I tavoli di Renzi

 

 

Il 40,8 del 50%, ovvero degli elettori che sono andati a votare fa più o meno il solito 20%:  uguale a quello di Bersani. Di quel 20 una sostanziosa parte sono i mentecatti che applaudivano la Boschi ieri sera su Raitre.
  La maggioranza Renzi e il suo pd ce l’hanno forse a casa loro ma non in Italia.
Raccontatelo, spiegatelo anche ai vostri figli bambini, perché questa propaganda del 41% è diventata intollerabile.
Ancora ieri sera Fazio a Che tempo che fa  si è guardato bene dal fare questa doverosa precisazione con la Boschi che ripeteva questo ritornello come una Carfagna qualsiasi, addestrate entrambe per la propaganda da talk show.

Continuare con questa leggenda del 40% di una quantitá irrisoria di gente che è andata a votare, che non fa proprio per niente la maggioranza degli italiani e che è il risultato di elezioni europee che non danno al pd nessuna autorizzazione per sabotare le fondamenta di questo paese è schizofrenia, un crimine costruito per la propaganda con cui si uccide la verità. Se Renzi fosse un amministratore di condominio con quella percentuale di millesimi non potrebbe scegliere nemmeno il colore delle tende da sole del palazzo. Questo andrebbe ripetuto come un mantra, se solo avessimo un’informazione che fa il suo dovere. Un’informazione che fa il suo dovere porterebbe la gente a riflettere se il pd avrebbe ottenuto lo stesso quel misero 40,8% della metà degli elettori se Renzi in campagna elettorale avesse detto che nelle sue intenzioni c’era l’accordo, anzi, il patto col delinquente che porta i voti:  anche quelli della mafia,   e che la sua rottamazione significava meno diritti, tutele e garanzie per i cittadini e per i lavoratori,  anziché essere applicata  alla vecchia politica di cui Renzi è figlio naturale.  

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Solo nell’Europa degli imbecilli e ignoranti le difficoltà sociali spostano il consenso politico a destra. Dove i regimi di destra se li ricordano bene no, non succede.
Grande lezione del Brasile che anche se per poco non è caduto nel tranello del conservatorismo di destra ma ha scelto di nuovo Dilma Rousseff, presidente di sinistra, dei lavoratori, non quello della marchetta da ottanta euro.

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“Il posto fisso non esiste più”, disse quello che se lo è garantito a vita e che sarà mantenuto anche con le tasse di chi il posto fisso non l’ha mai avuto.
Vigliacco, e vigliacchi, miserabili senza nessuna possibilità di perdono quelli che hanno mandato al potere un pericoloso reazionario che non rispetta il paese, lo stato di diritto e i cittadini. La Costituzione? Un intralcio da riformare: con un delinquente da galera. Via l’articolo 18: per modernizzare il paese. Mai più posto fisso, l’importante che gli unici ad averlo garantito a vita continuino ad essere  loro, quelli che si adoperano per togliere i diritti ai cittadini.  Mai più governi che si faranno condizionare dalla piazza:  la democrazia che consente a Renzi di stare dov’è è nata anche nelle piazze, ma questo è un dettaglio insignificante. Lo sciopero? un inutile orpello che fa perdere tempo e appuntamenti di lavoro al finanziere amico intimo di Renzi.  Che altro ci vuole, che per il bene del paese e perché lo chiede l’Europa il governo mandi qualcuno a svaligiarci l’appartamento? Chiedo.

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Presumo e suppongo che dopo la giornata di domenica quelle e quelli del pd che erano con la piazza e non con la Leopolda smetteranno di votare tutte le fiducie al governo del Napoleone all’amatriciana.
Che smetteranno di giustificare con il gesto di responsabilità verso il paese tutte le porcherie volute da Renzi e dalla Boschi che ha tenuto a precisare che servono altre modifiche costituzionali: qualcuno dovrebbe avvertire Madonna di Nostra Forma e Riforma che le modifiche alla Costituzione non sono il cambio di stagione negli armadi.
Ché per passare alla Storia bisogna fare cose importanti, non assecondare per brama di potere i desiderata di uno che pensa di poter fare dell’Italia una cosa di sua proprietà, proprio come quello di prima, il delinquente con cui Renzi sta devastando lo stato di diritto e quello sociale.

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A Davide Serra, l’amichetto finanziere del presidente del consiglio “di sinistra” piace la Leopolda “perché non è di destra né di sinistra”.
E di nuovo torna nel dibattito politico questo ritornello con cui puntualmente si rimbecilliscono le masse – che ci cascano sempre – facendo credere che il male sia nell’avere un pensiero preciso circa la politica: un orientamento dal quale poi scaturisce l’azione politica O di destra O di sinistra.
Perché quando non è di nessuna delle due cose di solito l’orientamento ce l’ha ed è fascista.
Serra poi, dal pulpito di quelli che vogliono bene all’Italia aggiunge che bisognerebbe limitare il diritto di sciopero ai lavoratori pubblici che, spiace per Serra ma sono costretti a limitarselo da soli perché perdere una giornata intera di paga non piace a nessuno.
Perché se il dipendente guadagna ad esempio sessanta euro al giorno quando manca causa sciopero non perde quelle sessanta euro ma quasi il doppio, perché dalla giornata di paga gli vengono scalate le indennità, la presenza, il buono pasto se c’è e tutta quella serie di aggiunte che non fanno il guadagno cash del dipendente ma se gli vengono tolte perde lo stesso una cifra che in questo periodo diventa difficile sacrificare anche alla più giusta delle cause.
L’amico di Renzi dicendo che il governo dovrebbe limitare il diritto di sciopero ad una precisa categoria di lavoratori, quelli che per stipendi miserabili mandano avanti da sempre la baracca Italia ha serenamente sferrato un attacco alla Costituzione che prevede lo sciopero come diritto, ma va tutto bene, anche perché nessuno dirà che uno dei personaggi dell’entourage di Renzi più vicino a Renzi piacciono le cose che non sono di destra né di sinistra e per questo sono fasciste.

