Di proteste e proposte

 

In questo mare è annegata anche l’ultima speranza di un cambiamento moderno, riformista, liberale, democratico davvero. Questa Europa, per come l’hanno costruita e in funzione di cosa è un tragico bluff, un circolo vizioso, una dannazione. E non ce ne potremo liberare.

Il  risultato francese è la risposta, forte e chiara, a tutti quelli che “destra e sinistra non contano”. 
Quelli che vanno “oltre le ideologie”.
Quelli che “non contano i partiti, contano le persone”, le idee. E che idee.
A Strasburgo andrà un eurodeputato nazista tedesco: in momenti e periodi di crisi i popoli si spostano sempre verso la politica più dura, fascista, anche oltre il fascismo pensando che sia quella che poi restituirà una serenità sociale.
“Oltre” è una parola molto bella, sa di eternità, di panorami sconfinati, di libertà senza limiti.
Ma non tutti gli oltre sono uguali, perché ci sono ambiti in cui il confine deve essere netto e ben marcato, quello che chiude a tutte le forme autoritarie già conosciute e sperimentate qual è, appunto, la politica fascista, anche oltre il fascismo, come quella di Marina Le Pen, che non ha mai risolto un solo problema sociale ma ha creato solo disordine, repressione, violenza, assenza di libertà e di qualsiasi forma di serenità.

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Se il pd ha stravinto sui 5stelle nonostante l’alleanza con berlusconi, la vigliaccata di Renzi fatta subire a Letta, la profonda sintonia col criminale, le balle di Renzi e Renzi è perché o la gente ha scelto  di nuovo quello che pensava fosse il male minore o  perché si è spaventata pensando che il nuovo non fosse poi così affidabile.

Nel paese normale la lega di salvini che in Europa viene trattata – giustamente – a calci nel culo veri e non metaforici non prenderebbe più voti della lista di Tsipras. La Grecia si è ripresa la sua polis, gli altri paesi, compresa l’Italia, fanno schifo al cazzo. E meritano di sprofondare.

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Spero vivamente che la batosta inflitta al movimento sia utile a far capire quello che in questi mesi, modestamente, cercavo di spiegare anch’io. 
E l’ho continuato a fare anche mentre la mia lista facebook si assottigliava, mentre leggevo le bacheche dei cosiddetti amici che lanciavano anatemi offensivi, accuse miserabili verso tutti quelli che cercavano di dire ai movimentisti vinciamonoisti che la filosofia della volgarità, dell’insulto, della minaccia, dell’io sono meglio di te senza dimostrarlo nei fatti alla conta che conta non paga. Stamattina di sfuggita ho letto in una bacheca fb  cinquestellata che Rodotà e Zagrebelsky sono dei coglioni perché hanno votato la lista di Tsipras.  A tutto c’è un limite.
E  non basta essere onesti, che la svolta culturale di cui ha parlato Di Battista non passa per una campagna elettorale modulata sul tono di voce più alto, sull’eccesso, sull’iperbole esagerata e violenta; in questo modo non passa nessun messaggio positivo e convincente.
Un movimento di gente fatto dalla gente non potrà mai sfondare se quella gente continua a difendere il modus operandi di chi lo rappresenta anche quando è oggettivamente ed evidentemente indifendibile.
Se non si mette in testa che la politica è anche, e come no, una questione di linguaggio, che i cori da stadio vanno bene allo stadio.
Un movimento di gente fatto dalla gente avrebbe dovuto essere più intransigente con chi andava in piazza a urlare epiteti, trivialità che soddisfano forse le pance ma non saziano le menti, soprattutto quelle di chi forse ci avrebbe voluto provare a dare fiducia alla politica fatta dalla gente per la gente.
E questa sconfitta dispiace soprattutto a chi crede nella democrazia fatta di alternanze, di voci diverse, di persone che si attivano per dare un contributo utile alla causa di tutti.
Perché io ho gioito quando i 5stelle alle passate elezioni hanno raggiunto un risultato inimmaginabile per dei non professionisti della politica, mi dicevo che la politica, quella tradizionale, napolitana, da quel momento in poi avrebbe sentito il fiato sul collo di chi controllava il suo operato, e che forse per la prima volta nella storia di questo paese maggioranza e opposizione avrebbero potuto rendersi un favore reciproco: la maggioranza lavorando meglio perché sotto controllo e l’opposizione crescendo in base a quello che la gente le avrebbe chiesto di fare: alle esigenze e alle necessità vere di un paese allo stremo psicologico, prim’ancora che economico e sociale.
Invece è stata una delusione continua, un’innalzare sguaiatamente e inutilmente i toni, senza fare nulla di veramente politico per dare un senso al consenso, allontanando quella gente che non per dispetto ma per una voglia sincera di trasformazione e cambiamento nella politica avrebbe fatto un passo verso la novità.
Invece così non succederà niente e le voci che in molti abbiamo cercato di contrastare, quelle della propaganda spicciola, della stampa serva e inchinata alla politica che si dimentica della gente ma si ricorda molto bene di se stessa da ora in poi avranno altri argomenti e li useranno, anzi, già lo stanno facendo, e quando ri_parleranno i vecchi tromboni che in tutti questi mesi ci hanno allietato da quotidiani, talk show, dalla solita radio non potremo andare a nasconderci da nessuna parte.
Tutto questo perché non è stato usato l’unico ingrediente necessario a condire la battaglia politica che è l’intelligenza, quella – appunto – che non basta dire: noi siamo meglio di loro senza dimostrarlo poi nei fatti e nelle azioni.

Chi ha fatto della comunicazione diretta il suo cavallo di battaglia ha dimostrato di non capire nulla di come poi va usata. E se i 5stelle hanno perso tre milioni di voti invece di guadagnarne ancora malgrado i fatti che nel frattempo erano e sono  accaduti, arresti, vicende di corruzione, l’Expo, significa che l’idea di una democrazia liquida, orizzontale, che parte da quel basso che dovrebbe pretendere il meglio ma poi si accontenta dei vaffanculo in piazza, non affascina. Grillo quel patrimonio ottenuto alle elezioni passate non l’ha fatto fruttare, in tutto questo tempo ci ha giocato al più bello del reame, la gente se n’è accorta e l’ha punito.
E sarebbe bello sapere con chi avrebbero lavorato i 5stelle in Europa, loro che hanno sempre rifiutato anche il minimo contatto, quegli accordi che in politica sono necessari per produrre qualche risultato utile. Se la proposta è solo protesta non si vince.
Alla protesta vanno aggiunte azioni propositive, produttive, insomma, essere pro è molto più utile che essere contro a prescindere.
Non si vincono le elezioni ipotizzando tabule rase, processi e tribunali di piazza.

Gli sputi non vanno mai bene, sia reali che virtuali.
E se Grillo fosse onesto fino in fondo oggi il processo dovrebbe farlo solo a se stesso.

 

 

 

 

 

 

Berlinguer a quelli che parlano di tribunali del popolo avrebbe dato un calcio in culo

Altroché usare una figura specchiata come la sua per legittimare un’azione politica molto spesso oscena, violenta e volgare, che non ha nulla, ma proprio nulla di quella sinistra che caratterizzava Enrico Berlinguer e il suo modo di intendere la politica. Bisognerebbe smetterla di  usare gente che non può rispondere per farle dire cose che non avrebbe nemmeno mai pensato.

