Assolto per aver commesso il fatto

 

 La norma sulla concussione inserita nella legge Severino è stata modificata durante il processo di berlusconi.
E certe assoluzioni si possono dare solo quando a fare le leggi che poi i magistrati sono obbligati a prendere in considerazione nei processi e le relative sentenze sono gli stessi imputati nei processi, o chi per loro.
In questo paese da vent’anni collaborano alla stesura delle leggi persone a cui non si darebbe un cane da portare ai giardinetti.
C’è poco da cantar vittoria, quindi, la verità processuale non sempre corrisponde a quella reale.
E non è detto che chi ha l’ultima parola abbia poi automaticamente anche ragione.

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Processo Ruby, ecco perché Silvio Berlusconi è stato assolto

Sottotitolo: non c’erano le prove per condannare berlusconi nel secondo appello ma nel primo ce n’erano da giustificare una richiesta di condanna a sette anni e i giudici avevano ritenuto berlusconi un socialmente pericoloso. Anche nel ribaltamento di una sentenza ci vorrebbe come dire, un senso della misura che faccia poi ritenere credibili i giudici che assolvono. Perché se è vero che le sentenze si devono – purtroppo –  rispettare si possono però ancora commentare. I cosiddetti “principi del foro” hanno legittimato gli uomini potenti, hanno creato un precedente che li potrà assolvere dall’accusa di approfittare di ragazzine minorenni, anche quelle che si svendono consapevolmente,  ai quali basterà dire che non erano a conoscenza dell’età delle “vergini” che si offrono ai draghi e agli imperatori.

Un bel passo avanti in fatto di civiltà giuridica, non c’è che dire.

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Le prime intercettazioni sulle abitudini di b risalgono al 1986, al capodanno in cui si lamentava che le ragazze del Drive in non si erano rese disponibili a festeggiare con lui ed i suoi “illustri ospiti”. Latitanti, mafiosi, le compagnie preferite dello statista più amato dagli italiani degli ultimi 153 anni e più sostenuto e riparato dalle istituzioni e dalla politica negli ultimi venti.
Poi c’è stata tangentopoli e, chissà perché la politica pensò che b fosse quello adatto a ridare all’Italia una parvenza di decenza nonostante e malgrado non avesse nemmeno i requisiti legittimi, costituzionali per accedere alla politica, nella vita di b fra l’altro era già entrato l’eroe mangano, lo stalliere condannato a vari ergastoli per mafia.
Poi c’è stata Noemi, il ripudio di Veronica e tutto il resto.
Ma alla maggior parte della gente questo non interessa.
Non è interessato alla politica che in tutti questi anni non ha mai voluto arginare lo strapotere di berlusconi: una semplicissima legge contro il conflitto di interessi, la legge che a danni ormai fatti doveva essere la madre di tutte le leggi non l’ha mai voluta fare nessuno. E questo è sintomatico di quanto berlusconi si sia servito della politica ma sia anche servito alla politica che dietro alle sue malefatte ha nascosto quelle di altri. Il conflitto di interessi non è solo quello di berlusconi.
Tanto meno è interessato a Renzi che si è seduto al tavolo con uno così per rovesciare quel poco di stato di diritto che avevamo ancora a disposizione in Italia.
Ecco perché per me sono tutti responsabili alla stessa maniera nella costruzione e nel mantenimento in essere di questo personaggio che ha reso l’Italia e gli italiani onesti, gli uomini che non avrebbero mai voluto essere lui e le donne che non avrebbero mai voluto essere loro, le sciagurate che si facevano pagare per fare pompini a statuette di marmo e rendersi ridicole a beneficio del divertimento di un erotomane impenitente e delinquente, lo zimbello del mondo.

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Per par condicio verranno assolti anche tutti quelli che sono stati condannati per prostituzione minorile da sfruttatori o da clienti? Se basta dire di non sapere l’età, di non essersi accorti dell’età, che una di quindici anni ne dimostra diciannove come ha fatto il marito della mussolini perché non possono approfittare anche altri della disponibilità consapevole delle minorenni? In fin dei conti l’unica cosa giusta di questa assoluzione è che berlusconi non ha violentato nessuna, non c’è stata nessuna costrizione, che “le vergini che si sono consegnate all’imperatore” [Veronica dixit], lo hanno fatto consapevoli che berlusconi avrebbe potuto cambiare in meglio la loro vita, e, a vedere come vive oggi Ruby, la piccola e povera fiammiferaia aiutata dal satrapo filantropo è esattamente quello che è successo.
Chissà che è successo in camera di consiglio fra “processo da rifare” e “assoluzione”.
Comunque stiano sereni i forzaitalioti, i berlusclowns come la santanchè che vuole le scuse da Ilda Boccassini e Brunetta che parla di Italia paese migliore grazie all’assoluzione del puttaniere perché la Cassazione ha, come è capitato spesso, rovesciato una sentenza che riguarda il ricco, il potente solo perché, e ormai è certezza, berlusconi non si può condannare “più di così” ma non ha affatto detto che berlusconi non si è fatto rallegrare le serate da donnine, fra cui delle minorenni, a pagamento.
La realtà dei fatti è che questo paese è stato messo nelle mani di uno squallido, disonesto personaggio ripudiato e, mai parola potrebbe essere più appropriata, sputtanato pubblicamente dalla moglie proprio perché il vizietto delle donnine a pagamento lo ha sempre avuto.
La realtà è quella di Noemi che berlusconi conosceva e frequentava prima che la figlia del “papy” compisse diciotto anni nella famosa festa a cui partecipò b e che solo qualche giorno fa ha festeggiato in quel di Arcore il battesimo del suo secondo figlio a cui proprio berlusconi ha fatto da padrino.
La realtà è quella della nipote dello zio che berlusconi si vantò di aver aiutato in un impeto di filantropia, di aver pagato “perché non si prostituisse”, una borderline, oggi ha elevato di molto il suo stile di vita, si gode i soldi che berlusconi le aveva promesso “se avesse fatto la pazza” così come le altre fortunate invitate al bunga bunga delle debuttanti ma i giudici non hanno fatto 2+2. Evidentemente non l’hanno potuto fare.
La realtà è quella delle intercettazioni in cui la Minetti, un’altra favorita dell’harem definisce quello che era il presidente del consiglio “un uomo di merda”, uno col “culo flaccido” che con i suoi comportamenti e le sue frequentazioni ha prima di tutto ridicolizzato l’Italia agli occhi del mondo e in secondo luogo si è reso facilmente ricattabile da chi con la minaccia di rivelare ciò che sapeva e che vedeva ha potuto facilmente ottenere delle cose da lui. E questo a mio avviso è accaduto anche più di una volta.
La realtà è quella delle toghe rosse, dei giudici matti, antropologicamente diversi dalla razza umana ma che sono stati proprio quelli che hanno tentato in tutti i modi di restituire una dignità a berlusconi grazie a leggi inefficaci fatte dalla politica ma da loro opportunamente interpretate come è stato per la condanna sulla frode che un altro cittadino non avrebbe scontato passeggiando al centro anziani.
E last but not least, la realtà purtroppo incontrovertibile è che finché a fare le leggi saranno quelli che le accomodano a loro immagine e somiglianza questo paese non potrà uscire dalla melma e dalla vergogna in cui la politica di questi ultimi vent’anni ha fatto sprofondare l’Italia.

Assolto [perché i patti, sono patti]

L’assoluzione di oggi non cancella la condanna definitiva per frode.
berlusconi è e resterà per la vita che gli resta un pregiudicato. brunetta che ha già rinnovato la richiesta di grazia per berlusconi di che parla?
La grazia, per essere concessa secondo Costituzione, non – eventualmente – secondo Napolitano o la santanchè e forza Italia, ha bisogno di particolari requisiti che non risultano essere presenti nella situazione giudiziaria che riguarda berlusconi.
Se gli venisse concessa anche questa sarebbe solo la conferma che in questo paese non c’è rimasto proprio niente da salvare.

 

Se l’accordo, anzi, il patto fra berlusconi e Renzi va in porto non ce n’è più per nessuno. Nemmeno  per quegli imbecilli che non hanno ancora capito in che razza di merda schifosa sprofonderà questo paese.

Caso Ruby, Berlusconi assolto  [L’Espresso]

I giudici della seconda Corte d’Appello di Milano hanno assolto B., imputato per concussione e prostituzione minorile nel processo sulla minorenne di origini marocchine, per entrambi i capi di imputazione. In primo grado l’ex premier era stato condannato a 7 anni. 

Berlusconi assolto in appello.
E’ pieno di giudici comunisti, in Italia.

Ora qualcuno ci venga a raccontare ancora la storiella delle sentenze che vanno rispettate; dovranno essere molto convincenti, però.
Ma va bene, in fin dei conti l’amore vince sempre sull’odio, l’ha detto silvio perciò è vero.
[Mandate via i figli da qui, salvateli se potete]

 

E’ stato tutto uno scherzo.
Falcone e Borsellino non furono uccisi 20 anni fa.
Non ci fu trattativa tra Stato e mafia.
Berlusconi non fece mai sesso nelle cene eleganti.
Ruby era una dolce fanciulla in fiore maggiorenne e nipote di zio Mubarak.
E’ stato uno scherzo il patto del Nazareno ed è uno scherzo che Renzi voglia chiudere il Senato.
Il mondo intero ci guarda e noi sappiamo come farlo ridere.

