Risvegli

 

 

Se domani qualcuno decidesse che è necessario mostrare l’abuso dei bambini da parte degli adulti per spiegare che la pedofilia è un crimine orrendo altrimenti la gente non capisce e le coscienze non si risvegliano, tutti d’accordo? Pietà.

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Gli architetti della crisi ci spiegano che loro più di così non potevano fare e che da qui a vent’anni saranno solo cazzi nostri. Capito perché non possiamo prenderci la colpa?

Ci sarà sempre chi minimizzerà, chi dirà che certe cose non sono mai esistite, ancora oggi si nega l’appoggio della chiesa alle peggiori dittature, questo non vuol dire trasformare l’informazione in un immenso obitorio dove mostrare solo disperazione e morte. Anche sui pacchetti delle sigarette c’è scritto che il fumo uccide, ma la gente continua a fumare lo stesso. Che società si può formare mostrando solo l’orrore? E quanto è giusto mostrare l’orrore per colpevolizzare tutti?

Le colpe di tutti sono speculari a quelle di nessuno: tutti colpevoli nessun colpevole, mentre qui i colpevoli ci sono, hanno nomi e cognomi, i “signori” delle guerre.

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Mentana: perché non facciamo vedere il bambino morto

Dopo trenta ore in cui il leit motiv più ricorrente è stato quello del “risveglio delle coscienze” Mentana ha ribadito un concetto importantissimo: “che gente è quella che deve vedere la foto di un bambino morto per capire”.  Non fa una piega.  Un giornale, il telegiornale che entrano nelle case di migliaia, milioni di persone non possono arrogantemente imporre la loro ‘scelta’ di EDUCARLE, anziché INFORMARLE e di farlo con la violenza di un’immagine crudele che qualcuno avrebbe preferito non vedere. Qualche mese fa sono morte ottocento persone annegate, tutte insieme, dov’era la gente che si è indignata solo ieri spinta dalla suggestione della foto di Aylan? 

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L’Onu chiede che si trovi una soluzione all’orrore, anche a palazzo si sono svegliati dopo aver visto la foto del piccolo Aylan, nato bambino e morto da profugo.
Come se non fossero loro, il mondo:  hanno messo pure il diritto d’autore sulla loro responsabilità.
Cameron scopre che esiste una responsabilità morale sugli orrori.
Solo morale?
Qualcuno dovrebbe avvisare Cameron che lui è una delle cause degli orrori avendo contribuito alla loro costruzione.  Cameron si è mai commosso davanti ai morti bombardati anche da lui che fa parte della ‘santa alleanza’ esportatrice di democrazia?  Uno che si reputa statista, che viene considerato tale e che ammette una responsabilità morale nella morte dovuta alla guerra che proprio gli “statisti” scatenano in giro per il mondo si dovrebbe dissolvere, sparire.
Che tipo di problemi hanno le persone che hanno bisogno di VEDERE per capire e che dall’alto della loro presunzione pretendono che questa sia una regola universale?
Forse gli stessi che hanno quelle che per sapere che il veleno uccide e che la merda non si mangia anche se miliardi di mosche lo fanno li devono assaggiare?
Grazie a Mentana che ha ricordato che il dovere del giornalismo è quello di informare e che ha scelto di non mostrare la foto del piccolo Aylan infilandola per l’ennesima volta nel tritacarne del mainstream.
Al Manifesto prendano appunti, invece di vantarsi di fare parte della maggioranza che deve vedere sennò non capisce.

Quelli che “lavorano” alla  costruzione degli orrori, in primis i capi di stato e di governo occidentali conoscono benissimo tutte le loro conseguenze, non hanno bisogno di vederle nella morte di un bambino, il lavoro della propaganda è quello di far ricadere la responsabilità su chi non ha nessuna possibilità di sovvertire lo stato delle cose. Qualcuno dirà “però andiamo a votare”. Giusto, e ci andiamo, ma quando abbiamo mandato al governo Prodi e D’Alema non hanno contribuito anche loro alla costruzione degli orrori? D’Alema che ha mandato a bombardare Belgrado senza il permesso di nessuno, berlusconi che ha offerto l’esercito italiano a bush che nemmeno lo voleva sono stati votati. Renzi che continua a finanziare le finte missioni di pace in cui la gente muore come in guerra,  compra coi nostri soldi gli aeroplanini da guerra che Prodi ha ordinato prima di lui in virtù di accordi internazionali presi sopra e sotto il banco è stato votato. I cittadini di un paese con una Costituzione che ripudia la guerra i cui governi spendono fantastiliardi in armi, in cui vengono costruite armi,  mine antiuomo che ammazzano anche bambini che però nessuno vede, armi che usano i soldati italiani e quelli degli eserciti del mondo in che modo si possono opporre, ribellare a tutto questo,  difendere gli  altri Aylan del mondo dai costruttori di orrore e di morte, prendendosi loro la colpa di tutto?

 

Dietro il pallone, tutto

Sottotitolo: una nota riservata e particolare la meritano tutti gli imbecilli che ieri hanno insultato Gino Strada, uno dei candidati 5stelle alla presidenza della repubblica insieme a Rodotà, bersaglio anche lui degli anatemi di chi – evidentemente per limiti propri – è incapace di accettare un parere diverso, un’opinione altra. Così, tanto per ribadire l’indifendibilità di idioti manovrati pronti a sputare veleno anche sulle loro madri solo se qualcuno osa ragionare in proprio e non per conto di qualcuno.

