Eppure è facile: non spetta al presidente del consiglio licenziare i sindaci

Visto che resta difficile mettere la cocaina in tasca a chi non fa uso di droghe arriva, provvidenziale, la notizia dell’avviso di garanzia a ‪‎Marino‬ il giorno dopo la decisione di rinunciare alle dimissioni.
Ringraziamo La Repubblica sempre sulla notizia.
Guarda caso la notizia dell’avviso di garanzia a Marino arriva proprio oggi da Repubblica, il quotidiano che del sostegno a Renzi ha fatto una questione di vita o di morte. Ci sarà da ridere se qualcuno nel pd che fa le riforme con un condannato per frode, un cinque volte rinviato a giudizio per truffa e bancarotta, ha negato l’arresto per quel galantuomo di Azzollini, si tiene Vincenzo De Luca condannato, userà l’avviso di garanzia quale pretesto per calunniare ancora ‪‎Marino‬.

Marino ha fatto benissimo a costringere la dirigenza del pd ad umiliarsi con la richiesta di sfiducia.
La battaglia di Marino va oltre la questione degli scontrini e di tutta la sporcizia e le accuse ingiuste che gli hanno rovesciato addosso: la sua è una rivendicazione assolutamente legittima e civile.
A questo pd bisogna insegnare le regole di una vera democrazia, dove i non eletti da nessuno non cacciano gli eletti da qualcuno.
Gli arrivisti, i furbi come Renzi pensano che la politica sia un mezzo per ottenere potere e dei vantaggi personali.
Le persone perbene come ‎Marino‬, non ancora contaminato dai veleni della politica pensano che esistano delle battaglie da fare anche se si possono perdere, per questioni non meno importanti di un’amministrazione comunale, un governo che si possono mantenere o far cadere comprando senatori un tanto al chilo o facendo dimettere consiglieri per ordini imposti dall’alto con l’arma del ricatto.
Come diceva Pertini: “nella vita talvolta è necessario saper lottare, non solo senza paura, ma anche senza speranza”.
C’è da dire comunque che il pd non espelle nessuno: agevola soltanto l’uscita prima col mobbing, poi con le minacce e infine tenendo la porta aperta.
Lo sanno bene Marino, Civati, Mineo.
Una volta almeno il PCI, i Ds, avevano il buon gusto di buttare fuori gente decidendolo nelle segrete stanze.
Oggi fanno tutto alla luce del sole.
Manca poco che ‪Marino‬ venga accusato anche dell’omicidio di Giulio Cesare.

Ci vorrebbe qualche giornalista di buona volontà, magari uno di quelli più servi dei servi che decida finalmente di pentirsi, uno di quelli che hanno abbindolato e lobotomizzato il paese ripetendo che “meglio di così non potevamo stare”, che “Renzi è perfettamente legittimato a fare quello che fa”, che “il pd è l’unica alternativa al disastro” che spieghi, non solo ai romani ma a tutti gli italiani se è legittimo che un presidente di partito ordini a dei consiglieri regolarmente eletti di dimettersi per mandare a casa il sindaco Marino che, diversamente da Renzi che non è stato mandato in parlamento col metodo tradizionale è perfettamente autorizzato a rispettare il mandato per cui è stato votato. Che dica finalmente che i colpevoli dello scempio politico sono Napolitano che ha imposto non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza invece di rispettare l’ordine delle cose creando questo crash nella democrazia, la profonda sfiducia nel patto fra lo stato e i cittadini permettendo che il segretario di un partito che fa anche il presidente del consiglio controlli, comandi, imponga chi può stare,  chi deve andare e chi si è prestato ai golpettini in sequenza, gente come Monti, Letta e Renzi mandata in parlamento senza la necessaria autorizzazione dei cittadini che votano, permettono che si formi il parlamento che poi eleggerà un presidente del consiglio a immagine e somiglianza del popolo, non di qualche funzionario che risponde ad altri interessi nei quali si divertono, sguazzano e guadagnano anche quelli che dovrebbero controllare il potere ma invece lo costruiscono, lo fortificano, contribuiscono al suo mantenimento perché quello esistente è l’unico sistema che garantisce la sopravvivenza dei guastatori, dei devastatori dello stato di diritto.

***

A me l’effetto “cada Sansone con tutti i Filistei” applicato alla politica ha sempre intrigato, molto.
Non c’è nulla di più salutare per il ripristino delle regole democratiche del dissolvimento di un partito che si è sempre creduto grande ma soprattutto di sinistra mentre è stato sempre pieno di gente vigliacca, ipocritamente timorata di Dio in cerca di potere e quattrini, con nessuna intenzione di lavorare al bene sociale, che ha dimostrato di non saper governare né di fare opposizione, che durante il ventennio di berlusconi non si è mai distinta con qualche azione efficace di vero contrasto al dominio di un delinquente seriale ad esempio con una legge contro i conflitti di interesse ma anzi, ha sempre favorito la continuità di quel dominio.
Un partito che si dice di sinistra ma poi balbetta di fronte all’esigenza non più rimandabile di estendere i diritti civili per paura di turbare le anime “candide” dei cattolici, che si dice onesto e poi per opportunismi politici si tira dentro la feccia proprio come faceva berlusconi e mette al sicuro i delinquenti nella politica come ha fatto berlusconi.
Non c’è anti-politica nella speranza che il partito democratico venga relegato nell’armadio dei brutti ricordi della storia italiana, anzi, c’è proprio il desiderio che in questo paese qualcuno cominci a fare politica per tutti, non quella che diventa il mezzo e lo strumento per esercitare il potere espresso dalla piccola élite degli abusivi raccomandati. Con una politica che fa politica anche la malavita ha meno voce in capitolo. Mentre da più di venti anni assistiamo allo scempio di partiti che fanno finta di essere avversari ma che hanno invece come unico scopo aumentare potere a dismisura. Il che dalla destra uno se lo aspetta,  dalla sinistra no. Ma la sinistra di questi ultimi due decenni è stata sempre concentrata a guardarsi l’ombelico, alla ricerca del leader, e i congressi e le primarie e, e, e…
Ecco perché della situazione politica disastrosa non solo romana ma nazionale è la sinistra a dover pagare il conto almeno alla storia.
La politica in Italia è una cosa sporca, andrebbe vietata ai minori.

Damnatio memoriae

Ex onorevoli, addio all’immunità
per Cosentino, Tedesco e De Gregorio

Napoli batte USA 1-0:  Giggino ‘a purpetta fuori [ed è ancora in parlamento peraltro] e Nick ‘o americano dentro insieme a qualche altro suo illustre collega.

L’avvocato di Nick si dice perfino perplesso, effettivamente è un fatto storico per l’Italia che ogni tanto le patrie galere diano ospitalità ad esponenti politici. Ha ragione, l’avvocato.

