Non disturbare il Con_DUCE_nte: di fascismo, violenza, repressione e altre storie

Sottotitolo: i democratici moralizzatori che danno dei fascisti agli altri e sistematicamente mandano i picchiatori in divisa ad ogni manifestazione di dissenso, che hanno criticato le espulsioni di Grillo e poi hanno cacciato Ignazio Marino regolarmente eletto con l’atto del notaio. Quelli che denunciano un’intera rete televisiva, la7, colpevole di ospitare giornalisti che rispetto al potere non assumono la consueta posizione a 90 gradi.
Tutto questo e molto, troppo altro, è il pd di Renzi. #IoVotoNO

 

Il fatto che il fronte del NO sia composto da una vasta varietà di orientamenti politici distanti e diversi mentre in quello del sì c’è solo gente vicina a Renzi e quella a cui piacerebbe esserlo per ambizioni di potere è proprio il segno di quanto questo referendum sia nato da un’azione profondamente antidemocratica e illiberale.
Il pd, per bocca di CHIUNQUE, smetta di favoleggiare, di accusare e millantare vicinanze e similitudini fra salvini e il professor Zagrabelsky, giusto per fare due esempi per il NO, i quali voteranno appunto NO motivati da ragioni diverse, non perché sono legati dalla stessa ideologia e orientamento politico.
Oggi più di ieri e meno di domani #IoDicoNO ad una classe dirigente indegna, indecente, volgare, bugiarda e fascista.

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nat-6nov   Manifestare è un diritto, ha detto Nardella, allora perché Renzi lo ha negato?

Per quale motivo ogni uscita di Renzi deve essere trasformata in una questione di ordine pubblico? 800 poliziotti pagati con le tasse dei cittadini a presidiare e vigilare su quello che si può tranquillamente derubricare ad evento privato fra Renzi e gli amichetti suoi: è normale?
Se quello accaduto ieri a Firenze fosse una delle tante espressioni della tirannia di Erdogan oggi sarebbero tutti ad indignarsi [fintamente] col sultano che nega e vieta il dissenso coi sistemi violenti del dittatore.
Mentre non solo questo non si fa ma Scalfari, il “senatore” dei giornalisti, il fondatore di Repubblica ma non disdegna l’oligarchia, reduce dalla solenne bastonatura mediatica di sere fa ad #ottoemezzo, nel suo pippone domenicale si permette di paragonare Grillo a Trump e di raccomandarsi a Renzi perché eviti la catastrofe a cinque stelle.
In che modo nel paese democratico si può evitare che la democrazia faccia il suo corso e che permetta l’alternanza, ovvero chi vince governa e chi perde paga pegno e si siede dalla parte dell’opposizione? Ovviamente solo coi soliti giochetti di palazzo, ma stavolta no, non si può fare: abbiamo la possibilità di impedire che la democrazia venga regolata in funzione del gradimento della casta e dell’élite dei potenti terrorizzate dalla volontà del popolo, al referendum costituzionale del 4 dicembre possiamo dire NO alla sequela di porcherie che ci vengono imposte da quel 12 novembre del 2011, quando Napolitano ha posizionato l’interruttore della democrazia su “off”.

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A manifestare contro Renzi non c’erano solo i gruppi “antagonisti” ma anche i risparmiatori truffati e derubati da Banca Etruria: sono stati picchiati anche loro. Cornuti e mazziati, così in quell’altra vita impareranno a non fidarsi dei truffatori legalizzati e autorizzati dallo stato.

Le scene viste a Firenze sono la miglior risposta a chi in questi ultimi tre anni ha abusato della parola “fascismo” perché forse aveva dimenticato cos’è davvero il fascismo.A Firenze ieri non c’è stato nessuno scontro, quella come sempre si chiama repressione, violenta, infame e vigliacca perché esercitata su gente disarmata che avrebbe avuto tutto il diritto di manifestare il proprio dissenso,  e questo sì, è fascismo.

