Minima & [Im]moralia [riflessioni sulla vita offesa]

 

Dell’Utri che per almeno diciotto anni si fa premura di garantire l’armonia fra berlusconi e la mafia si prende sette anni e berlusconi, l’utilizzatore finale [anche] di Dell’Utri, il beneficiario dell’intesa, non c’entra niente? E, chiedo al rottam’attore: bisogna ancora fare accordi politici e magari riscrivere la Costituzione col partito di un condannato per mafia e uno per frode allo stato? 

 

E’ normale che berlusconi consideri assurdo l’arresto di un favoreggiatore di latitanti così tanto da sentirsene addolorato. Lui non ha la benché minima idea del rapporto fra i cittadini che non si chiamano berlusconi e la legge, la giustizia italiane. E ignora che in questo paese si può essere arrestati anche per il furto di piccole cose, condannati a processi che durano anni per la sottrazione di un ovetto kinder al supermercato o per aver strappato un fiore ai giardini pubblici. Ecco perché per i delinquenti inside come lui non è sufficiente la misura alternativa al carcere ma ci sarebbe voluto proprio il carcere.
Quello sì che lo avrebbe educato.

Ma meno male che ci pensano i nostri grandi statisti a ricordarci che la corruzione non è un’esclusiva italiana, bravo Napolitano che, sentendo puzza di bruciato [come se fosse una cosa nuova] dentro ai partiti che gli piacciono tanto ha subito messo in guardia per la milletrecentesima volta, contata per difetto, sui pericoli del populismo che nel linguaggio di Napolitano ha la forma di una stella ripetuta per cinque volte.
Ci fosse mai una volta che il presidente prenda il toro per le corna, che miri ai bersagli giusti. Che se la prenda coi ladri, i corrotti, i criminali.
Condannano berlusconi e chiede la riforma della giustizia, i magistrati fanno inchieste anche sui potenti e lui li avvisa, gli chiede di non essere troppo intransigenti.
Arrestano un ex ministro già colpito da diversi procedimenti giudiziari, dai quali è potuto uscire indenne solo grazie al fatto di vivere in questo paese dove a chi non è mai capitato di trovare 900.000 euro sul comò coi quali acquistare lussuosi appartamenti vista Colosseo?
Arrestano una manciata di persone vicine ma più che altro dentro ai partiti di tutti gli schieramenti e sempre per corruzione, uno dei cancri di questo paese e lui che fa? ri_avvisa, non monitando sul vizio endemico della politica di mettersi in casa delinquenti e disonesti di ogni ordine e grado e di farci affari insieme ma di stare attenti all’unico partito, movimento, che avrà pure un leader pregiudicato ma che almeno ha avuto il buon gusto di non candidarsi. 

Gli arrestati di Milano non sono alieni arrivati da un altro pianeta, è gente che è stata sempre ben presente intorno alle istituzioni, dentro la politica, vicina ad altra gente che si professa e si proclama onesta ma che poi non prova nessun disagio a frequentare e farsi frequentare da persone così, già accusate in passato di reati, fatte oggetto di provvedimenti giudiziari per gli stessi motivi, lo stesso reato, probabilmente a causa di quella catena degli affetti che non si può interrompere. Il problema non è chiedersi perché non si riesce a combattere la corruzione in Italia ma perché, malgrado ce lo chieda anche l’Europa che per altre cose viene prontamente ascoltata e accontentata, in questo paese non c’è una legge seria sulla corruzione e perché  nessuno pensa a regolare i conflitti di interesse che sono molteplici e non riguardano solo berlusconi.  E un altro problema è che in questi vent’anni sono stati troppo pochi quelli che hanno ricordato, anche a costo di sembrare noiosi, che berlusconi è il risultato di scelte politiche e di manovre di palazzo.   Altroché dare sempre la colpa alla gggente che poi, anche ignorantemente va a votare.

