I tavoli di Renzi

 

 

Il 40,8 del 50%, ovvero degli elettori che sono andati a votare fa più o meno il solito 20%:  uguale a quello di Bersani. Di quel 20 una sostanziosa parte sono i mentecatti che applaudivano la Boschi ieri sera su Raitre.
  La maggioranza Renzi e il suo pd ce l’hanno forse a casa loro ma non in Italia.
Raccontatelo, spiegatelo anche ai vostri figli bambini, perché questa propaganda del 41% è diventata intollerabile.
Ancora ieri sera Fazio a Che tempo che fa  si è guardato bene dal fare questa doverosa precisazione con la Boschi che ripeteva questo ritornello come una Carfagna qualsiasi, addestrate entrambe per la propaganda da talk show.

Continuare con questa leggenda del 40% di una quantitá irrisoria di gente che è andata a votare, che non fa proprio per niente la maggioranza degli italiani e che è il risultato di elezioni europee che non danno al pd nessuna autorizzazione per sabotare le fondamenta di questo paese è schizofrenia, un crimine costruito per la propaganda con cui si uccide la verità. Se Renzi fosse un amministratore di condominio con quella percentuale di millesimi non potrebbe scegliere nemmeno il colore delle tende da sole del palazzo. Questo andrebbe ripetuto come un mantra, se solo avessimo un’informazione che fa il suo dovere. Un’informazione che fa il suo dovere porterebbe la gente a riflettere se il pd avrebbe ottenuto lo stesso quel misero 40,8% della metà degli elettori se Renzi in campagna elettorale avesse detto che nelle sue intenzioni c’era l’accordo, anzi, il patto col delinquente che porta i voti:  anche quelli della mafia,   e che la sua rottamazione significava meno diritti, tutele e garanzie per i cittadini e per i lavoratori,  anziché essere applicata  alla vecchia politica di cui Renzi è figlio naturale.  

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Solo nell’Europa degli imbecilli e ignoranti le difficoltà sociali spostano il consenso politico a destra. Dove i regimi di destra se li ricordano bene no, non succede.
Grande lezione del Brasile che anche se per poco non è caduto nel tranello del conservatorismo di destra ma ha scelto di nuovo Dilma Rousseff, presidente di sinistra, dei lavoratori, non quello della marchetta da ottanta euro.

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“Il posto fisso non esiste più”, disse quello che se lo è garantito a vita e che sarà mantenuto anche con le tasse di chi il posto fisso non l’ha mai avuto.
Vigliacco, e vigliacchi, miserabili senza nessuna possibilità di perdono quelli che hanno mandato al potere un pericoloso reazionario che non rispetta il paese, lo stato di diritto e i cittadini. La Costituzione? Un intralcio da riformare: con un delinquente da galera. Via l’articolo 18: per modernizzare il paese. Mai più posto fisso, l’importante che gli unici ad averlo garantito a vita continuino ad essere  loro, quelli che si adoperano per togliere i diritti ai cittadini.  Mai più governi che si faranno condizionare dalla piazza:  la democrazia che consente a Renzi di stare dov’è è nata anche nelle piazze, ma questo è un dettaglio insignificante. Lo sciopero? un inutile orpello che fa perdere tempo e appuntamenti di lavoro al finanziere amico intimo di Renzi.  Che altro ci vuole, che per il bene del paese e perché lo chiede l’Europa il governo mandi qualcuno a svaligiarci l’appartamento? Chiedo.

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Presumo e suppongo che dopo la giornata di domenica quelle e quelli del pd che erano con la piazza e non con la Leopolda smetteranno di votare tutte le fiducie al governo del Napoleone all’amatriciana.
Che smetteranno di giustificare con il gesto di responsabilità verso il paese tutte le porcherie volute da Renzi e dalla Boschi che ha tenuto a precisare che servono altre modifiche costituzionali: qualcuno dovrebbe avvertire Madonna di Nostra Forma e Riforma che le modifiche alla Costituzione non sono il cambio di stagione negli armadi.
Ché per passare alla Storia bisogna fare cose importanti, non assecondare per brama di potere i desiderata di uno che pensa di poter fare dell’Italia una cosa di sua proprietà, proprio come quello di prima, il delinquente con cui Renzi sta devastando lo stato di diritto e quello sociale.

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A Davide Serra, l’amichetto finanziere del presidente del consiglio “di sinistra” piace la Leopolda “perché non è di destra né di sinistra”.
E di nuovo torna nel dibattito politico questo ritornello con cui puntualmente si rimbecilliscono le masse – che ci cascano sempre – facendo credere che il male sia nell’avere un pensiero preciso circa la politica: un orientamento dal quale poi scaturisce l’azione politica O di destra O di sinistra.
Perché quando non è di nessuna delle due cose di solito l’orientamento ce l’ha ed è fascista.
Serra poi, dal pulpito di quelli che vogliono bene all’Italia aggiunge che bisognerebbe limitare il diritto di sciopero ai lavoratori pubblici che, spiace per Serra ma sono costretti a limitarselo da soli perché perdere una giornata intera di paga non piace a nessuno.
Perché se il dipendente guadagna ad esempio sessanta euro al giorno quando manca causa sciopero non perde quelle sessanta euro ma quasi il doppio, perché dalla giornata di paga gli vengono scalate le indennità, la presenza, il buono pasto se c’è e tutta quella serie di aggiunte che non fanno il guadagno cash del dipendente ma se gli vengono tolte perde lo stesso una cifra che in questo periodo diventa difficile sacrificare anche alla più giusta delle cause.
L’amico di Renzi dicendo che il governo dovrebbe limitare il diritto di sciopero ad una precisa categoria di lavoratori, quelli che per stipendi miserabili mandano avanti da sempre la baracca Italia ha serenamente sferrato un attacco alla Costituzione che prevede lo sciopero come diritto, ma va tutto bene, anche perché nessuno dirà che uno dei personaggi dell’entourage di Renzi più vicino a Renzi piacciono le cose che non sono di destra né di sinistra e per questo sono fasciste.

 

 

 

Eversione? ma dove, quando? [Tenete i bambini lontani dalla televisione]

La  presidente della camera che manifesta pubblicamente la sua contrarietà personale ad una forza politica presente in parlamento proprio di garanzia, come si è graziosamente definita Laura Boldrini poco fa da Fabio Fazio a Che tempo che fa, non è.
Non mi pare.
Non mi sembra.
Nemmeno Fini e la Pivetti erano arrivati a tanto.

