Sottotitolo: invece di chiederci e chiedersi cosa farà la giunta e se cadrà o no questo bel governo delle larghe intese napoletane bisognerebbe domandare e domandarsi in quale altro paese sarebbe stato possibile tutto questo.
In quei paesi dove ministri e presidenti si dimettono per sciocchezze, anche senza una responsabilità penale e non vanno a disturbare autorità terze che solitamente si occupano di cose ben più importanti di un pregiudicato condannato che “non ce vole sta’”.
Nel paese del garantismo tout court, dove ad un abusivo impostore e delinquente già da prima della sua “discesa in campo”, uno che si teneva il boss mafioso dentro casa non avrebbe dovuto ispirare la fiducia di nessuno, nemmeno di d’alema, è stato permesso il tutto e l’oltre ci si chiede, ancora, se è il caso o meno che si tolga di torno dopo aver derubato lo stato e dunque tutti noi.
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Condanna Mediaset Silvio Berlusconi resta Cavaliere. Per ora
Il Cavaliere resta Cavaliere. Nel senso che nonostante la condanna definitiva per frode fiscale, il dottor Silvio Berlusconi conserva il titolo onorifico che gli fu attribuito nel lontano 1977, che lui esibisce con orgoglio e che è stato assunto dai giornali come una specie di alias, un secondo nome con annessa qualifica di probità e operosità meneghina. Chi avrebbe il potere di avviare le pratiche perché l’onorificenza gli venga tolta se ne guarda bene dal farlo. Non ci pensano i ministri competenti, comprensibilmente bloccati, dal loro punto di vista, dall’idea che qualsiasi soffio possa stendere il governo. Ma non ci pensa neanche il prefetto di Milano a cui pure la legge concede una facoltà di iniziativa.
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Il prefetto di Milano è quello che ha dato l’autorizzazione per la manifestazione nazista di qualche mese fa; che disse che la parata degl’imbecilli con la nostalgia del führer non era un problema di ordine pubblico. Tutto torna, sì. Premesso che è un’onorificenza che non vale niente ma a Tanzi fu tolta PRIMA del terzo grado di giudizio.
Lui come al solito ha la deroga concessa da quelli che lo votano?
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Re Silvio contro la Repubblica italiana
Diceva di lui Enzo Biagi: “se avesse le tette farebbe anche l’annunciatrice”, mentre Montanelli usava dire che è uno che “ai funerali vuole essere il morto e ai matrimoni la sposa”. Ma sono sicura che nessuno dei due giganti del Giornalismo avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe voluto anche fare il giudice: di se stesso, decidere da se medesimo quale destino gli spetta in qualità di cittadino che ha commesso reati pesantissimi e dei quali deve rispondere alla legge e al popolo italiano.
Un accentratore, un narcisista, uno dall’ego spropositato insomma, che non troverebbe residenza in nessuna comitiva, comunità di persone equilibrate e che non pensano che debba esistere una categoria di persone con più diritti di altri, fra cui quello di andare a disturbare un’autorità terza nel merito di una sentenza passata in giudicato e che qualsiasi altro cittadino avrebbe dovuto, non importa se anche voluto, incassare.
Se non ho capito male [e se sbaglio qualcuno mi corigerà, come diceva la buonanima affacciata alla sacra finestra], berlusconi è andato a dire a Strasburgo che è vero che ha commesso quei reati ma che non poteva sospettare che gli avrebbero causato problemi a livello politico. Ovvero che, al contrario di quanto affermato dal giudice Esposito lui “poteva non sapere” che fare il presdelcons e derubare lo stato mentre si intrattengono rapporti amichevoli con la mafia, ci si fa ricattare da donnine allegre, che lo chiamano amorevolmente “culo flaccido” e molto altro di ciò che attiene al suo ruolo di tRombeurs de femme a pagamento, sono attività che non s’incrociano.
Ovvero che quella legge Severino voluta anche dal pdl, scandalosa e che in nessun paese normale sarebbe mai stata pensata da nessuno in quanto nei paesi normali la distinzione fra delinquenti e statisti è netta e chiara anche senza una legge che lo stabilisca, gli ha creato problemi perché gl’impedisce di poter continuare a far parte del parlamento e di poter delinquere come prima e come sempre.
E a noi, che altro non possiamo fare, che siamo disarmati di fronte al ricatto e alle minacce di un pregiudicato condannato perché delinquente resta solo da immaginare le risate di chi dovrà occuparsi di questa faccenducola, di questa bega da cortile…che paese l’Italia, pietà, misericordia, qualcuno c’invada, prima che sia tardi.