Se ci fosse ancora Berlinguer

Sottotitolo: ci vuole solo la gran faccia di culo di questo centrosinistra che ha rinnegato tutto di Berlinguer ad andare in processione blindata a guardare il film su di lui fatto da chi ha finito di spalancare le porte a berlusconi. Quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava, per paura che la gente capisse chi NON doveva votare.
Bravo Uòlter, ipocrita quanto mai. La cosa positiva è che a nessuno – speriamo – verrà mai in mente di fare un film su quando c’erano Veltroni, D’Alema,  Fassino, Letta [jr] e Renzi, in quanto protagonisti di una politica che i posteri seppelliranno non di risate, perché non hanno fatto ridere nessuno, ma con l’opportuno velo pietoso, e anche vergognoso, che si meritano.

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Chissà perché questi nostri statisti democratici i loro bei discorsi sulla pace messa in pericolo da chi si ostina a non voler cedere alle prepotenze della finanza mondiale non li vanno a fare in America, in Cina, in Russia. Lì ci vanno in ginocchio, se ne fottono della pace e del rispetto dei diritti umani, fanno le riverenze ai capi di stato che fanno le guerre, le trascinano per decenni, paesi dove la pena di morte è ancora il sistema per regolare la giustizia. Qui invece, ritrovano tutta la loro verve e una gran voglia di fare chiacchiere che non c’entrano nulla col contesto in cui si trovano.  

E’ vergognoso e intollerabile che nel giorno della commemorazione della strage nazista di Roma si strumentalizzi questa data per fare propaganda a favore di una politica che proprio la pace ha tolto:  quella della sicurezza di un lavoro, di uno stipendio sicuro, di poter essere curate, istruite e di un futuro a svariati milioni di persone.  Roma, medaglia d’oro alla Resistenza ha dato asilo alla feccia fascista e nazista più immonda. E’ questa l’idea di democrazia che piace a molti: una democrazia che prevede il dare ospitalità al gerarca nazista priebke  nella stessa città dove ordinò la strage delle Fosse Ardeatine.
Questo non lo dicono Napolitano né Marino.
Napolitano, invece di scusarsi coi romani e con tutti gli italiani preferisce parlare d’altro, dei rischi dei partiti no euro.

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NAPOLITANO: “UNITA’ DELL’EUROPA ATTACCATA E SCREDITATA”

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La destra in Europa sta facendo quello che la sinistra non vuole più fare. Ovvero, ribellarsi al potere della finanza che schiaccia i lavoratori a beneficio di chi li sfrutta e vuole trarre da loro il massimo vantaggio e guadagno, con la minima spesa. Quel potere economico che è lo stesso che crea le crisi. Perché la crisi non la porta babbo Natale, e non è nemmeno vero che è frutto dello stile di vita dei popoli, la teoria secondo cui la maggior parte della gente ha vissuto al di sopra delle sue possibilità è una leggenda: una menzogna. La crisi economica è il veleno col quale i paesi vengono intossicati scientemente affinché la politica possa prendere quei provvedimenti che in periodi normali sarebbero impossibili perfino da pensare: provvedimenti che servono per dare più potere al potere. E, ogni volta, quei provvedimenti hanno prodotto l’unico risultato possibile che è quello di trascinare i popoli verso l’estremismo di destra. Era successo in Spagna e ora succede in Francia. Ma i segnali c’erano tutti, e le politiche di sinistra e centro sinistra non hanno cercato di essere loro il rifugio e la soluzione, si sono semplicemente adeguate al potere della finanza, hanno partecipato alla messa in pratica dei provvedimenti e del rigore salvo poi accusare di populismo chi a tutto questo si ribella.

Caricare i popoli di un debito che non hanno prodotto dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità. E chiunque agisca in questa direzione meriterebbe il giudizio del popolo.

Il centrosinistra italiano oggi terrorizzato dai venti di destra come mai non ha dimostrato di esserlo anche quando il monarca anziano ha costruito non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza, quelli delle larghe intese che gli piacciono tanto dentro ai quali c’è anche la destra?  In parlamento meglio il pdl dei 5stelle, diceva Letta nipote due estati fa. Della situazione attuale è molto più responsabile una sinistra in Italia sempre precaria ma negli ultimi vent’anni proprio sparita. Non si ricorda una sola iniziativa politica, un progetto di sinistra  vero, significativo e che abbia migliorato le condizioni dei cittadini portato a termine in tutto questo tempo.  Quando la politica dimostra di non volersi riformare anche dal suo interno, perché non bastiamo noi, ci vuole anche la volontà dei professionisti della politica per migliorarsi, ad esempio cacciando i disonesti, gli incapaci, gli indagati, quando i partiti di sinistra e centrosinistra per prendere i voti assumono le sembianze e agiscono come quelli di destra e centrodestra invece di contrastare la politica avversa alle necessità e alle esigenze della gente poi può succedere, succede, anzi, che gli elettori alle imitazioni preferiscano l’originale. 

 

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Ruby, Cassazione assolve pm Fiorillo e condanna il Csm: “Doveva difendersi”

 
 Annullata con rinvio la sanzione inflitta al magistrato minorile. Secondo gli ermellini fu diffamata dell’allora ministro Maroni che dichiarò che era stata lei ad affidare la marocchina alla Minetti
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La Cassazione che ha assolto Anna Maria Fiorillo dall’accusa di “violazione del riserbo” nel merito della vicenda di Ruby ha detto: “la verità mediatica si fissa nella memoria collettiva”, ovvero, quando qualcosa si dice, si ripete, si scrive sui giornali diventa un fatto vero, realmente accaduto. 
La stessa teoria di goebbels, il ministro della propaganda nazista, il quale usava dire che basta ripetere la stessa cosa tante volte affinché diventi la verità. E quando la verità viene negata tutto viene distorto, anche l’immagine della politica agli occhi della gente che va a votare. Quando sono le istituzioni stesse che fanno apparire onesto il delinquente è difficile poi che la gente possa avere un’opinione che rispecchia il più possibile la figura reale del politico.
Se questo fosse un paese normale oggi maroni dovrebbe rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della Dottoressa Fiorillo, ma siccome siamo in Italia non succederà, e nessun presidente sempre pronto a bacchettare e fare le ramanzine ai giudici dirà mezza parola di condanna ai diffamatori di giudici.
La vicenda della PM Fiorillo ribadisce e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno quanto le nostre istituzioni abbiano sempre agito in contrasto a quelli che sono i loro doveri, a favore dei loro pari anche [soprattutto] quando hanno violato la legge e non invece, come dovrebbe essere, della verità.
Il politico indagato non si manda via né si dimette perché come c’insegna anche Maria Elena  Boschi non basta l’avviso di garanzia per chiedergli di farsi da parte [qui, in verità, non basta nemmeno una condanna definitiva ma come dicono quelli bravi, tant’è]. I giudici invece possono essere tranquillamente infamati e diffamati dai politici, anche quelli indagati, inquisiti e condannati, possono essere fatti oggetto di provvedimenti disciplinari ingiusti dai loro superiori per colpa della politica serva, bugiarda, disonesta e dopo non succede niente, nemmeno in quel caso si pretende che il politico che infama e diffama risponda del suo operato così come è toccato al giudice per colpa sua.

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Italia contro resto del mondo
Marco Travaglio, 25 marzo

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto. E, mentre qui ferve il dibattito sulla candidabilità dell’incandidabile B. e sull’ideona di infilare il suo nome in lista o almeno nel logo di Forza Italia, e ancora si discute sulla legge Severino che l’ha fatto decadere da senatore dopo la condanna per frode fiscale, dall’Inghilterra giunge notizia che la Football League (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport: l’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole – non ancora in via definitiva – del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Senza contare le vicende giudiziarie per una vecchia truffa tentata ai danni del ministero dell’Agricoltura; i 15 mesi di pena per il falso in bilancio del Cagliari; e i mesi di carcere per peculato e falso nello scandalo dello stadio Is Arenas. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo i parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino “un disonesto” e tenerlo a debita distanza dallo sport. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and proper. Gli stessi parametri hanno indotto il board del Bayern Monaco a chiedere le dimissioni del presidente e campione del mondo Uli Hoeness, che peraltro se n’è andato subito dopo la condanna in primo grado per frode fiscale, rinunciando all’appello e alla presunzione di non colpevolezza. E stiamo parlando di società private. Figurarsi quali standard di moralità e di legalità sono richiesti a un cittadino per ascendere a cariche pubbliche o addirittura elettive o governative. Non è solo una questione di regole: è il comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione. Persino i tifosi del Leeds, letto il curriculum penale di Cellino, hanno manifestato la loro contrarietà ad averlo come presidente: il 4 marzo si sono presentati allo stadio londinese Ellan Road travestiti da mafiosi. Perciò all’estero ridono di noi, anche se a rappresentarci c’è il giovane Renzi al posto delle vecchie pantegane. E perciò l’establishment italiota non riesce a capacitarsi di quel discredito, attribuendolo a un inesistente sentimento anti-italiano. Non basta sostituire la faccia del premier, quando poi al governo siedono i soliti indagati e imputati, giustificati con i consueti gargarismi del “garantismo” e della “presunzione di innocenza”. O ci allineiamo agli standard etici d’Europa, colmando il vero spread che ci separa dai partner e piantandola di fare i furbi, o qualunque rappresentante italiano varchi la cinta daziaria, fosse anche il più virtuoso, sarà accolto dai soliti risolini. C’è, naturalmente, anche una terza via: andare in Europa e convincere tutti gli altri che abbiamo ragione noi e ha torto il resto del mondo. Ma – consiglio non richiesto – sarebbe meglio evitare.

 

Se questo è il nuovo che avanza, aridatece l’usato garantito almeno dalle elezioni

Governo Renzi, Boldrini possibile ministro. In lizza anche Farinetti e Baricco

E’ consolante sapere che il presidente del consiglio [per quanto ancora non è dato sapere, visto che non tocca a noi decidere] nei momenti di difficoltà cerchi rifugio e conforto nel trascendentale. In occasione della visita alla comunità di sant’Egidio invitò a pregare, ieri si è affidato alla provvidenza, come un naufrago senza la meta,  un malato terminale senza più speranze di guarigione. Se fossi una cattolica credente e praticante m’incazzerei moltissimo per questa continua mescolanza fra sacro e profano, laico e religioso. Letta manca di rispetto due volte: alle persone che credono sinceramente e a quelle che invece preferirebbero che il loro destino pratico fosse affidato a persone che non si rifugiano nel mistico ma si attivano per risolvere  problemi che non hanno nulla a che fare con la fede religiosa, quale essa sia.