 

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ExpoMazzette2015
Marco Travaglio, 10 maggio

Chiunque sia stato a dedicare l’Expo Milano 2015 alla mancanza di cibo in vaste zone del mondo dev’essere un genio, dotato per giunta di un sopraffino sense of humour. Come dimostrano le carte della retata, i politici, i costruttori e i faccendieri intenti a costruirlo avevano una fame da lupi e mangiavano a quattro palmenti. Una fame atavica, abbondantemente soddisfatta grazie a zanne e ganasce collaudate fin dai tempi di Tangentopoli. Il fatto stesso che se ne occupassero i Frigerio e i Grillo (Luigi, per la destra) e i Greganti (per la sinistra), tangentisti di provata fede ed esperienza, dimostra che la corruzione è ormai considerata una variabile indipendente della politica e dell’economia. La mazzetta simpaticamente lubrifica, agevola, risolve. Guai se non ci fosse. E pazienza se poi le opere costano il doppio o il triplo che negli altri paesi: i costruttori sono contenti, i politici anche, i mediatori-professionisti-consulenti pure. Ci rimettono solo i cittadini, con tasse sempre più alte e servizi sempre più scadenti, ma a distrarli e a trascinarli alle urne ci pensano i giornaloni e le tv a colpi di annunci e di slide. La corruzione ci ruba 60 miliardi di euro all’anno e l’evasione 180, però su eBay abbiamo venduto sei auto blu per 57 mila euro, mica bruscolini: basta venderne un altro milione e siamo a cavallo. La reazione dei politici agli arresti fa rimpiangere Genny ‘a Carogna, che avrebbe trovato parole più adeguate. Napolitano, per gli amici Giorgio ‘o Gnorri, apre la sua consueta campagna elettorale invitando gli italiani a evitare “il populismo” (cioè Grillo) e a non farsi influenzare dalle retate: “Non tirerei in ballo le Europee su vicende che sono strettamente italiane”. Il fatto che in Italia si rubi più che in tutto il resto d’Europa e che lui sia il presidente strettamente italiano e non di un altro paese, non lo tange (scusi il termine). Anzi, “il superamento di fenomeni di corruzione, che non sono esclusivi del nostro Paese, sono legati molto alla creazione di un impegno e di regole comuni in Europa”. Ecco: tutto il mondo è paese, così fan tutti. E, per combattere la corruzione, non bisogna smettere di rubare né emarginare i ladri, ma creare un impegno e regole comuni europee. Il conte Mascetti, con le supercazzole, era un dilettante.
Si rifà vivo anche D’Alema, che al nome “Greganti” salta su come la rana di Galvani. Nel 1993, appena finì dentro il Compagno G, Max attaccò il pool Mani Pulite chiamandolo “il soviet dei golpisti”, mentre l’amico Amato e l’amico Conso preparavano il colpo di spugna. Ora che il Compagno G torna dentro, la Volpe del Tavoliere filosofeggia: “Non è la riedizione di Tangentopoli e comunque la corruzione non è un fatto legato ai partiti, ma è endemico della società italiana”. Ah, meno male, chissà che credevamo. Poi aggiunge: “Io resto un garantista e ho preso una certa prudenza in materia: ho calcolato che il 40-45% degli accusati vengono poi prosciolti”. Forse dovrebbe cambiare pallottoliere: solo il 5% degli imputati di Tangentopoli furono dichiarati innocenti; gli altri “prosciolti” erano colpevoli e spesso rei confessi, anche se poi furono salvati da leggi che cambiavano i reati o cestinavano le prove, e dalla solita prescrizione (che fra l’altro salvò anche lui). Nemmeno una parola sulle mazzette accertate, filmate e fotografate dagl’inquirenti: sono “endemiche”. Ora però – intima il Foglio – Renzi deve “cambiare i poteri della magistratura”: in effetti fu un grave errore affidare ai giudici il potere di arrestare i ladri, bisogna rimediare. “Questa roba non fa bene”, commenta il renziano Matteo Richetti, anche se il Matteo supremo ha invitato a “non commentare”. “La cosa è preoccupante, potrebbe essere il grimaldello per scardinare tutto”, conferma Quagliariello (Ncd). E la “roba” che non fa bene, la “cosa” che li preoccupa non è la corruzione che, vista la notorietà dell’Expo, fa il giro del mondo qualificando l’Italia per quello che è; bensì il fatto che – come intonano a una sola voce Sallusti, Belpietro, Ferrara, Berlusconi (centrodestra), Cicchitto (Ncd) e Pisicchio (centrosinistra) – “gli arresti portano voti a Grillo”, dunque è “giustizia a orologeria” (Toti). Ora, per essere giusti, i giudici devono arrestare qualche grillino a caso, anche se non ruba.

