Sì ai diritti del minore ma solo se la pubblica opinione è d’accordo, s’intende

Ricapitolando, a grandi linee:  Martina Levato è stata giudicata socialmente pericolosa, in questi mesi, dopo l’arresto e la condanna in primo grado a quattordici anni a cui andranno sommati altri – eventuali –  per altri reati di cui è accusata non ha mai mostrato segni di pentimento.
Quando a dicembre fu arrestata per aver sfigurato il fidanzatino del liceo era giá incinta. 
Il suo non è stato un gesto scaturito dal raptus come può essere stato quello della Franzoni della quale si è molto riparlato in questi giorni: lei aveva il progetto di “purificare” se stessa causando danni e dolore a chi l’aveva frequentata.
Il problema non sono solo i processi che si svolgono in televisione e nei social, i giudici non sono alieni, vedono, leggono e ascoltano ciò che avviene nella societá e, rispetto poi a certe situazioni sono quasi “costretti” ad optare per il male minore che in questo caso è il peggiore.
Non ha nessun senso far frequentare questa madre e il figlio se poi dovrà essere adottato, e se i nonni gli volessero davvero bene, volessero davvero il bene del piccolo dovrebbero chiedere loro stessi che venga allontanato dai genitori sciagurati e criminali. 

Sarebbe il caso di smetterla con questa leggenda che i figli riparano i danni degli adulti, usarli come paraventi e scudi con i quali nascondere i loro fallimenti. Un figlio non migliora chi lo mette al mondo, semmai è molto più probabile che l’enorme responsabilità di doversi occupare di un esserino la cui sicurezza, salute dipende in toto dai genitori produca proprio l’effetto contrario: succede alle persone mentalmente sane figurarsi se non c’è il rischio che possa accadere a chi ha delle gravi turbe psichiche.  

Vale la pena di ribadire che non sono i reati di cui sono accusati Boettcher e la Levato né la condanna in primo grado la causa della decisione di togliere questo bambino ai genitori ma proprio e solo le condizioni mentali dei due genitori, ritenuti incapaci di occuparsi del minore perché violenti ma non di intendere e di volere, che nel loro caso costituisce un’aggravante perché significa che hanno agito con lucida premeditazione.
Tutti pronti ad alzare le barricate alle adozioni ai gay, gli etero per adottare vengono passati agli infrarossi ma poi, nella bella societá dell’ipocrisia bisogna lasciare una creatura nelle mani di chi ha dimostrato di non saper badare nemmeno a se stessa perché altrimenti è “crudeltà”.
E il padre? Su di lui nemmeno una riga, del resto agli uomini per perdere il diritto alla paternitá basta anche meno di un reato e una condanna. 

Miliardi di persone sono cresciute benissimo con il latte artificiale, molte anche senz’aver mai conosciuto i genitori biologici.  Io sono allibita dai commenti che ho letto su questa vicenda, e sono sempre più convinta che ci sono cose che meno gente sa e meglio è,  che portare tutto, anche i minimi dettagli all’attenzione dell’opinione pubblica non consenta alla macchina della giustizia di procedere poi  nel senso giusto.

Martina Levato, perché non tutelare il bambino invece di parlare di crudeltà? – Eretica, Il Fatto Quotidiano

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Martina Levato, Alexander Boettcher: per i giudici sono “più pericolosi dei mafiosi”

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Un giudice non decide sulla base del sentimento personale, non è questo che gli si chiede, per fortuna: di “Ponzi Pilati” pronti a trasformare tutte le piazze, paesi e città in arene e patiboli l’Italia è fin troppo piena.
Si parla sempre,  troppo e perlopiù  a sproposito dei diritti dei bambini rispetto alla fecondazione assistita, all’utero in affitto, all’adozione ai gay, in questi casi della felicità del bambino, del suo diritto ad essere allevato, nutrito ed educato da persone capaci di amarlo e rispettarlo, sane di mente non frega niente a nessuno perché se la natura [Dio] vuole questo e quello e ha deciso diversamente bisogna rispettare il suo “ordine”,  poi quando un giudice rispetta davvero il diritto alla serenità di un bambino già venuto al mondo ci si dimentica di tutto per buttarla in caciara con la “disumanità” di una decisione.  Solidarietà alla dottoressa Fiorillo che è sempre di turno nel momento sbagliato.