 

 

 

Perché Sanremo è Sanremo [ed è proprio questo il problema]

Mauro Biani

Sottotitolo: un pregiudicato di nuovo al centro della scena pubblica, purtroppo non di quella che lo dovrebbe consegnare alla sentenza che lo ha condannato ma di quella politica, delle grandi decisioni. Poi quando nel mondo ridono di noi, ci compatiscono e considerano l’Italia lo stanzino delle scope della comunità internazionale non chiediamoci il perché.
E complimenti a quei giornalisti che quando si rivolgono a lui chiamano ancora berlusconi “presidente”. Fate pietà, pena, come del resto tutti quelli che in questi mesi hanno continuato a parlare e scrivere di un “cavaliere” solo perché nessuno ha il coraggio di togliere un’onorificenza a un ladro, un abusivo, un impostore, un delinquente, un pregiudicato, un condannato: visto quanti aggettivi c’erano? manco uno ne avete trovato. Vergogna. Presidente ‘sto cazzo.

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Se i tre quarti del paese si trasferiscono virtualmente a Sanremo, lo cominciano a fare un mese prima, per non parlare del mentre e per chissà quanto tempo ci toccherà subire gli strascichi di un festival della canzonetta che manco fosse la notte degli Oscar [che almeno è internazionale] e che non penso interrompa nessuna normale consuetudine, come ad esempio lasciare che la gente possa scegliere cosa guardarsi nelle televisioni, non obbligarla per inerzia a sintonizzarsi su Raiuno per poi vantarsi dello share [come se ci fosse un’alternativa] perché altrove è il deserto che manco a ferragosto, è normale che poi Sanremo diventi il pulpito di qualsiasi dibattito e che chiunque vada a cercarsi lì un po’ di attenzione.  Non è normale un paese dove un programma televisivo di canzonette deve entrare sempre e puntualmente nel dibattito politico, una volta perché c’è Celentano, una perché coincide con le elezioni e allora qualcuno chiede  perfino che venga spostato per non disturbarle, un’altra per le imitazioni di Crozza, un’altra ancora perché Grillo va a guardarsi il festival terrorizzando la politica e ovviamente si esibisce nel solito one man show [ma fuori dal teatro, non dentro]. Non è normale un paese considerato così fragile perché c’è sempre qualcuno che decide che debba essere protetto da quel che viene veicolato dal palcoscenico di un teatro mentre il vero dibattito politico, quello che interessa tutti  specialmente in questo momento, mentre  qualcuno sta decidendo le nostri sorti a nostra insaputa, viene interrotto perché c’è Sanremo.  Non è normale un paese dove il palcoscenico di un festival viene usato dal santone di turno pagato a peso d’oro per rivelare chissà quali verità oppure per ospitare, a spese del Comune ovvero dei cittadini, chiunque abbia un problema da segnalare manco Sanremo  fosse lo speakers’ corner di Hyde Park. Tutto questo non si fa, non succede  da nessun’altra parte e non è altro che l’ennesimo motivo, la più gigantesca arma di distrazione di massa che contribuisce all’immiseramento culturale e all’azzeramento della già scarsa qualità dell’informazione di questo paese.

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IN NOME DELLO SHARE
Stop ai talk show, la messa di Don Fabio batte la politica
I PROGRAMMI D’INFORMAZIONE SI FERMANO TEMENDO IL CONFRONTO CON LA GARA CANORA
Andrea Scanzi, 19 febbraio

Matteo Renzi è telegenico sì, ma neanche poi tanto. E così la tivù politica italiana si ferma. Per una settimana, in onore e ossequio al rito laico della liturgia sanremese officiata da Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. È un momento chiave per la politica, o così sembra. Non abbastanza però da disturbare i tributi deandreiani di Luciano Ligabue, le polemiche surreali su Rufus Wainwright e il sempiterno Festival della Canzone Italiana. I talk show di prima serata si fermano. Tutti o quasi. Ieri non è andato in onda Ballarò, che ha preferito anticipare a domenica: poco più del 12 per cento di share e l’ennesimo scontro con il Movimento 5 Stelle, per la presenza non autorizzata di un inconsapevolmente masochista Roberto Cotti. Al suo posto RaiTre ha trasmesso Il distinto gentiluomo, film minore con Eddie Murphy: perfetto per non erodere spettatori alla prima serata su RaiUno. Stop anche a Linea Gialla di Salvo Sottile, Le invasioni barbariche di Daria Bignardi e Servizio pubblico. Era già accaduto un anno fa e per Santoro fu una novità. Nell’ultima stagione in Rai, Annozero sparò il caso Ruby e – nonostante Roberto Benigni a Sanremo per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia – raggiunse il 14 per cento con 4 milioni di spettatori. Andrà invece avanti come nulla fosse La gabbia di Gianluigi Paragone, che stasera sfiderà non solo Sanremo ma pure gli ottavi di finale di Champions League tra Milan e Anderlecht. L’Italia è un paese che non prende sul serio nulla tranne il faceto, e in questo senso fermare larga parte dell’informazione – per giunta in un momento chiave – per ascoltare L’amore possiede il bene di Giusy Ferreri e Vivendo adesso di Francesco Renga è quasi logico. Fortuna che le eccezioni esistono e c’è chi – Enrico Mentana – prende tutti in contro-tempo sparando (ieri sera) una puntata speciale di Bersaglio Mobile: l’attualità, nonostante tutto e a rischio di farsi male.

