Liber* tutt*

La mia solidarietà totale ad Alberto Musy, consigliere comunale di Torino dell’Udc ferito in un agguato.

Sottotitolo: Noi abbiamo deciso di introdurre il contratto universalistico.
Se non vi piace, potete sempre cambiare pianeta.
Non è un accordo sociale, qui di sociale non c’è niente.
Pensate che le banconote abbiano un anima?
Se ci stai sul cazzo perché pensi che il lavoro sia un diritto
pagheremo la tua emarginazione.
Se credi che sul posto di lavoro
si mangia, si va al bagno, si parla di politica
non la si dà al capo e si vorrebbe anche l’aumento
e magari anche il riposo la domenica,
forse non hai letto la scritta
sul cancello della tua fabbrica:
ARBEIT MACHT FREI.

(NOI)

IL LAVORO RENDE LIBERI. CAPITO?

MONTI: “L’ARTICOLO 18 E’ UNA QUESTIONE CHIUSA”

FORNERO: “E’ UNA BUONA RIFORMA”

Finalmente in Italia i lavoratori potranno essere licenziati arbitrariamente, ma con molta sobrietà ed eleganza, il che è tutta un’altra cosa.

Ci si sente meglio se a dircelo è una distinta signora ben vestita, col tacco 5 e la parure adatta ad ogni occasione.
C’è qualcuno, oltre ai padroni, ai tecnici (sobrii) che si stanno occupando del salvataggio della ‘robba’ e di chi se la divide da sempre in questo sciagurato paese, e al presidente della repubblica,  qualcuno che può ancora dire che si tratta di un fatto di civiltà, che è giusto passare con un caterpillar sulla pelle dei lavoratori perché ce lo chiede l’Europa (che ci chiederebbe anche altro come faceva notare ieri su La Stampa quel sovversivo qualunquista di Zagrebelsky ma di questo altro politici, sindacati e tecnici se ne fregano alla grandissima)? Almeno il 90% della gente che vive in Italia  non capisce nulla di quel che le accade attorno,  non si informa, ha altro da fare e altro a cui pensare,   perché se lo facesse avrebbe capito subito che la crisi non è un dramma per la popolazione ma un efficacissimo strumento creato e favorito dal potere per realizzare rapidamente cose che in una situazione normale e realmente democratica non si possono fare. Fa parte della dottrina di  Milton Friedman,  con la quale Monti si è nutrito.

Ora se invece di parlare tutti di liberismo,  di Friedman o di crisi si andasse a leggere davvero non ci sarebbe nessuna sorpresa nello scoprire lo smantellamento del welfare, la riduzione in schiavitù economica – la riduzione del lavoro al solo fine del sostentamento e dell’indebitamento da estendere a più generazioni.

Quindi tutti, ma proprio tutti, perfino berlusconi c’è riuscito, possono far bere quel cazzo che vogliono a tutti facendolo passare per priorità, urgenza, impegni inderogabili e necessari.

Anche quando è tutt’altro da ciò.

Il finto tonto

Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 21 marzo

Ma davvero il presidente della Repubblica ha il potere di intimare alle parti sociali di rinunciare a “qualsiasi interesse o calcolo particolare”, cioè di non rappresentare più le categorie che dovrebbero rappresentare, per inchinarsi alla cosiddetta riforma dell’articolo 18 unilateralmente imposta dal governo del prof. Monti e della sig.ra Fornero con l’inedita formula del “prendere o prendere”? Ma dove sta scritto che quella cosiddetta riforma è buona? Ma chi l’ha stabilito che risolverà “i problemi del mondo del lavoro e dei nostri giovani”? Ma chi l’ha detto che “sarebbe grave la mancanza di un accordo con le parti sociali”? Ma, se “sarebbe grave la mancanza di
un accordo”, perché il capo dello Stato non dice al governo di ritirare la sua proposta che non trova l’accordo delle parti sociali, anziché dire alle parti sociali di appecoronarsi alla proposta del governo in nome di un accordo purchessia? E che c’entra la commemorazione del prof. Biagi con l’art. 18? Non si era detto che la flessibilità avrebbe moltiplicato i posti di lavoro? Ora che ha sortito l’effetto opposto, anziché ridurla, si vuole aumentarla? E perché mai un lavoratore licenziato senza giusta causa dovrebbe rinunciare ad appellarsi al giudice perché valuti la discriminatorietà del suo licenziamento? E poi: perché mai sarebbe così urgente cambiare l’articolo 18, che riguarda l’1% dei licenziamenti? E che senso ha rispondere, come fa la sig.ra Fornero, che così si tutelano i lavoratori non tutelati?
Per tutelare i non tutelati si tolgono le tutele ai tutelati cosicché
nessuno sia più tutelato? E siamo sicuri che, in un paese dove è facilissimo uscire dal mondo del lavoro e difficilissimo entrarvi, la soluzione sia rendere ancor più facile uscirne? E chi l’ha stabilito che la trattativa deve chiudersi il 22 marzo, non un giorno di più? E che libera trattativa è quella in cui il capo dello Stato getta la sua spada su uno dei piatti della bilancia, quello del governo, per farlo prevalere sull’altro? E che senso ha la frase della sig.ra Fornero: “Non si può discutere all’infinito, indietro non si torna”? Infinito in che senso, dopo un solo mese di negoziati? Indietro rispetto a cosa? E il Parlamento? Esiste ancora un Parlamento libero di approvare o bocciare le proposte del governo, o è stato abolito a nostra insaputa?
E perché mai il Parlamento ha potuto svuotare a suon di emendamenti il decreto liberalizzazioni, snaturarne un altro con l’emendamento Pini contro i magistrati, mentre l’abolizione dell’art. 18 sarebbe sacra e inviolabile? È per caso un dogma di fede? Siamo proprio sicuri che l’insistenza del governo e del Quirinale sull’art. 18 risponda a motivazioni economiche e non al progetto tutto politico di isolare le voci stonate dal pensiero unico, tipo Fiom, Idv, Sel e movimenti della società civile e di cementare l’inciucio Pdl-Pd-Terzo Polo? Se il governo gode nei sondaggi della fiducia del 60% degli italiani e tutti se ne felicitano, perché ignorare il fatto che lo stesso 60% degli italiani è contro qualunque “riforma” dell’art. 18?
È proprio ininfluente la maggioranza degl’italiani sulla scelta di un governo che nessuno ha eletto, anzi di cui nessuno, alle ultime elezioni, sospettava la nascita? E perché mai gli unici che devono rinunciare a rivendicare i propri diritti sono i lavoratori e i pensionati, mentre la patrimoniale non si fa perché B. non vuole e le frequenze tv non si vendono all’asta perchè B. non vuole? Il Quirinale smentisce l’indiscrezione apparsa ieri sul Foglio , secondo cui Bersani sarebbe “sempre più insofferente per l’interventismo del capo dello Stato” che “lo riprende e lo bacchetta” non appena “tenta di smarcarsi dal governo o dagli alleati” (nel senso di Casini e Alfano) “su Rai e giustizia”, per “riportare all’ovile il Pd” in nome della “stabilità del governo”?
Ma, se il Parlamento deve ratificare senza batter ciglio i decreti del governo e i partiti e le parti sociali devono prendere ordini dal Colle e dal governo sottostante, siamo proprio sicuri di vivere ancora in una democrazia parlamentare? E in una democrazia?