E’ urgentissimo riequilibrare il servizio pubblico. Oscenità come quelle ascoltate oggi nell’Arena di Giletti su Raiuno e da Fabio Fazio a Che tempo che fa, il salotto buono di Raitre, sono pericolose, diseducative. E chi chiede di fare attenzione alle parole non può fare certi paragoni né mancare di rispetto ai cittadini/elettori  usando parole altrettanto sbagliate. Laura Boldrini che invoca il rispetto delle regole e delle istituzioni ha dimenticato il rispetto dei cittadini/elettori dimostrando tutta la sua inadeguatezza parlando di comportamenti eversivi e dimostrando disprezzo, ancora una volta, per una parte consistente del parlamento della repubblica italiana. Io non giudico la donna, il suo passato, chi è lei né chi l’ha mandata dove sta e non m’interessa, l’istituzione sì.
Un presidente della camera non può dire quelle cose se non si dimette cinque minuti dopo.

“Io sono di garanzia” non si dovrebbe dire, nemmeno se fosse vero davvero. Perché è lo stesso che dire “io sono bella” e non farlo invece decidere a chi guarda.  Vale la pena di ricordare, forse, che lei è la stessa che disse da appena eletta sempre Chez Fazio, che “gli italiani dovevano tornare ad innamorarsi delle istituzioni”. 

Chissà perché oggi è molto più facile usare parole come “eversione” senza che nessuno se ne scandalizzi troppo. Perché io mi ricordo che, in periodi diversi, quando ad esempio si parlava di magistrati “cancro della democrazia”, o quando i parlamentari di centrodestra capeggiati dall’alfano con l’alfano intorno andarono ad occupare i Tribunali di Brescia e Milano, nessuno, a parte i soliti pochi coraggiosi, quelli faziosi, gli utopisti del rispetto dello stato, delle leggi e delle regole menzionava l’unica parola esatta a definire certe parole e certe manifestazioni che non erano affatto di pacifico dissenso e di critica pacata ma erano proprio eversione.  Vent’anni con un delinquente abusivo in parlamento a sfasciare lo stato non sono stati eversione? Con buona pace degl’indignati a corrente alternata. 

Eversione significa altro. Lo sa Giletti, lo sa Laura Boldrini, lo sa Fabio Fazio e lo sanno tutti quelli che in queste ore riempiono pagine di siti on line con dichiarazioni fuori da ogni regola di buon senso senza spiegare cos’è davvero l’eversione. Non si deve giustificare nessuna violenza, che sia fisica o verbale, ma basta esagerazioni, basta bugie e basta balle. E basta offendere otto, nove milioni di persone che sono andate a votare e meritano lo stesso rispetto di quelli che hanno fatto altre scelte, compresa quella del partito di un delinquente condannato.
La prevenzione non può essere più dannosa dell’eventuale malattia. Il rimedio non può essere più grave del danno. Parlare di estremismo paragonando dei comportamenti talvolta eccessivi ma regolabili in uno stato di diritto a chi ammazzava e faceva stragi è da irresponsabili. Quanto quelli che fomentano e insultano da un computer. Elaborare e perfezionare la critica, portare ad un livello alto e ragionato il dissenso e le relative risposte, specialmente quelle della politica e delle istituzioni non è solo utile di questi tempi ma necessario. Semplificare è stupido, è da ignoranti non solo storici, è quello che ha fatto oggi Giletti paragonando gli anni più bui della nostra storia dopo il fascismo all’oggi. Anni in cui l’attentato e le bombe erano dietro l’angolo tutti i giorni. E se ci incazziamo perché i giornali, le televisioni semplificano mentendo per fare il gioco del potere, dovremmo farlo anche quando leggiamo e ascoltiamo assurdità che nulla c’entrano coi motivi della rabbia, del disagio e certi paragoni altrettanto assurdi.

Informazione, si fa per dire, reloaded

Chissà perché Fazio non  invita a casa sua i personaggi come maradona e i politici come fitto?

Perché i contribuenti/utenti della Rai devono pagare un canone per sentire un condannato in primo grado a quattro anni di galera per essersi fatto corrompere con 500.000 euro illustrare le magnificenze, rivendicare il diritto di delinquere e farla franca di un altro condannato in via definitiva a quattro anni di galera per frode fiscale? ma solo io penso che se mi condannassero per reati così gravi, se finissi sotto processo per un motivo qualsiasi non uscirei di casa per la vergogna? Invece Fazio può fare una bella cosa, si porta a casa sua fitto e maradona, un altro bel pezzo da novanta che però siccome è simpatico e giocava bene a pallone tutti accolgono come un’autorità, un premio Nobel, si porta pure la Littizzetto che ormai si è ridotta a fare satira sui suoi vicini di casa per non disturbare e fanno quello che vogliono, si raccontano tutto quel che vogliono ma almeno lo fanno senza chiedere la questua a incolpevoli pagatori.

Ospitare certa gente in televisione, in un programma che vuole essere elegante e soft, di nicchia, come dicono quelli bravi, e lo sarebbe pure finché Fazio si limita ad intervistare l’intellettuale, lo scrittore, il poeta e il pittore, dove si fa passare il messaggio che maradona è un brav’uomo con chissà quale storia dal valore umano da raccontare ai nipotini mentre è solo un populista ex amico di camorristi, un ex tossico, un evasore fiscale ma, ci mancherebbe un cristiano cattolico da incorniciare, non è educativo, e il servizio pubblico di stato pagato coi soldi di tutti attraverso una trasmissione il cui conduttore è pagato a peso d’oro certamente non per mostrarci in tutto il suo splendore la vita di un pessimo maestro che non ha nessuna cultura da veicolare, non dovrebbe dare nessuna chance a gente come fitto e maradona.

E invece c’è un pubblico che a gente così fa pure l’applauso.

 

Italia: un paese sempre in emergenza [e allora che ci sta a fare la politica?]

La legge Severino è retroattiva, ci fanno sapere da Torre Annunziata dove i giudici del tribunale hanno respinto il ricorso di un consigliere comunale cacciato dopo una condanna “lieve”.  [LEGGE SEVERINO, IL TAR RESPINGE IL RICORSO DI “TARZAN” ALZETTA]
Mentre per uno la cui condanna non è affatto lieve, uno che ha rubato allo stato che avrebbe dovuto servire con disciplina e onore [art.54 della Costituzione Italiana], da tre mesi una consistente parte della politica e delle istituzioni si sbatte e si spertica affinché non venga applicata una legge ridicola e che in un paese normale non avrebbe nemmeno ragione di esistere visto che nei paesi normali e civili o si fa il delinquente o il politico. Ecco perché la questione non andrebbe valutata solo dal punto di vista giuridico ma anche quello morale: può un individuo che ha frodato lo stato continuare a rappresentare lo stato? questa dovrebbe essere l’unica domanda da porre ai soloni che poi si esprimono nei vari talk show e negli editoriali di certi quotidiani, quelli moderati e liberali, s’intende. Perché Fabio Fazio che ieri sera aveva brunetta a portata di poltrona non lo ha fatto? perché bisogna invitare brunetta ad una prima serata sulla tv pubblica se poi non gli si fanno quelle semplicissime domande che tutta la società civile si pone da che una sentenza ha condannato in via definitiva berlusconi ma che poi non viene applicata in virtù di ridicoli cavilli che, come la legge Severino non avrebbero motivo di esistere [se questo fosse un paese normale]?

