Un conto è la politica, un altro il pd e il pdl

Sottotitolo: nell’eventualità della conferma della condanna di berlusconi bisognerebbe iniziare a preparare spiritualmente non tanto i fedelissimi di b quanto quelli che avrebbero dovuto fare quell’opposizione che non c’è mai stata. 

Per battere politicamente qualcuno come si sono sempre augurati tutti quelli che, anche a centrosinistra hanno parlato di accanimento giudiziario nei confronti di berlusconi bisognerebbe fare politica, non gli interessi di quel qualcuno, per dire.
Ci resteranno malissimo, tutti questi anni a tirarlo fuori dai guai e poi arriva un giudice che pretende di applicare la legge anche a silvio berlusconi proprio come è scritto nella Costituzione.

Non è bello, non si fa, ecco.

In ogni caso, stando alla scelta di chi dovrà formare la corte che giudicherà se berlusconi è colpevole o innocente credo che possiamo stare tutti tranquilli a goderci l’estate, anche silvio potrà rimandare il suo esilio a data da destinarsi.
Che si rilassino, i suoi aficionados: Sansone non muore, e figuriamoci i filistei.

Questo paese è irrecuperabile anche a causa di chi vede il pericolo in una Magistratura che essendo composta da donne e uomini può sbagliare, certo, ma non lo fa scientemente come chi delinque di proposito per avvantaggiare la propria condizione economica e sociale.
Dopo diciotto anni bisogna ancora leggere chi prende le difese di un individuo che ha fatto strame perfino delle regole più semplici, quelle che s’insegnano ai bambini.
I Magistrati saranno anche una casta privilegiata ma mi pare che spesso e volentieri non esitano a punire chi tra i loro pari si macchia di un reato, i politici no, questo non l’hanno mai fatto, da parte loro nessuna condanna, nemmeno morale, nei confronti di chi pensa di essere più uguale degli altri anche di fronte alla legge. 
Lo stesso Letta ieri sera si è rifiutato di commentare la sentenza che verrà e questo dovrebbe spiegare molte cose.
E nessuno di questi che si chieda ad esempio perché i coinvolti nei reati e processi insieme a berlusconi siano stati sempre condannati mentre lui no, l’ha sempre scampata grazie ai provvidenziali escamotage da lui stesso voluti e ottenuti grazie ad un parlamento complice e connivente.
Non va lontano un paese dove una sostanziosa parte di gente, anche fra le istituzioni, pensa che sia giusto applicare la legge alla criminalità di strada mentre di fronte alla delinquenza e alla criminalità dei palazzi si possa chiudere un occhio, sorvolare, magari in virtù della pacificazione nazionale.

LA CORTE SARA’ SCELTA DAL PRESIDENTE SANTACROCE. FU TESTIMONE NEL CASO PREVITI

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Il Corriere della Sera calcola che Berlusconi, grazie a una parziale prescrizione, potrebbe scampare la temuta interdizione per il processo Mediaset (leggi). E la Corte di Cassazione fissa subito un’udienza per fine mese (leggi). La decisione provoca una reazione furiosa del Pdl, che grida al “colpo di Stato” e reclama la piazza e invoca “azioni forti” (leggi)

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Il piduista cicchitto dopo essersi permesso di correggere niente meno che il papa chiede che venga “affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa”. Chissà perché lui o qualcun altro non l’hanno mai chiesta e non la chiedono quando la chiesa s’intromette in faccende che non la riguardano, l’elenco è infinito: sesso, aborto, diritti civili, argomenti che non dovrebbero interessare chi ha scelto di occuparsi di anime e spiritualità. Adesso che un papa prova a cambiare registro, ipocritamente o meno però lo sta facendo, ci prova a sovvertire l’importanza delle cose, a non lanciare anatemi un giorno sì e l’altro pure, a dire cose di buon senso usando toni non sgradevoli apprezzate anche da chi non è cattolico, secondo cicchitto sarebbe opportuno fare il giochino dell’uva; ognuno a casa sua. Ecco perché cicchitto è uno di quelli che meglio rappresenta questa politica miserabile e cialtrona.

Forse  Napolitano dovrebbe spiegare a quelli del pdl che gridano al colpo di stato promettendo rivolte di ogni genere che la sentenza di un tribunale non è un golpe ma lo sarebbe se s’impedisse a quel tribunale di poterla pronunciare.

Letta ieri sera a Ballarò non ha voluto commentare la prossima sentenza di b e l’ha buttata, come si usa dire in caciara cianciando dei problemi della  giustizia civile per non parlare di quella penale semidistrutta dalle leggi ad personam confezionate intorno a berlusconi.
“Non è compito di un presidente del consiglio commentare sentenze e date delle sentenze”.
Invitare a palazzo il condannato, già abusivo della politica secondo il Letta pensiero, e anche quello di Napolitano che lo ha ricevuto al Quirinale come fosse uno statista vero, sì.

Dice brunetta che arrivare ad una sentenza definitiva in nove mesi è qualcosa di pauroso, io penso invece che chi sa di essere innocente se la augura una sentenza in nove mesi, altroché averne paura.
Perché chi sa di essere innocente non vede l’ora di poterlo dimostrare. 
Magari la giustizia fosse sempre così veloce ed efficiente in Italia.

Quello che dovrebbe far paura anche a brunetta e a tutta la teppa di destra che insorge contro la Magistratura non è la conclusione di un processo; dovrebbe essere un ministro degli esteri che rifiuta di dare asilo politico ad un uomo in pericolo rifiutandosi di spiegare il perché della sua scelta. [Bonino, perché non risponde?]
Dovrebbero essere 50 poliziotti che sequestrano una donna e una bambina su ordine di non si sa bene chi ma si sa benissimo per fare un favore a chi e dopo non succede niente, il presidente della repubblica non pensa di dover intervenire in materia di violazione dei diritti circa due persone, una è una bambina di sei anni, che sono state rimandate illegalmente e senza un ragionevole motivo nel paese dove rischiano la tortura e la vita: questa sì che è roba da gestapo, da “banditi di stato” come titola oggi il giornale diretto dal diffamatore seriale sallusti in riferimento alla Magistratura.
Queste non sono cose degne di una democrazia né di un paese civile. [Caso Ablyazonv, liberare Alma e Alua]
L’applicazione della legge e dunque della Costituzione non dovrebbe spaventare nessuno, soprattutto chi sa di essere innocente. 

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La storia di berlusconi descrive perfettamente perché gli italiani non hanno più fiducia nella politica.

Ancora ieri sera Goffredo Bettini [pd] a Linea notte si crucciava perché la sinistra non si è impegnata abbastanza per battere berlusconi sul piano politico. 
E ancora da Floris a Ballarò si parlava del berlusconi statista, quello che in vent’anni ha segnato la vita politica italiana così bene evidentemente che sarebbe molto complicato farne a meno.
Il pensiero di Bettini, che poi è largamente condiviso anche a centrosinistra è alquanto buffo se si pensa che la sinistra prima ha contribuito in larga parte a rendere fattibile, possibile la “discesa in campo” e il centrosinistra dopo a fare in modo che la permanenza nell’agone politico dell’impostore abusivo fosse il più serena possibile.