Di censure, censurati, libertà di espressione, fatti, quotidiani, varie ed eventuali

In questo paese fare informazione è difficile, non solo per colpa del conflitto di interessi di berlusconi  che ha avuto solo “il merito” di peggiorare una situazione già complicata in precedenza ma  perché nonostante e malgrado quello che riguarda berlusconi sia il più gigantesco e insopportabile per una democrazia i conflitti di interessi sono molteplici, ed ecco spiegato il motivo per cui una legge per regolare controllati e controllori in questo paese non la pensano i governi di destra ma nemmeno quelli (cosiddetti) di sinistra.

Perché non è conveniente alla destra ma nemmeno alla (cosiddetta) sinistra.

Come ho scritto varie volte amo leggere i quotidiani in versione cartacea,  e – a malincuore – ho sempre detto che il finanziamento pubblico è una garanzia di libertà, perché finanziando anche cartaccia come Libero e Il Giornale ad esempio possiamo però avere la possibilità di leggere anche quei quotidiani che, sebbene con fatica (e infatti sono sempre meno) cercano di non perdere di vista che il dovere del giornalismo sarebbe, è, quello di informare, di raccontare le cose che accadono in modo corretto, preciso,  in maniera tale da poter consentire ai lettori (che poi saremmo noi cittadini che paghiamo) di formarsi delle opinioni il più possibile attinenti ai fatti, al modo in cui si fa politica, al pensiero dei politici circa tutto quello che la politica ha il dovere di regolare.

Scrivere, come hanno  fatto Il Giornale e Libero ieri che i PM e Il Fatto Quotidiano sono assassini in riferimento alla scomparsa del dottor D’Ambrosio non è solo una porcata ma un crimine, contro il quale tutta l’altra stampa, quella cosiddetta liberale (Repubblica, Unità, Stampa, Corriere) si sarebbe dovuta mettere di traverso anziché metterci il carico da undici. Il Giornale e Libero non sono nuovi a queste campagne denominate “macchina del fango”, si sono sempre distinti – nel senso peggiore – per aver diffamato chiunque fosse contrario e si sia opposto al progetto di distruzione etica, morale, democratica e civile voluta dal padrone di quello e molti (troppi) altri quotidiani, riviste, padrone di case editrici, tv private e, come se non bastasse avendo piazzato i suoi yesmen nella tv di stato (che nessuno ha rimosso, anzi il ministro Passera ha pensato di fargli un ulteriore regalo a proposito di frequenze televisive nel silenzio complice della presunta opposizione)  quando era presidente del consiglio ed è quindi in grado più di altri, più di tutti in questo paese, di orientare le opinioni comuni in tutti i modi che vuole. E nessuno, del Giornale né di Libero, ha mai pagato concretamente in sede civile e penale il modo mostruoso con cui credono di fare informazione.

Io difendo e difenderò sempre chi alle porcate e ai crimini, non solo intellettuali si oppone. L’ho sempre fatto anche in tempi meno sospetti di questo, quando ad esempio l’Unità metteva a disposizione dei suoi lettori un forum on line che un bel giorno venne chiuso dopo che i moderatori, sempre assenti quando c’era da dirimere risse che spesso oltrepassavano il limite della denuncia penale, operarono un “ban” collettivo che colpì, vado a memoria, una sessantina di utenti e ovviamente me compresa. Tutto questo perché sul forum di un giornale di sinistra qualcuno si era permesso di scrivere un post su papa Wojtyla considerato evidentemente irricevibile anche in un contesto come quello.