[Libertà e Giustizia]

 

Non c’è stata concussione né sfruttamento di minori a sfondo sessuale, da oggi in poi se un settantenne vuole portarsi a letto previo pagamento una ragazzina di diciassette lo potrà fare senza che questo costituisca reato. 
Del resto è quello che molti auspicavano, compresi berlusconi e ghedini; abbassare l’età della maggiore età affinché i satrapi pervertiti non abbiano di che rischiare e che male c’è. 
Dunque si è trattato di pura filantropia, berlusconi davvero passava cifre sostanziose alla nipotina dello zio – ufficializzata anche dalla magistratura dopo esserlo stata in parlamento –  e alle varie frequentatrici delle cene eleganti col solo scopo [ops…] di fare un’opera di bene.  In questo paese si può morire [per eccesso di stato e anche di botte] dopo essere stati arrestati per un reato stabilito da una legge incostituzionale come è accaduto a Stefano Cucchi che, senza la legge voluta da fini e giovanardi ma approvata dal parlamento tutto intero, probabilmente ma anche certamente oggi sarebbe ancora vivo e si può essere assolti semplicemente trasformando in non reati quelli che invece sono sempre stati reati anche per la Costituzione: questo però solo se ci si chiama silvio berlusconi.

I colpi di stato oggi non si fanno più a mano armata, si mascherano dietro ad azioni perfettamente legittime e legittimate da un documento ufficiale, così come può essere la sentenza di oggi che assolve berlusconi da quelli che fino a stamattina erano reati e adesso sono invece discutibili per modalità.
Ovvero: non è concussione abusare del proprio potere per ottenere qualcosa, o per meglio dire lo sarebbe se il concussore in questione non si chiamasse silvio berlusconi e non è sfruttamento della prostituzione minorile se a pagare ragazzine per avere in cambio favori sessuali è silvio berlusconi. 
Dunque, come si può ben capire non servono i carri armati nelle piazze per sovvertire le regole che lo stato stesso si è dato. 
Perché in questo paese è sempre andata così: lo stato, per mezzo dei suoi governi, prima fa le leggi e poi le applica a discrezione. 
Se al posto di berlusconi ci fosse stato un signor Nessuno qualunque le cose sarebbero andate molto diversamente: questa non è un’ipotesi ma una certezza.
La questione comunque va oltre la sentenza, qualsiasi sentenza: i giudici devono accertare semplicemente la rilevanza penale di un fatto, ma in un qualunque paese normale silvio berlusconi sarebbe fuori dalla politica soltanto per la sua condotta pubblica e privata. 
E ad oggi nessuno vorrebbe avere a che fare con lui: eccetto Renzi.

Di mostri, sciacalli e iene: reali e virtuali

Ottimo Mentana che per criticare lo sciacallaggio mediatico sul caso di Brembate ha ritenuto di doverne aggiungere un altro po’ anche lui: un rinforzino. Ieri sera  Bersaglio mobile sembrava la dependance di Porta a Porta: mancavano solo il plastico e il criminologo. La potenza dei media e della Rete è  far diventare il peggio anche peggio di quello che già è.  Se i media evitassero di dare tanta enfasi ai fatti di cronaca più cruenti forse si eviterebbe di dare la stura a tutto quel che avviene dopo: compresi i commenti idioti degli imbecilli necrofili  da web. In un mondo normale, fatto di gente normale e non di voyeurs malati,  con l’occhio sempre nei buchi delle serrature a guardare le vite altrui per non pensare alla loro di merda,  si limiterebbero a dare la notizia di un fatto e della sua conclusione. Non ci sarebbe il “mentre” che contiene tutto l’orribile che non si può evitare nemmeno a volerlo.

Pensiamo alla nostra giornata di ieri, alle cose che abbiamo fatto e immaginiamo, a chiusura di quella giornata i carabinieri a casa nostra per arrestarci con l’accusa di omicidio. Immaginiamo la nostra vita stravolta nel giro di poche ore, i nostri figli che leggono di un padre violento, un assassino solo sulla base di una prova, quella del dna, che in America è costata la vita a decine di innocenti finiti con un’iniezione letale o sulla sedia elettrica perché quella prova è stata poi ritenuta inaffidabile. Immaginiamo una donna, una madre che deve giustificare non al padre dei suoi figli, quello che li ha cresciuti ma al mondo, un “peccato” di gioventù, un particolare privato della sua vita non perché lo abbia deciso lei ma perché la sua vita privata è andata in pasto ai lupi famelici di un’informazione criminale.

 

I mostri, servono.

Perché mentre noi ci distraiamo, ci trasformiamo in psicologi, giudici, analisti del crimine l’anziano proprietario del paese continua ad agitare lo scettro e l’informazione ben felice che il popolo abbia di che occuparsi evita di mettere sull’avviso.
Mentre il nuovo pentito della camorra racconta che con 250.000 euro in questo paese è possibile modificare, anzi cancellare sentenze [omicidio] e, considerato il paese niente può far dubitare che non sia vero che ci siano giudici facilmente corruttibili, ai piani alti si continuano a fare accordi politici con un corruttore frodatore, più che probabile prossimo condannato anche per concussione per costrizione e sfruttamento della prostituzione minorile, or ora incriminato anche per oltraggio, l’ennesimo, alla magistratura, permettendogli addirittura di poter fare conferenze stampa alla camera dei deputati e di riscrivere la Costituzione.
Come se fosse tutto normale.
Nel paese dilaniato dalla corruzione ovunque si mettono in mano le riforme politiche ad uno che con la corruzione ci ha tirato su un impero coi risultati che sappiamo, e che subiamo.
Perché al gioco della politica  di Renzi partecipa chi c’è, non chi se lo merita.

 

facebook è diventato un rischio per chiunque abbia la sventura di andare a finire sui giornali per motivi seri o gravi.
Si dovrebbe intervenire, e anche in modo tempestivo, negli account delle persone coinvolte nei fatti di cronaca, impedire alla moltitudine di imbecilli, i soliti, quelli che se non vomitano la razione quotidiana di insulti su qualcuno non sanno dare un senso al loro tempo passato nei social di poterlo fare, solo per il gusto di potersene poi vantare con altri imbecilli come e peggio di loro.
Le maestranze  della piattaforma di solito  così solerti nel bloccare profili di gente colpevole di niente, così attente a far rispettare la policy della community salvo poi lasciare pagine che fanno chiare apologie di tutti i tipi perché quelle non violano, si vede,   possibile che non abbiano pensato a mettere in sicurezza le pagine di chi è impossibilitato a gestirle? 

Gestire la vita “virtuale” è diventato un problema, un pensiero in più. A leggere quello che sono stati capaci di scrivere questi idioti che non avendo un cazzo di meglio da fare in Rete si divertono così verrebbe da augurarsi che capitasse qualcosa di serio anche a loro, in modo tale che i loro familiari possano godere dello stesso trattamento riservato da loro a chi non c’entra, visto che i diretti interessati non possono leggere né rispondere. Un dolore finché non diventa proprio non si capisce, non si riesce a sentirselo addosso. Se i figli del presunto assassino della ragazzina di Brembate hanno letto le cose che sono state scritte sul padre avranno sicuramente subito un trauma dal quale non guariranno più.

Incredibile quanta malvagità abbiamo intorno e ce ne accorgiamo solo quando la vediamo.

Per non parlare poi di quelli del “se capitasse a te”. Cervelli a brandelli che non riescono a capire che tutti saremmo capaci di qualsiasi vendetta nei confronti di chi facesse male ai nostri figli, alle persone che amiamo; mettersi nel dolore degli altri non significa interpretarlo in modo vendicativo ma educativo, affinché si riesca a trasmettere l’idea che la violenza è sempre sbagliata. Se si fosse fatto sempre questo, se gli stessi stati che dovrebbero applicare la legge, una legge giusta, severa ma giusta e rispettosa degli stessi principi che che le leggi obbligano, uno su tutti: “non uccidere” e non avessero invece esercitato la violenza della pena di morte forse questo sarebbe un mondo migliore. A nessuno oggi verrebbe in mente di intasare il web con le sue idiozie criminali.

E sarebbe bene che tutti prendessero atto, anche gli stupiti dell’ultimo momento, quelli che ogni volta cascano dal pero come se “prima” non fosse mai successo niente, non una ragazzina che ammazza madre e fratello, non una madre che spacca la testa di suo figlio a martellate – di esempi come questi se ne potrebbero fare centomila –  che la violenza cesserà di esistere solo quando non ci saranno più donne né uomini sulla faccia della terra.

Cronaca nera: oggi le indagini (e i processi) si fanno sui social network

Maurizio Di Fazio

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Delitti e commenti sul web: il peggio degli italiani –  

Delitti. L’Italia peggiore , l’Italia del dalli all’untore. Quella che spia dalle finestre. Dai buchi della serratura. Che magari se sente un grido d’aiuto arrivare dalla strada alza il volume della televisione per non ascoltare o si volta dall’altra parte per non guardare. Quella dei vicini di casa che sanno ma non dicono. Del pettegolezzo, della noia, della pavidità, della paura. Quella che sprofonda ogni sera davanti alla tv. Che si perde dietro storie d’amore inventate da autori sapienti. O annega persa dietro a casi di cronaca nera in cui a perdere la vita sono reali creature innocenti e non attori da telefilm che interpretano questo o quel personaggio.

