Prima di tutto, la meritocrazia. Il conflitto di interessi, dopo, forse a mai più

Chissà se De Gasperi, Moro, avrebbero fatto accordi politici con un delinquente da galera frequentatore abituale di mafiosi. Accordi frettolosi poi, che l’applicazione della finta sentenza per la finta condanna, incombe. La polemica su Grillo e la sua ennesima gaffe ha occupato tutto lo spazio informativo, e il fatto che il presidente del consiglio sia andato ancora e di nuovo a colloquio col pregiudicato a palazzo Chigi è stato ridotto ad una notiziola senza importanza. Mentre, e invece, l’importanza ce l’ha. 
Complimenti per il tempismo: sembra fatto apposta.

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Sottotitolo: Carlo, ammazzato in piazza, la notte della Diaz, dove in una scuola sgorga sangue e si spaccano teste, i manifestanti inermi massacrati di botte per le strade e tanti, troppi altri lasciati indisturbati. Era Genova 2001. Una delle pagine più vergognose della nostra storia. E Gianni De Gennaro era il capo della polizia. Da allora, con governi di destra o di centrosinistra, ha ricevuto solo promozioni. Oggi Renzi lo conferma Presidente di Finmeccanica. Perché per i potenti, quelli veri, la rottamazione non arriva mai. Altro che cambia verso. Per chi uccide, umilia l’Italia e la sua democrazia il verso non cambia mai. Vergogna.  [Marco Furfaro]

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Ragazza calpestata
Agente: “Sono io”

La svolta dopo che il capo della polizia Pansa ha definito “cretino da identificare” l’esponente delle forze dell’ordine ripreso da Servizio Pubblico negli scontri di Roma 

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Nomine, tutti i nomi
Come cambiano Eni,
Enel, Poste e Finmec

La lista completa delle nomine di presidenza e consiglio di amministrazione delle 4 società pubbliche più importanti.

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Moretti, indagato e imputato nel processo per la strage di Viareggio, De Gennaro, l’ex capo della polizia durante i fatti del G8 di Genova  che se la cavò penalmente ma sulla sua responsabilità morale non si dovrebbe nemmeno discutere messi a capo di Finmeccanica, già mecca delle tangenti ai tempi di Guarguaglini&Co che adesso si occupa di armamenti. Luisa Todini,  figlia di papà industriale, forzaitaliota da sempre –  infatti la sua nomina alle Poste è stata caldamente sostenuta dalla ministra Guidi – che abbiamo imparato a conoscere grazie alle sue  innumerevoli ospitate televisive, specialmente da Floris a Ballarò vera fucina instancabile che trasforma emerite nullità com’era la polverini in politici e dirigenti. La Marcegaglia, altra figlia di suo padre,  già a capo di Confindustria e adesso a Eni al posto che fu di Scaroni, altra anima candida dell’italica managerialità: questo è il cambiamento di Renzi.  Questo è il grande prestigio di cui disponiamo in Italia.

Non finiremo di ringraziare mai abbastanza Tonino Di Pietro per essersi opposto all’istituzione di una Commissione di inchiesta sul G8 perché, testuali parole: “volevano indagare sulla polizia”. Come se indagare sulla polizia nel paese delle mele marce, delle schegge impazzite e, da ieri come ci fa sapere il capo della polizia Pansa a proposito del poliziotto che passeggiava su una manifestante di Roma anche dei cretini fosse poi un esercizio così inutile.
L’anima del poliziotto di Di Pietro ha avuto la meglio sulla necessità di fare chiarezza nel merito di una vicenda che, secondo la Cassazione “gettò discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero” e, secondo Amnesty International, fu la più grave sospensione della democrazia di uno stato di diritto dopo la seconda guerra mondiale.
E Mastella, l’allora ministro della giustizia del governo Prodi che cadde dalle nuvole dicendo che “nel programma la Commissione non c’era”.
Ma non c’era nemmeno l’indulto che invece fu realizzato alla velocità della luce del sole d’agosto.
Probabilmente una Commissione d’inchiesta avrebbe permesso di fare indagini più accurate sulle responsabilità dei macellai ma soprattutto dei mandanti dei blitz sanguinari di Genova, ed oggi uno come Gianni De Gennaro sarebbe a fare qualcos’altro, non sarebbe stato mandato da Monti a fare il sottosegretario alla sicurezza nazionale e non farebbe parte di questa compagnia di giro, dell’élite che conta, quella che piace alla destra, al centro e alla sinistra, così tanto da litigarselo quando c’è da spartirsi le poltrone.

 

I popoli maturi premiano la politica seria

Avercelo qui un pulpito autorevole dal quale giudicare i tedeschi che votano la Merkel per tre volte di seguito dopo che per quasi vent’anni la maggioranza degli italiani ha votato per berlusconi. 
C’è gente che dovrebbe stare solo zitta, per decenza, e di più ancora dovrebbero starci quegli organi di stampa e informazione cosiddetta che oggi analizzano il “fenomeno” Merkel dopo aver contribuito alla costruzione del fenomeno berlusconi.

Se avessimo avuto anche noi un governo simile a quello della Merkel, che avesse raggiunto gli stessi risultati l’avremmo fatta rieleggere anche noi, l’Angelina. Il fatto che in questo paese non sia stato possibile in 60 anni di repubblica di costruire una destra, un centrodestra  decenti, senza il manganello, senza il fascismo, l’aver consentito la formazione di un partito reazionario di proprietà di un disonesto, di un corruttore evasore, uno con dei procedimenti penali pesantissimi e che per sua stessa ammissione è entrato in politica per non finire in galera, uno che per le sue ambizioni di potere si è tirato dentro la feccia fascista, i razzisti “padani”, un partito  i cui rappresentanti e lui stesso si spacciano per moderati liberali, la dice lunga su quanto sia maturo questo paese, e dovrebbe dire molto anche a proposito di chi se ne è occupato fino ad oggi, non solo incapaci ma anche complici nell’impresa di voler mantenere tutto così com’è:  a misura di casta.