Perché bisogna capirci una volta e per tutte; berlusconi non l’hanno voluto gli italiani, berlusconi è il prodotto delle solite manovre occulte di palazzo, è il risultato di chi ha pensato che dopo gli scandali di tangentopoli la persona più adatta a ricomporre una classe dirigente semidistrutta potesse essere un imprenditore i cui trascorsi oscuri, certe amicizie e frequentazioni erano già note, basterebbe leggere qualche libro del periodo per saperlo e l’articolo di Gianni Barbacetto sul Fatto di oggi per sapere come sono andate le cose nella loro cronologia.

berlusconi non è l’uomo arrivato dalla fine del mondo come papa Francesco per risolvere i problemi della chiesa, berlusconi è arrivato dal suo mondo, quello dell’imprenditoria per aggiustare i suoi, e intuire che un imprenditore è per natura portato a fare i suoi interessi è una cosa così semplice che dovevano e potevano capire tutti, perfino d’alema.

Una classe politica/dirigente che vuol farsi rispettare propone il meglio per farsi rappresentare, non si va a cercare i suoi referenti in ambiti estranei alla politica, proprio quelli che la politica dovrebbe controllare, e quand’anche facesse un errore così grave come quello di permettere ad un tycoon disonesto l’accesso alla politica cercherebbe di porvi rimedio, non lascerebbe che a farlo sia un altro potere dello stato dopo avergli permesso l’inenarrabile sul quale poi far ricadere la “colpa” di aver applicato la legge anche con  silvio berlusconi così come Costituzione comanda.

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Vent’anni di inciuci per salvare B. 
 Saraceni: “Vent’anni fa un ordine salvò B.”

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Possano avverarsi i tuoi desideri – Massimo Rocca, il Contropelo di Radio Capital

E alla fine ce ne libereremo per via giudiziaria. Come che decida poi in sentenza, la Cassazione ha fatto capire a Berlusconi che non c’è più trippa per gatti. I giudici non vivono in un altro paese. I sei milioni di voti persi alle politiche, la catastrofe delle amministrative, il conflitto con L’Europa, non sono elementi del processo, ma ne sono la cornice. Oggi il circuito tra il popolo della destra e il suo corpo mistico è in corto, come andò in corto quello della prima repubblica con Craxi o Andreotti . I supremi accelerando il calendario, hanno offerto a Berlusconi l’occasione per un ultimo spettacolo. Coincideranno con lo svanire delle promesse sulle tasse, il pretesto buono, che in autunno non ci sarebbe più stato, per rovesciare il tavolo. Il vecchio titano non avrebbe esitato. Se, stavolta, rinuncerà sarà un rimettersi alla clemenza della corte. Se pigerà l’acceleratore sarà chiaro a tutti che, come sempre, iddu pensa solo a iddu.

La sentenza, in fondo, come ha sempre sperato sarà lui stesso a scriversela.

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La Corte di Cassazione: “Abbiamo obbligo di fissare udienza prima della prescrizione del reato” (leggi)

PRESCRIZIONE ADDIO. “SEGUITA LA LEGGE, COME PER TUTTI” (di M. Lillo e A. Mascali)

Processo Mediaset, udienza il 30 luglio
Pdl contro la Cassazione: ‘Colpo di Stato’

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La congiura degli eguali
Marco Travaglio, 10 luglio

In un paese civile non ci sarebbe nemmeno discussione: un politico che per giunta sostiene il governo dopo averlo presieduto tre volte, imputato per frode fiscale, rinuncerebbe alla prescrizione per essere assolto nel merito, sempreché — si capisce — fosse innocente. Perché, se dovesse mai incassare una prescrizione dopo due condanne, dovrebbe subito dimettersi da ogni incarico pubblico in base all’articolo 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”. E, se non gli fossero chiari i concetti di “disciplina e onore”, provvederebbero i compagni di partito e gli alleati di maggioranza, scaricandolo su due piedi per evitare l’imbarazzo di sedergli accanto. E il capo dello Stato rifiuterebbe di riceverlo al Quirinale, per motivi igienici. Ma, siccome siamo in Italia, dov’è reato dire “paese di merda” ma è lecito far di tutto perché i cittadini onesti lo pensino, ecco il coro delle prefiche, dei servi e dei venduti contro la Cassazione che — horribile dictu — tenta di evitare che il processo Mediaset venga ancora falcidiato dall’ennesima prescrizione. I fatti sono chiari: quando i reati — falso in bilancio, frode fiscale e appropriazione indebita — furono scoperti (era il 2004), la frode ammontava a 368 milioni di dollari di costi gonfiati tramite società offshore per non pagare le tasse (fatti commessi nel 1995-’98, con effetti fiscali fino al 2003). Nel 2005 B. scoprì di essere indagato e impose subito l’ex-Cirielli, che tagliava la prescrizione da 10 anni a 7 e mezzo, e una raffica di condoni e scudi fiscali. Così ogni anno vide evaporare un pezzo del suo monumentale delitto e nel maggio scorso, quando arrivò la condanna d’appello, restavano 4,9 milioni di euro evasi nel 2002 e 2,4 nel 2003. Ma a metà settembre si estingueranno anche quelli del 2002. Dunque, se la Cassazione non sentenzia prima, la pena di 4 anni scenderà, probabilmente sotto i 3, con due conseguenze: il processo tornerà in Corte d’appello per rideterminarla; e sparirà la pena accessoria dell’interdizione di 5 anni dai pubblici uffici, prevista solo per le pene sopra i 3 anni. Insomma B., che già non rischia il carcere perché ha più di 70 anni (grazie al regalo di compleanno contenuto nell’ex Cirielli) e perché 3 dei 4 anni sono coperti da indulto (gentile omaggio del centrosinistra), potrebbe restare tranquillamente in Parlamento. Almeno per un altro anno, fino a quando la Corte d’appello rideterminerà la sua pena. O per sempre, se poi la pena scendesse sotto i 3 anni. Peccato però che la Cassazione abbia l’obbligo di esaminare subito i processi a rischio di prescrizione o di decorrenza dei termini di custodia cautelare. Per evitare che i delitti restino impuniti (con grave danno per le vittime: in questo caso l’Erario) e che soggetti pericolosi escano dal carcere e spariscano dalla circolazione prima della condanna. La Sezione Feriale della Cassazione (che resta aperta durante le ferie estive, da luglio a settembre) è lì apposta: per trattare i processi che, diversamente da quelli normali rinviabili a dopo le vacanze, sono urgenti: quelli con imputati detenuti in scadenza e quelli — vedi decreto del primo presidente Ernesto Lupo del 24-6-2011 — “per i quali la prescrizione maturi durante la sospensione o nei successivi 45 giorni”. Proprio il caso del processo Mediaset, che a metà settembre sarebbe dimezzato dalla prescrizione. Perciò è stato assegnato alla Sezione Feriale per il 30 luglio. E gli alti lai del Pdl & company sulla “fretta sospetta” (figuriamoci: per un processo nato 9 anni fa!) della Cassazione per eliminare B. dalla vita politica sono pura propaganda, e di bassissima lega: come se la prescrizione fosse un diritto dell’imputato, o addirittura il fine ultimo del processo penale. Anche stavolta, la Cassazione ha trattato B. come qualunque imputato nelle sue condizioni, perché la legge è uguale per tutti. Ed è proprio questo lo scandalo.