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“Il voto alle europee non è un test sul governo in carica…”

…disse quello che solo per aver vinto le primarie di partito pretese ed ottenne la cacciata di Letta per fregargli il posto. 
Perché se non sono un test le elezioni europee figurarsi se lo può essere un’iniziativa di partito che non riguarda tutti i cittadini e non ha alcuna valenza istituzionale. 
Non bisognerebbe dimenticare che Renzi sta lì solo grazie al risultato delle primarie del pd, diversamente Enrico avrebbe potuto restare sereno per chissà quanto ancora.
Ma nel paese dalla memoria del pesce rosso Renzi può dire quello che vuole: una volta che le elezioni non legittimano e un’altra invece che lo fanno. E il fatto che lui non sia stato legittimato da nessuno, oltre ai voti ottenuti alle primarie passa in second’ordine.
Renzi cerca i voti dei delusi dai 5stelle, invece di pensare ai delusi del suo partito che sono tanti, berlusconi idem ma questa è la sua ultima spiaggia e va capito: è un pover’uomo.
Grillo cerca i suoi e li avrà perché fra i tre è, che piaccia o meno, l’unico che ha mantenuto la coerenza: un leader di partito non va a caccia dei voti degli altri ma li cerca fra la gente che condivide la sua linea politica, esattamente come fa Tsipras che non parla degli altri in modo compulsivo, trasformando la campagna elettorale in un test su se stesso ma di quello che vuole fare lui che ha già dimostrato di saperlo fare.

Cerchiamo di favoleggiare poco di percentuali e di influenza nella politica centrale a proposito della lista di Tsipras, perché questo è lo stesso giochino che ha sempre fatto e continua a fare la politica, quella brutta di sistema e dei partiti quando elemosina il cosiddetto voto “utile”, in qualche caso necessario come ci ha ricordato anche l’ottimo Scalfari domenica scorsa e damigella Moretti, pd [tutti, perfino forza Italia e Ncd ma non i 5stelle].
Un’utilità che fin’ora ha sempre premiato la politica e mai i cittadini.
Per me l’unica utilità è andare a votare secondo il mio pensiero, non in base a quello che potrebbe succedere se…
Diversamente vado al mare, in questa stagione si sta d’incanto.

In un momento in cui sta diminuendo sensibilmente la considerazione per quella volontà del popolo che caratterizza ogni democrazia regolare io, che di politica capisco poco e niente, credo che l’unico modo per riprendersela sia spostarsi più a sinistra che si può.
Perché gli interessi del popolo storicamente non li hanno fatti altrove.
Poi ognuno è libero di convincersi, se gli fa piacere, che non sia così, io però siccome mi ricordo che c’è stato un tempo in cui era così e anche con fatica, con quella lotta dimenticata una manciata di diritti a questo paese non l’ha data la destra non mi sono mai fatta sedurre da chi ha provato a convincermi che non è così.
Che mi devo adeguare all’urgenza. 

Chi è convinto della sua scelta non si deve agitare cercando di convincere che ci sono voti giusti o sbagliati.
Perché c’è chi il suo giusto se lo costruisce anche con fatica fino a trasformarlo in una questione di principio, di coscienza, prim’ancora che di coerenza: l’unica cosa che si può sempre rimodulare rispetto al presente che ci riguarda.

Difficilmente mi è capitato di non aggiornare il blog per più di un giorno, due ma sono in una fase di rigetto comunicativo, nel senso che mi sembra di aver scritto tutto quello che si poteva, che, continuando a scrivere più o meno degli stessi argomenti si rischia di somigliare a quelli che tutti i giorni e tutto il giorno sono ovunque, in radio, nelle televisioni, a vendere i loro progetti di speranza, ché a parole si fa presto.

E non mi piace la violenza, non mi piace chi, a tre giorni da un voto importante vaneggia di processi popolari, di tribunali del popolo per infiammare un dibattito che non ha bisogno di ulteriori escandescenze.
Non mi piace chi dice che non se ne andrà quali che siano le decisioni del popolo, cosa che invece non pensava quando qualcun altro è stato costretto ad andarsene non dopo una scelta di popolo ma di chi ha pagato due euro per votare un segretario di partito, non il nuovo presidente del consiglio. 
Non mi piace accendere il televisore e trovare la faccia di Renzi ovunque, in diretta, in differita, registrata dall’ultima trasmissione a cui ha partecipato.
C’è una buona parte dell’informazione che non va processata ma educata sì, perché anche se coi toni sbagliati ha ragione chi dà la responsabilità di questo Matrix a ciclo continuo a chi usa in modo sconsiderato un mezzo importantissimo che dovrebbe servire a responsabilizzare l’opinione pubblica, non dividerla in opposte fazioni sempre in guerra. 
E non ci si può difendere se anche mentre si cerca semplicemente un film passando nel menù di Sky bisogna trovare la faccia di Renzi, di Grillo e di berlusconi. Questa non è una campagna elettorale, è accattonaggio molesto, stalking. Andrebbero denunciati tutti per disturbo alla quiete pubblica. E visto che quello è un palinsesto obbligato, è impossibile sottrarsi a questa violenza è però possibile rallentare il passo almeno qui, guardare oltre quello che ci obbligano a vedere. 

Ed è quello che ho deciso di fare in attesa di questo ipotetico Armageddon che avverrà.

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Il maggiordomo – Massimo Rocca, Il Contropelo di Radio Capital

Io ve l’ho detto che siamo ai confini della realtà. “Svelate le mire di Grillo e Casaleggio vogliono fare i ministri”, tuonano dal Pd. Invece Renzi e la Madia vogliono servire il popolo e Berlusconi e Brunetta fanno politica perché si annoiano. Ma va bè. Volevo invece ricordarvi perché i governi tecnici o del presidente sono un male. Tra tre giorni voteremo anche per giudicare il nostro passato. E non potremo attribuire le colpe, perché spero siamo d’accordo che colpe nel come siamo messi ce ne sono. Chi è il colpevole? Berlusconi certo, ma non oltre il novembre 2011. Oppure no, anche dopo, visto che è stato in maggioranza fino all’ottobre scorso. Il Pd, sicuramente non fino al 2011, ma dopo? In maggioranza da tre anni e al governo da 15 mesi. Renzi? fino a febbraio no, ma adesso uno zero virgola di meriti e colpe spetta anche a lui. Dunque hanno governato tutti e non possiamo presentare il conto a nessuno. Oddio a pensarci bene un colpevole di quello che ho detto però c’è. Vivo e vibrante.

 

 

“Cazzate”

Monti attacca: “Bersani infantile
B. compra voti”. Lui replica: “Cazzate”

Sottotitolo: simpatico il console americano che avvisa i compatrioti sui pericoli di Milano, città «violenta». Vorrà dire che i milanesi per vivere tranquilli potrebbero trasferirsi  in quel di New York, nota roccaforte di sicurezza dove la criminalità è stata debellata come il colera e il vaiolo.   

La microcriminalità è un fatto comune relativo all’umanità e non ai paesi alle città o, peggio ancora alla nazionalità.

Qui non abbiamo il secondo emendamento che autorizza stragi e omicidi.

Quella del console è stata un’uscita scomposta e del tutto fuori luogo, perché questa rischia di  diventare come la storiella che a stuprare le donne in Italia sono i cattivoni che vengono da fuori anziché i bastardi che sono sempre stati dentro.

E comunque a due settimane dalle elezioni NON SI FA una cosa del genere che ha per forza una conseguenza politica, Milano ha un sindaco di centrosinistra, la vogliamo consegnare alla lega così la mette in sicurezza a modo suo?

Il dialogo elegante di Berlusconi
con l’impiegata: “Quante volte viene?”

 

Berlusconi e la segretaria: “Lei viene? E quante volte? Vuol girarsi?”

L’ex premier in visita in un’azienda di Mirano dialoga a colpi di doppi sensi con una impiegata. La platea lo applaude e ride divertita.

Le allusioni sessuali di Berlusconi all’impiegata (FOTO, VIDEO)

“Si giri” e le guarda il fondoschiena


Non ho mai pensato di dovermi vergognare o imbarazzare per conto terzi come tutti quelli che si vergognavano che a rappresentare l’Italia nel mondo fosse silvio berlusconi, e ci mancherebbe altro; che si vergogni lui  di essere quel che è, io non c’entro nulla con lui né con le platee di quegl’imbecilli che ridono alle sue battute, che si divertono con le sue volgarità. 

