Se dico che Laura Boldrini è noiosa sono sessista?

Tutti dovremmo riflettere pensando  a quanto è diverso il concetto di libertà di espressione fuori dagli italici confini dove nessun giornalista chiederebbe mai ad un politico di esprimere un giudizio su una trasmissione televisiva, uno sketch comico/satirico anche quando prendono di mira la politica, il potere, anche quello religioso. Personalmente  provo un grande imbarazzo a far parte dello stesso genere, quello femminile, se penso che ci sono donne che approfittano di ogni occasione per lamentare una questione sessista che nei fatti non c’è.  E quando c’è non è presente certamente ai piani alti del potere. Questo fatto che non si possa mai criticare, fare una battuta, esprimere un parere verso una donna di potere senza incappare poi puntualmente nella cazziata, nella ramanzina di chi tutto è fuorché una vittima di una società maschilista è diventato stucchevole, noioso, insopportabile. Solo qui si fanno questioni sulla satira e solo qui la politica mette bocca sulla satira. 

Laura Boldrini non delude mai, quando ti aspetti che si esprima su qualcosa lei lo fa. E lo fa perché qualcuno, una giornalista di quelle considerate financo autorevoli pensa che agli italiani interessi il parere di Laura Boldrini su cinque o sei minuti di una inutilissima scenetta comica a cui lei oggi e Anzaldi del pd due giorni fa con la lettera alla Tarantola hanno dato una visibilità e un rilievo mediatico che altrimenti non avrebbe mai avuto. Figurarsi se qualcuno non tirava fuori il sessismo anche stavolta. Figurarsi quanti pensieri importanti ha per la testa chi come Anzaldi chiede addirittura conforto al direttore generale della Rai nel merito di una scenetta assolutamente innocua non foss’altro perché l’imitazione era assolutamente innocua. Figurarsi quanto interessa la questione sessista a gente come la Boldrini che nessuno critica “in quanto donna” ma proprio e solo “in quanto Boldrini” alla quale non viene proprio in mente che si possa prendere di mira qualcuno con la satira, uomo o donna che sia, solo per ciò che rappresenta e non per questioni di genere.

A furia di giustificare la critica alla satira, di mettere in pratica le richieste di chi non gradisce che si faccia dell’umorismo sui vari poteri – non solo quello politico – nel servizio pubblico, quello di stato, pagato coi soldi di tutti non si fa più satira.

A parte qualche sporadico siparietto all’interno di altri programmi concordato con autori e conduttori non c’è un solo programma dedicato a quella che – piaccia o meno a permalose e permalosi – è una forma di cultura millenaria. Alla Rai non si fanno, ma soprattutto non CI fanno mancare niente ma, per l’amordiddio guai a correre il pericolo di suscitare qualche riflessione seria attraverso una delle forme espressive culturali più antiche del mondo.

Così nel corso degli anni la Rai ha lasciato andare senza rimpianti Daniele Luttazzi, Corrado e Sabina Guzzanti, Serena Dandini malgrado la loro presenza garantisse un guadagno sicuro all’azienda, ha voluto perdere Crozza per non inimicarsi brunetta, come se la politica avesse il diritto di indicare le sue preferenze anche in fatto di palinsesti tv, quali artisti possono o no lavorare per il servizio pubblico.

E invece qui si fa esattamente questo: la politica interferisce perché sa di avere sufficiente autorità per farlo. Perché davanti al politico sono poche le persone che mantengono la testa alta e rivendicano il loro diritto ad un’autonomia.

E sono ancora di meno quelle che, come avrebbe dovuto fare Lucia Annunziata sanno, si ricordano che ci sono ruoli istituzionali che prevedono l’assoluta imparzialità nei giudizi e che quindi ci sono domande che un giornalista non dovrebbe mai fare al politico quando nelle risposte sono contenute non le opinioni personali di qualcuno ma i giudizi di chi per ruolo non può permettersi il giudizio, che sia sulla satira o sulle forze politiche presenti in parlamento perché votate regolarmente dagli elettori, e non perché come Laura Boldrini fanno parte di una casta di miracolati scelti da nessuno.

Laura Boldrini non è una persona qualunque che può dire quello che vuole a proposito di tutto e tutti: è il presidente della camera. Se Laura Boldrini vuole rendere un servizio utile alle donne maltrattate dal sessismo, quello vero, quello violento che discrimina, non questo usato come alibi dietro al quale ormai si nasconde qualsiasi critica o giudizio verso le donne di potere, lo andasse a fare in quegli ambiti dove le donne sono vittime davvero. Fuori dal parlamento c’è l’imbarazzo della scelta.

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