L’EFFETTO d’insieme, una volta di più, è quello dei passeggeri del Titanic che continuano a ballare nonostante l’imminente inabissamento. La crisi economica, la formazione del governo, le promesse renziane e gli inutili idioti a destra e manca: la fredda cronaca. La dura realtà. Non troppo appassionante e ancor meno avvincente. Meglio parlare d’altro. Meglio assecondare il disimpegno, inseguendo una casa in collina senza però essere Cesare Pavese e dunque avendo al massimo la possibilità per un monolocale vista tangenziale. Mettersi contro Sanremo, in termini di ascolti, è un suicidio neanche troppo assistito: scelta logica, dunque, evitare lo scontro. È però curioso e forse sintomatico come lo spettacolo (peraltro presunto) del Festival di Sanremo offuschi lo spettacolo (peraltro desolante) della politique politicienne. Preferire i Perturbazione a Maurizio Lupi e Francesco Sarcina a Maria Elena Boschi, in fondo, è quasi involontariamente meritorio. La farsa dichiarata che offusca la tragedia farsesca. C’è pure un fenomeno di evidente semi-transustanziazione: il Crozza satirico che scompare da Ballarò per riapparire a Sanremo, chiara dimostrazione di uno spostamento di ribalta e attenzione. Il palco principale non è più il talk show politico, ma la messa laica di Don Fabio e Madamin Luciana. Non conta più sapere chi sarà il ministro dell’Economia; molto più rilevante scoprire se le canzoni di Giuliano Palma riusciranno a essere più brutte delle precedenti. Comunque vada, si parlerà di niente. Quindi di Sanremo.

Informazione, si fa per dire, reloaded

Chissà perché Fazio non  invita a casa sua i personaggi come maradona e i politici come fitto?

Perché i contribuenti/utenti della Rai devono pagare un canone per sentire un condannato in primo grado a quattro anni di galera per essersi fatto corrompere con 500.000 euro illustrare le magnificenze, rivendicare il diritto di delinquere e farla franca di un altro condannato in via definitiva a quattro anni di galera per frode fiscale? ma solo io penso che se mi condannassero per reati così gravi, se finissi sotto processo per un motivo qualsiasi non uscirei di casa per la vergogna? Invece Fazio può fare una bella cosa, si porta a casa sua fitto e maradona, un altro bel pezzo da novanta che però siccome è simpatico e giocava bene a pallone tutti accolgono come un’autorità, un premio Nobel, si porta pure la Littizzetto che ormai si è ridotta a fare satira sui suoi vicini di casa per non disturbare e fanno quello che vogliono, si raccontano tutto quel che vogliono ma almeno lo fanno senza chiedere la questua a incolpevoli pagatori.

Ospitare certa gente in televisione, in un programma che vuole essere elegante e soft, di nicchia, come dicono quelli bravi, e lo sarebbe pure finché Fazio si limita ad intervistare l’intellettuale, lo scrittore, il poeta e il pittore, dove si fa passare il messaggio che maradona è un brav’uomo con chissà quale storia dal valore umano da raccontare ai nipotini mentre è solo un populista ex amico di camorristi, un ex tossico, un evasore fiscale ma, ci mancherebbe un cristiano cattolico da incorniciare, non è educativo, e il servizio pubblico di stato pagato coi soldi di tutti attraverso una trasmissione il cui conduttore è pagato a peso d’oro certamente non per mostrarci in tutto il suo splendore la vita di un pessimo maestro che non ha nessuna cultura da veicolare, non dovrebbe dare nessuna chance a gente come fitto e maradona.

E invece c’è un pubblico che a gente così fa pure l’applauso.

 

Italia: un paese sempre in emergenza [e allora che ci sta a fare la politica?]

La legge Severino è retroattiva, ci fanno sapere da Torre Annunziata dove i giudici del tribunale hanno respinto il ricorso di un consigliere comunale cacciato dopo una condanna “lieve”.  [LEGGE SEVERINO, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DI “TARZAN” ALZETTA]
Mentre per uno la cui condanna non è affatto lieve, uno che ha rubato allo stato che avrebbe dovuto servire con disciplina e onore [art.54 della Costituzione Italiana], da tre mesi una consistente parte della politica e delle istituzioni si sbatte e si spertica affinché non venga applicata una legge ridicola e che in un paese normale non avrebbe nemmeno ragione di esistere visto che nei paesi normali e civili o si fa il delinquente o il politico. Ecco perché la questione non andrebbe valutata solo dal punto di vista giuridico ma anche quello morale: può un individuo che ha frodato lo stato continuare a rappresentare lo stato? questa dovrebbe essere l’unica domanda da porre ai soloni che poi si esprimono nei vari talk show e negli editoriali di certi quotidiani, quelli moderati e liberali, s’intende. Perché Fabio Fazio che ieri sera aveva brunetta a portata di poltrona non lo ha fatto? perché bisogna invitare brunetta ad una prima serata sulla tv pubblica se poi non gli si fanno quelle semplicissime domande che tutta la società civile si pone da che una sentenza ha condannato in via definitiva berlusconi ma che poi non viene applicata in virtù di ridicoli cavilli che, come la legge Severino non avrebbero motivo di esistere [se questo fosse un paese normale]?

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Quagliariello: “Valga anche per B.”

Se si fa l’amnistia è apposta per berlusconi.
E come si sbrigano a chiedere l’uguaglianza e il rispetto di norme ufficializzato dalla legge, quando bisogna mandare in galera berlusconi però no. Non valgono.
Pezzenti. Quagliarello, eletto saggio da Napolitano e nominato perfino  ministro per me è sempre il cialtrone che in parlamento gridava:  “Eluana è stata ammazzata”. Non ha fatto progressi nel frattempo.

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L’amnistia è di sinistra? Alessandro Gilioli

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“Amnistia? Un errore”. Tutti vs Renzi

Ma chi crede di essere Napolitano, davvero il salvatore della patria? Non credo che la storia lo ricorderà così. Penso piuttosto che sia il presidente che nel momento peggiore della politica, quello in cui la gente per ovvie e legittime ragioni si è allontanata dalla politica ha fatto in modo di renderla non detestabile ma odiosa, e tutto questo dopo che la politica aveva promesso di riavvicinarsi alla gente. I berlusconi e i Beppe Grillo li costruiscono quelli come Napolitano, salvo poi piangere sui disastri altrui che invece sono proprio e solo i suoi.

