Eversione? ma dove, quando? [Tenete i bambini lontani dalla televisione]

La  presidente della camera che manifesta pubblicamente la sua contrarietà personale ad una forza politica presente in parlamento proprio di garanzia, come si è graziosamente definita Laura Boldrini poco fa da Fabio Fazio a Che tempo che fa, non è.
Non mi pare.
Non mi sembra.
Nemmeno Fini e la Pivetti erano arrivati a tanto.

E’ urgentissimo riequilibrare il servizio pubblico. Oscenità come quelle ascoltate oggi nell’Arena di Giletti su Raiuno e da Fabio Fazio a Che tempo che fa, il salotto buono di Raitre, sono pericolose, diseducative. E chi chiede di fare attenzione alle parole non può fare certi paragoni né mancare di rispetto ai cittadini/elettori  usando parole altrettanto sbagliate. Laura Boldrini che invoca il rispetto delle regole e delle istituzioni ha dimenticato il rispetto dei cittadini/elettori dimostrando tutta la sua inadeguatezza parlando di comportamenti eversivi e dimostrando disprezzo, ancora una volta, per una parte consistente del parlamento della repubblica italiana. Io non giudico la donna, il suo passato, chi è lei né chi l’ha mandata dove sta e non m’interessa, l’istituzione sì.
Un presidente della camera non può dire quelle cose se non si dimette cinque minuti dopo.

“Io sono di garanzia” non si dovrebbe dire, nemmeno se fosse vero davvero. Perché è lo stesso che dire “io sono bella” e non farlo invece decidere a chi guarda.  Vale la pena di ricordare, forse, che lei è la stessa che disse da appena eletta sempre Chez Fazio, che “gli italiani dovevano tornare ad innamorarsi delle istituzioni”. 

Chissà perché oggi è molto più facile usare parole come “eversione” senza che nessuno se ne scandalizzi troppo. Perché io mi ricordo che, in periodi diversi, quando ad esempio si parlava di magistrati “cancro della democrazia”, o quando i parlamentari di centrodestra capeggiati dall’alfano con l’alfano intorno andarono ad occupare i Tribunali di Brescia e Milano, nessuno, a parte i soliti pochi coraggiosi, quelli faziosi, gli utopisti del rispetto dello stato, delle leggi e delle regole menzionava l’unica parola esatta a definire certe parole e certe manifestazioni che non erano affatto di pacifico dissenso e di critica pacata ma erano proprio eversione.  Vent’anni con un delinquente abusivo in parlamento a sfasciare lo stato non sono stati eversione? Con buona pace degl’indignati a corrente alternata. 

Eversione significa altro. Lo sa Giletti, lo sa Laura Boldrini, lo sa Fabio Fazio e lo sanno tutti quelli che in queste ore riempiono pagine di siti on line con dichiarazioni fuori da ogni regola di buon senso senza spiegare cos’è davvero l’eversione. Non si deve giustificare nessuna violenza, che sia fisica o verbale, ma basta esagerazioni, basta bugie e basta balle. E basta offendere otto, nove milioni di persone che sono andate a votare e meritano lo stesso rispetto di quelli che hanno fatto altre scelte, compresa quella del partito di un delinquente condannato.
La prevenzione non può essere più dannosa dell’eventuale malattia. Il rimedio non può essere più grave del danno. Parlare di estremismo paragonando dei comportamenti talvolta eccessivi ma regolabili in uno stato di diritto a chi ammazzava e faceva stragi è da irresponsabili. Quanto quelli che fomentano e insultano da un computer. Elaborare e perfezionare la critica, portare ad un livello alto e ragionato il dissenso e le relative risposte, specialmente quelle della politica e delle istituzioni non è solo utile di questi tempi ma necessario. Semplificare è stupido, è da ignoranti non solo storici, è quello che ha fatto oggi Giletti paragonando gli anni più bui della nostra storia dopo il fascismo all’oggi. Anni in cui l’attentato e le bombe erano dietro l’angolo tutti i giorni. E se ci incazziamo perché i giornali, le televisioni semplificano mentendo per fare il gioco del potere, dovremmo farlo anche quando leggiamo e ascoltiamo assurdità che nulla c’entrano coi motivi della rabbia, del disagio e certi paragoni altrettanto assurdi.