C’era una volta un partito

I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi.

Gino Strada

Il pd non ha avuto paura di andare in piazza: NON C’E’ POTUTO ANDARE.
Così come non ha potuto dire mezza parola sulla manifestazione eversiva del pdl a Brescia.
Il pd si è consegnato spontaneamente a quello che avrebbe dovuto essere il nemico, l’avversario, l’antagonista, e questa è una delle conseguenze.

Se guardate dietro, ma dietro dietro, dovrebbe esserci anche bersani [che in quanto segretario dimissionato avrebbe potuto esserci davvero, per dire].

E’ meglio, molto meglio che la politica dei giorni nostri non si accosti nemmeno per sbaglio alla questione morale, quella di cui parlava Berlinguer trentadue anni fa.
Perché sarebbe molto complicato spiegare da un punto di vista morale, che non è uguale a quello moralista, o “moralisteggiante” come va di moda dire adesso, com’è stato possibile che un partito che diceva di essere l’alternativa al disastro economico, etico e, appunto, morale, prodotto da berlusconi in questi due decenni,  sia rimasto a guardare dalla finestra uno spettacolo al quale non avrebbe dovuto partecipare come spettatore muto ma da protagonista principale.
Il pd non ha solo abbandonato l’idea di essere alternativa, ha proprio e definitivamente rinunciato all’idea di una politica onesta, al servizio della gente, dei suoi bisogni e necessità.
Non si abbandona il popolo e non si abbandonano i lavoratori a favore della risoluzione dei problemi di un  delinquente.

Pdl dopo insulti a Carfagna
“Colpa dei cattivi maestri”

Lei: “Mi spaventa il clima” video

La pretesa che dei carabinieri si debbano occupare di insulti verbali dà l’esatta misura di quanto questa gente sia distante dalla realtà, quella di altra gente che è costretta a rubare per mangiare a causa delle loro politiche scellerate, hanno ridotto un paese in miseria e in ginocchio, l’hanno stravolto e deformato a immagine e somiglianza di un delinquente  e in cambio  pretendono  il silenzio rispettoso?

Preambolo: “ chi infiamma le piazze, chi alza i toni, chi insulta con disprezzo, dovrebbe riflettere e farsi un accurato esame di coscienza” .

Aristotele? no, brunetta a proposito di madonna carfagna insultata.

brunetta, se sbaglio mi corigerete, è stato quello che insultò una signora tre volte laureata dicendole che lei e quelle e quelli come lei erano “l’Italia peggiore”.
Allora io voglio dire a brunetta, alla carfagna, a schifani [!] che parla di episodi preoccupanti […], e per conoscenza anche a Laura Boldrini, che ancora non c’entra ma si è dimostrata assai sensibile al tema dell’insulto al politico ed è subito accorsa a dare la sua solidarietà di genere alla carfagna, forse per il timore che brunetta le potesse rifare lo stesso cazziatone di qualche giorno fa in parlamento, che forse bisognerebbe andare oltre la solita solidarietà pelosa e ricercare  i motivi del disagio nei motivi, appunto, che ci sono, non sono il frutto di nessuna fantasia né dell’antipatia personale nei confronti di qualcuno.

Bisognerebbe chiedersi, seriamente,  come mai  c’è gente, nella fattispecie gente che fa politica per mestiere, che non può mettere piede in un negozio, in un ristorante, al supermercato senza essere presa di mira. All’estero i politici vanno in giro in bicicletta, coi mezzi pubblici, a piedi, qui no.

Ci sarà un motivo?

Non ne possiamo più, è diventato difficile e complicato anche pensare che esistono persone così,  insopportabili, false, bugiarde, arroganti e questo al di là di tutti i  privilegi, di tutto l’esercito di poliziotti e carabinieri con cui sono costrette ad andare in giro per evitare che le lincino, altroché insulti, e non è più tollerabile il tentativo reiterato ormai quotidianamente di reprimere il dissenso che loro stesse hanno prodotto in tutti questi anni.  

Il clima di odio l’hanno costruito loro e ora se ne lamentano?

Questa  ossessione dell’intervento repressivo, di censurare le voci contro  è stomachevole. 

L’odio è un sentimento, come l’amore, e nessuno può impedire a nessun altro di odiare qualcuno e di dirglielo, se ne ha voglia.  

Noi, al contrario di loro una coscienza l’abbiamo, ed è proprio quella, che si ribella.

La carfagna non si offende di stare al fianco del puttaniere corruttore [sempre per sentenze, non per le opinioni mie o di qualcuno]? non lo trova violento?