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Preambolo: un sentito ringraziamento ai supermanager italiani, i più pagati in assoluto e che vengono ricompensati – con soldi pubblici – anche quando portano le aziende di stato al fallimento, quelli a cui non si può mettere un tetto ai compensi perché essendo i più bravi di tutti e si vede, devono essere anche pagati meglio di tutti i loro pari grado d’Europa e del mondo, per aver contribuito in solido alla svendita di quell’italianità con la quale si sono riempiti solo la bocca e i conti in banca.

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Il Paese senza Scilipoten – Massimo Gramellini

Mica è colpa della Germania se loro hanno Angela Merkel e noi, ad esempio, Anna Finocchiaro.
E mica è colpa della Germania se per loro “grosse koalition” significa mettere in cantiere un progetto di lavoro serio finalizzato al benessere del paese e non invece una grande ammucchiata che serve soltanto a mantenere al potere gente a cui del paese non gliene importa nulla, che se non avesse la politica e un parlamento accogliente come il nostro chissà che farebbe nella vita. E nelle loro grandi alleanze non ci sono delinquenti  dal passato oscuro e dal presente torbido.

E non è mica colpa della Germania se lì i leader politici non si confezionano negli atelier dei congressi e delle assemblee ma ci diventano grazie alla loro abilità dimostrata coi fatti, non con gli eterni chiacchiericci, con le menzogne, con le facili illusioni, con promesse mai mantenute come si fa qui.

E nemmeno è colpa della Germania e della Merkel se qui invece di svolgere il mestiere della politica seriamente si continuano a fare i soliti giochetti di potere nei quali rientra anche l’obiettivo di ammorbidire, annullare una sentenza definitiva che ha condannato un colossale frodatore fiscale, a cui si permette in un momento tragico come questo di monopolizzare ancora l’attenzione su di sé, di ricattare, minacciare tutto e tutti e il presidente della repubblica invece di battere il pugno sul tavolo e ribadire i principi ai quali si deve attenere la politica, quella disciplina e quell’onore  obbligatori e indispensabili per svolgere l’attività politica, per servire lo stato, sceglie di sgridare i giudici che condannano i delinquenti.

E non è  colpa della Merkel se da dodici anni vince le elezioni perché ha altre referenze e un’altra serietà espressa anche da un popolo che non va a votare con lo stesso spirito di chi sceglie una pizza, l’automobile nuova, il colore delle tappezzerie dei divani, e che non sceglie, per farsi rappresentare, vecchi erotomani puttanieri, disonesti seriali e incalliti a cui nessuno in Germania avrebbe dato libero accesso alla politica per permettergli di mandare un paese al fallimento.

Si può essere distanti quanto si vuole dall’orientamento politico di Angela Merkel, ma non riconoscere non il suo merito quanto quello di un popolo che ha saputo far tesoro degli errori del passato è disonestà.

Se tanti italiani scappano da qui per andarsi a cercare una vita in Germania, e la trovano, qualche ragione ci sarà.

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Biancamerkel e i 7 nani – Marco Travaglio, 24 settembre

Farà senz’altro piacere ad Angela Merkel, reduce da un trionfo elettorale mai visto in Germania dai tempi di Adenauer (e in Italia dai tempi di De Gasperi), apprendere che gli autorevoli Pino Pisicchio, Gianfranco Rotondi, Bobo Craxi, Potito Salatto, Giuliano Cazzola, Dorina Bianchi e persino Deborah Bergamini e Franco Frattini hanno molto apprezzato il suo successo. E non è dato sapere se riuscirà a farsi una ragione del fatto che, invece, tre prestigiosi germanisti come Gasparri, Cicchitto e Brunetta appaiono critici nei suoi confronti. Noi italiani, dal canto nostro, abbiamo di che gonfiare il petto di spirito patriottico, nel vedere i nostri nani arrampicarsi sulla gigantessa con la consueta ampiezza di vedute, che non va oltre la buvette di Montecitorio. Gente che non ha mai vinto un’elezione in vita sua e, senza le liste bloccate, non prenderebbe neppure i voti dei parenti stretti discetta di Merkel e di Germania con grande sicumera, riuscendo perfino a non ridere. Gasparri stigmatizza “il frastuono degli applausi che circondano la Merkel” e paventa il “rischio di analisi affrettate”. Per questo noto frequentatore di se stesso, infatti, la Merkel non ha affatto vinto: “successo individuale ma non strategico, i moderati tedeschi perdono complessivamente 6 punti” e ora la Cancelliera “dovrà inseguire singoli parlamentari”. Poveretto, lui pensa che sia italiana e si metta a comprare deputati un tanto al chilo.

Per Brunetta, il risultato tedesco è una lezione per Renzi: “l’Italia ha bisogno di persone serie, non di buontemponi e di cicisbei della Merkel”, che non è mica come lui e Berlusconi: è “una furba massaia” che vuole “germanizzare l’Europa”. Ma ora la sistema lui: “La speranza è che la Merkel sia costretta o liberamente decida la Grande Coalizione con i socialdemocratici” che impedirà “il trionfo di un pensiero unico dalla Germania a tutto il continente”. Insomma, Renatino non vorrebbe “passare dal ‘meglio rossi che morti’ degli anni 80 al ‘meglio tedeschi che morti’”. La Merkel, c’è da giurarci, prenderà buona nota. Così come della lucida analisi di Cicchitto: “È augurabile una grande coalizione in Germania che attenui l’eccesso di rigorismo. Le ‘terze vie’ sono sempre difficili, ma è con questa esigenza di fondo che dobbiamo misurarci, guerriglia giudiziaria permettendo”. Il guaio è che, in tedesco, “guerriglia giudiziaria” è intraducibile, anzi la Merkel è lì proprio grazie alle indagini su Helmut Kohl, che si dimise per pochi milioni di finanziamenti occulti al partito (nemmeno a lui), anche perché non aveva tra i piedi nessun Kikkitten.