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Quagliariello: “Valga anche per B.”

Se si fa l’amnistia è apposta per berlusconi.
E come si sbrigano a chiedere l’uguaglianza e il rispetto di norme ufficializzato dalla legge, quando bisogna mandare in galera berlusconi però no. Non valgono.
Pezzenti. Quagliarello, eletto saggio da Napolitano e nominato perfino  ministro per me è sempre il cialtrone che in parlamento gridava:  “Eluana è stata ammazzata”. Non ha fatto progressi nel frattempo.

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L’amnistia è di sinistra? Alessandro Gilioli

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“Amnistia? Un errore”. Tutti vs Renzi

Ma chi crede di essere Napolitano, davvero il salvatore della patria? Non credo che la storia lo ricorderà così. Penso piuttosto che sia il presidente che nel momento peggiore della politica, quello in cui la gente per ovvie e legittime ragioni si è allontanata dalla politica ha fatto in modo di renderla non detestabile ma odiosa, e tutto questo dopo che la politica aveva promesso di riavvicinarsi alla gente. I berlusconi e i Beppe Grillo li costruiscono quelli come Napolitano, salvo poi piangere sui disastri altrui che invece sono proprio e solo i suoi.

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GUAI A TOCCARE RE GIORGIO. LO SCOPRE ANCHE RENZI: LAPIDATO DAL PD  _Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano

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L’APPELLO DI MICROMEGA: “FIRMATE CONTRO IL SALVACONDOTTO”

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Se tutti sono contro Renzi verrebbe quasi da pensare che Renzi abbia ragione. Propaganda o no, marchetta politica o meno se Letta dice a Renzi che “sta esagerando” – per non parlare di frau Bonino che afferma quanto sia meglio il vecchio al posto del nuovo, magari il suo che non ha ancora capito che vuole fare da grande – istintivamente viene da pensare che abbia colpito nel segno. 

Se il diritto di un paese civile prevede che il carcere abbia delle funzioni rieducative al fine di riabilitare socialmente gente che ha violato la legge la politica e i governi si attivassero affinché il progetto venga eseguito e gli obiettivi realizzati, non facendo il contrario, mandando allo sfascio il sistema giustizia perché fa comodo che i processi durino anche dieci anni in maniera tale che si possa agire nel frattempo per rendere i reati meno reati fino ad abolire direttamente il dolo nel reato. 

Oppure confezionando leggi che mandano in galera chi non ci deve andare per riempirle oltremodo e trovare poi la scusa per quei provvedimenti straordinari e necessari ma che invece sono solo il viatico per favorire gli amici disonesti. 

Si attivasse, la politica, per pensare sistemi rieducativi alternativi al carcere, invece di rimettere per strada ogni manciata di anni grappoli di delinquenti da strada che poi sono quelli che i cittadini percepiscono di più come un pericolo alla loro sicurezza, uno schiaffo in faccia agli onesti, a chi è stato vittima di reati, gente a cui non si pensa mai. 

L’indulto e l’amnistia, la prescrizione sono un insulto per chi spende anni della sua vita e del suo impegno per contrastare la criminalità, il marchio impresso a fuoco del fallimento di uno stato e delle sue istituzioni, e in questo paese che può vantare un tasso così elevato di delinquenza all’interno della classe politica più corrotta e corruttibile d’Europa e del mondo civile, la dimostrazione viva e vibrante della complicità dello stato con certa illegalità e delinquenza che non devono essere punite, altroché provvedimenti umanitari di clemenza. La sinistra, presunta, quel che ne resta ha delegato alla peggior destra la gestione della sicurezza e della legalità, e abbiamo visto tutti in che modo lo ha poi fatto. E questa sarà un’altra responsabilità storica di questi politici da mezzo centesimo che poi vengono a farci la morale sull’umanità, su quello che è giusto e sbagliato.

Mille di queste sentenze, altroché serenità

Un presidente del consiglio che augura tanta serenità ad un delinquente, un fuorilegge, un eversore, uno che darebbe fuoco a Roma come Nerone se questo servisse al suo interesse, è come se avesse dato uno schiaffo in pieno volto a tutti i cittadini onesti, quelli, e sono la maggior parte, che non si riconoscono nel criminale, eversore e delinquente.
Io di questa realpolitik ne ho piene la palle, oggi con l’aiuto del web c’è la possibilità di fare l’analisi logica e grammaticale anche a quello che sembra il più banale dei concetti ma che banale non è.

Perché io a un delinquente del calibro di berlusconi augurerei solo quello che si merita e che una giusta sentenza ha stabilito per lui.

Altroché quella serenità che lui ha sottratto a milioni di incolpevoli persone. Quella di Letta che non rappresenta nessuno, vale sempre la pena ricordare che questo governo non lo ha voluto nessuno eccetto Napolitano per conto terzi, e cioè del noto delinquente che ha usato l’Italia e gli italiani come uno dei cessi di casa sua, che ha pensato che fosse l’ultima sua via di uscita, è ipocrisia devastante, la più viscida nella quale si possono riconoscere solo i viscidi, i falsi e gli ipocriti, nonché i disonesti che ieri erano a fare gli auguri al pregiudicato. Quelli che oggi si professano “diversamente berlusconiani” ma che in realtà sono sempre stati diversamente onesti, altrimenti non sosterrebbero, ancora oggi, un delinquente.

Da uno che si è laureato a ventotto anni e a trenta era già a fare politica, quindi si presume che non abbia mai lavorato un solo giorno in vita sua come si può pretendere che risolva i problemi della vita vera? che la conosca nel profondo, che sappia che sapore e che odore hanno le difficoltà drammatiche, le paure della gente? io voglio un minatore del Sulcis a fare il presidente del consiglio, non questi damerini iper raccomandati, il nipote dell’amico intimo del delinquente.

 

E mai nessuno che contraddica queste scemenze a getto continuo, che faccia la domanda o l’affermazione di ritorno a smentirle.

Aspettarsele da Fazio poi,  è mera utopia.