Non era così che doveva andare. Napolitano aveva formato il governo di larghe intese perché risolvesse i problemi più urgenti, prima di tutto una legge elettorale in rispetto alla Costituzione e in secondo luogo quelli legati alla situazione economica del paese, un governo che avrebbe dovuto avere una durata breve, il tempo necessario per un rilancio anche minimo e che agisse in contrasto alla crisi. Mentre non è andata affatto così, in dieci mesi questo governo si è occupato di tutto fuorché di quelle cose di cui i cittadini si accorgono livellandole al loro tenore di vita. Invece la situazione generale non solo non è affatto migliorata ma in compenso abbiamo assistito, giorno dopo giorno, al disfacimento totale di quel che restava della democrazia e ad iniziative che nulla avevano ed hanno a che fare con la crisi economica. Ecco perché, stando ai sondaggi e al comune sentire, gli italiani vogliono tornare ad esercitare quel diritto sancito in tutte le democrazie che è quello di scegliere i propri rappresentanti politici e di governo. Un diritto che da tre anni viene negato ai cittadini italiani trattati come minus habens non in grado di decidere. E se una parte del popolo ha deciso, scelto di affidare la sua fiducia ad una forza politica nuova, emergente bisogna che quella volontà venga rispettata. E, last but no least, se Renzi pensa di avere le capacità di guidare un governo dovrebbe farlo seguendo le norme procedurali, quell’iter dimenticato che risponde alla definizione di ELEZIONI DEMOCRATICHE, perché Matteo Renzi all’oggi non ha nessuna legittimità popolare così come non l’avevano Monti e Letta; ricordiamo al segretario del piddì che non sono i due milioni e rotti che hanno votato alle primarie del piddì la maggioranza del popolo italiano. Quella autorizzata a formare e a dissolvere i parlamenti col voto, non per mezzo di  discipline olimpioniche.

Quando in una democrazia viene negato al popolo di scegliere i suoi rappresentanti c’è solo una parola che può definire quel regime, questa è una dittatura mascherata, altroché larghe intese. Oggi il potere si è organizzato, e i colpi di  stato non li fa più utilizzando i militari ma li istituzionalizza nei parlamenti.  L’elettorato è diviso per tre ma il potere, quello che decide per conto Napolitano che a sua volta risponde ai grandi poteri dell’economia e della finanza europei viene diviso  sempre per due. Il terzo, ça va sans dire, è l’incomodo, quello di troppo. Fate ciao con la manina alla democrazia, perché non siamo su scherzi a parte.

Not in my name

 Un pensiero stretto al cuore alla Sardegna, Terra bellissima, dunque come tante altre martoriata non solo dal tempo ma soprattutto da chi non l’ha mai amata e l’ha usata, devastandola, per i suoi luridi affari, per trasformarla in casini e casinò. I governi di un paese civile lavorano per migliorare, i nostri invece di preoccuparsi di sanare il dissesto dei territori si attivano per contribuire alla distruzione. Sul progetto delinquenziale del TAV sono tutti d’accordo, a destra come a centrosinistra, Fassino, sindaco di Torino è il primo sostenitore dello scempio.  Fassino è quello che disse che la legge sul conflitto di interessi non serve perché non dà da mangiare. Evidentemente il TAV sì, fa mangiare un sacco di gente. Poi chiedeteci perché non vi votiamo.

Se la gente non va a votare è colpa sua, della sua irresponsabilità, del suo non sentire più come un dovere civico andarci o è colpa del menù che offre la casa?
Io a febbraio a votare ci sono andata, e ricordo che i risultati elettorali dicevano tutt’altro da quello che poi ci è stato imposto, per il nostro bene, quello del paese ma soprattutto di berlusconi.

Se la gente va a votare e poi chi mandare in parlamento a “governare” lo decide Napolitano [su richiesta dei veri governanti degli stati membri della UE] saranno sempre meno le persone che vorranno rendersi complici di questo andazzo che rispecchia tutt’altro da una democrazia.

Per quale ragione i cittadini dovrebbero continuare ad andare a votare con una legge che poi manda in parlamento gente scelta dalle segreterie di partito [e che gente poi: i soliti indagati, i soliti inquisiti, i soliti imputati] e non da loro perché alla politica sempre in emergenza fa comodo così, perché è l’unico modo che ha per salvare il suo salvabile?

Per quale motivo i cittadini dovrebbero votare quei partiti che dopo aver sostenuto e tollerato in modo più o meno occulto, sfacciato, la presenza in parlamento di un impostore abusivo delinquente da mesi non riescono, non vogliono, non possono esprimere una posizione forte e chiara circa la sorte inevitabile che in qualsiasi paese normale tocca ad un condannato con sentenza definitiva ma, al contrario, si sono resi complici di quella che sembra una storia destinata a non finire come deve, con la cacciata con disonore di un traditore dello stato? E per quale motivo la gente dovrebbe votare chi mantiene in parlamento ministri, un vicepresidente del consiglio che hanno avuto comportamenti contrari al loro ruolo, in contrasto coi loro doveri istituzionali? 

Il segnale dato alle elezioni di febbraio è stato forte e chiaro: una maggioranza consistente di cittadini non vuole più questa politica, non vuole più inciuci sotto e sopra il banco, non vuole più quei partiti che già trent’anni fa Enrico Berlinguer aveva individuato quale causa della degenerazione nella e della politica.

Ma tutto questo alle alte gerarchie non è interessato, invece di cercare il modo migliore che si avvicinasse il più possibile alla scelta democratica degli elettori per rendere operative le decisioni prese in cabina elettorale il padre padrone e padrino ha battuto il pugno sul tavolo decidendo lui il da farsi sulla base di un’ipotetica catastrofe, e tutto ciò che è stato fatto in questi mesi a partire dalla porcheria immonda delle larghe intese in concorso col partito di un pregiudicato condannato alla galera e col condannato stesso è stato utile soprattutto alla politica, al mantenimento in essere dei partiti tanto cari a Napolitano e a berlusconi che ha potuto così postdatare all’infinito ricattando e minacciando lo stato la sua dipartita dalla politica ma assai meno, anzi niente per noi.  E questa oscena manovra di palazzo concordata e spacciata per ultima ratio è stata dipinta e mascherata come una necessità impellente e inderogabile pena chissà quali devastazioni.

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che i governi nazionali non contano più niente, che la politica degli stati agisce in nome e per conto di altre entità: l’Europa, le banche, quindi non si capisce quale valore e valenza possa avere il voto in un paese come il nostro sottomesso da sempre ad altri poteri. E non si capisce perché i cittadini italiani dovrebbero continuare a dare la loro fiducia alla stessa gente che ha portato l’Italia nel baratro, perché mai dovrebbero rendersi complici di chi non è chiamato più a lavorare per il bene comune ma è obbligato ad agire per il salvataggio e il mantenimento di un astratto che la maggior parte della gente nemmeno sa e capisce.

Ed ecco perché nessun governo, nemmeno questo pensato e voluto principalmente per realizzare questo obiettivo vuole fare l’unica cosa necessaria per evitare la catastrofe vera, quella dei cittadini di un paese che non sentono più loro la responsabilità di esercitare il diritto/dovere del voto, ovvero una legge elettorale in linea con una democrazia non dico compiuta, matura ma almeno decente e meno inguardabile di questa.

 Quando si sacrifica la democrazia ai soldi non è giusto far sentire in colpa chi invece di andare a votare occupa meglio il suo tempo: diversamente, non si rende complice di un abominio. Questa filastrocca del voto quale dovere perché c’è gente che è morta per consentirci questo diritto non è più applicabile alla politica di adesso che agisce ed opera in virtù degli interessi dei pochi a scapito dei molti, facendo credere che leggi liberticide, quelle che uccidono lo stato sociale siano l’unica cosa possibile. Io, la pistola in mano a chi mi vuole ammazzare non gliela metto.  I partiti tradizionali che tanto piacciono al re del nuovo millennio non contassero su di me. Non ci penso neanche, una complicità comprende un guadagno reciproco, non quello di uno solo e la distruzione dell’altro.

L’importante è non partecipare – Massimo Rocca

Basta una brevissima parentesi per accorgersi della miseria della discussione politica del nostro paese. La ripetizione coatta degli stessi futili argomenti, il personalismo insopportabile, la lamentazione querula, la dissimulazione continua. Basta potersi allontanare dal mondo, sempre più ristretto, di gente che parla di se stessa a se stessa, per capire perchè, per la seconda volta in pochi mesi, una elezione locale in Italia sia stata disertata della maggioranza degli elettori, perchè i votanti al congresso dell’unico, partito rimasto tale in Italia si siano quasi dimezzati. Partecipare. Ma a cosa? A cosa serve la mia, la vostra, partecipazione in un’epoca in cui perfino il parlamento è spossessato del suo potere costitutivo, decidere entità e destinazione del prelievo fiscale. Dopo aver blaterato per un ventennio di federalismo e sussidiarietà, chi è, chi ha eletto, a chi risponde, questo Cottarelli che ha individuato 32 miliardi di spese inutili da tagliare, sapendo lui, Saccomanni e Letta che quel taglio corrisponderebbe ad un calo del PIL di almeno 50 miliardi. Volete il mio voto? Dovrete sudare sangue.

Ex voti – Marco Travaglio, 19 novembre

Alle primarie nei circoli del Pd hanno votato meno di 300 mila iscritti, il 35% in meno del 2009: in quattro anni se ne sono persi per strada 160mila. Alle regionali in Basilicata, la maggioranza degli elettori è rimasta a casa: è andato a votare solo il 47,57%, 11 punti in meno del 2010. Fosse stato un referendum, non avrebbe raggiunto il quorum. La partecipazione popolare alla politica, che fino a qualche anno fa era un vanto per l’Italia nel mondo, precipita di elezione in elezione a rotta di collo. E i partiti, regolarmente, fanno finta di niente: si spartiscono un piattino sempre più striminzito, badando solo alle percentuali relative, senza mai alzare lo sguardo sui dati assoluti. Cioè sull’esodo biblico dei cittadini lontano da loro. Mai che si domandino il perché, se non per inventarsi giustificazioni autoconsolatorie e autoassolutorie, (l’antipolitica, la disaffezione, lo scarso “radicamento sul territorio”, la pesante eredità del passato e dei governi precedenti, la crisi mondiale, l’Europa cattiva, la Merkel culona, le cavallette, il fato, la sfiga).