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A quanto pare in Italia è più conveniente essere condannati per frode fiscale che fare l’attore. Perché il condannato – da una sentenza vera trasformata in pura goliardia – può apparire in televisione ogni volta che vuole, mentre l’attore della fiction, incensurato e di sinistra no per non disattendere alla regola della par condicio.

E quando in un paese succede una cosa del genere è impossibile non vedere l’anomalia, la malattia, l’anormalità. 
Stasera berlusconi dovrebbe partecipare a Porta a Porta dove troverà Bruno Vespa condannato in via definitiva per diffamazione. 
Gli obblighi derivanti dalla sua finta condanna gli impediscono di incontrare altri condannati: tutti meno Bruno Vespa? E’ stata fatta una deroga speciale, la solita regola ad personas per consentirgli di incontrare il suo vecchio amico, nonché suo editore?

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Ivano tagliato – Alessandro Gilioli, Piovono Rane

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 La par condicio si applica soltanto alle trasmissioni che non trattano di politica, proprio per evitare l’eccesso di presenza dei politici  nei media nei periodi pre elettorali fuori da quegli ambiti in cui si tratta esclusivamente di politica.

Forse vale la pena ricordare che la par condicio esiste perché esiste berlusconi.
Nei paesi normali, dove il politico fa solo il politico, non possiede mezzi di comunicazione non serve una legge sulla par condicio.
E risolvendo il conflitto di interessi non ci sarebbe stato bisogno di una legge per vietare al politico che ha giornali, televisioni, case editrici di poter eccedere in presenze nelle televisioni, sue e quelle che controlla in virtù del ruolo politico,  durante i periodi pre – elettorali, a danno e svantaggio di quei politici che non hanno le loro tv, i loro giornali e le loro case editrici, semplicemente perché nei paesi normali l’editore, l’imprenditore non fa il politico e viceversa. 

In un paese dove da vent’anni è la televisione a orientare pensieri, parole e opinioni grazie a chi ne ha fatto la propria arma di distruzione/distrazione di massa, e, orientando i pensieri condiziona anche le scelte importanti qual è il voto tutto può destabilizzare un già inesistente equilibrio. Perché poi a votare ci vanno tutti, telerincoglioniti compresi con le conseguenze che purtroppo conosciamo bene. Smettiamo di raccontarcela. E’ chiaro che Gino Strada non si mette a fare la polemica sterile su Renzi e la partita del cuore, semplicemente perché non tocca a lui fare da spartiacque, sarebbe toccato al buon senso di chi sta imponendo oltremodo la sua presenza nei media. L’Agcom ci fa sapere di aver avvertito Mentana per eccesso di Renzi nei Tg de la7 a danno e discapito di chi Renzi non è. 

In un paese dove la politica restasse fuori da ambiti che non le competono non servirebbe la par condicio, sarebbero i politici stessi se fossero persone serie a tirarsi fuori, rifiutandosi di andare a fare i buffoni cucinando risotti a Porta a Porta, ad esempio.

Il problema comunque non è Renzi né la partita.
E’ un paese piccino fatto di gente facilmente seducibile.
Perché alle persone che usano la testa, non si fanno incantare dalle chiacchiere, dai sorrisi e dalla performance mediatica dell’incantatore di turno non succede nulla nemmeno se lo vedono fuori dal seggio elettorale un minuto prima di votare. 
Se ci trattano come “alunni di seconda media e nemmeno troppo preparati” [cit. il noto delinquente], è perché sanno di poterlo fare.

 

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IL PALLONE SGONFIATO – Antonio Padellaro

Per carità, umanamente molto si comprende Matteo Renzi che quella dolce serata allo stadio Franchi di Firenze, scrigno dell’amatissima Viola, chissà quanto l’aveva sognata: farsi passare la palla da Baggio, triangolare con Antognoni e magari insaccarla sotto la traversa, il boato della folla, il primo presidente del Consiglio che corre a esultare sotto la curva, ganzissimo. Del resto, vanitas vanitatum, neppure sarebbe stato il primo leader di multiforme ingegno a esibirsi per l’ammirazione delle masse. Dopo Berlusconi cantautore e poeta, Veltroni romanziere e regista, D’Alema navigatore, cuoco e viticoltore, perché no un capo del governo giovane e prestante, dal tocco fino come non se ne vedevano, sia detto senza ingiuria, dai tempi del duce cavallerizzo, spadaccino e calciatore di caviglia forte? E poi tutto per la giusta causa di Emergency con il plauso di Gino Strada.

E se per una volta si accantonano le divisioni su F-35 e Afghanistan per raccogliere quanti più fondi possibile per curare i bimbi del Sudan, e se la diretta di RaiUno trasforma l’audience in una pioggia benefica di messaggini da 2 euro, che male c’è, meschini che non siete altro? Umanamente comprensibile, ma politicamente molto meno, perché quando si fa notare che la Partita del Cuore disputata a sei giorni dalle Europee (proprio non si poteva rinviare di qualche settimana?) costituisce di fatto un gigantesco spot elettorale, il giocoso Matteo mostra i dentini. E infatti, visto che a dire no alla diretta tv è stato il presidente M5S della Vigilanza Fico, il premier si scatena contro “la rabbia e la paura grillina” verso chi “vuole cambiare l’Italia, restituire speranza, cambiare la protesta in proposta”. Ma in questo modo Renzi conferma che siamo in piena campagna elettorale e che i cuori battono, ma i voti contano. Temiamo tuttavia che lo spirito del tempo soffi dalla sua parte poiché, certo, ci sono le regole da rispettare, ma in Italia chi buca il pallone non è mai simpatico.