In questo paese possono manifestare fascisti e nazisti, occupare regolarmente e a cadenza annuale le piazze e il suolo pubblico, ai mercatini si vendono gadget e oggettistica che fanno riferimento al ventennio fascista nell’indifferenza delle istituzioni, anzi con la complicità delle istituzioni.
A Nettuno e a Milano i sindaci e l’amministrazione comunale l’una a cinque stelle, l’altra sotto l’egida di Renzi e tutto l’Esercito Italiano possono partecipare alle commemorazioni per i caduti di salò, ovvero quelli che in tempo di guerra hanno scelto di sostenere il tiranno nazifascista, in parlamento trova posto una che di cognome fa mussolini e che mai si è dissociata dall’ideologia criminale di suo nonno mentre il dissenso lecito, previsto dalle regole democratiche e dalla Costituzione della repubblica antifascista viene vietato su richiesta delle questure che rispondono al ministro dell’interno del governo di Renzi e con la repressione violenta del braccio armato dello stato.
Se lo ricordi chi rinfaccia anche a me di votare NO come casapound, legittimata non da me ma dallo stato, dalle istituzioni e dalla politica, quindi anche da Renzi, che si ricordano dell’Italia antifascista solo il 25 aprile per tradizione e per moda.

Giudizio del popolo? No, grazie

Accusare qualcuno di essere un assassino se non ha ucciso è diffamazione, ecco perché bisognerebbe prendere atto che quello che è impossibile per noi è possibilissimo per altri. Il sesso di gruppo è una pratica normale, rispetto al sesso donne e uomini sono uguali, se molte donne non si facessero condizionare dalle convenzioni sociali lo ammetterebbero senza problemi e senza temere il giudizio morale. Un’orgia non è violenza e non tutto quello che non si condivide e non si farebbe può diventare un reato per far content* chi ha bisogno di vedere il mostro sempre fuori da sé. Se non ci piace l’idea che una poco più che ragazzina faccia spontaneamente sesso di gruppo, scelga di avere uno stile di vita distante dal nostro modo di vedere la vita siamo liberi di pensare questo. Ma fra questo e mandare in galera una o più persone che non hanno commesso nessun reato c’è un abisso.  Una sentenza non può diventare carta straccia solo perché non è andata nella direzione che la maggior parte dell’opinione pubblica desiderava: spiacente ma non mi aggiungo e non partecipo al delirio collettivo. 

Nel caso di processi che vedono imputate persone dalla reputazione dubbia e che hanno già avuto a che fare con la giustizia è umano prim’ancora che legittimo avere dei dubbi se la sentenza ci sembra inadeguata. berlusconi è un esempio perfetto per quello che voglio dire.
Ma berlusconi oltre ad essere un delinquente abituale è anche un uomo ricco e potente, la sua vita non cambia se un tribunale lo condanna, lo assolve, lo prescrive: sempre berlusconi rimane, non ha avuto nessun problema a farsi accettare, socialmente e politicamente, nelle sue molteplici vesti di corruttore, puttaniere, frodatore, condannato in via definitiva perché berlusconi quello che non ha lo può comprare e di gente disposta a vendersi in questo paese ce n’è una discreta quantità.
Ma voi, noi, io?
In molti sono, siamo qui a indignarci per i giudizi sommari, guardiamo con orrore le reazioni violente della Rete rispetto ad altre situazioni, quando i social si trasformano in una tribuna del popolo che giudica, infierisce, condanna alla pena massima esprimendo una violenza maggiore del fatto in sé.
Dunque indignarsi va bene quando l’accusato è l’immigrato, il rom e non va più bene quando sul banco degli imputati ci vanno a finire italiani incensurati che dovevano essere condannati perché la gggente voleva questo?
Per non “creare il precedente”?
Perché una donna è sempre vittima, innocente “in quanto donna?”
Anche se mente sotto processo con l’intenzione di far condannare chi non ha commesso nessun reato?
Mi dispiace per le tante anime candide che si sono espresse sulla sentenza di assoluzione nel processo di Firenze, che non vogliono ammettere l’errore di valutazione nemmeno di fronte all’evidenza dei fatti, di una sentenza, di referti medici che chiariscono perfettamente come si sono svolti i fatti, che mette in fila le evidenti contraddizioni, bugie dell’accusatrice e, specularmente, la perfetta e lineare versione dei sei accusati ma la vita non scorre secondo canoni soggettivi.
C’è sempre qualcosa che sfugge perché non si conosce o si rifiuta, quindi prima di essere qualcun altro “per hashtag”, di farsi coinvolgere in iniziative collettive, di partecipare perché si fa una miglior figura a sostenere certe cause anziché sforzarsi di cercare un po’ di verità sarebbe il caso di riflettere meglio.