Pure Letta Nipote punta sulla grande coalizione, così almeno gli eventuali elettori del Pd la smetteranno di chiedergli di zio Gianni e di nonno Silvio: “Dal voto tedesco emerge un modello di cooperazione simile al nostro. Forse in Italia si capirà che quando gli elettori ci obbligano a una grande coalizione bisogna farsene una ragione”. E pazienza se il centrodestra e il centrosinistra tedeschi non hanno mai giurato agli elettori di non governare insieme; e se il centrodestra tedesco è guidato da una persona seria che non racconta barzellette, non organizza orge, non smacchia giaguari, non asfalta (almeno a parole) nessuno, non bivacca in salotti tv, non fa affari, ma soprattutto non ruba e non risulta pregiudicata (e il centrosinistra tedesco non è guidato dal braccio destro del capo del centrodestra). Bobo Maroni, dall’alto del suo 3 virgola qualcosa, trova che “l’alleanza della Cdu con la Csu bavarese ha dato i suoi risultati: è uno schema che può essere replicato anche da noi e sul quale sto lavorando”. E certo, perché la Lega e la Csu bavarese sono la stessa cosa. Si risente persino Frattini Dry, dato per disperso da mesi: siccome è un tipo originale, parla di “risultato storico” e spiega che “i tedeschi hanno premiato una linea politica che può combinare il rigore con la crescita: la stessa che i tedeschi vivono. Noi no, perché fino all’altroieri non avevamo fatto i compiti a casa”.

Insomma “il successo Cdu è la bocciatura esplicita della tesi di quello che allora era il mio partito”. E lui era soltanto il ministro degli Esteri di B., dunque non c’entra. Anzi, rivela che lui “dissentiva”, ovviamente di nascosto. Deborah Bergamini, nota internazionalista di scuola arcoriana, ritiene che la Merkel – “la cui intelligenza politica non è in discussione” (entusiasmo a Berlino) – abbia vinto perché “è stata capace di imporre gli interessi del suo Paese” (in controtendenza col Caimano, che s’è sempre fatto i cazzi suoi), dunque “le quale auguriamo buon lavoro” (sollievo alla Cancelleria). Laura Garavini del Pd è lapidaria: “Quanto alla vittoria della Merkel, me l’aspettavo”: che testa, che preveggenza. Non se l’aspettava invece Nichi Vendola, l’altro del 3 virgola qualcosa, che trova il risultato tedesco “molto curioso”, perché “la Merkel trionfa ma il centrodestra arranca”. Evidentemente non ha imparato nulla da Sel.

In attesa del commento di Capezzone, che purtroppo tarda ad arrivare, ci si contenta di Bobo Craxi, che elogia “la tendenza politica che tende a far prevalere la stabilità al caos, assegnando alle forze politiche di ispirazione più tradizionale, quella cattolica e quella socialdemocratica, un ruolo centrale ed essenziale” (mica fesso, il ragazzo). E di Potito Salatto, “vicepresidente della delegazione Popolari per l’Europa al Parlamento europeo”, ex Pdl, poi Fli, ora non si sa: “Tutto ciò deve spingere le delegazioni italiane nel Ppe a trovare un unico contenitore in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, in modo da consentire all’Italia di contare di più nello stesso Ppe”. Purtroppo B., essendo pregiudicato, non lo faranno entrare: non per la legge Severino, ma perché – fa subito sapere la Merkel – “il Ppe ha uno statuto”.

Il più giulivo comunque è Rotondi, candidato alle primarie immaginarie del Pdl: “Quella tedesca è la vittoria dei democristiani contro i socialisti. In Italia invece le identità sono demonizzate. A maggior ragione oggi mi sento di rilanciare con forza la mia candidatura a premier per un centrodestra europeo e normale”. Ecco perché la Merkel ha vinto: per tirare la volata a Rotondi.

Italia: un paese a servitù illimitata

Oggi l’America festeggia la sua giornata dell’indipendenza,  noi siamo più fortunati perché possiamo festeggiare e celebrare tutti i giorni dell’anno quella del servilismo tout court.

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Sottotitolo: Giorgio Napolitano, Enrico Letta, Emma Bonino, Angelino Alfano, Fabrizio Saccomanni, Mario Mauro e Flavio Zanonato, più l’ammiraglio Nato Luigi Binelli Mantelli.

No, siccome in queste ore tutti stanno parlando del mitico ‘Consiglio Supremo di difesa’, diamo almeno un nome e un cognome ai signori che attorno a un tavolo del Quirinale hanno proibito al Parlamento di decidere sugli F35.  [Alessandro Gilioli]

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Quando Grillo disse che il parlamento non serve a niente, che “è stato spossessato del suo ruolo di voce dei cittadini” si beccò i soliti strali degli abituée compresa una scandalizzatissima Laura Boldrini che lo accusò di mancare di rispetto alle istituzioni.

Qualche giorno fa l’ha detto anche Gino Strada, ha parlato di un parlamento inutile perché “pieno di papponi, pedofili e condannati” e ha ricevuto l’applauso anche di quelli che Grillo lo contestano ormai per inerzia.

Oggi che Napolitano conferma che è vero, il parlamento non conta niente e potrebbe chiudere anche non domani ma adesso spero che siano tutti d’accordo: quelli che che non erano d’accordo con Grillo ma con Strada sì e anche viceversa.

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Se l’esercito, le forze armate prendono il potere siamo sicuri che la vittoria sia del popolo? io no. 

Leggo tanto entusiasmo nei confronti degli egiziani che si sono liberati del tiranno, tante persone che scrivono “perché noi no”, a loro dico: perché no. 

Perché quando il potere veste una divisa non è mai cosa buona e giusta.

Quando i Partigiani hanno organizzato la Resistenza si sono affidati solo a loro stessi, non avevano i carri armati.

 I militari sono da sempre il braccio armato del potere, di qualsiasi potere. Il fatto che Obama non abbia nemmeno pronunciato la parola ‘golpe’ in riferimento agli eventi egiziani la dice lunga. Nessuno in occidente ha interesse alla liberazione dei paesi orientali, altrimenti da quel dì che avrebbero lavorato per farlo.

L’oriente serve così com’è, pozzo infinito di risorse da svuotare per arricchire i capitalisti d’occidente.

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La nomina di De Gennaro a capo di Finmeccanica spiega benissimo, semmai ce ne sia davvero la necessità, che la competenza è l’ultimo pensiero per questo governo e in generale di tutti.

