Non era la nipote di Mubarak e non erano nemmeno cene eleganti

Sottotitolo: lo stato pietoso della cosiddetta informazione italiana si misura anche dal fatto che in presenza di una notizia importante qual è quella della condanna in primo grado di berlusconi nessuna rete ha pensato che fosse opportuno organizzare una diretta informativa in prima serata, solo la7 ha allungato di tre quarti d’ora il programma di Lilly Gruber al quale partecipava un condannato per diffamazione recidivo e graziato nei panni del direttore di un Giornale.
E pensare che ad aspettare l’esito della sentenza sono arrivati giornalisti da tutto il mondo; quelli che evidentemente hanno ritenuto che valesse la pena rimandare le vacanze di qualche giorno.
In questo paese le cose devono e possono succedere solo da ottobre a metà giugno, tutto quel che può accadere in periodi diversi, nella stagione estiva, non merita di essere analizzato e commentato in televisione perché il nostro bel giornalismo va in ferie: il giorno della condanna a sette anni di silvio berlusconi in un paese normale il servizio pubblico, almeno, fa informazione. In Italia invece c’è Porta a porta.

Preambolo: uno che può farsi aiutare da ministri, sottosegretari, servi e servizi più o meno segreti, che ha la possibilità di fare quello che vuole senza farlo sapere in giro e invece la prima cosa che fa è inventarsi la balla dell’incidente diplomatico mettendo al corrente tutta una questura delle sue frequentazioni con signorine marocchine che a lui sembrano egiziane e bisognose d’aiuto tanto furbo non è.
E pensare che c’è gente che con uno così ci fa affari e perfino alleanze politiche.

Peggio di un coglione disonesto c’è solo un coglione disonesto pieno di soldi: la categoria più pericolosa.

Rubygate, de profundis per le “larghe intese”

di Angelo d’Orsi

Un giornalista straniero, alla domanda se fosse a Milano per l’importanza del processo, ha replicato che no, non per la sua importanza, ma per la sua bizzarria. 

Molte sentenze sono “già scritte” forse perché i reati sono già fatti?

Effettivamente in molti casi non si dovrebbe arrivare ad una sentenza per stabilire il grado di onestà di una persona.

Qui in Italia invece non basta nemmeno la sentenza.

Ma veramente serviva questa sentenza per stabilire chi è ed è sempre stato silvio berlusconi?
Veramente il pd ha pensato di poterla incartare ai suoi elettori con la favoletta – ignobile – della pacificazione, di un governo di responsabilità?

Che vuol dire pacificazione, tenersi in casa un corruttore, un indecente sfruttatore di ragazzine, uno che non esita a pagare tutto quello che non può avere perché non lo deve avere, un ricattatore già ricattato dalla peggior feccia che si tiene in piedi a forza di minacce a cui evidentemente molti non possono sottrarsi?

La pacificazione applicata alla politica è una gigantesca e immonda stronzata.

E veramente Napolitano ha pensato seriamente che uno così potesse essere determinante quando tre mesi fa ha intimato ai giudici di non essere troppo severi per consentirgli di partecipare alla politica di questo paese?
E quale contributo utile dovrebbe dare uno che ha detto a chiare lettere, non una settimana fa, un mese fa o un anno fa ma quasi vent’anni fa di essere entrato in politica per non finire in galera?  uno che per entrare in politica si è fatto fare un partito da un amico dei mafiosi successivamente condannato per mafia?  uno che si teneva in casa un pluriergastolano assassino? sono queste le referenze di affidabilità di silvio berlusconi?

E, mi rivolgo al pd: ci si fanno alleanze con uno così, con uno che ha riportato il fascismo in parlamento?

Ma come si guardano allo specchio, come insegnano ai loro figli il valore dell’onestà quelli che quando lo incontrano gli stringono anche la mano in virtù del garbo istituzionale, quelli che abbracciano Alfano, per dire? e come, quelli disposti a ridare il voto ad un partito che ha dimostrato di tenere più alla sua sopravvivenza che ai suoi elettori e non ha provato nemmeno per un attimo non a dire no, mai con un delinquente del calibro di silvio berlusconi, quello lo hanno fatto i pavidi bugiardi, ma a mettere in pratica nei fatti quel no?
Cosa impedisce alla politica di centrosinistra di prendere le distanze da silvio berlusconi, nessuno se lo chiede? eppure, dovrebbe essere importante saperlo.