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GUAI A TOCCARE RE GIORGIO. LO SCOPRE ANCHE RENZI: LAPIDATO DAL PD  _Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano

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L’APPELLO DI MICROMEGA: “FIRMATE CONTRO IL SALVACONDOTTO”

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Se tutti sono contro Renzi verrebbe quasi da pensare che Renzi abbia ragione. Propaganda o no, marchetta politica o meno se Letta dice a Renzi che “sta esagerando” – per non parlare di frau Bonino che afferma quanto sia meglio il vecchio al posto del nuovo, magari il suo che non ha ancora capito che vuole fare da grande – istintivamente viene da pensare che abbia colpito nel segno. 

Se il diritto di un paese civile prevede che il carcere abbia delle funzioni rieducative al fine di riabilitare socialmente gente che ha violato la legge la politica e i governi si attivassero affinché il progetto venga eseguito e gli obiettivi realizzati, non facendo il contrario, mandando allo sfascio il sistema giustizia perché fa comodo che i processi durino anche dieci anni in maniera tale che si possa agire nel frattempo per rendere i reati meno reati fino ad abolire direttamente il dolo nel reato. 

Oppure confezionando leggi che mandano in galera chi non ci deve andare per riempirle oltremodo e trovare poi la scusa per quei provvedimenti straordinari e necessari ma che invece sono solo il viatico per favorire gli amici disonesti. 

Si attivasse, la politica, per pensare sistemi rieducativi alternativi al carcere, invece di rimettere per strada ogni manciata di anni grappoli di delinquenti da strada che poi sono quelli che i cittadini percepiscono di più come un pericolo alla loro sicurezza, uno schiaffo in faccia agli onesti, a chi è stato vittima di reati, gente a cui non si pensa mai. 

L’indulto e l’amnistia, la prescrizione sono un insulto per chi spende anni della sua vita e del suo impegno per contrastare la criminalità, il marchio impresso a fuoco del fallimento di uno stato e delle sue istituzioni, e in questo paese che può vantare un tasso così elevato di delinquenza all’interno della classe politica più corrotta e corruttibile d’Europa e del mondo civile, la dimostrazione viva e vibrante della complicità dello stato con certa illegalità e delinquenza che non devono essere punite, altroché provvedimenti umanitari di clemenza. La sinistra, presunta, quel che ne resta ha delegato alla peggior destra la gestione della sicurezza e della legalità, e abbiamo visto tutti in che modo lo ha poi fatto. E questa sarà un’altra responsabilità storica di questi politici da mezzo centesimo che poi vengono a farci la morale sull’umanità, su quello che è giusto e sbagliato.

Mille di queste sentenze, altroché serenità

Un presidente del consiglio che augura tanta serenità ad un delinquente, un fuorilegge, un eversore, uno che darebbe fuoco a Roma come Nerone se questo servisse al suo interesse, è come se avesse dato uno schiaffo in pieno volto a tutti i cittadini onesti, quelli, e sono la maggior parte, che non si riconoscono nel criminale, eversore e delinquente.
Io di questa realpolitik ne ho piene la palle, oggi con l’aiuto del web c’è la possibilità di fare l’analisi logica e grammaticale anche a quello che sembra il più banale dei concetti ma che banale non è.

Perché io a un delinquente del calibro di berlusconi augurerei solo quello che si merita e che una giusta sentenza ha stabilito per lui.

Altroché quella serenità che lui ha sottratto a milioni di incolpevoli persone. Quella di Letta che non rappresenta nessuno, vale sempre la pena ricordare che questo governo non lo ha voluto nessuno eccetto Napolitano per conto terzi, e cioè del noto delinquente che ha usato l’Italia e gli italiani come uno dei cessi di casa sua, che ha pensato che fosse l’ultima sua via di uscita, è ipocrisia devastante, la più viscida nella quale si possono riconoscere solo i viscidi, i falsi e gli ipocriti, nonché i disonesti che ieri erano a fare gli auguri al pregiudicato. Quelli che oggi si professano “diversamente berlusconiani” ma che in realtà sono sempre stati diversamente onesti, altrimenti non sosterrebbero, ancora oggi, un delinquente.

Da uno che si è laureato a ventotto anni e a trenta era già a fare politica, quindi si presume che non abbia mai lavorato un solo giorno in vita sua come si può pretendere che risolva i problemi della vita vera? che la conosca nel profondo, che sappia che sapore e che odore hanno le difficoltà drammatiche, le paure della gente? io voglio un minatore del Sulcis a fare il presidente del consiglio, non questi damerini iper raccomandati, il nipote dell’amico intimo del delinquente.

 

E mai nessuno che contraddica queste scemenze a getto continuo, che faccia la domanda o l’affermazione di ritorno a smentirle.

Aspettarsele da Fazio poi,  è mera utopia.

Governo, Letta: “A Berlusconi auguro anni di serenità”. E attacca Grillo

A Berlusconi auguro dal profondo del cuore anni di serenità. Perché è quello che manca in questo tempo e che sarebbe utile a tutti”. Sono le parole del presidente del Consiglio, Enrico Letta, intervenuto in collegamento da Palazzo Chigi a “Che tempo che fa”, su Rai Tre.

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Dimissioni ministri Pdl, lo stupore dei ‘belli addormentati’

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In alto i calici! Berlusconi
è un Caimano / Delinquente
/ Mackiemesser / Eversore, ora lo dicono tutti. Traiamone le conseguenze

di Paolo Flores d’Arcais

Tana per silvio

Aldilà del ‘mi piace, non mi piace’ e dell’ipotesi delle contestazioni su commissione c’è un fatto che è impossibile non rilevare,  lo faccio ogni volta che qualcuno mette in discussione un’opportunità nel merito della satira politica che non deve esserci, in un paese normale e democratico;  anticamente il buffone era quello autorizzato a ridicolizzare il potere senza rischiare la decapitazione, era l’unico che poteva andare davanti al Re,  farlo ridere dei suoi difetti ed errori e lanciare così un avvertimento al popolo per dire che quel Re non stava facendo le cose giuste. 
Che era un Re cattivo.
Oggi, nel terzo millennio, in un paese a maggioranza di  telerincoglioniti c’è chi vuole lasciare il potere ai re cattivi e tagliare la testa ai buffoni.

