E non lo è perché i soldi che si dovrebbero investire  nella sicurezza,  sulla quale proprio Alemanno ha imbastito tutta la sua campagna elettorale coi risultati che sappiamo, vengono spesi poi anche per  i due Suv, la X5 Bmw e la Jeep Cherokee dal “batman” di turno, oltreché per le  famose ostriche e lo champagne.

Primarie, sul web vince Renzi
E contro Berlusconi un milione di no

Ricerca di Reputation Manager per ilfattoquotidiano.it (qui i dati)

  Il sindaco di Firenze “mobilita” 
blog e social network, Bersani presente ma “immobile”.

Stop di massa a un ritorno del Cavaliere

[altre due parole del volpino del Tavoliere  su Renzi e lo fanno presidente della repubblica per direttissima… ]

Se Napolitano avesse usato la stessa pervicacia, la stessa ostinazione coi traditori dello stato, quelli che “ruby è la nipote di mubarak” così come sta facendo con la Magistratura siciliana, se avesse lanciato anche allora un bel conato di monito per dire agli italiani che in parlamento ci sono i traditori dello stato così come praticamente da sei, sette mesi ci annoia praticamente tutti i giorni con la retorica del populismo e delle demagogie;  se un certo giornalismo qualche volta, per una volta, anziché ribadire l’orrendo concetto che “gli italiani hanno quello che si meritano” perché  “sono come chi li rappresenta” [Michele Serra sì, ce l’ho anche con te], così come si è permesso di dire ieri  anche l’ottimo procuratore antimafia Grasso, quello che voleva premiare berlusconi per il suo impegno nella lotta antimafia, dicesse che non siamo noi ad avere quello che ci meritiamo, visto che non abbiamo nemmeno la possibilità di scegliere quello che vogliamo ma è Napolitano a rappresentare e difendere la classe politica che, per disonestà è riuscita a surclassare perfino quella dei tempi di tangentopoli, questo forse sarebbe un paese meno ridicolo. 

Perché omettere e negare si può: ma fino a un certo punto.
Chi porta i  fiorito in regione, i lusi, i belsito a gestire i soldi di tutti nel bel modo che abbiamo saputo,  la gente o il  loro partito?  dunque  finché saranno i partiti a sguinzagliare i loro ascari in ogni dove io non la vorrei più sentire questa storia che abbiamo quello che ci meritiamo.
Possibile che formigoni sia ancora lì? possibile che una democrazia  sana non possa e non sappia costruire una legge  che obblighi formigoni e quelli come lui a dimettersi  senza trattativa visto che da solo non lo fa?
 Se il politico che ruba in galera ci va solo se è l’ultima ruota del carro ma, appena sale di livello si fanno leggi apposite per non mandarcelo,  o come per formigoni, non esecutore materiale di ruberie e malaffare [forse, esiste la presunzione di innocenza ma anche quella di colpevolezza, considerato quel che è successo nel cosiddetto Pirellone] ma comunque responsabile del consiglio regionale e – a cascata – anche dei suoi consiglieri gli si consente di dire  “non me ne vado” la gente non capisce niente.
E non riesce a fare più neanche la semplice distinzione fra onestà e disonestà. 
Responsabilità e irresponsabilità: caratteristiche indispensabili per chiunque voglia fare politica.
Se la bindi, d’alema, fassino, fioroni, per dire i primi quattro che mi vengono in mente quando si tratta di discutere di diritti civili pensano come giovanardi e la binetti che la legge sulla regolarizzazione delle coppie di fatto non s’ha da fare la gente, ancora una volta  non capisce niente.
Si trova senza punti di riferimento, poi è inutile lamentarsi quando arriva il santone, il guru, il buffone a riempire i vuoti di una politica che ha fatto harakiri solo per non aver mai voluto  una semplicissima legge sul conflitto di interessi [che, ricordo, non la vuole la destra per ovvi motivi ma non l’ha mai voluta neanche la sinistra] e per aver permesso ad un abusivo di poter accedere al parlamento malgrado e nonostante ci fosse una legge che dice che non ci doveva andare. 
Hanno fatto tutto da soli e adesso dove lo cercano il colpevole, fra la gente? non si può fare.
Gli italiani devono pretendere e ottenere  una legge elettorale  che consenta anche al delinquente di andare a governare, ma solo se quel delinquente è scelto e voluto dalla maggioranza dei cittadini così come democrazia comanda.

Tutti al mare

Polemica su atto di forza Schifani: polizia chiarisca

Tanto per chiarire, visto che si è già messa in moto la macchina delle “poche mele marce” e delle “schegge impazzite” come succede ogni volta che la polizia e le forze dell’ordine come dire? esagerano nell’esercitare il potere che lo stato consente loro di poter esercitare. Noi cittadini siamo inermi di fronte al potere, e dunque potrebbe essere anche consentito generalizzare visto che gli episodi di “esagerazione” hanno raggiunto un livello di guardia preoccupante. Io però non lo voglio fare, ma pretendo da chi ha ribalte in grado di veicolare un messaggio che quel messaggio sia giusto, che non tendesse a divagare, che non si minimizzasse ancora una volta una vicenda che come tante altre volte è capitato ci farà fare la solita figura di merda a livello internazionale. Tutto questo perché questo paese è mal gestito, condotto da persone irresponsabili che, nemmeno dopo i fatti di Genova hanno pensato che fosse opportuno dare una stretta all’esuberanza di chi per ruolo e istituzione è chiamato a tutelare e proteggere i cittadini, non dunque ad aggredirli, pestarli, ammazzarli. Io non voglio vivere in un paese dove diventa un rischio essere fermati anche per una semplice infrazione stradale ché non si sa mai in quel momento fossero di turno le mele marce o le schegge impazzite.

Un capo della polizia che guadagna più del presidente degli stati uniti dovrebbe andarci di persona a chiedere chiarimenti (chiarimenti de che? cominciamo a prenderli a calci in culo e mandarli via prima che sia tardi questi funzionari di stato così solerti e ligi al dovere, quelli che si riparano dietro “io sono” e che non badano troppo alla forma quanto alla sostanza delle cose che sono chiamati a fare, esiste qualcosa che si chiama deontologia professionale, e non è detto che se quello che ordina è un pazzo scriteriato si debba fare proprio tutto di quello che chiede), non farselo dire da schifani.

Una delle tante espressioni dell’italica civiltà.

Vantiamocene, magari ogni volta che pensiamo che la talebania sia un altro mondo dal nostro. Li abituano presto, cosicché possano crescere repressi e felici. Ma molto educati. Perché la legge decide che deve essere così. La giustizia poi, è un’altra cosa, ma impareranno presto pure questo.  La vicenda di questo bambino mi ha rovinato la giornata. Provo schifo per due genitori che hanno lasciato dirimere le loro questioni personali alle forze dell’ordine perché incapaci di farlo diversamente.
Ma provo schifo anche  per le cosiddette istituzioni che pensano che tutto si possa risolvere con atti violenti. E per uno stato che non fa nulla per impedirlo ma, al contrario, non si prende mai la responsabilità delle conseguenze di quelle violenze. 
Di questa escalation di inciviltà applicata alle azioni, alle botte, ai pestaggi, alle sentenze che poi giudicano meno grave un morto ammazzato di una vetrina sfasciata non parla mai nessuno. Nessun monito dall’alto, nessuna indignazione da parte della politica sempre troppo presa dal salvataggio di se stessa. E oggi sì, al contrario di tante altre volte in cui avrei preferito che si vergognassero altri, quelli che permettono anche queste porcherie, mi vergogno anch’io di essere nata in questo paese che non sa e non vuole diventare civile.  Perché non vanno a prendere formigoni così? col cazzo che qualcuno lo va a trascinare via dalla poltrona, sarebbe un gesto antidemocratico e fascista, invece un bambino trattato così è solo puro esercizio della democrazia nell’assoluto rispetto della legge.