Governo, Letta: “A Berlusconi auguro anni di serenità”. E attacca Grillo

A Berlusconi auguro dal profondo del cuore anni di serenità. Perché è quello che manca in questo tempo e che sarebbe utile a tutti”. Sono le parole del presidente del Consiglio, Enrico Letta, intervenuto in collegamento da Palazzo Chigi a “Che tempo che fa”, su Rai Tre.

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Dimissioni ministri Pdl, lo stupore dei ‘belli addormentati’

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In alto i calici! Berlusconi
è un Caimano / Delinquente
/ Mackiemesser / Eversore, ora lo dicono tutti. Traiamone le conseguenze

di Paolo Flores d’Arcais

Ius Soli

Sottotitolo: la morte di Agnese Borsellino è un fatto molto più triste di quanto già lo sia la morte stessa. 

Perché senza diritti si muore ogni giorno anche mentre si vive. 
E sapere chi toglie la vita e perché, in modo violento, compiendo una strage ad una persona cara se questo fosse un paese civile rientra nel diritto di ognuno ad avere la propria quota di giustizia. 
E invece l’unica cosa certa è che – come al solito – ci saranno i soliti discorsi pieni di retorica e falsità, pronunciati proprio da chi avrebbe dovuto permettere che Agnese ottenesse quella giustizia, impegnarsi per farlo e invece le si è opposto in tutti i modi.

 La solidarietà e la partecipazione sono cose serie, da riservare solo alle persone serie e ai fatti importanti.

L’ingiustizia relativa alle stragi di mafia e non solo  è una ferita che non si dovrebbe mai rimarginare, affinché nessuno debba mai dimenticare che in questo paese non è possibile fare e ottenere giustizia.

Fabio Fazio e il domandone delle cento pistole: “e l’alleanza col Pdl?”
“Siamo in un frangente terribile e la richiesta del presidente della Repubblica non poteva trovare il Pd non pronto”.

Non so, a me pare che tutti insieme appassionatamente abbiano riacchiappato Napolitano sulla porta proprio per mettere fine alla relazione “clandestina”.
Che Napolitano, sebbene abbia toppato alla grande in decine di occasioni e tutte importantissime, fondamentali per il mantenimento di una democrazia almeno di facciata, che non facesse more solito sfigurare l’Italia rispetto alle democrazie civili di tutto il mondo, avrebbe fatto volentieri a meno di rendersi ridicolo dicendo che un altro mandato per lui sarebbe stato ridicolo per poi accettare quel mandato.
Ma per articolare un ragionamento del genere e far dire a Letta almeno una parte di verità ci sarebbe voluto un giornalista vero.

Capitolo IMU: non ci sarà nessun’abolizione ma solo una sospensione a tempo, quello necessario a berlusconi per presentarsi davanti agli italiani e dire di essere stato bravo a far togliere una tassa che lui e il suo governo avevano ideato e realizzato. 
Tanto potrà contare come sempre sulla stragrande maggioranza degli italiani che soffre di una strana forma di amnesia a compartimenti stagni: si ricorda delle cazzate con precisione scientifica ma le cose importanti le rimuove nello spazio di una partita di calcio, di una vacanza, del matrimonio della starlette in prossimità del viale del tramonto trasmesso in diretta tv, e aspettare che l’informazione faccia il suo dovere che sarebbe quello di ricordare le cose importanti agli italiani è una mera utopia. 
Basta leggere gli editoriali di Scalfari e dei suoi figliocci sparsi nelle redazioni di altri quotidiani “eccellenti” per capire il perché.

“Paghi solo chi ha di più”: ecco, su questo si potrebbe anche essere d’accordo, peccato che come per la patrimoniale non ci sarà nessuna intenzione di far tirare fuori i quattrini a chi ce l’ha, a chi ne ha troppi accumulati perlopiù in modo illegale, come al solito si preferirà andare a colpo sicuro togliendone ancora e ancora a chi ne ha meno, perché come diceva Ettore Petrolini “bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti”.
E in Italia politici con caratteristiche da Robin Hood, quello che toglieva ai ricchi per dare ai poveri, che poi sarebbe la miglior politica socialista e l’unica risposta alla povertà dilagante non ce ne sono.
In compenso ne abbiamo tanti, a destra come a centrosinistra, che vestono benissimo i panni dello sceriffo di Nottingham senza provare vergogna né rimorsi.

Nominare la Kyenge ministro è stato come aprire un registro per l’autocertificazione delle teste di cazzo.

[spinoza.it]

Lega, Boso: “Sono razzista, Cecile Kyenge deve tornare in Congo”

“Scelta del cazzo, ha la faccia da casalinga”. Gli insulti di Borghezio al ministro Cècile Kyenge

“Sono razzista, non l’ho mai negato”.

La lega nord non sarebbe mai dovuta diventare una forza di governo.
La politica seria di un paese serio non avrebbe mai dovuto permettere ad un movimento secessionista, razzista, omofobo e che applicherebbe volentieri le teorie naziste se non avessimo una Costituzione ancora e per fortuna in grado di ripararci dal baratro definitivo.

Che poi è la stessa Costituzione sulla quale hanno giurato in passato anche appartenenti alla lega quando – grazie a quella politica che non l’ha mai circondata di un opportuno cordone sanitario così come si è fatto e si fa nei paesi normalmente civili: Chirac preferì perdere le elezioni piuttosto che allearsi coi nazisti di Le Pen – ha consentito addirittura ai sovversivi in camicia verde di poter accedere al ruolo di ministri.
Ministri della repubblica italiana ma che, come castelli andavano nelle piazze a cantare ritornelli sul genere di “chi non salta italiano è”.

Sovversivi che pensano di vivere in un paese che non c’è né ci sarà mai.

bossi, borghezio, calderoli, salvini e tutta l’orrida ciurma separatista e razzista, dunque eversiva, dovevano essere allontanati dalla società civile.
E invece quando bossi si dimise per cause di forza maggiore, dunque le solite ladrate,  potè contare sulla solidarietà di un sacco di gente, del fior fiore dell’italico giornalismo che offrì la spalla al “leone ferito”: il Winston Churchill delle lande brianzole al quale andava riconosciuto “l’onore delle armi”.
L’uscita, seppur virtuale del troglodita letta in chiave sentimentale, coi media che si sperticarono ad offrire ribalte, la Rai con Ballarò e l’Annunziata, la solita Repubblica e il solito Pigì Battista.