Il problema di questo paese non sono solo i media che ci costringono ad occuparci anche di cose di cui faremmo volentieri a meno, nel paese normale si dà una notizia e se ne dà un’altra quando c’è la notizia, se definitiva è meglio: non si ricama per settimane e mesi sui fatti di cronaca solo per riempire pagine di giornali e siti web da cliccare compulsivamente coinvolgendo tutti.  Il problema, drammatico, culturalmente irrisolvibile è soprattutto un’opinione pubblica immatura e capricciosa ma soprattutto disinformata che si esprime dopo aver letto a malapena i titoli dei giornali e che rispetto a fatti di un’importanza gigantesca vuole essere accontentata come dal salumiere e dal fruttivendolo: gente che vorrebbe che le cose andassero per il verso che le si attaglia meglio e di più perché ha il pessimo vizio di mettersi tutto addosso non essendo poi capace di esprimere una critica, un commento o un giudizio distaccati. 

L’Italia è irrimediabilmente un paese fatto purtroppo a maggioranza di mammisti e mammoni che non sanno prendere atto con onestà che una donna è prima di tutto una persona capace e incapace di tutto come un uomo, che lo status di mamma non eleva a nessuna santità e che i figli prima di essere un diritto dei genitori sono tanti doveri ai quali non tutti sanno o possono assolvere nella maniera migliore.
Per fortuna però la nostra magistratura disastrata non per colpa sua ma di chi la obbliga a mettere in pratica leggi oscene, ovvero quelli che fanno le leggi,  tirata e maltrattata da tutte le parti, pressata e accusata sempre di sbagliare ogni tanto ci azzecca e fa la cosa giusta garantendo il diritto di un bambino che non ha nessuna colpa o responsabilità essendo appena nato e i genitori si sa, non si possono scegliere, di non essere allevato da due violenti sociopatici, pericolosi disturbati mentali ai quali nessuno ha mai insegnato il rispetto per la vita degli altri e nemmeno per la loro.

Se ci fosse ancora Berlinguer

Sottotitolo: ci vuole solo la gran faccia di culo di questo centrosinistra che ha rinnegato tutto di Berlinguer ad andare in processione blindata a guardare il film su di lui fatto da chi ha finito di spalancare le porte a berlusconi. Quello che in campagna elettorale nemmeno lo nominava, per paura che la gente capisse chi NON doveva votare.
Bravo Uòlter, ipocrita quanto mai. La cosa positiva è che a nessuno – speriamo – verrà mai in mente di fare un film su quando c’erano Veltroni, D’Alema,  Fassino, Letta [jr] e Renzi, in quanto protagonisti di una politica che i posteri seppelliranno non di risate, perché non hanno fatto ridere nessuno, ma con l’opportuno velo pietoso, e anche vergognoso, che si meritano.

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Chissà perché questi nostri statisti democratici i loro bei discorsi sulla pace messa in pericolo da chi si ostina a non voler cedere alle prepotenze della finanza mondiale non li vanno a fare in America, in Cina, in Russia. Lì ci vanno in ginocchio, se ne fottono della pace e del rispetto dei diritti umani, fanno le riverenze ai capi di stato che fanno le guerre, le trascinano per decenni, paesi dove la pena di morte è ancora il sistema per regolare la giustizia. Qui invece, ritrovano tutta la loro verve e una gran voglia di fare chiacchiere che non c’entrano nulla col contesto in cui si trovano.  

E’ vergognoso e intollerabile che nel giorno della commemorazione della strage nazista di Roma si strumentalizzi questa data per fare propaganda a favore di una politica che proprio la pace ha tolto:  quella della sicurezza di un lavoro, di uno stipendio sicuro, di poter essere curate, istruite e di un futuro a svariati milioni di persone.  Roma, medaglia d’oro alla Resistenza ha dato asilo alla feccia fascista e nazista più immonda. E’ questa l’idea di democrazia che piace a molti: una democrazia che prevede il dare ospitalità al gerarca nazista priebke  nella stessa città dove ordinò la strage delle Fosse Ardeatine.
Questo non lo dicono Napolitano né Marino.
Napolitano, invece di scusarsi coi romani e con tutti gli italiani preferisce parlare d’altro, dei rischi dei partiti no euro.