Il tribunale aveva deciso che la patria potestà dovesse andare solo al padre del piccolo. Così gli agenti sono andati a prenderlo all’entrata di scuola, alle otto di mattina, per portarlo via dalla madre. Il bambino non voleva andare con loro, e così è stato trascinato nell’auto a forza. Ma una parente del bambino ha ripreso la scena del “prelevamento” e ha girato il video a Chi l’ha visto, che l’ha trasmesso. Nel filmato si vede una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato per alcuni metri verso un’auto dove poi è stato caricato.Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie.

Grazie a http://www.cadoinpiedi.it

Sottotitolo:  Moody’s declassa la fiat, così marchionne impara, e invece di limitarsi a sciacquare la bocca come gli ha consigliato [giustamente] Renzi  dopo la sua dichiarazione su Firenze “città piccola e povera” si fa una doccia, la barba e impara a cambiarsi d’abito tutti i giorni.

Non ho votato per il movimento di Grillo, sono mesi che lo scrivo ovunque, a chi mi chiede di che partito sono non so più rispondere, dico di essere una semplice osservatrice della società, ecco perché questo squadrismo istituzionale/mediatico verso di lui non lo sopporto. 
Questa missione di cui si è autoinvestita certa stampa e cioè criticare tutto di lui e molto poco di altri, spesso niente anche dove da criticare ce ne sarebbe eccome, perfino qualcosa che si dovrebbe guardare con simpatia tipo la sua avventura di ieri trovo che sia ingiusta e inutilmente maligna, qualcosa che produce esattamente il contrario di quel che vorrebbero in molti e cioè escludere il movimento, togliergli la possibilità di potersi proporre nella politica, dunque impedire alla democrazia di svolgersi.

Non si tratta di fare il tifo ma di ribellarsi all’idea che verso Grillo si attui la tecnica fascista del tutti contro uno, in special modo quando i tutti hanno ben altri mezzi e strumenti per farsi ascoltare. 
Grillo ce li ha tutti contro, a partire dal bravo Napolitano che il 25 aprile invece di parlare di cose importanti ha scagliato la sua personalissima fatwa contro lui e i suoi presunti populismi e qualunquismi.
La sua demagogia.
E non ha più smesso, mentre in Italia succede di tutto Napolitano è sempre lì a ricordarci i pericoli dei populismi.
Come se quelli della politica cosiddetta tradizionale che lui invece difende a spada tratta, quelli che leggiamo tutti i giorni sui giornali nelle cronache giudiziarie e che vanno ad arricchire i mattinali delle questure di tutta Italia   fossero meno nocivi.
O come se promuovere e incentivare governi fatti di gente non scelta e voluta dai cittadini   fosse la più democratica delle azioni.
In questo paese sono più di quindici anni che la democrazia viene violata da invisibili colpi di stato che la gente non vede perché non c’è stato bisogno nemmeno dei carri armati nelle piazze, eppure il pericolo per tutti ora è Grillo.
Come mai Napolitano non parla di formigoni, di quello che sta succedendo nella regione Lombardia? così, giusto per fare una cosa nuova, e forse più utile della difesa sperticata della “politica” ma più che altro dei partiti.
Eppure di cose da dire ce ne sarebbero.
Una campagna denigratoria così violenta non era mai stata fatta in precedenza per nessuno: non per berlusconi né per i razzisti della lega considerati per molto tempo solo un gruppetto di gente sì un po’ volgare, cialtrona,  ma che in definitiva si limitava a fare del folklore.   La stessa cosa succederà con Renzi, basteranno altre due parole di d’alema per convincere la gente a fare il contrario di quel che dice lo skipper prestato alla politica solo una trentina d’anni fa. Troppa gente non ha ancora capito come si fa politica, critica tanto il berlusconismo e poi si comporta come e peggio di berlusconi ventilando addirittura l’ipotesi di nuove dittature.
Se non fosse vero ci si potrebbe anche schiantare dalle risate.
Io non ho paura di Grillo, ne ho molta di più di gente come d’alema per esempio, uno che si sente indispensabile tanto da decidere di immolarsi per la giusta causa [la sua] malgrado la storia di questo paese degli ultimi vent’anni ci abbia detto proprio il contrario.
Grillo si può criticare, si deve criticare, facciamolo però sulle cose serie, non sulle ipotesi o su una cosa simpatica come quella di ieri che io non farei nemmeno se mi pagassero.
Nuoto a rendere
Marco Travaglio, 11 ottobre
In attesa di un monito del Quirinale contro la traversata dello Stretto di Messina a nuoto da parte di Grillo, fomentatrice di qualunquismo e antipolitica a causa dell’allusione subliminale a un Paese che fatica a stare a galla, ma soprattutto per via dei rimandi a precedenti infausti come le nuotate di Mussolini, Mao, Le Pen e Putin, giunge molto opportuno il titolo di Repubblica.it: “Grillo è approdato a Messina: ‘Vittoria’. Ma è già polemica sulla traversata”. Ora si attendono le traversate degli altri leader politici e non, che giustamente riceveranno ben altra accoglienza per il loro alto valore patriottico e riformista. Mario Monti solcherà sobriamente la piscina attigua alla Bocconi indossando il sobrio slippino color verde-loden, seguito a breve distanza da Corrado Passera aggrappato al tavolo della crescita. Vivo plauso della stampa tutta per l’ennesimo miracolo di SuperMario. Silvio Berlusconi camminerà sulle acque del laghetto di Milano2 con i cigni numerati, a bordo di un galleggiante più che sicuro, Giuliano Ferrara; per l’occasione i maestri truccatori di Arcore sperimenteranno un toupet, un fard e un cerone a tenuta idrica; il Cavaliere indosserà le tradizionali pinne col rialzo e nuoterà in stile “dorso”, in linea — spiega il portavoce Bonaiuti — “con il passo indietro necessario a unire i moderati”. Prevista anche la presenza di Nicole Minetti nella parte della boa, anzi delle boe. Vivo compiacimento dall’intero centrodestra, a parte Alfano che era già pronto a una nuotata, ovviamente in stile rana. Roberto Formigoni organizzerà una sua personale traversata ai Caraibi, sempreché Piero Daccò riesca a far partire il bonifico dal carcere. Nel centrosinistra si attende l’esito delle primarie per conoscere il nome del protagonista della traversata democratica: Pier Luigi Bersani vorrebbe tuffarsi in una pozzanghera della natia Bettola (Piacenza); Nichi Vendola preferirebbe invece le salubri acque delle vasche di raffreddamento dell’Ilva di Taranto; Matteo Renzi deve ancora chiedere a Giorgio Gori, poi farà sapere. Restano da concordare le regole sull’obbligo di pre-iscrizione al Pd per eventuali pesci, rane, girini, rospi, plancton presenti all’evento. Viva soddisfazione ha espresso Rosy Bindi, mentre Veltroni tace e D’Alema fa sapere che solo lui sa nuotare e tutti gli altri, chiunque vinca, affogano. Pier Ferdinando Casini comunica che una sua traversata, in questa delicata fase politica, potrebbe pregiudicare il Monti-bis, quindi passa. Luca Cordero di Montezemolo vorrebbe traversare anche lui qualche specchio d’acqua, ma appare incerto su quale e intanto si contenta dello specchio. Oscar Giannino, per i Traversatori Liberaldemocratici, sfoggerà un costume intero ascellare color fucsia-verde pisello col papillon giallo e pochette rosa shocking. Anche Alessandro Sallusti farà la sua traversata dalla spiaggia viareggina del Twiga verso una località sconosciuta, ma priva di estradizione, affiancato da un canotto o in alternativa dalla Santanchè. Totò Cuffaro e Franco Fiorito han chiesto alle autorità penitenziarie di poter attraversare anche loro qualcosa di liquido a nuoto, ma poi hanno rinunciato per via dei rischi dovuti alla palla al piede. Alla fine anche Napolitano attraverserà a nuoto lo stagno di Castelporziano, amorevolmente assistito da donna Clio che ne seguirà l’impresa a bordo di un pedalò capitanato da Nicola Mancino munito di telefono subacqueo non intercettabile. Al termine il Capo dello Stato lancerà un monito per una balneazione condivisa. 

