Lacreme napulitane

Sottotitolo: “C’è gente che pagherebbe per vendersi” [Victor Hugo]

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Un governo che cade in segno di solidarietà nei confronti di un delinquente. Che bel paese che siamo. Neanche a Gotham City una roba così. [Andrea Scanzi]

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150 giorni dopo – Alessandro Gilioli

Bastava non abboccare 150 giorni fa, caro Enrico, cari dirigenti dell’attuale Pd.
Davvero non sapevate, 150 giorni fa, chi era Berlusconi, dopo che lo abbiamo conosciuto per vent’anni? Lui, i suoi reati, il suo disprezzo per le regole, per il Parlamento, per la Costituzione?
Era un delinquente eversivo, lo sapevamo tutti, perché voi avete finto di non saperlo? Per giocarvi l’ultimo giro di poltrone o perché davvero qualcuno di voi pensava che fosse diventato uomo di moderazione, di responsabilità, di istituzioni?
Non so se è più grave e colpevole la prima o la seconda ipotesi, davvero non so se è peggio l’opportunismo o la stupidità.

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B. apre la crisi. Via i ministri del Pdl
Letta: ‘Gesto folle per coprire i suoi guai’

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L’unico che non ha rovesciato nulla è proprio berlusconi. Lui ha sempre fatto capire molto bene quali erano e sono i suoi interessi, ora come allora sempre i cazzi suoi. Strano che questi magnifici strateghi della politica supportati poi da cosiddetti saggi non lo abbiano capito. Ma secondo me invece hanno capito molto bene. Loro lo fanno per noi, per non farci sapere chi dobbiamo ringraziare, sono discreti, ecco.

Si potrà dire adesso che quelli che li rivoterebbero e li hanno votati per tutto questo tempo sono criminali quanto lui?

Penso di sì.
Sono diciotto anni che aspetto. Ché c’è stato un tempo in cui non si poteva nemmeno dire che erano mentecatti semplici. Quando non si doveva demonizzare l’avversario [cit. l’illuminato statista Veltroni, quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava per paura che la gente capisse contro chi doveva votare].
Perché una cosa è dire che lui in politica non ci doveva entrare, prendersela con d’alema e compagnia inciuciante, che non fa male, non fa male ricordare che senza questa sinistra e questo centrosinistra berlusconi, dopo che qualcuno gli ha aperto la strada nella politica fregandosene della legge e della Costituzione sarebbe durato lo spazio e il tempo necessari a smascherare un eversore, un delinquente, un truffatore corruttore, un’altra la constatazione che che c’è gente a cui la vita non è cambiata di una virgola ma che si porta padre Pio nel portafoglio per chiedergli di aiutare il pregiudicato traditore.

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Uno che ha usato lo stato per vent’anni, lo ha saccheggiato pro domo sua e poi quando lo stato finalmente decide di dire che puó bastare perché mai non dovrebbe vendicarsi? Traditori dello stato. Tutti. Ci vorrebbe la corte marziale per la politica e le istituzioni di questi ultimi vent’anni. Per quelli che avevano giurato che le sentenze di berlusconi non avrebbero avuto conseguenze per la tenuta di questo bellissimo governo delle larghe intese di stampo mafioso e anche per quel giornalismo che ancora oggi non riesce a dire la verità agli italiani per eccesso di servitù.

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Un presidente della repubblica che di fronte all’estorsione, al ricatto, ad un gruppo di parlamentari che si comporta come i complici di quei camorristi che tirano i vasi dai balconi quando la polizia va ad arrestare un criminale parla di amnistia, di indulto, dopo aver chiesto ai giudici e non ad una politica connivente con un criminale di non superare il senso del limite, e ancora prima aver chiesto una riforma della giustizia CINQUE MINUTI DOPO che la giustizia aveva ottenuto un risultato storico come quello di riuscire a condannare un delinquente che sembrava impunibile fa bene a piangere. E lo dovrebbe fare ricordandosi di quando, qualche mese fa, si mise ancora contro i giudici per dare la possibilità al delinquente di “poter partecipare alla delicata fase politica”.

Eccola qui la collaborazione importantissima, questi sono i risultati.
E purtroppo, non basta nemmeno la vergogna per quantificare, dare una dimensione ad un’indecenza che in nessun altrove sarebbe mai potuta accadere.