LE LARGHE INTESE: STORIA GROTTESCA DI UN AUTOCOMPLOTTO 
Furio Colombo, 19 maggio

Certo che c’è un complotto. Ci deve essere una ragione urgente, grave e pericolosa, se il nuovo segretario del Pd, già segretario della Cgil, è costretto a non andare al corteo e alla manifestazione della Fiom (Cgil) che difende accanitamente il lavoro. Per non turbare il governo delle larghe intese? Non può essere perché appena una settimana prima il collega di Letta dell’altro partito era andato in piazza in difesa di Berlusconi condannato due volte e in attesa di due sentenze. Lo aveva fatto contro i giudici, ovvero un leader dell’esecutivo contro un altro potere democratico della Repubblica. Lui risponde: “È la politica, bellezza”. Non vale per il Pd. Il Pd deve fingere di esserci e restare fermo, sottomesso, a obbedire. Questo è il complotto. Ecco le prove. Una sera in televisione compaiono fianco a fianco il presidente della commissione Giustizia del Senato, Nitto Palma (Pdl) e la presidente della commissione Giustizia della Camera, Ferranti (Pd). Sono due esperti, due magistrati. Rappresentano i due partiti che si contendono il governo in Italia. Viene buttata lì la domanda (Lilli Gruber, 16 maggio): “Secondo lei Berlusconi potrà essere senatore a vita?”. Il lettore immaginerà che il senatore del Pdl abbia detto con convinzione ed entusiasmo che certo, sì, Berlusconi è lo statista italiano che più di tutti merita questo onore. Giusto. Nitto Palma lo ha fatto. E che la presidente Ferranti, anche perché giudice, abbia respinto con un certo sdegno questa risposta. Invece, con un sorriso ha detto che “non saremo noi a dire se Berlusconi può diventare senatore a vita. Il privilegio di quella decisione spetta al presidente della Repubblica”. Gli spettatori – elettori (ormai le elezioni sono sempre imminenti) hanno constatato che una delle parti è attiva e occupa tutto lo spazio che può (molto, data la doppia disponibilità televisiva che è dono del conflitto di interessi) al punto da mandare in onda, in tempo reale, contro-inchieste televisive su processi in cui Berlusconi è imputato. L’ALTRA PARTE è immobile. E viene incoraggiata a disertare e disprezzare una grande manifestazione operaia per il lavoro. Non mancano i momenti in cui le conseguenze del complotto contro il Pd diventano ancora più chiare. Arriva Chiamparino, che lascerebbe tutto per diventare segretario del Pd dopo il Congresso d’autunno. La notizia sembra interessante, smuove le acque. Ma il complotto obbliga Chiamparino ad aggiungere una condizione non negoziabile: “Accetterei solo se il Pd facesse proprie le proposte di Pietro Ichino sul lavoro”. Come è noto, sono le stesse regole di condotta che hanno affondato il lavoro negli Stati Uniti, mettendo tutto il potere nelle mani delle imprese, fino a quando il presidente Obama ha strappato al Congresso più diritti e più lavoro per la parte di americani che lo ha votato, cioè i più poveri. Il Pd, invece è deciso (o costretto) a ignorare i suoi elettori. Eppure molti di loro cercavano, anche i meno sicuri, una sola qualità nel Pd: la certezza che non fosse il Pdl. Ma qui entra in funzione, potente e bene organizzato, il complotto. Centouno estranei si infiltrano nel partito che, in Europa, è parte del Pse (Socialisti europei) e prima abbattono Prodi, poi obbligano l’intero partito, dirigenza e deputati, a non vedere Rodotà. Votarlo voleva ridare istantaneamente identità e dignità a un intero partito immobilizzato e sotto assedio, avviare un nuovo governo e soprattutto restare dalla parte degli elettori. Ma la ferrea crudeltà del complotto non lo ha permesso. Forse per questo Beppe Grillo, leggero di mano come al solito, può dire in un suo comizio di questi giorni: “Non preoccupatevi, è tutto chiaro. A ottobre andremo alle elezioni perché così vuole il nano e allora saremo in due a misurarci, noi e il nano. E li spazzeremo via”. Non sappiamo se la previsione sull’happy end di Grillo sia fondata. Ma purtroppo la descrizione del paesaggio sembra realistica. Si vedono con chiarezza due protagonisti, non tre. VI DIRETE: ma il presidente del Consiglio è del Pd. Inevitabile rispondere. Sì, ma da lontano non si vede. E questo è il capolavoro del complotto che sta togliendo di mezzo il Pd: quel partito, da lontano, dal punto di vista degli spettatori-elettori, non si distingue. Avrete notato il tono padronale del vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno (carica non da poco in caso di imminenti elezioni). Avrete notato il tono padronale dei loro giornali, delle loro televisioni. Ti parlano con la contenuta indignazione di chi comanda, e includono un evidente disprezzo per chi ha detto o scritto ciò che non vogliono. Anche l’uso del governo – che offre al ridicolo la reputazione di uno dei partiti per segnare i punti dell’altro – dovrebbe far riflettere. Esempio, l’Imu. Letta rischia tutto con l’Europa, un bravo banchiere gli fa da notaio. Ma è Berlusconi che si presenta al pubblico per l’incasso. Lo ottiene perché, per forza, credono a lui. Nessuno farebbe spontaneamente, contro se stesso e la propria credibilità e immagine, ciò che il Pd ha fatto e sta facendo. Come Pasolini, devo dire – del complotto contro il Pd – che “io so, ma non ho le prove”. A differenza di Pasolini mi tormenta un dubbio. Che si tratti di un folle autocomplotto che punta a un risultato inevitabilmente distruttivo? Altrimenti come spiegare che un solo senatore (Luigi Zanda) ha chiesto al Pd di dichiarare l’evidente ineleggibilità di Berlusconi? Gli altri sono minacciati?

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LA SOLITUDINE DEGLI ELETTORI 
Antonio Padellaro, 19 maggio

Di bandiere del Pd ce n’era una soltanto, ma siamo convinti che di elettori del Pd ce ne fossero davvero molti, forse la maggioranza tra i centomila di piazza San Giovanni a Roma dove, ieri, intorno alla Fiom-Cgil di Maurizio Landini, c’erano con la sinistra del lavoro, della legalità e della dignità, Stefano Rodotà, Sergio Cofferati, Gino Strada, Antonio Ingroia, Nichi Vendola e i 5Stelle. Lavoro e diritti che teoricamente dovrebbero stare a cuore al Pd dell’ex leader della Cgil Epifani, così come a Bersani e agli altri esponenti del sinedrio democratico che, sempre molto teoricamente, di sinistra dovrebbero sentirsi. È un caso unico, quello di un gruppo dirigente che, come paralizzato da una forza potente quanto misteriosa, abbandona i propri militanti nella solitudine politica anche a costo di perderli per sempre. Una coazione a ripetere gli stessi errori che dura guarda caso da un decennio, da quando (era il 2002) sempre in quella piazza San Giovanni un milione di cittadini dissero: basta con Silvio Berlusconi. Sembrò la volta buona, ma poi furono lasciati soli dai Ds, e si è visto come è finita. Oggi la situazione si presenta ancora più grave. È comprensibile che, dopo il vergognoso tradimento del contratto con gli elettori, quei dirigenti che firmando la resa nelle mani di Napolitano sono andati al governo con il Pdl non abbiano più il coraggio e la faccia per mostrarsi a un popolo che forse non li riconosce più. Solo in due non hanno avuto paura di andare in piazza: Fabrizio Barca e Matteo Orfini. Gli altri sono o ministri o sottosegretari. Esiste anche il problema opposto, poiché farsi vedere accanto a Landini e Rodotà potrebbe scatenare le ire dei Brunetta e dei Cicchitto, e ciò per i colonnelli delle larghe intese pd è oltremodo disdicevole. Michele Serra sull’Espresso ha narrato da par suo la triste condizione dei deputati e senatori democratici, costretti a convivere nella stessa maggioranza con i berluscones: “Le inventano tutte, dai sedativi alla cannabis, e i più audaci tagliano la testa al toro e diventano di destra”. C’è poco da ridere: con il sesto senso della satira, Serra ha colto nel segno. È il destino di chi, a furia di arretrare sui principi e di fare compromessi con la propria storia, non si ricorda più chi era e da dove veniva. Del resto, la classe operaia è dispersa e anche il lavoro si va estinguendo. Non è meglio allora “fare spogliatoio” con Alfano e Quagliariello?

Abbracci fra il presidente della repubblica e il ministro della sanità. In un paese normale sarebbe stato così.

 

Oh my God, mon Dieu, mioddio…

 

  …è urgentissima una nuova legge salvadelinquenti e non so cosa mettermi! (a parte indossare le solite incommensurabili facce come il culo).


Firmato: uno qualsiasi di deputati, onorevoli e senatori che stanno accelerando su quella che pare essere davvero l’urgenza primaria di un paese allo sfascio e sulla quale chi di dovere,  naturalmente,  non esiterà ad apporre il  suo sigillo,  pietra tombale  sull’ultimo residuo di speranza per ripulire le istituzioni da tutto il luridume presente nelle stesse.