E in ogni caso, non è colpa di nessuno se la destra non sa far nemmeno ridere, non ha mai fatto ridere. Anzi. Non esiste un satiro, un comico manifestamente di destra che sia stato capace di far divertire la gente sui difetti della politica di sinistra; pure questo devono fare i comici e i satiri di sinistra. Inutile quindi che s’incazzino i berlusconiani, i fascisti ex post e d’antan se si ripete da duemila anni che la cultura sta a sinistra. Invece di fascistizzarvi, farvi rappresentare da un disonesto impostore, dall’abusivo della politica per eccellenza e togliere tempo alla vostra vita per difendere uno così studiate, magari prendete pure una fava e due piccioni e capite anche il perché in Italia non si può essere fascisti. La cosa più comica di tutte è che solo in questo paese si discuta ancora sull’opportunità della satira, che in quanto tale non ne deve avere, perché come ha ben detto anni fa vauro: la satira è satira e fa quel cazzo che vuole. Ma in Italia e nel 2013 non l’hanno ancora capito tutti.

Sanremo 2013, Crozza contestato dal pubblico dopo la parodia di Berlusconi

Costretto a interrompere lo show (video)

Momenti di tensione sul palco dell’Ariston. Gli esponenti Pdl attaccano il comico e i vertici Rai

Nel pomeriggio, il Cavaliere aveva dato un avvertimento al comico: “Si tenga alla larga dal Papa”.

Sottotitolo: squadrismo a Sanremo

Innocente siparietto – Massimo Gramellini, La Stampa

Preambolo: L’Italia è una repubblica fondata sugl’innocenti siparietti. 

” E’ talmente vanesio che ai matrimoni vorrebbe essere la sposa e ai funerali il morto”, diceva Montanelli che lo conosceva bene, non foss’altro perché è stato una delle sue prime vittime illustri.

E lo è così tanto, vanesio, che non può sopportare che gli si neghi un palcoscenico, e ai suoi spettacoli guai se non si ride, lo si deve fare anche su “gentile” richiesta di disonesti dirigenti d’azienda pronti a licenziare una dipendente solo perché ha detto che lei certi spettacoli con lui protagonista non li trova per nulla divertenti e nemmeno io, anzi, mi  fanno proprio schifo, mentre su quelli dove recita gente pagata per far ridere vorrebbe imporre il silenzio per mezzo di una piccola e squallida claque mandata probabilmente  appositamente a fischiare e insultare in una serata in cui il buffone pagato per far ridere non era nemmeno al top della sua professionalità. Evidentemente le ispirazioni iniziano a scarseggiare e meno male. E siccome è già difficile, faticoso e fastidioso  sopportare da vent’anni un disco rotto che non fa che ripetere la stessa monotona canzone fateci il favore: risparmiateci almeno le cover.

Due persone, ma anche dieci o venti mandate apposta per disturbare un programma televisivo non devono spaventare nessuno, ma ugualmente non è un bel segnale, in un paese normale e civile non si zittisce nessuno, nemmeno se lo chiedesse, pagando, berlusconi o qualsiasi altro prepotente.

Di contro però c’è la questione più importante: berlusconi non fa ridere più nessuno, che sia l’originale nella sua prima e per fortuna unica persona o tutte le sue rivisitazioni in chiave umoristica.

E di questo penso che debbano iniziare a prenderne atto tutti.

Perché continuare a tentare di far ridere del buffone per mezzo dei buffoni di professione fa perdere di vista che berlusconi non è un personaggio simpatico che dice cose simpatiche sulle quali fare dell’ironia: berlusconi è un pericolo di cui questo paese si deve liberare.

Singolare poi, che alle imitazioni di Bersani e Ingroia nessuno si sia risentito nello stesso modo; non era propaganda “maligna” anche quella? 

Vuole che me ne vada? me ne vado? la prossima volta mi alzo e me ne vado

MATTEO PUCCIARELLI – Ingroia, come se ci fosse qualcosa di cui giustificarsi

E  questo va dedicato “cordialmente” a tutti quelli che “la politica deve rimanere nelle mani dei professionisti”; praticamente di quelli che hanno condotto allegramente un paese intero alla bancarotta economica, allo sfascio etico e alla distruzione morale.

Quelli che “Monti è stato bravo a restituire una buona reputazione all’Italia”. 
Che poi l’abbia immiserita nella sua già miseria, violata, defraudata nei diritti non è stato un grande problema, del resto lui stesso disse che i suicidi erano semplicemente delle “conseguenze dolorose”, qualcosa evidentemente già messo in preventivo, un fenomeno da accantonare e dimenticare a beneficio della faccia ritrovata, del prestigio internazionale, poi è poca cosa forse ricordare quante volte anche questi signori professori sobri abbiano offeso la gente perbene, l’abbiano considerata e giudicata con fare sprezzante, un intralcio al loro progetto di salvare tutto fuorché quello che si sarebbe dovuto salvare.

Preambolo: Monti in conferenza stampa  – a reti praticamente unificate come i messaggi urbi et orbi del papa – prima di pranzo, berlusconi nel pomeriggio “per le famiglie” di Raiuno, e, per finire in bellezza, lo skipper alle cime di rapa da Fazio su Raitre nel dopo cena: ma non s’era detto “a natale niente politici in tv?”

