Monti ha fatto benissimo a dire NO alle Olimpiadi di Roma.
Ora aspettiamo lo stesso NO agli F35, alla TAV, alla Gronda, all’Expò…eccetera, eccetera.
Monti boccia le Olimpiadi di Roma
‘Non rischiamo il denaro dei cittadini’
A me delle olimpiadi non frega nulla, ma nullanulla, epperò perché le Olimpiadi secondo l’esimio dott. prof. S.E. il sobrissimo che fa benissimo nonché presidente del consiglio Mario Monti sarebbero tutta questa robina qui e la TAV (per esempio eh?), no?
«Non vogliamo che chi governerà l’Italia nei prossimi anni si trovi in una situazione di difficoltà», ha aggiunto Monti. «Non vogliamo che la situazione possa essere compromessa da improvvisi dubbi circa la finalità di risanamento finanziario del Paese». Di una cosa è sicuro il presidente del Consiglio: «L’Italia non deve rinunciare ad avere mete ambiziose, il nostro governo è concentrato anche sulla crescita, ma in questo momento non pensiamo che sarebbe coerente impegnare l’Italia in questo impegno finanziario che potrebbe mettere a rischio denaro dei contribuenti».
Bisognerebbe smetterla di pensare che le olimpiadi, i mondiali di calcio e ogni grande evento sportivo e non siano l’occasione per dare prestigio ad una città.
Succede altrove forse, ma non Italia.
Perché sappiamo benissimo chi guadagnerebbe dall’enorme movimento di soldi che le gare di appalto spostano e che lievitano di minuto in minuto per far arricchire le solite cricche di delinquenti.
A me il prestigio interesserebbe averlo per le cose importanti e durature: strade e marciapiedi senza buche, asili, scuole, ospedali meno fatiscenti di quelli che si vedono in ogni città italiana, una metropolitana che funzioni, una rete di mezzi pubblici che sia degna di una Capitale del mondo, oltreché d’Italia. Il prestigio dei tutti i giorni insomma, quello che fa funzionare le cose come devono, non quello di una volta “ogni morte di papa”.
E sarebbe bastato vedere – appunto – da chi è composto il comitato promotore per le Olimpiadi a Roma per rendersi conto che far organizzare qualcosa a questa gente qui sarebbe stata una follia, il presidente ONORARIO, è Gianni Letta, e, a cascata Pescante, Alemanno: gente di cui sappiamo non tutto ma abbastanza per capire che non sono adatti nemmeno per custodirci la gabbia dei canarini.
Però le motivazioni del NO di Monti se non facessero pena farebbero ridere.
Il metro di giudizio non può essere Monti che dice no ad alemanno e giù, tutti a dirgli bravo.
Il metro dovrebbe essere, doveva essere quello della riflessione su tutto quell’altro a cui Monti non ha detto e non dice no per gli stessi motivi per i quali ha detto NO alle Olimpiadi. Dai privilegi mantenuti alla Tav che invece si farà passando per i caccia da guerra che invece si compreranno sennò l’ammiraglio s’incazza. Per dire soltanto le prime tre cose che mi sono venute in mente.
Il presidente del consiglio non si può ricordare di essere morigerato solo per quello che vuole lui. Perché anche la Tav e gli aereoplani da guerra significano soldi, molti, buttati e in più finalizzati a produrre solo danni, dunque addurre motivi finanziari e di risparmio in previsione dello stesso futuro di cui questo governo sta dissolvendo anche e solo l’immagine mi sembra solo una gigantesca presa per il culo.
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Viva la Quaresima (ma chi è davvero GIANNI LETTA?) – di Marco Travaglio, 15 febbraio
Ci sono diversi modi per ricordare il ventennale di Mani Pulite.
I partiti commemorano l’anniversario offrendo ogni giorno qualche
ladro alle manette (ieri è toccato all’Umbria). Il Comune di Firenze
discute di una via da dedicare a Bottino Craxi.
Il Tribunale di Torino condanna a 16 anni due potentissimi dirigenti dell’Eternit.