In nessun altro paese del mondo un partito di ladri, golpisti, secessionisti, xenofobi, razzisti, omofobi e fascisti avrebbe mai potuto trovare così tanto spazio mediatico, e nessun giornalista degno di questo aggettivo andrebbe, ancora oggi, a chiedere pareri a borghezio e all’ altro imbecille consentendogli di insultare il ministro nero.
Qui invece l’indegno postribolo non solo ha trovato il sostegno trasversale di tutta la politica, ma perfino un posto in parlamento.

Vuole che me ne vada? me ne vado? la prossima volta mi alzo e me ne vado

MATTEO PUCCIARELLI – Ingroia, come se ci fosse qualcosa di cui giustificarsi

E  questo va dedicato “cordialmente” a tutti quelli che “la politica deve rimanere nelle mani dei professionisti”; praticamente di quelli che hanno condotto allegramente un paese intero alla bancarotta economica, allo sfascio etico e alla distruzione morale.

Quelli che “Monti è stato bravo a restituire una buona reputazione all’Italia”. 
Che poi l’abbia immiserita nella sua già miseria, violata, defraudata nei diritti non è stato un grande problema, del resto lui stesso disse che i suicidi erano semplicemente delle “conseguenze dolorose”, qualcosa evidentemente già messo in preventivo, un fenomeno da accantonare e dimenticare a beneficio della faccia ritrovata, del prestigio internazionale, poi è poca cosa forse ricordare quante volte anche questi signori professori sobri abbiano offeso la gente perbene, l’abbiano considerata e giudicata con fare sprezzante, un intralcio al loro progetto di salvare tutto fuorché quello che si sarebbe dovuto salvare.

Preambolo: Monti in conferenza stampa  – a reti praticamente unificate come i messaggi urbi et orbi del papa – prima di pranzo, berlusconi nel pomeriggio “per le famiglie” di Raiuno, e, per finire in bellezza, lo skipper alle cime di rapa da Fazio su Raitre nel dopo cena: ma non s’era detto “a natale niente politici in tv?”

Sottotitolo: Monti ha in mente un memorandum per un’agenda politica di centro.
Adesso ci vorrebbe uno bravo che spiegasse agli italiani che la politica di centro è una non politica, che non esiste in nessuna democrazia,  nei paesi normalmente civili e moderni ci sono i laburisti e i conservatori, i repubblicani e i democratici, i centristi, quelli alla casini per dire, no, la loro funzione è come ha spiegato benissimo Crozza tempo fa, di  posizionarsi a metà del tavolo per arraffare quello che si passano destra e [centro]sinistra. 
In questo paese i cittadini mantengono un esercito di profittatori, di sanguisughe, di parassiti che non sono funzionali a nessun progetto politico ma che  ci tengono eccome a far parte del carrozzone dei privilegiati. 
Gente inutile, una zavorra di cui un paese normalmente civile dovrebbe sapersi liberare.

ALFANO RISPONDE AL PROFESSORE: “CON LUI PRECLUSA OGNI COLLABORAZIONE” 

Angelino si è offeso.
Bisogna capirli, i berlusclowns, fanno una vita impossibile, non sono proprio abituati a rapportarsi con chi parla una lingua normale fatta di concetti normali.
Monti, se avesse voluto avrebbe potuto demolire berlusconi e il pdl con quattro parole, e invece ha voluto fare simpaticamente dell’ironia sui difetti congeniti di chi proprio più oltre di un tot [molto limitato] non può andare.
Non ce la fa.
Bersani, invece, come al solito si adegua: ci tiene proprio, a far parte della famosa agenda.

In ogni caso quei due, Monti e berlusconi, sono  facce della stessa medaglia, completamente refrattari a qualsiasi cosa che abbia a che fare con il concetto di democrazia applicata.

Berlusconi litiga con Giletti su Raiuno

Se riesce ad andare fuori di testa davanti a Giletti e a Massimo Franco figurarsi cosa potrebbe succedere se andasse davvero a Servizio Pubblico.

Ci fosse mai stato  uno, o una,  che alla minaccia del “me ne vado” di chiunque abbia risposto: “prego si accomodi”.

Dignità, questa sconosciuta. 

Il finto  coraggio dei paraculi ipocriti – quelli alla vespa, funzionali al potere e sempre pronti a salire e scendere dal carro dei vincitori, quali che siano – è un altro squallido aspetto di tutto quel peggio che è stato veicolato in quasi vent’anni  con la definizione di berlusconismo.

 Giusto per tentare di riportare alla ragione quelli che “abbiamo quello che ci meritiamo”.
Perché io non mi merito berlusconi né  Giletti che, se dipendesse da me sarebbe a fare un altro mestiere né verrebbe considerato un giornalista.
Il CDA della Rai, azienda di stato, non viene scelto dai cittadini ma come sempre dai politici di centrosinistra, centroebbasta e destra che, come i ladri di Pisa fanno solo finta di litigare ma quando c’è da spartirsi la refurtiva e operare per il bene comune, cioè il loro,  sono sempre uniti come un sol uomo.

Ed è ovvio e lampante che poi tutti i baciati dalla fortuna di essere scelti a loro volta per condurre trasmissioni, anche quelle fintamente giornalistiche debbano in qualche modo dimostrare la loro riconoscenza, e ci riescono sempre.

Sfinge, Mummia, Scimmia e Volpe – di Marco Travaglio, 24 dicembre

Non so se avete presente Fantozzi quando pianta la tenda nel campeggio, di notte, col ragionier Filini dell’ufficio Sinistri. Filini, cieco come una talpa, gli schiaccia il dito col martello e Fantozzi, per non svegliare i campeggiatori, trattiene le urla per parecchi minuti, liberandole solo quando ha attraversato la foresta.

E’ la citazione più colta che viene in mente per descrivere il minimo comun denominatore di Mario Monti, la Sfinge, e di Silvio Berlusconi, la Mummia, finalmente liberi di sfogarsi dopo tredici mesi di reciproca prigionia.

La Sfinge non poteva dire quel che pensava della Mummia per non gettare la maschera del tecnico “extra partes”, e soprattutto perchè il Pdl gli teneva in piedi la maggioranza. La Mummia non poteva dire quel che pensava della Sfinge perchè gli serviva un anno di decantazione per far risalire i titoli delle sue aziende in Borsa e far dimenticare almeno ai suoi le porcherie del suo ultimo governo. Ieri, finalmente, han potuto dirsi tutto.

La Sfinge considera la Mummia uno squilibrato mentale che dice tutto e il suo contrario.

La Mummia considera la Sfinge un povero professorucolo estraneo alla “trincea del lavoro”, praticamente un fannullone che sta rovinando l’Italia.