L’urgenza con cui anche i ministri del governo cosiddetto tecnico si stanno occupando delle intercettazioni è l’ulteriore conferma che chi diceva che l’interesse primario della politica è salvaguardare se stessa aveva ragione. Che difendere strenuamente le istituzioni anche quando non andrebbero e non vanno difese significa soltanto dare legittimità a tutte le caste e sottocaste, cricche e associazioni a delinquere che hanno dissanguato e impoverito l’Italia, che le hanno tolto dignità, diritti, che hanno lavorato alla distruzione di giustizia e legalità – dunque della democrazia stessa. Stare dalla parte opposta, rifiutare questo scempio a getto continuo è un dovere civile, oltre che morale.

 

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Intercettazioni, pressing del Pdl per il Bavaglio. E il Csm “si adegua” al Colle

Se il primo sostenitore di una legge liberticida come questa è nientemeno che – con viva & vibrante soddisfazione – il presidente della repubblica, quindi si presume di uno stato democratico, siamo messi bene in Italia. In ottime mani.

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Roma, ex banda Magliana consulente del Comune. Il Pd: “Sconvolgente”

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Sottotitolo: in un paese con un parlamento composto in larga parte (e sarebbe troppo anche se ce ne fosse uno solo con certi requisiti) da inquisiti, indagati, pregiudicati, condannati, mafiosi, amici dei mafiosi, corrotti, corruttori, ex terroristi rossi & neri quindi complici diretti e indiretti di tutte le stragi avvenute in Italia – quelle che non è mai colpa di nessuno – tutta gente che contribuisce alla stesura e alla realizzazione di leggi che dovranno rispettare anche i cittadini onesti, senza precedenti penali, la cosiddetta opposizione si sconvolge (dopo quattro anni!) perché alemanno ha assunto un ex fiancheggiatore dei nar nonché di un’associazione criminale sanguinaria: la banda della magliana – che collaborava attivamente con l’eversione nera nei “favolosi” anni di piombo – al suo servizio. Come se i romani, quando hanno votato alemanno per dispetto (perché dall’altra parte c’era rutelli) non sapessero chi era alemanno: anche lui un ex picchiatore fascista, uno che andava a tirare bombe molotov alle ambasciate e che fu condannato ad otto mesi di galera per questo.  Se i tempi di sconvolgimento del pd sono questi stiamo a posto, che faceva l’opposizione in giunta comunale fino a ieri l’altro, di che si occupava?

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Trattativa, parla il pentito Mutolo: “Stato e mafia da sempre a braccetto”

E’ stato l’autista di Riina: “Dopo l’arresto sono andati a casa sua, c’erano cose che inguaiavano i politici, hanno fatto finta di nulla. Senza di noi non ci sarebbe stata la Dc e nemmeno Berlusconi. Ingroia lo mandano in Guatemala, lui sa che è meglio così.”

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In un paese normale cicchitto (tessera p2 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980) non potrebbe fare la morale a nessuno. Figuriamoci a Magistrati e giornalisti che indagano sulla mafia e quella parte di stato, quello sì, eversore, che fiancheggia(va) l’associazione a delinquere, sovversiva, quella che allo stato si voleva sostituire, del venerabile criminale di cui faceva parte – non da solo ma con illustri compagni di grembiulino e cappuccio come silvio berlusconi (tessera 1816) – il moralizzatore de’ noantri.
In un paese normale fatto di gente normale non si critica un Magistrato come Ingroia disonorando nemmeno troppo indirettamente la memoria di Falcone e Borsellino che avevano lo stesso progetto di Ingroia, cioè ripulire il paese e le istituzioni da mafiosi e delinquenti mascherati da uomini dello stato, solo perché  i giornalisti e i giornali che si occupano di queste faccende sono antipatici.
In un paese normale fatto di gente normale nessuno, nemmeno il presidente della repubblica si può permettere di usare la morte naturale di un uomo come alibi alla negazione della trasparenza e della verità e nessun ministro la prenderebbe a pretesto per lo stesso motivo parlando di “sofferenze” di “pesi insopportabili”: le sofferenze e i pesi insopportabili sono altri, sono stati altri, ad esempio quelli di chi ha perso figli, fratelli, sorelle, madri, padri, amici in una qualsiasi delle stragi italiane, mafiose e non, di cui, forse per ragion di stato? non si trovano mai i colpevoli.
In un paese normale, fatto di gente normale ci si vergognerebbe di portare avanti le stesse teorie di cicchitto, gasparri, sallusti, belpietro, la santanché, solo per fare un dispetto a chi non pensa, dice e scrive le stesse abominevoli cose che pensa e – purtroppo – dice e scrive gente di quello spessore morale/culturale/intellettuale.
In un paese normale certi ex magistrati prestati alla politica dovrebbero guardare con più rispetto i loro ex colleghi e chi al loro fianco lavora, dunque anche i giornalisti, soprattutto quelli che non hanno pensato fosse più utile per il paese andare a scaldare i cuscini di uno scranno parlamentare anziché restare in prima linea.

Come ha fatto Ingroia.

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Bavaglio rosso
Marco Travaglio, 29 luglio