In quel periodo Marco Travaglio scriveva le sue dieci righe di “Bananas” proprio su l’Unità e spesso ci ritrovavamo a parlare di lui nel forum, anche allora, malgrado fosse meno presente di oggi era molto criticato, ed io mi ricordo che spesso scrivevo che sì, nessuno è incriticabile, cosa che penso anche oggi e anche a proposito di Travaglio ma che comunque andasse in qualche modo protetto e difeso perché era già allora una spanna sopra a molti suoi colleghi molto più famosi e conosciuti di lui.

Ed io continuo a pensare che un giornalista che si pone con lealtà va rispettato, e criticato sì ma SEMPRE  nel merito di quello che dice o scrive, cioè del suo lavoro, invece, e questo capita SOLO con Travaglio,  le critiche e i giudizi cui viene fatto oggetto sono di tutt’altro genere: “è antipatico, è di destra”, e queste sono le cose più banali che mi vengono in mente – perché spesso è davvero difficile poter confutare quello che scrive –  come se il dovere di un giornalista fosse quello di essere simpatico a tutti e di nascondere il suo orientamento politico invece di dare notizie.

Ora, evidentemente qualcuno da qualche parte deve avermi ascoltata quando, in altri periodi dicevo che un giornalista come lui anziché essere osteggiato e criticato sul piano personale si meritava la direzione di un quotidiano prestigioso: oggi infatti Travaglio – dopo varie vicissitudini fra cui l’esclusione da l’Unità voluta per lui, Antonio Padellaro e Furio Colombo dal pd, prima di quella più recente che ha riguardato Concita De Gregorio colpevole di non essersi allineata ai desiderata del partito, un giornale, Il Fatto Quotidiano, lo dirige davvero. Un giornale che non riceve finanziamenti pubblici e quindi si presume che possa agire davvero in libertà a beneficio e vantaggio dei suoi lettori/acquirenti. Soprattutto perché quel giornale ha fatto della lotta alle censure e della libertà di espressione le sue bandiere.

Quando però si parla di libertà di espressione bisogna includerci non solo la propria ma anche quella degli altri, e se un giornale che dispone anche di un’edizione on line mette i suoi articoli a disposizione dei lettori per poterli commentare, questa possibilità deve essere estesa a tutti, cosa che purtroppo Il Fatto Quotidiano non fa. I gestori di siti, dei blog, i responsabili delle versioni on line dei quotidiani hanno tutto il diritto di prendere gli opportuni provvedimenti tesi a contrastare chi crede di poter imbrattare ogni sede virtuale coi suoi delirii, apologie, diffamazioni, ingiurie e offese ma non hanno lo stesso diritto  di togliere la parola a chi invece di quelle sedi virtuali ne ha sempre fatto e ne fa buon uso, né tantomeno hanno quello di poter decidere chi – per diritto divino? può scrivere senza passare per le forche caudine di una  moderazione che doveva essere provvisoria e dalla quale gli utenti registrati dovrebbero essere esenti come da avviso e chi no, perché come dico sempre la censura è una cosa molto stupida e danneggia molto di più chi la applica  rispetto a chi suo malgrado, non avendo la possibilità di potersi sottrarre ai censori né ricevendo spiegazione alcuna, la deve subire.  

 A domande, poste sempre con la massima educazione mettendoci una faccia e un nome, si risponde.

Fino a qualche mese fa lo facevano, scusandosi, anche, prendendo a pretesto le solite questione ‘tecniche’.

Ora loro sono liberissimi di non sentirsi obbligati a rispondere ma così facendo non rendono onore alla coerenza con cui dicono di portare avanti le loro battaglie a favore della conoscenza dei fatti. Io per le questioni di principio mi faccio ammazzare piuttosto,  figuriamoci cosa me ne può fregare di sconosciuti maleducati.