 

 

Per quel che può valere [visto che chi dovrebbe nelle istituzioni non lo fa] la mia solidarietà alla Magistratura

 Sottotitolo: “spiegare al ricettatore dei giardini di via Carlo Felice che ok, si è preso quattro anni anche lui, ma non può attaccare i giudici in tivù”.[Alessandro Gilioli]

E spiegare anche all’extracomunitario che arriva in Italia che è obbligato a rispettare le leggi fatte in un parlamento dal quale non si fa uscire un già pregiudicato perché già condannato.[Io]

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Ha ragione Barbara, la figlia di cotanto padre:”se lo considerano un delinquente, perché hanno fatto con lui gli ultimi due esecutivi?”

EPIFANI: ‘TONI GUERRA FREDDA’. FIGLIA BARBARA: ‘SE CRIMINALE PERCHE’ PD CON LUI?’

Una bella domanda a cui il pd, nella persona del suo segretario traghettatore che ieri ne ha avute di ogni contro berlusconi dovrebbe saper rispondere.

Perché qualsiasi urgenza, necessità, decisione improrogabile che questo governo è chiamato ad assolvere non giustifica affatto l’alleanza con un pregiudicato condannato col quale non si andrebbe a prendere un caffè, secondo quanto detto da Epifani. E non giustifica soprattutto Napolitano che questo governo lo ha preteso sotto la minaccia di lasciare pur avendo ben chiaro davanti agli occhi qual era il quadro completo delle questioni giudiziarie che riguardavano e riguardano, ce n’è ancora, silvio berlusconi.

Dunque, ad occhio non mi pare proprio che l’irresponsabile sia chi approfitta di privilegi a lui e solo a lui concessi in virtù di chissà quale diritto, gli irresponsabili sono tutti quelli che paventando, ventilando, minacciando catastrofi che fin’ora ci hanno solo raccontato ma soprattutto senza che niente di concreto sia stato fatto per fronteggiarle, hanno prima imposto con un mezzo colpetto di stato a cielo aperto il governo di Monti e adesso, sempre tramite un golpettino, ma tanto democratico, prima la rielezione in seconda di un presidente che ha dimostrato varie volte di non essere quel garante perfetto della Costituzione e poi questo: un governo di nominati non dagli elettori e che può decidere come se fosse stato scelto dagli elettori di cui fa parte il partito di proprietà del pregiudicato silvio berlusconi.

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“Non apriremo con il videomessaggio di silvio berlusconi, ve lo diciamo subito. 
Nulla di personale, solo non riteniamo che sia il fatto più importante della giornata”.

Ecco: il giorno che tutti diranno la stessa cosa come ha fatto Enrico Mentana che non ha ritenuto silvio berlusconi e i suoi deliri la notizia del giorno, quella che tutti aspettavano come una minaccia ma anche con l’idea di farne un prodotto da vendere per ricavarci dei profitti non curandosi del fatto che non era appunto una notizia, questo sarà un paese un po’ normale.

Perché se la politica stenta a liberarsi del pericoloso delinquente, quello che attraverso il suo enorme potere malato, ottenuto col metodo sistematico dell’illegalità è riuscito a piegare quello dello stato riducendo il parlamento ad una dependance e con l’idea fissa di fare altrettanto con la Magistratura: i giudici buoni sono solo quelli che si fanno comprare per permettergli di rubare case editrici, l’informazione può liberarsi e liberarci soprattutto dalla visione e l’ascolto di questo squilibrato che da vent’anni ripete le solite ossessive litanie contro lo stato, contro la legge, contro la Costituzione, contro le regole e contro tutto ciò che ostacola i suoi progetti delinquenziali.

C’è una parte consistente del paese a cui non interessa sapere cosa fa berlusconi, come si veste berlusconi, cosa dice berlusconi, e a cui dà fastidio, un enorme fastidio, sentirlo ancora chiamare cavaliere. 
L’informazione è uno strumento prezioso, crea e può distruggere, quindi per cortesia, mi rivolgo a chi in assenza di berlusconi non saprebbe come riempire giornate e palinsesti: smettete di molestare, inquietare e annoiare gli italiani usando silvio berlusconi.

 Un personaggio in caduta libera, che ha fatto tanto male a questo paese si può ignorare, parlarne a centro pagina così come si fa per le notizie di scarso rilievo. Ieri tutti potevano scegliere, avevano facoltà e libertà di scegliere di ignorare silvio berlusconi e lasciarlo solo davanti al suo pubblico e alle sue telecamere che comunque non dovrebbe poter usare come il salotto di una delle sue ville.

E invece erano tutti lì ad aspettare chissà quale lieta novella.