Sottotitolo: Monti ha in mente un memorandum per un’agenda politica di centro.
Adesso ci vorrebbe uno bravo che spiegasse agli italiani che la politica di centro è una non politica, che non esiste in nessuna democrazia,  nei paesi normalmente civili e moderni ci sono i laburisti e i conservatori, i repubblicani e i democratici, i centristi, quelli alla casini per dire, no, la loro funzione è come ha spiegato benissimo Crozza tempo fa, di  posizionarsi a metà del tavolo per arraffare quello che si passano destra e [centro]sinistra. 
In questo paese i cittadini mantengono un esercito di profittatori, di sanguisughe, di parassiti che non sono funzionali a nessun progetto politico ma che  ci tengono eccome a far parte del carrozzone dei privilegiati. 
Gente inutile, una zavorra di cui un paese normalmente civile dovrebbe sapersi liberare.

ALFANO RISPONDE AL PROFESSORE: “CON LUI PRECLUSA OGNI COLLABORAZIONE” 

Angelino si è offeso.
Bisogna capirli, i berlusclowns, fanno una vita impossibile, non sono proprio abituati a rapportarsi con chi parla una lingua normale fatta di concetti normali.
Monti, se avesse voluto avrebbe potuto demolire berlusconi e il pdl con quattro parole, e invece ha voluto fare simpaticamente dell’ironia sui difetti congeniti di chi proprio più oltre di un tot [molto limitato] non può andare.
Non ce la fa.
Bersani, invece, come al solito si adegua: ci tiene proprio, a far parte della famosa agenda.

In ogni caso quei due, Monti e berlusconi, sono  facce della stessa medaglia, completamente refrattari a qualsiasi cosa che abbia a che fare con il concetto di democrazia applicata.

Berlusconi litiga con Giletti su Raiuno

Se riesce ad andare fuori di testa davanti a Giletti e a Massimo Franco figurarsi cosa potrebbe succedere se andasse davvero a Servizio Pubblico.

Ci fosse mai stato  uno, o una,  che alla minaccia del “me ne vado” di chiunque abbia risposto: “prego si accomodi”.

Dignità, questa sconosciuta. 

Il finto  coraggio dei paraculi ipocriti – quelli alla vespa, funzionali al potere e sempre pronti a salire e scendere dal carro dei vincitori, quali che siano – è un altro squallido aspetto di tutto quel peggio che è stato veicolato in quasi vent’anni  con la definizione di berlusconismo.

 Giusto per tentare di riportare alla ragione quelli che “abbiamo quello che ci meritiamo”.
Perché io non mi merito berlusconi né  Giletti che, se dipendesse da me sarebbe a fare un altro mestiere né verrebbe considerato un giornalista.
Il CDA della Rai, azienda di stato, non viene scelto dai cittadini ma come sempre dai politici di centrosinistra, centroebbasta e destra che, come i ladri di Pisa fanno solo finta di litigare ma quando c’è da spartirsi la refurtiva e operare per il bene comune, cioè il loro,  sono sempre uniti come un sol uomo.

Ed è ovvio e lampante che poi tutti i baciati dalla fortuna di essere scelti a loro volta per condurre trasmissioni, anche quelle fintamente giornalistiche debbano in qualche modo dimostrare la loro riconoscenza, e ci riescono sempre.

Sfinge, Mummia, Scimmia e Volpe – di Marco Travaglio, 24 dicembre

Non so se avete presente Fantozzi quando pianta la tenda nel campeggio, di notte, col ragionier Filini dell’ufficio Sinistri. Filini, cieco come una talpa, gli schiaccia il dito col martello e Fantozzi, per non svegliare i campeggiatori, trattiene le urla per parecchi minuti, liberandole solo quando ha attraversato la foresta.

E’ la citazione più colta che viene in mente per descrivere il minimo comun denominatore di Mario Monti, la Sfinge, e di Silvio Berlusconi, la Mummia, finalmente liberi di sfogarsi dopo tredici mesi di reciproca prigionia.

La Sfinge non poteva dire quel che pensava della Mummia per non gettare la maschera del tecnico “extra partes”, e soprattutto perchè il Pdl gli teneva in piedi la maggioranza. La Mummia non poteva dire quel che pensava della Sfinge perchè gli serviva un anno di decantazione per far risalire i titoli delle sue aziende in Borsa e far dimenticare almeno ai suoi le porcherie del suo ultimo governo. Ieri, finalmente, han potuto dirsi tutto.

La Sfinge considera la Mummia uno squilibrato mentale che dice tutto e il suo contrario.

La Mummia considera la Sfinge un povero professorucolo estraneo alla “trincea del lavoro”, praticamente un fannullone che sta rovinando l’Italia.

La Sfinge aggiunge che non riesce a capire quel che dice la Mummia. Poi l’Annunziata gli dice che non ha capito una mazza di quel che ha detto in conferenza stampa, anche perchè è l’opposto della sua intervista a Scalfari (nel senso che Monti intervistava Scalfari), ma le domande che gli fa in ostrogoto non le capisce nessuno, nemmeno la Sfinge.

Intanto la Mummia va da Giletti e cerca di spiegare perchè mai voleva la Sfinge a capo dei moderati, ma non ci riesce e allora se la prende col timido Massimo Franco (“anche il Corriere fa parte del complotto”) e persino col povero Giletti, che si credeva bastevolmente arrendevole, non sospettando che una domandina ogni tanto costituisce già eversione. “Ma come, torno in tv dopo un anno e lei non mi fa parlare?”.

Non sa, l’ingenuo conduttore, che l’unità di misura del servilismo intervistatorio è cambiata: il sistema nanometrico decimale, un tempo imperniato sul “fede” (una domanda precotta) e sul “vespa” (due domande al massimo, con scrivania di ciliegio incorporata), è ora passato al “d’urso” (solo gridolini di giubilo e squittii di gaudio). Il “giletti” è già terrorismo.

L’altro tratto comune della Sfinge e della Mummia è l’Ego smisurato: si credono entrambi la reincarnazione di De Gasperi. Monti ne parla come di un fratello maggiore, senza naturalmente averlo mai conosciuto, mentre B. lo guarda dall’alto in basso (“sono l’italiano che ha governato di più nella storia, anche più del ricordato De Gasperi”).