Ma tanto ci sono sempre i domiciliari, tutti sconteranno la pena tra la loro refurtiva, purtroppo. 

Per la retata finale c’è da attendere ancora un po’. Motivi istituzionali impediscono l’arresto di  altri malfattori che devono comunque poter partecipare alla delicata fase politica in atto.

Così ha detto Giorgio, no?

Un affettuoso pensiero alle coscienze dei loro ex molto onorevoli colleghi che hanno votato no agli arresti di chi se li meritava  quando ancora si faceva in tempo a recuperare un minimo di fiducia e credibilità nell’opinione pubblica.

E una prece per l’Italia, ostaggio di gente con questo tipo di coscienza.

Ogni “nuova” Repubblica in Italia non nasce mai dalla vera voglia di rinnovarsi della politica e di una richiesta popolare che auspicherebbe una classe dirigente che pensasse davvero all’interesse del paese, indipendentemente dalle sue fasi storiche.
Un paese va gestito con responsabilità sempre, anche in assenza di una crisi profonda, anzi, andrebbe gestito meglio quando non c’è nessuna crisi affinché qualora se ne presentasse una sarebbe molto più facile affrontarla, insieme, i cittadini e la politica, non la politica contro i cittadini come sta accadendo ora.
Per la seconda volta in Italia il “rinnovamento” non sta avvenendo per una vera presa di coscienza di e fra la gente,  soprattutto quella che è riuscita a rinnovare la fiducia ad un delinquente abituale ma, in primis della classe politica che non ci pensa proprio a fare pulizia al suo interno allontanando quegli elementi che poi fanno sì che i cittadini perdano la fiducia verso chi dovrebbe occuparsi di loro e delle loro urgenze, bisogni e necessità.
Per la seconda volta è toccato alla Magistratura occuparsi delle pulizie dopo aver aspettato con pazienza che certi “lor signori” fossero pronti ad affrontare le loro responsabilità.
Questo perché la politica verso se stessa pretende di avere un trattamento di favore; a nessuno infatti è consentito delinquere e trovare sistemi di autoprotezione per evitare poi di doverne risponderne – com’è giusto e normale per tutti i cittadini – a quel popolo sovrano di fronte ad un tribunale.
Si è parlato molto di antipolitica, di populismi,  di voglia di giustizialismo, personalmente non ho visto niente di tutto questo, in compenso però ho visto una politica molto  che, quando è chiamata ad occuparsi dei cittadini trova sempre una scusa, si nasconde sempre dietro l’alibi che “c’è altro a cui pensare”, un altro molto ipotetico peraltro, la frase di Frau Elsa a proposito dei tagli ai costi della politica è diventata ormai un cult: “tagliare i costi della politica è un lavoro lungo e complesso”. 
Non lo è stato invece decimare diritti acquisiti dai cittadini in settant’anni di lotte e non lo è nemmeno confezionare leggi in ventiquattr’ore per salvare il parlamentare che delinque dalla galera.
Non è stato un lavoro lungo né complesso votare due volte no all’arresto di cosentino come non lo è generalmente votare no all’arresto di chiunque faccia parte della casta parlamentare  non per volontà o capriccio di una Magistratura impazzita ma solo grazie ad un certo agire criminale che ha reso  molti, troppi disonorevoli parlamentari  indegni del ruolo di rappresentanti della repubblica e di un paese, e farlo poi nascondendosi dietro a ridicole questioni di coscienza.

Come se lo stesso metro di giudizio, la coscienza, si potesse adottare anche in un tribunale chiamato a giudicare assassini e stupratori: la coscienza personale di fronte ad un reato non vale e non conta niente, come non dovrebbe contare quando un parlamentare  deve votare leggi che servono a tutti e non solo a qualcuno.
Che razza di coscienza può avere chi per difendere se stess* da un più che probabile identico destino pensa che sia giusto salvare chi il suo lo ha già deciso commettendo dei reati che non hanno niente a che fare con l’attività politica? corrompere e farsi corrompere, essere collusi e conniventi con mafie e criminalità, rubare i soldi dei contribuenti  hanno qualcosa a che fare con la politica?

Perché mai un politico onesto pensa che sia giusto dare la possibilità a chi delinque di farlo ancora e ancora com’è sempre successo? verdini per tre volte è stato rinviato a giudizio e sempre per lo stesso reato: è giusto che uno così possa ancora fregiarsi del titolo di onorevole e che faccia ancora parte di quel parlamento che dovrà scegliere fra poco il nuovo rappresentante dello stato?
E non è stato affatto  un lavoro complesso ma solo molto lungo e laborioso aver permesso ad un delinquente impostore di potersi sottrarre alla giustizia per vent’anni e che, ancora oggi, non appena si presenta una buona occasione per potersi finalmente liberare di lui trova non solo il sostegno grazie a leggi volute da lui e fatte apposta per lui, quello dei suoi, il che sarebbe anche comprensibile visto che se viene a mancare lui dalla scena politica  poi a cascata toccherebbe a tutti, ma lo trova anche in quella istituzione che dovrebbe tutelare la politica onesta e i cittadini onesti di questo paese.