Del resto, perché mai una persona normale dovrebbe andare a votare? Per dare una bella sferzata di entusiasmo alle primarie del Pd, D’Alema ha già fatto sapere che Renzi magari piace alla gente, ma nel politburo lo odiano tutti e, appena eletto, se le cucinano loro. Renzi, per elettrizzare chi sperava in qualcosa di nuovo, dopo Fassino, Franceschini, Veltroni, Latorre, Cozzolino e Morri, ha imbarcato pure Francantonio Genovese, ras di Messina, nei guai fino al collo con la giustizia; e persino Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno e viceministro incompatibile ma inamovibile, oltrechè plurimputato (infatti, a Delucaland, Renzi ha raccolto 2566 voti e Cuperlo 50). In Basilicata s’è votato perché la giunta De Filippo, era finita indagata in blocco per le ruberie sui rimborsi regionali. Dunque il centrosinistra chi candidava? Marcello Pittella, ex assessore dei De Filippo, dunque indagato. E naturalmente è in vantaggio, in una regione che vive di clientele dai tempi delle 80 mila preferenze di Emilio Colombo. Ma c’è anche chi non ci sta: e allora non vota o sceglie M5S (ancora debolissimo nelle elezioni locali).

Soltanto il 25-26 febbraio gl’italiani un segnale di cambiamento l’avevano lanciato eccome, premiando col 25% una forza anti-sistema come M5S e bastonando tutti i partiti che avevano governato sino a quel momento: il Pdl perse 6,5 milioni di voti, il Pd ne smarrì 3,5 e Scelta Civica non superò il 10%. Nessun elettore di destra, centro e sinistra voleva mai più vedere l’inciucio. Risultato: l’inciucio sotto l’alto patrocinio di un presidente di 88 anni, di cui 60 trascorsi in Parlamento, il più anziano del mondo dopo Shimon Peres (90) e alla pari con Mobutu. E fanno le stesse cose di prima: cioè nulla, a parte cambiar nome alle tasse fingendo di abolirle, regalare soldi alle banche e agli amici degli amici, e annunciare la ripresa “l’anno prossimo”. Così la gente impara e si rassegna: noi elettori siamo un optional, ci danno la libera uscita ogni cinque anni, poi quattro babbioni si riuniscono al Quirinale e decidono il contrario del nostro voto. Se gli elettori Pd, Pdl e Sc potessero decidere la sorte della Cancellieri, l’avrebbero già murata in un grattacielo di Ligresti. Invece Nonno Giorgio e Letta Nipote la difendono e nutrono fiducia perché conta balle, ma “non è indagata”. Come se questo cambiasse qualcosa: i viceministri De Luca e Bubbico sono imputati e restano al governo. Casomai qualche elettore del Pd avesse ancora qualche tentazione di andare a votare, il giovane vecchio di Palazzo Chigi ha fatto sapere che il divorzio-farsa di Alfano&Schifani dal Cainano è un balsamo per il governo: vuoi mettere la figata di avere alleati Angelino&Renato? Intanto gli elettori Pdl s’abbandonano a carnevali di Rio per la riesumazione del cadavere di Forza Italia. Se al prossimo giro andranno a votare in tre, lorsignori si feliciteranno per la sostanziale tenuta delle larghe intese.

Costituzione ad orologeria

Sottotitolo: tra i molti nefasti effetti della proposta Finocchiaro-Zanda c’è che ora, nella marmellata mediatica, vengono messi sullo stesso piano la applicazione di una legge del 1957 a un individuo che l’ha da sempre violata e la creazione di una legge del tutto nuova che impedirebbe la rappresentanza a interi movimenti che non hanno mai violato niente.

In pratica, si mettono sullo stesso piano un atto giuridico dovuto ma ignorato per interesse politico e una proposta politica inedita e al limite della costituzionalità.

Probabilmente l’obiettivo è confondere tutti per poi fare “pari e patta” tra due cose che non c’entrano nulla tra loro: e quindi, semplicemente, non applicare una legge dello Stato, di nuovo.

Un po’ come se si proponesse di aumentare le tasse agli idraulici, ad esempio, per poi dire: va beh, non aumentiamo le tasse agli idraulici, ma in cambio non applichiamo la legge al signor Sempronio. Che non fa l’idraulico, però le tasse le evade da vent’anni.  Nel giro di due mesi il Pd è passato dall’ipotesi di votare per l’ineleggibilità di Berlusconi a quella di stabilire l’ineleggibilità del M5S. Prossimo passo: una legge sul conflitto d’interessi di Grillo, tipo vietare le forze politiche create da comici. [Alessandro Gilioli]

Il Pd presenta una legge anti 5 stelle

Grillo: “Se passa noi ritireremo le liste”

Il testo di Zanda e Finocchiaro prevede lo stop a movimenti senza uno statuto pubblicato in Gazzetta
Ufficiale. La replica: “Avranno responsabilità delle conseguenze. Non diventeremo mai un partito”.

Il tempismo col quale solo adesso si pensa alla regolamentazione della democrazia interna ai partiti fa pensare. 
E il fatto che lo chieda il pd insospettisce, sembra quasi che lo faccia per trarne un vantaggio nel suo momento peggiore.
E ancora di più fa pensare il fatto che altre leggi costituzionali siano state invece furbescamente ignorate per quasi vent’anni, quelle non erano urgenti, non servivano evidentemente a ripristinare non solo la democrazia interna ai partiti ma proprio la democrazia interna a tutto il paese.
Le regole sono belle, ma chi solo oggi ne chiede il rispetto e l’applicazione le avrebbe dovute rispettare per primo; così no, non sono credibili.

Sull’ineleggibilità di b nemmeno due parole a titolo di parere personale, il segretario traghettatore Epifani ci fa sapere che “non è una questione di sì o no”,  ché non sia mai qualcuno s’incazzasse e alzasse la voce com’è successo due giorni fa; sul conflitto d’interessi silenzio tombale per diciotto anni, ché toccare gli interessi di b significherebbe dover mettere le mani e la legge anche su quelli di altri.
La priorità del pd che, voglio ricordare, fa parte del governo di responsabilità, di quelle larghe intese necessarie a risolvere il momento drammatico del paese, per decisione degl’insigni e raffinati costituzionalisti Zanda e Finocchiaro è tentare di togliere la rappresentanza politica in parlamento a chi  è stato scelto da nove milioni di persone.
Di rispettare e mettere in pratica almeno gli articoli 1, 3, 54 e 111 manco a parlarne.
Il pd potrebbe, tanto per dare prova di essere al di sopra di ogni sospetto,  spiegare il perché  dei 2399 immobili ereditati dai ds e affidati a fondazioni private come ci ha raccontato Report domenica sera.  La politica costa, dicono tutti, i soldi servono perché altrimenti fare politica diventa un’esclusiva d’élite riservata a chi ha i soldi [come se negli ultimi vent’anni l’avessero fatta i diseredati del paese].

 2399 immobili servono a sostenere i costi della politica? chiedo.
Poi parliamo di trasparenza, ché la Gabanelli non è mica brava solo se cazzia i 5s.

La sinistra prima e il centrosinistra poi non hanno mai avuto l’ossessione per berlusconi quanta invece dimostrano di averne per i 5s.

Ed è questo il punto da cui partire per fare ogni tipo di riflessione.
Se non si fa questa considerazione non si è completamente onesti intellettualmente.

Hanno avuto diciotto anni di tempo per studiare una strategia di contrasto facilissima da applicare semplicemente rispettando le leggi che c’erano, con buona pace del direttore della fu Unità che oggi si schermisce dicendo che sì, va bene, però la gente ha votato berlusconi e oggi sarebbe disdicevole dire a tutta quella gente che per diciotto anni ha votato per un impostore, un abusivo, e, least but not last uno a cui piace infrangere la legge e non rispondere delle sue azioni. Che poi è l’unico motivo per cui è dovuto scendere in campo per il bene del paese e cioè il suo.

E sarebbe ancora più complicato spiegare che se l’impostore abusivo è lì è perché qualcuno nella politica ha voluto che ci fosse ignorando, appunto e di proposito, la legge che glielo impediva.

E una politica seria, onesta, che avesse agito nel rispetto di quella Costituzione dove tutto era già scritto avrebbe fatto quello che si doveva fare prima, molto prima.
La Finocchiaro e Zanda che solo oggi si ricordano della Costituzione a proposito di Grillo e non di berlusconi non sono solo politicamente disonesti ma anche un bel po’ patetici.

L’Epifania
di Marco Travaglio, 21 maggio

Domani la giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera deve votare pro o contro l’immunità-impunità per B. in quattro processi, uno penale e tre civili, nati da altrettante denunce presentate da persone da lui infangate nella scorsa legislatura, quand’era ancora deputato. E la prossima settimana si riunirà finalmente la giunta per le elezioni del Senato per decidere sulla eleggibilità o meno di decine di neosenatori sui quali gravano diversi profili di incompatibilità, fra cui B., titolare con Mediaset delle concessioni televisive pubbliche e dunque ineleggibile in base alla legge 361/1957. In tutte le votazioni il Pd è decisivo: alla Camera, perché con Sel ha la maggioranza assoluta grazie al premio-Porcellum; al Senato, perché è il gruppo più rappresentato e, pur non arrivando alla maggioranza, può ampiamente superarla con i 5Stelle, che han già annunciato il loro voto per l’ineleggibilità di B. Dunque, entro una decina di giorni, se il Pd farà ciò che si aspettano i suoi elettori, il Parlamento darà il via libera ad altri quattro processi a B. e lo caccerà dal Parlamento dove siede abusivamente da vent’anni. Non si tratta di atti ostili o eversivi, ma semplicemente di applicare le leggi dello Stato: l’insindacabilità parlamentare vale per i voti dati e le opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni, non per gli insulti e le diffamazioni sparsi in giro per l’Italia (la Consulta l’ha stabilito un’infinità di volte); e l’ineleggibilità non è un’opinione, ma una condizione oggettiva fissata da una legge di 56 anni fa, quando B. andava all’università (e studiava legge!). Eppure si apprende dai giornali che, nell’un caso e nell’altro, il Pd potrebbe votare a favore di B. e contro la legge. Urge un chiarimento netto dal neosegretario Epifani, ma anche dal premier Letta a proposito degli “accordi di governo” evocati a ogni pie’ sospinto dal Pdl e ignoti agli elettori. Sarebbe ben strano se vi fossero comprese questioni di legalità e democrazia, di esclusiva competenza parlamentare. Ma se qualcuno, confondendo i ruoli, ha preso impegni in tal senso farebbe bene a mettere tutte le carte in tavola. Onde evitare che gli elettori ne scoprano via via una al giorno: oggi l’impegno a votare l’imputato Formigoni a presidente della commissione Agricoltura; ora la promessa di mandare Nitto Palma al vertice della commissione Giustizia (con la furbata di chiedere a Monti di votarlo insieme al Pdl, per potersi astenere e fingere dinanzi agli elettori di aver fatto di tutto per impedirlo). Il Pd ha promesso a B. di bloccare i suoi processi per diffamazione e le sue cause civili per danni? Il Pd ha promesso di dichiararlo eleggibile anche se tutti sanno e dicono (D’Alema, Bersani, Zanda e Migliavacca) che non lo è? Se sì, lo dica e spieghi perché. Gli elettori se ne faranno una ragione e decideranno di conseguenza alle prossime elezioni. Ciò che è intollerabile è il balletto delle bugie e delle ipocrisie. Zanda che ribadisce l’ineleggibilità di B., ma “a titolo personale” (è capogruppo al Senato!), anche perché “io in giunta non ci sono”. Il tartufo Fioroni che filosofeggia: “L’ineleggibilità non è nel programma approvato dalle Camere” (già: da quelle Camere formate anche da eletti ineleggibili, visto che la giunta per le elezioni è bloccata da tre mesi; e poi che c’entra il governo col voto del Parlamento sulla legalità della sua composizione?). Il direttore dell’Unità Claudio Sardo che scrive, restando serio: “Restiamo convinti che la legge 361/1957 escluda l’eleggibilità del proprietario di un’azienda concessionaria dello Stato. Ma è evidente che una maggioranza politica non potrebbe oggi, senza esercitare violenza ai danni di tanti elettori, ribaltare il giudizio già espresso in sei legislature consecutive”. Come dire che, siccome un serial killer ha ucciso sei persone e l’ha fatta franca, se ne ammazza una settima non si può arrestarlo: sarebbe una violenza ai danni dei suoi complici.