La Sfinge aggiunge che non riesce a capire quel che dice la Mummia. Poi l’Annunziata gli dice che non ha capito una mazza di quel che ha detto in conferenza stampa, anche perchè è l’opposto della sua intervista a Scalfari (nel senso che Monti intervistava Scalfari), ma le domande che gli fa in ostrogoto non le capisce nessuno, nemmeno la Sfinge.

Intanto la Mummia va da Giletti e cerca di spiegare perchè mai voleva la Sfinge a capo dei moderati, ma non ci riesce e allora se la prende col timido Massimo Franco (“anche il Corriere fa parte del complotto”) e persino col povero Giletti, che si credeva bastevolmente arrendevole, non sospettando che una domandina ogni tanto costituisce già eversione. “Ma come, torno in tv dopo un anno e lei non mi fa parlare?”.

Non sa, l’ingenuo conduttore, che l’unità di misura del servilismo intervistatorio è cambiata: il sistema nanometrico decimale, un tempo imperniato sul “fede” (una domanda precotta) e sul “vespa” (due domande al massimo, con scrivania di ciliegio incorporata), è ora passato al “d’urso” (solo gridolini di giubilo e squittii di gaudio). Il “giletti” è già terrorismo.

L’altro tratto comune della Sfinge e della Mummia è l’Ego smisurato: si credono entrambi la reincarnazione di De Gasperi. Monti ne parla come di un fratello maggiore, senza naturalmente averlo mai conosciuto, mentre B. lo guarda dall’alto in basso (“sono l’italiano che ha governato di più nella storia, anche più del ricordato De Gasperi”).

Entrambi, poi, sentono le voci.

Monti: “Sento la società civile dirmi: certo, ci tassate molto, ma andate avanti così!”.

Berlusca: “Tutti mi chiedono di tornare in campo per completare la rivoluzione liberale”.

Chissà che gente frequentano: forse club sadomaso.

Monti cita ogni due per tre l’”Agenda Monti” come se parlasse di un altro, con l’aria ispirata che dovevano avere i figli di Aronne quando trasportavano nel deserto l’Arca dell’Alleanza: occhi socchiusi, boccuccia a cul di gallina, respiro trattenuto, quasi che l’Agenda fosse un’antica e sacra iscrizione iniziatica, tipo i Rotoli di Qumran, il Codice di Hammurabi, la Stele di Rosetta. Intanto impiega tre quarti d’ora per dire che si mette all’asta al migliore offerente e non si abbassa a candidarsi a premier: sono gli altri, possibilmente tutti, che devono pregarlo in ginocchio. Si sente tanto Gesù Bambino in attesa dei Magi. E, mentre snocciola i punti dell’ Agenda Purga con la voce briosa di una segreteria telefonica, fra una circonlocuzione di dieci minuti e una freddura che fa ridere solo lui (“l’Agenda è molto pink e molto green”, vedi Ilva), s’ode in sottofondo un inconfondibile “ronf ronf”..

Più pirotecnico l’eloquio della Mummia,che ha imparato a memoria tre o quattro cose e le ripete uguali in tutti i programmi, ma sempre condite con la mossa di Ninì Tirabusciò. Una volta si alza, finge di andarsene e poi si risiede (“Me ne vado? Vuole che me ne vada? Mi siedo per l’ultima volta, ma la prossima mi alzo e me ne vado”).

Un’altra tenta la barzelletta dell’incubo con ”Monti premier, Ingroia alla Giustizia, Di Pietro alla Cultura, Fini era nelle fogne, quello del Sel… come si chiama… alla Famiglia e non le dico cosa faceva la Bindi, ahah”.

Oppure conia neologismi (“pedessiquamente”, “il governo tennico”). O dà della “scimmia” a Beppe Grillo, sperando di esorcizzarlo. Intanto la Scimmia snobba le tv e gira l’Italia a caccia di firme.

In serata, per completare il carrello dei bolliti, si affaccia da Fazio anche Max D’Alema, la Volpe del Tavoliere che s’è fatta fregare, nell’ordine, prima dalla Mummia, poi dalla Sfinge e ora, non c’è il due senza il tre, attende la Scimmia. Dunque, fra i quattro, passa per il più furbo.

Le retour de la momie

“E’ tornato incazzato come un puma con Passera. Perché ha detto che non sarebbe un bene il suo ritorno in politica: una cosa che avrebbero detto tutti, Obama, la Merkel, perfino Al Qaeda. 
E’ che è più forte di lui. Quando vede che il paese ce la fa lui non resiste, deve tornare. Monti ci ha messo tutte ‘ste supposte una per una come le cartucce di una cerbottana, adesso torna berlu e sale lo spread, io, non dico il pudore che è un sentimento antico, ma una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo, no?”.

Sole 24 Ore: Piazza Affari crolla in apertura [-2,30%], lo spread schizza a 350 punti, giù i bancari. Tra i pochi titoli a resistere Campari, Luxottica Snam, e guarda caso, Mediaset.

La Süddeutsche Zeitung, uno dei più importanti e venduti quotidiani tedeschi, posizione liberal, “racconta” così il ritorno di Silvio Berlusconi.

Di nuovo in alto“, sempre per quella storia dell’autorevolezza.

Financial Times: “se B. avesse un po’ di pudore la smetterebbe di giocare con il presente del proprio Paese”.

El Pais: “B. è disposto a morire uccidendo”.

Oscar Giannino a Radio 24: “Berlusconi e il pdl casi clinici: il fascismo ha avuto una fine più dignitosa”.

Sottotitolo: ma se quella di Schicchi [pace all’anima sua che almeno ha contribuito a rasserenare un sacco di gente] era pornografia, quello che si fa in altri ambiti, ad esempio nella politica, cos’è? la fornero che ieri sera  a Report difendeva il suo disastro chiamato riforma permettendosi anche di fare dell’ironia col giornalista che la stava intervistando  è molto più oscena di mille inquadrature hard.  Almeno la pornografia – come tutte le arti – non toglie nulla ma al contrario restituisce in termini di serenità, sebbene temporanea ed effimera: di questi tempi, un lusso.

La prima pagina dell’edizione di oggi del quotidiano francese: ovvero il prestigio internazionale di cui gode berlusconi e che ha sempre fatto fare all’Italia la sua porca figura.

Gianfranco Fini a Che tempo che fa: “berlusconi ha una concezione della dialettica politica un po’ padronale”.
Lui e casini sembrano due estranei, due che hanno fatto solo finta di sostenere i governi dell’irresponsabile delinquente.

Buoni a nulla che hanno rinunciato per opportunismo politico e convenienza personale a costruire una destra liberale e non fascista come ce n’è  in tante democrazie europee.