Se qualcuno in un impeto di follia apre la bombola del gas e fa saltare in aria il palazzo la colpa è di chi ha avuto la sventura di abitare in quel palazzo?
Le persone che si ritrovano senza una casa sono complici del pazzoide o sono le sue vittime? quindi io non voglio più sentir parlare di NOI a proposito del disastro politico italiano;  non voglio più che qualcuno, molti anzi, diano anche a me e a chi come me non c’entra, la responsabilità di questi vent’anni di sciagure italiane. Nessuno che mi dica più che avrei potuto fare qualcosa ma non l’ho voluta fare. Perché tutti sanno che nulla si poteva fare. 
Io berlusconi non l’ho voluto, non l’ho votato, non ne ho sostenuto nemmeno la più pallida delle idee, e  più che votare la parte politica più distante a berlusconi non so che altro avrei potuto fare per restare dentro le regole democratiche. Quelle che proprio la politica e le istituzioni, nella figura del capo dello stato che adesso piange, come se arrivasse da chissà quale altrove e si fosse accorto solo oggi di berlusconi e del manipolo di eversori che si porta dietro nella sua follia delinquenziale, hanno disatteso e tradito quando hanno permesso che si desse residenza al fascismo e alla delinquenza nel parlamento di una repubblica democratica.

Le persone come me sono le vittime del vicino di casa, non i complici. E dovrebbero chiedere un risarcimento, non essere accomunate alla follia di chi fa saltare un palazzo.
Io ho sempre votato quella parte politica che mi prometteva di liberare l’Italia dall’anomalia criminale berlusconi, che mi diceva che avrebbe fatto leggi buone, risolto il conflitto di interessi, che si sarebbe occupata dei miei problemi, non di quelli di un delinquente che per sua stessa ammissione è entrato in politica per risolvere i suoi guai con la legge e non solo glielo hanno lasciato fare ma, quando la legge, la giustizia, dopo un’estenuante lotta impari contro la sua delinquenza e quella della politica sempre complice che lo ha agevolato facendolo entrare in parlamento, facendo leggi a misura di criminale sono riuscite finalmente ad ostacolarlo ancora si presta al suo gioco facendo finta di cadere dalle nuvole. E’ tutto uno stupirsi, un meravigliarsi di un delinquente che, guarda un po’, si comporta da delinquente e non da filantropo che ha a cuore il valore della solidarietà, lo statista che vent’anni fa è sceso in campo per il bene degli italiani e per salvare l’Italia dalla deriva comunista. E ancora ieri il presidente della repubblica ha parlato di urgenze quali l’amnistia e l’indulto invece che di quella che è l’unica vera esigenza di questo paese, ovvero liberarsi di un delinquente, di un impostore, di uno che non esiterebbe a far saltare il palazzo se questo servisse ai suoi sporchi affari, interessi, e di tutti quelli che per vent’anni lo hanno lasciato fare.

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Napolitano: “Valutare amnistia”
M5S: “Prepara il terreno per B.”

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I troppi servi della vergogna
Antonio Padellaro –  29 settembre

Una tale insopportabile vergogna non ha precedenti. Nelle democrazie occidentali ma neppure, a quanto si sa, nei Paesi del Terzo mondo o nei più sperduti Staterelli africani non si è mai visto un condannato per reati gravissimi disporre a suo piacimento di 97 deputati, 91 senatori e cinque ministri imponendo loro le dimissioni del Parlamento e dal governo come si fa con la servitù, anzi peggio visto che i domestici hanno diritto almeno a un preavviso. A parte i tardivi borbottii di qualche Cicchitto e Quagliariello (e il dissenso di Marina B. forse al corrente del fragile equilibrio psichico del padre), i camerieri del pregiudicato hanno prontamente ubbidito, alcuni per la sottomissione scambiata con una poltrona, altri per pura cupidigia di servilismo. È questo il vero cancro che sta divorando la democrazia italiana condizionata da un personaggio che pur di estorcere un qualcosa che possa salvarlo dalla giusta detenzione e dalla giusta decadenza da senatore non esita a mandare a picco il Paese che domani potrebbe essere investito da una nuova tempesta finanziaria. E tutto con la risibile scusa elettorale della contrarietà all’aumento dell’Iva. Come ha potuto Napolitano mettere il governo nella mani di un simile individuo? Come hanno potuto Letta e il Pd accettarlo come alleato?