E si vergognasse soprattutto chi ha permesso ad una persona simile  di avvicinarsi alla politica e di rappresentare lo stato italiano.

Quello che mi dà fastidio, che mi ha dato sempre fastidio è che altre donne, scrittrici, giornaliste, intellettuali poi si debbano sperticare, riempire pagine di giornali  per difendere QUEL tipo di donna che anziché rispondere all’erotomane incallito come avrebbe meritato si presta al gioco, risponde divertita, si gira alla richiesta di mostrare il culo. Oppure le donne come la Carfagna che ieri sera si è risentita per la battuta di un comico pretendendo le scuse; scuse che invece le donne  come lei dovrebbero porgere, e sarebbe sempre troppo tardi,  per aver contribuito in solido al decadimento della benché minima idea di rispetto nei confronti del genere femminile italiano.
La signora si offende per la battuta del comico? stare al fianco,  sostenere un puttaniere è un esercizio di virtù, invece?

Queste non sono vittime e io non spreco un attimo del mio tempo a cercare di comprendere come ci si possa far avvicinare, da donna,  da  un simile figuro in quel modo senza reagire, stargli vicino per convenienza. Difenderlo, addirittura, come fanno puntualmente le donne presenti nel suo partito. Mentre con uomini così le donne Donne – quelle che non pensano che la dignità sia qualcosa che si può riporre e tirare fuori come un cambio di stagione –  non prenderebbero nemmeno un caffè.

Se una donna è stupida, lasciasse stare la questione di genere.
Non se la prendesse con gli uomini che la trattano, giustamente, da stupida.
Perché la colpa non è di chi approfitta della stupidità di una piccolissima donna che invece di rispondere con un manrovescio alle battute triviali  del telecafone impunito acconsente divertita.

Sicuramente chi usa il suo potere per plagiare, sedurre, abbindolare ha sempre torto, specie quando quel potere è esagerato, ma qui stiamo parlando di un episodio che poteva essere risolto in un altro modo.

Non è necessario essere accondiscendenti e stare al gioco sempre, quando si ha a che fare con silvio berlusconi. 

Se una donna non sa mettere al suo posto un cafone, la colpa non è del cafone, perché lui  è quello che è ma è stato sempre agevolato,  SOPRATTUTTO dalle donne. 

E chissà se anche Francesca  Pascale,  la ventottenne presentata in società come la fidanzata di silvio berlusconi scriverà una letterina a qualche quotidiano per pretendere le scuse dal distributore automatico di ciarpame senza pudore.

Se avesse risposto così anche lei, sarebbe entrata nella storia:

L’Italia è una Repubblica, fondata sul lavoro

Sottotitolo: il comunismo ha fallito, dice Napolitano, dunque ex appartenente al PCI poi diventato uno dei cosiddetti “miglioristi”, cioè quelli che volevano essere di sinistra ma anche no [proprio come quelli di oggi], quelli che volevano riformare per – appunto – migliorare ma non abbiamo ancora ben capito cosa, visto che non c’è traccia alcuna di riformismo e né tanto meno, di miglioramento, in Italia. Proprio e specialmente nella politica che, anzi, un livello più basso e infimo del nostro di questi ultimi anni non l’aveva più avuto dai tempi in cui il parlamento era stato trasformato in un allegro bivacco di manipoli.

Ora, giusto per capire, ma a quale comunismo si riferiva,  il presidente, a quello sovietico, cinese, quello delle dittature, dei gulag oppure a quello italiano?  vedere casa pound e forza nuova alle tribune elettorali nel 2013 è stato un bel successo democratico? fatico a comprendere, ecco.

Se avessimo avuto un giornalismo meno servile e servo la domanda da fare a Napolitano sarebbe stata questa: “se il comunismo ha fallito il capitalismo e il liberismo cos’hanno fatto? Cosa ha prodotto consegnare la politica a quel potere economico verso il quale doveva essere proprio la politica ad esercitare un controllo serio, severo, rigoroso, anziché diventare lei la controllata e noi cittadini le vittime di entrambi?”

Penso, sinceramente, che si debba smetterla col voler paragonare a tutti i costi il comunismo italiano con quello che ha davvero prodotto “miseria, terrore e morte” come ci ha insegnato berlusconi, l’amico intimo del “sincero democratico”, comunista,  Putin.
Perché è una forzatura tesa a portare fuori strada, a far continuare all’infinito la polemica che “destra e sinistra” non devono più essere considerate. Io invece le considero, eccome, perché se  questo fosse un paese normale dove ci sono una sinistra e una destra, non una DC mascherata da partito riformista ma che non riformerà un cazzo di niente e  una ridicola caricatura del ventennio fascista che oggi si fa rappresentare dal disonesto tycoon in odor di mafia e malaffare la lotta contro il liberismo sfrenato, senza regole e controlli che ci ha condotto al fallimento dovrebbe essere un obiettivo comune alla destra e alla sinistra.

Che paese è quello dove un uomo si suicida per ricordare a tutti, anche al presidente Napolitano che è – sempre – in tutt’altre faccende affaccendato che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro? 

Dice d’alema che lui non ha paura di Grillo ma gl’italiani sì, devono averla.

A d’alema io non crederei nemmeno se fosse stato lui a stabilire che la terra è rotonda e gira intorno al sole; perché la fiducia bisogna sapersela conquistare, e mantenere, e il signor d’alema ha dimostrato – impegnandosi molto peraltro – di non essere per niente una persona politicamente affidabile, anzi.
Nei dintorni di Repubblica [il giornale, nella fattispecie sempre per l’opinione del direttore Zucconi]  invece l’obiettivo è stato spostato verso Ingroia, la cui candidatura sarebbe così inutile da aver raggiunto il livello del “chi me l’ha fatto fare”.

Questa campagna elettorale è brutta per contenuti, volgare per berlusconi, squallida per toni e termini, arrogante perché “o mangi ‘sta minestra o salti dalla finestra”; non sono questi gli argomenti per convincere la gente di essere migliori. 

E chi fa propaganda per conto suo o – e sono la maggioranza – per conto terzi, e la fa male, usando gli stessi toni della politica invece di indurre ad una riflessione seria non fa che creare altra confusione e produrre altre brutture delle quali, ma davvero, non c’è alcuna necessità.

Bastano e avanzano quelle a cui assistiamo ormai da settimane.  

Se invece di osservare le otturazioni dentali di Grillo e la forfora sulla giacca di Ingroia si parlasse di più delle balle quelle sì, pericolose, altro che temere Grillo come suggerisce lo skipper alle cime di rapa che si guardò bene dall’invitare gli italiani a temere berlusconi ma anzi, lo ha agevolato verso una lunga e redditizia carriera politica, forse quel venti per cento di  gente disposta a rivotare l’impostore bugiardo e disonesto si potrebbe ridurre.

Ecco perché confido davvero che, a parte quel venti per cento di indefinibili creature che voteranno ancora il più bugiardo di tutti, il resto degli italiani dia a questi arrogantoni presuntuosi la lezione che si meritano.

Che non vuol dire votare necessariamente il MoVimento o Ingroia ma fargli capire che non è la loro idea di “sinistra” di cui c’è bisogno in questo paese.