Capita di tutto, nel manicomio chiamato “politica”. Anche di ricevere lezioni di giornalismo da Luciano Violante. Il quale, sul bollettino del Pd chiamato Unità, rimbecca Sergio Rizzo del Corriere per aver detto, a proposito del caso D’Ambrosio, che “i giornalisti si limitano a riportare i fatti che accadono”. “Non sono d’accordo – ribatte Violante -. Il giornalista non è un cane da riporto” e “la notizia ha un significato diverso a seconda del modo in cui è data”. Però, che genio. Meno male che c’è lui, perchè non ci aveva mai pensato nessuno. Ma le scoperte non sono finite: “Nella società dei mezzi di comunicazione è possibile che il comunicatore non abbia alcuna responsabilità professionale? Egli forma l’opinione pubblica, a nascere giudizi e schieramenti. Può distruggere la reputazione di un uomo o creare un mito”. Infatti, negli anni 70, un modesto magistrato torinese divenne un mito per la sinistra grazie ai mezzi di comunicazione (“cani da riporto”?) che enfatizzarono una sua inchiesta su un golpe inesistente, dopodichè entrò in politica e non ne uscì più. Si chiamava Violante. Ora, siccome qualcuno critica lui e i suoi amici, intima ai giornalisti di “porsi con urgenza il problema di come dare le notizie rispettando la dignità dei cittadini”. E propone, tanto per “cominciare”, la “messa al bando del ‘giornalismo di trascrizione’, che consiste (caso unico nel panorama della stampa dei Paesi democratici) nel trascrivere ore e ore di telefonate”, il tutto per “formare un’opinione pubblica che si nutra di notizie e di commenti, non di veleni”.Ora, a parte il fatto che le intercettazioni, anche quando riguardano la vita privata, si pubblicano in tutto il mondo, tranne la Russia di Putin e l’Ucraina di Lukashenko, non è ben chiaro in che senso le intercettazioni giudiziarie come quelle sulla trattativa Stato-mafia siano “veleni” e non “notizie”. I veleni sono insinuazioni gratuite, illazioni infondate, sospetti sul nulla:quanto di più lontano esista dal pubblicare testualmente ciò che un personaggio pubblico dice. L’idea che trascrivere le parole testuali di una persona significhi automaticamente “distruggerne la reputazione”, è frutto della mente malata di chi dà per scontato che tutti dicano o facciano sempre e comunque cose sbagliate, sconvenienti, scandalose. “Omnia munda mundis e omnia sozza sozzis”, direbbe Massimo Fini. Se uno parla bene e agisce bene, non ha alcun timore di veder pubblicate le sue parole e azioni,com’è doveroso che avvenga se è un personaggio pubblico. Contro chi “distrugge reputazioni” e sparge “veleni” esiste già il reato di diffamazione a mezzo stampa. E contro le violazioni della riservatezza c’è una stringentissima legge sulla privacy. Questi, e solo questi, sono e devono essere i limiti del giornalista a tutela della “dignità dei cittadini”. Per il resto, tutto ciò che è di interesse pubblico va pubblicato senza censure né violanterie. Ma è evidente che l’ammucchiata ABC, anzi BBC, che si propone di ammorbarci anche nella prossima legislatura e non a caso tiene sotto tiro i pochi non allineati (vedi il linciaggio contro Di Pietro e Grillo, più a sinistra che a destra), ci sta apparecchiando un bel bavaglio rosso, identico a quello berlusconiano ma molto più ipocrita in quanto sfrutta la morte per infarto di D’Ambrosio. Un membro del Csm affiliato a Md, Nello Nappi, invoca la secretazione delle intercettazioni penalmente irrilevanti che oggi perdono la segretezza appena messe a disposizione delle parti processuali. Non solo di quelle del capo dello Stato, ma di tutte. E’ l’antipasto dell’inciucione prossimo venturo. Naturalmente noi del Fatto, piaccia o no ai Violante e ai Nappi, continueremo a pubblicare tutto ciò che interessa ai cittadini, anche a costo di farlo da soli. O di finire sotto processo in virtù di nuove leggi liberticide: la Corte europea spazzerà via bavagli e bavaglini italioti, azzurri o rossi che siano.

 

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Diaz, la verità di Canterini: “Fu una rappresaglia, vidi facce assetate di sangue”

Fabrizio Corona, ricattatore/estortore di professione esce di galera e scrive un libro, capitan Schettino fa affondare una nave causando la morte di decine di persone NON va in galera e scrive un libro, Vincenzo Canterini, uno dei responsabili del massacro del G8 non solo NON va in galera ma la sua condanna virtuale viene anche ridotta e scrive un libro pure lui. Ma come è facile in Italia trovare editori che accettino di pubblicare “opere prime” (e speriamo anche ultime) di cotanti autori che sicuramente qualche imbecille compra e legge (siamo italiani mica per niente). In questo paese tutto quello che non si vede in tv non c’è e non esiste, ora si è inaugurato un nuovo trend: quello delle ‘verità’ rivelate attraverso la carta stampata di un libro. Tutti possono scrivere un libro e tutti trovano puntualmente l’editore che anziché cacciar via questi disertori del salotto di vespa a calci in culo gli offrono collaborazione a sprezzo del ridicolo unicamente per operazioni commerciali. La rivoluzione culturale italiana passa anche per i libri di Corona e di Schettino: sono soddisfazioni.

Cialtronate italiche (le solite, peraltro)

Sottotitolo1: Alla Fornero sarebbe bastato dire un quarto delle cose di buon senso che ha saputo dire lei. Altro che la sua stridula retorica sulle donne di questo paese che mi rifiuto anche di commentare. Poi non lamentiamoci se la gente trova i suoi punti di riferimento altrove invece, come dovrebbe essere normale, in quelle istituzioni che dovrebbero rappresentarla: La lettera di Geppi Cucciari per le donne

Sottotitolo2: “Quello per i senatori è il top del top, ha un tasso variabile dell’1,57%. E’ una pacchia”. E’ la risposta che ha dato un impiegato della filiale BNL interna al Senato a Francesco Barbato (IdV). L’onorevole, con la telecamera nascosta, era entrato in banca per chiedere un mutuo per l’acquisto di una casa. “E’ una pacchia di cui possono beneficiare anche altre persone – ha precisato l’addetto allo sportello – ma ci deve stare sempre un senatore dietro”. Piazzapulita – si legge in una nota- smaschera un altro privilegio della casta dei politici: tassi di interesse per i mutui a un terzo di quanto pagano i normali cittadini.

“Alfano voleva creare il caso, vogliono solo strumentalizzare ed è la cosa che mi fa più schifo della politica” [Andrea Riccardi, ministro della cooperazione internazionale]

E 46 nel Pdl “sfiduciano” Riccardi

In questo paese non si può dire alla merda che è merda, non è istituzionalmente corretto, avere però un centinaio di delinquenti pregiudicati, indagati, imputati e condannati in parlamento fa parte evidentemente di una normalità più facilmente accettabile socialmente; qualcosa a cui nessuno fa più caso ormai.
Quando berlusconi disse che l’Italia è un paese di merda, quando definì coglioni tutti quelli che non lo votano, quando castelli, da ministro faceva il capopopolo al grido di “chi non salta italiano è”, quando bossi invita alla lotta armata e agli attentati, quando brunetta offese praticamente tutti i figli d’Italia (esclusi ovviamente certi fortunatissimi e bravissimi figli d’arte) dicendo loro che sono l’Italia peggiore, e in molte altre occasioni che non mi va di ricordare per non flagellarmi ulteriormente le meningi di prima mattina, dov’erano i  CIALTRONI che oggi chiedono le dimissioni di Riccardi, che poi sono gli stessi che “Ruby è la nipote di Mubarak”?  purtroppo le dimissioni per questi ed altri ancora che hanno disonorato l’Italia per il solo fatto di esistere non le ha chieste nessuno: nemmeno la cosiddetta opposizione che sarebbe proprio pagata anche per questo.

La mia solidarietà totale e incondizionata al ministro Riccardi che meriterebbe una medaglia d’oro al valor civile da vivo solo per aver avuto il coraggio di dire quello che avrebbe dovuto dire, e pubblicamente, qualcun altro al posto suo molto prima di adesso e per aver interpretato il pensiero di tanta gente che non ha voce, e quando ce l’ha viene accusata di qualunquismo e populismo,  chi – me compresa – le stesse cose le dice da anni siamo sempre e solo i soliti stronzi, o grillini, o travaglini?

Non facciamo finta di vivere in un paese normale, perché l’Italia non lo è.