Camere di sicurezza
Marco Travaglio, 16 marzo 

Sta finendo tutto come ampiamente previsto: con le retate e i rastrellamenti. 
Come nel 1994. 
Si aprono le Camere e soprattutto le camere di sicurezza. 
Gli ex onorevoli De Gregorio, Cosentino, Tedesco e Nespoli, appena decaduti e dunque privi dell’immunità raggiungono le patrie galere, dove avrebbero dovuto soggiornare da anni se i partiti non li avessero protetti con scudi reciproci. 
Altri a breve li seguiranno, anche fra i neoeletti, perché in Parlamento, almeno sulla carta, non c’è più una maggioranza che possa permettersi i soliti giochetti. 
Il capogruppo di 5 Stelle al Senato, Vito Crimi, rispondendo l’altro giorno con aria serafica alla domanda di un giornalista, ha innescato una slavina che nemmeno lui probabilmente immaginava: ha detto che il suo gruppo, dopo aver contestato per anni la sindrome da immunodelinquenza acquisita delle Camere, è prontissimo a votare l’ineleggibilità di B., ineleggibile da 19 anni esatti, cioè da quando fu eletto la prima volta, dinanzi alla giunta per le elezioni di Palazzo Madama; ed è altrettanto pronto a votare sì a eventuali richieste di arresto nei suoi confronti. 
A quel punto il Pd, reduce da un terrificante salasso di voti verso 5 Stelle, ha dovuto
rispondere tramite il Migliavacca di turno che è pronto a fare altrettanto, onde evitare di regalare qualche altro milione di voti a Grillo. Il Migliavacca è lo stesso che ancora pochi mesi fa s’incontrava in gran segreto con Verdini al tavolo della legge elettorale, dunque è impossibile che sia rinsavito all’improvviso: semplicemente sente addosso il fiato della gente e reagisce di conseguenza. Per questo, oltreché per guadagnare qualche altro giorno prima delle sentenze del caso Mediaset e del caso Ruby, e — si capisce — per curare la gravissima forma di uveite bilaterale con scappellamento a destra che l’ha colpito da quando ha esaurito i legittimi impedimenti elettorali, il Cainano se ne sta asserragliato con gli occhiali scuri da visita fiscale in una stanza del San Raffaele, che è sempre meglio di San Vittore: perché non sa che pesci pigliare. 
I sempre geniali on. avv. Ghedini e Longo, dopo lunghe e meditate riflessioni, gli hanno partorito un’ideona mica da ridere: chiedere il trasloco dei processi da Milano a Brescia. La stessa baggianata che avevano sfoderato già dieci anni fa, con apposita legge Cirami incorporata, perché il Tribunale milanese non sarebbe sereno. Dieci anni fa c’erano i Girotondi. Ora c’è un’orda di parlamentari del Pdl, compresi gli stessi Ghedini e Longo, che marcia sul Tribunale medesimo infettandolo irreparabilmente di grave pregiudizio. Possiamo facilmente immaginare l’accoglienza che avrà questa proposta indecente quando sarà esaminata dalla Corte d’appello e dalla Cassazione: una doppia pernacchia. Ma intanto si guadagnerà qualche settimana prima delle sentenze (che lui — conoscendosi — prevede di sicura condanna), in attesa di un qualcosa che nessuno, nemmeno loro, riesce a immaginare. Potrebbero travestirlo da marò e spedirlo in India: al confronto dei suoi reati, l’omicidio colposo di due pescatori è un divieto di sosta. 
O potrebbero offrire ai giudici 3 milioni a testa come a De Gregorio, col rischio però di regalargli un altro processo. Oppure potrebbero chiedere a Mancino di chiamare il Quirinale per mobilitare la Procura della Cassazione, sperando che s’inventi qualcosa. La via maestra, cioè la fuga all’estero sulle orme di Craxi, non viene proprio considerata: in un’intervista alla lingua di Giorgio Mulè per Panorama e Giornale, il Cainano definisce”inimmaginabile” l’opzione B (come Bettino): significherebbe “consegnarsi a una damnatio memoriae”. 
Che peraltro è la sua salvezza: se ci fosse un po’ di memoria, Napolitano non gli regalerebbe tanti moniti e lui non prenderebbe tanti voti.

Come se fosse antani [reloaded]

Sottotitolo:  “Serve senso morale nella politica”
Appunto, dunque non una morale che fa senso.

“Quel che in Italia acuisce l’incertezza e produce grave disorientamento è l’inadeguatezza del quadro politico ad offrire punti di riferimento, percorso come è, da spinte centrifughe e tendenze alla frammentazione”. [Giorgio Napolitano]

Ma che avrà voluto dire? un presidente di tutti ha il dovere di esprimersi in un linguaggio che i tutti poi possano almeno comprendere.

Credo.

Se qualcuno sa tradurre il senso di quella  frase lo vado ad incontrare personalmente per fargli i miei  complimenti;  magari facendo la cresta sul biglietto aereo come un certo Giorgio Napolitano quando faceva l’eurodeputato. Ma probabilmente si tratta di un omonimo, nevvero? appropò, quando sua moglie fu assunta alla Camera del Deputati, e casostrano anche lui stava alla Camera del Deputati aveva vinto un concorso, l’hanno presa perché era molto brava o è stata assunta per direttissima, più o meno come ha fatto berlusconi portando in parlamento amici, parenti e conoscenti? perché va benissimo parlare di senso morale e di legalità, ma bisognerebbe metterli in pratica nei fatti, ad esempio non firmando leggi incostituzionali puntualmente cassate dalla Corte e nominando ministri due con pendenze giudiziarie piuttosto serie e che con moralità e legalità non avevano niente a che fare.
E chi fa il tifo per la moralità e la legalità dovrebbe lasciare tranquilli i Magistrati a fare il loro lavoro e magari dirigere il suo sguardo verso un ex capo della polizia che comandava massacratori di gente innocente e che adesso fa nientemeno che il sottosegretario alla sicurezza del governo di questo paese.
Ma basta con queste chiacchiere pompose che nessuno capisce perché espresse in un linguaggio incomprensibile, che non dicono nulla e servono solo ai soliti pennivendoli per fare aperture sensazionalistiche su giornali che noi non paghiamo per farci pure prendere per il culo.

Cerchiamolo ‘sto punto di ripristino di moralità e legalità, ma facciamolo sul serio però. Magari iniziando a chiedere alle forze dell’ordine di smetterla di interpretare sempre lo stesso ruolo di braccio armato del potere, quale che sia la matrice e il colore di quel potere. Dopo le sentenze sulla Diaz e sull’omicidio VOLONTARIO di Federico Aldrovandi è troppo chiedere che polizia e carabinieri non abbiano come dire,  il manganello troppo facile specialmente  contro gente disarmata?

Napolitano: “Serve senso morale, l’illegalità è causa dell’antipolitica”

E’ questo il senso morale e legale invocato da Napolitano? chiedo, semplicemente.

 

Come se niente fosse

Sottotitolo: “L’espressione “fare demagogia” indica l’arte di accattivarsi il favore delle masse popolari con promesse di miglioramenti economici e/o sociali difficilmente realizzabili. Il termine si è poi esteso ad indicare più in generale i metodi e le strategie adottate in ogni campo, non solo politico, da chi per un proprio tornaconto personale cerca l’appoggio di qualcuno, allettandolo con false promesse.” [cit.]

 Chi accusa di fare demagogia le persone che cercano di contrastare la presa in giro continuata e reiterata, il vilipendio, quello sì,  lo è, nei confronti di cittadini costretti a subire ogni giorno cose e situazioni dalle quali non possono sottrarsi perché gli è stato tolto ogni strumento democratico per poterlo fare, chi si oppone a quelli che per ruolo e istituzione ma soprattutto per l’ammontare del loro stipendio non fanno quello che sono chiamati a fare, obbligati a fare, non foss’altro perché HANNO SCELTO di volersi occupare delle cose di tutti dice una cazzata.

Una sesquipedale cazzata.
Demagogia, come antipolitica, non significa nulla nel dibattito politico italiano, entrambe sono parole buttate ad arte della discussione da chi vuol darsi un tono, dimostrare una superiorità morale, intellettuale che non ha.

Da chi deve e/o vuole a tutti i costi difendere l’indifendibile e gl’indifendibili spesso [sempre] per trarne un vantaggio personale.
Quando gli argomenti finiscono si può passare all’insulto o buttarla “in caciara”; parlare di demagogie, populismi, qualunquismi e antipolitica in un periodo storico come questo per il nostro paese, è fare entrambe le cose.