E il governo Monti decide che l’Italia, per com’è messa, non può
permettersi le Olimpiadi a Roma nel 2020: uno scherzetto da 5
miliardi, destinati, secondo le prassi italiote, a diventare 15 o 20.
Se ne riparlerà un’altra volta, se e quando avremo una classe
dirigente capace e onesta. Cioè chissà quando.
Quest’anno niente Carnevale: si passa subito alla Quaresima.
Finalmente una decisione saggia e sobria, tanto più meritoria quanto
possenti erano le pressioni del partito trasversale del magnamagna
(cioè di tutti i grandi partiti e delle retrostanti cricche).
Forse, fra qualche mese o anno, salteranno fuori le intercettazioni di questo o quel magnager o prenditore con questo o quel politico per garantirsi, fra una risata e un furto, appalti milionari, magari da
affidare alla Protezione civile con la scusa dell’urgenza e da
assegnare, come ai bei tempi dei bertoladri, a trattativa privata,
brevi manu, senza controlli della Corte dei Conti, tutto in famiglia,
in cambio di favori, mazzette, massaggi alla cervicale e anche un po’
più in giù.
I protagonisti della politica e dell’impresa sono sempre gli stessi.
Quelli che hanno scavato un debito pubblico da 2 mila miliardi di
euro.
Quelli che hanno portato i costi dell’alta velocità ferroviaria al
record europeo (da 20,3 a 96,4 milioni a km, a seconda delle tratte,
contro i 10,2 della Francia e i 9,8 della Spagna).
Quelli che ancora tre anni fa moltiplicavano la spesa per il G8
fantasma della Maddalena (poi spostato all’Aquila): dal preventivo di 295 milioni al conto finale di 476 (e meno male che scattarono le
manette, altrimenti si sarebbe arrivati a 594 milioni).
Quelli che rubavano pure sulle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità
d’Italia (solo per il Parco della musica a Firenze, i costi
lievitarono dagli iniziali 80 milioni a 236).
Il grande protettore del sistema Bertolaso era Gianni Letta.
Bene, sapete chi è il presidente onorario del Comitato promotore di
Roma 2020, a braccetto col sindaco Alemanno, quello che non distingue
la neve dalla pioggia? Gianni Letta.
Il presidente effettivo invece è un altro giovine virgulto della
politica e dello sport: Mario Pescante. Letta e Pescante, due nomi due garanzie.
Letta, nel 1980, incassò 1 miliardo e mezzo di lire dai fondi neri
dell’Iri e nel 1993 confessò a Di Pietro di aver pagato una mazzetta
Fininvest di 70 milioni di lire al segretario del Psdi Antonio
Cariglia (“La somma fu da me introdotta in una busta e consegnata
tramite fattorino”): si salvò per amnistia.
Poi sponsorizzò galantuomini come Guarguaglini, Pollari e
naturalmente Bertolaso.
Chi meglio di lui per garantire trasparenza negli appalti olimpici?
L’ottimo Pescante, nato ad Avezzano come Letta, fu ai vertici del Coni ai tempi dei mondiali di Italia 90 e delle spese folli per gli stadi:
memorabile la ristrutturazione dell’Olimpico di Roma, costata quanto due o tre stadi nuovi (preventivo 80 miliardi, spesa finale 206).
Poi dovette dimettersi da presidente del Coni per lo scandalo del
doping nel calcio: il pm Guariniello scoprì che il cosiddetto
“laboratorio antidoping” dell’Acquacetosa cercava tutto fuorché il
doping: le provette con le urine degli atleti venivano gettate anzichè
analizzate. Il laboratorio truffa fu chiuso dal Comitato olimpico
internazionale e l’antidoping affidato a laboratori esteri, che
guardacaso scoprirono un sacco di italiani dopati.
Già vicino ai Ds, Pescante si riciclò prontamente come deputato di An e sottosegretario allo Sport, poi vicepresidente del Cio e numero uno delle Olimpiadi di Roma 2020. Che, per fortuna, resteranno un sogno.
Anzi, un incubo.