A riva troverà ad attenderlo Eugenio Scalfari in compagnia del cinghialotto e dell’upupa, da cui ormai è inseparabile.
Vivo apprezzamento dalle massime cariche civili, militari e religiose.

L’Italia che dà il meglio

10 ottobre: Giornata Mondiale contro la pena di morte.

Anni fa uno studio confermò che nei civilissimi States più di 300 persone morirono, nell’arco di qualche anno  da innocenti mediante l’omicidio di stato, ché le parole sono importanti, e bisognerebbe smetterla di definire quest’obbrobrio “pena capitale”: chi ammazza una persona, qualunque persona, è un assassino. Punto e basta.

hitler aveva creato strutture idonee per uccidere moltitudini d’innocenti, gli stati in cui vige la pena di morte hanno creato strutture idonee per uccidere persone colpevoli, ed ogni tanto, magari per “errore”, qualche innocente.

Qual è il senso di tenere una persona anche vent’anni in un carcere, e dopo che la sua vita inevitabilmente cambia, anche in meglio qualche volta, mandarla a morire dopo l’ultimo pasto?
La pena di morte non è educativa, non è un deterrente, non è né potrà mai essere, né lo è stato mai, un sistema per fare giustizia.
Nei paesi civili la vendetta di stato non dovrebbe essere permessa, tollerata né pretesa da chi va ad assistere allo spettacolo nascosto dietro una tenda e poi va a festeggiare il trionfo della giustizia.

Preambolo: Sabina  Guzzanti condannata a risarcire 40.000 euro alla Carfagna per averla diffamata durante la manifestazione di piazza Farnese qualche anno fa. In questo paese non è più possibile nemmeno chiamare le cose, e le persone, coi loro veri nomi ché s’offendono.  

Ma la colpa qui è davvero nostra.

Abbiamo sbagliato noi, abbiamo sbagliato ogni volta che siamo stati oltraggiati da politici indegni.
Insultati, molto peggio che diffamati e non abbiamo fatto niente.
Una class action ci sarebbe voluta, altroché.

Quanto vale quel “siete l’Italia peggiore” detto da brunetta ad una madre di famiglia che studiava di notte per prendere la seconda laurea allattando una figlia al seno? e quanto quel “coglioni”  riferito a quella parte sana del paese che non è mai caduta nel tranello dell’impostore detto a reti unificate e che ha fatto, come tutte le performance del cafone il giro del mondo? e quanto ancora l’oltraggio a cui tutti gli italiani, perfino quelli che lo hanno sostenuto e ancora lo farebbero, quelli che hanno votato e ancora lo farebbero per il partito dell’impostore abusivo e che hanno costretto un paese intero a sopportare l’inenarrabile?  e quanto l’ingiuria rivolta a tutti gl’italiani, l’aver permesso a un movimento di razzisti, omofobi e xenofobi di mettere piede nel parlamento italiano e dire tutti i giorni che loro non sono italiani? e quanto vale permettere a cento persone con precedenti penali anche seri e gravi di essere definite onorevoli nonostante e malgrado non lo siano affatto?

A me ‘sto politicamente corretto da applicare alle carfagne mi ha stancata, e lo dico da donna niente affatto retrograda, bigotta e conservatrice, sono stufa di dover difendere le istanze di altre donne che quando si sono aggiustate gli stracazzi loro non pensavano all’onore né, tanto meno, alla loro dignità.

La carfagna è sempre la graziosa damigella dei calendari da camionista ma che poi – da ministro – avrebbe voluto fare,  insieme a berlusconi indagato per sfruttamento della prostituzione minorile,  una legge per impedire la prostituzione perché secondo lei “è indecente vendere il proprio corpo”,  evidentemente il concetto non vale per chi lo vende ad un fotografo, ad una rivista o ad un impresario che vende balle attraverso le sue tv e, visto che gli riesce  così bene ha pensato di venderle anche in parlamento da presidente del consiglio:  il vero oltraggio è averle permesso di entrare in parlamento da ministro, altro che storie. 

E dov’ era  il senso dello stato, i valori di moralità che solo oggi Napolitano si ricorda di ricordare quando berlusconi portava in parlamento o alla regione Lombardia oltre al suo esercito personale di avvocati  le sue amichette da happy hour? in quell’occasione non gli è scappato nessun conato di monito?

8 ottobre,  Monti: “L’Italia sta dando il meglio di sé”.  Qui di seguito una piccola e purtroppo incompleta [a cotanta bravura non le si può stare dietro] carrellata di esempi su come deve essere un paese migliore fatto di gente migliore

Reggio Calabria, il governo scioglie il Comune
“Contiguità con organizzazioni mafiose”

Campania, province ‘decadute’ col trucco
Milano, la farsa delle dimissioni-Podestà

Sicilia, indagini sulle “spese pazze”
dei partiti tra portaborse e mutui

“Giovani avvocati, la nuova schiavitù”
Studi legali: paga da fame e zero diritti

Ddl corruzione, governo in ordine sparso
E il Pdl ripresenta la norma salva-Ruby

Daccò e Simone? “Fu Regione Lombardia
a imporli come intermediari”

Epilessia, farmaci solo per i ricchi

I CONTI SEGRETI DI CONFINDUSTRIA

Arrestato Zambetti, assessore alla casa della Regione Lombardia, pdl. Avrebbe comprato voti da un’azienda concorrente: la ‘ndrangheta.
@AlRobecchi

E, sempre a proposito dell’Italia migliore: Celentano va bene agli italiani che lo guardano, anzi, lo aspettano, nel ruolo di guru perché vogliono che ad ogni uscita pubblica si esprima sulla qualsiasi? bene: io voglio sentire Nada illuminarci  sulla questione immigrazione: voto sì voto no, a Bobby Solo e Little Tony chiederei di trovare soluzioni per l’Ilva,  dai Cugini di campagna voglio sapere se sono favorevoli al matrimonio fra omosessuali con annessa adozione e  mi piacerebbe che Umberto Tozzi mi illustrasse le soluzioni al problema ambientale.

 Ma, invece, come avevo già scritto a proposito della sua partecipazione al festival di Sanremo, chissenefrega di quello che pensa Celentano?