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QUALCUNO RISPONDA AL RICATTO – Antonio Padellaro

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1,3 balle al minuto
Marco Travaglio, 19 settembre

A parte la perfetta imitazione della mummia di Mao Tse-Tung ricomposta in un frizzante doppiopetto scuro, il videomessaggio che annuncia la nascita di Forza Italia presenta varie analogie con quello primigenio del ’94 che annunciava la nascita di Forza Italia: il colorito pastello del faccino levigato come un culetto di bambino, peraltro adornato da una chioma decisamente più fluente di 20 anni fa; il set Ikea con i libri finti di legno e le foto di famiglia sulla scrivania, senza più Veronica, ma sempre rivolte verso l’esterno; l’impermeabilità al senso del ridicolo che accomuna la salma parlante e i cameramen riprendenti, a nessuno dei quali scappa mai da ridere. Neanche quando lui chiama il Padreterno a testimonial di Forza Italia 2.0 o quando invita kennedianamente gli italiani a domandarsi non cosa può fare lui per loro, ma cosa possono fare loro per lui. Ma soprattutto il fatto che, dopo quasi 20 anni, il protagonista sia ancora a piede libero, il che costituisce il vero, l’unico, miracolo italiano. Quanto alle differenze fra il ’94 e l’oggi, a parte i segni del tempo trascorso (più per noi che per lui), spicca lo straordinario progresso nella capacità di mentire, frutto di un lungo e proficuo allenamento: in un quarto d’ora è riuscito a infilare la bellezza di 20 balle, che costituiscono il nuovo record mondiale di cazzate al minuto (1,3 periodico).

1) Il presunto “bombardamento fiscale che mette in ginocchio aziende e famiglie” non riguarda comunque le sue, vista la sua condanna per frode fiscale, senza contare i vari autocondoni.

2) Il presunto sabotaggio degli alleati che in 20 anni gli avrebbe “bloccato tutte le riforme” non gli ha impedito di approvare la legge sulle rogatorie del 2001 in 93 giorni, la Cirami del 2002 in 119 giorni, il lodo Schifani del 2003 in 69 giorni, il lodo Alfano del 2008 in 25 giorni.

3) È falso che gli abbiano legato le mani sulla “riforma della giustizia”, visto che in vent’anni ne sono state approvate 110.

4) Non è Magistratura democratica che ha trasformato le toghe “da impiegati pubblici non eletti in potere dello Stato”: è l’art. 104 della Costituzione, che definisce la magistratura “autonoma e indipendente da ogni altro potere”, cioè anch’essa un potere dello Stato. Come negli Stati di diritto da Montesquieu in poi. Il che non vuol dire “irresponsabile e immune”: i giudici che rubano finiscono in galera (tipo quelli corrotti da Previti), i politici che rubano si coprono a vicenda.

5) Nessun magistrato, nemmeno di Md, ha mai detto di voler realizzare “la via giudiziaria al socialismo”.

6) Nel 1992-’93 la magistratura non ha affatto eliminato “i 5 partiti democratici che governavano da 50 anni”: si sono eliminati da soli, rubando. Come lui stesso disse nel ’94: “La vecchia classe politica italiana è stata travolta dai fatti e superata dai tempi. L’autoaffondamento dei vecchi governanti schiacciati dal debito pubblico e dal sistema di finanziamento illegale dei partiti lascia il Paese incerto al passaggio di una nuova Repubblica”. 7) Nel ’94 B. fu inquisito per le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza, poi condannato in tribunale, prescritto in appello e assolto in Cassazione, ma non “con formula piena”, bensì dubitativa: “insufficienza probatoria” (e solo perché Mills, che le prove a suo carico le conosceva, mentì sotto giuramento perché corrotto da lui). E le tangenti esistevano: il manager Sciascia corruttore e i finanzieri corrotti furono tutti condannati.

 “Per questo cadde il mio primo governo”. No, cadde perché Bossi gli levò la fiducia, in dissenso sulla riforma delle pensioni.

9) “Da allora ho subìto 50 processi…”. Che però sono 28.

10) “…e 41 si sono conclusi senza condanne”. Ma le sentenze, meno di 41, lo dichiarano colpevole di corruzione, falso in bilancio, appropriazione indebita, falsa testimonianza, frode fiscale e rivelazione di segreti, ma impunito per prescrizione o per amnistia o perché si è depenalizzato il reato.

11)“La sentenza (Mediaset) potrebbe non essere definitiva: mi batterò in Italia e in Europa per la revisione”. In Italia la revisione è ammissibile solo con nuove prove, che per ora non si vedono; in Europa nessuna Corte può ribaltare sentenze di tribunali nazionali.

12) “Md si è impadronita della maggioranza della magistratura e dei collegi giudicanti”. Md non è mai stata maggioritaria tra le correnti togate e anche alle ultime elezioni per l’Anm s’è piazzata terza, alle spalle delle componenti moderate (Unicost e di MI), con 1975 voti su 7359. E nessuno dei 5 giudici di Cassazione del processo Mediaset è di Md.

13) “Per condannarmi hanno inventato un nuovo reato: quello di ideatore di un sistema di evasione fiscale”. Ma il reato è vecchio come il mondo: la legge punisce il “mandante”, il “promotore”, l’ “organizzatore” e il “concorrente nel reato” (articoli 110-112 del Codice penale).