 

 Le larghe pene – Marco Travaglio – 25 giugno



Mauro Biani

Davvero qualcuno ha dovuto aspettare la sentenza del Tribunale di Milano per scoprire che B. va a puttane, preferibilmente minorenni, e abusa del suo potere e dei suoi soldi per nascondere la verità? Solo un Paese irrimediabilmente ipocrita, o disinformato, o mitridatizzato può meravigliarsi per un verdetto fra i più scontati della storia. Gli unici dubbi riguardavano la qualificazione dei reati e la quantificazione della pena. Ma i fatti erano accertati fin da subito: le telefonate notturne dello statista dal vertice internazionale di Parigi alla questura per far rilasciare Ruby sono incise nei nastri della polizia; le notti trascorse nella villa di Arcore dalla prostituta minorenne che poi se ne andava con le tasche piene di soldi sono dimostrate dai movimenti del suo cellulare; le deposizioni di decine di testi, tutti dipendenti o sul libro paga di B., fra cui 4 o 5 parlamentari, un viceministro e alcune mignotte, bastava ascoltarle per capire che erano false. Che altro occorreva per farsi un’idea di quel che è successo e trarne le conseguenze? Un collegio di saggi? Un vertice di maggioranza? Un monito del Quirinale? È vero che in Italia le alte cariche dello Stato, centinaia di parlamentari e migliaia di giornalisti adorano passare per fessi. Ma lo capiscono tutti che un miliardario non si fa portare 40 ragazze a botta, fra cui diverse prostitute e alcune minorenni, pagandole 2-3 mila euro se non dormono da lui e 5-6 mila se dormono da lui, per mostrare loro la sua collezione di farfalle. E non si scapicolla nottetempo per terremotate un’intera questura, avvertito da una prostituta brasiliana, per far liberare una prostituta marocchina, coprendosi di ridicolo con la frottola della nipote di Mubarak, se non volesse tapparle la bocca su qualcosa che è meglio nascondere. Queste panzane possono reggere in Parlamento, sui giornali, in tv. Ma c’è almeno un luogo, in Italia, impermeabile alle balle: il Tribunale di Milano. E non solo alle balle. Le giudici Turri, De Crostofaro e D’Elia, insultate e minacciate dall’imputato B. e dai suoi sgherri, spernacchiate dalla delegazione parlamentare Pdl in marcia sul Tribunale, depistate da orde di falsi testimoni, intralciate da manovre e cavilli assortiti (ricusazioni, istanze di rimessione, legittimi impedimenti, ileiti acute e malattie immaginarie, ostruzionismi, ricorsi alla Consulta), provocate dagli onorevoli avvocati, “avvertite” dal capo dello Stato che ancora l’altro giorno ammoniva le toghe a tener conto delle conseguenze politiche dei loro atti, scippate di uno dei due reati dalla controriforma Severino e infine intimidite dall’infame clima di larghe intese che butta tutto in politica e carica i giudici di responsabilità che non possono né devono avere, hanno tenuto i nervi saldi e sentenziato sine spe ac metu. Senza lasciarsi condizionare né impressionare da niente e da nessuno. La loro sentenza smentisce in parte la Procura (il reato giusto non era concussione per induzione, ma per costrizione) e soprattutto sbugiarda la black propaganda sulla magistratura milanese succube della sinistra. Tutti sanno che il Colle e il Pd, da quando è nato il governo-inciucio, auspicavano una sentenza la più blanda possibile per tener buono il prezioso alleato ed evitare che gli elettori ricordino chi è: invece la condanna è stata più severa di quella chiesta dai pm.Una sentenza non di larghe intese, ma di larghe pene. Che però non può aggiungere nulla all’indecenza del personaggio, già ampiamente dimostrata dalle sentenze sulle tangenti alla Guardia di Finanza, sui 23 miliardi di lire a Craxi, sui fondi neri per 1.500 miliardi di lire, sulle frodi fiscali sui film, sulla corruzione di Mills, sulle mazzette ai giudici del caso Mondadori, casomai qualcuno le avesse lette. Ora i servi, le prefiche, i tartufi e i finti tonti si domandano affranti se B. farà saltare il tavolo dell’inciucio: ma quando gli ricapita un governo dove la fa da padrone dopo aver perso le elezioni? La vera domanda è un’altra: che ci fa il Pd al governo con uno così? Ma valeva anche prima, e nessuno la pose. In Italia si attendono sempre le sentenze e poi, quando arrivano, nessuno le legge. È il Paese dell’amnesia. Che fa rima con anestesia. E con amnistia.