 

Ha fatto benissimo Napolitano a invitare al ricevimento – sobrio –  della festa della repubblica anche Malinconico e Zoppini,  entrambi coinvolti in inchieste giudiziarie   [sicuramente grazie a complotti orditi dai soliti demagoghi, antipolitici e  “…isti …isti …isti” che infestano questo paese,  vogliono il male della politica e di questa gloriosa repubblica] e che per questo hanno dovuto abbandonare momentaneamente gli scranni parlamentari nonché Denis Verdini,  ormai un abituée dell’avviso di garanzia.

 Perché la repubblica va rappresentata bene o per niente. Festeggiare la repubblica italiana senza nemmeno una piccola rappresentanza di “onorevoli” indagati, inquisiti, imputati e condannati pareva brutto, non avrebbe descritto l’immagine reale di questo paese, di chi lo governa e lo amministra: bravo Napolitano che, con viva & vibrante soddisfazione,  ci tiene sempre a farsi portavoce dei valori importanti e degli italici sentimenti.

Buona fortuna a chi riconosce l’unità nazionale nelle facce di questi signori.

 

Come se niente fosse – Antonio Padellaro, 3 giugno 2012 – Il Fatto Quotidiano

Cosa hanno in comune la decisione di tenere ugualmente il ricevimento e la sfilata del 2 giugno (malgrado il disastroso terremoto dell’Emilia ne suggerisse la sospensione) e la scelta di procedere, comunque, con la spedizione degli Azzurri agli Europei (malgrado lo scandalo delle scommesse mieta avvisi di garanzia e sgradevoli sospetti tra i divi della Nazionale)? Le fanfare? Il tricolore? Ovvero, quel patriottismo di facciata televisiva che si serve delle piume dei bersaglieri e dei calciatori che fanno finta di cantare “l’Italia s’è desta s’è cinta la testa”?

Ieri, abbiamo letto su Repubblica una solenne reprimenda “in difesa del 2 giugno” e contro “i virus che infettano la rete”, la “disinformazione”, “la demagogia e la divisione”, con l’accusa di avere (caspita!) “strumentalizzato i morti del terremoto”. Insomma, chi ha osato domandare al Quirinale se non fosse meglio devolvere i soldi delle cerimonie alle popolazioni colpite o impegnare i militari nelle operazioni di soccorso è stato sistemato per le feste (della Repubblica e di Repubblica). Per carità, ci adeguiamo deferenti ai moniti del presidente Napolitano impegnato, leggiamo, “a garantire una cerimonia sobria in costante connessione sentimentale con le popolazioni terremotate”. Il fatto che poi le suddette popolazioni non siano entrate troppo in connessione sentimentale con il Colle (si ascoltino in proposito le irate dichiarazioni raccolte da SkyTg24) sarà certamente dovuto ai virus infetti. Così come chi ha segnalato la presenza, al sobrio pic-nic del Quirinale, degli ex sottosegretari Malinconico e Zoppini, costretti alle dimissioni da disavventure giudiziarie, e dell’esimio on. Verdini, coinvolto nelle inchieste su varie cricche, persegue certamente demagogia e divisione.

Sulla tragicommedia pallonara, poi, non ci azzardiamo ad aggiungere una virgola dopo le robuste cazziate subìte da Monti e da Prandelli per aver preso entrambi atto che il giocattolo si è rotto e che forse bisognerebbe ricominciare tutto da zero. “Altro che modelli”, ha scritto con esemplare cinismo il Corriere della Sera definendo i calciatori “gladiatori tatuati” a cui “non tocca prosciugare lo stagno riducendo i soldi e lo spettacolo” e pazienza se a segnare i gol ci pensa la malavita organizzata. A questo punto, urge modificare l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica fondata sul come se niente fosse”.

 

Politica & antipolitica

Sottotitolo: Non si capisce se i politici non vogliono cambiare, non possono cambiare o non sanno cambiare, ma mi sembrano tre ottimi motivi per mandarli tutti a casa lo stesso.
[Marco Travaglio]

Ha fatto più riforme Hollande prim’ancora di sedersi in poltrona che i nostri politici [vecchi] in quarant’anni di governi.

Due cose: tagli consistenti agli stipendi dei manager e dei membri del governo, 17  [diciassette] donne ministro nel suo governo, altro che quote rosa.

Hollande taglia e toglie ai manager, ai politici, Monti invece taglia e toglie ai pensionati, ai lavoratori vantandosi anche di agire con equità.
Sono vecchi, non “longevi” come riferiva ieri  con compassione Enrico  Mentana nel suo TG  riportando gli esiti della ricerca condotta dalla Coldiretti: l’Italia ha la classe dirigente/politica più vecchia del mondo.  Obama a 46 anni è diventato l’uomo più potente della terra, Mark Zuckerberg a 28 è già una potenza mondiale, in Italia a 28 anni come a 46 puoi fare al massimo “il bamboccione”.

In questo paese  chi non ha almeno 75 anni non può fare nemmeno il presidente di un  circolo della bocciofila o del ricamo a tombolo: il paese dei giovani virgulti.

Perché nessuno investe nei giovani,  i più bravi e capaci devono andare via per trovare un posto nel mondo.

E questo può succedere solo in un paese gestito da vecchi, in testa prim’ancora che di età.

Napolitano è in politica dal 1953.

Sei decenni: un delirio.

L’ Andreotti politico  pare che sia nato ancora prima della repubblica italiana.
E dunque essendo vecchi  hanno una visione parziale delle cose; parziale perché vecchia ma  soprattutto disinteressata perché è grazie ad un sistema che TUTTI si sono ben guardati dal toccare, modificare e migliorare  se un piccolo manipolo di privilegiati ha potuto ottenere tutto quello che ha allontanandosi anni luce dai problemi della gente salvo poi arrogarsi il diritto di risolvere i problemi della gente perché qualcuno – con viva & vibrante soddisfazione [e un piccolo e impercettibile colpetto di stato] –  ha deciso che erano loro i migliori.
In secondo luogo perché molti di loro, di quelli che straparlano di crescita, non vivranno abbastanza nemmeno per  pentirsi dei disastri che hanno combinato.

Due, tre, cinque, dieci incarichi, stipendi milionari e nessuna voglia di rinunciare a niente di quello che sono riusciti ad arraffare per il solo fatto di essere italiani.
E’ strana la vita: noi  comuni italiani ogni giorno abbiamo un buon motivo per vergognarci e/o dispiacerci di essere nati in un paese così misero, piccino, loro, le caste, dovrebbero baciare ogni giorno la terra dove camminano.