Quella che, puntuale come un orologio svizzero, arriva a far finta di indignarsi e che adesso usa la rete per dar spazio alle sue repressioni più perverse.  Basta dare uno sguardo ai profili Facebook di Carlo Lissi, l’assassino che ha sterminato la moglie e i due figlioletti o a quello di Massimo Bossetti, accusato di aver ammazzato Yara Gambirasio.  Sono tantissimi i mitomani che vogliono lasciare una firma. Apparire. Per regalarsi un secondo di notorietà alla faccia dei morti e dei vivi (i tre figli di Bossetti, ad esempio, quali colpe hanno da espiare?).

“Cosa ti farei, non in isolamento, in mano agli altri carcerati”, scrive Elena dopo aver condiviso sul proprio profilo la foto di Lissi, dopo aver quindi condotto nella propria dimora virtuale il volto di un assassino. E ancora, prosegue David: “Pregherei per averti sotto alle unghie, e tu pregheresti per crepare in fretta”. Insiste Remigio: “Sai quanti amanti ti troverai ora in galera, camminerai tante volte zoppo”.

Sarò strano io, ma ho terrore di questi forcaioli improvvisati. Giustizieri della notte davanti a una tastiera oppure aspiranti leoni, ma solo mentre i carabinieri e la polizia scortano via questo o quel criminale ormai inerme.  Mai prima. Mai.

Non me ne vogliano, ma sono una rappresentanza di un Paese marcio, di una comunicazione malata, come più volte teorizzato da Chomsky così come i giornalisti sciacalli dell’orrore, quelli che improvvisano servizi lacrimevoli per fare un po’ di ascolti, gli stessi che si vantano degli ascolti boom per le edizioni straordinarie targate terremoto o vanno in giro a chiedere agli sfollati come mai dormano in macchina (sapendo bene che una casa non ce l’hanno più).

Sciacalli. Sciacalli di emozioni. Incapaci ormai di viverne sulla propria pelle. Di sorprendersi, innamorarsi. Arrabbiarsi. Provano un brivido solo col telecomando o la tastiera tra le mani. Concentrati su un caso, finché ne parlano i giornali.

Fino al prossimo reality dell’orrore. Fino a quando la morbosa attenzione del guardone andrà a scomparire. E tutto finirà, come nel Truman Show, con un “Cambia canale, guarda cos’altro danno”.

Se ci fosse ancora Berlinguer

Sottotitolo: ci vuole solo la gran faccia di culo di questo centrosinistra che ha rinnegato tutto di Berlinguer ad andare in processione blindata a guardare il film su di lui fatto da chi ha finito di spalancare le porte a berlusconi. Quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava, per paura che la gente capisse chi NON doveva votare.
Bravo Uòlter, ipocrita quanto mai. La cosa positiva è che a nessuno – speriamo – verrà mai in mente di fare un film su quando c’erano Veltroni, D’Alema,  Fassino, Letta [jr] e Renzi, in quanto protagonisti di una politica che i posteri seppelliranno non di risate, perché non hanno fatto ridere nessuno, ma con l’opportuno velo pietoso, e anche vergognoso, che si meritano.

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Chissà perché questi nostri statisti democratici i loro bei discorsi sulla pace messa in pericolo da chi si ostina a non voler cedere alle prepotenze della finanza mondiale non li vanno a fare in America, in Cina, in Russia. Lì ci vanno in ginocchio, se ne fottono della pace e del rispetto dei diritti umani, fanno le riverenze ai capi di stato che fanno le guerre, le trascinano per decenni, paesi dove la pena di morte è ancora il sistema per regolare la giustizia. Qui invece, ritrovano tutta la loro verve e una gran voglia di fare chiacchiere che non c’entrano nulla col contesto in cui si trovano.  

E’ vergognoso e intollerabile che nel giorno della commemorazione della strage nazista di Roma si strumentalizzi questa data per fare propaganda a favore di una politica che proprio la pace ha tolto:  quella della sicurezza di un lavoro, di uno stipendio sicuro, di poter essere curate, istruite e di un futuro a svariati milioni di persone.  Roma, medaglia d’oro alla Resistenza ha dato asilo alla feccia fascista e nazista più immonda. E’ questa l’idea di democrazia che piace a molti: una democrazia che prevede il dare ospitalità al gerarca nazista priebke  nella stessa città dove ordinò la strage delle Fosse Ardeatine.
Questo non lo dicono Napolitano né Marino.
Napolitano, invece di scusarsi coi romani e con tutti gli italiani preferisce parlare d’altro, dei rischi dei partiti no euro.

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NAPOLITANO: “UNITA’ DELL’EUROPA ATTACCATA E SCREDITATA”

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La destra in Europa sta facendo quello che la sinistra non vuole più fare. Ovvero, ribellarsi al potere della finanza che schiaccia i lavoratori a beneficio di chi li sfrutta e vuole trarre da loro il massimo vantaggio e guadagno, con la minima spesa. Quel potere economico che è lo stesso che crea le crisi. Perché la crisi non la porta babbo Natale, e non è nemmeno vero che è frutto dello stile di vita dei popoli, la teoria secondo cui la maggior parte della gente ha vissuto al di sopra delle sue possibilità è una leggenda: una menzogna. La crisi economica è il veleno col quale i paesi vengono intossicati scientemente affinché la politica possa prendere quei provvedimenti che in periodi normali sarebbero impossibili perfino da pensare: provvedimenti che servono per dare più potere al potere. E, ogni volta, quei provvedimenti hanno prodotto l’unico risultato possibile che è quello di trascinare i popoli verso l’estremismo di destra. Era successo in Spagna e ora succede in Francia. Ma i segnali c’erano tutti, e le politiche di sinistra e centro sinistra non hanno cercato di essere loro il rifugio e la soluzione, si sono semplicemente adeguate al potere della finanza, hanno partecipato alla messa in pratica dei provvedimenti e del rigore salvo poi accusare di populismo chi a tutto questo si ribella.

Caricare i popoli di un debito che non hanno prodotto dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità. E chiunque agisca in questa direzione meriterebbe il giudizio del popolo.

Il centrosinistra italiano oggi terrorizzato dai venti di destra come mai non ha dimostrato di esserlo anche quando il monarca anziano ha costruito non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza, quelli delle larghe intese che gli piacciono tanto dentro ai quali c’è anche la destra?  In parlamento meglio il pdl dei 5stelle, diceva Letta nipote due estati fa. Della situazione attuale è molto più responsabile una sinistra in Italia sempre precaria ma negli ultimi vent’anni proprio sparita. Non si ricorda una sola iniziativa politica, un progetto di sinistra  vero, significativo e che abbia migliorato le condizioni dei cittadini portato a termine in tutto questo tempo.  Quando la politica dimostra di non volersi riformare anche dal suo interno, perché non bastiamo noi, ci vuole anche la volontà dei professionisti della politica per migliorarsi, ad esempio cacciando i disonesti, gli incapaci, gli indagati, quando i partiti di sinistra e centrosinistra per prendere i voti assumono le sembianze e agiscono come quelli di destra e centrodestra invece di contrastare la politica avversa alle necessità e alle esigenze della gente poi può succedere, succede, anzi, che gli elettori alle imitazioni preferiscano l’originale. 

 

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Ruby, Cassazione assolve pm Fiorillo e condanna il Csm: “Doveva difendersi”

 
 Annullata con rinvio la sanzione inflitta al magistrato minorile. Secondo gli ermellini fu diffamata dell’allora ministro Maroni che dichiarò che era stata lei ad affidare la marocchina alla Minetti
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La Cassazione che ha assolto Anna Maria Fiorillo dall’accusa di “violazione del riserbo” nel merito della vicenda di Ruby ha detto: “la verità mediatica si fissa nella memoria collettiva”, ovvero, quando qualcosa si dice, si ripete, si scrive sui giornali diventa un fatto vero, realmente accaduto. 
La stessa teoria di goebbels, il ministro della propaganda nazista, il quale usava dire che basta ripetere la stessa cosa tante volte affinché diventi la verità. E quando la verità viene negata tutto viene distorto, anche l’immagine della politica agli occhi della gente che va a votare. Quando sono le istituzioni stesse che fanno apparire onesto il delinquente è difficile poi che la gente possa avere un’opinione che rispecchia il più possibile la figura reale del politico.
Se questo fosse un paese normale oggi maroni dovrebbe rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della Dottoressa Fiorillo, ma siccome siamo in Italia non succederà, e nessun presidente sempre pronto a bacchettare e fare le ramanzine ai giudici dirà mezza parola di condanna ai diffamatori di giudici.
La vicenda della PM Fiorillo ribadisce e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno quanto le nostre istituzioni abbiano sempre agito in contrasto a quelli che sono i loro doveri, a favore dei loro pari anche [soprattutto] quando hanno violato la legge e non invece, come dovrebbe essere, della verità.
Il politico indagato non si manda via né si dimette perché come c’insegna anche Maria Elena  Boschi non basta l’avviso di garanzia per chiedergli di farsi da parte [qui, in verità, non basta nemmeno una condanna definitiva ma come dicono quelli bravi, tant’è]. I giudici invece possono essere tranquillamente infamati e diffamati dai politici, anche quelli indagati, inquisiti e condannati, possono essere fatti oggetto di provvedimenti disciplinari ingiusti dai loro superiori per colpa della politica serva, bugiarda, disonesta e dopo non succede niente, nemmeno in quel caso si pretende che il politico che infama e diffama risponda del suo operato così come è toccato al giudice per colpa sua.