Entrambi, poi, sentono le voci.

Monti: “Sento la società civile dirmi: certo, ci tassate molto, ma andate avanti così!”.

Berlusca: “Tutti mi chiedono di tornare in campo per completare la rivoluzione liberale”.

Chissà che gente frequentano: forse club sadomaso.

Monti cita ogni due per tre l’”Agenda Monti” come se parlasse di un altro, con l’aria ispirata che dovevano avere i figli di Aronne quando trasportavano nel deserto l’Arca dell’Alleanza: occhi socchiusi, boccuccia a cul di gallina, respiro trattenuto, quasi che l’Agenda fosse un’antica e sacra iscrizione iniziatica, tipo i Rotoli di Qumran, il Codice di Hammurabi, la Stele di Rosetta. Intanto impiega tre quarti d’ora per dire che si mette all’asta al migliore offerente e non si abbassa a candidarsi a premier: sono gli altri, possibilmente tutti, che devono pregarlo in ginocchio. Si sente tanto Gesù Bambino in attesa dei Magi. E, mentre snocciola i punti dell’ Agenda Purga con la voce briosa di una segreteria telefonica, fra una circonlocuzione di dieci minuti e una freddura che fa ridere solo lui (“l’Agenda è molto pink e molto green”, vedi Ilva), s’ode in sottofondo un inconfondibile “ronf ronf”..

Più pirotecnico l’eloquio della Mummia,che ha imparato a memoria tre o quattro cose e le ripete uguali in tutti i programmi, ma sempre condite con la mossa di Ninì Tirabusciò. Una volta si alza, finge di andarsene e poi si risiede (“Me ne vado? Vuole che me ne vada? Mi siedo per l’ultima volta, ma la prossima mi alzo e me ne vado”).

Un’altra tenta la barzelletta dell’incubo con ”Monti premier, Ingroia alla Giustizia, Di Pietro alla Cultura, Fini era nelle fogne, quello del Sel… come si chiama… alla Famiglia e non le dico cosa faceva la Bindi, ahah”.

Oppure conia neologismi (“pedessiquamente”, “il governo tennico”). O dà della “scimmia” a Beppe Grillo, sperando di esorcizzarlo. Intanto la Scimmia snobba le tv e gira l’Italia a caccia di firme.

In serata, per completare il carrello dei bolliti, si affaccia da Fazio anche Max D’Alema, la Volpe del Tavoliere che s’è fatta fregare, nell’ordine, prima dalla Mummia, poi dalla Sfinge e ora, non c’è il due senza il tre, attende la Scimmia. Dunque, fra i quattro, passa per il più furbo.

Perché Sanremo è Sanremo [re_re_re_reloaded]

Sanremo, rinvio causa elezioni?
Cicchitto contro Fazio e Littizzetto

Il consigliere di amministrazione della Rai Verro: “Credo che l’azienda debba cominciare a porsi il problema di un’eventuale sovrapposizione tra elezioni e Festival”. Il capogruppo Pdl alla Camera: “I conduttori non sanno manco dove stia di casa l’imparzialità”. Il vice presidente della bicamerale ricorda che c’è spazio per l’informazione politica negli altri palinsesti [Il Fatto Quotidiano]

Stamattina sono un po’ in confusione, non mi ricordo se le televisioni spostano gli orientamenti politici e quindi i voti oppure no.
Perché se non lo fanno, come ci hanno spiegato in tutti questi anni anche autorevoli eccellenze nel giornalismo, un nome a caso Pigì Battista, allora non si spiega perché possa far paura una noiosissima kermesse musicale che secondo me non dovrebbe essere solo spostata ma abolita perché è vecchia e perché costa un mucchio di soldi che un’azienda in costante perdita [e chissà perché: conflitto d’interessi? ] come la Rai non può più permettersi di spendere. Comunque, non è normale un paese dove un programma televisivo DI CANZONETTE deve entrare sempre e puntualmente nel dibattito politico, non è normale un paese dove il palcoscenico di un festival deve venire usato dal santone di turno per rivelare chissà quali verità che poi verranno puntualmente spalmate in TUTTI gli altri programmi televisivi costringendo anche quei pochi che cercano di salvarsi a doversi occupare anche di Sanremo. Non è normale un paese dove per favorire un festival della canzonetta si stravolgono tutti i palinsesti televisivi, l’anno scorso perfino Santoro ha fatto la pausa pro/Sanremo per “sentire cosa aveva da dire Celentano”. E soprattutto non è un normale un paese dove a una nullità come cicchitto, un ex piduista, un servo del suo padrone venga consentito di giudicare chi è adatto o no a presentare un insulso festival che però, e purtroppo [siamo italiani mica per niente] tutti dicono di non guardare ma che alla fine invece raccoglie sempre una quantità impressionante di telespettatori. E soprattutto_soprattutto non è normale, anzi risulta piuttosto invivibile un paese dove TUTTO ruota attorno al papa, a berlusconi e alla politica.

Anticamente durante le Olimpiadi si interrompevano le guerre, oggi invece si interrompe Sanremo per le elezioni. E’ la civiltà moderna.

Sono pragmaticamente d’accordo con la Littizzetto

Sottotitolo: su una cosa berlusconi ha ragione; a noi dello spread non doveva interessare niente.
I cittadini normali di un paese normale di un mondo normale non sono obbligati a doversi intendere e interessare di economia. Non sono obbligati a dover seguire le notizie che arrivano dalle borse di tutto il mondo, a seguire le oscillazioni delle monete, a sapere quali azioni e di chi sono in attivo e in positivo e quali invece seguono l’andamento della politica quando questa fallisce il suo compito. Non dovevano essere costretti ad imparare un linguaggio sconosciuto, complicato, da addetti ai lavori. Tutto questo era e doveva restare un dovere della politica, visto che è la politica che ha scelto di sottostare al cosiddetto mercato invece del contrario, di essere il controllore, di quel mercato.

