E grazie anche a Marco e ad Emma, obviously…
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Sottotitolo: se fossi un’elettrice del PD straccerei la tessera finché anche l’ultimo dei cialtroni voltagabbana opportunisti non venisse allontanato a calci in culo dal partito o dalle sue più immediate vicinanze. (Ogni riferimento a Pannella e soci è voluto e intenzionale). E inoltre pensavo…ma se i referendum non si possono fare perché non ci sono i soldi allora nemmeno i cacciabombardieri acquistati rigorosamente (e more solito) “bipartizanamente” sarebbero, sono, in questo momento una spesa eccessiva…perché sarebbe come se in una famiglia non ci fossero i soldi per il mutuo ma poi si trovassero per le vacanze o per l’ultimo modello della tv a cinquemila pollici…(come dite? in certe famiglie fanno così? ah, ecco, adesso capisco meglio, e allora forse questi stronzi ce li meritiamo davvero).
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Grazie a Massimo Rocca (Radio Capital)
Ecco, quasi quasi una giornata così ci voleva. Per ricordarci quanto lunga è la strada da percorrere. Più impervia del rientro dal debito pubblico. Più difficile. Per ricordarci che non basta un pugno di professori, più o meno immacolati e competenti, a raddrizzare un paese storto e distorto da vent’anni di frequentazione assidua con una feccia cui abbiamo sacrificato la faccia. Sono ancora tutti lì nell’aula, votati da noi italiani, i nipotini di Mubarak, i roboanti cacasotto leghisti, e gli orrendi radicali che campano abusivamente sul referendum dal 1974, e magari qualcuno giovane nemmeno sa che a chiederlo fu Fanfani e non Pannella visto che si trattava di abrogare, e non di introdurre, il divorzio. Sono lì, decisivi perchè il governo dei professori resti in piedi a tirarci dolorosamente per i capelli fuori dal pantano in cui ci hanno cacciato. Sono lì a ricordarci che non ci sono scorciatoie alla politica, neppure quelle del referendum. Che l’unica diritta via, ma dobbiamo essere noi a volerlo, è quella di scegliere bene nelle urne se e quando, sempre un minuto troppo tardi, potremo andarci.
Le leggi popolari non vengono discusse, i risultati dei referendum sono ignorati (come per il nucleare e il finanziamento pubblico ai partiti), i parlamentari sono “nominati” dai segretari di partito. La relazione tra cittadino e Stato è regredita all’età feudale, non alle leggi, ma alle suppliche, al capriccio del Signore, di un Boss(ol)i o di un Azzurro Caltagirone. Loro sono loro e noi non siamo un cazzo in questa democrazia di cartapesta. L’ultima frontiera dell’antidemocrazia è negare il diritto al referendum per motivi economici come è avvenuto in Piemonte per quello sulla caccia. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure. Ci vediamo in Parlamento. (dal blog di Beppe Grillo)
DUE A ZERO PER LA COSCA – Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 13 gennaio
Due a zero per la malapolitica contro i cittadini,
cioè contro la vera Politica. Ma forse è giusto
così. Quando i partiti diventano cosche e
fanno amorevolmente sapere alla Corte
costituzionale quel che si attendono da lei; quando
giudici costituzionali usano i pizzini per anticipare le
loro sentenze a qualche giornale e vedere di
nascosto l’effetto che fa; quando giornali autorevoli e
ispirati giustificano preventivamente l’af fossamento
del referendum per il Bene della Patria (cioè dei
partiti-cosca); quando una speciale lupara bianca
seppellisce sottoterra le firme di 1.210.466 italiani
per difendere una legge elettorale che lo stesso
autore ha definito “p o rc a t a ”; è giusto che un politico
amico della camorra si salvi per la seconda volta
dall’arresto. Così, dopo un paio di mesi di illusioni
ottiche, qualcuno capirà che brutto paese
continuiamo a essere. Conosciamo l’obiezione: chi
se la prende con la Consulta parla come Berlusconi.
Ma poteva reggere fino a due anni fa, quando si
pensava che tutti e 15 i giudici costituzionali fossero
il più alto presidio di legalità del Paese (e a buon
diritto, visto che ci avevano salvati da una serie di
leggi incostituzionali imposte da Berlusconi per
piegare il Diritto ai suoi porci comodi). Ora non più:
da un anno e mezzo sappiamo che nel settembre del
2009 sei di quei giudici, esattamente come han fatto
la scorsa settimana, avevano anticipato il loro voto
favorevole alla porcata Alfano ad alcuni faccendieri
della P3, che disponevano di loro a proprio
piacimento. Due di quei giudici addirittura
organizzavano cene con i promotori della porcata
(B., Letta e Alfano) che di lì a poco avrebbero dovuto
valutare. Il capo dello Stato, assieme al Parlamento,
avrebbe dovuto sollevare lo scandalo e fare in modo,
in qualsiasi modo, che quei signori abbandonassero
ipso facto i loro scranni. Invece tutti si voltarono
dall’altra parte, lasciando intatta una Consulta ormai
irrimediabilmente inquinata. Il lodo Alfano fu
respinto per un pelo, grazie agli altri nove giudici. Ma
poi i partiti hanno inserito nella Corte altri loro
emissari e il risultato s’è visto ieri con il No ai due
quesiti referendari. Quesiti che oltre cento fra i
maggiori costituzionalisti italiani, compresi tre ex
presidenti della Consulta, giudicavano legittimi, e
nessuno, dicesi nessuno, aveva obiettato nulla in
punto di diritto. Gli unici “giur isti” di diverso parere,
guardacaso, sono quelli della Corte (o la maggioranza
di essi). Ora i partiti-cosca si fregano le mani, perchè
potranno nominarsi anche il prossimo Parlamento.
Ma la loro è una gioia miope e passeggera: vedranno
presto che cosa significa consacrare il Porcellum, la
norma più impopolare dai tempi delle leggi razziali.
E, se non lo vedranno, provvederanno gli elettori a
farglielo vedere. Quella che lorsignori sordi e ciechi
chiamano “antipolitica” esploderà alle stelle,
compattando in un solo blocco chi è convinto che
non esistano più vie democratiche per risanare la
malapolitica e chi più semplicemente pensa che
ormai tanto vale fare a meno del Parlamento e delle
elezioni, lasciando per sempre al governo un gruppo
di “tecnici” che nessuno ha mai eletto. Dio acceca
chi vuole perdere.