Ma quand’è che in Italia sapremo se c’è qualcuno più bravo di Montezemolo, Abete, di Mastrapasqua, tanto per citare i primi che mi vengono in mente e  dei quali si è perso il conto di quanti stipendi milionari percepiscono? per non parlare delle cariatidi che sono in parlamento da venti, trenta, cinquant’anni.

L’unica riforma possibile è quella del M5S: al massimo due legislature e poi a casa, a lavorare, come tutti, non mantenuti a vita dai cittadini per due o tre generazioni.

E chissà perché  poi  la stessa persona può ricoprire più incarichi, tutti prestigiosi e strapagati però casostrano quello che va combattuto – secondo il governo dei tecnici – è il nero, il sommerso, non gli sprechi, i privilegi, questo immenso movimento di denaro pubblico che finisce nelle tasche dei soliti noti;  in questo paese se non ci si chiama, appunto, Montezemolo, Abete e Mastrapasqua  però si ha la necessità  di arrotondare lo stipendio in uno stato che più di un lavoro (quando va bene) non regolarizza non si può fare senza essere considerati e trattati dallo stato come dei  fuorilegge.
Cornuti e mazziati, sempre e comunque.

“Sono vent’anni che annunciano cambi alla politica, ma ancora niente. Tutti hanno proposto tagli alle spese ed ai parlamentari, ma nonostante una apposita commissione istituita lo scorso anno, ancora niente” E tra richieste e controproposte, i parlamentari sono sempre lo stesso numero. E i tagli ai finanziamenti ed alle spese? Se non diminuscono i parlamentari, diminuiranno mai i costi?”

[Marco Travaglio – Servizio Pubblico, 17 maggio]

Centrosinistra?

Quello che ho è la certezza che in un paese normale la distinzione fra onesto e disonesto, fra stato e antistato deve essere chiara, forte, non può essere soggetta a nessun fraintendimento;  quello che invece so è che questo paese non sarà mai normale, perché non può essere normale un paese dove i responsabili – funzionari di stato –  di un massacro vengono promossi, gli vengono regalati avanzamenti di carriere;  non può essere normale un paese dove la gente si ammazza perché le viene negata anche la possibilità di appendersi a quella vigliaccata chiamata “speranza”;  non è un normale un paese dove chi per ruolo ed istituzione dovrebbe combattere le mafie pensa che chi ha fatto affari con le mafie debba essere premiato; non può essere normale  un paese dove la più grande preoccupazione del potere è quella di difendere se stesso minacciando di esercitare quel potere contro qualsiasi cosa, azione, persona non gli sia funzionale.
Un potere che, forse, ha cambiato faccia ma non le intenzioni.

Sottotitolo: antipolitica è chiamare le guerre missioni di pace, le orge gare di burlesque, è chiamare i caduti sul lavoro morti bianche. E’ dire che è sempre colpa del governo precedente, delle torri gemelle, della crisi mondiale, dello tzunami, delle toghe rosse, dell’euro, della Merkel, di Adamo ed Eva.
(Marco Travaglio)

“Il PD non è un taxi su cui chiunque può salire, se vuole, Grillo si faccia il suo partito e vediamo quanto prende”
(Piero Fassino, Luglio 2009)

Sulla prima parte di questa frase davvero lungimirante, possiamo ricordare Calearo, Binetti,  Rutelli, che quel taxi l’hanno preso con soddisfazione, visto che sono in parlamento con i voti di chi ha sostenuto il PD pur avendo successivamente cambiato mezzo di trasporto, senza pagare neanche la corsa.
Sulla seconda parlano i numeri e Fassino deve solo sperare che il ballottaggio di Parma vada bene per il PD altrimenti vince il premio Profezia Maya 2012.

          Il Comune di Battipaglia (Salerno), malgrado il parere favorevole della commissione Pari Opportunità, ha censurato questo manifesto da esporre oggi in città per celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia. L’amministrazione di CENTROSINISTRA ha deciso di vietare la pubblicazione per non ledere il rapporto con il partito guida della coalizione, l’Udc (il partito dell’ultrà cattolico Casini, antiabortista, familydaysta divorziato). Se nel manifesto ci fossero state due lesbiche questi viscidi ipocriti del cazzo  l’avrebbero censurato?
Non c’è peggior omofobo di chi non vuol svelarsi.
Fronte duro contro l’omofobia, sempre.

Luciana Littizzetto racconta la parola “stronzo” a “Quello che (non) ho”.

In un paese normale (reloaded)

In un paese normale una persona che avesse lo stesso curriculum penale/giudiziario di  berlusconi sarebbe a marcire in una galera da almeno vent’anni, dimenticato da tutti, e quei pochi che si ricorderebbero di lui lo farebbero con un moto di repulsione, orrore, schifo, chiedendosi ogni giorno come è stato possibile permettere ad un uomo solo di stravolgere e deformare un paese a sua immagine e somiglianza e a chi è convenuto tutto questo; orrore, repulsione e schifo nei suoi confronti e verso tutta quella gente che MAI si è opposta seriamente e per il bene dello stato alle azioni di un delinquente, un impostore, un abusivo della politica, dopo, quando avrebbe dovuto come minimo tentare di porre rimedio al danno compiuto, evitabilissimo se si fossero rispettate le leggi che c’erano, né,  prima, quando non gli ha impedito di poter occupare un posto che non gli spettava per legge, anzi lo ha favorito confezionandone una, la bicamerale,  su misura per lui:  la prima di una lunga serie.
Un’azione politica forte seria che in Italia non c’è mai stata e che sarebbe bastato suggellare con una semplicissima legge sul conflitto di interessi ma che però non è mai interessato a nessuno fare probabilmente, anzi sicuramente perché più che i conflitti sono gl’interessi a riguardare un po’ tutta la politica e la dirigenza “alta” di questo paese: non solo berlusconi.
L’antipolitica più feroce la fa Napolitano quando difende partiti  che dovrebbero essere chiusi per manifesta indegnità e i suoi rappresentanti  cacciati e processati per alto tradimento: basta pensare ai 314 parlamentari capitanati dal molto onorevole Paniz che giurarono in Parlamento, dunque in nome del popolo italiano,  che Ruby era la nipote di Mubarak;  l’ha fatta Monti – sempre col beneplacito di Napolitano,  nominando Gianni De Gennaro sottosegretario nonostante il suo fardello di responsabilità circa “la più grave sospensione della democrazia di un paese dal dopoguerra in poi (i massacri del G8 di Genova)”  che non si è certamente alleggerito con la sua assoluzione; la fa la Cancellieri accusando nientemeno che di terrorismo (salvo poi rimangiarsi la parola) un movimento di gente non violenta e perbene come  i NOTAV che sta solo difendendo il suo diritto a non veder usurpata la sua terra e di conseguenza se medesima;  e l’ha fatta il procuratore antimafia Grasso elevando berlusconi a uomo di stato,  meritevole addirittura di un premio speciale, uno che mai come altri, più di tutti, invece, è sempre stato CONTRO lo stato, apertamente, senza pudore, vantandosene, anche,  e in modo indecente.
Vergogne senza fine.
E sono tutte italiane.