L’assurdo

Dagli impresentabili agli improponibili
In Parlamento parenti e dipendenti di B.

Non sono solo indagati ad affollare le liste. In Lombardia, dove si gioca il governo del Paese un gran
numero di stipendiati Fininvest, ex mogli, dame bionde e anche l’insegnante dei figli del cavaliere.

Berlusconi e le sentenze, chi vota deve sapere [Pino Corrias]

Nell’Italia capovolta accade che il Tribunale di Milano detti con un certo orgoglio la notizia che la sentenza del processo Unipol a carico di un imputato-candidato a caso – Silvio B – slitterà “a dopo le elezioni”. E poi (annuncia) che slitterà anche la sentenza del processo Ruby a carico di un altro imputato a caso, Silvio B. Motivo? “Non influenzare il voto”. I giornali prendono nota con misurato sollievo della doppia notizia e l’opinione pubblica la assorbe con la noncuranza di un respiro. Peccato che se l’Italia non fosse capovolta, dovrebbe accadere esattamente il contrario. E cioè che nella imminenza delle elezioni la sentenza che riguarda un candidato dovrebbe essere pronunciata il più velocemente possibile, senza indugio, per consentire agli elettori di sapere se hanno a che fare con un innocente o con un colpevole. È per questo che i processi sono pubblici e le sentenze vengono pronunciate “in nome del popolo italiano”. Tanto più se il candidato in questione, da una ventina di giorni, non fa altro che emettere sentenze sui candidati suoi, i sommersi e i salvati, degni di condividere con lui non solo il frutto avvelenato dei reati, ma anche quello dolcissimo dell’urna.

L’assurdo è che si debba ancora spiegare chi sono i componenti dell’orrenda corte di b.

Che dopo vent’anni servano ancora inchieste, libri, articoli di giornali per spiegare che razza di gente è quella che circonda l’impresentabile impostore e chi sia lui stesso.
Che molti italiani non abbiano ancora ben compreso la pericolosità di questa gente.
L’assurdo è che ci sia gente che crede davvero al complotto verso un onest’uomo che ha speso gli ultimi vent’anni della sua vita per il bene del paese.
 In un paese normale non dovevano esistere il berlusconismo né l’antiberlusconismo,  sono solo parole create ad hoc per finire di rimbecillire la gente.

In un paese normale essere pro qualcosa significa automaticamente essere contro il suo opposto, e questo non dovrebbe destare nessuna sorpresa né raccapriccio.

Non esiste in nessun’altra parte del mondo un termine analogo né si è mai utilizzato per definire le politiche degli statisti di altre democrazie.

Nei paesi normali l’opposizione FA l’opposizione, non il socio occulto di una maggioranza di impresentabili eversori antistato che da vent’anni si occupano solo dei guai giudiziari di un abusivo cercando di sovvertire ogni regola democratica e la Costituzione.

Montanelli diceva – tanti anni fa, in tempi molto meno sospetti di questo attuale –  che se avesse vinto b la parola destra non si sarebbe più potuta pronunciare per almeno cinquant’anni.

Solo dei coglioni conclamati potevano confondere l’indecenza con l’antiberlusconismo, in Italia qualcuno c’è riuscito, anni ed anni di lobotomia, di “non si demonizza l’avversario” e che ci hanno condotto allegramente fino a qui.

Io non mi meraviglio più, penso solo  che qualcuno doveva intervenire prima.

Che vent’anni di berlusconi sono la dimostrazione che in questo paese non c’è stato nessun garante che si è occupato e preoccupato di fare in modo che a degli inadeguati, disonesti, gente con nessun requisito valido per guidare un paese  non venisse concessa  la possibilità di accedere in un posto chiamato parlamento della repubblica italiana.

Quelli che li hanno votati e che li voteranno ancora sono solo la conseguenza di un agire irresponsabile.

Rimandare le sentenze dei processi di b a dopo le elezioni è come accettare una pietanza col dubbio che sia stata condita con la stricnina.
Bisogna mangiarla  ma senza sapere se poi moriremo avvelenati oppure no.
Questo, mi dispiace per i garantisti tout court non c’entra proprio niente con uno stato di diritto.
La gente ha il diritto di sapere chi sono le persone che si candidano alla guida del paese, e chi se ne frega se poi serve un giudice a dire “guardate che di quello lì non vi dovete fidare perché è un criminale”.

Se la politica non è in grado di ripulirsi da se medesima non è detto che gli italiani debbano continuare ad accettare pietanze avvelenate.

Mastro Olindo
Marco Travaglio, 23 gennaio  

La svolta giustizialista del Pdl, opportunamente stigmatizzata da Nick Cosentino e Insaputo Scajola, sta seminando il panico nei migliori circoli della mala. Se un onesto pregiudicato, un irreprensibile avanzo di galera, un mafioso come Dio comanda non può più rifugiarsi nemmeno chez B., se insomma il Partito dei Latitanti rinuncia ai valori fondanti e diventa all’improvviso il suo contrario senza un’ombra di dibattito ideale, uno straccio di congresso programmatico, dove andremo a finire? Con tutti i partiti che ci sono in Italia, possibile che i delinquenti non trovino una sola lista in cui esercitare il diritto costituzionale all’elettorato attivo e passivo? Il rischio di una regressione culturale prima che politica turba le menti più fini del fronte liberaldemocratico, creando comprensibili imbarazzi. Tant’è che, dopo l’esclusione degli inquisiti più illustri a insindacabile giudizio del capobanda, è tutta una corsa a giustificarsi. Il più commovente è Angelino Jolie, cui un giorno scappò detto “Partito degli Onesti” e mancò poco che lo linciassero, o soffocassero dal ridere, e fu subito chiaro che si era giocato ogni speranza di leadership. Ora però, di fronte alla sanguinosa accusa di giustizialismo, deve lavare l’onta. “Non è stato facile, c’è stata forte macerazione anche da parte di Berlusconi”, terrorizzato dalla sola idea di passare da onesto. “Noi non intendiamo abbandonare il nostro ideale garantista, continuiamo a considerare i giustizialisti nemici della giustizia e non cediamo al giacobinismo”. Ecco: quella su Cosentino è “una decisione fondata sull’inopportunità, da noi considerata grave, di una candidatura”. Ma i processi per camorra non c’entrano, anzi “noi lo consideriamo innocente”. Dev’essere stato per come porta gli occhiali, o per i gessati che indossa, o per quelle cravatte un po’ così, o per quel lieve strabismo di Venere. Anche il Cainano vuole subito allontanare da sé qualunque sospetto di legalità, di collusione con la giustizia, di concorso esterno in magistratura: la calunnia, si sa, è un venticello. Non sia mai. Uscendo da Palazzo Grazioli fa il segno della scure che taglia le braccia, come a dire che senza Dell’Utri e Cosentino lui è monco (il terzo braccio, Previti, l’aveva già perso da tempo). Poi precisa che i tre impresentabili non li ha cacciati lui: “hanno rinunciato sponte propria”, come dimostrano i lividi sul collo di Al Fano. Ed è tutta colpa dei pm:”La magistratura politicizzata ha attaccato i nostri amici e questo fatto, divulgato dai media, poteva diminuire il nostro consenso”. Ora però “non si può andare avanti con l’uso ossessivo della custodia cautelare prima del processo”: lui la carcerazione preventiva l’accetta solo se è successiva. E bisogna introdurre “l’istituto della cauzione, come in America”: così chi ha i soldi paga ed esce subito. Idea geniale, che non era venuta in mente nemmeno a Riina nel famoso papello. Purtroppo la diceria del Cainano convertito al giustizialismo già dilaga sui giornali amici. Libero lo ritrae al naturale, cioè pelato come Mastrolindo, sotto i titoloni su “Mastrosilvio” che “fa le pulizie”, mentre il rubrichista con le mèches piange “la morte del garantismo”. Sul Giornale di Mastro Olindo, Ferrara avverte: “Gli inquisitori sono più pericolosi degli inquisiti”. E Rondolindo rincara: “I veri impresentabili sono i giudici” (glielo diceva già D’Alema). Per fortuna basta un’occhiata alle liste pulite del Pdl per scoprire che la pulizia è un concetto relativo. Gli imputati candidati sono una trentina, i pregiudicati almeno tre: Camber, Farina e Sciascia. Quest’ultimo pagava le mazzette Fininvest alla Guardia di finanza e, quando un cronista di Santoro glielo fece notare, precisò orgoglioso: “E certo che sono un condannato per corruzione. Ma mica perché sono un corrotto: perché sono un corruttore”. Che si sappia, sennò poi la gente chissà cosa va a pensare.

La Costituzione è come l’educazione: non basta dire di avercela, bisogna anche metterla in pratica

 Il gran guru delle libertà provvisorie Pannella è ricoverato alla clinica santa Maria della Mercede della congregazione delle suore di nostra Signora della Mercede. Una clinica privata gestita dalle suore. Per dire.