 E’ meravigliosamente italiano poter fare il predicatore, a pagamento prima da un pulpito, la Rai, e poi andare ad affacciarsi alla finestra di fronte, mediaset,  sul cui proprietario Celentano ha avuto molto da dire e farlo sempre a pagamento, la coerenza ormai è un orpello, un’anticaglia di cui, per denaro, si può facilmente fare a meno salvo poi presentarsi davanti alla gente per dire che i soldi fanno schifo: gli piace vincere facile.
Celentano, considerato da molti – chissà perché – il Che Guevara della Brianza solo perché spara ad cazzum su tutto, su chi ha ridotto questo paese così in malomodo che fa, si va a prendere i soldi dal nemico?  perché se la stessa cosa la fa Grillo viene considerato un arruffapopolo e lui invece un asceta, uno sciamano, il predicatore in grado di rivelarci chissà quale Verità?
Ma perché, “a una certa” chi lo può fare senza problemi non si ritira ad una dignitosa vita privata? se lo facessero un attimo prima di diventare patetici sarebbe ancora meglio.

TgLoden

Marco Travaglio, 10 ottobre

Fa sempre piacere, dopo mesi di tonificante e disintossicante astinenza, rivedere il Tg1 (venerdì mi trovavo in una località non coperta da La7 e non ho potuto farne a meno). Chi pensava che si fosse toccato il fondo con il TgPapi di Minzolingua non aveva ancora visto il TgLoden di Maccari, anzi Smaccari. Che fa un prodotto turbogovernativo come il predecessore, appena meno critico dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi, ma con l’aggravante di una vivacità da termosifone spento. Conduce Susanna Petruni, prontamente riconvertita alla sobrietà tecnica. Prima notizia: “Assisi, duro intervento del Capo dello Stato contro le degenerazioni della politica e per una mobilitazione morale e civile”, col contorno di omelia del cardinal Ravasi. Per chi volesse gustarsi la versione integrale del sapido duetto, non deve perdersi “questa sera Tv7”. Poi una raffica di fogli d’ordini di Palazzo Chigi, letti con la cadenza incalzante dell’agenzia Stefani e del Cinegiornale Luce. 1) “Decreto del governo taglia le spese degli enti locali: la scure di Catricalà fino al 90-95%”, un “giro di vite” che riscuote “il consenso unanime dei partiti” all’insegna della “trasparenza” e della ritrovata “fiducia dei cittadini”. Seguono illuminati pareri di: Quagliariello, Nucara, Sereni, Casini, Di Pietro, Grillo, Delrio, De Magistris, Cota e Zaia”. Casini sottolinea come “noi dell’Udc fummo gli unici, come sempre isolati”, a denunciare gli sprechi delle regioni “e ora i fatti ci danno ragione” (sui regali milionari della Polverini alla società dell’amico Cesa, patriotticamente si sorvola). 2) “Borse in rialzo, Milano meglio di tutte. Lo spread si restringe”. È a quota 354, dunque un trionfo. 3) Imperdibile monito di Monti da Malta: “Ci attendono sfide cruciali, i compiti a casa non sono finiti”. Il tutto — chiosa l’inviata — “per il bene del Paese”. 3) “Molto buoni i risultati della lotta all’evasione”. Sobrio il servizio: “Non sbagliano un colpo, i dati parlano chiaro: stiamo parlando dei controlli fiscali, che hanno raggiunto una precisione chirurgica con punte del 100%. Controlli talmente mirati da rasentare la perfezione, grazie ai potentissimi incroci di banche dati che scoraggiano i malintenzionati”. La Corte dei Conti parla di record mondiale di evasione, ma virilmente si tralascia. I settori più “malintenzionati”? Alberghi, ristoranti e commercianti. E i 2 miliarducci evasi dalle prime tre banche? Sobriamente omessi. 4) “Come cambia lo Stato e il rapporto con noi cittadini dopo il decreto sviluppo varato dal governo?”. Già, come cambia? Passera (vedi punto 3): “Costi ridotti, investimenti e giustizia più veloci”. Apposito servizio annuncia come cose già fatte: “Tutta la Pubblica amministrazione digitale; libro elettronico; fascicolo elettronico dello studente; cartella clinica digitale; ricetta medica telematica; certificato di malattia on line; Desk Italia per attrarre investimenti; documento digitale unico” e altre minuzie. 5) “Il ministro Fornero firma il decreto che stanzia 235 milioni d’incentivi alle imprese che assumono donne e giovani”. 6) “Direttiva Ue impone pagamenti entro 30 giorni alle imprese, fine dell’emergenza”. Chi lo dice? Tajani, dunque è vero. E tutto questo in un solo giorno. Siamo salvi. “La guerra che, sotto l’alta guida di S.M. il Re Giorgio, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 14.11.2011 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 11 mesi, è vinta… Nella pianura, S.A.R Monti avanza rapidamente alla testa della sua invitta armata, anelante di ritornare sulle posizioni vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute. I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza. Diaz”.

Maurizio Crozza a Ballarò:  l’Italia sta dando il meglio di sé: in tasse

Meno male che Grillo c’è

Preambolo  [a proposito della tragedia di Brindisi]: che sospirone di sollievo.
Non è stata la mafia, non è stata la FAI, non sono stati i No Tav (ma su questo aspettiamo ancora che non si sa mai), non sono state le BR.
E’ stato, pare, quello della porta accanto, il benzinaio.
Adesso si che possiamo dormire sonni tranquilli.

Sottotitolo: De Gregorio, l’Agcom, la moglie di vespa, il capogruppo del piddì che invece di stare in sede a fare il suo dovere se ne sta tranquillo in vacanza in Grecia il giorno della sfiducia a Formigoni. Ce n’è abbastanza per chiedere asilo politico altrove, in un paese che si meriti almeno questa definizione invece della latrina a cielo aperto che è questa Italia. Ma naturalmente è tutta colpa di Grillo, di Travaglio, dell’antipolitica e pure la mia.

