“Fermo restando l’elementare sentimento di umanità, che però vale per tutti, dovremmo tutti quanti rivendicare il sacrosanto diritto, se non all’odio, almeno all’indifferenza”. Marco Travaglio, 8 gennaio 2014 [Ma l’amore no ]
A me non pare di leggerci nessuna apologia violenta né istigazione semplicemente perché non ci sono, ma per capire ci vorrebbe un cervello che fa il suo mestiere, non ottenebrato dal pregiudizio e sì, dall’odio.
Nel panorama pietoso del giornalismo italiano non c’è nessuno insultato quanto Marco Travaglio: nemmeno sallusti, al servizio di un delinquente per sentenza ed egli stesso condannato da un tribunale alla galera, non ad una sanzione come a molti giornalisti capita essendo questo un rischio del loro mestiere.
Nel dibattito politico parole come odio, amore non c’entrano nulla. Ce le ha portate berlusconi per contribuire a destabilizzare, per far credere alla gente che uno come lui, un delinquente per natura come recita il primo grado del processo Ruby sia uno che ama e che merita amore mentre quelli che non vogliono avere a che fare coi delinquenti, politici e non, siano invece quelli che odiano. L’operazione di lobotomia è perfettamente riuscita a quanto pare, se c’è così tanta gente che pensa che al di fuori della politica non debba esistere un diritto anche a poter detestare qualcuno in santa pace. O, come appunto ha ben scritto Marco Travaglio, a potersene fregare serenamente di quello che capita a dei perfetti estranei coi quali non si è diviso nulla.
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Scrivere e dire quello che si pensa davvero, che succede davvero e non quello che pensano gli altri o che agli altri farebbe piacere leggere, sentire o che non sia mai esistito non è la cosa più facile da fare. Questo io lo so bene e spesso l’ho pagato anche in termini di solitudini avendo perso per strada tanta gente che però non rimpiango affatto. In questo bel paese strozzato da varie ipocrisie e abitato da gente che non si arrende nemmeno di fronte alle evidenze: vent’anni di berlusconi sono la dimostrazione pratica di quello che dico, dovrebbero aver spiegato e chiarito molto bene tante cose. Ma evidentemente c’è un sacco di gente che ha bisogno di sentirsi rassicurata e chiudersi in quel comune sentire che io ritengo devastante soprattutto per la cultura. L’onestà di pensiero si raggiunge facendo prendere aria alla mente, guardando alle cose con curiosità e col giusto grado di sospetto, ma mai col pregiudizio. Perché i pregiudizi sono la morte dell’onestà intellettuale.
La critica ci sta, l’antipatia pure, verso il pregiudizio nulla si puote, ma la diffamazione è una cosa seria. E se su una pagina pubblica di facebook si stravolge il senso delle parole per diffamare qualcuno non penso sia legittimo poterlo fare. In ogni caso sputtanare gli imbecilli è un giochino da bambini, bisognerebbe farlo più spesso, è utile e divertente.
Io non vado mai a discutere sulle pagine pubbliche di facebook perché le trovo confusionarie, nessuno legge mai quello che scrivono gli altri e non c’è discussione ma solo confusione, ieri l’ho fatto perché le questioni di principio mi interessano sempre e molto.
Travaglio è un giornalista col suo stile che può piacere e non piacere, questo non autorizza nessuno a distribuire i suoi insulti giornalieri a Marco Travaglio.
Basta non leggerlo per non farsi venire il sangue amaro. Travaglio non è alla portata di tutti. Per comprenderlo ci vuole intelligenza, ironia e assenza di pregiudizi. E conoscere il minimo indispensabile di storia di questo paese per poter stabilire se quello che dice e scrive è vero o falso: generalmente è vero.
E se Travaglio scrive che esiste un diritto all’indifferenza: io penso che ci sia eccome anche quello all’odio, così come esiste quello all’amore e a un sacco si altri sentimenti, non gli si può mettere in bocca e sulla tastiera quello che non ha mai detto e scritto.