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Italia contro resto del mondo
Marco Travaglio, 25 marzo

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto. E, mentre qui ferve il dibattito sulla candidabilità dell’incandidabile B. e sull’ideona di infilare il suo nome in lista o almeno nel logo di Forza Italia, e ancora si discute sulla legge Severino che l’ha fatto decadere da senatore dopo la condanna per frode fiscale, dall’Inghilterra giunge notizia che la Football League (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport: l’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole – non ancora in via definitiva – del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Senza contare le vicende giudiziarie per una vecchia truffa tentata ai danni del ministero dell’Agricoltura; i 15 mesi di pena per il falso in bilancio del Cagliari; e i mesi di carcere per peculato e falso nello scandalo dello stadio Is Arenas. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo i parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino “un disonesto” e tenerlo a debita distanza dallo sport. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and proper. Gli stessi parametri hanno indotto il board del Bayern Monaco a chiedere le dimissioni del presidente e campione del mondo Uli Hoeness, che peraltro se n’è andato subito dopo la condanna in primo grado per frode fiscale, rinunciando all’appello e alla presunzione di non colpevolezza. E stiamo parlando di società private. Figurarsi quali standard di moralità e di legalità sono richiesti a un cittadino per ascendere a cariche pubbliche o addirittura elettive o governative. Non è solo una questione di regole: è il comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione. Persino i tifosi del Leeds, letto il curriculum penale di Cellino, hanno manifestato la loro contrarietà ad averlo come presidente: il 4 marzo si sono presentati allo stadio londinese Ellan Road travestiti da mafiosi. Perciò all’estero ridono di noi, anche se a rappresentarci c’è il giovane Renzi al posto delle vecchie pantegane. E perciò l’establishment italiota non riesce a capacitarsi di quel discredito, attribuendolo a un inesistente sentimento anti-italiano. Non basta sostituire la faccia del premier, quando poi al governo siedono i soliti indagati e imputati, giustificati con i consueti gargarismi del “garantismo” e della “presunzione di innocenza”. O ci allineiamo agli standard etici d’Europa, colmando il vero spread che ci separa dai partner e piantandola di fare i furbi, o qualunque rappresentante italiano varchi la cinta daziaria, fosse anche il più virtuoso, sarà accolto dai soliti risolini. C’è, naturalmente, anche una terza via: andare in Europa e convincere tutti gli altri che abbiamo ragione noi e ha torto il resto del mondo. Ma – consiglio non richiesto – sarebbe meglio evitare.

 

Disonestà low cost

Nei cieli d’Italia si può fare pubblicità ad un delinquente condannato? a quando le pattuglie acrobatiche per promuovere il fascismo buono e la mafia che dà lavoro?

Un imprenditore straniero che volesse investire in un affare qualsiasi in Italia lo farebbe lo stesso dopo aver visto e saputo  che in questo paese si dà licenza ad un delinquente pregiudicato di avere voce in capitolo nella politica e gli si consente di monopolizzare anche il cielo di tutti? chiedo. Perché poi quando le agenzie ci abbassano il rating relegando l’Italia nel posto in cui merita di stare, e cioè lontano da quei paesi la cui politica  non pensa che uno che viola le leggi possa continuare a far parte della politica, si dovrebbe tener conto anche di queste cose.

Berlusconi, ecco il blitz di Ferragosto
Aerei su spiagge, striscioni ‘Forza Silvio’

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Da “fatti processare buffone” a “delinquente, fatti arrestare”:  in queste due semplicissime frasi è racchiuso tutto quel che c’è da dire a proposito del valore del “leader incontrastato di una formazione politica di innegabile importanza”.

Tutti i dittatori sono e sono stati leader incontrastati, non foss’altro perché per raggiungere e conquistare il potere si sono serviti di tutti i mezzi e degli strumenti peggiori, i più subdoli e violenti.

L’unico che sta rendendo questo una nota di merito, ovvero riconoscere un valore storico ad un volgare delinquente che appunto si è servito di tutti i mezzi per conquistare consensi e potere è Napolitano quando, parlando dell’accozzaglia di disonesti al seguito di berlusconi, ché se non fossero come lui sarebbero altrove da lui, parla di formazione politica di “innegabile importanza” come se grazie a loro questo paese avesse conosciuto un miglioramento invece del baratro in cui è scivolato soprattutto grazie a chi ha riconosciuto e legittimato il berlusconi “politico”.

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Da Ruby alla compravendita dei senatori
Tutte le grazie che servirebbero a B.

L’eventuale clemenza di Napolitano dopo la condanna nel caso Mediaset potrebbe non bastare.
al Cavaliere che a settembre dovrà affrontare altri due processi e le inchieste di Napoli e Bari.

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Luogo comune vuole che gl’imbecilli siano gli elettori del partito del pregiudicato delinquente, e allora siccome quelli convinti del pd non ci tenevano a restare indietro hanno voluto riequilibrare la percentuale e sfatare il tabù.

Alla domanda di Piero Ricca sul Fatto Quotidiano circa i primi 100 giorni del governo Letta, se avesse fatto o meno cose buone, l’elettore tipo del pd lo si riconosce dalle sue non risposte sul genere “adesso non mi viene in mente”, “devo andare” “non lo so però Letta mi piace” e via andare, verso la catastrofe, a dimostrazione che il primo problema di questo paese, l’urgenza che proprio non si può rimandare è quella di occuparsi di un’informazione che non svolge la sua funzione.

In un paese di sessanta milioni di persone non possono esserci solo due, tre quotidiani a dire le cose come stanno né ci si può consolare pensando che la Rete faccia le veci di un’informazione che non c’è.

Gli aereoplanini di ieri sono anch’essi il prodotto di aver ignorato, per opportunismi personali e propri della politica il conflitto di interessi di berlusconi, così come lo è questo governo delle larghe intese che non sa e non può fare a meno di un delinquente condannato.

La democrazia delle libertà

Liberi tutti – di Rita Pani – Mai parola più bella – LIBERTA’ – fu tanto abusata. Violentata dal degrado etico e morale di questa miserabile propaganda. Se ne è perso il senso stesso, insegnando molte cose sul significato della parola Libertà, nessuna delle quali capace di conservarne il valore. Libertà cammina al fianco del rispetto, vanno di pari passo. Il rispetto di sé stessi, delle regole, dell’altrui conduce alla Libertà. Non è essa quella parola vergognosa usata per denominare un partito politico, che per libertà intende quella di poter fare “un po’ come cazzo gli pare”; liberi di delinquere, liberi di depredare le casse dello stato, di uccidere la democrazia. Libertà è altro. E calpestando la Libertà, siamo arrivati fino al suo uso ancor più spregevole che va a sostituire l’ennesimo abuso contro i lavoratori, a favore di un padronato sempre più liberò – esso sì – di fare quel che è meglio per il proprio interesse e per il proprio capitale. “Indesit, scatta la messa in libertà per i lavoratori di Fabriano” titola Repubblica, senza vergogna alcuna. L’oltraggio che si aggiunge all’oltraggio dei LICENZIAMENTI per ritorsione, in seguito ai doverosi scioperi indetti il giorno dopo dell’annuncio – nemmeno troppo velato – dell’ennesima delocalizzazione dell’industria, parte in Turchia e parte in Polonia. 500 persone, 500 famiglie messe in libertà. Potranno scegliere come morire senza che giovanardi se ne dispiaccia, o che la Chiesa li condanni, o che le anime pietose di questo paese insensato facciano troppo caso a loro. Le parole sono importanti, ma in pochi ormai ci fermiamo a riflettere sull’uso criminale che la propaganda ne fa. Anzi, si uccide quel poco che resta della scuola e della cultura, in modo che sempre più persone, siano disposte a correggere il loro lessico e annientare ogni forma di pensiero LIBERO e indipendente, così che tutto questo abominio, domani, sia prassi accettata, condivisa, e sia sottomissione. Il momento della LIBERAZIONE è già passato da un pezzo, e che ci piaccia o no, siamo già stati sottomessi e assoggettati. Una vera lotta per la LIBERTA’, non la faremo mai. Mai ci riprenderemo il maltolto. Mai si comprenderà che l’unico modo sarebbe quello di prendere le fabbriche, mettere in libertà i padroni accompagnandoli fuori a calci nel culo. O meglio, mai avremo lo Stato capace di espropriare i beni del padrone, equiparando questi abusi ai reati di mafia, e dandoli in gestione agli operai che sarebbero finalmente sì, LIBERI di vivere. Non possiamo nulla, lo so anche io, ma possiamo fare molto per vigilare. (La vecchia cara Vigilanza Democratica, roba antica ahimè) Vigilare anche in questi casi in cui, un valore racchiuso in una parola, viene violentato e abusato. Ci viene tolto.