Ogni persona che viene messa nei posti strategici ci va per altre ragioni che la non condanna di De Gennaro per le sue responsabilità nei massacri di Genova, per aver  «gettato discredito sull’Italia agli occhi del mondo intero» come recita la sentenza della Cassazione, quel  «puro esercizio di violenza da parte della polizia» da lui voluto e ordinato, la sua successiva nomina a sottosegretario per la sicurezza nazionale voluta da Monti, dovrebbero essere chiare anche agli occhi di chi non vede.

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Salvate i soldati della libertà

di Barbara Spinelli
[…] È utile conoscere il tragitto dei moderni whistleblower. Il soldato Manning a un certo punto non ce la fece più, e passò al fondatore di Wikileaks Assange documenti e video su occultati crimini americani: l’attacco aereo del 4 maggio 2009 a Granai in Afghanistan (fra 86 e 147 civili uccisi); il bombardamento del 12 luglio 2007 a Baghdad (11 civili uccisi, tra cui 3 inviati della Reuters. Il video s’intitola Collateral Murder, assassinio collaterale).Accusato di alto tradimento è l’informatore, non i piloti che ridacchiando freddavano iracheni inermi. Arrestato e incarcerato nel maggio 2010, Manning è sotto processo dal 3 giugno scorso. Un “processo-linciaggio”, nota lo scrittore Chris Hedges, visto che l’imputato non può fornire le prove decisive. I documenti che incolpano l’esercito Usa restano confidenziali; e gli è vietato invocare leggi internazionali superiori alla ragione di Stato (princìpi di Norimberga sul diritto a non rispettare gli ordini in presenza di crimini di guerra, Convenzione di Ginevra che proibisce attacchi ai civili).Gli stessi rischi, se catturato, li corre Snowden, ex tecnico del NSA: ne è consapevole, come appunto i rivoluzionari. A differenza delle vecchie gole profonde, i whistleblower militano per un mondo migliore. Sono molto giovani: Snowden ha 30 anni, Manning ne aveva 22 quando mostrò il video a Wikileaks. Sono indifferenti a chi bisbiglia smagato: «Spie ce ne sono state sempre». Non fanno soldi. Alcuni agiscono all’aperto: Snowden ha contattato Greenwald, che da anni scrive sul malefico dualismo libertà-sicurezza. Altri rimangono anonimi finché possono, come Manning. Daniel Ellsberg, il rivelatore dei Pentagon Papers che nel ’71 accelerò la fine dell’aggressione al Vietnam, può essere considerato il capostipite dei whistleblower. Per lui Snowden è un eroe. Quel che ci ha dato è la conoscenza: esiste un’Agenzia, che nel buio sorveglia milioni di cellulari e indirizzi mail in America e nel mondo.[…]

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Vassallate – Massimo Rocca – Il Contropelo, Radio Capital

Oggi servirebbero quattro poltrone. La sentenza della consulta che distrugge la politica anti sindacale di Marchionne. Le due napolitanate di giornata, la marcia indietro sul incredibile rifiuto di ricevere Beppe Grillo, la sconvolgente pretesa del consiglio nazionale di difesa da lui presieduto di esautorare il Parlamento sulla questione degli F35. L’Egitto dove come dicono i statirici statunitensi un esercito equipaggiato dagli americani fa un golpe contro un governo appoggiato dagli americani. Però il fatto del giorno è l’interdizione dello spazio aereo europeo all’aereo di Evo Morales, decisa dai cosiddetti governi democratici occidentali. La perquisizione dell’aereo come fosse quello di un trafficante di coca, alla ricerca di Snowden. Eccoli qui i feudatari, i vassalli che solo il giorno prima facevano finta di indignarsi per le cimici nelle ambasciate, violare tutte le prerogative di un capo di stato, pur di ingraziarsi l’imperatore, benchè scuro di pelle. Schiene di gomma e lingue biforcute.

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L’aula sorda e grigia
Marco Travaglio, 4 luglio

Com’è noto i cacciabombardieri F-35 sono inutili, ma sarebbero uno spreco anche se fossero utili. Pare infatti che queste carcasse volanti cappòttino da ferme. Tant’è che Gran Bretagna, Olanda, Danimarca, Australia e Turchia hanno già rimesso in discussione il progetto. Noi no, anzi. L’8 aprile 2009, due giorni dopo il terremoto in Abruzzo, mentre si raccoglievano 300 vittime, si soccorrevano migliaia di feriti e il governo Berlusconi faceva passerella sulle macerie senza trovare un euro per ricostruire L’Aquila, le commissioni Difesa di Camera e Senato votavano il via libera per l’acquisto di 131 F-35 (poi ridotti a 90) al modico costo di 15 miliardi. Nessun voto contrario: l’impavido Pd, anziché opporsi, uscì dalla stanza e non partecipò al voto, in linea con il suo programma scritto direttamente da Ponzio Pilato (a parte la senatrice Negri che, in un soprassalto di coraggio, restò dentro e si astenne). Ora però il Parlamento è infestato di marziani, i famigerati grillini, che con Sel fanno quel che il centrosinistra non ha mai fatto: opposizione. E il Pd, non abituato, si barcamena. Memorabile la mozione bipartisan dell’altro giorno per il solito rinvio, che impegna il governo “relativamente al programma F-35, a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi della legge 244/2012”. Una supercazzola che non vuol dire nulla, vista la maggioranza bulgara del governo che procede per decreti e fiducie. Ma la sola idea che il Parlamento torni a esistere e a dire qualcosa “nel merito”, ha fatto saltare la mosca al naso di Sua Altezza Reale Giorgio Napolitano, descritto dai giornali come “molto irritato” per la lesa maestà commessa dalle Camere nei confronti suoi e della nostra sovranità limitata dagli Usa. 