Non è affatto una cosa di poco rilievo  un giornale che fa della massima espressione della libertà di espressione la sua bandiera metta in pratica la censura lui per primo. E non si tratta di censure a caso ma di esclusioni circoscritte a determinati utenti, sono mesi che si leggono lamentele, ma nessuno fa niente e nessuno pensa che sia il caso di dare delle spiegazioni sul perché ci siano utenti che possono e altri che NON possono pur non avendo mai mancato di rispetto a nessuno. I principi o si rispettano sempre o mai: il qualche volta non è previsto.

Nomine_Rai

Sottotitolo:  Federico intervista suo padre Bruno.
Vespa (senior) difende la moglie Augusta Iannini (magistrato,  ma con la quale parla poco, altrimenti si sarebbe fatto spiegare la differenza fra assoluzione e prescrizione visto che spesso fa confusione, specie quando si tratta di andreotti e berlusconi ), abituée di casa berlusconi dove si recava per fornire la sua preziosa consulenza (una di quelle che evidentemente le hanno arricchito oltremodo il curriculum) in materia di leggi “ad personam”.
La patetica gag avviene in quel di RTL 102.5 dove lavora il Vespa (junior) che quindi viene pagato dal gruppo di berlusconi.
Ma naturalmente è tutto “italianamente” a posto.

Non ci dobbiamo ancora preoccupare.

Rai, Agcom e Privacy, si chiude la partita.

 

Rai, Monti sceglie Anna Maria Tarantola

Anna Maria Tarantola  è vicedirettore generale della Banca d’Italia e si occuperà soprattutto dei conti del servizio pubblico.

Luigi Gubitosi, vicino all’ Opus dei  si è fatto presentare al potente sottosegretario Gianni Letta da  Luigi Bisignani.

 

 

«MONTI HA UNA BANCA AL POSTO DEL CERVELLO»:

L’intervista esclusiva di Michele Santoro a “Il Manifesto”

 
Le nomine rivelano che Pd e Berlusconi sono legati dal conflitto di interessi. I nomi di Monti sulla Rai dicono che il governo ha una banca al posto del cervello. Grillo? I partiti personali non mi sono mai piaciuti
Quelli che non cambiano e non ascoltano la società
di Norma Rangeri

All’indomani della clamorosa sceneggiata delle Authority, alla vigilia del rinnovo del Cda della Rai, Michele Santoro saluta il pubblico del suo programma sperimentale e fa un bilancio. Numeri buoni sui quali poggiare il futuro, nonostante l’indifferenza della politica (leggi del Pd), nonostante l’incuranza (leggi sufficienza) di Monti. L’intervista può cominciare da qui.