Tu dai una poltrona a me
 Marco Travaglio – 15 maggio

La proposta di Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, di premiare Berlusconi “per la lotta alla mafia” ha scatenato le più svariate illazioni su un suo prossimo ingresso in politica: chi dice come aspirante presidente della Regione Sicilia al posto di Raffaele Lombardo, inquisito per mafia; chi come candidato del “patito dei tecnici” di Passera, Montezemolo e Casini. Voci alimentate anche dalla sua rinuncia alla Procura di Roma, da un accenno di Gasparri alla sua “prossima campagna elettorale” e da una frase dello stesso Grasso su La Stampa di ieri (“anch’io ho il mio progetto, nel 2013 scade il mio incarico”). Ma, al momento, sono solo processi alle intenzioni.

Ciò che stupisce è che, per spiegare la sorprendente uscita di
Grasso pro B. (sorprendente persino per B.), ci si concentri sul suo eventuale futuro anziché sul suo sicuro passato. Nel 2005 Grasso diventa superprocuratore nel concorso più controverso della storia giudiziaria italiana: quello bandito dal Csm nell’ottobre 2004 per sostituire Piero Luigi Vigna, che scade nel gennaio 2005. Candidati favoriti: Caselli, più anziano, e Grasso. Il 1° dicembre la Banda B. approva il nuovo ordinamento giudiziario Castelli, con due strani codicilli: uno proroga Vigna “sino al compimento dei 72 anni di età” (cioè fino al 1° agosto 2005); l’altro taglia fuori dagli incarichi
direttivi i magistrati con più di 66 anni. Che senso hanno? La risposta è nella carta d’identità di Caselli, che compirà 66 anni il 9 maggio 2005.
Se Vigna lascia alla scadenza naturale, Caselli non ha ancora 66 anni.  Se Vigna viene prorogato, Caselli è fuori gioco e l’altro pretendente, Grasso, ha partita vinta.

Insomma i giochi per Grasso sembrano fatti.

Ma il 16 dicembre Ciampi respinge la Castelli perché incostituzionale. Caselli rientra in partita. Ma la prospettiva che torni a occuparsi di mafia turba i sonni dei berluscones, noti partigiani antimafia. Così il 30 dicembre, mentre gli italiani preparano il cenone di Capodanno, il governo infila nel decreto Milleproroghe tre righe che prorogano Vigna, affogate in una giungla di norme sulla Croce Rossa, l’autotrasporto merci e gli spettacoli circensi. Seconda norma ad personam, anzi contro Caselli. Mille magistrati si appellano a Vigna perché si dimetta subito, impedendo al governo di interferire in una nomina che spetta solo al Csm.
Ma Vigna non ci sente. Alla Camera però, in sede di conversione del decreto, le assenze nel centrodestra regalano all’opposizione un’occasione d’oro per approvare un emendamento Ds che spazza via la norma-vergogna. Ma Rifondazione si astiene e l’emendamento viene respinto: il solito soccorso rosso ai berluscones. Però per eliminare Caselli occorre approvare la Castelli-bis che impone il limite di età a 66 anni: una legge delega che va a rilento ed entrerà in vigore solo con i decreti attuativi. Intanto il Csm potrebbe nominare Caselli con le vecchie regole. Ma ecco pronto un emendamento di Luigi Bobbio, magistrato eletto in An, che prevede l’immediata entrata in vigore dei nuovi limiti di età. “Certo — confessa spudorato Bobbio — l’emendamento serve a escludere Caselli: non merita la Superprocura”.
È la terza norma anti-Caselli, ma soprattutto pro-Grasso. Viene
approvata a fine luglio e firmata da Ciampi: Caselli è
definitivamente fuori gioco. Il Csm denuncia l’incostituzionalità della norma, ma non può che ratificare la nomina del candidato superstite: Grasso, primo procuratore della storia repubblicana nominato da un governo (e che governo). Lui però non ci pensa neppure a ritirarsi dal concorso truccato. Nel 2007 la Consulta dichiarerà incostituzionale la norma anti-Caselli. Tra i primi a felicitarsene — con appena due anni di ritardo — sarà proprio Grasso: “Sono contento, è una legge che non ho condiviso”. L’ha semplicemente usata. All’epoca qualche ingenuo si domandò perché mai B. preferisse Grasso a Caselli?
La risposta, forse, è appena arrivata.

Quello che (non) ho: Marco Travaglio e Gad Lerner sulla politica italiana (14/05/12)

 

Non facciamoci fregare: antipolitica, non significa nulla

 

Antipolitico è chiunque definisca “antipolitica” la libera concorrenza elettorale, nonché la denuncia della malapolitica. (Piero Ricca)

Antipolitica è una parola inventata, creata ad arte  al solo scopo di confondere le idee.

Come  fu anche per l’antiberlusconismo, una cretinata simile poteva venire in mente solo a certi cervelli a brandelli impegnati solo a ricercare sistemi per mantenersi tutti i loro privilegi e niente più.

Oggi voterei qualsiasi partito o movimento (esclusi ovviamente quelli di matrice fascista) che facesse affondare definitivamente la politica tradizionale: unica artefice di questa immonda stronzata definita antipolitica, quella che, fra vacanze, case, viaggi, diamanti, lingotti d’oro a loro insaputa, passando per  orge in bordelli definiti sedi istituzionali e come tali mantenuti da noi cittadini e ruberie a getto praticamente continuo ci ha gioiosamente condotti al baratro, che ha costretto al suicidio, anzi no, ad un’esperienza dolorosa come ci fa sapere l’egregio nonché sobrio professorissimo che fa benissimo e che trova sempre la parola buona per il tutto e l’oltre, centinaia di persone,  quella che sta cancellando man mano per meri interessi economici (non i nostri ma sempre i loro) tutti quei diritti dei quali non si sarebbe dovuto nemmeno più discutere.