Interessante poi  come una persona di 82 anni riesca a sopravvivere tutto sommato bene, l’abbiamo visto parlare alla tv e stava in piedi sulle sue gambe dopo una settimana,  dieci giorni di sciopero della fame e un ragazzo di trent’anni invece muore dopo due soli giorni di “malnutrizione”.

Ci vuole un bel coraggio ad andare a far visita a qualcuno che non mangia per scelta e non fare la stessa cosa con chi invece non salta i pasti per protesta ma perché costretto dalla contingenza di una crisi che non ha certamente contribuito a provocare e dalle scelte scellerate di un governo abusivo.
Forse perché è più facile invitare a mangiare chi può che farlo invece con chi non può?
andate a fare in culo, eh? almeno risparmiateci la sacralità di certi avvenimenti, i vostri bei gesti fra caste che si scambiano cortesie, fateli in sordina.

La giustizia non è quella che intendono Marco Pannella e i radicali, quella del “liberi [quasi] tutti”, la vera giustizia sarebbe non inventarsi i reati per riempire oltremodo le carceri. Invece di scioperare per ottenere amnistie e indulti che poi farebbero come sempre la felicità dei ladri e dei delinquenti di stato bisognerebbe insistere per eliminare quelle leggi barbare che mandano in galera chi delinquente non è. Come mai invece, la bossi fini e la giovanardi fini sono ancora lì e fini viene invitato in ogni dove come se fosse uno statista e nessuno gli chiede mai conto di certe sue responsabilità tipo l’aver messo la firma su due leggi oscene, violente, vergognose e la sua faccia dietro al massacro del g8? è troppo chiedere che un giornalista gli faccia anche qualche domanda seria e pretenda anche delle risposte serie?

Berlusconi sbugiardato in diretta dal Ppe
cerca di rimandare il voto per rimontare

“Avete bisogno di me”, dice il supertelecafone.
Chi? ma soprattutto, perché? 
Perché non si rassegna? 
tanto non ce lo mandano in galera, sono vent’anni che tutti – eccetto quei poveracci dei Magistrati – stanno lavorando per questo, per la sua serenità, perché non la pianta una volta e per tutte? ormai è stalking, siamo tutti un po’ stanchi di farci molestare da lui.

Basta, che si riportasse  pure via il pallone e la smettesse  di tormentarci.

Di contro però vorrei che berlusconi presenziasse anche alle previsioni del tempo, che strabordasse come un fiume in piena a rai uno, due, tre, quattro e cinque, italia uno e retequattro, canale cinque e cartoonito, che uscisse proprio fuori dallo schermo.

Solo per leggere ancora e ancora i commenti dei finti scandalizzati alla Giulietti per dire, che invece di prendersela con berlusconi, gasparri e romano che fanno quello che hanno sempre fatto cioè il padrone e i servi dovrebbe prendersela coi suoi compari di partito e sputtanarli vita natural durante. Ricordare agl’incapaci conniventi, ai complici del grande inciucio che una legge seria sul conflitto di interessi avrebbe impedito al bugiardo impostore di imperversare in tutte le televisioni, anche nelle sue, ché una tv generalista benché privata, commerciale, non è proprio per niente la casa privata del suo proprietario. E figuriamoci quindi le altre. Le regole le avrebbe dovute rispettare pure lui.
O la politica, o le aziende, o la corruzione, o la mafia o le mignotte: nei paesi normali e civili si fa così.

Da Benigni uso improprio della tv? Tornano gli editti

La Costituzione, che ridere
 Marco Travaglio, 19 dicembre

Bei tempi quando i governi cadevano in Parlamento, con un voto di sfiducia chiaro e limpido, così ciascun parlamentare ci metteva la faccia e i cittadini sapevano chi aveva votato come. Bei tempi quando chi voleva fare il presidente del Consiglio lo diceva apertamente, metteva insieme una coalizione di partiti che lo volevano al governo, e andava a cercarsi i voti (in Italia, non a Bruxelles) per verificare se i cittadini preferivano lui o magari un altro. Bei tempi insomma quando c’era ancora la Costituzione e l’Italia era una Repubblica parlamentare. Oggi, come scrive Marcello Pera su Libero (a questo siamo: a dar ragione a Pera), “la Costituzione è diventata un canovaccio per spettacoli comici”. Spettacoli eccellenti, come quello di Benigni. Dove però la battuta più riuscita non era una delle solite su Berlusconi, ma un’altra: “Quando la Costituzione entrerà in vigore, sarà bellissimo”. Sarebbe bastato insistere sul punto e ci sarebbe stato da scompisciarsi. Se uno legge ciò che scrivono i costituenti sui poteri del capo dello Stato, del presidente del Consiglio e del Parlamento, e lo confronta con quel che fanno Napolitano e Monti, deve concludere che delle due l’una: o sbagliano Napolitano e Monti, o sbaglia la Costituzione. È vero che già un anno fa B. se ne andò senza che il Parlamento l’avesse sfiduciato (il rendiconto dello Stato, pochi giorni prima, era passato solo grazie all’astensione delle opposizioni: la sua maggioranza alla Camera s’era ridotta a 308 deputati su un quorum di 316) e che anche nel ’94 si era dimesso un attimo prima che le Camere votassero le mozioni di sfiducia di Lega, Ppi e Sinistra. Ma, in entrambi i casi, c’era almeno la prova provata che i suoi governi non avevano più la maggioranza. Invece, che Monti non abbia più la maggioranza, è tutto da vedere. Non solo il Parlamento non l’ha mai sfiduciato, ma gli ha votato la fiducia per ben 50 volte in un anno con una maggioranza bulgara, mai vista nella storia repubblicana. E allora perché andremo a votare col cappotto, negli stessi giorni (metà febbraio) in cui lo scorso anno l’Italia sprofondava nella neve? Perché un tizio, tal Angelino Alfano, sedicente leader Pdl, il 7 dicembre ha detto alla Camera: “Consideriamo conclusa l’esperienza di questo governo”, garantendo il Sì solo alla legge di Stabilità. L’indomani Monti è salito al Colle e, senz’avvertire il Parlamento né i suoi ministri, ha comunicato che secondo lui quello di Alfano è un atto di sfiducia, dunque si dimetterà un minuto dopo l’approvazione della legge di Stabilità. Il presidente di una Repubblica parlamentare gli avrebbe risposto: “Bene, torna qui quando le Camere ti avranno sfiduciato”. O almeno: “Queste cose vai a dirle alle Camere, vedi mai che il Pdl cambi idea” (anche perché nel frattempo il padrone di Alfano ha fatto sapere che stima molto Monti, tant’è che lo vorrebbe premier del centrodestra anche nella prossima legislatura). Invece Napolitano ha preso per buona la personalissima interpretazione del premier e ha avviato consultazioni informali (ma solo fra i leader della maggioranza) per fissare le elezioni anticipate prim’ancora che venga approvata la legge di Stabilità e il governo si sia dimesso. Intanto il governo, che doveva limitarsi alla legge di Stabilità, vara in fretta e furia un decreto per dimezzare le firme necessarie alle nuove liste per presentarsi alle elezioni, compresa quella che forse, chissà, magari, lui ci sta riflettendo, Monti presenterà alle elezioni: un decreto (anche) ad personam, un autodecreto. Di tutto questo il Parlamento, e dunque i cittadini che esso dovrebbe rappresentare, sono all’oscuro di tutto. Devono andarsi a leggere i giornali, o guardarsi Unomattina. Perché Monti con i direttori del Corriere e di Repubblica e con Franco Di Mare ci parla: mica sono il Parlamento.

Le retour de la momie

“E’ tornato incazzato come un puma con Passera. Perché ha detto che non sarebbe un bene il suo ritorno in politica: una cosa che avrebbero detto tutti, Obama, la Merkel, perfino Al Qaeda. 
E’ che è più forte di lui. Quando vede che il paese ce la fa lui non resiste, deve tornare. Monti ci ha messo tutte ‘ste supposte una per una come le cartucce di una cerbottana, adesso torna berlu e sale lo spread, io, non dico il pudore che è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo, no?”.

Sole 24 Ore: Piazza Affari crolla in apertura [-2,30%], lo spread schizza a 350 punti, giù i bancari. Tra i pochi titoli a resistere Campari, Luxottica Snam, e guarda caso, Mediaset.

La Süddeutsche Zeitung, uno dei più importanti e venduti quotidiani tedeschi, posizione liberal, “racconta” così il ritorno di Silvio Berlusconi.

Di nuovo in alto“, sempre per quella storia dell’autorevolezza.

Financial Times: “se B. avesse un po’ di pudore la smetterebbe di giocare con il presente del proprio Paese”.

El Pais: “B. è disposto a morire uccidendo”.

Oscar Giannino a Radio 24: “Berlusconi e il pdl casi clinici: il fascismo ha avuto una fine più dignitosa”.

Sottotitolo: ma se quella di Schicchi [pace all’anima sua che almeno ha contribuito a rasserenare un sacco di gente] era pornografia, quello che si fa in altri ambiti, ad esempio nella politica, cos’è? la fornero che ieri sera  a Report difendeva il suo disastro chiamato riforma permettendosi anche di fare dell’ironia col giornalista che la stava intervistando  è molto più oscena di mille inquadrature hard.  Almeno la pornografia – come tutte le arti – non toglie nulla ma al contrario restituisce in termini di serenità, sebbene temporanea ed effimera: di questi tempi, un lusso.

La prima pagina dell’edizione di oggi del quotidiano francese: ovvero il prestigio internazionale di cui gode berlusconi e che ha sempre fatto fare all’Italia la sua porca figura.

Gianfranco Fini a Che tempo che fa: “berlusconi ha una concezione della dialettica politica un po’ padronale”.
Lui e casini sembrano due estranei, due che hanno fatto solo finta di sostenere i governi dell’irresponsabile delinquente.

Buoni a nulla che hanno rinunciato per opportunismo politico e convenienza personale a costruire una destra liberale e non fascista come ce n’è  in tante democrazie europee.