Così il Re Bizzoso ha riunito il Consiglio Supremo di Difesa, di cui s’erano perse le tracce da tempo, solitamente dedito a tornei di burraco e canasta fra generali in pensione e signore, con i camerieri in uniforme e mostrine che servono il vermut con l’olivetta, e ha diramato un supermònito categorico e impegnativo per tutti: “la facoltà del Parlamento” riconosciuta dalla legge 244/2012 “non può tradursi in un diritto di veto su decisioni operative e provvedimenti tecnici che, per loro natura, rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”. Cioè: nel 2012 il Parlamento fa una legge, la 244, promulgata da Napolitano, per raccomandare un risparmio sulle spese militari e stabilire che quelle “straordinarie” devono passare dal Parlamento, così come le ordinarie che completino “programmi pluriennali finanziati nei precedenti esercizi con leggi speciali”. Non solo: spetta alle Camere l’ultima parola sulle spese militari in base alla situazione internazionale e alle disponibilità finanziarie dello Stato, per evitare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. Proprio il caso degli F-35. Ma Napolitano, che si crede il capo del governo, dei giudici e ora pure del Parlamento, fa dire alla legge il contrario di quel che dice e la usa per esautorare le Camere, già peraltro ridotte a fotocopiatrici dei diktat di Palazzo Chigi, cioè del Colle. Ce ne sarebbe abbastanza per un conflitto di attribuzioni fra le Camere e il Quirinale contro questo golpetto senza carri armati. Ma i due camerieri del Colle che le presiedono non alzano neppure un sopracciglio. E Fantozzi-Franceschini ringrazia il Presidente per il “giusto richiamo alla separazione dei poteri”: solennissima vaccata, visto che il Consiglio Supremo di Difesa non è un potere dello Stato, ma un organo consultivo-esecutivo di norme decise da altri (in teoria, dal legislativo). 
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: visto che ormai il Presidente decide pure il nostro menu al ristorante e il colore dei nostri calzini, per raggiungere l’agognato presidenzialismo che bisogno c’è di riformare la Costituzione? 
Ma soprattutto: quale Costituzione?

La retata di San Valentino; come dare un senso ad una inutile giornata

Preambolo: per sapere che Sanremo fosse una bufala non ci volevano i risultati di ieri: Elio e le storie tese,  i migliori fin’ora, all’ottavo posto, Daniele Silvestri al nono e Max Gazzé al decimo. 
Per accontentare le case discografiche e far vincere chi deve vincere secondo le regole del mercato e non in base al valore dell’artista come dovrebbe essere  si blocca il paese per una settimana, si sprecano milioni di euro e si  truffano i cittadini col sistema del televoto.
Sanremo: uno spettacolo italiano, in tutti i sensi. 

Sottotitolo: raffica di arresti in tutta Italia. A Milano finiscono in manette l’ex direttore finanziario di Mps, Baldassarri e il finanziere d’assalto Proto. A Roma fermato il produttore Rizzoli. A Cagliari stessa sorte per il presidente della squadra di calcio Cellino e per il sindaco di Quartu. Minzolini assolto nello scandalo della carta di credito Rai. [Il Fatto Quotidiano]

‘Tangenti necessarie, l’ultima bufala di B
All’estero megamulte anticorruzione

IL NOSTRO CAPITALISMO FINISCE IN TRIBUNALE
IL CAVALIERE, IL PDL E L’ETERNA LOTTA PER L’ILLEGALITA’

CASO FINMECCANICA: BERLUSCONI IN TELEVISIONE FA L’ELOGIO DELLA MAZZETTA

Elezioni, Monti: “Berlusconi cialtrone. Italia nel ridicolo con il suo governo” 

 Se una persona può andare in giro per il mondo e in televisione a dire che la corruzione è una necessità inevitabile, noi potremmo fare lo stesso e promuovere l’idea cheneso? che ammazzare imprenditori disonesti, finanzieri corrotti e corruttori,  politici corrotti e corruttori  che fanno affari con le mafie, che si tengono boss assassini in casa a far da baby sitter ai figli piccoli  “affinché non facciano brutti incontri”, che sfruttano ragazzine minorenni per sfogare le loro pulsioni sessuali e che fanno assumere le maggiorenni in posti pubblici sempre per ripagarle delle stesse prestazioni, che comprano deputati maschi e femmine perché non facciano cadere un governo che doveva stare assolutamente in piedi altrimenti molti dei suoi componenti compreso il suo primo ministro avrebbero rischiato la galera, che rubano case editrici per mezzo di sentenze comprate un tanto al chilo da giudici corrotti e molto, troppo altro, sia un male sì, ma necessario per la sopravvivenza del bene così come pagare tangenti è necessario per la sopravvivenza dell’economia? perché è proprio la stessa cosa. 

 Un comune cittadino viene costretto dalle forze dell’ordine a rilasciare i documenti, farsi identificare per una semplice infrazione stradale, proviamo noi a dire sulla pubblica piazza la metà delle porcate che si è permesso di dire berlusconi:  istigazioni continue e continuate alla violenza, alla delinquenza; vediamo che succede.  Ieri mezzo mondo è saltato dalla sedia leggendo quel che aveva detto berlusconi, qui invece, nel paese dei diretti interessati [in tutti i sensi] non è successo niente, non è arrivato neanche un sospiro di Napolitano, qui c’è un signore con diversi e svariati precedenti penali, con dei processi che lo vedono protagonista come imputato e per reati gravi tipo lo sfruttamento della prostituzione minorile e al quale si consente ancora di partecipare alla politica come se fosse una persona perbene, che può andare tranquillamente a dire in una trasmissione della tv pubblica che delinquere è necessario e nessuno si risente; si considera il fatto al pari dell’ennesima boutade, delle barzellette sconce che racconta quando partecipa agl’innocenti siparietti dove si offendono le signore.

La corruzione è un crimine, un reato come l’omicidio, anche se in Italia non sembra: un reato grave perché colpisce, a cascata, tutti.

Ma chi ha avuto per amici personcine ammodo come Putin, Gheddafi, Mubarak, Lukashenko, che li considera punti di riferimento, che non trova niente di strano nel ruolo del dittatore ma anzi gli piacerebbe tanto impersonarlo, che nel suo governo ha avuto per ministro chi pensava che con la mafia si dovesse convivere, che da un amico più che in odor di mafia si è fatto fare il partito col quale gli è stata consentita la leggendaria discesa in campo e sappiamo anche grazie a chi, uno che, come dice Travaglio delinque al ritmo del suo respiro, è normale che pensa e dice [e non succede niente!] che la corruzione sia una scienza da applicare e non, invece, uno dei reati più odiosi e dannosi  perché va a colpire tutti ed ecco perché nei paesi civili, dunque non Italia, non viene considerata un incidente di percorso da perdonare con leggi per abolire non solo il  dolo ma direttamente il reato e indulti appositi ma un crimine da punire con estrema severità, e a chi tocca tocca.
Anche se si chiamasse silvio berlusconi.