Prima di tutto, l’onestà

A proposito del processo ai sei poi assolti dall’accusa di stupro ai danni della ragazza della Fortezza: avevo già corretto l’altro post quasi in corsa, ma non basta se poi decine e decine di associazioni coinvolgendo altra gente presumibilmente disinformata hanno sentito il dovere di richiamare ancora l’attenzione mediatica su una vicenda che invece sarebbe meglio coprire col classico velo pietoso.

Non certo per moralismo ma perché se non capiamo tutti che una donna libera è anche quella a cui piacciono le esperienze estreme in fatto di sesso, di abitudini, una che da se medesima si definisce con una vita “non lineare” ma poi rifiuta di riconoscersi in quel ruolo che lei stessa ha scelto e nessuno le ha obbligato non usciremo mai da questo assurdo trip che la donna ha sempre ragione, è sempre vittima “in quanto donna”.

Una donna autodeterminata è colei che, coraggiosamente, decide di fare della sua vita quello che vuole senza preoccuparsi dei giudizi altrui, di vivere in una società fatta anche di gente ipocrita che condanna tutto quello che non capisce, non condivide, non farebbe o che vorrebbe fare ma non ne ha il coraggio per paura, convenzioni, retaggi culturali o altro che non so.

La donna autodeterminata anche se poi si pente di aver fatto delle cose non dà la colpa a chi ha condiviso con lei certe esperienze, tanto meno si vendica denunciando una violenza che non c’è stata, non mente per proteggere se stessa e non manda in galera persone che, come hanno stabilito un tribunale e dei giudici donne, “non hanno commesso il fatto”.
E non lo hanno commesso così tanto che la procura e l’avvocato difensore della ragazza non hanno chiesto nemmeno il ricorso all’ultimo giudizio della Cassazione.
Un paio di giorni fa ho scritto un post sulla ragazza della Fortezza, ho sbagliato perché non mi ero informata abbastanza, l’ho scritto “da donna” e facendomi un po’ travolgere dall’onda emotiva, dopo aver letto la lettera dell’avvocato di uno dei sei accusati sono andata a leggermi un po’ di cose, fra le quali la sentenza di assoluzione, ecco perché non partecipo all’evento di solidarietà organizzato a favore della ragazza alla quale nessuno ha negato di essere libera, di vestirsi come vuole e di viversi la sua sessualità come le piace: nessuno.
E nessuno, ma proprio nessuno dovrebbe accusare ancora sei uomini assolti sulla base di prove concrete di essere colpevoli di un reato odioso qual è lo stupro.

Una brutta storia e un pessimo precedente

Per correttezza aggiungo il link dove si può leggere la replica dell’avvocato di uno dei sei, anzi in origine erano sette, prima condannati poi assolti perché pare che le cose siano un po’ diverse da come ce le hanno raccontate certa cronaca e certe blogger. 

Stupro Firenze, legale del ragazzo assolto: “Sedicente vittima non attendibile”

Sottotitolo: non apprezzo sempre Eretica, la blogger del Fatto Quotidiano e di Abbatto i muri perché spesso è esageratamente estremista e nel dibattito ottiene il risultato opposto da quello che credo si augura quando scrive attirandosi una serie infinita di commenti negativi, ma chi ne ha voglia può dare un’occhiata alle repliche di questi due suoi post per capire l’aria che tira, specialmente nel solito Fatto Quotidiano dove c’è gente alla quale andrebbe interdetto l’uso di un computer collegato alla Rete.

