Il vilipendio nello stato

Il vilipendio allo stato è un presidente della repubblica che si permette di abbracciare la figlia di un pregiudicato morto da latitante nella sua veste ufficiale, quella del presidente di tutti i cittadini, anche di quelli che non rubano, non corrompono, non frodano lo stato e non si lasciano corrompere.
Un presidente, capo supremo della Magistratura che ascolta senza battere ciglio gli insulti della figlia del pregiudicato latitante ai giudici, che quando c’è da prendere una posizione non è mai a favore di chi combatte la criminalità ma per ragioni a noi sconosciute sceglie di rimproverare quei giudici infamati e insultati ha scelto da solo di non rappresentare più la società civile. Io non voglio essere rappresentata da un signore che non sa perché non vuole, ma tutto fa pensare che non possa, prendere una posizione netta in difesa dello stato e dei cittadini. Nella mia repubblica il presidente della repubblica non partecipa alle commemorazioni per il trentennale del governo di una persona che ha concluso la sua carriera politica e la sua esistenza umana in modo indegno.

E, per queste e molte altre cose nessuno, di fronte alla minaccia di un pregiudicato che ha evidentemente ottimi argomenti per ricattare lo stato, e a  un presidente della repubblica che se la prende coi giudici e da loro,  non da una politica indecente pretende comportamenti integerrimi parlasse più di minacce e offese che arrivano dalla Rete.

Per decenza, mica per altro.

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TRATTATIVA STATO-MAFIA, E’ L’ORA DELLA VERITA’  – Antonio Ingroia

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OMAGGIO A CRAXI E INSULTI AI GIUDICI: NAPOLITANO STA ZITTO

LA FIGLIA STEFANIA ATTACCA LA PROCURA DI MILANO MA AL CONVEGNO SUL LEADER PSI, IL PRESIDENTE APPLAUDE

[Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano]

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Ci sarebbe quasi da ridere riascoltando oggi quel profluvio di parole ipocrite sul ‘bene del Paese’ e sul ’senso di responsabilità’, si è visto quanto siete stati responsabili, gli uni a zerbino di un delinquente e gli altri a far finta di stupirsi, ohibò era un delinquente!, ma pensa!, noi credevamo che fosse la Merkel! [Alessandro Gilioli]
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Napolitano dove la cerca l’ispirazione sul da farsi, mentre un manipolo di eversori mascherati da parlamentari sta facendo da scudo umano a un delinquente, nei bei discorsi di Stefania Craxi, la figlia del noto pregiudicato morto da latitante?

E io, noi, tutti dovremmo rispettare uno stato, la politica e le istituzioni che stanno a sentire una che straparla ancora di giudici comunisti, del trattamento ingiusto riservato a suo padre, un corrotto che è scappato per sottrarsi alla giustizia, in presenza di un presidente della repubblica nonché capo del CSM che non si alza e se ne va in rispetto di quella Magistratura che rappresenta in qualità di suo capo supremo ma abbraccia affettuosamente la figlia del pregiudicato latitante, nella sua veste ufficiale, una che difende un delinquente che si sta cercando ad ogni costo di far entrare nella storia come se non lo fosse stato? 
Quale rispetto per chi assiste inerte alla minaccia, non pensa che sia il caso di far smettere un pregiudicato e i suoi sodali di usare il parlamento come scenario di un ricatto che ha come obiettivo la salvezza di un pregiudicato? Con un paese al fallimento, mentre gli avvoltoi stanno già spolpando la carcassa la politica e le istituzioni si lasciano ricattare da un delinquente come se fosse la cosa più normale del mondo che un fuorilegge abbia la possibilità di avere il cerino in mano pronto per far esplodere la miccia? E mentre succede tutto questo si fa finta di essere nel paese normale nel quale i politici e le istituzioni possono permettersi di andarsene in giro su e giù per l’Italia e per il mondo a fare i loro bei discorsetti filosofici su tutto ovvero sul solito nulla per catalizzare l’attenzione altrove dal problema? Un vicepresidente del consiglio, ministro dell’interno, ovvero la persona che ha fra le mani la sicurezza dello stato e di noi tutti può dire liberamente e pubblicamente che il centrodestra di cui fa parte non è disposto a gesti di responsabilità e non succede niente? 