Berlusconi: “Il tempo dei tecnici è finito”
E ora punta a due ore di show su Raiuno

Ma da uno che prima di dare delle dimissioni virtuali, che non hanno spostato di una virgola la possibilità di avere ancora voce in capitolo, di poter condizionare, naturalmente sempre in negativo, l’andamento politico, uno che mentre l’Italia precipitava ha pensato che la cosa più urgente da fare fosse riunirsi coi figli, il socio in malaffari, il fido mavalà per mettere al sicuro la sua roba – cosa che ha continuato imperterrito a fare anche in questi dodici mesi perché questo è il motivo, l’essenza della sua famosa  “discesa in campo” –  cosa ci si poteva aspettare? la colpa è di chi poi vota uno così o di chi lo ha legittimato fino ad ora? Napolitano gliele ha concesse tutte, Napolitano, il cosiddetto garante della Costituzione e di tutti gli italiani, non di una parte di loro è stato il presidente della repubblica che più di tutti lo ha fatto non mettendosi mai di traverso; è il presidente dalla firma facile e che ancora oggi accoglie a braccia e sorrisi aperti Gianni Letta, l’uomo che ha materialmente creato il politico berlusconi, quello che ha scritto la sua agenda in tutti questi anni; il deus ex machina di tutta l’azione che ha portato alla demolizione, alla distruzione economica, morale ed etica di un paese intero compiuta da  uno che dalla politica doveva stare lontano miliardi di chilometri ma al quale invece TUTTI hanno offerto una prima, una seconda, una terza, una quarta, una quinta e oggi financo una sesta possibilità.

Questo significa solo una cosa, che la strategia politica di chi avrebbe dovuto impedire o perlomeno – a giochi purtroppo fatti – contrastare l’ascesa politica di berlusconi è stata fallimentare; significa non aver capito che non è berlusconi il pericolo ma tutto il sistema che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi.

Significa non aver capito che sono stati tutti complici.

I finti Monti – Marco Travaglio, 10 dicembre

Ora che Monti cade, la tentazione è ripubblicare quello che noi del Fatto, in beatissima solitudine, scrivemmo 13 mesi fa quando Monti nacque. Purtroppo, non c’è da cambiare una virgola: nel prologo era già scritto l’epilogo. E oggi l’unica cosa che stupisce è lo stupore di Napolitano e Monti, che Ferruccio de Bortoli descrive “sbalorditi” e “indignati”, il primo che “non si persuade” e il secondo che “non si capacita”. Ma solo chi, dopo 19 anni, non ha ancora capito niente di B. può meravigliarsi di quel che accade: quelli che s’illudevano che il Caimano si fosse ritirato per il suo alto senso delle istituzioni, rassegnato a un dorato pensionamento in cambio della prescrizione sul caso Mills, della condanna annullata a Dell’Utri e del congelamento dell’asta sulle frequenze tv, e ora vibrano di stupefatto sdegno perchè, al momento buono, ririririridiscende in campo e manda il governo e l’Italia a gambe all’aria. Ma con chi credevano di avere a che fare: con uno statista? Quel che accade è la naturale conseguenza della scelta sciagurata compiuta un anno fa da Napolitano, Bersani e Casini di non andare subito alle urne, cioè di cambiare il governo senza cambiare il Parlamento, consegnando i tecnici a una maggioranza-ammucchiata controllata, anzi ricattata da chi aveva condotto il Paese nel baratro. Il nemico –insegna Machiavelli– va eliminato subito, possibilmente la prima notte. Votando un anno fa, B. sarebbe stato asfaltato dagli elettori. I partiti di opposizione (Pd, Fli, Udc, Pd, Idv), che avevano osteggiato le ultime leggi vergogna e la mozione su Ruby nipote di Mubarak, avrebbero potuto assecondare i mercati e l’Europa indicando Monti come premier di una maggioranza di salute pubblica che in due anni risanasse i conti dello Stato e poi restituisse la parola agli elettori per ripristinare la normale dialettica democratica fra un centrodestra e un centrosinistra finalmente ripuliti e rinnovati. Lo spread si sarebbe placato, B. sarebbe tramontato e un Monti legittimato dal voto popolare e sostenuto da una maggioranza politica avrebbe avuto le mani libere per accollare i costi della crisi a chi ha di più anziché ai soliti noti: draconiana lotta agli evasori, serie leggi anticorruzione, antimafia e anticasta, patrimoniale, liberalizzazioni, privatizzazioni, tagli netti a spese folli e inutili come il Tav, gli F-35 e i 40 miliardi l’anno di incentivi alle imprese. Invece i “professionisti della politica”, quelli che si credono molto furbi e giocano a Risiko con la democrazia, han pensato di salvare un’altra volta B. mettendogli in mano le chiavi della maggioranza. Lui li ha lasciati fare. Ha profittato dalla quiete sui mercati per risollevare i titoli boccheggianti delle sue aziende, ha incassato tutto l’incassabile su giustizia e tv, ha avuto il tempo di far dimenticare a mezza Italia i disastri e le vergogne dei suoi governi. Ogni due per tre Monti gli lisciava il pelo, dandogli dello “statista”, bloccando l’asta tv, scrivendo finte leggi su corruzione e incandidabilità, esaltando le virtù civiche di quell’altro galantuomo di Letta, sempre incensato pure da King George. Ora Napolitano e i suoi giornaloni cadono dal pero e scoprono che B. antepone i suoi affari alle istituzioni. E Monti confida a de Bortoli le “pressioni sulla giustizia” che lo statista di Milanello gli ha inflitto per mesi (grazie, ma si notavano a occhio nudo dalla politica giudiziaria e televisiva del suo governo). Ma tu guarda:
lo statista bada ai suoi porci comodi, chi l’avrebbe mai detto. Davvero questi finti tonti pensavano che B. si sarebbe accomodato buono buono su una panchina dei giardinetti, mentre sistemavano sulle poltrone che contano Monti, Bersani, Montezemolo, Passera, Casini e Fini, senza dimenticare uno strapuntino per Vendola e uno per Alfano e/o Frattini? La verità è che lui non si accontenta mai: come dice Cecchi Gori, che ci è già passato, “gli dai un dito e lui ti prende il culo”. Deve ancora nascere chi lo mette nel sacco: Bersani, Casini e Fini dovranno difendersi per tutta la campagna elettorale dall’accusa di aver riempito l’Italia di nuove tasse, mentre lui che le ha votate tutte fingerà di essersi opposto da sempre; e avrà buon gioco a gabellare Monti per un criptocomunista, come nel ’95 fece con Dini, affossandone la figura super partes e impallinandolo nella corsa al Quirinale, dove King George l’aveva già destinato in barba agli elettori.
Sono vent’anni che chi pensa di fregarlo col “dialogo” finisce fregato: per informazioni, citofonare D’Alema e Veltroni. E, da ieri, anche Napolitano e Monti. Ben arrivati nel CVB, Club Vittime di Berlusconi

Cose che i tiggì non diranno

Sottotitolo: UN CAMORRISTA IN RAI. (dalla pagina di Facebook di Roberto Saviano)

Nel corso di questa trasmissione, seduto in prima fila c’è Gaetano Marino, uomo ai vertici degli Scissionisti, detti anche Spagnoli, usciti vincitori della guerra interna al cartello dei Di Lauro. Nessuno si era accorto di questa inquietante comparsata prima di stamattina (10 febbraio) quando Roberto Saviano l’ha denunciata pubblicamente. Bene, noi non vorremmo finanziare  le comparsate dei camorristi e chiediamo che la Rai risponda di questo incommentabile episodio. Vogliamo sapere dai vertici della Rai chi ha invitato il camorrista negli studi della Rai.