Inutile denunciare uno stupro 

Stupro, quella perversa abitudine di processare la vittima

Chi beve due birre e viene fermato ai controlli rischia il ritiro della patente per aver superato il tasso alcolemico consentito per guidare, ma per i giudici di un tribunale una donna può essere abbastanza ubriaca ma non tanto da non poter rifiutare un rapporto sessuale, sei rapporti sessuali, con sei uomini diversi che hanno approfittato di lei PROPRIO perché era in quella condizione. 

Per me invece, nel paese normale e civile una donna si può rifiutare sempre, anche se prima dice sì e nel frattempo cambia idea, anche se invece del rapporto occasionale è quello col partner fisso: il compagno, il marito.
Anche se quella donna è di facili costumi, si butta via col primo o la prima che capita ha il diritto di scegliere lei: da senziente e sobria. 

Sono fatti miei se la mia è una vita “non lineare”, finché i miei comportamenti non danneggiano, non costituiscono un pericolo sociale o un reato.


E non c’è nulla con cui si può giustificare la “presenza a se stessa” che possa obbligare una donna a dover accettare quel rapporto come consenziente, far decidere a dei giudici che l’uomo o gli uomini che hanno approfittato di lei sono da assolvere con una sentenza dalla motivazione morale che punisce lei anziché con un giudizio penale.

Noi donne non siamo innocenti per genere, assolutamente.  E’ capitato che delle donne accusassero uomini per vendicarsi di qualcosa e prima di condannare un uomo per stupro bisogna che ci sia la certezza che violenza c’è stata. Ma di questa sentenza mi ha dato oltremodo fastidio il giudizio morale, dire che la ragazza ha acconsentito per una sua momentanea debolezza, fragilità ma non si può parlare di violenza vera e propria.

Se quella debolezza anziché dall’alcool fosse derivata da dei medicinali che riducono la soglia di attenzione come si sarebbero comportati quei giudici?

Il problema è il solito ed è tutto e solo italiano:  nei confronti delle donne c’è sempre quella irresistibile tendenza a giudicarle per come si vestono, si truccano, si muovono, se escono di sera, se dicono le parolacce oppure no, se vanno solo con un uomo o con tanti anche contemporaneamente o, come in questo caso  una donna non ha potuto provare di essere abbastanza reattiva di fronte ai sei che hanno approfittato di lei. Non aveva un graffio, non c’erano evidenti segni di una qualche reazione e quindi per la giustizia e per lo stato è tutto a posto.

Un po’ come quando la Cassazione stabilì che coi jeans è impossibile la violenza.

Una  donna può anche decidere di volersi concedere a dieci uomini per volta, ma  lo deve fare consapevolmente, e di fronte ad una denuncia per stupro un giudice non può accampare come motivazione per una sentenza quella che se detta in altra sede verrebbe considerata una semplice opinione.

Dal blog Al di là del Buco

Le motivazioni della sentenza di assoluzione ai sei accusati (dapprincipio) dello stupro di gruppo alla Fortezza da Basso di Firenze hanno fatto molto discutere. Per il moralismo evidente e perché il giudizio sulla vita privata e sessuale della ragazza sembrerebbe la motivazione principale che ha indotto i giudici a non crederle. Di fatto i sei, condannati in primo grado, sono stati assolti in secondo grado. Sulla sentenza vi rimando al pezzo su Il Fatto Quotidiano che descrive alcuni dei motivi per cui i giudici hanno assolto i sei. Nel frattempo, mentre il web si divide in innocentisti e colpevolisti, è arrivata la mail della ragazza che ha denunciato lo stupro. La pubblico, così com’è.

Firenze: Fortezza significa forza. Adesso non più!