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LARGHE ESTORSIONI  – Antonio Padellaro

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Riccardo Mannelli per Il Fatto Quotidiano

50 sfumature di Nano 

Marco Travaglio, 26 settembre

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Nel verminaio scoperchiato dalle intercettazioni dell’ennesimo scandalo Tav, quello di Firenze, c’è una frase che racchiude in sé gli ultimi 20 anni di politica italiana. La pronuncia Maria Rita Lorenzetti, ex governatrice pd della Regione Umbria, laureata in filosofia e dunque presidente di Italferr (la società di ingegneria delle Fs), quando uno dei suoi uomini l’avverte che lo scandalo è stato denunciato alla Procura. Testuale: “Oh ma ti rendi conto, cazzo! Che siamo diventati… ma io… guarda, ma veramente ci fanno diventare berlusconiani, è così!”. Ora che è agli arresti per associazione per delinquere, corruzione e traffico illegale di rifiuti, la zarina rossa potrà meglio riflettere su quella voce dal sen fuggita. E magari giungere alla conclusione che il rischio da lei paventato – “diventare tutti berlusconiani”–è già realtà. Non solo per lei che, a sentirla parlare, è impossibile distinguerla da un Verdini o da un Formigoni. Ma per tutto il politburo del Pd. Non c’è più né destra né sinistra. Al massimo esistono varie sfumature di berlusconismo: dalle più light alle più strong , dalle più soft alle più hard . Ma tutte accomunate dall’arroccamento castal-partitocratico (il “primato della politica”), dall’allergia per i poteri di controllo indipendenti (i pochi magistrati non allineati e le rare sacche di libera stampa) e da una sorda ma rocciosa ostilità alla Costituzione. Fuori dal recinto berlusconiano non c’è agibilità politica, culturale, giornalistica. Lo dimostra l’isolamento siderale dei 5Stelle, i soli in Parlamento a parlare un linguaggio totalmente estraneo al modello-base e da tutti guardati come marziani. Perciò le larghe intese sono una ferita sanguinante per gli elettori del Pd, mentre per gli eletti sono nient’altro che un’abitudine. Solo così spiega la nonchalance con cui il Pd s’è consegnato nelle mani di un noto condannato, prima facendogli scegliere il nuovo (si fa per dire) presidente della Repubblica, poi portandoselo al governo, infine pregandolo di restarvi anche dopo la condanna definitiva (con ridicoli inviti a “fare un passo indietro”). Lo sapevano e lo sanno tutti che B. sta al governo e in Senato solo per farsi gli affari propri e non finire in galera. Ma tutti hanno finto che fosse lì per spirito di servizio, per empito riformatore, per il bene del Paese. E ora fingono di meravigliarsi se, approssimandosi la data della decadenza dal Senato (ma soprattutto dall’immunità), fa un fischio e tutti i suoi parlamentari e ministri del Pdl scattano come un sol uomo per consegnargli le dimissioni in bianco. Non è l’ultimo atto: è solo l’ennesima estorsione di un interminabile racket – la trattativa Stato-Mediaset – per minacciare il Pd e soprattutto il Quirinale in vista dell’agognato salvacondotto. Mossa per nulla imprevista, anzi più volte annunciata. Ma accolta ancora una volta come un fulmine a ciel sereno da chi seguita a fingere di non sapere con chi ha a che fare. In un paese perlomeno decente, gli artefici e i trombettieri delle “larghe intese”, quelli che ancora l’altroieri blateravano della “lezione tedesca” come se la Merkel fosse la gemella di Berlusconi e l’Spd un Pd con la S, scaverebbero un buco e vi sprofonderebbero dentro, chiudendo il tombino. Ma non accadrà: si attendono nuovi appelli a B. perché ritrovi il suo proverbiale senso di responsabilità e al Pd perché si metta una mano sulla coscienza e una sul portafogli, salvandolo come ha sempre fatto. Seguiranno nuovi moniti di Napolitano, cioè del primo responsabile di questo sconcio. Ieri assisteva silente su un trono dorato, circondato da noti pregiudicati, ai deliri di Stefania Craxi contro i giudici “comunisti” che perseguitarono il padre Bettino, anzi il “Mitterrand italiano”. Un’altra scena che riassume a perfezione l’abisso in cui siamo precipitati: il presunto garante della Costituzione e presidente del Csm che non dice una parola, né pensa di alzarsi e andarsene, dinanzi a un’esagitata che beatifica un corrotto latitante e dà in escandescenze contro il potere giudiziario. Sono già tutti berlusconiani, a loro insaputa.

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