BUONGIORNO
Massimo Gramellini – La dissolvenza della casta
Meno male che Grillo c’è.
Perché chissà che avrebbero fatto i nostri molto onorevolissimi parlamentarideputatisenatori se non ci fosse questa spada di Damocle che spero si sbrighi a cadere sulle loro teste.
Ed è strano che nessuno abbia parlato, di fronte a certe vicende, quelle a cui siamo purtroppo abituati e che danno l’esatta misura della dimensione politica italiana e del suo spessore, di “pericolo di tensioni sociali”.   Dal Quirinale ieri, anziché il severo e consueto conato di monito di Napolitano, l’ottimo presidente, quello definito The King dal Time [forse perché non è il presidente degli States ma soltanto il nostro] sul cattivo comportamento dei suoi disonestissimi discepoli, sulle oscenità accadute in parlamento, a Milano e a proposito delle nomine dell’Agcom è arrivata la lista sobria del menù sobrio della festa sobria del 2 giugno.
Di istruzioni sul perché i cittadini italiani debbano continuare a riconoscersi in questo stato che li prende per il culo a colazione, pranzo e cena tutti i giorni dell’anno senza fare nemmeno finta di vergognarsene, manco a parlarne.
Il migliorista Napolitano non ha sciolto le camere di fronte alle storie boccaccesche di berlusconi che non erano gossip né vita privata  ma un sistema delinquenziale col quale l’ex stava svendendo l’Italia un tanto al chilo e al metro, non lo ha fatto nemmeno quando gli è stato prescritto il reato di corruzione; questo è l’unico paese dove se non arriva il terzo grado di giudizio nessuno è colpevole di niente, in parlamento c’è gente indagata, imputata, inquisita e con condanne già passate in giudicato.
Che altro serve per capire che questo stato è una barzelletta che non fa ridere proprio nessuno?
Pirlamento
 Marco Travaglio, 7 giugno
Vivissimi ringraziamenti alle Camere a ore che ieri, in stereo, hanno ratificato a Montecitorio l’arraffa-arraffa dei partiti sulle cosiddette “autorità indipendenti” e a Palazzo Madama han salvato con 169 voti dagli arresti domiciliari l’ottimo De Gregorio, accusato di una truffa di 23 milioni con un giornale fantasma in combutta con quell’altro statista di Lavitola. Il tutto grazie al voto segreto, che ha moltiplicato i 127 voti del Pdl (unico a esprimersi contro l’arresto) con i franchi tiratori della Lega (22 senatori), dell’armata brancaleone detta Coesione Nazionale (Responsabili e frattaglie varie: 13), ma anche presumibilmente di qualche Udc e Pd (già decisivi sulla responsabilità civile dei giudici).
Se non ci fossero questi partiti, così coerenti e tetragoni perinde ac cadaver (il loro), qualcuno potrebbe abboccare all’illusione che basti un governo tecnico piovuto da chissà dove per riverginare una classe dirigente che pretende di dare lezioni all’Europa , alla Merkel e a quei bizzarri elettori che non votano più o scelgono le liste e i candidati più lontani dalla fogna partitocratica. Completa l’edificante quadretto il voto del Consiglio regionale della Lombardia sul governatore granturismo Formigoni: respinta la mozione di sfiducia di Pd, Idv, Sel, appoggiata dall’Udc. Il capogruppo del Pd Luca Gaffuri ha fatto onore al suo cognome restando in vacanza in Grecia, forse stremato dall’immane sforzo di compilare una mozione contro Formigoni dopo 17 anni di opposizione consociativa.
Da tutte e tre le votazioni esce bene anche la “nuova ” Lega di Maroni, quella della ramazza padana: alla Privacy piazza la consigliera Rai Giovanna Bianchi Clerici, ex deputata e sempre imputata; su De Gregorio dice di votare per l’arresto e poi di nascosto fa il contrario; su Formigoni ribadisce la fiducia, impermeabile agli scandali che fanno della Lombardia la regione leader per consiglieri indagati, davanti a Calabria, Sicilia e Campania. È una fortuna che, di tanto in tanto, i partiti della maggioranza-ammucchiata ABC e i finti oppositori della Lega ricordino agli italiani chi sono, come sono e perché stanno lì: per spartirsi torte, cariche, posti e fondi pubblici, e naturalmente per salvare i rispettivi ladri. Non sia mai che uno finisca in galera o ai domiciliari: come ebbe a dire profetico l’on. avv. Paniz a proposito dell’arresto (ovviamente negato) di Milanese, “si rischia di creare un pericoloso precedente: oggi tocca a lui, domani potrebbe toccare a ciascuno di noi”. Dunque no alle manette per Milanese, per Cosentino, per Tedesco, e magari prossimamente per Lusi. Un malaugurato incidente di percorso portò in cella l’ottimo Alfonso Papa, unico arrestato della storia repubblicana senz’aver sparato un colpo: infatti la casta, anzi la cosca, ancora non s’è riavuta dallo choc. Grillo, negli ultimi giorni, ha abbassato i toni e limitato gli interventi al minimo: per guadagnare voti gli basta tacere e lasciar parlare gli altri. Come a Bossi nel 1992-’93. Solo che all’epoca c’era al Quirinale un certo Scalfaro il quale, quando la Camera disse no all’arresto di De Lorenzo, tuonò: “Un voto intollerabile: giuro che, se gli adempimenti fossero già stati completati, la giornata sarebbe finita con lo scioglimento delle Camere”. Ieri abbiamo atteso un severo monito di Napolitano sul voto pro De Gregorio e sulla grande abbuffata delle Authority (che, se non andiamo errati, richiede anche il suo decisivo “visto”). Ma invano. Dal Colle è uscita solo una decisiva precisazione sulla sobria festa del 1° giugno al Quirinale: “La composizione del buffet definitivamente offerto ai partecipanti al ricevimento è stata la seguente: crostini, canapés, panini, focaccine,
formaggi (mozzarelle e ricotta del coordinamento “Libera “, provola, parmigiano), cus-cus di verdure di “Libera “, frutta, bevande (vini di “Libera “, prosecco, succhi di frutta, acqua minerale)”.
Buon appetito.
Cuore, amore, orrore, dolore – Massimo Rocca, il Contropelo di Radio Capital

La storia non si ripete ma spesso fa rima. E quella di questa ore è una rima baciata. L’assoluzione politica di Formigoni con i voti della lega. L’assoluzione politica di Peter Griffin, da noi noto come Sergio de Gregorio, da parte di una caterva di franchi senatori, la nomina spartitoria dei nuovi componenti delle authority, senza neppure l’ipocrisia formale di un passaggio in commissione parlamentare tanto per vedere che faccia hanno, sono proprio amore e cuore con il finale della prima repubblica. Hai voglia te a lamentarti di Grillo e del populismo che monta i suoi consensi a neve, hai voglia ad immaginare una riedizione di Forza Italia Pulita alla madame Tussauds con le statue di cera di casa Vianello, ma se di fronte ad un’opinione pubblica inferocita, come ti hanno detto le elezioni e come ti ribadiscono i sondaggi, la vecchia politica si chiude così a riccio nella difesa di personaggi squalificati, di cariatidi più o meno celesti, di metodi di controllo, quel riccio finirà schiacciato sotto le ruote del primo che passa e senza nemmeno fare la tenerezza del piccolo spinoso.

S’ils n’ont plus de pain, qu’ils mangent de la brioche

Quindicimila addetti alla sicurezza per il papa, cento militari nelle zone terremotate. Giusto per capire dov’è la vera emergenza terremoto.
[Luca Bottura]

 Sottotitolo [che non c’entra niente]: I vescovi sanno tutto e parlano [purtroppo] di tutto; di famiglia, di bambini, di sesso, di omosessualità, di fecondazioni, di contraccezione e di tutto lo scibile umano disumano e subumano ma se gli chiedi delle vacanze di Formigoni, ahò, questa gli è sfuggita.
Guardaunpo’.

Preambolo: Il Gran Visir della Menzogna invece di andare tra le popolazioni terremotate a fare davvero il pastore di quel Dio che nessuno ha mai visto né sentito parlare ma lui sì, va a fare il turista in quel di Milano e,  alla modica cifra di 13 milioni di euro, chi avrà stomaco e coraggio sufficienti potrà ascoltarlo raccontare come di consueto le solite balle su argomenti che non dovrebbero riguardarlo né dovrebbe conoscere così approfonditamente da doversene occupare personalmente e con frequenza praticamente quotidiana.
Tirerà fuori il solito repertorio contro la laicità, il relativismo, il logorìo della vita moderna e, in generale su tutto quello che nel corso della Storia ha creato civiltà e contrastato ignoranza,  integralismi e fondamentalismi che, purtroppo per chi non se ne accorge, non riguardano solo altre religioni considerate incivili e retrograde ma molto, e molto da vicino anche quella cattolica.