L’AMACA – Michele Serra – La Repubblica

Naturalmente il ministro Riccardi, per responsabilità di ruolo, deve rimangiarsi la frase su quanto è schifosa la politica quando è giochino di bottega, ricatto, sotterfugio ipocrita per non svelare i propri veri scopi. Ma quel giudizio, per quanto ruvido, esprime un sentimento diffuso, e ahimè ampiamente giustificato da quello che la politica dei partiti è stata, in larga misura, negli ultimi anni. Che un giudizio del genere non provenga da un qualunquista da bar, o da un grillino di passaggio, ma dal ministro di un governo che di politica (giusta o sbagliata che sia) ne fa a tonnellate, nonché da una persona impegnata nel sociale come dieci leader di partito messi assieme, è cosa che non può non mandare in bestia i mandarini del Pdl, che vedono il proprio potere usurpato dal “governo tecnico” e il proprio patrimonio di voti scemare di giorno in giorno. La novità che rende affascinante, incerto, decisamente inedito il panorama politico italiano è proprio questa: fuori dai partiti non c’è solo l’antipolitica, come è stato molto comodo dire negli ultimi anni. Fuori dai partiti c’è anche molta politica, e in questo momento, addirittura, c’è il governo. I partiti cominciano a capirlo, e per questo diventano ogni giorno più nervosi. Nel caso del Pdl, più aggressivi.

Nasce a Cortina il partito dei ladri

Sottotitolo: L’ispezione a Cortina NON l’ha promossa la guardia di finanza, che come sappiamo si è dissociata, come il sindaco, il parroco, e il “compagno” cicchitto ma l’agenzia delle entrate. Quella che applica ai comuni cittadini i sistemi di riscossione crediti della mafia.

Chiaramente Befera anziché cercare di applicare equità nella riscossione cerca di recuperare immagine con un cinepanettone ad uso dei cittadini. Riuscendo soltanto a dimostrare che si sa dove sono, chi sono, e quanto rubano gli evasori. Le lettere interne a Equitalia che stabiliscono che nel caso dei soliti potenti si può soprassedere sono sul web, il video della puntata di Report con brunetta che è stato esentato dalla sanzione col ritiro della pratica effettuato PROPRIO da Equitalia per il mancato pagamento della tassa sui rifiuti, idem, ma non hanno suscitato alcuna reazione nella banda di grassatori, che si è preoccupata solo dopo le bombe, tentando il recupero con lo spettacolo. Della serie: non facciamoci fregare, perché chiunque abbia la possibilità di farlo usa i media e i mezzi di informazione come più gli conviene.

Il tema dell’evasione è complesso. Ci sono piccoli imprenditori e liberi professionisti che, tartassati come sono da balzelli e imposizioni di stampo medievale, se non evadessero qualcosa non riuscirebbero a mantenere la famiglia. Ma fatti i dovuti distinguo una cosa bisogna dirla chiara: c’è un pezzo importante della popolazione italiana che semplicemente non paga per egoismo, mancanza di senso civico o, addirittura, per spirito criminale. (leggi l’articolo di Peter Gomez sul Fatto Quotidiano)

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Spero che adesso la smetteranno di dirci che le manovre sono e sono state sempre e tutte necessarie, perché se controlli come quelli fatti a Cortina fossero stati la normalità e non un’una tantum dei giorni di festa (giusto per far dire l’ennesima cazzata al miserabile piduista) probabilmente questo paese non sarebbe ridotto così male. I soldi in Italia ci sono: basta andarli a prendere DOVE sono: non certo nelle tasche di pensionati e dei lavoratori a stipendio. Con buona pace dei finanzieri “discreti” di Cortina (il comandante della GDF di zona ha tenuto a precisare che loro non avrebbero mai e poi mai fatto un controllo fiscale durante le vacanze di Natale. Questo la dice lunga sulla connivenza che si crea fra le istituzioni e la gente ricca,  perché al poveraccio la cartella di Equitalia può arrivare anche il giorno del suo compleanno) e del parroco che lamenta “ristrettezze economiche”.

Compatisco quelli che parlano di invidia verso i ricchi, così come provavo pietà per quelli che parlavano di violazione della privacy quando iniziarono ad uscire fuori le storie delle festicciole eleganti del puttaniere brianzolo. Per capire che quelle non erano affatto questioni private ma l’indecenza elevata a sistema c’è voluto un po’: infatti molti non ci sono ancora arrivati e sono rimasti al “ognuno nel suo letto ci porta chi gli pare”. Questo significa non aver capito NULLA di quello che è successo in questo paese nella favolosa era di berlusconi.
E’ anche grazie a questo diffuso modo di pensare che le cose difficilmente possono cambiare in questo paese, perché si può anche capire (ma non giustificare) la quantità di gente che cerca in tutti i modi di difendersi la “robba”, anche quella ottenuta grazie all’illegalità e alla mancanza di seri controlli da parte del fisco (che, come abbiamo visto sa benissimo dove sono i soldi rubati alla collettività), ma resta difficile comprendere la difesa a oltranza di chi da questo sistema di sperpero (Rutelli, Casini & Co. che vanno in vacanza alle Maldive in resort da 2500 dollari AL GIORNO mappoi in televisione chiedono agli italiani comprensione e sacrifici) e furti (evasione fiscale) viene colpito nella stessa misura di chi almeno cerca di combatterlo.

IL FISCO IDEOLOGICO (Michele Serra)

I controlli fiscali a Cortina, a ridosso di Capodanno, saranno anche ispirati da “una concezione ideologica del controllo fiscale”, come dichiara il socialista (risate!) Cicchitto. Ma si dà il fatto che gli eventuali pregiudizi “ideologici” sono stati clamorosamente confermati dai risultati. Centinaia di auto di lusso erano intestate a persone che dichiarano 30.000 euro all’anno. A Cicchitto basterebbe fare due conticini elementari per capire che qualcosa non quadra. E, con ogni evidenza, se la Guardia di Finanza ha gettato le reti proprio a Cortina, e non a Igea Marina, è perchè ogni lavoro ben fatto porta ad ottimizzare i risultati. Nei Paesi civili, dove per evasione fiscale si finisce in prigione, a nessuno viene in mente di strillare contro il Fisco Ideologico e lo Stato di Polizia.

Quanto all’ideologia, se in questo Paese esiste una politica punitiva contro chi produce reddito e contro i benestanti, questa politica vede come protagonisti incontrastati gli evasori fiscali. Posso certificarlo proprio in quanto benestante: mi vedo circondato da persone che pur dichiarando un reddito dieci volte inferiore al mio, hanno un tenore di vita dieci volte superiore.

Li considero nemici dello Stato e miei personali.

L’ex ministro Brunetta non paga la tassa rifiuti: Equitalia sospende la pratica.

“I’m lost without you”

Sottotitolo: Lo slogan più conosciuto della costellazione dei prodotti Omsa è il “I’m lost without you” con cui, secondo l’azienda, le donne italiane comunicavano la necessità di avere una calza Golden Lady, oggi potrebbe essere uno sfottò dei consumatori verso Omsa, che sarebbe ‘persa’ se i clienti smettessero di comprare i loro prodotti a causa della delocalizzazione. (Dal Fatto Quotidiano)

Io ho scelto di non acquistare più prodotti da chi licenzia 249 operaie non perché sta fallendo ma perché pensa che portare un’azienda fuori dall’Italia gli garantirà maggiori guadagni. Le lavoratrici Omsa invitano tutte le donne ad essere solidali con loro, “boicottando” i marchi Philippe Matignon – SiSi – Omsa – Golden Lady – Hue Donna – Hue Uomo – Saltallegro – Saltallegro Bebè – Serenella.
Non è un grande sacrificio la solidarietà, è l’unica arma che ci è rimasta per esprimere una vicinanza concreta a queste donne licenziate ingiustamente, non perché fossero improduttive, ma per la logica dell’aumento dei profitti che deriverà dalla delocalizzazione dell’azienda.