Tutti al mare

Polemica su atto di forza Schifani: polizia chiarisca

Tanto per chiarire, visto che si è già messa in moto la macchina delle “poche mele marce” e delle “schegge impazzite” come succede ogni volta che la polizia e le forze dell’ordine come dire? esagerano nell’esercitare il potere che lo stato consente loro di poter esercitare. Noi cittadini siamo inermi di fronte al potere, e dunque potrebbe essere anche consentito generalizzare visto che gli episodi di “esagerazione” hanno raggiunto un livello di guardia preoccupante. Io però non lo voglio fare, ma pretendo da chi ha ribalte in grado di veicolare un messaggio che quel messaggio sia giusto, che non tendesse a divagare, che non si minimizzasse ancora una volta una vicenda che come tante altre volte è capitato ci farà fare la solita figura di merda a livello internazionale. Tutto questo perché questo paese è mal gestito, condotto da persone irresponsabili che, nemmeno dopo i fatti di Genova hanno pensato che fosse opportuno dare una stretta all’esuberanza di chi per ruolo e istituzione è chiamato a tutelare e proteggere i cittadini, non dunque ad aggredirli, pestarli, ammazzarli. Io non voglio vivere in un paese dove diventa un rischio essere fermati anche per una semplice infrazione stradale ché non si sa mai in quel momento fossero di turno le mele marce o le schegge impazzite.

Un capo della polizia che guadagna più del presidente degli stati uniti dovrebbe andarci di persona a chiedere chiarimenti (chiarimenti de che? cominciamo a prenderli a calci in culo e mandarli via prima che sia tardi questi funzionari di stato così solerti e ligi al dovere, quelli che si riparano dietro “io sono” e che non badano troppo alla forma quanto alla sostanza delle cose che sono chiamati a fare, esiste qualcosa che si chiama deontologia professionale, e non è detto che se quello che ordina è un pazzo scriteriato si debba fare proprio tutto di quello che chiede), non farselo dire da schifani.

Una delle tante espressioni dell’italica civiltà.

Vantiamocene, magari ogni volta che pensiamo che la talebania sia un altro mondo dal nostro. Li abituano presto, cosicché possano crescere repressi e felici. Ma molto educati. Perché la legge decide che deve essere così. La giustizia poi, è un’altra cosa, ma impareranno presto pure questo.  La vicenda di questo bambino mi ha rovinato la giornata. Provo schifo per due genitori che hanno lasciato dirimere le loro questioni personali alle forze dell’ordine perché incapaci di farlo diversamente.
Ma provo schifo anche  per le cosiddette istituzioni che pensano che tutto si possa risolvere con atti violenti. E per uno stato che non fa nulla per impedirlo ma, al contrario, non si prende mai la responsabilità delle conseguenze di quelle violenze. 
Di questa escalation di inciviltà applicata alle azioni, alle botte, ai pestaggi, alle sentenze che poi giudicano meno grave un morto ammazzato di una vetrina sfasciata non parla mai nessuno. Nessun monito dall’alto, nessuna indignazione da parte della politica sempre troppo presa dal salvataggio di se stessa. E oggi sì, al contrario di tante altre volte in cui avrei preferito che si vergognassero altri, quelli che permettono anche queste porcherie, mi vergogno anch’io di essere nata in questo paese che non sa e non vuole diventare civile.  Perché non vanno a prendere formigoni così? col cazzo che qualcuno lo va a trascinare via dalla poltrona, sarebbe un gesto antidemocratico e fascista, invece un bambino trattato così è solo puro esercizio della democrazia nell’assoluto rispetto della legge.

Il tribunale aveva deciso che la patria potestà dovesse andare solo al padre del piccolo. Così gli agenti sono andati a prenderlo all’entrata di scuola, alle otto di mattina, per portarlo via dalla madre. Il bambino non voleva andare con loro, e così è stato trascinato nell’auto a forza. Ma una parente del bambino ha ripreso la scena del “prelevamento” e ha girato il video a Chi l’ha visto, che l’ha trasmesso. Nel filmato si vede una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato per alcuni metri verso un’auto dove poi è stato caricato.Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie.

Grazie a http://www.cadoinpiedi.it

Sottotitolo:  Moody’s declassa la fiat, così marchionne impara, e invece di limitarsi a sciacquare la bocca come gli ha consigliato [giustamente] Renzi  dopo la sua dichiarazione su Firenze “città piccola e povera” si fa una doccia, la barba e impara a cambiarsi d’abito tutti i giorni.