Quando sento dire – anche da autorevoli giornalisti, direttori e vicedirettori di giornali sempre pronti a fare battaglie per la qualunque –  che sarebbero luoghi comuni senza significato i motivi per i quali la parata quest’anno non si DOVEVA fare in rispetto, oltre che verso i terremotati anche di quegli imprenditori che si sono suicidati  perché le banche non gli hanno concesso  prestiti irrisori rispetto alla cifra che è stata spesa per quella che Marco Travaglio ha ribattezzato “la paratina del 1 giugno e mezzo” mi girano anche i coglioni che non ho.

Insomma ‘sti soldi in Italia,  ci sono o non ci sono? siamo in bancarotta quando, prima, durante, dopo i pasti o quando fa comodo ai tecnici sobri terrorizzare un po’ la gente affinché non venga in mente a nessuno di rivendicare sciocchezzuole quali sono diritti, lavoro, stipendi,  pensioni, ospedali e scuole che funzionino? il comune di Milano dove li ha presi tutti quei milioni di euro per la gita fuori porta del papa? abbiamo o no il diritto di sapere come vengono spesi i soldi che si prende lo stato dalle nostre tasse, visto che c’è sempre più gente che fa fatica non a organizzare feste, festicciole e barbecue in giardino ma a mettere insieme, cioè nella stessa giornata, il pranzo con la cena?
I milanesi devono PRETENDERE che la giunta dia loro conto per filo e per segno di ogni euro speso per la gitarella fuori porta del papa. E alla prima mancanza, assenza di quegli interventi necessari alla cittadinananza e al singolo cittadino nascoste dietro il paravento della crisi , rinfacciare a vita questo immondo e ingiustificabile  spreco di soldi e ricordarsi di tutto alle prossime elezioni.


Più incredibile della parata che comunque si farà, a sprezzo di miserie, povertà vecchie e nuove, di lutti e tragedie nuovi e recenti, è che Napolitano è riuscito nell’impresa di far sembrare gente come Forlani e Leone dei modelli di probità.
Checché ne pensino tutti quelli che in questi giorni hanno tentato di fare l’operazione contraria ricordandoci chi erano Forlani e Leone. Perché chi erano lo sappiamo, cos’hanno fatto anche, ma sappiamo però anche cos’ha fatto Napolitano, oltre ad intestardirsi su questa manifestazione “lacrime e tartine” – che avverrà in concomitanza dei funerali delle vittime del terremoto – e le cose per le quali verrà ricordato dalla Storia.

Soldi in giro non ce ne sono, ma la parata del 2 Giugno pare si farà, perché secondo Napolitano “Non possiamo piangerci addosso”. E la parata, magari diventerà una paratina.
Marco Travaglio spiega come nonostante la sobrietà sbandierata, gli sprechi saranno comunque tanti.

1° Giugno e mezzo
Marco Travaglio, 1 giugno

La Presidenza della Repubblica, nella persona di Sua Eccellenza Giorgio Napolitano che ci tiene tanto perché è l’ultima volta e la profezia dei Maya incombe, comunica di aver deciso di confermare sia la parata militare del 2 Giugno, ribattezzata per l’occasione “1° Giugno e mezzo”, sia il ricevimento al Quirinale con duemila invitati, ma in ossequio alla sobrietà che si deve al Paese in un momento drammatico contrassegnato da attentati, stragi, spread e movimenti tellurici ondulatori e sussultori, impartisce le seguenti, inderogabili direttive . Le illustrissime Autorità civili, finanziarie, militari e religiose invitate alla sobria parata militare all’Altare della Patria e in via dei Fori Imperiali dovranno presentarsi sul palco d’onore in abbigliamento essenziale, prive cioè dei consueti pennacchi, medaglieri, mostrine, galloni, uniformi, palandrane, paramenti, stivaloni, galosce, berretti, cappelli, tricorni, feluche, elmi, corazze, piumaggi, parrucche, parrucchini anche se in catrame, ciglia e unghie finte, tacchi col rialzo, anelli in platino, oro e bigiotteria, pròtesi al silicone, wonderbra, rinforzino e imbottiture da patta in cotonina. Sempre in ossequio alla sobrietà, i carabinieri a cavallo sfileranno a piedi, mentre i militari già appiedati marceranno in ginocchio su distese di ceci. Chi vorrà portarsi comunque il cavallo, dovrà evitare i purosangue e prendere un ronzino da tiro in prestito dalle caratteristiche botticelle romane.
I bersaglieri, dismessi i copricapi con piume e le divise troppo
variopinte, indosseranno il loden e, lasciata a casa la troppo solenne fanfara, avanzeranno non di corsa, ma molto lentamente fischiettando sottovoce. Idem per la banda degli alpini, la cui sobrietà verrà testata da prove del palloncino a sorpresa. I cani da valanga saranno equipaggiati con le consuete borracce, ma prive di sostanze alcoliche: gazzosa e fanta per tutti. I carrarmati avanzeranno privi di cingoli, dotati di sole ruote, spinti a mano da appositi fanti o tirati con apposite funi. Gli aerei cacciabombardieri potranno avere una sola ala. Gli elicotteri da guerra saranno sprovvisti di elica. I cannoni avranno la bocca coperta da un preservativo in ghisa. Quanto al ricevimento al Quirinale, non si terrà nei troppo opulenti giardini del Palazzo, ma nei  giardinetti pubblici siti nelle vicinanze. Al posto dei soliti tavoli imbanditi,
si impiegheranno le più spoglie panchine in pietra, fra l’altro utilissime affinché vegliardi e cariatidi presenti comincino ad abituarsi. Gli invitati — alte e basse cariche dello Stato in servizio o ex, cardinali, arcivescovi, monsignori, sagrestani, imprenditori e prenditori, manager e magnager, banchieri e bancarottieri, pregiudicati, imputati, inquisiti, prescritti, impuniti, colpevoli non ancora beccati, faccendieri, piduisti, pitreisti, piquattristi, massoni, ciellini, opusdeini, papponi, mignotte, poetastri, guitti, schitarranti e pennivendoli di regime, nani e ballerine — sono pregati di non sfoggiare abbigliamenti troppo sgargianti e acconciature vistose. È gradito l’abito loden, anche e soprattutto per le escort.
Vietato l’accesso agli yacht, dunque Formigoni o viene a
piedi o resta a casa.
Abolito per sobrietà il tradizionale catering, ciascuno si porterà il pranzo al sacco in appositi zainetti di tela, gavette e/o giberne metalliche. Resta inteso che le tartine non potranno contenere caviale o salmone canadese o foie gras, ma al massimo patè di olive. Vivamente consigliata, accanto a ogni miliardario, la presenza di un barbone prêt-à-porter, anche per confondere gli ispettori dell’Agenzia delle Entrate di cui non si escludono blitz a sorpresa. I massoni, per questa volta, lasceranno a casa grembiuli e compassi. Per la delegazione dei ladri, come sempre folta e variegata, si raccomanda di astenersi almeno per quel giorno dal borseggiare i vicini di tavolo, anzi di panchina. O, se proprio non riescono a trattenersi, di devolvere sobriamente la refurtiva ai terremotati.

Benedetto XVI arriva a Milano, una visita da tredici milioni di euro – Il Fatto Quotidiano

Al via nel capoluogo lombardo il VII incontro delle famiglie.