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VIDEO – PADELLARO: “CIECA OBBEDIENZA A BERLUSCONI TUMORE DELLA DEMOCRAZIA”

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Lacrime di coccodrillo
Marco Travaglio – 29 settembre

Da qualche tempo a questa parte, appena prende la parola, il che gli accade ormai di continuo, in una logorrea esternatoria senza soste, anche due volte al giorno, prima e dopo i pasti, il presidente della Repubblica piange. È una piccola variante sul solito copione: il monito con lacrima. A questo punto mancano soltanto le scuse al popolo italiano, unico abilitato a disperarsi per lo schifo al quale è stato condannato da istituzioni e politici irresponsabili. Cioè responsabili dello schifo. L’altro giorno, mentre Letta Nipote garantiva agli americani che il suo governo era stabile e coeso come non mai e B. raccoglieva le firme dei suoi 188 servi in Parlamento per minacciare di rovesciarlo, Napolitano definiva “inquietante” la pretesa del Caimano di condizionarlo per fargli sciogliere le Camere e interferire nei processi giudiziari. E lo dice a noi? Sono anni e anni che lui, non noi, corre in soccorso dell’Inquietante non appena è in difficoltà. Lo fece nel novembre 2010, quando Fini presentò la mozione di sfiducia al governo B. e lui ne fece rinviare il voto di un mese, dando il tempo all’Inquietante di comprarsi una trentina di deputati. Lo rifece nel novembre 2011, quando B. andò a dimettersi per mancanza di voti alla Camera, e lui gli risparmiò le elezioni anticipate, dando il tempo all’Inquietante di far dimenticare i suoi disastri quando i sondaggi lo davano al 10 per cento. Lo rifece quest’anno, dopo la batosta elettorale di febbraio (6,5 milioni di voti persi in cinque anni): prima mandò all’aria ogni ipotesi di governo diverso dall’inciucio, tappando la bocca ai 5Stelle che chiedevano un premier fuori dai partiti; poi accettò la rielezione al Quirinale, sostenuta fin dal primo giorno proprio da B., quando ancora Bersani s’illudeva di liberarsi della sua tutela; infine impose le larghe intese, in barba alle promesse elettorali di Pd e Pdl, e nominò premier Letta Nipote che, come rivela Renzi nel suo libro, era stato scelto da B. prim’ancora che dal Pd. L’idea di consultare gli elettori gabbati per sapere che ne pensavano (come si appresta a fare l’Spd con un referendum fra i suoi elettori prima di andare a parlare con la Merkel), non sfiorò nessuno. Tanto i giornaloni di destra, centro e sinistra suonavano i violini e le trombette sulla “pacificazione” dopo “vent’anni di guerra civile”. E B., semplicemente, ci credette: convinto che Napolitano e Pd l’avrebbero salvato un’altra volta. Il Fatto titolò: “Napolitano nomina il nipote di Gianni Letta”. Apriti cielo. A Linea notte Pigi Battista tuonò contro quel titolo “totalmente insensato, eccentrico, bizzarro, non certo coraggioso” perché “non riconoscere che Enrico Letta sia una figura di spicco del Pd e scrivere che la sua unica caratteristica è essere nipote di Gianni Letta è una scemenza. Non vorrei che passasse l’idea che ci siano giornali, come il Corriere su cui scrivo, accomodanti e trombettieri, e altri che dicono la verità, sono coraggiosi, stanno all’opposizione”. Ieri il coraggioso Corriere su cui scrive Battista pubblicava le foto di Enrico e Gianni Letta imbalsamati che sfrecciano sulle rispettive auto blu dopo l’incontro al vertice di venerdì, quando “a Palazzo Chigi arriva anche lo zio di Enrico, Gianni Letta. Incontri non risolutori, che preparano il colloquio delle 18 al Quirinale”. C’era da attendersi un puntuto commento del coraggioso Battista per sottolineare quanto fosse insensata, eccentrica, bizzarra questa simpatica riunione di famiglia fra il premier e lo zio, sprovvisto di qualunque carica pubblica, o elettiva, o partitico, che ne giustificasse la presenza a Palazzo Chigi. L’indomani Napolitano lacrimava alla Bocconi perché B. ha “smarrito il rispetto istituzionale”. Perché, quando mai in vent’anni l’ha avuto? Per smarrire qualcosa, bisognerebbe prima possederla. Intanto il ministro Franceschini, in Consiglio dei ministri, si accapigliava con Alfano: “Voi volete solo salvare Berlusconi!”. Ma va? E quando l’ha scoperto? Infine ieri, mentre tutti parlavano di fine del governo e di “punto di non ritorno”, Napolitano dimostrava che il punto di non ritorno non esiste, la trattativa Stato-Mediaset è più che mai aperta: infatti chiedeva, eccezionalmente a ciglio asciutto, “l’indulto e l’amnistia”. Ma sì, abbondiamo. Così sparirebbero per incanto i processi Ruby-1 e Ruby-2, De Gregorio, Tarantini, Lavitola, la sentenza Mediaset e tutti i reati commessi da B. ma non ancora scoperti. I detenuti perbene dovrebbero dissociarsi e rifiutare di diventare gli scudi umani per B.&N., a protezione del sistema più marcio della storia. Essi sì avrebbero diritto a versare qualche lacrimuccia. Invece in Italia lacrimano solo i coccodrilli: chi è causa del nostro mal, piange al posto nostro.