14) “Hanno rifiutato di sentire 171 testimoni a mio favore”. Può darsi, ma il giudice ha il potere di sfrondare le liste dei testi della difesa e del pm: altrimenti l’imputato potrebbe citare direttamente l’elenco telefonico e il processo durerebbe un secolo.

15) “Mi hanno sottratto al mio giudice naturale: la sezione ordinaria penale della Cassazione…”. Il giudice naturale, d’estate, per i processi a rischio prescrizione, è la “sezione feriale promiscua” (mista di giudici penali e civili): la sua comunque era tutta di giudici penali.

16) “…dove già mi avevano assolto due volte per gli stessi fatti”. No, l’hanno assolto per Mediatrade, cioè per il periodo successivo a quello dei fatti contestati nel processo Mediaset.

17) “Mi hanno condannato per una presunta evasione dello zero virgola, a fronte di 10 miliardi pagati dal ’94 a oggi da Mediaset”. A parte il fatto che fino a due settimane fa i miliardi erano 6 e non 10, lo zero virgola non sta in piedi: la condanna riguarda ammortamenti di 7,3 milioni su due annualità, ma solo perché i restanti 300 milioni relativi agli anni precedenti si sono prescritti grazie all’ex-Cirielli e alla controriforma del falso in bilancio.

18) “Io non ho commesso alcun reato”. Ma le sentenze definitive che lui cita come modelli di giustizia imparziale lo dichiarano colpevole di svariati delitti gravissimi (vedi punto 10).

19) “Sono orgoglioso di aver impedito di andare al potere a una sinistra che non ha mai rinnegato la sua ideologia e vuole levarmi di mezzo col suo braccio giudiziario”. Strano: con quella sinistra lui governa dal novembre 2011, mantenendola al potere.

20) “Forza Italia difende la tradizione cristiana della vita e della famiglia”. Parola di uno che fece abortire Veronica e – come dice Benigni – “ha avuto diverse mogli, fra cui alcune sue”. Infatti l’unica frase coerente e veritiera è l’appello ai “missionari della libertà”: lui ha sempre prediletto la posizione del missionario.

Bella, ciao

Su wikipedia tutti hanno la possibilità di aggiungere informazioni e dettagli a tutti gli argomenti che sono contenuti nell’enciclopedia on line che ogni giorno viene consultata da miliardi di persone.
Solo però, come diceva Grillo tanti anni fa, se qualcuno scrive una cazzata tempo due minuti e gli si rivolta contro il mondo.
E allora io mi chiedo: qual è il senso di diffondere cazzate, anche offensive, se grazie alla Rete tempo due minuti e non dico il mondo ma un sacco di gente giustamente incazzata e stanca di essere trattata da imbecille poi si rivolta contro?

Per la cosiddetta informazione italiana, pubblica e privata, la parola fascismo è off limit, non si può dire, non si può pronunciare, non si deve dire, ad esempio, che Franca Rame non fu vittima della sua bellezza [finché, ‘sto cazzo] quando il 9 marzo del 1973 fu stuprata da un branco di  fascisti e che il suo fu uno stupro su commissione non perché lei fosse una gran bella donna ma perché era una donna comunista e dunque doveva essere punita per questo.
E non si può dire che quello stupro fu ordinato da alcuni ufficiali dei carabinieri come riportano le cronache del periodo.

Ieri il TG2 ha mandato in onda un servizio vergognoso su Franca Rame: la conduttrice  ha detto che Franca Rame avrebbe usato la sua bellezza finché non fu stuprata omettendo il perché di quello stupro, ovvero la parte fondamentale che fu quella che poi segnò per sempre la vita dell’artista.

Dopo mezz’ora dalla fine del telegiornale in Rete è successo il finimondo come sempre accade quando l’informazione ufficiale, quella che paghiamo tutti, non assolve al suo dovere che è appunto, quello di informare e non di dare la versione più comoda, riveduta, corretta e addolcita di un fatto che è accaduto.

E dai fatti che hanno riguardato  la splendida vita di Franca Rame non si può stralciare qualcosa che è ormai di pubblico dominio, e specialmente nel giorno della sua morte e dopo che  la vicenda drammatica dello stupro subito da Franca Rame aveva già fatto il giro del mondo in Rete.
A distanza di quarant’anni, il servizio pubblico come quello privato nella figura di Enrico Mentana, anche lui così poco coraggioso da evitare di pronunciare la parola “fascisti” in riferimento agli stupratori,  non possono oscurare il fatto che lo stupro di Franca sia stato una vera spedizione punitiva eseguita da una squadraccia fascista e ordita per motivi politici.

Solo in tarda serata è arrivata una specie di rettifica da parte del TG2, ma come sempre accade in casi come questi la toppa è stata peggiore del buco, perché il direttore Marcello Masi ha fatto l’offeso e lo sdegnato invitando a vergognarsi tutti quelli, me compresa che si erano già attivati su facebook per pretendere il chiarimento, colpa nostra che  avevamo capito male e non c’era nessuna finalità offensiva né tanto meno censoria nell’intervento di Carola Carulli al telegiornale.

Nella richiesta di rettifica non c’era nessuna volontà di ripristinare la gogna per la giornalista disinformata: bastava ammettere l’errore e  fare un opportuno passo indietro senza i se i ma del direttore.