UNA BUONA GIORNATA PER LA COSTITUZIONE – Antonio Padellaro – 25 giugno

È stata una buona giornata per la Costituzione della Repubblica, quella che all’articolo 101 dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Facile a dirsi, ma nella realtà dei fatti significa scontrarsi con i reparti corazzati del Caimano, sfidare l’informazione padronale pronta a vendere qualsiasi balla utile al capo, subire le tragicomiche sceneggiate di amazzoni provviste più di botulino che di amor proprio. Andranno ricordati i nomi dei giudici della IV sezione del Tribunale di Milano, Turri, D’Elia e De Cristofaro e quello del pm Boccassini: quattro donne che facendo il proprio dovere hanno riscattato le altre donne e gli altri uomini, funzionari di palazzo in carriera, accusati di falsa testimonianza a favore della nipote di Mubarak e del suo mentore. Quello che le carriere poteva farle e disfarle con un semplice schiocco delle dita.

È stata una buona giornata anche per la politica irregolare, quella che non si fa ingabbiare negli inciuci e si rivolge ai residui elettori non ancora fuggiti verso l’astensione. Chi aveva dato per morto anzitempo il movimento di Grillo dovrà ricredersi dopo il voto di Ragusa. Che certo non cancella il crollo complessivo del M5S nelle amministrative e le contraddizioni di un gruppo parlamentare diviso e che fa registrare la fuoriuscita di un altro deputato, Zaccagnini, a disagio per il clima interno “di caccia alle streghe”. Però il voto siciliano dimostra che, per quanti errori i vertici grillini possano commettere, gli elettori ci sono ancora. Basta dare loro candidature credibili e una linea politica chiara. Da oggi il governo Letta e tutto ciò che ne consegue rappresenta l’ultimo salvagente a cui può aggrapparsi il concussore e utilizzatore finale di minorenni. Per l’unica opposizione che resta, si aprono praterie.

Interdetto e condannato

Sottotitolo: oggi più che mai non capisco che c’entrano i tanto vituperati italiani, quelli ad esempio che votano il centrosinistra e poi si ritrovano alleati con berlusconi o nella migliore delle ipotesi vittime dell’eterno inciucio sottobanco con berlusconi; questo discorso sugli italiani messi in mezzo sempre e a proposito di tutto non lo vorrei proprio più sentire. I responsabili del mantenimento in essere di silvio berlusconi nella scena politica e purtroppo sociale di questo paese hanno nomi e cognomi, non sono “gli” italiani.  Sono quelli che hanno legittimato l’abusivo impostore per legittimare le loro nefandezze in politica, per farle sembrare meno gravi, più accettabili solo perché berlusconi ha fatto il tutto e l’oltre. Sono quelli che tenendosi affianco berlusconi si sono garantiti la sopravvivenza politica in tutti questi anni.

In un altro paese nessuno avrebbe aperto il dibattito infinito sulle dimissioni di un ministro per gli stessi motivi per i quali si è dovuta dimettere Josefa Idem, non perché siano motivi gravissimi ma perché è assolutamente normale che un ministro si dimetta per quei motivi.

Solo, siccome qui c’è berlusconi allora se ne è dovuto parlare, si sono dovute confrontare le responsabilità di berlusconi con quelle dell’ex ministro, ci sono stati i ma e i però.
Ed è questo l’imperdonabile più grave di tanti italiani: il fatto che non abbiano ancora imparato la lezione.