I servi, servono. Appunto

Sottotitolo: in un paese normale è vero che le regole si fanno in cabina elettorale, che sono i cittadini a scegliere da chi e in che modo vogliono farsi governare, ma è anche vero che bisogna mettere la gente nelle condizioni di fare una scelta. In questo paese è sparita quella sinistra forte che sapeva fare opposizione, quella sinistra grazie alla quale leggi come quelle sul divorzio e sull’aborto sono potute passare quando governava la democrazia cristiana, quando fare compromessi con l’avversario significava farlo per il bene comune, non per i propri affari di bottega.

Quando sui diritti non si tirava indietro la manina per presunte questioni di coscienza personale.

C’è gente che ha usato la Costituzione come il rotolo di carta igienica del bagno di casa sua salvo tirarla fuori esaltandola solo quando l’ha cominciato a fare anche berlusconi. Prima no?

Un giorno qualcuno, o, speriamo la storia dovrà spiegare a chi e a cosa è servito berlusconi.

D’Alema: “I media erano schierati contro di noi”.
La prossima volta regalali a qualcun altro.
[spinoza.it]

Senza di lui, invece, non ci sarebbe stato nemmeno berlusconi.

Penso che abbiamo capito tutti che l’unico modo per liberare questo paese da berlusconi è il voto.
Purtroppo i cittadini perbene, senzienti, quelli che vogliono il bene di questo paese non hanno potuto contare su nessuna tutela, nessuno è intervenuto a tempo debito, pur potendolo fare per liberare l’Italia da questa metastasi che appesta l’Italia ormai da diciotto anni.
Non sono bastati i precedenti penali, non è bastato il fatto che uno così non si sarebbe potuto avvicinare al parlamento nemmeno per scherzo [diciotto anni fa  il fondo ci ha regalato berlusconi, certo, senza la collaborazione – coi baffi –  di chi gli ha agevolato l’ingresso forse non ce l’avrebbe fatta. Ma del resto, chi se lo ricorda che per permettergli la discesa in campo è stata violata la Costituzione, quanti siamo? dieci, venti, cento?] non sono bastati  i processi, le prescrizioni, le collusioni con la mafia, gli stallieri eroi, il partito fondato da un condannato per mafia [che amico della mafia era anche prima ma che nemmeno questa magnifica legge sull’incandidabilità riesce a buttare fuori dal parlamento], le cricche, le mignotte, i papponi: no, niente di tutto questo è bastato.
Oggi siamo di nuovo punto e a capo perché le cosiddette istituzioni, quelle che noi dobbiamo rispettare non hanno rispettato il paese né noi.
Io non so come andrà a finire questa crisi né quando ci rimanderanno di nuovo a votare ma spero che tutti capiscano che prima lo facciamo meglio è: non bisogna concedere troppo tempo all’eversore antistato. 
E nessuno dovrà più prendere in considerazione quello che arriva dalle bocche di chi ha sostenuto berlusconi: casini, la faccia ‘bella’ di cuffaro è persona che con un centrosinistra che vuole ricostruire non c’entra nulla.
Se Bersani vuole essere credibile lo deve dire subito, adesso, che le intenzioni sono altre.
Perché se il rinnovamento deve passare di nuovo per l’inciucio, per gli accordi presi con le mani sotto al tavoli, per i veltroni e i d’alema che dicono che non si ricandidano ma poi pensano di dover dare ancora un contributo alla politica, contributo, il loro, di cui questo paese può fare a meno considerati i precedenti, per una nullità come letta [enrico] che pensa che un movimento di gente nella gente sia più pericoloso di chi ha trascinato l’Italia in un baratro non solo economico ma soprattutto etico, se il rinnovamento porta la firma di bindi e fioroni che portano in parlamento la loro presunta coscienza mettendosi di traverso ogni volta che si cerca di far fare all’Italia un passo avanti in fatto di civiltà mica lo so se Bersani ce la fa.