Chissà perché in America non c’è l’antiobamismo, né in Francia l’antisarkozynismo, forse perché, di poco, ma la gente è più intelligente di tanti italiani e prenderebbe a pernacchie chi non capisce il semplicissimo concetto che se si è PRO qualcosa è normale e fisiologico essere CONTRO il suo contrario senza la necessità di coniare una parola che lo ribadisca?
Se la politica dei professionisti è quella che ci ha portato fino a qui, allora mille volte meglio, un milione di volte meglio quella che viene definita antipolitica da chi ha come unico interesse quello di mantenersi ben ancorato non solo alla poltrona ma a tutto quel seguito di cose che quella poltrona consente di avere e di ottenere.
Non ho capito chi è che decide che la politica dei cosiddetti professionisti debba essere quella buona, universalmente riconosciuta mentre quella che fa un gruppo di gente motivato da buone intenzioni, senza nessun interesse particolare, senza nessuna azienda da salvare, senza nessuna ambizione di avere una banca, deve essere quella cattiva, quella “anti”.
Si attacca Grillo laddove si può,  si va a cercare il punto debole in quello che è DAVVERO qualunquismo e populismo allo stato puro.
Grillo è ricco, c’ha la barca, si mette le dita nel naso, prima di andare a dormire non si lava i denti, ha usufruito dei condoni (che scandalo!) – come migliaia di altri cittadini avranno sicuramente fatto, se quei condoni erano stati ufficializzati e legalizzati in parlamento, e tutta una serie di cose che se riguardano i politici di professione o questi nuovi guastatori della società, i tecnici, sono normali, giuste, legittime ma addosso a Grillo non fanno mai pendant con la buona fede e chissà perché.
Come ha detto Erri De Luca l’altra sera dalla Guzzanti  bisognerebbe ringraziare Grillo che ha offerto un’alternativa dando la possibilità alla gente comune, ai noi, di attivarsi per il bene comune.

Gente di cui non si parla perché l’imperativo categorico è solo quello di diffamare e screditare l’ideatore, l’ispiratore di quel progetto.

Meglio dare dello stronzo populista a Grillo piuttosto che discutere di quelle idee, è più facile e meno impegnativo.

La dignità della Persona

È bello che il ministro dell’Interno, Cancellieri, abbia notato come sia lesivo della dignità della persona, essere imbavagliati con nastro adesivo da pacchi. È ancora più bello, che la ministro abbia riconosciuto che se pur tunisini da rimpatriare, i due uomini dello scandalo sono delle persone.

Certo, ha dovuto consultare i manuali di procedura di rimpatrio per rendersi conto che la norma disumana non era né prevista, né tantomeno autorizzata.

Mi vengono in mente altre foto, quelle per esempio delle truppe americane democratizzanti, che posano accanto ai cadaveri delle vittime afghane. Un po’ come Re Juan Carlos e gli elefanti; ma almeno il Re, conscio d’aver offeso la dignità dei pachidermi, si è sentito in dovere di chiedere scusa al suo popolo, nonostante la giustizia divina fosse già intervenuta procurandogli la frattura dell’anca.

Ma va tutto bene, d’altronde noi abbiamo la fortuna di appartenere a quella porzione di mondo occidentale, assai evoluto, avanti nel futuro rispetto a tutto il resto. A noi la dignità della persona è cara, ne abbiamo cura. Ci facciamo sopra le guerre per darne anche a chi non ne ha.

Per portare la democrazia in Libia, abbiamo dovuto pressare i governi colonizzatori, che non ci volevano intorno. La nostra presenza in Libia, l’abbiamo pretesa, nonostante Gheddafi fosse un caro amico a cui abbiamo dato fabbriche, banche e danari, pur di riprendersi indietro gli animali che si traghettavano a Lampedusa. Animali, perché a vederli così, cadaveri rinsecchiti nel deserto nel quale venivano abbandonati, non somigliavano molto alle persone proprietarie di quella dignità da salvaguardare. E alla fine, sempre ligi alla salvaguardia di quella dignità, abbiamo sterminato un’intera famiglia, visto i filmati del macello in TV o su Youtube (con l’avviso che le immagini avrebbero potuto disturbare gli animi troppo sensibili), e poi venduto o acquistato i cimeli zuppi di sangue su Ebay.

Il mondo non è nuovo al disgusto per la lesione della dignità della persona. Mi ricordo l’impiccagione di Saddam Hussein, un altro mostro che andava eliminato, ripresa con i cellulari di ultima generazione, e caricato direttamente sul web. Si sentì anche il rumore dell’aprirsi della botola, proprio come nei film quelli che descrivono la barbarie dei secoli passati: quando non eravamo evoluti.

Sì, l’Italia fa parte di quel meraviglioso mondo occidentale, impegnato a civilizzare i poveracci degli altri mondi. C’è persino chi ne va fiero e orgoglioso, santificando ogni eroe che ci torna indietro dentro quattro assi di legno. Per esempio i marò che in India hanno ucciso i pescatori. Grazie alla meritoria opera del nostro ministro degli esteri, siamo riusciti a garantire una carcerazione umana, sebbene non si comprenda ancora come sia possibile la pretesa dell’India di processare i due per omicidio: in fondo, erano là per proteggere il petrolio dall’assalto dei pirati, mica in vacanza! È proprio vero, fai del bene e vai in galera.

La dignità della persona. È una lotta alla quale partecipo volentieri, e visto che il ministro Cancellieri si è mostrata così sensibile all’argomento, magari le si potrebbe chiedere di rivedere la storia della polizia italiana, da quando il fascismo ne ha favorito l’imbarbarimento. Il ministro potrebbe rivedere i fatti della scuola Diaz, o farci sapere che ne sarà dei barbari assassini di Federico Aldovrandi, Stefano Cucchi, Niki Aprile Gatti, e tutte le altre dignità offese in questo paese che ci fa vergogna.

(Mi dispiace per tutti coloro, ammazzati dallo stato, che non ho nominato. Ma son tutti qua, in queste poche righe)

Rita Pani (APOLIDE)

La paura fa 5 (stelle)

Preambolo:  Monti ha detto tutto, e il suo contrario, e nessuno che gli vada a chiedere conto di certe dichiarazioni che, in bocca a un’altra persona sarebbero considerate schizofrenia allo stato puro.


Oltre il giardino – Massimo Rocca, Il contropelo di Radio Capital

Allora ci avevo azzeccato. E’ proprio come Peter Sellers che faceva più parti nello stesso film. C’è il dottor Stranamonti che parla della Grecia come caso di scuola del successo dell’Euro e il professor Stranamonti che invece l’addita come orrido destino da evitare a tutti i costi, soprattutto nostri costi. Un successo che si misura con un nuovo tipo di spread: quello dei suicidi. Per adesso lo spread è 694 a 1572 a vantaggio del caso di scuola, ma teniamo duro che prima o poi li raggiungiamo. C’è il dottor Stranamonti che saltabecca da una capitale asiatica all’altra per dire che la crisi è superata e il professor Stranamonti che qui invece ci dice che il 2012 è un anno perduto. C’è un dottor Stranamonti che parla di una  ipotetica crescita del 5% del pil grazie alle riforme e il professor Stranamonti che stima che il Pil crescerà nel biennio 2014 2015 dell’1 e del 1,2% cioè sarà ancora abbondantemente inferiore a quello del 2007. E se, restando a Peter Sellers, a palazzo Chigi avessimo Chance il giardiniere?