Finmeccanica era stata soprannominata la mecca delle tangenti.
Quindi significa che sapevano in molti dell’esistenza di un certo trend.
Ora mi chiedo, perché a Guarguaglini sono stati dati cinque milioni di buona uscita trasformandolo nell’ennesimo premiato dallo stato per aver contribuito in solido al fallimento dell’azienda? 
Perché a Cimoli, dopo le ferrovie dello stato è stata messa in mano anche Alitalia e anche lui è stato superpagato per l’ottimo lavoro svolto? perché Scaroni, nonostante i suoi precedenti è stato ritenuto degno del posto che occupa? possibile che non ci sia nessuno migliore di un indagato e in precedenza, di persone comunque sospette anche e solo per manifesta incapacità da mettere a capo delle aziende finanziate coi soldi dei cittadini? è lecito pensare che se si scelgono persone così è perché lo stato, e dunque i governi, la politica di destra, di centro e di centrosinistra hanno tutto l’interesse a tenercele, a mandarcele e rimandarcele?
C’è sempre un premio per chi dilapida i soldi dei contribuenti facendo fallire le aziende che poi sempre i cittadini saranno costretti a rifinanziare come è già successo per Alitalia?
Non sono solo le tangenti, l’anomalia.
In qualsiasi paese normale Cimoli e qualsiasi altro dirigente grande e piccolo che avesse fatto la metà dei suoi danni sarebbero in galera, non certo a godersi le loro liquidazioni faraoniche.
E a fargli compagnia anche quei politici che sapevano ma hanno taciuto, complici di un ladrocinio che sembra non abbia mai fine.

Chi in tutti questi anni ha pensato detto e scritto [qualcuno ha il coraggio di farlo ancora adesso] che la Magistratura ha ostacolato “il normale decorso della democrazia” [a trovarla] è stato ed è COMPLICE di questi criminali mascherati da imprenditori, dirigenti d’azienda, finanzieri, presidenti di regione ed ex presidenti del consiglio.
La stessa cosa vale per chi, specialmente in questo ultimo anno, ci ha raccontato la balla sesquipedale del paese che non cresce per colpa dell’articolo 18 e dei nostri figli choosy che pretendono, dopo essersi fatto il culo sui libri di trovare un lavoro adeguato anche se non si chiamano Ichino e Deaglio.
Idem per chi accusava di giustizialismo chi ha l’idea strampalata che in un paese normale i delinquenti stanno dentro e gli onesti fuori, a differenza di quel che succede in questo sciagurato paese dove non si riesce a organizzare nemmeno un festival di canzonette e una partita di calcio senza la combine preventiva e figuriamoci quindi le cose più serie.
La cronaca giudiziaria di questo ultimo periodo ci ha raccontato molto bene e nel dettaglio perché il paese non è cresciuto e non cresce e la colpa – purtroppo – non è stata dello scontrino del caffè.

Credevo fosse un ladro

Marco Travaglio, 15 febbraioOscar Pistorius, arrestato per aver abbattuto la fidanzata a pistolettate, ha confessato: “L’ho uccisa perché credevo fosse un ladro”. Peggio per lui. Se avesse preso ripetizioni da un politico italiano a caso, gli sarebbe uscito un alibi migliore. Tipo: “È vero, ho sparato, ma a mia insaputa: come ogni notte, stavo pulendo il revolver e mi è partito un colpo”. “Era buio e mi sono confuso: credevo fosse la pistola a salve dello starter, invece era la calibro 9”. “Sono sonnambulo”. “Pensavo si potesse, lo fanno tutti”. “Sono stato provocato: lei mi cazziava continuamente perché non mettevo mai le pattine e le rigavo il parquet, alla fine non ci ho più visto, quando ci vuole ci vuole”. Insomma gli sarebbe bastato pescare dall’inesauribile scusario italiota per salvare le chiappe, o almeno la faccia, sempreché esista una differenza. Prendete Pollari, lo condannano per il sequestro Abu Omar e lui commenta: “Sono una vittima, come Enzo Tortora”. Che notoriamente sequestrava imam egiziani. O Formigoni: secondo la Procura, sono anni che campa a spese nostre. Non tanto per il lauto stipendio di governatore che gli passiamo da 18 anni, quanto per gli extra: la sua Regione favoriva uno stuolo di faccendieri della sanità, i quali si sdebitavano con lui facendogli da bancomat. Vacanze, yacht, ville, pranzi, cene, colazioni, merende, contanti per l’argent de poche.


Con quel che costa la vita ai Caraibi. Il totale, mal contato, sarebbe di 8 milioni solo dall’amico Daccò, che a sua volta ne avrebbe asportati un’ottantina dal San Raffaele e dalla Maugeri. Come si difende il Celeste sempre più marron? “È una manovra dei pm per coprire lo scandalo Montepaschi”. Purtroppo ieri i pm hanno fermato il manager di Mps Baldassarri. 
Il quale ora potrà sostenere che l’han fatto per coprire lo scandalo Formigoni. Poi c’è Fitto, che non si dà pace della condanna a 4 anni per corruzione insieme al corruttore Angelucci. Condanna ingiusta per due motivi.1) “I giudici sono entrati a piedi uniti in campagna elettorale con una scelta politica precisa”. Quindi, se un politico è condannato per corruzione prima delle elezioni, non è colpa di chi l’ha candidato sapendolo imputato, ma dei giudici che condannano un innocente perché votano contro. 2)”Non ho preso alcuna tangente del cazzo: ho ricevuto un contributo regolare messo in bilancio dal mio partito e pagato con un bonifico”. Quindi, se un imprenditore paga mazzette a un politico via bonifico in cambio di favori, basta dichiararle a bilancio e si chiamano “tangenti del cazzo” e non sono reato.

Come chiamare una merda fumante “Sacher Torte” e farci l’aerosol. Se poi, come in Finmeccanica, le tangenti vanno a un governo estero per vincere un appalto, non è corruzione internazionale: basta chiamarle, come fa B., “meccanismi da attivare” e “fenomeni che esistono in condizione di necessità”, e diventano pura acqua di fonte.