Cos’è questa storia dei ministri consigliati di non partecipare al tuo programma?
I Berlusconi passano, i vizi restano. Lo ripeto:Monti parla di efficienza, innovazione, modernizzazione, creatività, merito e non ha mai messo piede qui, invitando i ministri a fare altrettanto.
Professori ubbidienti come scolaretti. Niente di nuovo, anche Prodi preferiva il salotto di Vespa. Bersani però è sceso nella tua arena.
Sì, ma a un certo punto anche quelli del Pd hanno cominciato a disertare.
Anche noi del «manifesto» abbiamo chiesto a Bersani di potergli rivolgere qualche domanda. Non ha mai risposto.
Quelli del Pd hanno ereditato risorse straordinarie di sacrifici, battaglie, lotte. Non è che D’Alema e Bersani affrontano l’elettorato forti soltanto della loro credibilità personale, lo affrontano anche perché hanno ereditato un pezzo importante di Botteghe Oscure. Senza quella storia sarebbero niente. Se non si confrontano, se non si aprono, sono irresponsabili di fronte alle responsabilità della storia. La leadership non è solo un diritto, è anche un dovere. Io credo nel dialogo critico. Volevo fare anche con voi del manifesto un convegno quando si stava concludendo la stagione di Annozero. Per parlare di quel che si poteva fare sulla libertà di informazione, per discutere con la sinistra di quale offerta politica. E magari, per una volta, loro a sedere per ascoltare come ha fatto Obama. Ma non ascoltano niente, non guardano la televisione, non sentono quello che dice Grillo, snobbano tutto. È insopportabile. E oggi non sono nemmeno seduti sul 35 per cento dei voti come in passato.
Bersani dice che il Pd ha vinto e adesso impazza il dibattito sulle liste civiche, già ribattezzate ciniche, per tentare un argine a Grillo e al grillismo.
Se sono operazioni di facciata, o di un giornale, aumentano la confusione. Bisognerà trovare un modo per sottrarre questo dibattito sul futuro a scelte di tipo organizzativo. Ecco perché non posso accettare la vulgata del «sono tutti uguali». I partiti personali non mi sono mai piaciuti. All’inizio dell’ultima puntata di Servizio Pubblico ho accennato alcune note di Bandiera Rossa, il contrario dell’idea di un uomo solo al comando. E poi c’è eresia e eresia… Rossana Rossanda ha esercitato l’eresia rispetto al Pci con grande responsabilità sentendosi parte di una vicenda più grande.
Non c’è contraddizione con la tua passione per Grillo?
Ma Grillo è forte su alcune questioni, sul conflitto di interessi, sulla democrazia economica, sull’ambientalismo. Per il resto la sua forza deriva dalla debolezza e dalla vigliaccheria degli altri che saranno responsabili del vuoto che si aprirà quando Grillo seguirà la sorte degli altri partiti personali.
Ora però, sulla Rai, Bersani promette che non parteciperà alla spartizione e sprona Monti a fare nomi credibili e indipendenti. Tutto bene?
Intanto ha già partecipato. Più che sceneggiare l’Aventino e dire non entreremo nella spartizione, per essere credibili dovrebbero spogliarsi di quello che hanno e generare una crisi. E poi chiedo: la governance è l’unica chiave? Perché non mettono in campo qualche idea di servizio pubblico? Se il governo proponesse tre nomi di altissimo profilo, scelti con un meccanismo trasparente (quel che chiedevamo io e Freccero), i partiti dovrebbero adeguarsi.
Mentre stiamo finendo l’intervista arrivano le nomine del governo. Il presidente è la vicedirettrice di Bankitalia, Anna Maria Tarantola. Direttore generale Luigi Gubitosi (ex Wind). Per Freccero «due marziani». Per te?
Regole nuove per indicare i nomi: zero. Fantasia: zero. Mi pare che Monti abbia una banca al posto del cervello.
Seppure a parole, però, il Pd ha sposato la linea del «fuori i partiti dalla Rai».
No. Parlano solo di governance e dunque lasciano a Monti l’iniziativa. Dovevano essere loro a provocare questo cambiamento. È giusto che un programma come Servizio Pubblico, così condiviso, sia fuori dalla Rai? Parole chiare non le hanno mai dette.
Se Berlusconi ha perso e il Pd non ha vinto forse è perché non ha mai sciolto davvero il nodo del conflitto di interessi?
Sono d’accordo con il giudizio severo di Arturo Parisi: il Pd è immerso nel conflitto di interessi che lo unisce a
Berlusconi. Le nomine alle Authority rivelano un sistema che lega Berlusconi ai suoi avversari, con l’acquiescenza di Monti e il silenzio del Quirinale.
Perché tanta sordità alle voci della società? Capisco l’orgoglio per questo anno di lavoro, ma anche ma anche tu constati che siete rimasti quelli che eravate. Per ottenere qualcosa bisogna fare un partito?