E’ normale che Rai2 ospiti in studio un pericoloso camorrista? Video

violapost.wordpress.com/

Dunque, chiediamo scusa: alla muffa e ai lombrichi.


Italici orgoglioni

Forse se la si smettesse di pensare sempre a chi c’era prima per fare il confronto con Monti, si dimostrerebbe anche una maggiore maturità. Possibile che basta così poco, o che ci voglia uno come Monti per sentirsi “orgogliosi di essere italiani”? L’avevo già scritto ieri sera nella mia pagina di Facebook dopo la puntata di ‘Che tempo che fa’: qualcuno dovrebbe dire a Monti che gli italiani non hanno accettato “responsabilmente” proprio niente.
Gli italiani, dopo essere stati terrorizzati perbenino dallo spread che saliva e scendeva (cosa che continua imperterrito a fare nonostante l’eccellenza: è proprio stronzo, ‘sto spread) hanno dovuto subire le scelte di questo signore al quale un altro signore aveva affidato le sorti del paese consultando nient’altro che stesso. E questo, in un momento di ‘emergenza’ ci starebbe pure, quello che non ci sta sono le conseguenze di questo agire. Perché a me sentire gente che dice cinguettando di essere tornata ad essere orgogliosa di essere italiana perché al posto di berlusconi c’è Monti (quindi si può immaginare facilmente che molti si fossero sentiti così quando al posto di Prodi c’è andato berlusconi: siamo italiani mica per niente) fa capire per l’ennesima volta che agli italiani il manganello piace, sia che si tratti dell’oggetto in sé o di altri modi per sedurre e convincere, che siano l’infatuazione mediatica o il creare un esagerato allarme per ottenere consenso e credibilità fa davvero poca differenza.
Piccola considerazione: si sente molto parlare di evasione, di lotta all’evasione, il blitz a Cortina ha eccitato gli italiani più di un film porno: e la corruzione? come mai di corruzione non si parla mai, è stata già liberalizzata a nostra insaputa?


Esportatori di buoni esempi

Si sente ripetere come una sorta di mantra, che ora l’Italia non deve più vergognarsi, e anche che gli altri paesi europei, da noi, dovrebbero prendere esempio. Io resto un po’ così, stupita e dubbiosa. Certo, se consideriamo il nonno che mandiamo in giro a rappresentarci, ora va meglio di prima, almeno dal Professore nessuno si aspetterebbe che possa scorreggiare a tavola, o toccare il culo alla Regina Elisabetta, ma per il resto, davvero, di cosa dovremmo andare fieri ed orgogliosi, e cosa mai potremmo insegnare ad un’altra nazione mediamente civile?

Quale sarebbe l’esempio? Il moltiplicarsi di tasse e balzelli che continuano ad istigare il popolo al suicidio? La desolazione dei negozi che chiudono perché è sempre più difficile trovare soldi da spendere? I vecchi che rovistano nei cassonetti?

C’è di più. Ci sono le nuove vergogne, quelle che provo quando penso all’arroganza tutta italiana che può spingere un tale a veri e propri deliri di propaganda: chiedere alla Merkel di prendere esempio … Quale?

Da giorni, se non da settimane ci sono troupe televisive impegnate in ore e ore di inchieste sugli scontrini a Cortina. Inviati speciali per raccontare ad un popolo che sta esalando l’ultimo respiro, col telecomando sempre in mano, come fosse una Bibbia, gli inghippi, le ripercussioni, le tragedie di una località turistica colpita dalla Guardia di Finanza. Non so, ma non riesco a immaginare la Germania immersa nella stesso scandalo: l’ignominiosa pretesa di emettere scontrino fiscale.

Potremmo forse insegnare – e gli altri stati dovrebbero prendere esempio – a pagare a peso d’oro vecchie glorie del calcio gonfie di vita debosciata, attorucoli in disarmo o ex partecipanti a cene eleganti, per la partecipazione ad una trasmissione televisiva, mentre chi guarda la Bibbia forse non sa che anche non pagare l’aumento del canone della RAI potrebbe far incazzare Equitalia.

Cosa, di grazia, dovrebbe renderci fieri di questo stato? Abbiamo fatto arte della corruzione tanto da essere in grado di far arrossire la Colombia. La gente si ammazza per strada come nel far west, e per la prima volta la politica s’indigna: “Troppe pistole”. Forse dovremmo dare l’esempio agli stati civili, perché come siamo capaci noi a dimenticare, non è capace nessuno. Alemanno, potrebbe insegnare come fare per avere un’amnesia, una selettiva. Anni e anni di battaglie sulla sicurezza, ragazze stuprate per propaganda elettorale, campi rom incendiati in nome della sicurezza, hanno portato alla semplificazione delle pratiche per chiedere ed ottenere il porto d’arma, e ora? Troppe pistole. (Lo ha detto davvero)

L’aumento dell’occupazione in Germania, gli investimenti per la creazione reale di posti di lavoro, la tutela dei salari tedeschi dovrebbero forse insegnare qualcosa al Professore, visto che in tempi non sospetti non ha insegnato nulla al suo predecessore, troppo impegnato a far sì che le puttane non si prostituissero per strada, (in effetti favorendo l’ occupazione femminile). Oggi scopriamo che la situazione del lavoro femminile, in Italia, è assai peggio della Grecia. Non ci dobbiamo più vergognare.

Quindi quale sarebbe l’esempio da esportare? Essere riusciti laddove tutti gli altri hanno fallito: l’Italia è l’unico paese in Europa ad essere riuscita a cedere direttamente “il popolo” alle banche. Che il paese, già lo avevano.
Trovassero la dignità del silenzio, sarebbe più elegante anche la sodomia.

Rita Pani (APOLIDE)