Il servo serve

Marco Travaglio, 8 dicembre

Ieri, mentre il suo leader Piercasinando parlava alla Camera per dirci ancora una volta quanto è bravo e quanto è bello lui, l’on. Paola Binetti, comprensibilmente, dormiva. Tramonta così, in una scena impietosa, il Grande Centro che per mesi ha turbato i sonni di politici di destra e sinistra, occupato chilometri quadrati di carta stampata, intasato le tv, arrapato politologi e sondaggisti elettrizzati dall’eccitante prospettiva del Monti-bis. Resta da trovare qualcuno che, con delicatezza, salga al Colle e comunichi la ferale notizia a Napolitano: il partito di Monti, o di Monti-zemolo, non vincerà, per mancanza di tempo, ma soprattutto di elettori. La famosa Agenda Monti resterà impilata e invenduta sugli scaffali dei negozi Buffetti. I presunti elettori moderati, casomai esistessero, sfuggono ai radar: Casini più Fini più Luca Cordero, sempreché si mettano insieme e la smettano di litigare, rischiano di non superare nemmeno il quorum del Senato (l’8%). E soprattutto il Pdl non seguirà la linea di Alfano, Schifani e Ferrara, che speravano di nascondere la propria nullità sotto il loden del Prof: al segnale convenuto del Cainano (il fischietto a ultrasuoni) terrorizzato dall’asta delle frequenze tv, dal decreto (peraltro finto) “liste pulite”, dai conti della ditta, dall’arrivo delle sentenze Ruby e Dell’Utri, i due noti statisti siciliani sono prontamente rientrati nei ranghi, mentre il direttore del Foglio vive ore drammatiche. Del resto Monti l’aveva capito fin da quando Ferrara annunciò l’adesione all’agenda Monti di B. e del Pdl tutto, da lui medesimo sapientemente consigliati, che le cose si mettevano male. L’altroieri il padrone ha fatto convocare Angelino Jolie a Palazzo Grazioli da un giardiniere, e al suo arrivo gli ha lanciato l’osso: “Tu adesso terrai una conferenza stampa e annunci che io sono il candidato premier” (e le tue primarie sai dove te le devi mettere). Il segretario da riporto l’ha prontamente restituito: “Berlusconi ha manifestato la volontà di tornare in campo. Del resto nel 2008 fu lui a vincere, ad alzare la coppa e il detentore del titolo ha tutto il diritto di farlo”. Perbacco, ci mancherebbe altro. Anche Schifani, dopo una fugace libera uscita, torna a cuccia. Il 7 giugno tuonava contro i “troppi errori” di B., incapace di “emarginare gli amici che sbagliano o di allontanare quelli che remano contro o lo portano fuori strada. Il nostro elettorato è frastornato. Un giorno il Pdl approva l’Imu e il giorno dopo la parte più chiassosa del Pdl minaccia di scendere in piazza contro l’Imu. Un giorno il Pdl approva i decreti, anche i più duri, di Monti e il giorno dopo la parte più colorita e populista del Pdl propone lo sciopero fiscale. Un giorno si ascoltano le più convinte dichiarazioni di B. a sostegno di Monti e il giorno dopo, sui giornali berlusconiani, si leggono titoli improntati al grillismo più avventato”. E lanciava Alfano, l’uomo “che ha segnato una svolta e ha dimostrato di sapere fare politica”, prendere le redini del partito, ma solo “se sarà in grado di guadagnarsi l’autonomia necessaria”. Giovedì sera la rivolta di Renato Spartacus si è conclusa con un trillante comunicato: “B. ha il sacrosanto diritto di scendere in campo. Ha pieno titolo a rivendicare la propria candidatura in una sfida democratica in una democrazia sana per il nostro Paese”. Corbezzoli, perdindirindina. Tutt’intorno si udiva un coro di “arfarf”, uno sbavare di osanna, un agitarsi di codine, uno sgomitare per arrivare primi all’Ansa col peana al “nuovo sacrificio” (Ravetto), all'”ennesimo atto d’amore” (Cesaro), al “fiat lux” (Biancofiore). Scene così imbarazzanti da indignare persino un professionista come James Bondi, mai mossosi da sotto la scrivania.