Berlusconi: “Il tempo dei tecnici è finito”
E ora punta a due ore di show su Raiuno

Ma da uno che prima di dare delle dimissioni virtuali, che non hanno spostato di una virgola la possibilità di avere ancora voce in capitolo, di poter condizionare, naturalmente sempre in negativo, l’andamento politico, uno che mentre l’Italia precipitava ha pensato che la cosa più urgente da fare fosse riunirsi coi figli, il socio in malaffari, il fido mavalà per mettere al sicuro la sua roba – cosa che ha continuato imperterrito a fare anche in questi dodici mesi perché questo è il motivo, l’essenza della sua famosa  “discesa in campo” –  cosa ci si poteva aspettare? la colpa è di chi poi vota uno così o di chi lo ha legittimato fino ad ora? Napolitano gliele ha concesse tutte, Napolitano, il cosiddetto garante della Costituzione e di tutti gli italiani, non di una parte di loro è stato il presidente della repubblica che più di tutti lo ha fatto non mettendosi mai di traverso; è il presidente dalla firma facile e che ancora oggi accoglie a braccia e sorrisi aperti Gianni Letta, l’uomo che ha materialmente creato il politico berlusconi, quello che ha scritto la sua agenda in tutti questi anni; il deus ex machina di tutta l’azione che ha portato alla demolizione, alla distruzione economica, morale ed etica di un paese intero compiuta da  uno che dalla politica doveva stare lontano miliardi di chilometri ma al quale invece TUTTI hanno offerto una prima, una seconda, una terza, una quarta, una quinta e oggi financo una sesta possibilità.

Questo significa solo una cosa, che la strategia politica di chi avrebbe dovuto impedire o perlomeno – a giochi purtroppo fatti – contrastare l’ascesa politica di berlusconi è stata fallimentare; significa non aver capito che non è berlusconi il pericolo ma tutto il sistema che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi.

Significa non aver capito che sono stati tutti complici.

I finti Monti – Marco Travaglio, 10 dicembre

Ora che Monti cade, la tentazione è ripubblicare quello che noi del Fatto, in beatissima solitudine, scrivemmo 13 mesi fa quando Monti nacque. Purtroppo, non c’è da cambiare una virgola: nel prologo era già scritto l’epilogo. E oggi l’unica cosa che stupisce è lo stupore di Napolitano e Monti, che Ferruccio de Bortoli descrive “sbalorditi” e “indignati”, il primo che “non si persuade” e il secondo che “non si capacita”. Ma solo chi, dopo 19 anni, non ha ancora capito niente di B. può meravigliarsi di quel che accade: quelli che s’illudevano che il Caimano si fosse ritirato per il suo alto senso delle istituzioni, rassegnato a un dorato pensionamento in cambio della prescrizione sul caso Mills, della condanna annullata a Dell’Utri e del congelamento dell’asta sulle frequenze tv, e ora vibrano di stupefatto sdegno perchè, al momento buono, ririririridiscende in campo e manda il governo e l’Italia a gambe all’aria. Ma con chi credevano di avere a che fare: con uno statista? Quel che accade è la naturale conseguenza della scelta sciagurata compiuta un anno fa da Napolitano, Bersani e Casini di non andare subito alle urne, cioè di cambiare il governo senza cambiare il Parlamento, consegnando i tecnici a una maggioranza-ammucchiata controllata, anzi ricattata da chi aveva condotto il Paese nel baratro. Il nemico –insegna Machiavelli– va eliminato subito, possibilmente la prima notte. Votando un anno fa, B. sarebbe stato asfaltato dagli elettori. I partiti di opposizione (Pd, Fli, Udc, Pd, Idv), che avevano osteggiato le ultime leggi vergogna e la mozione su Ruby nipote di Mubarak, avrebbero potuto assecondare i mercati e l’Europa indicando Monti come premier di una maggioranza di salute pubblica che in due anni risanasse i conti dello Stato e poi restituisse la parola agli elettori per ripristinare la normale dialettica democratica fra un centrodestra e un centrosinistra finalmente ripuliti e rinnovati. Lo spread si sarebbe placato, B. sarebbe tramontato e un Monti legittimato dal voto popolare e sostenuto da una maggioranza politica avrebbe avuto le mani libere per accollare i costi della crisi a chi ha di più anziché ai soliti noti: draconiana lotta agli evasori, serie leggi anticorruzione, antimafia e anticasta, patrimoniale, liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli netti a spese folli e inutili come il Tav, gli F-35 e i 40 miliardi l’anno di incentivi alle imprese. Invece i “professionisti della politica”, quelli che si credono molto furbi e giocano a Risiko con la democrazia, han pensato di salvare un’altra volta B. mettendogli in mano le chiavi della maggioranza. Lui li ha lasciati fare. Ha profittato dalla quiete sui mercati per risollevare i titoli boccheggianti delle sue aziende, ha incassato tutto l’incassabile su giustizia e tv, ha avuto il tempo di far dimenticare a mezza Italia i disastri e le vergogne dei suoi governi. Ogni due per tre Monti gli lisciava il pelo, dandogli dello “statista”, bloccando l’asta tv, scrivendo finte leggi su corruzione e incandidabilità, esaltando le virtù civiche di quell’altro galantuomo di Letta, sempre incensato pure da King George. Ora Napolitano e i suoi giornaloni cadono dal pero e scoprono che B. antepone i suoi affari alle istituzioni. E Monti confida a de Bortoli le “pressioni sulla giustizia” che lo statista di Milanello gli ha inflitto per mesi (grazie, ma si notavano a occhio nudo dalla politica giudiziaria e televisiva del suo governo). Ma tu guarda:
lo statista bada ai suoi porci comodi, chi l’avrebbe mai detto. Davvero questi finti tonti pensavano che B. si sarebbe accomodato buono buono su una panchina dei giardinetti, mentre sistemavano sulle poltrone che contano Monti, Bersani, Montezemolo, Passera, Casini e Fini, senza dimenticare uno strapuntino per Vendola e uno per Alfano e/o Frattini? La verità è che lui non si accontenta mai: come dice Cecchi Gori, che ci è già passato, “gli dai un dito e lui ti prende il culo”. Deve ancora nascere chi lo mette nel sacco: Bersani, Casini e Fini dovranno difendersi per tutta la campagna elettorale dall’accusa di aver riempito l’Italia di nuove tasse, mentre lui che le ha votate tutte fingerà di essersi opposto da sempre; e avrà buon gioco a gabellare Monti per un criptocomunista, come nel ’95 fece con Dini, affossandone la figura super partes e impallinandolo nella corsa al Quirinale, dove King George l’aveva già destinato in barba agli elettori.
Sono vent’anni che chi pensa di fregarlo col “dialogo” finisce fregato: per informazioni, citofonare D’Alema e Veltroni. E, da ieri, anche Napolitano e Monti. Ben arrivati nel CVB, Club Vittime di Berlusconi

Prima delle primarie

Sottotitolo: GENERATORE AUTOMATICO DI PANTHEON DEI CANDIDATI ALLE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA – Alessandro Capriccioli

A proposito di rappresentanti [preambolo]: il Senato approva emendamento Lega,  torna il carcere per i giornalisti.

Dedicato a tutto l’esercito dei difensori della libera espressione del pensiero anche quando è tutt’altro da ciò. A tutti quelli che si sono spesi affinché “il carcere a un giornalista gnorno gnorno”. La libertà va meritata, e il livello di questo paese è ancora così scarso che presumo ci vorrà ancora tempo, generazioni, prima di capirne l’esatto significato. Questa legge fa schifo, ma spero che tutti capiscano che la causa di questo non è il giornalismo vero, quello che rischia su se stesso per esercitare il suo mestiere ma proprio e soltanto il giornalismo servente, quello piegato sempre a novanta gradi. Si è detto molto, a me ancora si torce lo stomaco a pensare che gente che ogni giorno difende la libertà di espressione, dice di combattere le censure si sia schierata al fianco di un criminale per natura. 

La bellezza di questo paese, della democrazia malata di questo è paese è che solo i politici possono decidere da se medesimi se e quando andare in galera in prima persona e se e quando mandarci altra gente spesso colpevole di atti assai meno violenti dei loro.

E lo possono fare da vigliacchi e infami senza nemmeno metterci un nome e una faccia.

Dov’è il corto circuito se a fare questo poi non è nemmeno gente scelta dal popolo che quindi che rappresenta il nulla assoluto tanto meno dunque la volontà di un popolo sovrano per Costituzione?

Terribile una base piddina che ha esultato alla visione di quell’orribile poster creato per pubblicizzare l’evento di sky dell’altra sera, terribili quelle persone che pensano col cervello di un segretario di partito, terribili quelli che ieri parlavano di papi buoni (ma dove, ma quando?) per giustificare un pavido, uno che non sa scegliere da che parte deve stare e  che vorrebbe fare il presidente del consiglio di una coalizione di centrosinistra ma è ancora fermo al palo del matrimonio sì o no a proposito di omosessuali. E se citare papi e cardinali serve ad intercettare i voti dei cattolici sappiano i lor signori “de’ sinistra” che il giochino è vecchio, desueto e non incanta più.

Ad ognuno i suoi rappresentanti. La politica è fatta soprattutto di onestà, quando è buona.  E una buona politica non può non tenere conto delle radici storiche su cui si fonda una repubblica democratica nata grazie ad una Resistenza Antifascista non certo grazie all’intercessione della chiesa che anzi, si è resa sempre complice di dittature e regimi sanguinari e i suoi referenti, per quanto persone degne come il cardinal Martini che per questo non è mai stato papa sono stati e sono tutto tranne che riferimenti ad idee progressiste.

E non è possibile che dei rappresentanti di partiti che si richiamano a valori non dico comunisti ma almeno socialisti se qualcuno chiede loro chi è stato  un personaggio che ha dato a questo paese dimentichino una persona come Sandro Pertini.

 E’ stato più onesto Tabacci a richiamarsi a De Gasperi che comunque fu quel galantuomo senza il quale il voto alle donne non sarebbe stato nemmeno concesso perché Togliatti non si fidava di chi credeva che per educazione e cultura avrebbe votato la DC. Togliatti, quello dell’armistizio per salvare i fascisti,  oggi starebbe benissimo nel piddì, ‘na meraviglia.