Littizzetto, l’ultima notizia prima delle televendite

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano

La televisione è il contraccettivo preferito del Cavaliere per oscurare la realtà e mostrarsi sempre con il sorriso fintamente giovane. La televisione è il cerone che sovrappone le due maschere e può alimentare la rincorsa elettorale: il mezzo è un palco, il messaggio è un comizio. Presto vedrete carovane di Santanché, Ravetto, Gasparri e Cicchitto invadere le trasmissioni, diventare arredamento di salotti e rumore di sottofondo. A quel punto, e forse la Littizzetto vuole metterci in guardia, un commentino così leggero non lo sentirete più. Qualcosa che suona come “Berlusconi ci hai rotto il cazzo”.

Genitori, politici, dirigenti rai, movimenti, che lo dico a fare? cattolici, anche parte della società civile, gente di sinistra e perfino Polito, noto giornalista super partes,  di una partes qualsiasi,  s’indignano: tutti contro la Littizzetto colpevole di aver fatto una battuta.
Come se il problema fosse pronunciare la parola “cazzo” in prima serata tv.
Come se fosse vero il teorema che parlare “male” di b significa aumentare il suo potere e non invece che quel potere lui lo abbia ottenuto grazie alla mancanza di una vera azione di contrasto.  Il consenso non gli è arrivato certo dai comici che facevano battute su di lui, quello che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi è stata un’opposizione inesistente e assente, molto spesso, connivente. La satira smetterà di occuparsi di b quando lo faranno tutti quelli che ancora oggi lo considerano un interlocutore in grado di ricattare, di avere voce in capitolo, di poter dire oggi alla luce di tutti i danni che ha prodotto che i suoi governi sono stati i migliori senza che nessuno abbia il coraggio di dirgli che non è vero.
Il compito della satira è quello di ridicolizzare il potere, è stato sempre così da che esiste la satira: con berlusconi ci vanno a nozze. Anche la stampa estera lo ha esaltato raccontandoci le sue gesta in tutti questi anni e mettendolo ieri dentro un water? chi voleva capire cosa succedeva esattamente in  questo paese negli ultimi tre anni, almeno, i più significativi a descriverci la statura morale e civile di b, doveva andare a leggersi le rassegne stampa dei paesi liberi, quelli che a differenza del nostro non temono di dare importanza a uno dicendo e scrivendo che è inadatto alla politica non per colpa della politica ma della sua.
Cosa che qui, a parte le solite rare eccezioni “populiste” non ha fatto nessuno, nemmeno Polito che in questo squallido ancien régime si è sempre accomodato alla perfezione.
Mi piacerebbe sapere dov’era tutta questa indignazione quando tutti i talk show portavano in prima serata un delinquente diffamatore recidivo, chiedo alle associazioni cattoliche e a quelle dei genitori: è più diseducativa la parola “cazzo” o il fatto che ad un condannato alla galera per un reato odioso come la diffamazione si concedano pubbliche tribune nella televisione pagata coi soldi di tutti per difendere se stesso e screditare i Magistrati? per non parlare di tutte le oscenità vere che passano continuamente nelle televisioni e a tutte le ore.
Dei veri messaggi distorti, volgari e violenti a cui però nessuno dà la minima importanza.
E’ in queste occasioni che viene fuori tutta la piccineria di gente che non si sente toccata minimamente dai veri problemi di questo paese: c’è gente a cui non fa né caldo né freddo il fatto che un abusivo, impostore e disonesto abbia avuto  così  voce in capitolo nella società italiana al punto tale da stravolgerla a sua immagine e somiglianza, uno che da diciannove anni fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo nella politica e lo ha potuto fare col benestare di tutti, di quella politica che avrebbe dovuto impedirglielo, della chiesa che tutto gli ha perdonato e contestualizzato.  berlusconi è indagato in un processo per sfruttamento della prostituzione minorile,  è stato condannato per frode fiscale ma a proposito di questi argomenti  non si è levata nessuna voce dalle associazioni cattoliche, anzi monsignor Fisichella ha ritenuto opportuno “contestualizzare” quella bestemmia che pronunciò pubblicamente e da presidente del consiglio  che in fin dei conti era solo una battuta.

Quella di un comico invece  no, per la nostra bella società di irriducibili ipocriti e bigotti è irricevibile:  lo scandalo è la parola “cazzo”, e sarà la stessa gente che non s’indignerà pubblicamente e non farà un plissè quando fra poco berlusconi tornerà ad occupare manu militari le tv , le sue e la nostra per la sua campagna elettorale.
Quando a nessuno sarà più data – per la gioia della massa ipocrita che popola questo sciagurato paese – la possibilità di poter dire con parole semplici quello che tanti italiani e non solo – basta leggere le rassegne stampa estere per saperlo – pensano ma non hanno una ribalta visibile da cui poterlo dire.

Cose che i tiggì non diranno

Sottotitolo: UN CAMORRISTA IN RAI. (dalla pagina di Facebook di Roberto Saviano)

Nel corso di questa trasmissione, seduto in prima fila c’è Gaetano Marino, uomo ai vertici degli Scissionisti, detti anche Spagnoli, usciti vincitori della guerra interna al cartello dei Di Lauro. Nessuno si era accorto di questa inquietante comparsata prima di stamattina (10 febbraio) quando Roberto Saviano l’ha denunciata pubblicamente. Bene, noi non vorremmo finanziare  le comparsate dei camorristi e chiediamo che la Rai risponda di questo incommentabile episodio. Vogliamo sapere dai vertici della Rai chi ha invitato il camorrista negli studi della Rai.

E’ normale che Rai2 ospiti in studio un pericoloso camorrista? Video

violapost.wordpress.com/

Dunque, chiediamo scusa: alla muffa e ai lombrichi.