Lui del resto parla per esperienza. Angelo Rizzoli invece perché l’hanno arrestato? Per coprire l’arresto di Cellino, o di Proto. O magari viceversa: bisogna armarsi di cronometro e vedere, in questi arresti a orologeria, quale manetta scatta prima. Poi c’è Minzolini, assolto non per non aver commesso il fatto (dalla carta di credito Rai mancano all’appello 68 mila euro, che infatti lui si precipitò a restituire all’azienda); ma perché il fatto non costituisce reato. La Rai la possono derubare tutti, allegria. Ma come spiegare l’assoluzione nell’ottica della guerra delle toghe rosse al povero B.? Semplice: i giudici han voluto mettere Minzo in cattiva luce agli occhi di B. che, sapendolo indagato per peculato, l’aveva subito candidato come capolista in Liguria.
E ora chi glielo dice che era innocente? E come lo spiegherà agli elettori, che ormai ci avevano fatto la bocca?

Semplice: copiando da Pistorius. “L’ho candidato perché credevo fosse un ladro”.

 

Stabilizziamoci tutti

Legge di stabilità, posta fiducia al Senato.

Sbloccati oltre 2 miliardi per il Tav

Ok della commissione Bilancio. Governo battuto sulla restituzione delle tasse alle vittime di calamità naturali. Slitta al 2014 il quoziente familiare per l’Irpef e anche le esenzioni per lo scaglione di reddito più basso. Allentate le misure anti gioco d’azzardo. Balduzzi: “Sconcertato”[Il Fatto Quotidiano]

Arrivano le sale da poker controllate direttamente dallo stato, ameni luoghi dove ci si potrà continuare a rovinare e ammalare più di quanto già accada grazie a lotto, lotterie, gratta e vinci, slot machine e tutta la varietà dei giochi d’azzardo che lo stato, da vero e buon padre di famiglia mette a disposizione dei cittadini, ma naturalmente “con moderazione e responsabilmente”.
1000 sale da poker in funzione della “crescita” [?] del paese e altri due miliardi destinati al progetto criminale di sventrare una montagna per far viaggiare più velocemente cosa non è dato sapere. 
Il tutto infilato dentro una legge chiamata “di stabilità”. 

Uno stato e i suoi governi che lucrano sulle debolezze della gente mettendo   a disposizione il gioco d’azzardo che ha mandato e manderà in rovina un sacco di gente mentre ti dicono che il fumo fa male ma te lo vendono, mentre ti dicono che puoi bere ma moderatamente, e ti vendono anche l’alccol somigliano più ad associazioni a delinquere. Lo stato smetta di essere il braccio armato di malattie e morte come hanno fatto gli stati in altri paesi dove le multinazionali del vizio sono PRIVATE e poi ognuno potrà chiedere tutti i risarcimenti che vuole.

Ma finché lo vende non può, con una mano dare, con l’altra togliere e farti pure la morale.

Un paese europeo, una democrazia occidentale, per essere moderno ma soprattutto stabile ha bisogno del Tav e di 1000 sale da poker. 

Le coscienze dei cattolici – democratici e non – non si scuotono quando c’è da votare certe porcherie come quelle inserite nella legge cosiddetta di stabilità.
Mentre invece sui diritti si può soprassedere, come anche sul far pagare le tasse allo stato estero che manteniamo al pari del nostro: quelli sì che turbano le profondità coscienziose di chi fa le leggi e di quelli che approvano poi quelle leggi.
Piccolo inciso: 23 miliardi è la cifra che si ricaverà dal pagamento dell’IMU e 23 miliardi sono la spesa annua, costante, miliardo più miliardo meno che si spende per il mantenimento del carrozzone delle forze armate.
Per dire.
Epurazioni democratiche
Marco Travaglio, 20 dicembre

Fermo restando che Grillo è la reincarnazione del Duce perché ha espulso due consiglieri comunali e uno regionale, e che Casaleggio è peggio della Gestapo per aver querelato un ragazzotto che l’accusa di volersi intascare i soldi dei finanziamenti pubblici che fra l’altro ancora non esistono, e premesso che tutto ciò che fa il Partito democratico è democratico a prescindere, anche perché il partito si chiama così, sorge spontaneo un piccolo dubbio. Noi apprezziamo molto la decisione del Pd di sottoporre alle primarie anche i suoi aspiranti candidati. Ma ieri La Stampa riferiva queste testuali parole dell’onorevole Stefano Esposito, strenuo difensore del Tav Torino-Lione, reduce da un pellegrinaggio a Parigi per sponsorizzare l’immortale opera pubblica destinata a soppiantare la Muraglia Cinese e la Piramide di Cheope: “Se il partito accoglie 
in lista Sandro Plano, io non solo non partecipo alle primarie, ma esco pure dal Pd”. Chi è Plano? È il presidente della comunità montana della Val Susa, esponente del Pd e fiero avversario del Tav. Per carità, sul Tav come su quasi tutto, ciascuno è libero di pensarla come crede (solo, dovrebbe spiegare a chi s’è appena svenato a pagare l’Imu sulla prima casa — ideata dal governo Berlusconi per il 2014 e anticipata dal governo Monti al 2013 anche con i voti del Pd per racimolare 3 miliardi l’anno — perché mai l’Italia dovrebbe buttare 10 o 20 miliardi per far arrivare le merci qualche minuto prima da Torino a Lione, il tutto nel 2030). Ma il punto è proprio questo: Esposito, in quanto parlamentare uscente, nonché esponente fra i più influenti del Pd in Piemonte, non dovrà raccogliere firme per candidarsi alle primarie per entrare nelle liste del Pd: Plano invece sì, infatti in Val Susa il popolo No Tav si sta attivando per dargli una mano. Lo spirito delle primarie dovrebbe essere proprio questo: far emergere dal mitico “territorio” le figure più rappresentative e, piaccia o non piaccia, Plano è uno dei personaggi più amati dalla gente valsusina proprio per la sua intransigente ostilità al Tav. Ma il Tav, per il Pd, come pure per il Pdl, per l’Udc e per tutti gli altri partiti di centro, di destra e di sinistra, è diventato un dogma di fede: come la Santissima Trinità e l’Immacolata Concezione per la Chiesa. Chi esprime dubbi o contrarietà diventa un paria, un appestato: uno non solo da non candidare, ma addirittura da escludere dalle primarie. Democratiche, s’intende. Del resto, in zona, c’è il caso molto democratico di Avigliana, primo comune della Bassa Valsusa, nonché patria di Piero Fassino: alle ultime elezioni comunali il Pd si sciolse in un listone civico Pro-Tav con Pdl e Udc per combattere i suoi dirigenti contrari all’opera, candidati in una lista civica con Idv, Sel e 5Stelle. Purtroppo gli elettori punirono l’ammucchiata fassinian-casinian-berlusconiana e premiarono i No-Tav. Risultato: la Commissione di Garanzia del Pd, molto democraticamente, espulse i tre suoi eletti nella lista vincente per eresia dal dogma Calce & Martello (sanzione mai inflitta neppure a Penati). Cioè: la minoranza espulse la maggioranza. Se quelle di Grillo sono epurazioni, queste come si chiamano? Eppure nella Carta d’Intenti del Pd la parola Tav non è mai citata, mentre si legge che “per noi sanità, istruzione, sicurezza, ambiente sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni — di tutti e di ciascuno — e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese”. Sarà un caso, ma tra i fortunati ammessi nel listino bloccato di Bersani — per sottrarli molto democraticamente alle primarie e candidarli anche se non li vuole nessuno — non figurano i tre parlamentari ambientalisti del Pd: Realacci, Ferrante e Della Seta (quello entrato nel mirino dell’Ilva perché “rompe i coglioni”, tant’è che Riva scrisse a Bersani perché lo facesse smettere). Sono tutti e tre renziani, curiosamente.