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NAPOLITANO: “UNITA’ DELL’EUROPA ATTACCATA E SCREDITATA”

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La destra in Europa sta facendo quello che la sinistra non vuole più fare. Ovvero, ribellarsi al potere della finanza che schiaccia i lavoratori a beneficio di chi li sfrutta e vuole trarre da loro il massimo vantaggio e guadagno, con la minima spesa. Quel potere economico che è lo stesso che crea le crisi. Perché la crisi non la porta babbo Natale, e non è nemmeno vero che è frutto dello stile di vita dei popoli, la teoria secondo cui la maggior parte della gente ha vissuto al di sopra delle sue possibilità è una leggenda: una menzogna. La crisi economica è il veleno col quale i paesi vengono intossicati scientemente affinché la politica possa prendere quei provvedimenti che in periodi normali sarebbero impossibili perfino da pensare: provvedimenti che servono per dare più potere al potere. E, ogni volta, quei provvedimenti hanno prodotto l’unico risultato possibile che è quello di trascinare i popoli verso l’estremismo di destra. Era successo in Spagna e ora succede in Francia. Ma i segnali c’erano tutti, e le politiche di sinistra e centro sinistra non hanno cercato di essere loro il rifugio e la soluzione, si sono semplicemente adeguate al potere della finanza, hanno partecipato alla messa in pratica dei provvedimenti e del rigore salvo poi accusare di populismo chi a tutto questo si ribella.

Caricare i popoli di un debito che non hanno prodotto dovrebbe essere considerato un crimine contro l’umanità. E chiunque agisca in questa direzione meriterebbe il giudizio del popolo.

Il centrosinistra italiano oggi terrorizzato dai venti di destra come mai non ha dimostrato di esserlo anche quando il monarca anziano ha costruito non uno ma tre governi a sua immagine e somiglianza, quelli delle larghe intese che gli piacciono tanto dentro ai quali c’è anche la destra?  In parlamento meglio il pdl dei 5stelle, diceva Letta nipote due estati fa. Della situazione attuale è molto più responsabile una sinistra in Italia sempre precaria ma negli ultimi vent’anni proprio sparita. Non si ricorda una sola iniziativa politica, un progetto di sinistra  vero, significativo e che abbia migliorato le condizioni dei cittadini portato a termine in tutto questo tempo.  Quando la politica dimostra di non volersi riformare anche dal suo interno, perché non bastiamo noi, ci vuole anche la volontà dei professionisti della politica per migliorarsi, ad esempio cacciando i disonesti, gli incapaci, gli indagati, quando i partiti di sinistra e centrosinistra per prendere i voti assumono le sembianze e agiscono come quelli di destra e centrodestra invece di contrastare la politica avversa alle necessità e alle esigenze della gente poi può succedere, succede, anzi, che gli elettori alle imitazioni preferiscano l’originale. 

 

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Ruby, Cassazione assolve pm Fiorillo e condanna il Csm: “Doveva difendersi”

 
 Annullata con rinvio la sanzione inflitta al magistrato minorile. Secondo gli ermellini fu diffamata dell’allora ministro Maroni che dichiarò che era stata lei ad affidare la marocchina alla Minetti
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La Cassazione che ha assolto Anna Maria Fiorillo dall’accusa di “violazione del riserbo” nel merito della vicenda di Ruby ha detto: “la verità mediatica si fissa nella memoria collettiva”, ovvero, quando qualcosa si dice, si ripete, si scrive sui giornali diventa un fatto vero, realmente accaduto. 
La stessa teoria di goebbels, il ministro della propaganda nazista, il quale usava dire che basta ripetere la stessa cosa tante volte affinché diventi la verità. E quando la verità viene negata tutto viene distorto, anche l’immagine della politica agli occhi della gente che va a votare. Quando sono le istituzioni stesse che fanno apparire onesto il delinquente è difficile poi che la gente possa avere un’opinione che rispecchia il più possibile la figura reale del politico.
Se questo fosse un paese normale oggi maroni dovrebbe rispondere di diffamazione aggravata nei confronti della Dottoressa Fiorillo, ma siccome siamo in Italia non succederà, e nessun presidente sempre pronto a bacchettare e fare le ramanzine ai giudici dirà mezza parola di condanna ai diffamatori di giudici.
La vicenda della PM Fiorillo ribadisce e conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno quanto le nostre istituzioni abbiano sempre agito in contrasto a quelli che sono i loro doveri, a favore dei loro pari anche [soprattutto] quando hanno violato la legge e non invece, come dovrebbe essere, della verità.
Il politico indagato non si manda via né si dimette perché come c’insegna anche Maria Elena  Boschi non basta l’avviso di garanzia per chiedergli di farsi da parte [qui, in verità, non basta nemmeno una condanna definitiva ma come dicono quelli bravi, tant’è]. I giudici invece possono essere tranquillamente infamati e diffamati dai politici, anche quelli indagati, inquisiti e condannati, possono essere fatti oggetto di provvedimenti disciplinari ingiusti dai loro superiori per colpa della politica serva, bugiarda, disonesta e dopo non succede niente, nemmeno in quel caso si pretende che il politico che infama e diffama risponda del suo operato così come è toccato al giudice per colpa sua.