RUBY, BERLUSCONI CONDANNATO
“SETTE ANNI DI RECLUSIONE”

SENTENZA A MILANO – AL CAVALIERE INTERDIZIONE PERPETUA DAI PUBBLICI UFFICI
Da Apicella a Iafrate, molti protagonisti del processo rischiano l’accusa di falsa testimonianza

Per berlusconi inaugurata l’aggravante della concussione, fino ad oggi non era mai stata applicata quella per costrizione.

E ai 314 traditori dello stato quelli che “Ruby è la nipote di Mubarak”, niente?   fra questi ci  sono i ministri Nunzia De Girolamo, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Angelino Alfano: questa non è una cosa grave ma gravissima.

Niente a quelli della questura che hanno retto il gioco al concussore condannato, a maroni che insultò la pm Fiorillo colpevole di aver detto la verità da subito, niente?

E niente nemmeno al pd che non si è opposto con tutte le forze che aveva per rifiutare lo scempio di un’alleanza col partito di uno sfruttatore di ragazzine, di un corruttore, di un evasore fiscale già condannato, della sua pletora di ignobili e indegni che stanno dicendo la qualunque a proposito di una sentenza non giusta ma sacrosanta?

E niente nemmeno a Napolitano che si è intromesso in più di un’occasione per consentire all’interdetto condannato di “poter partecipare alla delicata fase politica?” [Napolitano: garantire partecipazione politica Berlusconi. Capo dello Stato invita il comitato di presidenza del Csm al Quirinale. Alfano: ‘Ottima iniziativa’. 13 marzo 2013]

Dai Letta, raccontaci ancora quella che “le sentenze di berlusconi non avranno ripercussioni sulla tenuta del governo”.

Sette anni sono una condanna da criminale abituale, e recidivo.
Appunto.

Quello che mi fa più rabbia è che in un paese normale berlusconi sarebbe stato già condannato ampiamente dalla storia: la sua, e invece nemmeno la politica, quella del cambiamento, del rinnovamento, quella che diceva di lavorare per un’Italia giusta, per il bene comune riesce a condannare e a prendere le opportune distanze da silvio berlusconi, per motivi che con la responsabilità verso il paese non c’entrano niente.

Sentenza Ruby, Berlusconi 7 anni e li dimostra – Marco Travaglio

Dunque, per il Tribunale di Milano, Silvio Berlusconi ha costretto la Questura di Milano a violare la legge per rilasciare Ruby prima che parlasse e ha avuto incontri ravvicinati di tipo sessuale a pagamento con una minorenne.

E, per salvarsi dalla condanna, ha pagato decine di testimoni (fra cui due deputati) per giurare il falso dinanzi ai giudici.

Chiunque conoscesse le carte lo sapeva anche prima che lo dicessero i giudici: restava solo da capire se i fatti, assolutamente certi, configurassero dei reati, e quali.

Ora tutti domandano ai berluscones se, dopo la condanna a 7 anni in primo grado, il governo rischia di cadere. Ma la domanda è sbagliata, o meglio è giusta ma rivolta alle persone sbagliate: bisognerebbe chiedere a Enrico Letta e al Pd che cosa ci facciano al governo con un alleato così.

Le bugie hanno le carriere corte [nei paesi normali]

Sottititolo: Verrebbe voglia di votarlo davvero il movimento, non foss’altro che per fare un dispetto a questi disgraziati disonesti che prima hanno distrutto la politica e adesso vogliono dare la colpa al “buffone dittatore” che, fino a prova contraria, colpi di stato non ne ha ancora fatti. A differenza di un parlamento che spesso ha mascherato veri e propri golpe antidemocratici e anticostituzionali con azioni legittime. schifani che ammette che una legge elettorale non può essere favorevole al movimento di Grillo fa parte di una classe politica indecente che deve andare a casa, non ci può stare gente così nel parlamento di una repubblica, capito presidente Napolitano? perché se questa è la politica tradizionale che piace tanto a lei, che difende tutti i giorni agli italiani no, non piace più;  bisognerebbe che qualcuno ne prendesse atto, e anche con una certa urgenza.