I capponi di Renzi
Marco Travaglio, 10 febbraio

Il sindaco di Firenze, anzi di Firenzi, Matteo Renzi accusa Ingroia e Rivoluzione Civile di “autogol” perché farebbe “vincere Berlusconi”. Bersani ripete che “c’è un solo voto utile per battere la destra ed è il voto al Pd”. Per carità, in politica e soprattutto in campagna elettorale ciascuno tira l’acqua al suo mulino. Ma c’è qualcosa di intellettualmente disonesto nel ricatto “o voti Pd o vince B.”. Non stiamo qui a ricordare tutte le volte in cui il centrosinistra resuscitò B. da morte sicura, o accusò noi antiberlusconiani di impedire il dialogo con B. e il reciproco riconoscimento fra destra e sinistra (prima l’accusa colpì i girotondi, poi fu usata dai vertici Ds per cacciare Colombo e Padellaro dall’Unità). Nel 2008 il neonato Pd predicava “le riforme insieme” a B., tant’è che in tutta la campagna elettorale Veltroni evitò accuratamente di nominare “il principale esponente dello schieramento a noi avverso”. E nel 2011 gli astuti strateghi del Pd dichiararono chiusa l’era del berlusconismo e dunque dell’antiberlusconismo (posti sullo stesso piano). I più furbi studiavano un salvacondotto per accompagnare B. alla tomba, essendosi bevuti l’ennesima balla: quella del suo ritiro in favore di Alfano (figuriamoci), con tanto di primarie Pdl (rifiguriamoci). Del resto, sentir dire da Bersani “faremo subito le leggi sul conflitto d’interessi, il falso in bilancio e la corruzione”, fa cascare le braccia: se fosse Renzi a dirlo, qualcuno potrebbe anche crederci, perché Renzi non era al governo né in Parlamento nelle cinque legislature della Seconda Repubblica in cui non si fece nessuna di quelle leggi, anzi se ne fecero parecchie di segno opposto. Ma Bersani in Parlamento e al governo c’era, dunque farebbe bene a non pronunciare più le parole conflitto d’interessi, falso in bilancio e anticorruzione finchè le relative leggi non saranno sulla Gazzetta Ufficiale. E poi una legge anticorruzione il Pd l’ha appena votata assieme ai suoi alleati nella maggioranza che sostiene Monti, guidata dal Pdl, con cui governa da 14 mesi. Una legge finta, anzi dannosa, che riduce le pene per la concussione: guardacaso, proprio il reato di cui risponde B. al processo Ruby. Come può chi governa da 14 mesi con B. accusare Ingroia o Grillo di fare il suo gioco? Dei leader attualmente in campo, gli unici che non hanno mai governato con B. sono proprio Ingroia e Grillo (Monti, Bersani, Fini, Casini e Maroni sono stati tutti in maggioranza con B., chi una, chi più volte). Ma soprattutto: se il Pd teme di perdere le elezioni a causa di Rivoluzione civile, perché non si è alleato con Rivoluzione civile prima del voto e non vuol farlo nemmeno dopo? Ingroia aveva offerto un’alleanza prima del voto: nessuna risposta. Ora offre un’alleanza dopo il voto: nessuna risposta. Anzi, picche. Invece Bersani annuncia a ogni pie’ sospinto che, dopo il voto, governerà con Monti (e tutto il cucuzzaro dei Fini e dei Casini), logorando Vendola ed escludendo a priori Ingroia. Di chi è dunque l’autogol? Renzi voleva addirittura cacciare Vendola dal centrosinistra, col risultato di sprecare i suoi voti, visto che Sel è data dai sondaggi sotto la soglia minima del 4% richiesta per entrare almeno alla Camera. Intanto B., com’è giusto fare col Porcellum che Pdl, Pd e Centro non han voluto cancellare, schiera una coalizione che tiene dentro tutta la destra. La sinistra invece, come al solito, è in ordine sparso. Di chi è dunque l’autogol? Forse occorrerebbe un po’ più di umiltà e di rispetto per gli elettori. Chi vota Ingroia o Grillo lo fa perché preferisce programmi e comportamenti magari ingenui o sbagliati, ma radicalmente diversi dalla solita minestra fallimentare vista e rivista per vent’anni. 
Quei voti non appartengono a Ingroia o a Grillo, ma a quei cittadini. E chi vuole quei voti deve parlare a quei cittadini. Anzi, avrebbe dovuto.

Restituiscici l’Italia e chiudiamola qui. #virestituirò

Sottotitolo: caro Pd, laddove l’acronimo sta per Partito Delusione, accetta questo mio piccolo messaggio nella bottiglia. Non sono un tuo elettore, perché ho altre forme di masochismo, ma capisco (e rispetto profondamente) chi ti vota. E spero che, le prossime elezioni, le “vincerai”. Sarebbe il male minore. Leggo adesso i tuoi strali su Berlusconi, che – garantiscono i Letta e i D’Alema – è “tornato”. Mi duole dirti che, in realtà, mai se n’è andato. E ancora una volta sei stato il solo, (poco) caro Pd, a non capirlo. Per sconfiggerlo – per sempre – c’era un modo facile facile: andare al voto un anno fa. Bastava poco. Avresti eliminato politicamente il Caimano. Avresti disinnescato il Grillo crescente (che tanto detesti). Avresti evitato la discesa in campo di Ingroia (un altro che odi). E avresti pure evitato, tu e i tuoi Scalfari, di innamorarti inutilmente di Mario Monti (salvo poi scoprire chi sia realmente Monti, coi tuoi soliti anni di ritardo). Era facile. Ma non hai voluto. E adesso, con i tuoi errori, uno dopo l’altro, siamo al punto di partenza. Ecco: sai cosa c’è, caro Pd? Che, da cittadino italiano, mi sarei veramente – e neanche troppo educatamente – fracassato gli zebedei di pagare sulla mia pelle le tue colpe, la tua nomenklatura polverosa e il tuo lassismo. Se Berlusconi esiste da vent’anni, è perché da vent’anni gioca senza avversari. O – peggio – con avversari finti. Per questo non posso votarti. Per questo non posso perdonarti. Con (relativa) stima, sperando in un improbabile tuo ravvedimento.

Non tuo, Andrea Scanzi.

(Andrea Scanzi è il giornalista del Fatto Quotidiano che ha recentemente ricordato alla nipote di suo nonno che il fascismo, come la mafia, è una montagna di merda)

Preambolo: Ruby, ok al legittimo impedimento 

Secondo me però non dovrebbe esserci  nessun impedimento, né tanto meno legittimo perché il cittadino silvio berlusconi non si possa presentare in tribunale.

E, se come ci fanno sapere i suoi angeli custodi longo e ghedini   sarebbe impossibilitato a presentarsi in tribunale  perché troppo impegnato ad occupare radio e tv e sono le emittenti a decidere gli appuntamenti televisivi , le emittenti smettessero di invitarlo in televisione.
Gli italiani si sacrificheranno volentieri per una giusta causa.
A nessun cittadino sarebbe permesso di prendersi gioco della magistratura e di un popolo intero per motivi risibili come questo. E questo non c’entra niente con chi ha votato il cittadino/imputato silvio berlusconi ma c’entra molto con chi ha permesso che cose come questa, che non succedono in nessun altro paese, qui diventassero la consuetudine. berlusconi è l’unico a non essere candidato a NIENTE ma  è al centro della scena di questa campagna elettorale da protagonista assoluto,  e non ci sta perché se la prende ma perché gliela danno.

Mandatelo, almeno, in terza pagina se proprio non ce lo possiamo evitare. Le nostre campagne elettorali sono quanto di più squallido possa avvenire: insopportabili per toni, termini, ma soprattutto per le persone che si propongono a guidare questo sciagurato e sfortunato paese.

Per quella bizzarra regola che la maggioranza vince anche quando esercita i suoi diritti in modo superficiale o, peggio ancora pensando di poter trarre un vantaggio personale non preoccupandosi affatto di quali conseguenze potrà avere poi il suo agire, i risultati del voto degli altri li subiamo tutti. 