E inoltre, se l’informazione facesse il suo dovere non servirebbero nemmeno certe “scuse”.

Lo stupro è un orrore che ammazza dentro.

Quello che si vive dopo è solo un surrogato di vita: un’apparenza di vita.

Grazie a Franca Rame per aver saputo, invece, vivere così bene la sua, mettendosi a disposizione per un progetto di civiltà.

E, a proposito di balle e ballisti,  qual è il senso di fare il Pigì Battista se poi c’è sempre almeno un Marco Travaglio che gli fa fare la figura di merda che si merita?

I ragazzi del coro
Marco Travaglio, 30 maggio

L’altra sera il giornalismo indipendente ha fatto un altro passo da gigante a Ballarò con l’intervista, si fa per dire, di Giovanni Floris a Pier Luigi Bersani. Parevano due compari che si ritrovano al bar dopo tanto tempo e il più cazzaro dei due racconta all’altro che lo voleva la Juve come centravanti, ma lui ha rifiutato perché merita ben di meglio. Solo che al bar, di solito, l’altro compare guarda il cazzaro con un misto di simpatia e commiserazione, e se è molto buono lo asseconda, altrimenti gli ride in faccia. Floris invece assisteva alle bugie di Bersani con compunta partecipazione, alzandogli lui stesso la palla per aiutarlo a mentire meglio. Così lo smacchiatore di giaguari ha potuto raccontare la favola del “governo del cambiamento” con i 5Stelle, abortito per il no di Grillo (tutti sanno che era un governo Bersani di minoranza, in cui i 5Stelle non avrebbero avuto alcun ministro e alcuna voce in capitolo sul programma, che Bersani si era premurato di preparare in anticipo: i famosi otto punti di sutura). La frottola della sua proposta ai grillino di votare Prodi al Quirinale (proposta mai fatta né in pubblico né in privato, mentre fu Grillo a proporgli pubblicamente di votare Rodotà e poi discutere di un governo insieme). La balla del no del Pd a Rodotà perché “non avrebbe avuto i voti” (e allora perché proporre Marini e Prodi, che non avevano neppure i voti del Pd, ed escludere in partenza Rodotà, che aveva già i voti dei 5Stelle e di Sel e avrebbe potuto essere eletto anche senza un terzo del Pd?). La bufala della sua disponibilità a farsi da parte (lo disse solo il 2 aprile, dopo aver ripetuto per un mese e mezzo “governo Bersani o elezioni”, e poi non lo fece mai). La patacca del “sempre stato contrario al finanziamento pubblico dei partiti” (celebre il refrain della campagna elettorale:”anche Clistene era favorevole, sennò fan politica solo i ricchi”). E via balleggiando. L’unica volta che Bersani ha detto qualcosa di vero, e cioè che sa chi sono i 101 “o forse 110” parlamentari del Pd che han tradito Prodi e il partito, ma non intende svelarli, Floris ha lasciato pietosamente cadere la questione. Meglio non metter troppo in imbarazzo l’ospite. Meglio servirgli altri assist spiritosi, tipo: “È più facile governare con Alfano o con Casaleggio?”. Ah ah, zuzzurellone. Il clima è da quiete dopo la tempesta: ce la siamo vista brutta, ma ora è passata, tutto è tornato al suo posto: Grillo perde, i partiti vincono (mettono in fuga 4 elettori su 10, ma è un trionfo), i giornalisti tornano a sdraiarsi dopo tanta paura, la cadrega è salva e si può anche riscrivere la storia a uso e consumo dei presunti vincitori. È lo stesso clima che si respira nei giornali, che celebrano il record dell’astensionismo con titoli virili del tipo “Una domanda di governo” (Corriere ), “Il riscatto dei partiti” (Repubblica ), “Il voto sveglia la sinistra” (l’Unità). Anche gli onanisti di twitter si scatenano. Il neomartire Pigi Battista (Grillo l’ha insultato per le balle che scrive, dunque tutti solidali, mentre chi viene insultato da Battista non merita nulla) cinguetta: “Per Ingroia l’anno della catastrofe: arrestato il suo pataccaro Ciancimino jr.”. Strana esultanza, da parte di uno che passa il tempo a travestire da Tortora qualunque potente arrestato o inquisito. Figurarsi se avessero ingabbiato uno a scelta fra i suoi editori evasori: pianti a dirotto e alti lai contro le manette facili e l’accanimento delle toghe cattive. Trattandosi invece di Ciancimino, viva la garrota. Peccato che il primo a far arrestare Cincimino per calunnia e porto di esplosivi sia stato proprio Ingroia, che poi lo fece rinviare a giudizio per minaccia a corpo dello Stato e concorso esterno. E peccato che l’arresto per evasione fiscale non c’entri nulla con la veridicità o meno di quel che Ciancimino ha detto sulla trattativa e dei 50 documenti che ha prodotto (già autenticati dalla Scientifica). 
Queste cose le sanno tutti i giornalisti, anche i meno dotati. Dunque non Battista.

