Sottotitolo: non c’è niente di più populista della solita retorica d’ordinanza e d’accatto espressa dalla politica e dal presidente vivo e vibrante ogni volta che un aereo militare riporta a casa un morto per la pace. Ipocriti sempre al servizio di qualcuno e che pretendono anche il rispetto per il loro ruolo e per una bandiera che nel corso della storia nessuno di quelli che l’ha rappresentata ha mai esitato a svendere al miglior offerente.
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Peggio di Alemanno non c’è nessuno
Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano
Liberiamo Roma
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La scelta di non andare a votare è legittima quanto quella di farlo.
Ho scritto diverse volte perché lo penso che, secondo me, la gente ha tutto il diritto di non andare a votare se la politica non offre un’alternativa il più possibile vicina alle idee di tutti i cittadini e che sappia poi dare risposte concrete.
I cittadini hanno non solo il diritto ma anche il dovere morale di avercela con la politica quando diventa arrogante, si ammanta di autoreferenzialità non tenendo minimamente conto di quali sono le esigenze, le urgenze, le necessità dei cittadini e davanti a queste mette le sue, la sua sopravvivenza a tutti i costi e, come è accaduto dopo le elezioni nazionali si permette di non considerare le scelte democratiche espresse alle elezioni in virtù di un’emergenza che evidentemente non c’era se a distanza di un mese non è stato reso operativo nessun provvedimento per contrastarla.
E hanno il diritto e il dovere di avercela anche con lo stato se il suo più alto rappresentante dimostra di non garantire per i cittadini ma esclusivamente per quella politica che è la stessa che ha trascinato questo paese in questa condizione di anormalità antidemocratica e anticostituzionale.
E non è nemmeno vero come pensano e dicono in tanti che chi non va a votare poi non si deve lamentare; quel diritto ce l’ha eccome finché la politica non offrirà una giusta alternativa ma soprattutto quelle risposte che la politica non è tenuta ma OBBLIGATA a dare, ché se un ristorante propone sempre la stessa pietanza, disgustosa peraltro, il suo proprietario poi non se la può prendere con nessuno oltre a se stesso se il suo locale poi va in fallimento.
In questo paese non è la politica ad aver stancato la gente ma QUESTA politica, chi lo capisce e lo ha capito, è brav*, chi no, vada a ripassare le lezioni che la politica ha dato, per tacere per decenza di quelli antecedenti, anche e solo in questi ultimi diciotto anni.
MA
Quando i cittadini hanno la possibilità di sovvertire questo stato di cose e non lo fanno per questioni di orgoglio, di difesa di chissà quale principio, perché pensano che tanto le cose poi non cambiano sono degli irresponsabili, esattamente come quei romani che non sono andati a votare e che non andranno a votare per mandare a casa l’indecente alemanno.
L’alternativa stavolta a Roma c’è, si chiama Ignazio Marino, che non ha condiviso le scelte del suo partito coi fatti votando Rodotà, dimettendosi da senatore prima di sapere l’esito di queste elezioni e non votando a favore del governo delle larghe intese: che altro doveva fare per dire alla gente “guardate che io non sono come loro, come tutti?”
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Negli anni ottanta Gianni Alemanno era a capo del Fronte della gioventù, organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano. Venti anni dopo, diventato sindaco di Roma, non ha dimenticato nessuno dei suoi vecchi amici camerati, neanche quelli condannati o finiti in galera per pestaggi o atti terroristici durante gli anni di piombo. A loro il primo cittadino della capitale ha riservato cariche politiche, consulenze e posti di tutto rispetto nelle società controllate dal Comune.
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