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Italia contro resto del mondo
Marco Travaglio, 25 marzo

Ormai è un complotto planetario. Ogni notizia dall’estero sembra fatta apposta per renderci ridicoli, ancor più di quanto già non siamo. Ricordate le geremiadi dei politici italiani e dei giornalisti e commentatori al seguito contro il vizio dei nostri magistrati di intercettarli (peraltro su telefoni di altri, perlopiù delinquenti loro amici) e contro il malvezzo dei giornali di pubblicare le loro conversazioni? “Siamo il paese più intercettato del mondo, l’unico che spia i politici e li sbatte in prima pagina violandone l’immunità e la privacy”. Anche le recenti cronache politico-giudiziarie francesi si incaricano di smentirli: Nicolas Sarkozy è stato intercettato, prima da un collaboratore poi dai magistrati di cui lui tentava di spiare le mosse, e la stampa francese ha pubblicato tutto. E, mentre qui ferve il dibattito sulla candidabilità dell’incandidabile B. e sull’ideona di infilare il suo nome in lista o almeno nel logo di Forza Italia, e ancora si discute sulla legge Severino che l’ha fatto decadere da senatore dopo la condanna per frode fiscale, dall’Inghilterra giunge notizia che la Football League (sorella britannica della Federcalcio) respinge al mittente Massimo Cellino, il presidente del Cagliari che voleva acquistare il Leeds. Motivo: ha una condanna in primo grado per evasione fiscale. Nulla a che vedere con lo sport: l’imprenditore sardo è stato appena giudicato colpevole – non ancora in via definitiva – del mancato pagamento di 400 mila euro di tasse su uno yacht acquistato negli Usa e portato in Italia, e sanzionato con 600 mila euro di multa e con il sequestro dell’imbarcazione. Senza contare le vicende giudiziarie per una vecchia truffa tentata ai danni del ministero dell’Agricoltura; i 15 mesi di pena per il falso in bilancio del Cagliari; e i mesi di carcere per peculato e falso nello scandalo dello stadio Is Arenas. Tutte vicende che, in Italia, fanno curriculum per diventare presidenti di club pallonari (vero Abete, Carraro, Pescante?) e sono ottimi viatici per la carriera imprenditoriale, finanziaria e politica: c’è chi da noi, per molto peggio, è diventato onorevole, ministro, premier. Tanto basta invece, secondo i parametri etici della Federcalcio inglese, per giudicare Cellino “un disonesto” e tenerlo a debita distanza dallo sport. A Londra, anche per acquistare più del 30% di una società di calcio bisogna superare il test di idoneità Fit and proper. Gli stessi parametri hanno indotto il board del Bayern Monaco a chiedere le dimissioni del presidente e campione del mondo Uli Hoeness, che peraltro se n’è andato subito dopo la condanna in primo grado per frode fiscale, rinunciando all’appello e alla presunzione di non colpevolezza. E stiamo parlando di società private. Figurarsi quali standard di moralità e di legalità sono richiesti a un cittadino per ascendere a cariche pubbliche o addirittura elettive o governative. Non è solo una questione di regole: è il comune sentire della stragrande maggioranza della popolazione. Persino i tifosi del Leeds, letto il curriculum penale di Cellino, hanno manifestato la loro contrarietà ad averlo come presidente: il 4 marzo si sono presentati allo stadio londinese Ellan Road travestiti da mafiosi. Perciò all’estero ridono di noi, anche se a rappresentarci c’è il giovane Renzi al posto delle vecchie pantegane. E perciò l’establishment italiota non riesce a capacitarsi di quel discredito, attribuendolo a un inesistente sentimento anti-italiano. Non basta sostituire la faccia del premier, quando poi al governo siedono i soliti indagati e imputati, giustificati con i consueti gargarismi del “garantismo” e della “presunzione di innocenza”. O ci allineiamo agli standard etici d’Europa, colmando il vero spread che ci separa dai partner e piantandola di fare i furbi, o qualunque rappresentante italiano varchi la cinta daziaria, fosse anche il più virtuoso, sarà accolto dai soliti risolini. C’è, naturalmente, anche una terza via: andare in Europa e convincere tutti gli altri che abbiamo ragione noi e ha torto il resto del mondo. Ma – consiglio non richiesto – sarebbe meglio evitare.

