Una volta in paradiso ci andava la classe operaia: oggi ci vanno i boss della malavita

Penultim’ora: sindaco, prefetto, questore e ministro dell’interno non si sono dimessi, però è stata sospesa la licenza all’elicotterista spargifiori in quanto il volo non era autorizzato.
L’unica cosa fuorilegge ieri a Roma erano i petali di rosa.

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Ricordiamoci della vergogna di ieri quando la prossima volta il questore, il prefetto o il ministro dell’interno vieteranno “per questioni di ordine pubblico” una manifestazione pubblica, democratica, alla quale partecipano persone perbene:  studenti, operai, insegnanti malmenati e offesi dalle forze dell’ordine e non un branco di criminali ai quali ieri nessuno ha torto un capello.

Il prefetto di Roma “non era stato informato”, la Curia scarica tutto sul parroco di quella stessa chiesa che negò il funerale religioso a Piergiorgio Welby  che, poverino, “non sapeva” che stava per dare l’estremo saluto ad un criminale con tanto di banda sul sagrato che intonava una sobria melodia come “Il padrino” e la gigantografia appesa sul portone.

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Chissà che faceva il don mentre organizzavano la scenografia.
Ieri  Roma è stata subaffittata al clan criminale che da decenni se la comanda con l’estorsione, il traffico di droga, il racket della prostituzione e del gioco d’azzardo, l’usura, gli omicidi, i furti: un migliaio e forse più di persone coinvolte in tutto ciò che è criminalità pesante fino alla banda della Magliana a Roma e dintorni, che hanno costruito un patrimonio gigantesco col quale perpetuano l’ottima tradizione di famiglia e nessuno se ne assume la responsabilità. Muore il capostipite del clan criminale e il prefetto aspetta che gli arrivi l’informazione, la telefonata.
È lo stato che controlla i criminali o il contrario?

Monsignor Galantino non ha niente da dire sui “furbi cooptati” e ancorché criminali ai quali la chiesa non nega e non si nega?
Chi ha dato il permesso per la pagliacciata grottesca dei funerali del boss Casamonica con tanto di elicottero dispensatore di petali di fiori a volteggiare in uno spazio pubblico sulla Capitale d’Italia?  Dice il parroco che ha officiato il funerale al boss che “la pietà non si nega a nessuno”, meno però a Piergiorgio Welby, colpevole di non aver voluto continuare a non vivere. Siccome non era bastato lo scandalo di Enrico De Pedis detto Renatino, il boss della malavita che trovò posto da morto nella chiesa di sant’Apollinare sempre a Roma, che fu tolto da lì dopo ventidue anni durante i quali non fu possibile sapere perché un criminale assassino aveva potuto trovare posto fra papi e santi nella casa di Dio perché nessuna inchiesta trovò le risposte, impedite da numerosi fatti “contingenti”, ieri la chiesa ha ribadito qual è la sua idea di famiglia tradizionale e di misericordia.

Ringrazierei i Casamonica per aver tolto anche l’ultimo velo al gigantesco e millenario bluff della chiesa cattolica ipocrita, dalla doppia e tripla morale applicata soprattutto alle possibilità economiche dei suoi frequentatori e poco importa di chi sono i soldi se da oggi stesso le chiese d’Italia e del mondo si svuotassero. Così come avrei ringraziato quelli che hanno pensato che berlusconi poteva essere la risposta giusta alla politica inconcludente, incapace e disonesta se dopo di lui, l’altro mostruoso bluff venduto per politico, imprenditore capace e brillante mentre non era e non è altro che l’ennesimo inconcludente, incapace ma soprattutto disonesto personaggio del grande horror che è la politica di questo paese gli italiani avessero dimostrato maturità nelle scelte, desiderio di un cambiamento vero per rifare questo paese disastrato e disgraziato.
Ma non è così: le chiese non si svuoteranno e la maggioranza degli italiani continuerà a mandare al potere il pifferaio di turno che dice le cose che la gente vuole ascoltare, esattamente ciò che fanno i cosiddetti referenti di Dio dai loro pulpiti anche se poi alle parole non seguono mai fatti concreti, anzi l’azione successiva alle parole non va mai nella stessa direzione ma in quella opposta.
La cerimonia del boss criminale che dopo Roma si merita niente meno che il paradiso ci racconta la storia non solo di Roma ma di un paese che viene segnato da chi ne calpesta strade, piazze, da chi ci vive, lo forma, lo trasforma e lo deforma.
Evidentemente è questa l’Italia che piace agli italiani.
Io stanotte ho dormito pochissimo, questa faccenda mi ha disturbata nel profondo, uno spettacolo osceno che ribadisce, semmai ce ne fosse bisogno, che l’Italia è un paese abbandonato prim’ancora che dai suoi cittadini dalle istituzioni arroganti e oltremodo ciarliere di fronte alle piccolezze ma che chinano il capo silenti davanti al boss e, se esistesse davvero un Dio lo farebbe volentieri pure lui. 

Lo stato col crimine si trova perfettamente a suo agio, fatelo sapere anche a Mattarella che parla di lotta alla corruzione, alla mafia e perfino al terrorismo islamico.
Nel paese dove lo stato contrasta davvero il crimine cose come queste non si fanno perché lo stato per primo non lo permetterebbe.

So che è noioso e banale ripeterlo ma [nel paese normale] prefetto, questore, sindaco e ministro dell’interno si sarebbero già dimessi per manifesta incapacità.