Di Corona mi piace solo quella conservata al fresco

Sottotitoli e preamboli vari: 

Elezioni 2013, Berlusconi vuole un patto col Pd per salvare se stesso e le aziende. [Il Fatto Quotidiano]

Ma voglio dire:  dategliela ‘sta garanzia. Una più una meno, tanto sono vent’anni che gli vengono date garanzie, vero d’alema, veltroni, fassino, violante, prodi? poi magari stavolta potreste stupirci con qualche effetto speciale, chessò, rimangiarvi la parola, usare lo stesso metodo b., quello della dichiarazione con la smentita incorporata. Se lo fa lui e funziona perché non dovrebbe funzionare anche a parti inverse? 

Come nella fiaba del lupo e dell’agnello la Lega denuncia il blogger Daniele Sensi

Da anni il blogger Daniele Sensi registra le frasi razziste degli esponenti del Carroccio su Radio Padania e in Rete. Un lavoro prezioso e scomodo. Ora cercano di intimidirlo portandolo in tribunale. Come racconta lui stesso.

Ho la sensazione che per Daniele non ci sarà nessuna intercessione del nostro amatissimo presidente della repubblica: lui si commuove solo per i diffamatori veri.

Mps, altolà di Napolitano: “Ho piena fiducia nella Banca d’Italia”

In un paese normale il presidente della repubblica non spenderebbe parole di stima per le banche né per quei partiti che si sono resi complici del fallimento dello stato, da Alitalia a Ilva, fino ad arrivare a MPS, dovrebbe stare dalla parte dei cittadini truffati due volte, la prima quando si sono fidati delle banche e la seconda quando i loro soldi delle tasse sono stati usati non per il bene comune ma per il salvataggio di chi si è dimostrato incapace di tutelare i risparmi e i sacrifici di tanta gente onesta.
Dopo appena quattro giorni i pagamenti dell’IMU sono stati trasferiti nelle casse di MPS, nemmeno il tempo di farli freddare.

E, sempre in un paese normale il nemico di tutti quelli che vogliono davvero il bene comune sarebbe Mario Monti e a seguire chi ha condiviso e sostenuto la politica di Monti ed è disposto a farlo ancora, non certo Beppe Grillo e nemmeno Antonio Ingroia.

Ma purtroppo è solo la solita Italia sciagurata, quella che pur di non combattere i nemici veri s’inventa quelli falsi.

Scrive l’amico Jo Monaciello sulla sua pagina di facebook:  “Abbiamo perso il piacere di essere compatti. Se Corona va in galera e tu esulti c’è sempre quello che ti viene a dire “ma in fondo che ha fatto di peggio dei politici?”. Se il PDL fa fuori Cosentino e tu esulti, c’è sempre quello che sostiene “perché lui fuori e Scilipoti dentro?” o, come Pannella, dice “Nicola tu sei il nuovo Enzo Tortora”. Se correggi l’italiano di qualcuno, c’è sempre quello che ti dice che sono fesserie rispetto agli errori in altri campi. Lasciate che vi dica una cosa: Corona è figlio di questa società, se non paga lui non comincia a pagare la società, anzi implicitamente ammettiamo che ci sta bene così. Se non comincia ad andare via Cosentino, altro che Scilipoti, ci ritroveremo il peggio del peggio (come è stato finora) perché sembrerà possibile. Se uno non conosce la lingua italiana, significa che non legge e se non legge significa che non sa e se non sa significa che quel che dice glielo dice qualcuno e finisce che allora il tipo che non sa leggere, non sa ed è ignorante pensa che sia giusto stuprare un’ebrea ed appicciare il negozio dell’orefice/ricettatore al quale vende le cullanelle che ha scippato quando non sta a casa Pound.”

Anch’io lo dico e lo scrivo da giorni: pensare che ci siano cose di rilevanza minore in fatto di giustizia fa parte di quel benaltrismo dannoso, incivile, tipicamente italiano che poi non consente, perché la gente non imparerà mai a pretenderlo, che la giustizia si applichi anche ai piani alti.

Se in galera non ci vanno i  berlusconi, i dell’utri, i cosentino e tutta l’orrenda compagnia dei delinquenti di stato che si fa, non ci mandiamo più nessuno? tutta la delinquenza e la criminalità perdonata in virtù del fatto che un parlamento INTERO in questi ultimi vent’anni ha lavorato incessantemente affinché la giustizia, come ha ben detto Ingroia ieri sera, diventasse una questione di classe, di chi si può permettere le avvocature eccellenti, quelle che spacciano le prescrizioni per assoluzioni?

Mò ci dobbiamo commuovere pure per corona? ma che vada a quel paese, lui e chi lo ha inventato; il cialtrone fuorilegge è un altro ottimo prodotto della televisione dei deficienti, quella targata maria de filippi che secondo me dovrebbe [sempre] essere accusata e processata per crimini contro l’umanità al pari di chi ha disgregato economicamente questo paese.

Questo fatto che perché in galera non ci vanno le ‘eccellenze’ allora non è giusto essere troppo severi coi criminali comuni è il risultato della distorsione mediatica a cui viene sottoposto ogni giorno questo paese dove sono in pochissimi a dire che se le eccellenze in galera non ci vanno è grazie al fatto che sono sempre loro, i medesimi che sono a confezionarsi leggi per non andarci, e che nei paesi normali in galera ci vanno il dirigente, il politico corrotto e corruttore, così come il delinquentello di strada.