 

Fanno schifo, sì

Sottotitolo: ma come son solerti coi provvedimenti disciplinari ai Magistrati.
Dovremmo pretendere la stessa cosa noi nei confronti dei politici, quand’è che qualcuno interverrà a nostra tutela nei confronti dei politici ladri, corrotti, mafiosi, conniventi,  verso ex ministri che testimoniano il falso in processi di mafia e che mentono nel merito di una decisione che un giudice non ha mai scelto di intraprendere?  il CSM da che parte sta, da quella delle guardie o quella dei ladri?

Se un ministro mente nell’esercizio delle sue funzioni o da ex mentre sta testimoniando in un processo di mafia non succede niente, anzi trova pure conforto nella più alta autorità dello stato in questo bel paese pacificato nell’inciucio, sepperò un Magistrato rettifica la menzogna del ministro dicendo la verità viene punita per aver violato un checazzoneso qualunque?

Il falso in atto pubblico non esiste più o viene applicato a discrezione?

Solidarietà alla dottoressa Fiorillo, punita per non aver mentito, per aver osato correggere la balla di maroni: in questo paese dire la verità è diventato un extra che non ci si può più permettere senza rischiare.

Mi auguro che la dottoressa Fiorillo ottenga il successo che si merita col suo ricorso ma ugualmente il messaggio che passa è assolutamente negativo: colpirne uno per educare qualcun altro.
Intanto c’è la sanzione, come quando si paga una multa ingiusta o una bolletta che non corrisponde all’effettivo consumo, al risarcimento poi ci si penserà con calma, e soprattutto senza quel clamore che ha accompagnato il primo provvedimento.
Qualcosa che si può leggere come un tentativo di intimidazione.

Preambolo: 13 novembre 2010
”Quando ho scritto nella mia relazione “non ricordo di avere autorizzato” ho fatto un errore nella costruzione della frase: avrei dovuto scrivere “ricordo di non avere autorizzato” perché questo era il senso”. [Annamaria Fiorillo]

L’Italia non è più un paese per persone perbene da un bel po’. 
Un ministro dell’interno che mente non solo non viene richiamato dal presidente della repubblica – che ha evidentemente una spiccata simpatia per ministri ed ex ministri bugiardi – e costretto a smentire e rettificare la sua bugia ma, in seguito, viene addirittura eletto presidente di regione portandosi dietro il suo carico da 11 e dunque quel movimento razzista, secessionista che è la lega nonostante gli scandali e i reati collezionati al suo interno. 
Probabilmente se fosse stato inchiodato sui suoi errori non avrebbe ottenuto lo stesso consenso popolare.
Ma questi non sono problemi per nessuno, come per i morti di mafia e di stato non c’è rimasto più nessuno fra le istituzioni a difendere quei morti e altre istituzioni – con gesti concreti e non con le solite noiosissime chiacchiere – che vengono oltraggiate in tutti i modi.
Giorgio Santacroce, nuovo primo presidente di Cassazione è un amico personale di previti, Napolitano, che in qualità di presidente della repubblica è il capo supremo della Magistratura dovrebbe esigere una semplicissima risposta da quel CSM così solerte nei provvedimenti verso quei giudici ritenuti poco disciplinati e cioè chiedere  da che parte sta: se da quella della verità utile a ripristinare il senso di giustizia nazionale o se da quella della menzogna utilissima a riparare, more solito, il noto delinquente fuorilegge, quello che oggi sarà a manifestare contro i giudici in quel di Brescia, tanto per non turbare questo bel clima pacifico e non di-vi-si-vo.