Processo Ruby, le ‘Olgettine’ rivelano
“Berlusconi ci passa 2.500 euro al mese”

Berlusconi continua a pagare le ragazze delle “cene eleganti” di Arcore. Toti, Espinoza, Visan, Polanco e De Vivo confermano: “Ci dava un aiuto allora e ce lo dà anche adesso”. Nella scorsa udienza la notizia degli acquisti immobiliari da Apicella e Mariani (leggi)

Petraeus ad Obama : “Lascio il mio incarico,  ho avuto una storia extraconiugale “.

Panico a Montecitorio: verrebbe a mancare il numero legale. [Enrico Bertolino]

Fa quasi tenerezza David Petraeus che si dimette – ufficialmente perché sembra che i motivi siano altri ma tant’è  [a me comunque va benissimo tutto quel che può essere utile a screditare questa classe politica d’indecenti che ci tocca subire. Poi è chiaro che i motivi delle dimissioni risiedono altrove e non nel tradimento che comunque non è un reato, intanto però le ha date o, per meglio dire lo hanno sollecitato a farlo, e tanto basta per fare la differenza coi fattacci di casa nostra che nessuno ha disturbato per non “violare la privacy” di un satrapo viziato al quale, invece,  nessuno ha chiesto di dimettersi] –  non da presidente del consiglio o di regione in  un paesello  ridicolo nel quale non si dimette mai nessuno per motivi molto più seri e gravi,  ma da capo della CIA perché pensa che avere una relazione extraconiugale sia motivo di disdoro per la carica che ricopre.
Avere una relazione extraconiugale invece rientra perfettamente in quella sfera della vita privata in cui a nessuno dovrebbe essere consentito ficcare il naso, non significa affatto essere persone inaffidabili e gli eventuali rimorsi e sensi di colpa sono  un fatto  altrettanto privato e  personale.
Avere un’amante non è uguale ad essere un vecchio erotomane delinquente che sfrutta ragazzine minorenni per sfogare le sue perversioni e se ne vanta, non vuol dire avere rapporti stretti coi mafiosi, non è lo stesso che rubare soldi dei contribuenti per vacanze, automobili, feste e molto, troppo altro.
Tutte cose che qui sono accadute davvero ma che non hanno provocato purtroppo  quell’effetto tabula rasa che sarebbe stato invece opportuno e assai gradito.
Come c’insegna il celeste ayatollah “la responsabilità è individuale”, e quindi dobbiamo aspettare che ne arrestino uno per volta, la retata finale può attendere.
Diverso è quando una relazione extraconiugale può diventare motivo di ricatto, e se Petraeus ha scelto l’umiliazione della confessione pubblica con conseguenti dimissioni  riguardo ad un fatto personale, significa che il suo senso di responsabilità vale il doppio indipendentemente dal  motivo,  perché vuol dire non aver ceduto ad un ricatto oppure non voler offrire nessun pretesto per essere ricattato.

Questo signore si è dimesso UFFICIALMENTE in rispetto ad un principio MORALE, checché ne pensino i fautori di quella teoria strampalata circa la difesa della vita privata di chiunque, anche di chi ha ruoli istituzionali, che ha fatto in modo che uno sciagurato che di notte faceva le orge con le ragazzine  e il giorno andava a farci fare figure indecenti nazionali e  internazionali sia potuto restare al suo posto senza che nessuno alzasse un sopracciglio  perché tutti invocavano il rispetto per la privacy di un signore che, in fin dei conti aveva solo uno stile di vita un po’ vivace. Ci sono voluti almeno due anni perché più gente capisse che quello di berlusconi era un sistema col quale stava svendendo l’Italia un tanto al pezzo a chi lo ricattava e non una faccenda da  “ognuno nel suo letto ci porta chi gli pare”.
 E non solo non si è dimesso per i fatti di HardCore e dintorni né nessuno gli ha chiesto espressamente di farlo, ma ancora oggi paga tutti – soprattutto tutte – esattamente come faceva da presidente del consiglio  praticamente alla luce del sole e non succede niente: non è meraviglioso?