Non ho votato per il movimento di Grillo, sono mesi che lo scrivo ovunque, a chi mi chiede di che partito sono non so più rispondere, dico di essere una semplice osservatrice della società, ecco perché questo squadrismo istituzionale/mediatico verso di lui non lo sopporto. 
Questa missione di cui si è autoinvestita certa stampa e cioè criticare tutto di lui e molto poco di altri, spesso niente anche dove da criticare ce ne sarebbe eccome, perfino qualcosa che si dovrebbe guardare con simpatia tipo la sua avventura di ieri trovo che sia ingiusta e inutilmente maligna, qualcosa che produce esattamente il contrario di quel che vorrebbero in molti e cioè escludere il movimento, togliergli la possibilità di potersi proporre nella politica, dunque impedire alla democrazia di svolgersi.

Non si tratta di fare il tifo ma di ribellarsi all’idea che verso Grillo si attui la tecnica fascista del tutti contro uno, in special modo quando i tutti hanno ben altri mezzi e strumenti per farsi ascoltare. 
Grillo ce li ha tutti contro, a partire dal bravo Napolitano che il 25 aprile invece di parlare di cose importanti ha scagliato la sua personalissima fatwa contro lui e i suoi presunti populismi e qualunquismi.
La sua demagogia.
E non ha più smesso, mentre in Italia succede di tutto Napolitano è sempre lì a ricordarci i pericoli dei populismi.
Come se quelli della politica cosiddetta tradizionale che lui invece difende a spada tratta, quelli che leggiamo tutti i giorni sui giornali nelle cronache giudiziarie e che vanno ad arricchire i mattinali delle questure di tutta Italia   fossero meno nocivi.
O come se promuovere e incentivare governi fatti di gente non scelta e voluta dai cittadini   fosse la più democratica delle azioni.
In questo paese sono più di quindici anni che la democrazia viene violata da invisibili colpi di stato che la gente non vede perché non c’è stato bisogno nemmeno dei carri armati nelle piazze, eppure il pericolo per tutti ora è Grillo.
Come mai Napolitano non parla di formigoni, di quello che sta succedendo nella regione Lombardia? così, giusto per fare una cosa nuova, e forse più utile della difesa sperticata della “politica” ma più che altro dei partiti.
Eppure di cose da dire ce ne sarebbero.
Una campagna denigratoria così violenta non era mai stata fatta in precedenza per nessuno: non per berlusconi né per i razzisti della lega considerati per molto tempo solo un gruppetto di gente sì un po’ volgare, cialtrona,  ma che in definitiva si limitava a fare del folklore.   La stessa cosa succederà con Renzi, basteranno altre due parole di d’alema per convincere la gente a fare il contrario di quel che dice lo skipper prestato alla politica solo una trentina d’anni fa. Troppa gente non ha ancora capito come si fa politica, critica tanto il berlusconismo e poi si comporta come e peggio di berlusconi ventilando addirittura l’ipotesi di nuove dittature.
Se non fosse vero ci si potrebbe anche schiantare dalle risate.
Io non ho paura di Grillo, ne ho molta di più di gente come d’alema per esempio, uno che si sente indispensabile tanto da decidere di immolarsi per la giusta causa [la sua] malgrado la storia di questo paese degli ultimi vent’anni ci abbia detto proprio il contrario.
Grillo si può criticare, si deve criticare, facciamolo però sulle cose serie, non sulle ipotesi o su una cosa simpatica come quella di ieri che io non farei nemmeno se mi pagassero.
Nuoto a rendere
Marco Travaglio, 11 ottobre