Ci sarebbero tante cose da dire che non si sa da dove iniziare, se, appunto, dalle operaie della Omsa licenziate a capodanno o ancora da Equitalia che ormai fa più morti di un virus malefico, solo ieri altre due persone si sono tolte la vita per problemi legati a questioni finanziarie: a una era stato chiesto di restituire cinquemila euro della sua pensione di poche centinaia di euro mensili.
Questo anno “nuovo” si apre all’insegna del boom dei suicidi, come ci fanno sapere autorevoli ricercatori. Ormai si parla di un suicidio al giorno fra gente che è rimasta disoccupata: senza lavoro si muore e non solo di fame. Le reazioni scomposte provocate dalle dichiarazioni di Grillo dimostrano che ancora una volta la “casta” si arrocca sulle sue posizioni. Befera (Equitalia e Agenzia delle Entrate) dice che occorre “difendere gli uomini che fanno il loro dovere al servizio della collettività”. Certo che difendiamo gli uomini e le donne che lavorano per lo stato anche quando svolgono mansioni spiacevoli come quella di estorcere denari non dovuti oltre a quelli che si devono: ecco perché chiediamo al governo di dare un’occhiata anche qui, ai piani bassi, per rendersi conto di quello che può succedere quando una qualsiasi famiglia italiana riceve una cartella esattoriale. Basterebbe ricordarsi che Equitalia è un prodotto della finanza creativa di tremonti, per capire che probabilmente, forse o sicuramente qualcosa che non funziona c’è. Tanta gente non può essersi impazzita tutta insieme. Equitalia non combatte l’evasione; quello che fa Equitalia è applicare sanzioni e interessi esageratamente alti rispetto a quello che si deve GIUSTAMENTE pagare e guadagnare su chi NON HA PAGATO, perché magari si è dimenticato di pagare, non ha mai ricevuto la cartella esattoriale, la multa si è persa eccetera o perché non ha i soldi per pagare, non su chi NON HA DICHIARATO. E non è proprio la stessa cosa. Equitalia è tutto fuorché uno strumento antievasione.
E’ necessario che la politica si tolga il vizio di ignorare, di passare oltre, di pensare che il lavoro che fa non possa e non debba essere ostacolato e discusso da chi poi quelle scelte politiche potrà e dovrà solo subire.
Eppoi ci sono i vips disturbati in quel di Cortina dalla Guardia di Finanza: secondo cicchitto, l’ex piduista alla corte dell’altro, quello con più tacchi e meno capelli, si tratta di un “controllo ideologico perché si presume che a Cortina ci siano solo benestanti”: strano, io pensavo che a Cortina ci potessero andare anche quelli che benestanti non sono. cicchitto è uno che riesce sempre a sorprendere, una s’immagina che più coglione di così non si possa essere, e invece per fortuna arriva subito la smentita.
E ancora, c’è il caffè della buvette dei nostri onorevoli parlamentari che aumenterà di dieci centesimi: noi poveri mortali comuni già da un po’ lo paghiamo anche di più di ottanta centesimi ma si sa, per noi un caffè al bar deve essere considerato un lusso, mica una necessità o, peggio ancora, un diritto come per i lor signori. Ci sono posti in Italia dove un caffè non costa mai meno di un euro, anche un euro e venti, per non parlare di un succo di frutta e un toast per i quali si pagano fino a sei, sette euro.
Noi la realtà la conosciamo bene, sarebbe ora che imparasse a conoscerla anche chi non ne sa nulla.
E, per concludere sorridendo, secondo una ricerca del sito Divorce-Online, che fornisce servizi alle coppie che vogliono interrompere il matrimonio, un terzo dei casi è dovuto alla frequentazione dei social network, come sempre agli umani serve un capro espiatorio, e allora cosa c’è di meglio di qualcosa che non può nemmeno rispondere per dire quanto sia ridicolo che le coppie si dividano “per colpa” di un social network? perché,  si sa,  prima di internet e di Facebook andava tutto bene: gli uomini tutti santi e le donne tutte devote fedeli e pie. Se lo leggono in vaticano, c’è il rischio che uno a scelta fra Buttiglione, Giovanardi o la Binetti proponga una legge per l’abrogazione di FB in Italia.
Comunque, un passo avanti c’è stato: fino a qualche mese fa in Italia si parlava solo di Ruby e delle performance erotiche dell’ ex tizio: oggi almeno gli italiani hanno ricominciato a parlare dei fatti loro.

Strafanculo

E allora hanno rinviato a giudizio verdini, dell’utri e carboni. E allora non c’è nulla di nuovo, ma tutto è uguale a sempre. Compreso il fatto che in galera non ci andranno mai, compreso il fatto che sentiremo parlare di loro come onorevoli o senatori, e non ci chiederemo mai quale sia il vero senso delle parole, anche di quelle semplici, come l’onore.

Le persone da onorare, i dell’utri o i verdini, i berlusconi. Persone d’onore, ecco questo sì!

Sta per arrivare la stangata, agli onorevoli e ai senatori. Guadagnano troppo, hanno scoperto con una commissione. Sì, qualcuno è stato pagato per far parte di una commissione che doveva appurare che aprendo il rubinetto col cerchietto rosso, l’acqua esce calda. La stangata non arriverà, come la galera, come la giustizia, come l’onestà.

Scrivono che i suicidi sono boom. Ma il boom è legato alla crisi. Il boom dei suicidi mi dispera quanto sentir parlare di record. Il record del prezzo della benzina, della disoccupazione, della povertà percepita, di quella reale. Boom. Come negli anni 60, quando l’economia iniziava ad iniettare il bacillo della stupidità.
La gente si ammazza per la crisi, bisogna fare in fretta a rivedere gli ammortizzatori sociali, dice il presidente della Repubblica, perché lo deve dire visto che almeno conserva un po’ della sua dignità istituzionale. Caro Presidente, è che la gente è un po’ scema, si ammazza anziché ammazzare.
Quello che non si capisce è perché la benzina aumenta da appena si ventila l’ipotesi di un aumento, e le stangate che non arrivano mai, son previste sempre dopo due o tre anni dalla fine della legislatura? La domanda più che retorica è idiota, ma tanto in quest’epoca di cretini pure un imbecille pare un genio, e poi se arrivasse una risposta sarebbe anche gradita.

Sono cronache sconclusionate queste mie, cose quasi senza senso scritte così.

Ma anche oggi non ho saputo resistere e ho letto i giornali, e mi sembrava osceno aprire un nuovo foglio bianco per scriverci un pensiero sintetico, che però avrebbe espresso fin troppo bene quanto detto fin qui.

Perché avevo voglia di scrivere semplicemente: andate tutti a strafanculo!

Rita Pani (APOLIDE)