Strike

  Dagospia: “Quando tutti cantano in coro, conviene ascoltare la voce del cattivo, il giudice Giuseppe Cocilovo. Sentito dalla Stampa (p. 13), racconta che non vi fu mai alcuna rettifica sul Libero: “Quello stesso giorno c’erano stati un comunicato ufficiale e lanci Ansa. Tutti gli altri hanno riparato a quell’errore, hanno informato correttamente i loro lettori. ‘Libero’ non l’ha mai fatto, nemmeno quando l’ho richiesto. Hanno detto che quando uscivano i lanci Ansa erano in auto e non li avevano visti, e negli anni successivi?”. Saranno rimasti intrappolati nel traffico sei anni.

Ma il meglio riguarda la trattativa degli ultimi giorni, saltata perché il povero sallusti racconta che “quel signore pretendeva da me altri soldi”. Ecco la versione di Cocilovo: “Abbiamo fatto una proposta transattiva: avrei ritirato la querela dietro il pagamento di 20.000 euro da devolvere a Save the Children. Invece il giorno dopo mi trovo un editoriale di sallusti in cui sembra che io voglia quei soldi per me, si chiama a raccolta l’intera categoria nel nome della libertà di stampa, s’incassa la solidarietà del Capo dello Stato e si cerca la sponda del ministro della Giustizia. Una campagna stampa allucinante. E allora le domando: qual è la casta?”.

Diffamazione e responsabilità

Tra Sallusti e Travaglio c’è di mezzo un banner

“A Travaglio 8 mesi di carcere: lo salva la prescrizione”; “C’è un giudice anche a Roma: Travaglio diffama di proposito”; “Il giudice lumaca salva Travaglio” – [Il Giornale]

Tanto pignoli con i blogger, costretti a smentire le notizie degli altri e tutti preoccupati per Sallusti che, dovrebbe, andare in galera. Ad un professionista della diffamazione e delle notizie false dovrebbero imporre le rettifiche e la liquidazione dei danni morali.

Oggi tutti parlano bene di sallusti, perfino Norma Rangeri dal Manifesto ci fa sapere che la condanna di sallusti è un attentato alla libera espressione. Naturalmente non una parola su una classe politica INDECENTE che in sessant’anni e oltre di repubblica non ha trovato il tempo e il modo di sostituire le leggi ereditate dal fascismo. 
Fra cui proprio quella che ha condannato sallusti.
E i figli e nipoti di quella classe politica sono gli stessi che oggi non sanno tirare fuori una legge decente contro la corruzione nonostante e malgrado siano 11 anni (undici anni!) che l’Europa ce la chiede.
In poche ore si è formato un piccolo esercito di difensori della libertà di diffamare di sallusti, dal presidente della repubblica che NON si dovrebbe occupare di nessun “caso sallusti” al presidente della federazione nazionale della stampa Siddi, quello che “si sente come sallusti” invece di fare il suo mestiere ricordando magari che sallusti è proprio uno fra quelli che vorrebbe, invoca la galera per quei giornalisti che non diffamano come lui ma si limitano a fare il loro mestiere e cioè informare, passando per il ministro Severino  che non commenta ma qualcosa s’ha da fare [solo perché c’è di mezzo sallusti?]. Per esempio, al direttore Ezio Mauro piace il giornalismo che diffama? anche a Mentana? è legittimo pensare che oggi difendono sallusti per paura che domani tocchi a loro? solo però forse  non sanno che in quel caso i sallusti d’Italia non si faranno trovare pronti.

E tutti hanno fatto strike anche dell’ultimo residuo di credibilità, della loro credibilità istituzionale.

In Italia per vivere bene, avere un futuro assicurato, luminoso, un mucchio di amici che nel momento del bisogno non mancano mai di offrire il proprio sostegno non bisogna nascere con la camicia: bisogna nascere disonesti e irresponsabili.

Fiat voluntas sua

Formigli: “Sentenza sproporzionata
Un attacco al diritto di critica”
Il giornalista commenta la condanna a pagare sette milioni di euro  insieme alla Rai, alla Fiat per un servizio sull’Alfa Mito andato in onda su Annozero nel 2010. “Sono sconvolto. Una cosa del genere intimidisce chi deve informare”

http://www.repubblica.it/politica/2012/02/21/news/intervista_formigli-30281922/?ref=HREC2-12

Non so se Corrado Formigli abbia torto o ragione, non so nemmeno se abbia esagerato ad esercitare il suo diritto di giornalista nel fare informazione né se abbia davvero forzato in modo superficiale quello del diritto alla critica; quello che so è che mi viene naturale e spontaneo stare dalla sua parte, se dall’altra c’è la Fiat.


Cinque milioni dei sette sono stati chiesti solo per il danno morale, da Marchionne? se non fosse vero ci si potrebbe anche schiantare dalle risate. Quanti danni morali dovrebbero chiedere i malati di tumore che abitano vicino agli inceneritori, al Prof. Veronesi, che ha dichiarato in televisione dall’insetto che striscia a Porta a Porta, che gli inceneritori sono a rischio ZERO TUMORI?

Non è disinformazione questa, e per giunta pericolosa?

La disinformazione si tollera, si compatisce,  solo quando a farla è Bruno Vespa?

Sono stata molto colpita dalla violenza inaudita con la quale molte persone in giro per il web, nei social network, pur di dare a Formigli dell’incapace, disonesto, del diffamatore  si sono schierate con l’azienda.