Quelli che hanno dato vita a Servizio Pubblico sono la società civile nella definizione gramsciana, sono la società che si organizza, è una partecipazione dal basso. Trovo assurdo che di fronte alla risposta insignificante della politica, per far valere le ragioni di questo pezzo di società si debba fare un partito. Già vediamo le conseguenze: la frammentazione è il primo nefasto effetto. E guarda che questo si riflette anche nella televisione.
Quasi una simmetria, un gioco di specchi: la perdita pesante di ascolto delle tv generaliste (Rai1 e Canale5) sembra correre in parallelo a quella dei due maggiori partiti. Le due reti oggi, sommate insieme, fanno l’audience che ieri aveva una sola. Così come oggi Pd e Pdl hanno una percentuale elettorale che ieri avevano singolarmente. La tv è politica.
L’audience di Rai e Mediaset è crollata ma il pubblico è andato su un’offerta moltiplicata e, in ambito televisivo, la frammentazione non è solo negativa, rappresenta l’esplosione di domande prima soffocate. Tuttavia non è la trasformazione virtuosa di un patrimonio industriale, è piuttosto la crisi di un sistema che cerca di conservare l’esistente. Siamo alla morte del servizio pubblico, perché oltre un certo limite, il calo di audience significa abolire il servizio pubblico.
Che, invece, in un momento di crisi economica, di debolezza culturale potrebbe alimentare il cambiamento. In fondo l’industria televisiva e quella del cinema sono un asset strutturale di prima grandezza.
Eppure la fiction ha avuto una fortissima riduzione di budget. È come dire: rinuncio alla mia identità. La Bbc ha prodotto We want sex, le tv americane indipendenti sondano, riflettono le questioni sociali, costruiscono figure di riferimento. Se l’immaginario gioca un ruolo di primo piano allora i nostri eroi popolari dove sono? Noi siamo fermi alla Piovra. O vogliamo parlare della crisi Cinecittà? Il servizio pubblico dovrebbe fare quello che il mercato non fa. Questi tecnici come vogliono modernizzare il paese, con la riforma delle pensioni? La loro idea di società è patetica. La televisione potrebbe essere uno stimolo straordinario, non solo sul piano valoriale, ma anche nel reperimento di risorse. Siamo arrivati al punto che per fare un film il regista deve contrattare anche il cast secondo le indicazioni dei partiti. E guarda Mediaset, un altro malato grave, colpita da questo blob invasivo che pervade tutto.
Da 1 a 10, un pronostico sulla possibilità della Rai di cambiare, e tu di ritornare a viale Mazzini Direi molto bassa, prevedo una gestione di basso profilo, magari mascherata da televisione di qualità, queste balle che poi ci raccontano…
E tu in Rai che faresti?
Darei un profilo forte alle reti maggiori e poi, come dice Freccero, stabilirei un sistema di relazioni con le reti tematiche. L’omologazione non ha pagato. Guarda che cosa è successo alla radio del servizio pubblico, ha perso il primato e molti punti nella classifica delle emittenti.
Andrai a La7 o a Sky?
Qualunque scelta noi facciamo sul piano editoriale, la sottoporremo alla nostra lista di sostenitori. Ti dò qualche numero. Dieci euro donate da centomila persone per un milione di euro, appena sufficiente per quattro puntate, che, invece, sono arrivate a ventisette grazie ai sette milioni di euro di raccolta pubblicitaria. Il sette per cento di ascolti, battendo, nei tempi di sovrapposizione, i programmi di La7, Raitre, Rete4, quasi sempre anche Raidue, spesso Italia1. Un milione e mezzo di accessi sul web e cinquecentomila utenti unici. Il programma più visto in streaming. Oggi una comunità di 25mila donatori (e il 10 per cento sono inglesi) coinvolta nelle scelte editoriali future. Per cominciare faremo un Premio per giovani Reporter.
Chi sono i soci più importanti e Servizio Pubblico dove finirà?
Il socio editoriale più importante, dopo di me, è l’Associazione Servizio Pubblico che gestisce le donazioni. Poi c’è anche il Fatto. Andremo dove avremo una vita più tranquilla. Navigare a vista di puntata in puntata è dura, sono contento di averlo fatto per un anno ma la situazione economica potrebbe peggiorare, si annuncia un anno orribile dal punto di vista pubblicitario, potremmo trovarci sulle spalle anche milioni di euro. Sceglieremo l’editore che ci farà un’offerta, ma resteremo un gruppo indipendente.
Nell’ultima puntata, verso mezzanotte avevate ricevuto un flusso di nuove donazioni.
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