Per Repubblica il licenziamento di 500 persone è una restituzione di libertà.
Ecco: mi piacerebbe che lo stesso trattamento fosse riservato a chi ha pensato quella frase e a chi ha permesso che fosse stampata su un quotidiano. Ho sempre detto che la responsabilità di quello che accade, di quello che viene permesso in questo paese non è mai individuale ma che esiste una filiera ben precisa, che ha nomi e cognomi.
E finché quella gente non verrà disonorata come è giusto che sia non ne usciremo.

 

 

Sottotitolo: Anselma Dell’Olio [coniugata Ferrara]: “olgettine? meglio delle sceme di sinistra che scopano gratis”.
Eggià.
Noi abbiamo questo insano vizio.
Ci piace darla per hobby.
Pensare un po’ a chi si porta a letto lei, quello schifo immondo che non troverebbe chi gliela dà nemmeno se la pagasse tanto quanto pesa lui, no?

 Battute  a parte non finirò mai di chiedermi  a che livello infimo si possa scendere per difendere l’imputato pregiudicato condannato.

 

 

 

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berlusconi ha ragione quando dice che “se c’è un settore che deve essere riformato in Italia è quello della giustizia”.

La priorità del pluricondannato B.
“Giustizia da riformare assolutamente”

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Perché se la giustizia avesse funzionato davvero uno come lui sarebbe ospite di una qualsiasi delle patrie galere da vent’anni.

Ma meno male, invece, che abbiamo questo bel governo di necessità, di coesione per la “pacificazione”, che sarebbe questa pessima abitudine che c’è in tutti i paesi civili dove si dà la possibilità ai cittadini e al popolo di scegliersi il modo in cui essere governati e da chi?  dove ci sono le maggioranze E le opposizioni, i partiti conservatori E quelli liberali, i governi democratici E quelli che non lo sono? uno schifo inammissibile, siamo italiani mica per niente, noi.

Meno male che ci è toccato, non una volta sola ma ben due consecutive, mai più senza, questo presidente della repubblica [218 milioni di euro l’anno] di garanzia: di cosa non è dato sapere, non ce lo vogliono dire, vogliono farci la sorpresona finale. Secondo il mio modesto parere di cittadina  Napolitano sta continuando a garantire tutto quello che ha trascinato l’Italia nel baratro. Ma a lui, data la sua età, quello che accadrà fa cinque, dieci, vent’anni non interessa. A noi invece sì, dovrebbe interessare.

Altrimenti non sapremmo come fare senza gli interventi precisi e mirati dei ministri pd e pdl uniti come un sol uomo, senza il grande senso di responsabilità del presidente del consiglio, il nipote dello zio, quello in odor di senatorialità a vita ottenuta per meriti SUL campo dopo la famosa discesa IN campo.

Meno male che paghiamo questo esercito di geniali strateghi della politica per risolvere i problemi degli italiani ma soprattutto di uno: il solito.
Altrimenti, con che faccia potremmo presentarci al mondo?

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Intanto Lele Mora imputato al processo Ruby bis lo scarica: “Abuso di potere e degrado ad Arcore”

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Le confessioni di Lele Mora non fanno parte del gossip e di quell’inutile che la cosiddetta informazione ci propina di cui ci lamentiamo tutti i giorni.

Anche se a molti non sembrerà sono cronaca, di quella più nera che c’è e che serve a capire qual è stato il contesto nel quale agiva, ma forse si può anche evitare di parlare al passato, silvio berlusconi. 

Il mondo di berlusconi è quello di lele mora. E se mora invece di tergiversare, dire e poi smentire dicesse finalmente tutto quello che sa forse è la volta buona che riusciamo a liberarci della metastasi berlusconi e di una politica che non può fare a meno di mettersi in casa la feccia della società.

Solo due mesi fa Napolitano diceva che le campagne moralizzatrici sono la causa della distruzione della politica; ovvero, secondo il presidente della repubblica e non lo scemo del villaggio, per il “bene” della politica tutto può, anzi deve restare così cos’è, compresi i ricatti, le minacce e le pretese del puttaniere incallito e dei suoi sgherri. Tutto questo in assenza di un’opposizione forte in parlamento.

Io penso invece che dovrebbe interessare tutti che la delinquenza abituale abbia avuto le chiavi di casa del potere e che in parte, in larga, larghissima parte [come le intese, per dire], ce le abbia ancora.

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Un ministro da cacciare
Marco Travaglio, 29 giugno

Il governo Letta, in appena due mesi di vita, ha perso per strada prima il sottosegretario (Biancofiore) e poi il ministro (Idem) delle Pari Opportunità. La prima per una scemenza sui gay, la seconda per una serie di pasticci edilizi e fiscali. Ma non è detto che chi resta sia meglio di chi se n’è andato, anzi quando si sente parlare il ministro della Difesa Mario Mauro viene la nostalgia non solo della Idem, ma perfino della Biancofiore. E non solo per le fesserie che continua a dire sugli F-35 (“amare la pace significa armare la pace”). Ma soprattutto quando, non si sa bene a che titolo, parla di giustizia. L’altra sera l’ex berlusconiano ora montiano ma sempre ciellino era ospite di Porta a Porta, comodamente assiso accanto alle neoalleate Paola De Micheli (Pd) e Daniela Santanchè (Pdl: indichiamo i partiti di appartenenza perché ormai è impossibile distinguerli). Il tema erano i processi di B., di cui nessuno degli ospiti sapeva assolutamente nulla, dunque ne parlavano tutti, aiutati da servizi che parevano scritti da Ghedini (uno definiva “mostruoso” il risarcimento inflitto alla Fininvest per avere scippato la Mondadori e confondeva l’attuale valore in Borsa del gruppo di Segrate con quello di un’azienda che da 22 anni dà utili a chi la scippò al legittimo proprietario). Vespa, in pieno conflitto d’interessi in quanto autore Mondadori, sosteneva il suo editore col decisivo argomento che la sentenza sul Lodo — scritta dal giudice Vittorio Metta, corrotto da Previti con soldi Fininvest — è regolare perché gli altri due giudici che non la scrissero non furono corrotti (Previti, si sa, ha il braccino corto e lascia sempre le cose a metà).

Completavano il quadro il solito inutile vendoliano, tale Stefano, che vorrebbe “separare la vicende giudiziarie da quelle politiche” e Massimo Franco del Corriere , “sconcertato perché il risarcimento deciso dal tribunale è diverso da quello deciso in appello e da quello chiesto dal Pg della Cassazione e perché il Tribunale ha
condannato B. nel caso Ruby a una pena superiore a quella chiesta dai pm” (a suo avviso i tre gradi di giudizio servono a fotocopiare tre volte le richieste dei pm, così poi i Franco accusano i magistrati di corporativismo e i giudici di appiattirsi sui pm e chiedono la separazione delle carriere). 

A quel punto toccava al cosiddetto ministro Mauro dare un po’ d’aria alla bocca: “Io non credo al racconto criminale della vita di eminenti uomini politici, da Andreotti a Berlusconi”. Cioè lui non riconosce le sentenze definitive che dichiarano Andreotti mafioso fino al 1980 e B. corruttore di giudici e testimoni, falsificatore di bilanci e frodatore fiscale, nonché falso testimone sulla P2 e finanziatore illegale di Craxi, capo di un’azienda che compra finanzieri e accumula fondi neri, né tantomeno a quelle provvisorie sulla Puttanopoli di Arcore. Poi passava direttamente alle bugie: “Mi chiedo perché tutte le vicende giudiziarie di B. sono nate nel 1994 dopo che entrò in politica”. Naturalmente non è vero niente, anzi è vero l’opposto: già processato per falsa testimonianza nel 1989 e salvato dall’amnistia, B. e il suo gruppo furono oggetto di indagini a Milano fin dal ’92 e proprio per scamparvi (oltreché per salvarsi dai debiti e dal fallimento) il Cavaliere entrò in politica nel ’94. Infine il ministro Mauro impartiva agli astanti un’imperdibile lezione di diritto costituzionale: “Se il problema è l’equilibrio dei poteri, tirar fuori questo Paese dal guado, discutere un diverso modello costituzionale, come possiamo pensare che sia privo di equilibrio sul tema giustizia?”. 

E per lui l’equilibrio fra i poteri si conquista con l'”immunità parlamentare”, che merita “un’appassionata difesa”: infatti ha scoperto che “i padri costituenti diedero la “totale indipendenza alla magistratura perché l’Italia usciva dal fascismo”, ma oggi bisogna “garantire anche la politica”, rendendola immune da indagini. Mauro la chiama “leale collaborazione fra poteri”: o la magistratura collabora insabbiando i reati dei politici, oppure restituiamo ai politici la licenza di delinquere. Altrimenti “facciamo del male al Paese e ogni cittadino, anche il più fragile, urla il suo sdegno perché non si sente certo nelle mani della nostra giustizia”. Senza contare che rischiamo “di non entrare in Europa”: non perché abbiamo il record europeo di corruzione, evasione e mafia, ma perché i magistrati perseguono politici corrotti, evasori e mafiosi.