Così, come abbiamo subito berlusconi per un periodo simile più ad una dittatura e non equilibrato da quella che una volta si chiamava alternanza democratica, anche stavolta saremo costretti a subire un esito elettorale che ci consegnerà nelle mani di un governo debole perché composto dalle solite “anime diverse” e cioè praticamente da chi ha scelto di  essere né carne né pesce, di sinistra ma anche no, di centrosinistra ma strizzando l’occhio a Monti.  Con una sinistra forte all’opposizione berlusconi non sarebbe ancora qui, anzi, probabilmente non avrebbe mai messo piede in parlamento.

Bastava la legge sul conflitto di interessi per liberarsi di lui.

Invece  tutti si sono fatti le pippe per vent’anni al ritmo di “non si demonizza l’avversario”, “l’avversario va sconfitto politicamente” e tutta una serie di balle inenarrabili e inconcepibili per un paese civile.

Dopo averlo fatto entrare non hanno saputo trovare il sistema per liberarsene, o non l’hanno voluto trovare;  la nostra sinistra furbacchiona ha barattato il conflitto di interessi con quel che le tornava utile perché risolvere quello di b significava poi doversi occupare anche degli altri, quindi come c’insegna la recente vicenda del Monte dei Paschi, anche dei loro.  

Mussari, amico di Tremonti, quello che dopo aver fatto fallire MPS invece di andare in galera è stato promosso a presidente di TUTTE le banche italiane  è stato voluto da d’alema, non l’ha portato la fatina dei dentini.

E se solo ogni tanto ci ricordassimo tutti che b era INELEGGIBILE per Costituzione  forse capiremmo meglio e di più di quello che è successo in Italia in questi ultimi diciotto anni.


E invece ci troviamo di nuovo davanti persone, perlopiù quelle di sempre esclusa qualche rara eccezione, che, mentre pensano a tutte le loro ottime strategie il cui unico risultato  prodotto fin’ora è stato  perdere punti nei sondaggi si stanno dimenticando nuovamente del loro avversario [o presunto tale] silvio berlusconi e delle sue infinite potenzialità e capacità, perché come scrive benissimo Travaglio da giorni, lo ha scritto anche in anni passati in occasione di altre sfide elettorali, lui racconta sempre le solite balle ma la sua  campagna elettorale la fa, a modo suo perché sa qual è il target di elettori che poi malgrado e nonostante tutto riuscirà a sedurre e abbindolare di nuovo: anche stavolta. 
Ma a centrosinistra Travaglio non lo leggono, e se lo leggono non lo considerano, molto meglio dar retta ai famosi editoriali dell’opportunista voltagabbana di largo Fochetti  o a tutto il giornalismo “autorevole” di ex quotidiani come l’Unità e il Corriere della sera i quali, insieme a Repubblica hanno stravolto le loro linee editoriali a beneficio del cosiddetto voto utile: a chi, non è dato sapere o forse sì.
Col risultato che, se berlusconi gioca denari loro rispondono – quando e se lo fanno –  puntualmente a coppe, la maggior parte delle volte col due che, lo sanno anche i bambini, non conta niente.
Ieri Fassina ha detto che anche il pd “deve” occuparsi di una grande banca, io che di alta finanza non capisco niente e da sciocca idealista penso che un partito del popolo si debba occupare di fare il bene del popolo e non avere interesse per quello che ha dimostrato di fare male al popolo,  ma di comunicazione un po’ sì, giusto per passione, dico al pd: perché invece di pensare di occuparvi di quel che non vi compete e cioè di gestione dei soldi degli altri e di farlo e farlo fare anche in modo pessimo come ha dimostrato l’odiosa faccenda di MPS  – i politici dovrebbero fare i politici e i banchieri i banchieri e possibilmente entrambi dovrebbero fare il loro mestiere responsabilmente –  non prendete in considerazione l’idea di trovare qualcuno che si occupi seriamente delle vostre strategie di comunicazione che in più di un’occasione, anzi in tutte – considerato l’andazzo di questi ultimi tre lustri – sono andate ben oltre il fallimento totale?
Errare, è vero, è umano, ma in politica reiterare gli stessi errori non è diabolico: fa pensare alla volontà scientifica di non volercela fare, perché se “berlusconi mente sapendo di smentire” [cit.Vergassola], il centrosinistra sbaglia con la consapevolezza di non sapere o peggio – per motivi sconosciuti ai diretti interessati e cioè  noi cittadini –  di non voler  poi riparare ai propri errori così come è già successo per la legge sul conflitto di interessi, e se poi la gente pensa male e non si fida più della politica, non è colpa sua. 
La critica non ha mai ammazzato nessuno: la cattiva politica, come abbiamo visto specialmente nell’anno appena passato sì, può anche uccidere, per non parlare di quanto la pessima gestione dello stato  abbia, specialmente dalla ormai tristemente famosa discesa in campo dell’abusivo,  stravolto e deformato  anche e solo l’idea di Italia non tanto paese civile quanto paese NORMALE.

Wile Coyone
Marco Travaglio, 5 febbraio

Nel 2001 il sociologo Alessandro Amadori tentò di insegnare alla sinistra italiana come trattare B.: prenderlo sul serio quando sembra scherzare e ridergli dietro quando sembra fare sul serio. Non servì a nulla: ancor oggi, dopo vent’anni che lo conoscono (o almeno dovrebbero), i nostri strateghi fanno l’opposto. Che è esattamente quello che lui spera che facciano: continuano pervicacemente a cadere sempre nella stessa trappola, come Wile Coyote contro Beep Beep. Il che spiega perché dal ’94 a oggi la sinistra italiana ha seppellito una dozzina di leader o aspiranti tali, mentre lui è sempre lì. Ora tutti a scandalizzarsi per la promessa di restituire l’Imu in contanti. Per carità, è giusto che la libera stampa smonti l’ennesima balla, spiegando che è irrealizzabile non tanto dal punto di vista tecnico (pure l’eurotassa di Prodi fu restituita), ma da quello finanziario (non c’è un euro). Lui intanto ha già estratto un nuovo coniglio dal cilindro: il condono tombale, che è la specialità della casa, anche se lui stesso il 31-3-2008 giurava al corriere. it : “Basta con la stagione dei condoni. La prossima sarà una stagione di forte contrasto all’elusione e all’evasione fiscale”. Ora gli strateghi s’indigneranno e spiegheranno come e qualmente il condono sia dannoso e vergognoso: intanto lui avrà già sparato un’altra decina di cazzate. Perché lui è sempre oltre: ciò che conta è dettare l’agenda e costringere gli altri a inseguire. Quelli che ancora due mesi fa si bevevano la frottola del suo ritiro dalla politica e già trafficavano per offrirgli in cambio un salvacondotto. Quelli che non hanno ancora capito con chi hanno a che fare: sono troppo spocchiosi per imparare qualcosa, persino da lui. È dal ’94 che aspettano di raccattare la vittoria come un diritto acquisito, senza il minimo sforzo. Perciò, diversamente da Grillo e da B., non s’abbassano a fare campagna elettorale: se ne stanno lì a ridacchiare degli altri col naso all’insù, il ditino alzato, la certezza di essere i migliori, il disprezzo per il popolo (non frequentandolo, non lo conoscono). Grillo? Ma dai, si può avere paura di un comico? 
Berlusconi? Ma chi volete che gli dia ancora retta! Montepaschi? Un normale caso di ladri di polli, la sinistra non c’entra, l’ha scritto Scalfari. I talk show? Ma figuriamoci, ormai sono morti, l’ha detto anche Saviano, e poi la tv non sposta voti, l’ha detto anche Battista. La gente capirà, e se non capisce è colpa della gente: vorrà dire che non ci merita. Intanto il Cainano macina ore e ore di tv e di radio, va persino da Platinette, sfida Santoro per certificare la propria esistenza in vita, spolvera sedie e prende a cartellate giornalisti per sembrare simpatico e inoffensivo, butta 20 milioni per Balotelli smentendo di essere alla canna del gas, riabilita il Duce per acchiappare i voti dei fascisti (ce ne sono tanti, purtroppo) e poi dice che l’hanno frainteso per non perdere voti antifascisti (ne ha anche lui, purtroppo). Insomma, come dice Vergassola, mente sapendo di smentire. Dice tutto e il contrario di tutto per prender voti da chi crede a tutto e da chi crede al contrario di tutto. E gli altri giù a ridere, senz’accorgersi che parlano sempre di lui, anche perché di proprio non hanno nulla da dire. Mai un’idea nuova, una promessa spiazzante, una proposta che sparigli la morta gora del déjà vu. 
E molte bugie, anche a sinistra e al centro: ma meno efficaci di quelle di B., che resta il fuoriclasse da battere. Se Bersani farfuglia “con Vendola per sempre”, quando tutti sanno che dopo il voto imbarcherà Monti, Casini e Fini, con che faccia dà del bugiardo a B.? E se Monti promette di ridurre le tasse che lui stesso ha aumentato, dopo aver detto che non si possono ridurre, quando smentisce B. è il bue che dà del cornuto all’asino. Meno male che si vota fra tre settimane. Un altro mese e gli strateghi riuscirebbero a regalargli la maggioranza assoluta.