  Ma Pisapia insiste: “Sì alle unioni civili”. Nella tre giorni papale saranno impiegati 15 mila uomini tra forze dell’ordine, vigili del fuoco e protezione civile. Oltre 3 milioni dal Comune. Altri dieci tra Regione Lombardia, arcidiocesi, Cei e sponsor.

Dacci (anche) oggi il nostro piccolo colpo di stato quotidiano

Preambolo: approvata quella porcheria del pareggio di bilancio.
 E che succederà quando per motivi ‘contingenti’ un bilancio non potrà essere pareggiato, sarà incostituzionale solo la disparità o finalmente sarà la volta buona che ce li toglieremo tutti dalle balle ‘sti incapaci traditori del popolo?
I signori della politica (tecnica e non) hanno letteralmente svenduto  la sovranità economica, fiscale e monetaria a un organismo straniero non eletto da nessun meccanismo democratico.

Sottotitolo: Belsito restituisce parte del bottino: quindi par di capire che per rifarsi una verginità basta riconsegnare il malloppo o anche e solo una parte di questo. Chissà perché il giudizio della gggente nei confronti dei ladri di stato poi non è lo stesso che dà a chi svaligia gli appartamenti, ruba i portafogli, scippa borsette per strada… cioè, questi rubano a mani basse, milioni, oro, gioielli, comprano case, ville con i nostri soldi,  se le godono e poi escono tranquillamente dalle loro case, vanno a dormire nei loro letti, quando escono il portiere e la servitù gli diranno perfino buongiorno e buonasera e non succede niente. E chissà perché quando rubiamo noi poveri mortali ci chiamano ladri e ci sbattono in galera, e un’altra volta ci pensiamo, prima di rifarlo, quando rubano i politici si chiama “distrazione” e grazie a tutte le loro immunità e agli eserciti di avvocati che possono permettersi (grazie a noi che li strapaghiamo) in galera non ci va mai nessuno e l’unica seconda possibilità che è stata concessa a molti di loro è stata quella di rubare ancora e ancora.

 Lombardia: Boni lascia, Formigoni raddoppia. L’anticorruzione non tocca la prescrizione. E la riformina dei “rimborsi”? Affossata.

Qualche esempio di rimborsi elettorali in Europa:

Regno Unito = 8 Milioni
Francia = 110 Milioni
Spagna = 130 Milioni
Germania = 133 Milioni
ITALIA = 400 Milioni

Visto che in qualcosa riusciamo a primeggiare? magari sempre nel peggio del peggio ma ahò, ognuno ha i suoi record, e se li tiene.
Qualcuno se ne vanta pure e li rivendica,  non faccio nomi ma solo iniziali: A, B, C.

Roberto Formigoni a L’Infedele:
“Anche Gesù Cristo ha sbagliato nello scegliere i suoi collaboratori.”
Già, solo non ci siamo con le percentuali, perché Cristo ne sbagliò uno su dodici, lo sgovernatore dieci su undici. E a Gesù fu concesso un unico mandato, non tre che durano da 17 lunghissimi anni.

Anche a me piace viaggiare in gruppo, mio marito non sarebbe andato nemmeno in viaggio di nozze senza “la comitiva”,  per convincerlo che il viaggio di nozze si fa in due ho dovuto faticare molto; però i viaggi che ho fatto (in gruppo e non) me li ricordo tutti. Questi politici ladri e cialtroni, invece, oltre a ritrovarsi case, soldi, ville ristrutturate a loro insaputa, viaggiano anche, a loro insaputa. Ho sempre considerato Formigoni uno dei più pericolosi, la politica più è vicina al vaticano, ai suoi annessi e connessi: compagnia delle opere, comunione e liberazione, opus dei (vero, Max? ufficiale e gentiluomo del papa, il comunista, altro che il gabibbo) e più danni fa.

Formigoni fu quello che disse, giurò e spergiurò, lui, e non solo lui, c’era anche l’ex ministro azzannapolpacci Maroni a tenergli bordone accusando e insultando Roberto Saviano in modo spregevole, che in Lombardia non c’erano nemmeno le infiltrazioni mafiose, e infatti non sono infiltrazioni, c’è proprio la dirigenza alta.

Speriamo che anche stavolta, come fu per berlusconi, la jattura del 17 funzioni.

Io non sono superstiziosa, ma stavolta faccio il tifo per chi ci crede: gatti neri di tutta Italia, armatevi a partite.

www.linkiesta.it

– Lei questo viaggio l’ha fatto o non l’ha fatto?
“Non so, non mi ricordo, dovrei consultare l’agenda…”
“Mi trovavo sullo yacht di Daccò perché era l’ottava stazione della via Crucis…” ^_^

(Maurizio Crozza – Ballarò, 17 aprile)

.

Formi e Renato
 Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 18 aprile

I fan di Cochi e Renato non possono che apprendere con un velo di mestizia i particolari delle vacanze di Renato Pozzetto.
Che non fa più coppia fissa con Cochi Ponzoni, ma con Roberto Formigoni. Poi però, ascoltate le spiegazioni della nuova spalla di Renato, a tempo perso governatore della Lombardia, devono riconoscere che, per tempi comici, battute
folgoranti e costumi di scena, non ha nulla da invidiare al vecchio Cochi.
La questione è nota: secondo le carte della Procura di Milano, a Capodanno 2010 il Celeste andava in ferie tra Parigi e St Martin (Caraibi) non solo col fratello, la cognata, il segretario Perego (condannato per falsa testimonianza sul caso Oil For Food) e Pozzetto, ma anche col faccendiere Pierangelo Daccò e con l’ex assessore Antonio Simone, arrestati l’altro giorno per i fondi neri della Fondazione Maugeri. Entrambi ciellini e habituè delle patrie galere (il primo era appena uscito dal carcere per il crac da 1 miliardo del San Raffaele, il secondo era finito dentro già nel ’92 per Mani Pulite), fanno i facilitatori nella jungla dei fondi pubblici alle cliniche private anche grazie al poter spendere il nome del confratello Roberto. Risultato: 56 milioni portati in Svizzera a botte di fatture per consulenze mirabolanti, tipo quella volta ad accertare “le possibilità di vita su Marte”. Il minimo che Daccò potesse fare era pagare il conto dei voli e delle ville caraibiche. E la multiforme biografia di Formigoni si arricchisce ogni giorno di un nuovo mestiere: campione di scherma, membro (con rispetto parlando) dei Memores Domini ciellini con voto di castità incorporato e poi forse scorporato, vicepresidente (uno dei 14) del Parlamento europeo Dc ai tempi di Andreotti, dirigente del Ppi, sgovernatore di Lombardia da 18 anni e ora comico di sicuro avvenire. Ieri s’è detto “limpido come acqua di fonte” e ha ricordato che “anche Gesù sbagliò a scegliere qualche collaboratore” (sì, ma Giuda non era mai stato arrestato né condannato, quindi era più facile sbagliarsi). L’altroieri aveva dato degli “sfigati ” ai giornalisti del Corriere che avevano rivelato le sue ferie a sbafo. Sfigati perchè “io, come tutti gli italiani, faccio vacanze di gruppo” e loro no. Le vacanze di gruppo, per chi non fosse italiano, funzionano così: “Uno si fa carico dei biglietti perchè conosce l’agenzia, l’altro paga l’hotel, il terzo le escursioni, il quarto i ristoranti, poi a fine vacanza ci si trova insieme ed eventualmente si conguaglia”. E’ tutto spiegato nel Manuale delle Vecchie Marmotte: lui, mentre gli altri pagavano voli, alberghi, escursioni e ristoranti, portava le camicie a fiori e le cravatte a righe fucsia e marron per tutti, così gli altri si ammazzavano dalle risate e non gli chiedevano il conguaglio. In ogni caso, ha aggiunto il fine umorista, “verificherò se quel viaggio l’ho veramente svolto”. Chiederà un po’ in giro: sapete mica se ho veramente svolto quel viaggio a Parigi e poi a Saint Martin? Perchè lui non lo sa. Ieri La Stampa titolava: “Viaggi pagati, l’ira di Formigoni”. Ecco: appena ha appreso di aver viaggiato, per giunta a spese altrui, s’è incazzato come una biscia. Se scopre chi gli ha pagato le ferie, gli fa un mazzo così. In attesa di sapere chi gli scrive i testi (Pozzetto?), gli specialisti studiano questa nuova forma della sindrome “a mia insaputa”, ancor più preoccupante di quella che ha colpito Scajola, Malinconico, Rutelli, Fede e Bossi.
Due alternative.
1) Alla parola “ferie”, Formigoni cade subito in trance (ma c’è chi giura che sia proprio letargo).
2) Avendo paura dei voli, non solo non li paga, ma si fa ipnotizzare o anestetizzare all’imbarco. Lo risvegliano poi con comodo, al rientro, con una secchiata d’acqua purissima di fonte. Ma prima che riprenda conoscenza occorrono tempi lunghi. Il che spiegherebbe perchè al Pirellone si aggirano decine di soggetti con passamontagna, mascherina, calzamaglia, grimaldello, piede di porco e sacco in spalla, ma lui non nota mai nulla.
Il giorno che scopre come lo vestono, fa una strage.

