Anche oggi la palma dello spreco di carta di giornale sottratta ad un uso più utile, magari per scriverci su un po’ di informazione vera va a Michele Serra che, con tutto quello che succede in giro preferisce continuare ad occuparsi degli strascichi del mondiale e del morso di Suarez che peraltro è stato sanzionato a tempo di record: magari in certi paesi, tipo l’Italia, anche le sanzioni per i politici delinquenti arrivassero a stretto giro di lancette d’orologio. Anche Gramellini, alter ego di Serra per la frequente inutilità dei suoi “buongiorni” su La Stampa si ri_occupa del morso, ma almeno Gramellini ci risparmia la morale sui cattivoni del web un giorno sì e l’altro pure.
Serra, invece, che è così attento alle questioni etiche, ai messaggi violenti che vengono diffusi in rete da anonimi imbecilli e non [anonimi] poteva dirci che ne pensava della pagina del Corriere della sera venduta agli amici e agli amici degli amici di Dell’Utri, ad esempio.
Illuminarci su quale sia il livello etico, morale e semplicemente quello del buon gusto e dell’opportunità di un direttore di giornale che davanti alla possibilità di un profitto economico dimentica quali sono le funzioni di un giornale. Perché se oggi va bene concedere spazio agli amici e conoscenti di un mafioso domani potrebbe andar bene per qualsiasi altra cosa, un po’ come si fa con quegli aeroplanini che passano sulle spiagge d’estate per mezzo dei quali chi ha soldi da buttare – perché ce ne vogliono molti esattamente come per comprare una pagina di giornale – reclamizza i suoi prodotti o invia messaggi a qualcuno in particolare ma che poi verranno letti da tante persone.
Perché se l’idea è quella di trasformare un quotidiano in una sorta di pizzino col quale veicolare messaggi a persone precise ma che poi leggeranno anche altre persone ha ragione chi s’incazza che i quotidiani vengano finanziati coi soldi di tutti, che poi è la stessa persona che nel 2005 per far pubblicare il link al suo blog con l’elenco dei politici italiani condannati fu costretta ad acquistare una pagina di un quotidiano straniero, l’International Herald Tribune, perché TUTTI i quotidiani italiani rifiutarono di farlo. In quell’elenco, inutile precisarlo, c’era anche Marcello Dell’Utri. Allora il Corriere scrisse: “Grillo sbatte in prima i deputati condannati”, chissà se qualche collega degli Ostellino, Battista, Galli Della Loggia, Cazzullo nonché del megadirettore De Bortoli avrà voglia ma più che altro coraggio di scrivere che il Corriere solidarizza con un mafioso, a pagamento?
L’AMACA del 27/06/2014 (Michele Serra)
***
L’ultimo morxista (Massimo Gramellini)
***
Le pornoriforme – Marco Travaglio
Anche ieri, come ogni giorno, Repubblica ci ha anticipato la quotidiana Grande Riforma che presto, prestissimo, quanto prima, il Pie’ Veloce Matteo ci regalerà. Dopo quelle della Costituzione, della legge elettorale, del fisco, del lavoro, dell’ozio, della burocrazia, della scuola, dell’università, dell’asilo, dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della pastorizia, della caccia, della pesca, dell’apicoltura, della mitilicoltura, delle carceri e dei circhi equestri (per fortuna mai viste se non in qualche slide), è in arrivo una nuova mirabolante Rivoluzione: quella della Giustizia, civile e pure penale. Rassicuriamo subito i lettori: le probabilità che la Palingenesi veda un giorno la luce sono pari a zero. Sia perché i neoriformatori non son buoni neppure a legarsi le scarpe. Sia perché in Parlamento una maggioranza che voti i brevi cenni sull’universo del ministro Orlando, non c’è. O meglio: ci sarebbe se il Pd facesse ciò che dice, nel qual caso potrebbe trovare sponde robuste nei 5Stelle e in quel che resta di Sel (ma così crollerebbe il governo, sostenuto ufficialmente da Ncd e centrini vari, e ufficiosamente da FI).
Ma il partito dell’impunità è ancora ben saldo anche nel Pd, come dimostrano il voto sulla responsabilità civile diretta delle toghe e l’immunità ai senatori non più eletti. Dunque la fine del pacchetto Orlando (semprechè sia il suo, viste le smentite di ieri) è già nota: le buone intenzioni (falso in bilancio, autoriciclaggio, blocco della prescrizione dopo la sentenza di primo grado) imboccheranno il solito binario morto, e viaggeranno col turbo solo quelle pessime, che piacciono un sacco a Ncd, centrini, FI, del cui sacco sono infatti farina: il solito bavaglio sulle intercettazioni e il dirottamento del giudizio disciplinare sui magistrati dal Csm verso un’“Alta Corte” (idea di Violante, cioè del centrodestra), ovvero a un plotone d’esecuzione infarcito di politicanti.
Le intercettazioni sono la prima ossessione della Casta da almeno 10 anni: da quando, sterilizzati i pentiti e tolto il valore di prova delle chiamate in correità, gli scandali escono direttamente dalle boccucce ciarliere di lorsignori. Spesso l’intercettazione è un selfie: ritrae il criminale nell’atto di delinquere; e le chiacchiere su complotti, toghe rosse, garantismo e giustizialismo stanno a zero. Non potendo (ancora) vietare ai magistrati di disporle, la Banda Larga s’accontenterebbe di proibire ai giornali di pubblicare le intercettazioni, rinviando alla fine del processo il momento della divulgazione: quando ormai nessuno si ricorda più nulla. Se le conseguenze penali di un reato spaventano poco lorsignori, grazie ai tempi biblici della giustizia con prescrizione garantita, gli effetti mediatici delle indagini restano seccanti: costringono il politico ladro o mafioso a difendersi dinanzi agli elettori, spiegando parole e opere difficilmente spiegabili, col rischio che la gente si faccia un’idea precisa sul suo conto. Ecco dunque ricicciare, dopo le leggi Mastella e Alfano fortunatamente abortite, la trovata di Orlando: i magistrati non potranno più inserire il testo delle intercettazioni nelle ordinanze di custodia cautelare (di per sé non segrete, dunque pubblicabili), ma solo il “riassunto”; e gli avvocati degli arrestati non potranno disporre delle trascrizioni dei nastri prima di una “udienza stralcio”, dove pm e difensori decideranno quelle da distruggere perché non penalmente rilevanti. Ma così si calpesta il diritto di difesa: chi finisce dentro ha il diritto di conoscere le parole esatte che l’han portato in galera, per impugnare al Riesame e in Cassazione. E si violano pure la libertà di stampa e il diritto dei cittadini a essere informati: ciò che non ha rilevanza penale può avere una grande rilevanza morale, politica, deontologica. Se un politico frequenta abitualmente mafiosi, per dire, non commette reato e non deve finire in galera, ma a casa sì. E l’elettore per mandarcelo deve sapere tutto. L’abbiamo scritto tante volte quando ci provava B. e, almeno nel mondo progressista, si gridava alla “porcata” e al “bavaglio”. Ora che ci riprova Renzi, nessuno fiata. Anzi, tutti parlano di “riforma” e “rivoluzione”. Per questo oggi è peggio.
il bobbolo è troppo attaccato alla sua classificazione
ci tiene proprio