[Im]par condicio

Par condicio, “paletti” anche per Monti
Zavoli attacca: “Lui in Rai? Uno sgarro”

Monti ha violato la par condicio.
Però, sobriamente.

E visto che Monti a domenica in non potrà andare nemmeno a fare finta di litigare con Giletti che avrebbe fatto finta di fargli delle domande ma soprattutto di pretendere le risposte, la Gruber, compagna d’avventure del professore in quel di Bilderberg, gli offrirà ospitalità stasera a ottoemmezzo.

Altrimenti, a che servono gli amici? 

Speriamo gli chieda almeno di quando ringraziava b per aver salvato l’Italia dai cosacchi del Generale Occhetto, da giorni nei social network ci si chiede che fine abbia fatto quella puntata del novembre 2010 nella quale Monti ringraziava b per averci salvato dal pericolo comunista: di Occhetto…-))

Sottotitolo: visto che a febbraio manca poco, vale la pena ribadire un semplicissimo concetto che però ai più è del tutto sconosciuto:  “l’Italia è l’unico paese democratico, occidentale  nel quale si smette di parlare di politica, ma soprattutto dei politici nel periodo in cui se ne dovrebbe parlare di più. Una legge per la par condicio così come è concepita qui da noi non esiste in nessun’altra parte del mondo civile, e sono gli stessi paesi, guarda caso, dove non si consente ad un imprenditore disonesto di accedere alla carriera politica. La par condicio sì ma il conflitto di interessi no, qualcosa dovrebbe significare. E spiegare.”

Febbraio è qui, dietro l’angolo, non dimentichiamoci di niente e di nessuno.

I politici, e i tecnici “prestati” alla politica possono dire tutto e il suo contrario sempre, in questo periodo lo fanno molto di più.

E lo possono fare  perché come spiega benissimo Marco Travaglio oggi, i giornalisti non fanno i giornalisti.

Perché il pericolo non è tanto  l’invadenza dei politici in tv, il dramma irrisolvibile è che gli si fa dire quello che vogliono senza contraddirli.

berlusconi ad esempio può cazzeggiare al ritmo di “tolgo l’IMU” perché nessuno, davanti a lui dice che l’IMU è una sua tassa, creata e voluta dal suo governo. E può dire anche di non aver mai detto che Ruby era la nipote di Mubarak nonostante 314 traditori dello stato in parlamento lo abbiano garantito a nome loro e di tutti gli italiani.

E Monti può fare altrettanto circa le decisioni del suo governo [necessario] perché nessuno gli dice chiaro e tondo che quelle scelte hanno solo peggiorato la situazione economica di tanta gente, quella che andava salvata prima delle sue amate banche, per dire. Monti ha gettato qualunque maschera e si manifesta per quello che è. Tuttavia che fosse un modesto servitore dello stato lo potevano credere solo Bersani & C. 

Una cosa è certa: le ali “estreme” nel piddì le ha viste solo Monti. Io è da quel dì che le cerco, che cerco disperatamente qualcosa che somigli ad una sinistra vera in quel partito. Finché si parla del pdl che raccoglie di tutto fra pregiudicati e fascisti tutt’altro che post il ragionamento ci potrebbe anche stare, ma dire che nel pd ci sono “estremità estremiste” è davvero un insulto anche alle intelligenze più semplici, meno scaltre, meno prevenute circa la politica. 

Ci sono molte più frange reazionarie nell’uddiccì di casini, che nel pd di Bersani. 
Estremiste e pericolose.

 

Ma quando capiscono tutto questo,  gli elettori da tg1, barbara d’urso, domenica in e uno mattina?

Chi ha messo in circolazione quel grazioso luogo comune secondo il quale nella vita “non bisogna mai disperare perché c’è di peggio” [di qualsiasi cosa sia già accaduta eccetto la morte ovviamente] ha detto una grande verità.
In molti pensavamo che con berlusconi si fosse finalmente toccato quel fondo dal quale poi poter ripartire – perché, l’America latina insegna – se non si tocca il fondo non si può risalire.
E invece no.
Dobbiamo ancora scavare in questo immondo porcile dove il presidente della commissione di Vigilanza Rai, un arzillo giovanotto di quasi 90 anni può rimproverare un signore chiamato da un altro signore, coetaneo dell’arzillo giovanotto per sistemare i danni di “aver sgarrato” [ma che linguaggio è?] nel merito della sua presenza in televisione dopo che per vent’anni è stato consentito ad un abusivo impostore non solo di sgarrare e di controllare – ma soprattutto occupare e far occupare dai suoi servi indegni e idioti – da padrone e da presidente del consiglio l’intero palinsesto.
Dopo che gli è stato permesso di entrare in tutte le case anche da ospite sgradito, dopo avergli consentito di stravolgere e deformare un paese intero proprio grazie allo strumento televisivo.
E dobbiamo ancora difenderci da altri servi che ancora oggi si permettono di scrivere sui quotidiani che le televisioni non spostano voti, che sì, la gggente la tv la guarda [17.000.000 di persone erano davanti alla tv anche la sera di capodanno, per dire] mappoi quando va a votare è un’altra cosa.
E chissà perché allora se le tv non spostano voti e non sono in grado di orientare le scelte, i gusti e le opinioni della gente non c’è più un posto dove non ci sia almeno una televisione accesa, al ristorante come nella sala d’aspetto di un medico, sul traghetto per la Sardegna, ovunque ci sia un passaggio consistente di persone c’è sempre una televisione accesa sui cosiddetti programmi per le famiglie che invece non sono altro che l’arma più pericolosa di propaganda, da quei programmi viene veicolato di tutto senza che nessuno alzi mai la voce per chiedere di smetterla, di “non sgarrare”.
E la stessa cosa vale per i giornali, soprattutto quelli di proprietà dell’abusivo impostore di cui sopra, letture considerate innocue.
Ad esempio “Chi”, il classico giornale da parrucchiere, che si legge sotto l’ombrellone.
Mentre quella rivista è il vero house organ di b., la sua arma di propaganda più efficace molto più dei suoi quotidiani che vengono acquistati e letti in misura molto minore.
E, solitamente, la gente che si appassiona alle riviste del gossip più becero non è poi interessata anche alla lettura di cose che aiutano a formarsi delle opinioni sane.
Ecco perché la propaganda peggiore si può trovare sfogliando quelle pagine.
In questo paese c’è una quantità impressionante di gente che sa tutto sulle ultime vicende di corna dei vip, su come sono andati a finire X – factor e l’isola dei famosi ma non ha mai aperto un libro che racconta la storia degli ultimi vent’anni. Almeno.
Ed è questo il dramma, pensare che la teoria con cui b., ha deformato e stravolto un paese intero, quella che “la gente quando torna a casa è stanca e non vuole pensare”, alla fine sia la più messa in pratica.
Coi risultati che vediamo, e che tutti siamo costretti a subire.
Ma mi raccomando, non dite a Pigì Battista che la gente che guarda domenica in dove Giletti e berlusconi fanno finta di litigare, l’obbrobrio della d’urso che non ci prova nemmeno a nascondere il suo essere serva del padrone e legge Chi poi va anche a votare, potrebbe restarci male. E non ditegli nemmeno che se al conflitto di interessi è stato preferito il baratto, l’accordo fra “avversari” significa che le televisioni servono, eccome, che a qualcuno hanno dato ben più che da mangiare, nonostante quel che pensava fassino quando ha detto che quella legge non era poi così necessaria perché – appunto – non dà da mangiare. Chiediamolo a berlusconi  che dalla sua famosa discesa in campo ha guadagnato 400.000 euro al giorno se non dà da mangiare, una cifra che  moltiplicata per vent’anni fa una somma abbastanza considerevole, specialmente se si pensa che nel ’94 le sue aziende stavano fallendo e lui rischiava la galera, altroché la presidenza del consiglio.