“Chi, nella penombra del Transatlantico, tramava contro ora è lì a spellarsi le mani e a gridare evviva”. Non c’è più la servitù di una volta.

C’è grossa crisi…

Sottotitolo:  il governo Monti ne ha fatte un sacco e una sporta, ma mò mettetevi nei panni di professoresse e professori, e pensate per un attimo alla sensazione che possono provare sentendosi dire dalla copia malriuscita di bugs bunny che l’esperienza di governo è finita.
Che tristezza…

Aveva ragione Don Paolo Farinella in un bellissimo articolo di Micromega di qualche mese fa [ Mario D’Azeglio e Massimo Monti].  Monti doveva prendere le sue decisioni e poi andare davanti agli italiani e dire: signore e signori, io volevo fare questo ma non me lo hanno fatto fare, vorrei fare ma mi impediscono di fare. 
E farlo ogni volta che i politici tradizionali tanto cari al presidente Napolitano  si mettevano di traverso. 

Alla fine qual è il motivo della crisi?  more solito   i problemi giudiziari di berlusconi, le sue beghe personali.

Il governo  prova a fare una cosa da governo  presentando il decreto sull’incandidabilità dei condannati e la decadenza dall’incarico per i condannati già in parlamento, uno a caso berlusconi ma giusto per per dire,  e cinque minuti dopo arriva la decisione del pdl di staccare la spina a Monti dopo aver votato insieme al governo e al pd tutte le porcate inimmaginabili in materia di economia e finanza, quelle che avrebbero dovuto salvare il paese dal default ma che in realtà sono ricadute sui lavoratori, sugli studenti, sui malati, sulla gente, su cittadini incolpevoli che con la crisi nulla c’entrano.

Contro Monti la stessa operazione di terrorismo psicologico come fu  per l’indulto di mastella, voluto perché serviva a berlusconi per previti,  ma alla fine chi ci ha rimesso è stato Prodi perché il tutto si è svolto mentre a palazzo Chigi c’era lui,  ma questa è real politik, ognuno si deve prendere le sue responsabilità e Prodi quell’indulto non lo doveva fare.

Il marchio dell’onta è rimasto a lui e chi ne ha goduto sono stati altri, ma sicuramente qualcuno, molti, i soliti italioti invasati penseranno  che è per merito del pdl se Monti va a casa dimenticando invece che Monti è arrivato proprio per colpa e incapacità del governo di berlusconi.

Quindi non le leggi che hanno impoverito i già poveri, non i favori al vaticano, non i tagli alla sanità, alla scuola pubblica mentre si regalavano milioni a quella privata,  non la cosiddetta  riforma della fornero, non i diritti che si continuano a negare ma una legge RIDICOLA sull’incandidabilità dei condannati che nei fatti non produce nessuna eclatante novità positiva, i delinquenti lì stanno e lì rimangono se Monti va a casa è perché ci vuole una legge che stabilisca che i delinquenti devono fare i delinquenti e i politici politica, possibilmente buona.

E’ meraviglioso tutto questo, dà l’esatta misura di come sia stato gestito questo paese fino ad ora.

Aveva proprio ragione Woody Allen: “i politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale.”

Quelli del pdl anche qualche tacca più sotto.

Spero che adesso tutti gli italiani capiscano che a berlusconi  del bene del paese non è mai interessato nulla.
Sono [e siamo] al si salvi chi può e ancora c’è un 15% di indefinibili creature disposto e disponibile a riportarlo a palazzo Chigi.

Tutto questo perché la politica in diciotto anni, dopo averlo costruito, non ha trovato un solo sistema per liberare l’Italia dalla zavorra berlusconi.

Viene voglia di scappare da qui  senza nemmeno fare le valigie.