 In questa vicenda non vorrei che si prendessero le parti di nessuno, o perlomeno che lo facciano soltanto i preposti alla sua risoluzione, però mi piacerebbe evidenziare l’enorme sproporzione fra l’eventuale danno/offesa/calunnia e quello che viene chiesto dalla gloriosa azienda a titolo risarcitorio.

Un giornalista può sbagliare, certo, ma la pena deve essere proporzionata al danno; non penso che la gente abbia smesso di comprare automobili dopo il servizio di Annozero e non penso che quel servizio abbia danneggiato la Fiat in modo così manifestamente ‘esoso’. 

Ecco perché penso che la sproporzione del risarcimento chiesto renda, di fatto, più deboli le eventuali responsabilità del giornalista.

Per la  perdita di un figlio o di un genitore ( causa Eternit) è attribuito un indennizzo di 308.700,00€, per un fratello o nipote 134.700,00€, a cosa si deve l’enormitâ di questa cifra? ovviamente lo scopo è quello di intimidire e scoraggiare, colpirne uno per educarne cento: il solito metodo fascista che usano i forti contro i deboli.

E so anche che, se questa assurda decisione non venisse ribaltata nei prossimi gradi di giudizio  si verrebbe a creare  un precedente molto pericoloso, perché nessun giornalista potrà più azzardarsi a fare il suo lavoro, penso a Riccardo Iacona e a Milena Gabanelli che svolgono un lavoro importantissimo e fanno l’unico vero servizio pubblico in quel caravanserraglio che è diventata la Rai.

E penso che senza le loro inchieste non avremmo mai saputo cose importantissime che riguardano questo paese e dunque anche tutti noi.

Perché il principio – assurdo –  che scaturisce da questa sentenza è che se si critica un prodotto bisogna, nel contempo, evidenziarne anche tutti gli aspetti positivi altrimenti si può essere denunciati e perfino condannati.
Ciò significa, per esempio, che tutti i giornalisti che in questi giorni hanno scritto e parlato degli orrori del Policlinico Umberto I di Roma, avrebbero dovuto raccontare anche quanti reparti di eccellenza esistono in quell’ospedale per non rischiare di essere querelati per milioni di euro.

Un delirio e una follia che mettono ancora di più a rischio lo stato già fragilissimo dell’informazione italiana. E che per questo, non possono passare.


Io, la Rai e la Fiat: tanti saluti al diritto di critica

Libertà di stampa addio, chi tocca Fiat paga caro

Corrado Formigli e Luca Telese per Il Fatto Quotidiano

Fiat: anche Mentana scende in campo al fianco di Formigli

Dopo la Gabanelli tocca a Enrico Mentana, collega di rete, scendere in campo in difesa di Corrado Formigli condannato assieme alla Rai a risarcire 7 milioni di euro alla casa automobilistica torinese in seguito a un servizio andato in onda per Annozero nel dicembre 2010.

Dopo un intervento in apertura del Tg La7 delle 20, il giornalista ha postato uno status su Facebook.  Una nota molto dura che tira in ballo la libertà di stampa di cui la Fiat “non può non sapere quanto sia importante” essendo in un modo o nell’altro protagonista del panorama editoriale italiano.

E continua ricordando come la casa automobilistica ha “cercato di ingraziarsi i giornalisti, con viaggi premio a esotiche rassegne o gare automobilistiche”, fino all’invito al fair play “perché un giornalista come Formigli guadagna certo più di un operaio di Pomigliano, ma infinitamente meno di un Marchionne, per di più pagando le tasse in Italia”.

Ecco la nota completa:

La Rai e Formigli costretti a pagare alla Fiat 7 milioni di euro, di cui 5 milioni 250mila per danno non patrimoniale. Cosa è il danno non patrimoniale? E’ il danno morale, reputazionale, all’immagine della Fiat. Ora, la Fiat non è una Onlus. E’ la più grande azienda manifatturiera d’Italia, ma non solo. La Fiat è anche proprietaria di un giornale importante, la Stampa, e di una influente concessionaria di pubblicità, Publikompass, oltre a essere il secondo azionista della Rcs, che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Non può non sapere quanto sia importante la libertà di informazione, e quanto la metta a repentaglio la minaccia di pene economiche gravissime per chi osa scrivere o dire cose sgradite. Un simile salasso pecuniario per la Rai e Formigli avrebbe almeno un minimo di giustificazione se la Fiat non avesse mai cercato di ingraziarsi i giornalisti, con viaggi premio a esotiche rassegne o gare automobilistiche, o se non avesse cercato di influenzare per decenni giornalisti di ogni ordine e grado con auto in prova illimitata. Ma la Fiat ha sempre usato abbondantemente del suo potere, della sua influenza e della debolezza della categoria giornalistica, dimostrate da una abbondante casistica di servizi televisivi preventivamente entusiastici all’apparizione di ogni modello, Duna e Stilo comprese. Che oggi si comporti da vergine insidiata dall’orco della mala informazione è tanto ingiusto quanto grottesco. Sarebbe giusto che al Lingotto, finchè la sede della Fiat resta lì, si mettessero una mano sulla coscienza, e facessero un gesto adeguato di fair play. Perché un giornalista come Formigli guadagna certo più di un operaio di Pomigliano, ma infinitamente meno di un Marchionne, per di più pagando le tasse in Italia.

http://www.agoravox.it/Fiat-anche-Mentana-scende-in-campo.html