A quelle parole deliranti c’era magari da attendersi qualche pigolio della De Micheli (che però s’è appena sposata, col paggetto Confalonieri a reggerle il velo). Invece niente, tant’è che Mauro e la Santanchè si felicitavano per la rocciosa “coesione della maggioranza sulla giustizia”.Mauro concludeva che “in questi ultimi anni la giustizia è stata spesso subordinata alla politica”. Amen. Ora, che un vecchio sodale di galantuomini come B e Formigoni la pensi così è più che comprensibile. Ma siccome rappresenta il governo delle due l’una: o il premier Letta (Enrico) condivide i suoi delirii sul ritorno all’immunità, e allora dovrebbe confessare i patti occulti che ancora non ci ha detto, oppure non li condivide, e allora sarebbe cosa buona e giusta se prendesse il suo ministro e lo accompagnasse alla porta.

Non era la nipote di Mubarak e non erano nemmeno cene eleganti

Sottotitolo: lo stato pietoso della cosiddetta informazione italiana si misura anche dal fatto che in presenza di una notizia importante qual è quella della condanna in primo grado di berlusconi nessuna rete ha pensato che fosse opportuno organizzare una diretta informativa in prima serata, solo la7 ha allungato di tre quarti d’ora il programma di Lilly Gruber al quale partecipava un condannato per diffamazione recidivo e graziato nei panni del direttore di un Giornale.
E pensare che ad aspettare l’esito della sentenza sono arrivati giornalisti da tutto il mondo; quelli che evidentemente hanno ritenuto che valesse la pena rimandare le vacanze di qualche giorno.
In questo paese le cose devono e possono succedere solo da ottobre a metà giugno, tutto quel che può accadere in periodi diversi, nella stagione estiva, non merita di essere analizzato e commentato in televisione perché il nostro bel giornalismo va in ferie: il giorno della condanna a sette anni di silvio berlusconi in un paese normale il servizio pubblico, almeno, fa informazione. In Italia invece c’è Porta a porta.

Preambolo: uno che può farsi aiutare da ministri, sottosegretari, servi e servizi più o meno segreti, che ha la possibilità di fare quello che vuole senza farlo sapere in giro e invece la prima cosa che fa è inventarsi la balla dell’incidente diplomatico mettendo al corrente tutta una questura delle sue frequentazioni con signorine marocchine che a lui sembrano egiziane e bisognose d’aiuto tanto furbo non è.
E pensare che c’è gente che con uno così ci fa affari e perfino alleanze politiche.

Peggio di un coglione disonesto c’è solo un coglione disonesto pieno di soldi: la categoria più pericolosa.

Rubygate, de profundis per le “larghe intese”

di Angelo d’Orsi

Un giornalista straniero, alla domanda se fosse a Milano per l’importanza del processo, ha replicato che no, non per la sua importanza, ma per la sua bizzarria. 

Molte sentenze sono “già scritte” forse perché i reati sono già fatti?

Effettivamente in molti casi non si dovrebbe arrivare ad una sentenza per stabilire il grado di onestà di una persona.

Qui in Italia invece non basta nemmeno la sentenza.

Ma veramente serviva questa sentenza per stabilire chi è ed è sempre stato silvio berlusconi?
Veramente il pd ha pensato di poterla incartare ai suoi elettori con la favoletta – ignobile – della pacificazione, di un governo di responsabilità?

Che vuol dire pacificazione, tenersi in casa un corruttore, un indecente sfruttatore di ragazzine, uno che non esita a pagare tutto quello che non può avere perché non lo deve avere, un ricattatore già ricattato dalla peggior feccia che si tiene in piedi a forza di minacce a cui evidentemente molti non possono sottrarsi?

La pacificazione applicata alla politica è una gigantesca e immonda stronzata.

E veramente Napolitano ha pensato seriamente che uno così potesse essere determinante quando tre mesi fa ha intimato ai giudici di non essere troppo severi per consentirgli di partecipare alla politica di questo paese?
E quale contributo utile dovrebbe dare uno che ha detto a chiare lettere, non una settimana fa, un mese fa o un anno fa ma quasi vent’anni fa di essere entrato in politica per non finire in galera?  uno che per entrare in politica si è fatto fare un partito da un amico dei mafiosi successivamente condannato per mafia?  uno che si teneva in casa un pluriergastolano assassino? sono queste le referenze di affidabilità di silvio berlusconi?

E, mi rivolgo al pd: ci si fanno alleanze con uno così, con uno che ha riportato il fascismo in parlamento?

Ma come si guardano allo specchio, come insegnano ai loro figli il valore dell’onestà quelli che quando lo incontrano gli stringono anche la mano in virtù del garbo istituzionale, quelli che abbracciano Alfano, per dire? e come, quelli disposti a ridare il voto ad un partito che ha dimostrato di tenere più alla sua sopravvivenza che ai suoi elettori e non ha provato nemmeno per un attimo non a dire no, mai con un delinquente del calibro di silvio berlusconi, quello lo hanno fatto i pavidi bugiardi, ma a mettere in pratica nei fatti quel no?
Cosa impedisce alla politica di centrosinistra di prendere le distanze da silvio berlusconi, nessuno se lo chiede? eppure, dovrebbe essere importante saperlo.

 

 Le larghe pene – Marco Travaglio – 25 giugno



Mauro Biani

Davvero qualcuno ha dovuto aspettare la sentenza del Tribunale di Milano per scoprire che B. va a puttane, preferibilmente minorenni, e abusa del suo potere e dei suoi soldi per nascondere la verità? Solo un Paese irrimediabilmente ipocrita, o disinformato, o mitridatizzato può meravigliarsi per un verdetto fra i più scontati della storia. Gli unici dubbi riguardavano la qualificazione dei reati e la quantificazione della pena. Ma i fatti erano accertati fin da subito: le telefonate notturne dello statista dal vertice internazionale di Parigi alla questura per far rilasciare Ruby sono incise nei nastri della polizia; le notti trascorse nella villa di Arcore dalla prostituta minorenne che poi se ne andava con le tasche piene di soldi sono dimostrate dai movimenti del suo cellulare; le deposizioni di decine di testi, tutti dipendenti o sul libro paga di B., fra cui 4 o 5 parlamentari, un viceministro e alcune mignotte, bastava ascoltarle per capire che erano false. Che altro occorreva per farsi un’idea di quel che è successo e trarne le conseguenze? Un collegio di saggi? Un vertice di maggioranza? Un monito del Quirinale? È vero che in Italia le alte cariche dello Stato, centinaia di parlamentari e migliaia di giornalisti adorano passare per fessi. Ma lo capiscono tutti che un miliardario non si fa portare 40 ragazze a botta, fra cui diverse prostitute e alcune minorenni, pagandole 2-3 mila euro se non dormono da lui e 5-6 mila se dormono da lui, per mostrare loro la sua collezione di farfalle. E non si scapicolla nottetempo per terremotate un’intera questura, avvertito da una prostituta brasiliana, per far liberare una prostituta marocchina, coprendosi di ridicolo con la frottola della nipote di Mubarak, se non volesse tapparle la bocca su qualcosa che è meglio nascondere. Queste panzane possono reggere in Parlamento, sui giornali, in tv. Ma c’è almeno un luogo, in Italia, impermeabile alle balle: il Tribunale di Milano. E non solo alle balle. Le giudici Turri, De Crostofaro e D’Elia, insultate e minacciate dall’imputato B. e dai suoi sgherri, spernacchiate dalla delegazione parlamentare Pdl in marcia sul Tribunale, depistate da orde di falsi testimoni, intralciate da manovre e cavilli assortiti (ricusazioni, istanze di rimessione, legittimi impedimenti, ileiti acute e malattie immaginarie, ostruzionismi, ricorsi alla Consulta), provocate dagli onorevoli avvocati, “avvertite” dal capo dello Stato che ancora l’altro giorno ammoniva le toghe a tener conto delle conseguenze politiche dei loro atti, scippate di uno dei due reati dalla controriforma Severino e infine intimidite dall’infame clima di larghe intese che butta tutto in politica e carica i giudici di responsabilità che non possono né devono avere, hanno tenuto i nervi saldi e sentenziato sine spe ac metu. Senza lasciarsi condizionare né impressionare da niente e da nessuno. La loro sentenza smentisce in parte la Procura (il reato giusto non era concussione per induzione, ma per costrizione) e soprattutto sbugiarda la black propaganda sulla magistratura milanese succube della sinistra. Tutti sanno che il Colle e il Pd, da quando è nato il governo-inciucio, auspicavano una sentenza la più blanda possibile per tener buono il prezioso alleato ed evitare che gli elettori ricordino chi è: invece la condanna è stata più severa di quella chiesta dai pm.Una sentenza non di larghe intese, ma di larghe pene. Che però non può aggiungere nulla all’indecenza del personaggio, già ampiamente dimostrata dalle sentenze sulle tangenti alla Guardia di Finanza, sui 23 miliardi di lire a Craxi, sui fondi neri per 1.500 miliardi di lire, sulle frodi fiscali sui film, sulla corruzione di Mills, sulle mazzette ai giudici del caso Mondadori, casomai qualcuno le avesse lette. Ora i servi, le prefiche, i tartufi e i finti tonti si domandano affranti se B. farà saltare il tavolo dell’inciucio: ma quando gli ricapita un governo dove la fa da padrone dopo aver perso le elezioni? La vera domanda è un’altra: che ci fa il Pd al governo con uno così? Ma valeva anche prima, e nessuno la pose. In Italia si attendono sempre le sentenze e poi, quando arrivano, nessuno le legge. È il Paese dell’amnesia. Che fa rima con anestesia. E con amnistia.