E che non è affatto semplicistico pensare che a molta gente piacerebbe tanto che anche l’Italia diventasse finalmente un paese normale dove non fa notizia che un estorsore, un ricattatore venga trattato come si merita. In attesa che anche i manager, i politici, i dirigenti disonesti subiscano la stessa sorte così come avviene nei paesi civili.

Avevamo una banca
Marco Travaglio, 25 gennaio

Come in ogni scandalo, anche nel caso Montepaschi nessuno può dire “Io non c’entro”(tranne un paio di leader appena nati). Bankitalia si difende così: “Siamo stati ingannati”. Ma Bankitalia è lì proprio per evitare di essere ingannata, e soprattutto per evitare che siano ingannati i soci, i risparmiatori e i cittadini. L’alibi dell’inganno non vale: sarebbe come se un poliziotto si lasciasse scappare un ladro e si giustificasse col fatto che non s’è costituito. I ladri questo fanno: non si costituiscono. Perciò esistono i poliziotti: per prenderli. Sulla Consob è inutile sprecare parole: l’ex presidente
Cardia aveva il figlio consulente di una banca da controllare, la Popolare di Lodi dell’ottimo Fiorani, infatti controllò pochino; e il presidente Vegas, ex sottosegretario e deputato Pdl, seguitò a votare per il governo B. anche dopo la nomina in Consob. Ora il Pdl cavalca lo scandalo della banca rossa, ma dovrebbe ricordare l’estate dei furbetti, quando stava con Fiorani e Fazio assieme alla Lega (rapita dal “banchiere padano” e soprattutto dal salvatore di Credieuronord); o il crac del Credito cooperativo fiorentino di Verdini; o l’uso della Bpm di Ponzellini come bancomat per amici degli amici.
Casini, sul Monte dei Fiaschi, dovrebbe chiedere notizie al suocero Caltagirone, fino a un anno fa vice di Mussari. E Monti al suo candidato Alfredo Monaci, ex Cda della banca senese nell’èra Mussari. I vertici del Pd fanno i pesci in barile, ma sono anni che appena vedono un banchiere si sciolgono in adorazione. O diventano essi stessi banchieri, come Chiamparino al San Paolo. “Noi — dichiara quel buontempone di D’Alema — Mussari l’abbiamo cambiato un anno fa”. Frase che cozza con quella di Bersani: “Il Pd con le banche non c’entra”. Ma se ha “cambiato” Mussari, vuol dire che il Pd c’entra: anzi, l’aveva proprio messo lì. Casualmente negli ultimi 10 anni Mps ha versato 683 mila euro nelle casse del Pd senese. Un po’ come i Riva dell’Ilva, che foraggiavano la campagna elettorale di Bersani. La questione penale non c’entra, quella morale nemmeno. Semplicemente riesplode l’irrisolto problema del rapporto politica-affari: nessun grande partito può chiamarsi fuori. Tantomeno il Pd: si attendono ancora smentite alla deposizione di Antonio Fazio, che 6 anni fa raccontò ai pm milanesi di quando, nel 2004, Fassino e Bersani si presentano da lui in Bankitalia per raccomandargli la fusione tra Montepaschi e Bnl. Il progetto tramontò, ma quando l’anno seguente il Banco di Bilbao tentò di acquistare Bnl, l’Unipol d’intesa col vertice Ds organizzò una controcordata per sbarrargli la strada. Fassino a Consorte: “Allora, siamo padroni di una banca?”.
D’Alema: “Evvai, Gianni!”. Intanto Bersani difendeva Consorte, Fazio e Fiorani già indagati: “Per Fazio andarsene ora sarebbe cedere a una confusa canea”, “Fiorani è un banchiere molto dinamico, sveglio, attivo, capace”. Soprattutto a derubare i suoi correntisti. Del resto Bersani aveva messo lo zampino anche in altre memorabili operazioni finanziarie. Tipo la scalata a debito dei “capitani coraggiosi” Colaninno
& C. alla Telecom (1999). E l’affare milanese dell’autostrada Serravalle. Fu proprio Bersani a far incontrare il costruttore Gavio col fido Penati, presidente della Provincia. Intercettazione del 30.6.2004: “Bersani dice a Gavio che ha parlato con Penati… e di cercarlo per incontrarsi in modo riservato: ‘Quando vi vedrete, troverete un modo…'”. L’incontro aumma aumma avviene, poi la Provincia acquista le quote di Gavio nella Serravalle a prezzi folli e Gavio gira la plusvalenza alla cordata Unipol per Bnl.
A che titolo Bersani si occupa da 15 anni di banche, autostrade e compagnie telefoniche non da arbitro, ma da giocatore? Finché i silenzi e i “non c’entro” sostituiranno le risposte, possibilmente convincenti, tutti saranno autorizzati a sospettare.
Altro che “Italia giusta”.

Marco Travaglio parla degli impresentabili: “Il Pdl ha fatto fuori solo quelli famosi. Il Cavaliere si è salvato perché fuori concorso. Il problema era spiegare agli altri perché erano impresentabili. Su Cosentino, Berlusconi ha detto che la colpa era dei magistrati”. Travaglio, successivamente, elenca i reati dei circa cinquanta impresentabili della coalizione di centrodestra, PdL, Lega e MpA, degli indagati della coalizione di centro e degli otto impresentabili del Partito Democratico.