Nella frase incriminata e che continua a viaggiare in Rete col solo scopo di screditare ancora e ancora Marco Travaglio non c’è nulla di disdicevole né di violento, ma il bersaglio grosso è sempre una tentazione irresistibile per molti e non importa poi il motivo dell’attacco, anche inventarsi una balla qualunque va bene, e il popolino bue, ignorante, disinformato dei social network; e non si capisce che cazzo ci stia a fare h24 in Rete, quello del mi piace compulsivo clicca, condivide e insulta. facebook dovrebbe servire a condividere informazioni esatte, non balle e nemmeno insulti. Internet può trasformarsi davvero in un’arma impropria, se usato male.
Anche se con fatica io continuo a pensare che la mia libertà di non scrivere idiozie, falsità insultanti valga purtroppo quella degl’imbecilli che non conoscono perché non sanno e non gl’interessa sapere.
Quando il pregiudizio, la critica offensiva vengono espressi da gente che non sa si possono leggere in chiave pietosa. Chi non sa per sua scelta, una scelta di ignoranza consapevole e l’unico modo che conosce per relazionarsi con gli altri è l’insulto ha sempre torto. Ma quando gli stessi concetti vengono espressi da persone a cui si dovrebbe riconoscere una certa superiorità intellettuale io mi preoccupo. In questo paese manca un senso comune di solidarietà verso il giusto. E manca perché nella ricerca del giusto va a finire anche quello sbagliato che però qualcuno riteneva che non lo fosse. Travaglio è antipatico e inviso perché non guarda in faccia nessuno, e anche l’accusa al Fatto di essere filogrillino è abbastanza patetica. Le critiche ai 5stelle e a Grillo sono arrivate anche da lì, da lui, da Scanzi e da altri. Ma siccome erano critiche giuste e motivate, non il solito attacco sulla base del pretesto come quello che fa giornalmente la maggior parte della cosiddetta informazione, non se n’è accorto nessuno e si continua a parlare e a scrivere per luoghi comuni, falsi.
Così com’è altrettanto falsa la leggenda che nella famosa puntata di Servizio Pubblico berlusconi abbia ricevuto un trattamento di favore con un atteggiamento servile da parte di Santoro e Travaglio: ma il pregiudizio è come l’invidia: acceca e impedisce di riflettere con cognizione di causa.
Nei paesi civili è più difficile rilanciare balle dai social network perché l’informazione ufficiale ne scrive di meno. Qui il progetto di annientamento dell’informazione più libera e meno dipendente dai poteri è chiaro ormai da un pezzo. E c’è gente che ci gode perché pensa poi di stare meglio senza Travaglio e senza Il Fatto Quotidiano. Mai visto personalizzare così la critica verso un professionista che, sia chiaro, è criticabile come tutti ma non insultabile come solo a lui accade. Cosa che produce il risultato di rendere meno credibili o per niente anche quelle critiche giuste che gli si muovono. A me neanche piace sempre né ne condivido sempre gli scritti però gli va riconosciuta un’onestà che in pochi nel suo ambiente hanno. Se avesse avuto davvero delle mire estranee al puro piacere di svolgere il mestiere di giornalista oggi sarebbe probabilmente a dirigere un quotidiano che già c’era, non avrebbe avuto bisogno di pensare ad uno nuovo perché gli altri erano diventati inaccessibili per lui. E magari al posto di vespa cinque sere a settimana su Raiuno ci sarebbe lui, ma la gente questi semplici ragionamenti non li fa.
Le cose che si scrivono e si dicono andrebbero provate, altrimenti si chiamano diffamazione e calunnia. Di vero c’è che Travaglio è stato cacciato dall’Unità insieme a Padellaro e Colombo, oggi tutt’insieme al Fatto Quotidiano. Stessa sorte toccata a Concita De Gregorio che da direttore di quel fu giornale è dovuta tornare a fare la semplice editorialista a Repubblica. Il resto, balle. Maldicenze gratis e a pagamento.
mi si è aperto uno squarcio, un barlume, per caso trent’anni fa scrivevi anche tu per l’Unità?
No, perché? ^_^