L’Era Glaciale  – Marco Travaglio, 4 gennaio

Sono vent’anni che alcuni noti paraculi detti “terzisti” ci spiegano come la televisione non sposti voti. Naturalmente lo sanno benissimo che li sposta eccome, tant’è che i politici fanno a gara per andarci, possedendola o almeno controllandola. Ma i terzisti non vogliono prender posizione per non inimicarsi nessuno, e insistono con la favoletta che la tv non conta. Ancora a luglio Pigi Battista scriveva sul Pompiere che “il controllo della Rai, nella Seconda Repubblica, non ha portato ai partiti nemmeno un voto”, con buona pace degli “ossessionati del ‘decide tutto la tv’… un minimo di aderenza ai fatti dimostra che il controllo più o meno soffocante della Rai non ha mai favorito il partito dei controllori”. Ora potrebbe spiegarlo al professor Monti e al cavalier Berlusconi, cioè al nuovo padrone della Rai e al vecchio padrone di Mediaset, che da giorni bivaccano da una rete all’altra in ogni programma a ogni ora del giorno e della notte, con relative piaghe da decubito. Presto l’uno farà capolino dietro i cirri e i nembi del meteo l’altro, per non esser da meno, sbucherà dal segnale orario. Perchè lo fanno, incuranti delle lezioncine dei Pigi? Perchè a ogni comparsata guadagnano punti nei sondaggi, a scapito di chi in tv non c’è mai (o, se c’è, è per esserne massacrato, come Grillo e Di Pietro). Le cose non andrebbero così se in tv i padroni di casa fossero i giornalisti e le balle dei politici venissero rintuzzate a una a una (oggi pubblichiamo una mini antologia delle ultime di B. e Monti). Invece i padroni sono i politici: compreso Monti che, travestito da tecnico, s’è nominato il presidente e il direttore generale Rai (Tarantola & Gubitosi) e il presidente dell’Autorità delle Comunicazioni (il bocconiano Cardani), poi ha gettato la maschera ed è passato alla cassa. Inutile inseguire i moniti dei vertici Rai, i regolamenti e le par condicio dell’Agcom, i gridi di dolore dell’ottimo Zavoli, le batracomiomachie ( ? ) ( tradotto da http://en.wikipedia.org/wiki/Batrachomyomachia “un alterco sciocco” ) fra commissari della Vigilanza che non han mai vigilato su niente. Le chiacchiere stanno a zero, a due mesi dalle urne la partita è chiusa: quella televisiva, e dunque quella elettorale. Chi sta in Parlamento fa il bello e il cattivo tempo in tv, chi sta fuori non può nemmeno avvicinarsi per farsi conoscere dagli elettori. E purtroppo nessuno è autorizzato a indignarsi. Non il centrosinistra, che non ha mai sfiorato il conflitto d’interessi, preferendo mettersi a tavola e raccogliere le briciole (Rai3 e Tg3); e negli ultimi quattro mesi, grazie alle primarie, ha monopolizzato 213 ore nei tg e 21 negli altri programmi fra Renzi e Bersani. Non Monti, che vanta 160 ore di presenza nei soli tg, fra notizie, dichiarazioni e interviste nella sua veste di premier e di candidato-non candidato. Non B., che possiede Mediaset, occupa mezza Rai e, dopo un anno di autoesilio televisivo (per non dover giustificare l’appoggio a Monti), nell’ultimo quadrimestre ha avuto nei soli tg di 100 ore per sé e 325 per il suo Pdl. Non Casini, che è dappertutto. Potrebbe, anzi dovrebbe lamentarsi Grillo, che nei tg vanta 27 ore, quasi sempre appaltate ad altri per dipingerlo come la reincarnazione del Duce. Ma non può perché l’ha detto lui che “la tv è morta” e non bisogna metterci piede, a vantaggio di Internet che però in certe fasce sociali e in certe regioni resta un oggetto misterioso. Insomma, tutti fanno da alibi a tutti. E chi più ne risente sono i movimenti nuovi come Rivoluzione Civile di Ingoia & C., che non appaiono da nessuna parte e molti elettori non sanno neppure che esistano.
Ps. A Domenica In, quand’è entrato B. per la cosiddetta intervista con Giletti, la temperatura dello studio è stata abbassata di una decina di gradi perché le mummie, intorno ai 20, si sciolgono. È l’inizio dell’ibernazione. Ma anche la migliore metafora della televisione italiana, dunque della politica italiana.

 

 

Sono pragmaticamente d’accordo con la Littizzetto

Sottotitolo: su una cosa berlusconi ha ragione; a noi dello spread non doveva interessare niente.
I cittadini normali di un paese normale di un mondo normale non sono obbligati a doversi intendere e interessare di economia. Non sono obbligati a dover seguire le notizie che arrivano dalle borse di tutto il mondo, a seguire le oscillazioni delle monete, a sapere quali azioni e di chi sono in attivo e in positivo e quali invece seguono l’andamento della politica quando questa fallisce il suo compito. Non dovevano essere costretti ad imparare un linguaggio sconosciuto, complicato, da addetti ai lavori. Tutto questo era e doveva restare un dovere della politica, visto che è la politica che ha scelto di sottostare al cosiddetto mercato invece del contrario, di essere il controllore, di quel mercato.

Littizzetto, l’ultima notizia prima delle televendite

Carlo Tecce, Il Fatto Quotidiano

La televisione è il contraccettivo preferito del Cavaliere per oscurare la realtà e mostrarsi sempre con il sorriso fintamente giovane. La televisione è il cerone che sovrappone le due maschere e può alimentare la rincorsa elettorale: il mezzo è un palco, il messaggio è un comizio. Presto vedrete carovane di Santanché, Ravetto, Gasparri e Cicchitto invadere le trasmissioni, diventare arredamento di salotti e rumore di sottofondo. A quel punto, e forse la Littizzetto vuole metterci in guardia, un commentino così leggero non lo sentirete più. Qualcosa che suona come “Berlusconi ci hai rotto il cazzo”.