In attesa di un monito del Quirinale contro la traversata dello Stretto di Messina a nuoto da parte di Grillo, fomentatrice di qualunquismo e antipolitica a causa dell’allusione subliminale a un Paese che fatica a stare a galla, ma soprattutto per via dei rimandi a precedenti infausti come le nuotate di Mussolini, Mao, Le Pen e Putin, giunge molto opportuno il titolo di Repubblica.it: “Grillo è approdato a Messina: ‘Vittoria’. Ma è già polemica sulla traversata”. Ora si attendono le traversate degli altri leader politici e non, che giustamente riceveranno ben altra accoglienza per il loro alto valore patriottico e riformista. Mario Monti solcherà sobriamente la piscina attigua alla Bocconi indossando il sobrio slippino color verde-loden, seguito a breve distanza da Corrado Passera aggrappato al tavolo della crescita. Vivo plauso della stampa tutta per l’ennesimo miracolo di SuperMario. Silvio Berlusconi camminerà sulle acque del laghetto di Milano2 con i cigni numerati, a bordo di un galleggiante più che sicuro, Giuliano Ferrara; per l’occasione i maestri truccatori di Arcore sperimenteranno un toupet, un fard e un cerone a tenuta idrica; il Cavaliere indosserà le tradizionali pinne col rialzo e nuoterà in stile “dorso”, in linea — spiega il portavoce Bonaiuti — “con il passo indietro necessario a unire i moderati”. Prevista anche la presenza di Nicole Minetti nella parte della boa, anzi delle boe. Vivo compiacimento dall’intero centrodestra, a parte Alfano che era già pronto a una nuotata, ovviamente in stile rana. Roberto Formigoni organizzerà una sua personale traversata ai Caraibi, sempreché Piero Daccò riesca a far partire il bonifico dal carcere. Nel centrosinistra si attende l’esito delle primarie per conoscere il nome del protagonista della traversata democratica: Pier Luigi Bersani vorrebbe tuffarsi in una pozzanghera della natia Bettola (Piacenza); Nichi Vendola preferirebbe invece le salubri acque delle vasche di raffreddamento dell’Ilva di Taranto; Matteo Renzi deve ancora chiedere a Giorgio Gori, poi farà sapere. Restano da concordare le regole sull’obbligo di pre-iscrizione al Pd per eventuali pesci, rane, girini, rospi, plancton presenti all’evento. Viva soddisfazione ha espresso Rosy Bindi, mentre Veltroni tace e D’Alema fa sapere che solo lui sa nuotare e tutti gli altri, chiunque vinca, affogano. Pier Ferdinando Casini comunica che una sua traversata, in questa delicata fase politica, potrebbe pregiudicare il Monti-bis, quindi passa. Luca Cordero di Montezemolo vorrebbe traversare anche lui qualche specchio d’acqua, ma appare incerto su quale e intanto si contenta dello specchio. Oscar Giannino, per i Traversatori Liberaldemocratici, sfoggerà un costume intero ascellare color fucsia-verde pisello col papillon giallo e pochette rosa shocking. Anche Alessandro Sallusti farà la sua traversata dalla spiaggia viareggina del Twiga verso una località sconosciuta, ma priva di estradizione, affiancato da un canotto o in alternativa dalla Santanchè. Totò Cuffaro e Franco Fiorito han chiesto alle autorità penitenziarie di poter attraversare anche loro qualcosa di liquido a nuoto, ma poi hanno rinunciato per via dei rischi dovuti alla palla al piede. Alla fine anche Napolitano attraverserà a nuoto lo stagno di Castelporziano, amorevolmente assistito da donna Clio che ne seguirà l’impresa a bordo di un pedalò capitanato da Nicola Mancino munito di telefono subacqueo non intercettabile. Al termine il Capo dello Stato lancerà un monito per una balneazione condivisa. 