Sottotitolo: “Beppe (Grillo) è come un fratello, quando gli dicono che è lui è l’antipolitica …ma i tre dell’Ave Maria fanno forse politica? D’Alema, è uno che fa antipolitica.”
[Don Andrea Gallo, 18 aprile, Unduetrestella, la7]

“Il M5S di Grillo è una cosa buona. Al suo posto rischia di emergere un movimento qualunquista”
[Erri De Luca,  18 aprile, Unduetrestella, la7]

Sarà perché i sondaggi danno il Movimento 5 stelle in grande ascesa, oltre il 7 per cento, per le prossime amministrative, un risultato che potrebbe scompaginare l’assetto politico attuale. Tutti i partiti sono in fibrillazione e scelgono la linea dell’attacco senza remore contro il leader del movimento, Beppe Grillo. Il direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, ai microfoni de ilfattoquotidiano.it lo definisce “uno spregevole demagogo di quart’ordine che corteggia i leghisti per conquistare voti e giustifica coloro che non emettono lo scontrino”. Gli fa eco l’ex ministro Altero Matteoli (Pdl) che definisce Grillo “un clown, un fenomeno da circo”, dando ragione a un suo avversario politico Massimo D’Alema (Pd) che aveva descritto il leader di 5 stelle come “un personaggio a metà tra il Gabibbo e Bossi”. “Un fenomeno mediatico inquietante” è Grillo invece per il leader di Sel, Nichi Vendola. Insomma mentre l’antipolitica di Grillo avanza, i partiti investiti da un crisi e una sfiducia profonda fanno quadrato contro il comico genovese

I buoi che danno del cornuto all’asino.
Di solito chi giudica dovrebbe essere migliore del giudicato, ma qui ormai tutti fanno tutto perché, specialmente in politica troppi pensano che l’arroganza faccia virtù, che sia un diritto divino poter dire qualsiasi cosa a proposito di tutto: anche le cose peggiori ben sapendo che pochissimi fra quei politici che stanno attaccando Grillo hanno i titoli per poterselo permettere.
Beh, no.
Questi lor signori stanno pericolosamente sottovalutando il malcontento della gente che in un momento di crisi profonda può trasformarsi nella miccia che accende la bomba, e siccome da loro proposte non ne arrivano, siccome TUTTI si sono accodati, accomodati e in molti casi inginocchiati al governissimo che fa benissimo per convenienza e per scaricare le loro responsabilità al cosiddetto curatore fallimentare, è assolutamente giusto e normale che la gente cerchi dei punti di riferimento altrove, il più possibile lontano da questa politica disonesta, cialtrona, che non vuole fare cose buone e vuole impedire a qualcun altro perfino di provare a farle al posto suo.
Se Grillo in un comizio parla “bene” di bossi è un populista: il male assoluto.
Se 314 parlamentari giurano in un parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak per salvare le chiappe flaccide di un delinquente [e nessuno  nell’opposizione che  si sia andato a incatenare per protesta, per richiamare l’attenzione su una vicenda che, insieme a molte, troppe altre,  ha reso questo paese lo zimbello del mondo] sono rappresentanti delle istituzioni autorizzati dal popolo? almeno rendiamoci conto del pulpito dal quale arrivano certe prediche.
Dovrebbero andarsi a nascondere dalla vergogna e invece sono sempre lì a dire le loro cazzate che nove volte su dieci nessuno ha il coraggio di smentire, confutare.
Nessuno che abbia il coraggio di rinfacciare a questi parassiti, mantenuti, ladri, di non aver fatto niente affinché  non nascesse nella pubblica opinione quell’antipolitica che temono ma che in realtà è solo voglia di politica,  ma vera, onesta, costruttiva: quella che loro, gli addetti ai lavori,  non hanno mai fatto altrimenti l’Italia non sarebbe in queste condizioni,  né hanno la benché minima intenzione di voler fare.

L’antipolitica non esisterebbe se esistesse la buona politica, ad ogni azione corrisponde una reazione, e, a fronte delle azioni  perlopiù illegali, contro lo stato, quello stato che si vantano di rappresentare compiute da questa classe dirigente e politica  credo che le reazioni siano state fin troppo delicate.

In Italia è dai tempi della Resistenza che non si organizza più un movimento di popolo in grado di scalzare un regime, quello è stato l’unico momento storico nel quale i cittadini hanno preso atto che ce la potevano fare,  che ce la DOVEVANO fare, che potevano essere più forti dell’oppressore.
E hanno avuto ragione.
Oggi l’oppressione si esercita in maniera diversa ma i risultati non sono poi così diversi.

Nel frattempo: Silvio Berlusconi indagato dai magistrati di Bari insieme a Valter Lavitola: entrambi sono accusati di aver indotto Giampaolo Tarantini a mentire sulle feste che si svolgevano nelle residenze dell’ex presidente del Consiglio.

Caso escort: Berlusconi indagato a Bari
“Spinse Tarantini a mentire ai pm”

Ci prendono per il culo? fanno bene

 

I tagli col trucco della Casta. Sono
solo agli aumenti

Melandri & Co., servi d’Italia

Fanno bene, finché glielo lasciamo fare.

Solo gli idioti potevano pensare che i tagli  fossero veri.

Quello che più mi  fa incazzare non sono tanto questi politici irriverenti e irrispettosi anche in un momento così difficile; nessun politico si spende più del necessario  per il  cosiddetto bene degli altri, e comunque mai senz’aver pensato prima al proprio. Dicevo: quello che mi fa letteralmente imbestialire è tutto quel coro di scandalizzati che gridano al populismo, al qualunquismo, all’antipolitica perché così è più fico e fa tanto intellettuale, anziché ammettere che è vero che la politica continua imperterrita a prenderci per i fondelli, complice anche la solita disinformazione italiana e ad aumentare così una distanza ormai incolmabile fra le istituzioni e i cittadini.

Prendiamo per esempio la povera Melandri che è l’ultima ma solo in ordine di tempo degli “onorevoli” che si sono lamentati perché non vogliono in alcun modo rinunciare al vitalizio, La Melandri che, avendo sacrificato un lavoro alla politica (sì: ha detto proprio così) e siccome  in tutti questi anni ha servito il paese non le sembra giusto che il suo diritto ad avere il vitalizio –  e di poterlo ottenere sicuramente e molto prima dell’età prevista visto che a cinquant’anni nessuno avrà più la possibilità di andare in pensione e molti non avranno nemmeno una pensione –  venga messo in discussione. Se io dicessi alla Melandri che ci sono eserciti di servitori  in Italia che lavorano per venticinque, trenta euro al giorno quando va bene e in condizioni disastrose per contratti, sicurezza eccetera e che se davvero vuole rendere un servizio utile al paese potrebbe – per esempio – andarsene affanculo e per sempre farei del qualunquismo?
Come dice Travaglio la colpa non è dell’infezione che provoca la febbre, è del termometro che se ne accorge.