Genitori, politici, dirigenti rai, movimenti, che lo dico a fare? cattolici, anche parte della società civile, gente di sinistra e perfino Polito, noto giornalista super partes,  di una partes qualsiasi,  s’indignano: tutti contro la Littizzetto colpevole di aver fatto una battuta.
Come se il problema fosse pronunciare la parola “cazzo” in prima serata tv.
Come se fosse vero il teorema che parlare “male” di b significa aumentare il suo potere e non invece che quel potere lui lo abbia ottenuto grazie alla mancanza di una vera azione di contrasto.  Il consenso non gli è arrivato certo dai comici che facevano battute su di lui, quello che gli ha permesso di arrivare fino ad oggi è stata un’opposizione inesistente e assente, molto spesso, connivente. La satira smetterà di occuparsi di b quando lo faranno tutti quelli che ancora oggi lo considerano un interlocutore in grado di ricattare, di avere voce in capitolo, di poter dire oggi alla luce di tutti i danni che ha prodotto che i suoi governi sono stati i migliori senza che nessuno abbia il coraggio di dirgli che non è vero.
Il compito della satira è quello di ridicolizzare il potere, è stato sempre così da che esiste la satira: con berlusconi ci vanno a nozze. Anche la stampa estera lo ha esaltato raccontandoci le sue gesta in tutti questi anni e mettendolo ieri dentro un water? chi voleva capire cosa succedeva esattamente in  questo paese negli ultimi tre anni, almeno, i più significativi a descriverci la statura morale e civile di b, doveva andare a leggersi le rassegne stampa dei paesi liberi, quelli che a differenza del nostro non temono di dare importanza a uno dicendo e scrivendo che è inadatto alla politica non per colpa della politica ma della sua.
Cosa che qui, a parte le solite rare eccezioni “populiste” non ha fatto nessuno, nemmeno Polito che in questo squallido ancien régime si è sempre accomodato alla perfezione.
Mi piacerebbe sapere dov’era tutta questa indignazione quando tutti i talk show portavano in prima serata un delinquente diffamatore recidivo, chiedo alle associazioni cattoliche e a quelle dei genitori: è più diseducativa la parola “cazzo” o il fatto che ad un condannato alla galera per un reato odioso come la diffamazione si concedano pubbliche tribune nella televisione pagata coi soldi di tutti per difendere se stesso e screditare i Magistrati? per non parlare di tutte le oscenità vere che passano continuamente nelle televisioni e a tutte le ore.
Dei veri messaggi distorti, volgari e violenti a cui però nessuno dà la minima importanza.
E’ in queste occasioni che viene fuori tutta la piccineria di gente che non si sente toccata minimamente dai veri problemi di questo paese: c’è gente a cui non fa né caldo né freddo il fatto che un abusivo, impostore e disonesto abbia avuto  così  voce in capitolo nella società italiana al punto tale da stravolgerla a sua immagine e somiglianza, uno che da diciannove anni fa il bello ma soprattutto il cattivo tempo nella politica e lo ha potuto fare col benestare di tutti, di quella politica che avrebbe dovuto impedirglielo, della chiesa che tutto gli ha perdonato e contestualizzato.  berlusconi è indagato in un processo per sfruttamento della prostituzione minorile,  è stato condannato per frode fiscale ma a proposito di questi argomenti  non si è levata nessuna voce dalle associazioni cattoliche, anzi monsignor Fisichella ha ritenuto opportuno “contestualizzare” quella bestemmia che pronunciò pubblicamente e da presidente del consiglio  che in fin dei conti era solo una battuta.

Quella di un comico invece  no, per la nostra bella società di irriducibili ipocriti e bigotti è irricevibile:  lo scandalo è la parola “cazzo”, e sarà la stessa gente che non s’indignerà pubblicamente e non farà un plissè quando fra poco berlusconi tornerà ad occupare manu militari le tv , le sue e la nostra per la sua campagna elettorale.
Quando a nessuno sarà più data – per la gioia della massa ipocrita che popola questo sciagurato paese – la possibilità di poter dire con parole semplici quello che tanti italiani e non solo – basta leggere le rassegne stampa estere per saperlo – pensano ma non hanno una ribalta visibile da cui poterlo dire.

Le tasse sono bellissime

Le tasse sono bellissime, sì.
Aveva ragione Padoa Schioppa quando lo disse attirando su di sé le antipatie di mezza Italia.

 Sono bellissime se le pagano tutti, sono bellissime se le pagano tutti in relazione ai loro guadagni, sono bellissime quando lo stato non si trasforma in socio occulto pretendendo la metà e oltre dei guadagni della gente ma non lavorando come invece lavora la gente. Sono bellissime quando lo stato controlla realmente che le tasse vengano pagate in relazione ai redditi.

Sono bellissime quando poi tornano sottoforma di servizi, istruzione, cultura, sanità, assistenza ai disabili, quando vengono investite per la sicurezza sul lavoro, nella ristrutturazione degli edifici pubblici che cadono in pezzi ammazzando ragazzini seduti ai banchi di scuola. Quando, invece di spendere i soldi di tutti per  un inutilissimo e dannoso  buco in una montagna vengono utilizzate per le nuove tecnologie, per la ricerca scientifica, per il PROGRESSO.
Quando invece non sono niente di tutto questo, quando lo stato prende ma poi non restituisce, quando lo stato va a prendersi i soldi da chi li ha sempre dati ed è da quella gente che ne vuole sempre di più invece di pretenderli da chi ne ha tanti, troppi, accumulati spesso proprio grazie all’evasione  non sono bellissime per niente: sono un furto, l’ennesimo furto compiuto dallo stato ai danni dei cittadini. 
Se questo stato fosse stato gestito in modo serio nessuno avrebbe creduto alle balle del delinquente zippato, nessuno crederebbe infatti che senza tasse è meglio, e invece dei voti  avrebbe preso solo le pernacchie che si merita.

Invece, solo due mesi fa Enrico Letta [il nipote dello zio, nonché vicesegretario del PD] si augurava il ritorno di b, disse che il popolo della libertà è meglio del Movimento cinque stelle.

Quindi uno sicuro “zu’ silvio” lo fa contento, questo forse serve a spiegare, a ricordare, a fare chiarezza agl’insipienti, agli smemorati e a quelli che pensano che bisogna essere dei perfetti coglioni per ridare fiducia al piazzista coi tacchi:  perché se non guardiamo chi c’è all’opposizione non capiremo mai  perché è impossibile liberarsi della metastasi che affligge l’Italia da tre lustri più due o tre anni.

Berlusconi: “Giù la pressione fiscale”.

Ma da premier diceva: “E’ impossibile”

Il ritorno in campo del Cavaliere mostra la strategia che seguirà da qui alle elezioni: far dimenticare che fino ad appena dieci mesi fa al governo c’era lui. Ora torna a promettere l’abbassamento delle tasse, ma a maggio dell’anno scorso diceva che in tempo di crisi non si poteva fare. Poi si scaglia contro l’Imu, votata in parlamento anche dal Pdl.

Berlusconi promuove Renzi, il suo figlioccio adottivo, quello al quale disse in quel di HardCore: “tu mi somigli” e boccia Grillo in quanto “comico”. Lui sì che se ne intende. Ma il figlio ingrato ha detto che in caso di vittoria del PD berlusconi sarà il primo ad essere rottamato.

Io, l’ho scritto tante volte e ovunque non faccio il tifo per nessuno, che sia di destra di centro o di sinistra, non ho votato per il Movimento e quindi i miei giudizi sono assolutamente al di sopra delle parti.

Ma se  il Movimento prenderà i voti quando in un ipotetico futuro ci permetteranno di tornare a votare è giusto che vada in parlamento come TUTTI i partiti che prendono i voti della gente, e  mi va benissimo che in parlamento ci sia chi può svolgere anche e solo la funzione di sentinella del potere finché il potere sarà quello che è.

Poi possiamo parlare mille anni sui loro metodi, sistemi, su chi e cosa li ispira: sempre meglio Casaleggio di licio gelli e la P2, di  dell’utri e cosa nostra, comunque.

Credo.

Secondo me.