La pensione, il privilegio. E il profilattico

Finmeccanica, il cda dà il benservito a Guarguaglini con una liquidazione super | Giorgio Meletti |. (Il Fatto Quotidiano)

“Ci sarebbe una strada per risparmiare di più, licenziando Guarguaglini per giusta causa: basterebbe imputargli quello che lui stesso rivendica, cioè che, mentre i suoi manager di fiducia facevano della Finmeccanica la Mecca della tangente, l’esperto manager – pagato per controllare – non si è accorto di nulla. Ma un licenziamento per giusta causa non sembra nelle corde di un governo dallo stile sobrio.”


Ci vorrebbe qualcuno bravo (ma bravo davvero) che spiegasse agli italiani perché chi ha lavorato seriamente e onestamente tutta la vita deve sentirsi dire che la pensione di anzianità è un privilegio mentre i cosiddetti grandi managers, quelli che fanno fallire imprese e aziende hanno invece il diritto alla buonuscita per togliersi dai coglioni (per poi andare a far danni da un’altra parte).
Guarguaglini aveva chiesto una buona uscita di 12 milioni di euro, Monti sarebbe intenzionato a dargliene “solo” 5.
La sobrietà, innanzitutto.
Questa è l’equità che ha promesso Monti, il riconoscimento di quella meritocrazia che dovrebbe poi costruire il prestigio di chi ha avuto l’onore e il privilegio di essersi potuto occupare delle cose dei tutti e di conseguenza quello del paese? Essere onesti non conviene, non in questo paese, almeno.

Vietato dire profilattico, meglio goldone

            Torno un attimo indietro nella storia d’Italia, quella recente e ridicola. C’era un quadro nella sala stampa di Palazzo Chigi, “La verità svelata” del Tiepolo che mostrava una tetta, piccola e rotonda. L’ex tizio del consiglio, quello più sobrio, austero e probo degli ultimi 150 anni ordinò che un imbianchino mettesse mano al Tiepolo per coprire la tetta. Quale imbarazzo – si disse – avrebbe potuto creare alle ministre che sedevano al tavolo per spiegare ai cittadini le novità del governo.
Mi torna in mente questo episodio ogni volta che mi ritrovo dinnanzi all’ipocrisia moralista di uno stato improbabile come questo in cui nostro malgrado viviamo. Spiegarne i motivi temo sarebbe un insulto all’intelligenza di chiunque legga questo mio scritto, anche se poi, considerato che qualche leghista – per esempio – legge, mi sento in dovere di ricordare che a voler celare la piccola tetta, fu l’utilizzatore finale di bambine con le tette gonfiate di silicone già dalla più tenera età.
E ci risiamo! Nella giornata mondiale contro l’AIDS, con una circolare interna alla RAI è fatto divieto di pronunciare la parola “profilattico”, e pare che l’ordine perentorio arrivi niente meno che dal ministero della salute e della sana e robusta costituzione.

Di AIDS non si parla più in Italia, e risulta persino che nonostante i 150 mila casi ancora presenti (gli altri col tempo si sono estinti per morte) i ragazzi più giovani, nell’età più pericolosa ossia quella che potrebbe portarli “alla perdizione” con l’attività sessuale, non sappiano nemmeno cosa sia.

In Italia resta proibito pronunciare la parola profilattico o preservativo, per la rigida morale cattolica che ne proibisce l’uso, in quanto secondo legge, ogni buon cattolico che si rispetti e che aneli ad assurgere al cospetto di Dio col candore dell’anima, deve accoppiarsi solo a fini riproduttivi. Per la chiesa cattolica è peccato mortale usare il preservativo, anche quando si violentano i bambini. La chiesa cattolica benedice tutti coloro che a modo loro trasmettono il Verbo, e insegnano al gregge le regole della morigeratezza cattolica. Immagino quale soddisfazione del Papa, quando la D’Addario disse che l’ex tizio suo cliente non usava preservativo, o quando si seppe che l’altro ultra cattolico, bertolaso senza preservativo si faceva fare i massaggi per la cervicale.
Copio: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto».
Ma sì, tanto pare che l’HIV non sia più un problema, anche se a guardar bene la feccia che gira, di vecchi bavosi e rincoglioniti, forse sarebbe tempo di preoccuparsi per un ritorno della sifilide. Che pure quello, dicevano fosse un castigo di Dio.

Rita Pani (APOLIDE)