Con queste premesse io non andrò, e nemmeno per idea, a farmi schedare in qualità di elettrice di centro sinistra. Perché io non voglio essere un’elettrice di centro sinistra. Io voglio un paese dove in parlamento ci sia una rappresentanza anche di idee “altre”, che non significano estremismo né voglia di comunismo cinese o sovietico ma significa semplicemente avere chiaro in mente che destra, centro e sinistra sono cose diverse e che appartengono a gente diversa. Che non è vero che gli italiani sono storicamente un popolo fascista o democristiano, gli italiani sono solo un popolo che è stato derubato della possibilità di avere un’indipendenza politica il 1 maggio del ’47 grazie alla strage di Portella della Ginestra fatta eseguire su commissione proprio per evitare che l’Italia rischiasse la “deriva comunista” che non era gradita all’America, alla mafia e al vaticano.
Dopo 65 anni questo paese è ancora schiavo e succube dell’America, della mafia e del vaticano perché nessuno in tutti questi anni si è preoccupato di fare in modo di ridurre e annullare questa dipendenza.
Ed è perfettamente inutile parlare di politica del fare INSIEME, se poi quell’insieme comprende anche chi non ha il coraggio di fare delle critiche semplicissime, chi ragiona con la testa di un segretario di partito, chi non riesce ad essere obiettivo nemmeno di fronte ad errori vistosi  perché guai a contraddire il segretario, ci s’inventano perfino favolette su papi buoni, pur di negare l’evidenza.
Un paese dove da sempre si negano verità e giustizia si merita di più di una politica di contrasto di centro sinistra debole.
Anzi, ne ha bisogno.

Di’ qualcuno di sinistra

MASSIMO GRAMELLINI, La Stampa, 14 novembre

Alla domanda del conduttore di Sky su quale fosse la loro figura storica di riferimento, i candidati alle primarie del centrosinistra hanno risposto: De Gasperi, Papa Giovanni, Tina Anselmi, Carlo Maria Martini e Nelson Mandela. Tutti democristiani tranne forse Mandela, indicato da Renzi che, essendo già democristiano di suo, non ha sentito il bisogno di associarne uno in spirito. 

 Scelte nobili e ineccepibili, intendiamoci, come lo sarebbero state quelle di altri cattolici democratici, da Aldo Moro a don Milani, evidentemente passati di moda. Ma ciò che davvero stupisce è che a nessuno dei pretendenti al trono rosé sia venuto in mente di inserire nel campionario un poster di sinistra. Berlinguer, Kennedy, Bobbio, Foa. Mica dei pericolosi estremisti, ma i depositari riconosciuti di quella che dovrebbe essere la formula originaria del Pd: diritti civili, questione morale, uguaglianza nella libertà. Almeno Puppato, pencolando verso l’estremismo più duro, ha annunciato come seconda «nomination» Nilde Iotti. Dalle altre bocche non è uscito neppure uno straccio di socialdemocratico scandinavo alla Olof Palme.  

 

Forse i candidati di sinistra hanno ignorato le icone della sinistra perché temevano di spaventare gli elettori potenziali. Così però hanno spaventato gli elettori reali. Quelli che non possono sentirsi rappresentati da chi volta le spalle alla parte della propria storia di cui dovrebbe andare più orgoglioso.

Sorelle e fratelli d’Italia

Sottotitolo: “Trovo due ore di respiro quando riesco ad andare in fondo al prato; abbiamo un orto dove insieme a mia figlia coltiviamo qualcosa che non viene mai…”. Per Fornero coltivare prodotti agricoli è “fonte di grande soddisfazione, rilassamento e anche di gioia”.

Come scrivevo ieri nel blog di un amico, anche i cetrioli  detestano questa cattivissima signora a cui non crescono neanche le piante nell’orto per sua stessa ammissione. Dove non c’è amore muore tutto, e anche nella politica che riguarda le esigenze primarie quali il diritto allo studio prima e al lavoro poi ci vorrebbe più amore. Perché l’amore poi rende, restituisce anche dignità.

Sottotitolo 2: berlusconi rade al suolo le primarie. Poi ritratta.
Alfano attacca: ‘Non siamo barzellettieri” [infatti: siete solo squallidi e patetici cazzari, ché i barzellettieri almeno fanno ridere, voi invece siete esseri disgustosi che non avete nemmeno più un culo a cui paragonare la vostra faccia].

Penso che il nostro inno sia uno dei meno belli al mondo, per musica e testo, banale e intriso di retorica.
A quei fratelli d’Italia chissà perché non sono state accompagnate anche le sorelle che pure hanno avuto un ruolo determinante per la liberazione dell’Italia dal fascismo e oggi, sono sicura, nessuno sarebbe disposto più a morire per questo paese. Chi lo ha fatto, chi ha creduto che valesse la pena rischiare la vita, metterla in gioco per la libertà credo che oggi, alla luce dell’altro ventennio disastroso, quello berlusconiano non lo rifarebbe, e avrebbe ragione a non voler difendere un paese composto a maggioranza di imbecilli sempre alla ricerca dell’uomo della provvidenza, dei miracoli, quello che pensa a fa al posto loro; una lezione non era bastata, ce n’è voluta un’altra per capire quanto l’idea di patria di tanti italiani sia solo una questione di facciata: “io non mi sento italiano ma per fortuna purtroppo lo sono”, cantava Giorgio Gaber, il dubbio sulla percentuale di quel “per fortuna” è assolutamente legittimo.

Come si può essere orgogliosi di essere italiani dopo che altri italiani hanno consegnato il paese ad un manipolo di nuovi fascisti  riuniti sotto l’ala protettrice di uno a cui la politica è servita unicamente per farsi i fatti suoi, il più importante di tutti non andare in galera? come si può essere orgogliosi che altri italiani che io non vorrei nemmeno come vicini di casa abbiano  dato fiducia ad un movimento di razzisti che l’Italia la rinnega tutti i giorni, ai quali nessuno ha ricamato attorno un cordone sanitario così come si sta facendo  col movimento di Grillo? eppure le premesse per farlo c’erano tutte, ma si è preferito considerare i cialtroni in camicia verde gente che, in fin dei conti faceva solo del folklore.

Nessuno si è mai preoccupato più di tanto dei toni da guerriglia di bossi, degli insulti omofobi, razzisti, xenofobi di borghezio, di castelli che da ministro andava a saltellare fra i suoi ultrà imbecilli  al grido di “chi non salta italiano è”.

Di Grillo invece si preoccupano tutti, il primo fra tutti quel presidente della repubblica che mai ha richiamato i leghisti ad un maggior rispetto per la patria, non lo ha fatto neanche con quei ministri che pure avevano giurato sulla Costituzione della repubblica italiana, non su quella della padania, il  paese che non c’è se non nelle fantasie malate e criminali  di quella  ignobile gentaglia.
E penso inoltre  che la scuola italiana abbia altri problemi molto più urgenti a cui un governo serio dovrebbe pensare e trovare soluzioni, prima di rendere obbligatorio  addirittura per legge lo studio dell’inno di Mameli.

Se proprio si vuol rendere obbligatorio – perché necessario –  qualcosa,  ci sarebbero da studiare, ma sul serio, l’educazione civica, la Costituzione, ad esempio.

Io poi non essendo affatto nazionalista – questa Italia non se lo merita per questi e molti altri motivi  – non sono quella che si alza in piedi e si mette la mano sul cuore quando lo sente, ma l’idea che anche i figli di queste teste di cazzo razziste dei leghisti saranno OBBLIGATI a studiarlo come la storia e la geografia [quella vera, non quella delle teste bacate in camicia verde che li hanno generati] m’intriga assai.

Borghezio: “Con Obama ha vinto l’America meticcia che mi sta sul ca…”

[Ma parliamo pure di punto G(rillo), questo è un EUROPARLAMENTARE, non il capo carismatico di un movimento popolare. Invece di processarlo per alto tradimento lo mandiamo a farci fare belle figure in Europa.]

“Ha vinto Obama perchè ormai l’America è meticcia e quindi ha vinto quest’America multirazziale, che mi sta un po’ sul cazzo“. E’ la solita dichiarazione “sopra le righe” pronunciata dall’europarlamentare leghista Mario Borghezio, durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara”, su Radio24. “Obama ha avuto l’appoggio delle società segrete e dei vari Bilderberg” – continua – “Lo hanno votato neri, sudamericani, portoricani, asiatici e i 35 milioni di morti di fame a cui Obama ha dato l’assistenza sociale, una specie di voto di scambio. Obama rappresenta quelli come lui: quelli che non sono bianchi”. E ancora: “Siamo nella stessa situazione in cui vinse Clinton, un emerito coglione, un avvocaticchio che si occupava dei diritti dei neri. Non lo cagava nessuno e improvvisamente diventò un grande personaggio importante per fare il burattino delle lobby”. Il momento più agghiacciante si registra quando l’esponente del Caroccio puntualizza: “Obama non ha mica solo dei torti, ma anche un merito: la crescita del Ku Klux Klan. Lo dicono i dati.Grazie a lui il Ku Klux Klan è rigoglioso come non mai“. Borghezio si concede poi un’apologia di Romney: “Sono qui con la bandiera sudista, ero pronto a esporla se avesse vinto il caro Mitt, anche se lui è un po’ moscietto. Ma dietro di lui c’era tutta l’America bella, composita, bianca, cristiana e profonda“. Sull’epiteto“abbronzato” affibbiato da Berlusconi al Presidente degli Stati Uniti, il leghista sentenzia: “Fu una delle migliori uscite di Berlusconi“. E conclude: “Ormai l’Occidente è invaso dagli extracomunitari. Noi dovremo ritirarci in Alaska, se vogliamo essere ancora maggioranza“

L’elmetto di Scipio – Rita Pani

 Donatella Galli e le follie di una leghista.”“Io sono una BASTARDA leghista e me ne vanto. Voglio che il Vesuvio e l’Etna facciano una strage di meridionali. I meridionali sono per me come gli Ebrei erano per Hitler e vanno messi nei forni crematori”.

 

Ma quando mai bastarda! Non esagerare, non vali tanto. Sei solo una leghista, nulla di più. Una leghista infame, tra l’altro, che sputa su un paese che le permette di restare impunita persino davanti alla flagranza di reato. In un paese normale il tuo account di Facebook sarebbe stato chiuso, e una pattuglia della polizia sarebbe venuta a prenderti sotto casa per portarti in una galera, magari al sud, lontano dai tuoi parenti e senza le arance siciliane che mamma avrebbe potuto portarti una volta a settimana. Perché è così che si usa fare contro gli eversori. Se ne valesse la pena, per esempio, ti racconterei di Bruno Bellomonte, ma a che servirebbe? Al massimo sei in grado di comprendere, decifrare e apprezzare le scorregge di borghezio e i rutti di bossi.

 

Non ci sarebbe da incazzarsi, nemmeno da perdere tempo ad analizzare politicamente una minchiata quale questa, però è la mia passione lombrosiana che mi spinge. Non hai una faccia molto intelligente, e nemmeno sai usare Photoshop. Avresti dovuto togliere anche la Sardegna dall’immagine che hai riprodotto, perché io sarda nutro un certo fastidio a vedere la mia terra insieme alla tua.