UNA BUONA GIORNATA PER LA COSTITUZIONE – Antonio Padellaro – 25 giugno

È stata una buona giornata per la Costituzione della Repubblica, quella che all’articolo 101 dice che la giustizia è amministrata in nome del popolo e che i giudici sono soggetti soltanto alla legge. Facile a dirsi, ma nella realtà dei fatti significa scontrarsi con i reparti corazzati del Caimano, sfidare l’informazione padronale pronta a vendere qualsiasi balla utile al capo, subire le tragicomiche sceneggiate di amazzoni provviste più di botulino che di amor proprio. Andranno ricordati i nomi dei giudici della IV sezione del Tribunale di Milano, Turri, D’Elia e De Cristofaro e quello del pm Boccassini: quattro donne che facendo il proprio dovere hanno riscattato le altre donne e gli altri uomini, funzionari di palazzo in carriera, accusati di falsa testimonianza a favore della nipote di Mubarak e del suo mentore. Quello che le carriere poteva farle e disfarle con un semplice schiocco delle dita.

È stata una buona giornata anche per la politica irregolare, quella che non si fa ingabbiare negli inciuci e si rivolge ai residui elettori non ancora fuggiti verso l’astensione. Chi aveva dato per morto anzitempo il movimento di Grillo dovrà ricredersi dopo il voto di Ragusa. Che certo non cancella il crollo complessivo del M5S nelle amministrative e le contraddizioni di un gruppo parlamentare diviso e che fa registrare la fuoriuscita di un altro deputato, Zaccagnini, a disagio per il clima interno “di caccia alle streghe”. Però il voto siciliano dimostra che, per quanti errori i vertici grillini possano commettere, gli elettori ci sono ancora. Basta dare loro candidature credibili e una linea politica chiara. Da oggi il governo Letta e tutto ciò che ne consegue rappresenta l’ultimo salvagente a cui può aggrapparsi il concussore e utilizzatore finale di minorenni. Per l’unica opposizione che resta, si aprono praterie.

Interdetto e condannato

Sottotitolo: oggi più che mai non capisco che c’entrano i tanto vituperati italiani, quelli ad esempio che votano il centrosinistra e poi si ritrovano alleati con berlusconi o nella migliore delle ipotesi vittime dell’eterno inciucio sottobanco con berlusconi; questo discorso sugli italiani messi in mezzo sempre e a proposito di tutto non lo vorrei proprio più sentire. I responsabili del mantenimento in essere di silvio berlusconi nella scena politica e purtroppo sociale di questo paese hanno nomi e cognomi, non sono “gli” italiani.  Sono quelli che hanno legittimato l’abusivo impostore per legittimare le loro nefandezze in politica, per farle sembrare meno gravi, più accettabili solo perché berlusconi ha fatto il tutto e l’oltre. Sono quelli che tenendosi affianco berlusconi si sono garantiti la sopravvivenza politica in tutti questi anni.

In un altro paese nessuno avrebbe aperto il dibattito infinito sulle dimissioni di un ministro per gli stessi motivi per i quali si è dovuta dimettere Josefa Idem, non perché siano motivi gravissimi ma perché è assolutamente normale che un ministro si dimetta per quei motivi.

Solo, siccome qui c’è berlusconi allora se ne è dovuto parlare, si sono dovute confrontare le responsabilità di berlusconi con quelle dell’ex ministro, ci sono stati i ma e i però.
Ed è questo l’imperdonabile più grave di tanti italiani: il fatto che non abbiano ancora imparato la lezione.

RUBY, BERLUSCONI CONDANNATO
“SETTE ANNI DI RECLUSIONE”

SENTENZA A MILANO – AL CAVALIERE INTERDIZIONE PERPETUA DAI PUBBLICI UFFICI
Da Apicella a Iafrate, molti protagonisti del processo rischiano l’accusa di falsa testimonianza

Per berlusconi inaugurata l’aggravante della concussione, fino ad oggi non era mai stata applicata quella per costrizione.

E ai 314 traditori dello stato quelli che “Ruby è la nipote di Mubarak”, niente?   fra questi ci  sono i ministri Nunzia De Girolamo, Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Angelino Alfano: questa non è una cosa grave ma gravissima.

Niente a quelli della questura che hanno retto il gioco al concussore condannato, a maroni che insultò la pm Fiorillo colpevole di aver detto la verità da subito, niente?

E niente nemmeno al pd che non si è opposto con tutte le forze che aveva per rifiutare lo scempio di un’alleanza col partito di uno sfruttatore di ragazzine, di un corruttore, di un evasore fiscale già condannato, della sua pletora di ignobili e indegni che stanno dicendo la qualunque a proposito di una sentenza non giusta ma sacrosanta?

E niente nemmeno a Napolitano che si è intromesso in più di un’occasione per consentire all’interdetto condannato di “poter partecipare alla delicata fase politica?” [Napolitano: garantire partecipazione politica Berlusconi. Capo dello Stato invita il comitato di presidenza del Csm al Quirinale. Alfano: ‘Ottima iniziativa’. 13 marzo 2013]

Dai Letta, raccontaci ancora quella che “le sentenze di berlusconi non avranno ripercussioni sulla tenuta del governo”.

Sette anni sono una condanna da criminale abituale, e recidivo.
Appunto.

Quello che mi fa più rabbia è che in un paese normale berlusconi sarebbe stato già condannato ampiamente dalla storia: la sua, e invece nemmeno la politica, quella del cambiamento, del rinnovamento, quella che diceva di lavorare per un’Italia giusta, per il bene comune riesce a condannare e a prendere le opportune distanze da silvio berlusconi, per motivi che con la responsabilità verso il paese non c’entrano niente.

Sentenza Ruby, Berlusconi 7 anni e li dimostra – Marco Travaglio

Dunque, per il Tribunale di Milano, Silvio Berlusconi ha costretto la Questura di Milano a violare la legge per rilasciare Ruby prima che parlasse e ha avuto incontri ravvicinati di tipo sessuale a pagamento con una minorenne.

E, per salvarsi dalla condanna, ha pagato decine di testimoni (fra cui due deputati) per giurare il falso dinanzi ai giudici.

Chiunque conoscesse le carte lo sapeva anche prima che lo dicessero i giudici: restava solo da capire se i fatti, assolutamente certi, configurassero dei reati, e quali.

Ora tutti domandano ai berluscones se, dopo la condanna a 7 anni in primo grado, il governo rischia di cadere. Ma la domanda è sbagliata, o meglio è giusta ma rivolta alle persone sbagliate: bisognerebbe chiedere a Enrico Letta e al Pd che cosa ci facciano al governo con un alleato così.

L’impedimento perenne

Se Napolitano avesse sciolto le camere a tempo debito e cioè prima di quel 14 dicembre definito poi “scilipoti day”,  quando a b fu concesso il tempo necessario a ricomprarsi la fiducia persa in parlamento, dunque in modo democratico,  molto di quello che è successo dopo non sarebbe mai accaduto.  Il governo dei professori, ad esempio, ma anche dover  assistere ancora oggi, adesso, alla patetica e miserabile richiesta di legittimo impedimento circa il  processo che vede berlusconi imputato del reato di sfruttamento della prostituzione minorile. 
E’ davvero singolare che quello che si è potuto fare qualche settimana fa con estrema naturalezza anche se le circostanze non lo richiedevano, anche se non c’era stata nessuna regolare sfiducia da parte del parlamento non sia stato possibile poco più  di due anni fa quando si poteva agire con più tranquillità.

E agire secondo Costituzione,  soprattutto, non secondo i desiderata del presidente della repubblica.
A voler essere maliziosi e malpensanti, alla luce di quel che accaduto appunto dopo, sembra quasi che qualcuno abbia voluto che quel tutto dovesse succedere. 
Che non ci sia stata proprio la volontà di riparare il paese da tutto quello che ha dovuto subire in questo ultimo anno.
Corrado Guzzanti è un genio, altroché blasfemo. 
I suoi sketch sulla P2 e licio gelli dovrebbero studiarli i ragazzini a scuola.

Processo Ruby, Ghedini invoca il legittimo e PERENNE impedimento.
Ma il giudice Boccassini lo stoppa: ”B non è candidato premier, non c’è impedimento”

Processo Ruby, no allo stop elettorale
 Giustizia e politica, l’eterna lotta di B.