Domani ci penserà alemanno con la marcia antiabortista su Roma.

Fate schifo 
Marco Travaglio, 11 maggio

Siccome non c’è limite alla vergogna, ieri il Coniglio Superiore della Magistratura, già organo di autogoverno della medesima e ora manganello politico per mettere in riga i “divisivi” che disturbano l’inciucio, ha condannato alla “censura” il pm minorile di Milano Anna Maria Fiorillo. Ha insabbiato un’indagine? È andata a cena con un inquisito? È stata beccata al telefono con un politico che le chiedeva un favore? No, altrimenti l’avrebbero promossa: ha raccontato la verità sulla notte del 27 maggio 2010 alla Questura di Milano, quando Karima el Marough in arte Ruby, minorenne marocchina senza documenti né fissa dimora fu fermata per furto e trattenuta per accertamenti. Quella notte, per sua somma sfortuna, era di turno la Fiorillo che, per sua somma sfortuna, è un pm rigoroso che osserva la Costituzione, dunque non è malleabile né manovrabile. Al telefono con l’agente che ha fermato la ragazza, dice di identificarla e poi affidarla a una comunità di accoglienza, come prevede la legge. Mentre l’agente la identifica e cerca una comunità (ce n’erano parecchie con molti posti liberi), viene chiamato dal commissario capo Giorgia Iafrate, a sua volta chiamata dal capo di gabinetto Pietro Ostuni, a sua volta chiamato dal premier Berlusconi direttamente da Parigi. L’ordine è di “lasciar andare” subito la ragazza perché è “nipote di Mubarak” e si rischia l’incidente diplomatico con l’Egitto. Così la Questura informa la pm che Ruby è stata affidata a tale Nicole Minetti, “di professione Consigliere Ministeriale Regionale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri” (supercazzola testuale). “Ciò – annoterà la Fiorillo nella sua relazione – suscitò in me notevoli perplessità che esternai con chiarezza, sottolineando in modo assertivo l’inopportunità di un affidamento a persona estranea alla famiglia senza l’intervento dei servizi sociali. Non ricordo di aver autorizzato l’affidamento della minore alla Minetti”. Cioè, spiegherà la pm, “ricordo di non averlo autorizzato”. Appena la cosa finisce sui giornali, il procuratore Bruti Liberati si precipita a difendere gli agenti con una nota molto curiale, anzi quirinalesca: “La fase conclusiva della procedura d’identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata correttamente”. Cioè anticipa l’esito di un’indagine in corso. Il Pdl esulta: visto? Il caso Ruby non esiste. Il ministro dell’Interno Maroni si presenta in Parlamento e mente spudoratamente: che Ruby fu affidata alla Minetti “sulla base delle indicazioni del magistrato”. La Fiorillo, sbugiardata dal bugiardo su tutti i giornali e tv senza che nessun superiore la intervenga, si difende da sola e dichiara: “Le parole del ministro che sembrano in accordo con quelle del procuratore non corrispondono alla mia diretta e personale conoscenza del caso. Non ho mai dato alcuna autorizzazione all’affido della minore“. Poi chiede al Csm di aprire una “pratica a tutela” non solo sua, ma della magistratura tutta, contro le menzogne del governo. Ma il Csm archivia la pratica in tutta fretta senza neppure ascoltarla: non sia mai che, con le sue verità “divisive”, turbi il clima di pacificazione nazionale. Al processo Ruby, forse per non smentire il procuratore, né l’accusa né la difesa chiedono di sentirla come teste. Provvede il Tribunale. Ma intanto il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, lo stesso che convocò il procuratore nazionale Grasso su richiesta di Napolitano e Mancino per far avocare l’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, avvia contro di lei l’azione disciplinare per aver “violato il dovere di riserbo”. Cioè per aver osato dire la verità. Ieri infatti il Pg Betta Cesqui che sosteneva l’accusa e ha chiesto la sua condanna non ha potuto esimersi dal dire che “la verità sulla condotta del magistrato è stata stabilita ed è stata data piena ragione alla sua ricostruzione dei fatti”. Dunque il plotone di esecuzione del Csm l’ha punita con la censura. Guai a chi dice la verità, in questo paese di merda.