 

Però per fortuna abbiamo uno stato, e uno stato che funziona! Non ti hanno messo in galera, non ti hanno condannato ai lavori forzati, non ti obbligheranno a recarti ad Aushwitz per farti respirare il grigiore delle ceneri che sembra persistere a dispetto del tempo e dell’oblio, ma finalmente, per legge, anche ai tuoi figli – pure se spero che non ti sia mai dato di riprodurti – verrà insegnato l’Inno Nazionale, e pure i tuoi figli – ma chi ti scoperebbe mai? – saranno obbligati a partecipare alla giornata della Costituzione e della Bandiera, il 17 marzo, a ridosso della festa del papà, della prima giornata di primavera.

 

Sì, perché abbiamo uno stato serio, civile e democratico, che pensa che basti una canzonetta patriottica per cancellare un ventennio di barbara ignoranza, che ha dato la stura alla crapula legaiola. Per questo stato, pare sia sufficiente insegnare ai bambini a cantare la sigla delle partite di pallone, per correggere la deviazione mentale di una manica di idioti leghisti, dalla faccia tutta uguale, con gli occhi vacui, con quell’espressione ebete che lascia immaginare un rivolo di bava che esce dall’angolo della bocca, per il deficit cerebrale che sembra accomunarvi tutti.

 

Quando qualcuno riesce a usare gli ebrei di Hitler con tanta semplicità, ci sarebbe da domandarsi che ne è stato della storia, della Costituzione, della civiltà, dell’educazione. Ma sarebbero domande troppo difficili per questo Stato che smemorato e colpevole, non si accorge che il fascismo non è più un rigurgito, ma un vomito ormai cronico, al quale mai si è voluto porre rimedio.

 

Avrebbero dovuto fermarvi prima, in quelle montagne isolate del nord Italia, e sterilizzarvi visti i vostri ripetuti accoppiamenti tra simili. Ci sarebbe voluto – per restare in tema- un dottor Menghele al contrario, che vi impedisse di mettere al mondo tanta gente geneticamente deficitaria. Ma ci siete, e ci dovete rimanere.

 

E anziché curarvi con dosi massicce di Storia ed educazione civica, anziché migliorarvi con una scuola che funziona, questo stato vi abbatterà a colpi di Fratelli d’Italia, persino nelle scuole fasulle, che questo stato a voi sconosciuto, vi ha consentito di avere.

 

Dio non sa chi sono IO

Sottotitolo: Sto con Obama, per ovvi motivi, ma non con l’America.
Sapevatelo.

La Fornero chiede alla stampa di lasciare la sala dove sta parlando e spiega: “Ti scappa una parola e diventa titolo”. E se ogni tanto si mordesse la lingua?

[Il Fatto Quotidiano].

Ma questa signora, affascinante  e aggraziata quanto una kapo’ che vuole, fare il ministro e pensare di non dover misurare le parole? ma non era il governo delle gentildonne e dei gentlemen sobri questo?

Preambolo:

Trattativa, i pm: “Berlusconi e Dell’Utri
garanti del patto con Cosa Nostra”

Ingroia e i colleghi della Procura di Palermo depositano una memoria al processo appena iniziato. L’ex premier “approdo” finale del patto. Nel documento ricostruzione storica più che giudiziaria. Leggi il documento integrale

Il fatto è che ad una certa età bisognerebbe ritirarsi ad una dignitosa vita privata, mica per niente, per evitare di rendersi ridicoli. C’è da dire che questo timore non sfiora minimamente Scalfari che da qualche mese sta sfidando l’impossibile e l’inenarrabile non senza la collaborazione di chi lo invita in televisione, uno a caso Fabio Fazio – come se non bastassero i suoi editoriali – pensando che abbia chissà quali cose sensazionali da rivelare al popolo italiano.  Non voterò il movimento e Grillo non sempre dice cose utili ma meno ancora mi piacciono gli allarmi sulla possibile morte della democrazia – qualora il movimento vincesse le elezioni – lanciati dal Rimbambito di Largo Fochetti nell’ennesimo delirio [in forma di poderoso editoriale] di domenica.

Eh caro Scalfari, sono belle le battaglie per la libertà di espressione, è bello invocare da un quotidiano prestigioso il diritto a non essere imbavagliati, specialmente se la possibilità di limitare la libertà di espressione e di imbavagliare questo surrogato di informazione che abbiamo a disposizione in Italia è nelle mani di un editore concorrente col quale casualmente l’editore del Gruppo Espresso aveva un contenzioso in sospeso e che, sempre casualmente è potuto assurgere al ruolo di controllore anziché, come sarebbe stato più giusto, di controllato a vista considerato il potere spropositato di cui può disporre e che in virtù del ruolo politico concessogli violando legge e Costituzione [altroché Grillo] per mezzo del quale ha potuto scampare alla galera ha potuto aumentarlo a dismisura anche e soprattutto grazie a chi – certa stampa compresa e un’opposizione che gli ha retto il gioco per diciotto anni – faceva finta che berlusconi presidente del consiglio fosse una cosa normale da paese normale. 

Ha fatto finta la prima volta, ha fatto finta la seconda e ha fatto finta anche la terza senza che l’esercito delle intellighenzie facesse un plissé a proposito di pericolo dittatura, di rischio populismo, senza gli affettuosi moniti di Napolitano che era troppo occupato a sfilare e ad infilare la penna dal taschino. 
Oggi invece è cambiato tutto, compresi i nemici da abbattere: Magistrati colpevoli di voler fare il loro dovere e un movimento di gente che si è fatto strada da solo senza che nessuno gli mettesse a disposizione bicamerali superaccessoriate.
Grillo le battaglie le voleva fare nel PD ma gli è stato impedito. Gli dissero che non poteva iscriversi anche se lui aveva già la tessera, ma nel frattempo nel partito, terrorizzati dalle proposte circa i NON finanziamenti ai partiti e l’incandidabilità dei condannati [come se ci volesse una legge per impedire a dei delinquenti di poter accedere alla politica] hanno adito ragioni di regolamento e statuto e avviato le procedure di restituzione dei soldi del tesseramento.
Col risultato che oggi si teme più un movimento di popolo di un signore gà prescritto e condannato un paio di volte dalla giustizia, estraneo alla politica, nonché ad ogni tipo di rispetto di leggi e regole che, per ambire ad un ruolo politico si è fatto fare un partito dall’amico mafioso.
La democrazia è un processo complicato e faticoso, ecco perché non si addice all’Italia.
L’editto liberale
Marco Travaglio, 6 novembre
Sostiene il liberale Eugenio Scalfari su Repubblica che il “Movimento 5 Stelle diventa un problema politico” perché gli elettori siciliani l’han votato più di tutti i partiti e soprattutto perché Santoro ha osato financo trasmettere “parecchi minuti” di immagini sulla traversata dello Stretto di Messina da parte di Grillo, “leader del populismo e dell’antipolitica”, e di alcuni suoi comizi in Sicilia “infarciti di parolacce”. L’ascolto medio è stato del “10,37”, che “non è moltissimo” (solo il doppio di quando a La7 compare Scalfari), “ma sono comunque cifre significative”. Il problema politico sta nel fatto che Grillo “fugge dalle tv ma le tv lo inseguono, lo riprendono, lo trasmettono” (peraltro Grillo fugge anche dai giornali, ma i giornali lo inseguono, lo citano, lo raccontano, Repubblica compresa, la qual cosa si chiama informazione, ma lasciamo perdere). Come se non bastasse, c’è pure “la Rete gremita di video sul Grillo comiziante e monologante, con milioni e milioni di contatti” (per la verità la Rete è pure gremita di video su politici comizianti e monologanti, che però purtroppo registrano scarsi contatti all’insaputa di Grillo, ma lasciamo andare). Insomma “Grillo gode di una posizione mediatica incomparabilmente superiore a qualunque altro leader politico di oggi e di ieri” (ohibò: ma non ha appena detto che Grillo “sfugge alle tv”? Non sa che sulla Rete ciascuno va liberamente dove gli pare? Ha idea di quanti milioni di italiani sono costretti ogni giorno, da mane a sera, da tempo immemorabile, a sorbirsi tutti i vecchi politici in tutti i programmi tv, da La prova del cuoco alla messa domenicale, eccetto forse, per ora, il segnale orario e il meteo, visto che i partiti occupano il Cda Rai, le reti, i tg e le Authority?). Così Grillo, senza spendere “un centesimo”, ottiene “ascolto fino al prossimo comizio del quale sarà lui a decidere il giorno, l’ora e il luogo” (ecco: decide lui quando e dove fare i comizi, senza nemmeno una telefonata a Scalfari per sapere se abbia nulla in contrario). “Quale sia il programma del M5S resta un mistero” (almeno per chi non ha ancora imparato a cliccare sul blog di Grillo in alto a destra, alla voce”Scarica il Programma M5S”). Ma ora è allarme rosso, perché “sul suo ‘blog’ uno dei seguaci ha già costruito la futura architettura politica: al Quirinale Di Pietro, capo del governo e ministro dell’Economia Beppe, De Magistris all’Interno, Ingroia alla Giustizia, Saviano all’Istruzione”. A parte Saviano, che per Scalfari “sarebbe una buona idea, ma il nostro amico non accetterebbe quella compagnia” altrimenti che amico sarebbe?, “per gli altri nomi c’è da rabbrividire e chi può farebbe bene a espatriare”. Ecco: chi non rabbrividì e non espatriò con B. al governo, Mancino o Schifani al Senato, Casini o Violante alla Camera, Tremonti all’Economia, Mastella o Castelli o Alfano alla Giustizia, Maroni o Mancino o Amato all’Interno, Bossi o Calderoli alle Riforme, Gelmini all’Istruzione, dovrebbe farlo ora al solo sentir pronunciare i nomi di Grillo, Di Pietro, Ingroia, De Magistris e altri pericolosi incensurati. Tantopiù che — rivela Scalfari — sta per rinascere un “partito d’azione” con “Flores, Travaglio, Santoro” e altri “disturbati”. “Resta da capire — domanda Il liberale Scalfari — perché mai alcune tv si siano trasformate in amplificatori del populismo eversivo”: giusto, che aspetta La7 a chiudere Servizio Pubblico cacciando Santoro e gli altri disturbati? Altrimenti non restano che due soluzioni:
1) espatriare (intanto l’unico che espatria è Ingroia); 
2) convincere l’amico Monti a istituire una nuova tassa: chi guarda un video di Grillo dovrà guardarne anche uno a scelta di Bersani, Casini, o Alfano; alla terza visione grillesca, scatta la progressività dell’imposta e si aggiunge l’ascolto obbligatorio di un monito di Napolitano. Integrale.