Dall’impedimento legittimo a quello perenne.
Secondo Ghedini per b ci vorrebbe l’impedimento perenne.
Perché [provo a ragionare come Ghedini  ma è molto complicato] essendo l’Italia un paese perennemente in campagna elettorale anche i dispositivi di legge utili ai numerosi referenti politici che si pongono oltre la legge ma vogliono ugualmente partecipare al gioco della democrazia, quel gioco che ai comuni cittadini sarebbe invece impedito anche con requisiti minori rispetto a quelli che solitamente  appartengono a questi ladri della patria  – si devono logicamente adeguare al numero dei processi, alla gravità dei reati che riguardano onorevoli e senatori della repubblica.
Quindi non sono loro, i personaggi coinvolti in crimini a processi a doversi regolare e restare fuori dai giochi fino al pronunciamento di una regolare sentenza, è la giustizia a dover essere stravolta ogni volta che un processo riguarda il pre-potente delinquente e  criminale di turno. Col risultato che altre riforme non si fanno mai , quelle davvero importanti,  serie, utili e che dovrebbero servire a non mandare in carcere chi non commette reati,  a  non rimettere in libertà camorristi assassini e a non mandare ai domiciliari chi stupra una ragazzina incinta per ridicoli vizi di procedure o per colpa di  leggi che andrebbero realmente modificate non certo per favorire e alleggerire criminali e stupratori ma finalizzate, possibilmente, alla tutela delle  vittime come è accaduto solo qualche giorno fa.
L’inferno da vivi, altroché gl’impedimenti legittimi o perenni.

Otto milioni di euro per pagare spinelli? ma quanto sta la marijuana al chilo?

Io me la ricordavo più economica…

Otto milioni di euro. I sequestratori del ragionier Giuseppe Spinelli (ufficiale pagatore delle olgettine nonché contabile del portafoglio personale di Silvio Berlusconi) e signora potrebbero aver ricevuto questa somma o anche di più come riscatto della loro vita.[Il Fatto Quotidiano]

La moglie di Spinelli: “Ho tirato fuori un rosario e abbiamo cominciato a pregare.”
Che la storia reggesse.
[Nicoletta Notav]

Ogni volta che sta per sprofondare succede sempre qualcosa che fa in modo che si continui a parlare di lui; questa del fantomatico e quanto mai fantasioso rapimento del ragionier Spinaus sarà un’altra ed ennesima occasione per distogliere l’attenzione e concentrarla su questo personaggio che vuole esserci sempre ma che  per qualcuno invece ed evidentemente, ci deve essere.
Tutto per parlare di lui in qualità di vittima.
Sempre la solita storia, quella che fa pensare che ci sia qualcuno che si attiva alacremente,  lavora notte e giorno per non agevolare il declino naturale e definitivo di quest’uomo che tanto ha dato, ma soprattutto ha preso al nostro paese.
Uno che è sceso in campo e l’ha dovuto fare per il bene del paese e cioè il suo.
E’ davvero valsa la pena dedicare 18 anni meno qualche mese di azione politica quasi interamente spesa nell’abilitazione alla politica di un impostore prima e nel salvataggio dopo di un “delinquente naturale” [per sentenza di un tribunale] che poteva già vantare ottime referenze tipo aver ospitato un pluriergastolano mafioso in casa a fare da baby sitter ai figli [“affinché non facessero brutti incontri”: testuali parole del padre dei figli] quando gli fu concesso il capriccio di scendere in campo, uno circondato da collaboratori, amici e parenti che gente normale avrebbe paura e vergogna ad avere per vicini di casa.
Sono soddisfazioni; e questa è la politica che difende il nostro beneamato presidente della repubblica, quella tradizionale.
Deve essere una sensazione entusiasmante farsi tenere per le palle [è stato il collante per l’esistenza di tutto l’arco costituzionale di questi ultimi diciotto anni, “crollato” lui sarebbero caduti giù tutti molto peggio di quanto stia già accadendo ed ecco il motivo per cui viene ancora così considerato e aiutato]  da uno a cui le palle si saranno disintegrate a furia di farsele stritolare da porci, cani, mafiosi, papponi,  mignotte e dell’utri: tutto il peggio è passato nelle sue case e nelle sue cose.
Uno a cui il presidente della repubblica, invece di sgridarlo, faceva le coccole così come si fa col  figlio discolo a cui si concede il capriccio sperando che metta la testa a posto, per questo ha taciuto più e più volte quando firmava tutto l’inimmaginabile per paura che facesse nientemeno che il colpo di stato.
Un paese intero sotto scacco di un disonesto per natura, uno che non ha mai avuto la benché minima concezione di quel che significano parole come lealtà, onestà e rispetto e la loro applicazione nel concreto, cose che dovrebbero essere i fondamenti per la vita di un normale cittadino, figurarsi per chi aveva promesso la famosa rivoluzione liberale a gente evidentemente peggiore di lui che lo ha sostenuto e che sarebbe pronta a farlo ancora; uno sul quale si era già detto così tanto vent’anni fa per farsi passare la voglia perfino di prenderci un caffè al bar.
Ma invece di evitarlo –  ed evitarCElo soprattutto – di tenerlo a debita distanza, di porre rimedio al danno fatto quando qualcuno ha pensato che tutto sommato uno che aveva ricevuto in dono un partito politico da chi frequentava le sue case e cosa nostra potesse avere davvero i requisiti  giusti per fare il presidente del consiglio gli è stato permesso TUTTO; c’è stata una gara bi e tripartisan a chi lo accontentava meglio e di più.
E ancora oggi gli viene permesso di avere voce in capitolo nelle cose di tutti, nella politica: l’interlocutore da rispettare, ascoltare,  al quale stringere la mano e andarci – sobriamente -a pranzo insieme.

Le sue pigioni
Marco Travaglio, 20 novembre

In attesa di sapere se sappiamo proprio tutto del sequestro più pazzo del mondo, quello del ragionier Spinelli (“Spinaus” per gli amici e soprattutto le amiche), un elemento balza subito agli occhi: i rapitori dovevano conoscere davvero bene non solo i movimenti di Spinaus, ma anche l’indole profonda del Caimano. Intanto sapevano benissimo che, chiamato al telefono dal suo contabile e accortosi — come dice lo stesso Spinelli ai pm — che era tenuto in ostaggio da qualcuno, non avrebbe avvertito le forze dell’ordine (come nel 1975, quando evitò accuratamente di denunciare il primo attentato alla sua villa di via Rovani a Milano). Sapevano anche di potergli tranquillamente chiedere un riscatto senza timore di essere denunciati. Forse avevano letto le intercettazioni del 1986, quando B., subito dopo il secondo l’attentato in via Rovani, chiamò Dell’Utri per attribuirne la colpa all’amico Mangano (“un segnale acustico… ma fatto con molto rispetto, quasi con affetto”) e raccontare di aver detto ai carabinieri: “Se (Mangano) mi avesse telefonato, io 30 milioni glieli davo!”. O quelle del 1988 con l’immobiliarista Renato Della Valle, a cui B. confidò che la mafia minacciava di uccidere Piersilvio, ma lui naturalmente non aveva denunciato nulla, anzi: “Se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni”. O magari hanno letto la sentenza della Cassazione su Dell’Utri: fin dai primi anni 70 “Berlusconi raggiunse un accordo di natura protettiva e collaborativa con la mafia per il tramite di Dell’Utri” e pagò “cospicue somme a Cosa Nostra” senza mai denunciare alcuna estorsione. Di sicuro i sequestratori conoscevano i punti deboli di B.: siccome Dell’Utri per sua fortuna ha la scorta, era più semplice acciuffare Spinelli, l’altro custode di altrettanti segreti, non solo quelli di via Olgettina. E soprattutto sapevano quale esca usare per farlo abboccare all’amo e scucirgli qualche milioncino. Basta frullare insieme le parole-chiave Fini, giudici, De Benedetti, lodo Mondadori, Ruby e il gioco è fatto (poi purtroppo il capobanda
ha voluto esagerare con le scarpette rossonere del Milan, e s’è tradito). Spinelli racconta che, di fronte alla “rivelazione” di un complotto di Fini e dei giudici del lodo Mondadori, gli avvocati Ghedini e Longo scoppiarono a ridere, ritenendo impossibile che il presidente della Camera potesse (o volesse) pilotare il Tribunale di Milano. Ma il loro illustre cliente, come diceva Montanelli, “è un bugiardo sincero: crede alle bugie che racconta”.
Dunque questi rapitori sono anche dei sottili psicologi: sapevano che, per lui, Fini l’ha mollato a causa di un complotto, non semplicemente perché non ne poteva più di votare leggi vergogna; e, per lui, è a causa di un complotto se il Tribunale l’ha condannato a risarcire l’Ingegnere per lo scippo Mondadori, non semplicemente perché la sentenza che annullava il lodo l’aveva comprata Previti con soldi suoi. Insomma, sono andati sul sicuro. Il fatto, poi, che fossero dei pregiudicati li rendeva ai suoi occhi più affidabili: come fossero di casa. Lui ha provato a farli scappare, ritardando di 16 ore la denuncia del sequestro (“fatto con molto rispetto, quasi con affetto”). Purtroppo non è riuscito ad abolire le intercettazioni e a estirpare quel cancro della Boccassini, così quelli sono finiti in galera. Resta il fatto che ormai il primo che passa, anche un albanese, può chiedergli ciò che vuole (soldi, gioielli, donazioni, candidature, affitti gratis, acquisti di ville a prezzo doppio) dicendo di sapere qualcosa di lui: e il pover’ometto, nel dubbio che sia vero, paga. Ecco perché si rifugia sempre più spesso in Kenya. Se resta due giorni di seguito in Italia, lo spolpano. Per lui Briatore è la madonna consolatrice degli afflitti. Anzi, degli affitti.