E, per finire in bellezza:

Probabilmente di regolarizzare il mercato televisivo e informativo non ce lo chiede l’Europa, oppure sì? all’Europa si risponde solo quando c’è da tassare e tar-tassare i poveracci, quando c’è da fare le cose importanti, quelle che fanno la civiltà di un paese tipo fare una legge seria sui conflitti di interessi come c’è in tutti i paesi  NORMALMENTE civili – che non riguardano solo berlusconi – allora i governi  di tutti i colori possono sbattersene allegramente i coglioni.

Perché sennò silvio si arrabbia.

Il paese degli inchini

 Se qualcuno avesse in progetto la perdita totale della dignità, può prendere lezioni da questa, da questa, da questa…da questa. Mi taccio, che è meglio. Il dramma è che la mussolini non agisce nemmeno “a sua insaputa”. Però, ci sta bene, una mussolini in parlamento è come uno schettino al comando di una nave, serve a ricordarci che in Italia tutto è possibile; anche aver permesso che un mussolini potesse rimettere piede in parlamento.

Il paese degli inchini

Dopo il naufragio e l’alibi di ferro del comandante Schettino sullo scoglio spuntato a sua insaputa, all’isola del Giglio c’è un’altra metafora galleggiante che ci inchioda alla nostra irredimibile italianità: il rito dell’inchino. “Ne avrò fatti cinquanta”, racconta ai magistrati il bulletto di Meta di Sorrento, e forse è l’unica cosa vera che dice. Che sarà mai un inchino, nel Paese delle riverenze, dei salamelecchi, dei piegatori di schiene e dei nati curvi? Ecco perché il capitano De Falco assurge subito al rango di eroe, anche se ha fatto solo un paio di telefonate previste dalle sue mansioni: perché pare un extraterrestre. Nelle intercettazioni siamo abituati a sentire gente che si dà del tu e di gomito, che fa pappa e ciccia, che si fa du’ spaghi alla pizzeria dietro l’angolo, che sistema tutto perché in Italia tutto si aggiusta o almeno si arrangia. De Falco invece dà del lei, dice “comando io”, cita le leggi e le rotte, grida “è un ordine!”. È vero che fa solo il suo dovere. Ma è questo che fa di lui un marziano: non fa l’inchino. Intanto, mentre Meta di Sorrento riabbraccia il suo genius loci come un perseguitato (che sarà mai un inchino?), a Castellammare la processione di San Catello si ferma anche quest’anno davanti alla casa del boss. Fa l’inchino. E in Parlamento, sotto il governo che aveva promesso “mai più condoni”, tutti i partiti di tutti i colori si fanno il condono, anzi l’autocondono sui manifesti abusivi, come ogni anno, come sempre. Si autoinchinano. Nel libro Alla fine della fiera. Tangentopoli vent’anni dopo di Federico Ferrero, il pregiudicato Primo Greganti rivela: “Ho dato una mano alla campagna elettorale di Fassino per le comunali di Torino”. Possibile che Fassino non sappia che Greganti è stato condannato a 3 anni e mezzo per le mazzette della Ferruzzi e del gruppo Gavio al Pci-Pds? Possibile che non abbia detto a Greganti: “Caro, non è il caso, faccio da solo”? O forse non glielo poteva dire ed era obbligato all’inchino? Monti continua a tenersi al governo un condannato per Tangentopoli, il sottosegretario Milone, che ha pure enormi conflitti d’interessi nel gruppo Ligresti. Perché non se ne libera? Inchino forzato anche quello? Il ministro Passera, dopo averlo incautamente nominato, lascia al vertice dell’Agenzia per le strade il presidente del Consiglio di Stato Pasquale De Lise, di cui sono noti pensieri, parole, opere e soprattutto omissioni. Che aspetta a liberarsene? O forse non può e deve invece inchinarsi? E quando finirà, Passera, la sua lunga “riflessione” sulle frequenze tv? Un altro inchino che non può rifiutare? Filippo Penati, miracolosamente a piede libero con tutte quelle tangenti a Sesto San Giovanni, si è “autosospeso” dal Pd, ma seguita a sedere nel Consiglio regionale della Lombardia, luogo notoriamente ben frequentato, e ora è entrato nella commissione regionale d’inchiesta sul San Raffaele. Cos’è, uno scherzo? O l’han messo lì in veste di intenditore, insomma di tecnico? Che aspetta il Pd a dirgli di ritirarsi e a domandargli se non gli venga un po’ da ridere? C’è qualche inchino che ci sfugge? Con quale faccia il Pd può fare opposizione a Formigoni, se si tiene in casa un Penati, per giunta travestito da sceriffo? Formigoni è l’uomo che sapeva troppo poco. Schettino gli fa un baffo: sono 15 anni che gli arrestano un assessore ladro dopo l’altro, e lui cade sempre dal pero, anzi dallo yacht (pagato sempre da qualcun altro a sua insaputa): “Casi individuali”. Non vede e non sente nulla, forse perché è talmente chinato che non riesce ad alzare lo sguardo. Uno Scajola al cubo. E mai che incontri un capitano De Falco che gli urli: “Vada a bordo, cazzo!”. A furia di casi individuali, resterà solo. E ovviamente ignaro di tutto. Come il palo della banda dell’ortica di Jannacci: “Lui era fisso che scrutava nella notte, l’ha vist na gota ma ‘n cumpens l’ha sentu nient, perché vederci non vedeva un’autobotte, però sentirci ghe sentiva ‘n acident… Ed è arrabbiato con la banda dell’Ortica, perché lui dice: ‘Non si fa così a rubar!’…”.

Marco Travaglio, Il Fatto quotidiano, 20 gennaio