A riva troverà ad attenderlo Eugenio Scalfari in compagnia del cinghialotto e dell’upupa, da cui ormai è inseparabile.
Vivo apprezzamento dalle massime cariche civili, militari e religiose.

Razzisti di merda

Un pazzo furioso semina il terrore a Firenze e uccide due immigrati.
Iscritto a casa pound. Dedicato a chi pensa e dice che casa pound “è un’ idea come tutte le altre”. Le idee come le altre possono essere varie e variegate, ma se sono bacate restano tali.
Solo ieri qui in Rete c’era chi scriveva che a bruciare non avrebbero dovuto essere solo le baracche nel campo Rom di Torino ma proprio i Rom. Finché questo razzismo verrà tollerato, anche e solo in qualche pagina di un social network, di un blog in virtù di un’idea di libertà di espressione che non può esserci mai quando quei pensieri sono bacati e sfociano nel reato, nell’istigazione, io non nutro speranze, per questo paese.

Sono diventata intollerante verso tutti i coglioni che mettono il “però” o il “ma” prima di esprimersi sul razzismo. Non giustifico, non comprendo, non accetto più. O si è razzisti o non lo si è, senza però e senza ma. Basta giustificare le teste di cazzo ignoranti che pensano che il male da combattere sia in un campo Rom o nello straniero che stupra e ammazza “più degli italiani” ben sapendo che queste false notizie, frutto di leggende metropolitane come quella che “gli zingari rubano i bambini” sono state costruite apposta, nel tempo, per fomentare ogni tipo di razzismo e intolleranza. E ai razzisti ignoranti dico: andate a studiare, invece di consumare le vostre inutili esistenze scarabocchiando stronzate su qualche pagina web per sembrare intelligenti.

Brutta gente

Oggi siamo tutti negri, a volte ci sentiamo tutti rom, altre volte abbiamo avuto la fortuna di sentirci tutti operai, bambine violate, americani o afghani. Dipende da chi muore, dipende da come muore. Di solito ci sentiamo uguali nella diversità, quando è la morte ad imporcelo.

 

È comprensibile, perché la vita è difficile più della morte in questo periodo storico che sta diventando un’epoca, troppo lunga da sopportare. E la storia viene da lontano, e si ripropone sempre uguale quando non viene più insegnata nelle scuole; non nei licei dove le coscienze teoricamente dovrebbero essere già formate, ma nelle scuole elementari, dove si preferisce insegnare che a Natale – ma solo a Natale – siamo tutti più buoni, e il profitto nello studio (di cosa?) sarà quantificabile con un bel regalo, un premio, un oggetto, un vizio in più.

 

Oggi siamo negri, perché ieri un fascista ne ha ucciso tre, in un gesto che – non ci casco – non ha nulla di folle. Semmai è lucido e ragionato, un gesto pensato, magari a lungo accarezzato, perché in questa Italia è permesso essere un eroe anche così. Uccidendo l’innocente, colpevole di non essere italiano. E nemmeno questo è vero, perché se non si ha un negro a portata di mano, c’è sempre un utile diverso sul quale riversare il fascismo che avanza.

 

Si è ucciso il fascista, e son curiosa di sapere se avrà il conforto religioso all’atto della sua sepoltura. Il gusto un po’ cinico di rimarcare a me stessa le ipocrisie di questa vita rincorsa, più che vissuta. Forse lo avrà il suo funerale, ma nascosto agli occhi di chi guarda, in un angolo scuro di un alba, o all’ora tarda di una giornata qualunque, quando fa freddo ed è meglio star in casa.

 

Oggi sentiamo il dovere morale di essere negri tra i negri, e lo si legge sui commenti dei giornali: ne ricordo uno – emblematico – che iniziava con l’ingiustizia, e concludeva con un “vendevano le loro cose e non facevano male a nessuno.” Perché mai ricordarci che un commerciante ambulante “non nuoceva”? Ah già! Perché era sì un ambulante, ma africano.

 

Viene da lontano l’etichetta da apporre al genere umano. Viene da anni e anni di istigazione al razzismo fatta forse a cuor leggero dall’ignoranza divulgata a mezzo stampa. Da quando sugli articoli di cronaca nera viene sempre specificata la razza d’appartenenza; da quando si comprende che il malfattore, il violentatore, il padre incestuoso o l’assassino è un italiano, solo perché non specificata altra etnia. Un po’ come quei giornali che nelle didascalie delle foto dei vip tengono a precisare il segno zodiacale.

 

Non abbiamo tempo per essere negri tutti i giorni, siamo troppo impegnati a sopravviverci, a conservarci integri nonostante tutto, a fare a pugni con le nostre coscienze e con le nostre responsabilità. L’altro giorno in una scuola media di Caserta, una professoressa ha dato ad una bimba un voto inferiore a quel che meritava. Alla richiesta dell’alunna sulla motivazione del voto, la professoressa ha risposto: “Perché tu sei nera.” (La scuola ha aperto un’indagine.)

 

Il razzismo che si vede ci fa inorridire, quello che non vogliamo vedere è quello che dovrebbe preoccuparci di più. Quello per esempio che impone di rendere tutti uguali i diversi, quello che tende a far scordare l’unica appartenenza al genere umano.

Che brutta gente siamo diventati.

 

Rita Pani (APOLIDE)