La politica, il web e quell’ossessione per la censura

Stefano Rodotà: tecnologia e democrazia, identità e diritti digitali

Il Garante per la protezione dei dati personali, nella relazione annuale al Parlamento, ha sottolineato che non è più possibile “essere indulgenti con la violenza verbale presente nella rete”. E Google, Facebook e Amazon “diventano sempre più intermediari esclusivi tra produttori e consumatori”

Privacy, Soro: “Intercettazioni, norme
in arrivo. Stop a strapotere colossi web”

Nemmeno i governi di berlusconi si sono mai accaniti sul web come sta facendo questo delle necessità e delle priorità.
Ignoranti matricolati che non sanno di quello che parlano semplicemente perché non lo conoscono, e lo si vede dal modo che hanno di rapportarsi coi linguaggi della Rete e dal terrore che incute loro uno strumento solo perché in grado di conservare la memoria e dunque anche le innumerevoli porcate che la politica dice e fa.
Mi fanno molto ridere quelli che vorrebbero vietare l’odio, che sarebbe come voler vietare l’amore.
L’odio è un sentimento legittimo che, finché non sfocia nell’atto violento è altrettanto legittimo poter provare.
Altra cosa è che si dovrebbe dare il meno possibile di occasioni alla politica e ai moralisti, agl’irriducibili  tout court, quelli che “smetto quando voglio”  di poter esprimere certi giudizi sulla Rete, i suoi strumenti e i suoi frequentatori.
Basterebbe applicare qui gli stessi comportamenti che si hanno nei diversi contesti sociali in cui si vive: la famiglia, gli amici, il posto di lavoro. 
Ma purtroppo c’è ancora troppa gente che pensa che questa sia una zona franca dove tutto è permesso e concesso; invece non è così e non deve essere così.
Ma per questo non serve la censura, bastano, come spiegazione, le parole sagge del professor Rodotà.
E inoltre, la televisione che veicola cose molto peggiori di internet raggiungendo un pubblico molto più vasto non è altrettanto pericolosa? non è pericoloso il sito on line di un giornale che pubblica il video di un uomo che si sta per suicidare minuto per minuto?

 In nessun paese democratico la politica ha sempre l’occhio fisso sulla Rete, qui sì e da sempre.
Dunque significa che bisogna difenderla, il modo per farlo è usarla bene.

Che vuole dire Soro, garante della privacy, quando parla di “favorire un giornalismo maturo e responsabile?”

I colossi del web godranno anche di uno strapotere ma almeno offrono più alternative rispetto all’informazione convenzionale che è tutt’altro che matura, responsabile e democratica, altrimenti l’Italia non sarebbe in una graduatoria mondiale da paese del quarto mondo, da regime. 

Siamo il paese costretto a subire e sopportare il conflitto di interessi più indecente del mondo, sul quale nessuno vuole mettere delle regole per togliere il monopolio di tutto ad un uomo solo, ma quello che spaventa la politica è il web, dove quell’uomo solo non ha la possibilità di mettere i suoi marchi ovunque. Evidentemente in quel conflitto di interessi ci galleggiano anche altri, anche quelli che avrebbero dovuto porvi rimedio. E ci si trovano anche bene.

Ma il problema è diventato improvvisamente quello di regolare internet.

Tutta quest’attenzione della politica sulla Rete a me non piace, non credo affatto che l’intenzione di questi ignorantissimi signori che vorrebbero occuparsi di qualcosa che evidentemente non conoscono sia l’intervento sulle regole del web a fin di bene, per tutelarne i fruitori.

Mi sembra piuttosto l’ennesimo tentativo di tacitare quel dissenso che almeno viene canalizzato sotto forma di parole, quindi in modo assolutamente pacifico. 

E  continuo a non fidarmi quando la politica si vuole occupare di internet, specialmente in un momento come questo in cui, e davvero, “ci sarebbero altre cose a cui pensare”. 

Le leggi ci sono già tutte, come ha detto benissimo varie volte  il professor Rodotà  “quello che è illegale off line deve esserlo anche on line”. 
Ma da quando anche vip e politici hanno preso l’abitudine di frequentare la Rete il tema della violenza e delle molestie nel web sembra diventato l’unico problema da affrontare. 

Da quando Laura Boldrini ha aperto la discussione circa un suo problema personale relativo a delle minacce ricevute c’è stata un’escalation di interesse morboso verso qualcosa che è sempre esistita, ovvero il dissenso verso il potere, è solo cambiato il modo di esprimerlo, molto più sicuro di quello utilizzato in altri periodi dove l’attentato era dietro ogni angolo di strada. 

Cosa vogliono questi signori, che la gente torni per strada? io fossi in loro ringrazierei questo strumento che ne tiene buona un bel po’, almeno.

I linguaggi volgari, violenti nei dibattiti pubblici, nei programmi televisivi esistono da molto prima dell’avvento dei social network, vero terrore della politica perché in grado di veicolare e far conoscere, discutere, notizie in tempo reale, non li ha sdoganati Grillo e, parrà strano, ma le leggi per contrastare gli eccessi quando diventano reati ci sono, andrebbero solo applicate.

Anche coi sallusti, possibilmente.

E poi basta nascondere certe intenzioni e la smania di censura dietro l’alibi della difesa della privacy: c’è un sacco di gente, me compresa, che prima di tutto sa benissimo che frequentando la Rete è impossibile difenderla completamente, come lo è anche in altri ambiti, basta avere una carta punti di un supermercato per dire addio all’idea di riservatezza e, in second’ordine, non vive nell’ossessione di doversi nascondere: nemmeno qui.