L’indegna gazzarra

Preambolo: per essere rispettati e tutelati dallo stato in questo paese bisogna per forza commettere reati e indossare una divisa, una tonaca o il doppiopetto blu.
Sono proprio requisiti obbligatori. 

Sottotitolo:  adesso vediamo se Napolitano si farà ricattare di nuovo com’è già accaduto varie volte. Mi piacerebbe sapere chi c’è rimasto a difendere questo paese se in presenza di un fatto grave, gravissimo e  mai accaduto nella storia di questa repubblica il presidente della repubblica tace o tutt’al più sussurra e Bersani, che si appresta a diventare primo ministro non si è degnato  di pronunciare mezza parola di condanna.

Nota a margine: Spero che l’India apra ufficialmente l’incidente diplomatico con l’Italia, ché qui deve venire qualcuno da fuori ad insegnarci il rispetto per lo stato, per quei cittadini che non commettono reati e per ricordarci che abbiamo una Costituzione che ci fa tutti uguali, no un po’ sì e un po’ no a seconda della mise, visto che noi non abbiamo più nessuno che lo sappia fare.

Berlusconi, marcia sul Tribunale (con ricatto) – Antonio Padellaro, Il Fatto Quotidiano

IL PAPELLO DI SILVIO 
A NAPOLITANO

Dai Giorgio, facci sognare, almeno così ci rassegneremo definitivamente al fatto che questo non sarà MAI un paese normale.
Ragion di stato, si dice così no?

L’osceno spettacolo di ieri indegno di un paese normale, l’atto eversivo compiuto dai parlamentari del pdl sui giornali di oggi viene perlopiù definito “gazzarra”: lo stesso termine che fu usato sempre da un certo giornalismo a proposito delle proteste dei parenti degli operai della ThyssenKrupp morti bruciati dopo la sentenza ridicola che ha diminuito le pene dei loro assassini.
Gazzarra significa confusione rumorosa, più o meno come quella dei bambini e dei ragazzi durante l’ora di ricreazione, mentre aspettano di entrare a scuola o quando escono finalmente liberi dalla vigilanza più o meno severa dei loro insegnanti.
Le parole sono importanti, sempre, ed è doveroso in presenza di fatti diversi che hanno un’importanza e una gravità diverse usare quelle giuste.
Perché chi difende davvero la legalità, pretende giustizia per onorare la memoria di una persona cara, chi è stato tradito dallo stato come i familiari delle vittime della ThyssenKrupp non può essere uguale a chi invece tradisce lo stato per difendere un delinquente, anch’egli traditore dello stato. Quella dei parenti delle vittime degli operai non è stata una “indegna gazzarra” ma la giusta reazione di fronte all’ennesima ingiustizia perpetrata ai loro cari morti e a loro stessi. Quella di ieri, invece, si chiama tradimento dello stato.
Un paio di giorni fa avevo scritto che le agenzie di rating dovrebbero trovare una categoria a parte quando declassano l’Italia, che la serie B è ancora troppo alta, dopo i fatti di ieri – compreso il perdono istituzionale concesso ai marò assassini – mi sento di dover rettificare. 
Questo paese meriterebbe di essere inserito negli stati canaglia, quelli dai quali i paesi civili si tengono a debita distanza e che non meritano il diritto di partecipare alle decisioni democratiche, in Europa come nella comunità internazionale.
L’Italia, periferia squallida, il quartiere di cui tutte le città si vergognano, di un mondo che almeno ci prova a cambiare in meglio.

Pasqua sul Gange, di Massimo Rocca – Il Contropelo di Radio Capital

Chissà se è un affare ordinario l’atto di straordinaria italianità perpetrato dai ministri degli esteri della difesa e della giustizia, con il concerto del presidente Monti e ovviamente sotto l’alto patronato dell’inquilino del Quirinale, così anfitrionico nel riceverli. Che meraviglioso marameo a quei fessi di indiani che si sono fidati di Pasqualino marajà, che splendida farsa quelle dichiarazioni all’aeroporto sulla grande democrazia indiana che consentiva ai nostri valorosi marò di tornare a casa per votare, dopo avergli consentito pure la consumazione del panettone, che ironia in quelle schiene dritte, mento in fuori, e basco sulle ventitrè, pronte a trasformarsi nelle mani alzate di Alberto Sordi davanti al David Niven dei Due Nemici. Niente della protervia americana usata per il sergente Lozano o per i piloti del Cermis, zitti voi che siete una colonia.

No sempre il trucchetto alla Boldi e De Sica, alla Longo e Ghedini.

Chi invade il tribunale e chi evade dal tribunale . La nipote di Mubarak e i pirati del Kerala, che titoli salgariani!

La presa della pastiglia
Marco Travaglio, 12 marzo 

Chi ha in mente la scena finale del Caimano di Nanni Moretti sarà rimasto un po’ deluso, ieri, dinanzi alla marcetta sul Tribunale di Milano dei parlamentari Pdl capitanati da Angelino Jolie. Si temeva di molto peggio: un assalto possente, drammatico, sinistro, almeno vagamente nibelungico. Invece per fortuna non siamo la Germania delle Valchirie e nemmeno la Francia della presa della Bastiglia. Siamo il paese dell’operetta, che non conosce il dramma: al massimo il melodramma. Dunque dobbiamo accontentarci di questa tragicomica scampagnata sul marciapiede, tipo gita delle pentole, di una corte dei miracolati sbarcati a Milano come Totò e Peppino, ma molto più ridicoli, visto che alle pellicce e ai colbacchi fuori stagione aggiungono quintali di silicone, botulino, pròtesi di lattice, fard, toupet e trapianti abortiti, e alle caciotte sostituiscono trillanti iPhone con la suoneria di “Meno male che Silvio c’è”. Il quale Silvio, pover’ometto, giace esanime sul letto di dolore, piegato e piagato da un’uveite bilaterale isterica con scappellamento a destra che da un momento all’altro, stando ai medici e agli avvocati di corte, potrebbe portarlo alla tomba. Insomma, al posto della presa della Bastiglia, abbiamo la presa per il culo, o al massimo della pasticca per curare patologie fasulle e allontanare sentenze vere. Spiccano, nella foto di gruppo dell’allegra brigata sanculotta in gita premio al Palagiustizia, Danton Alfano, Marat Cicchitto, Saint Just Gasparri e Robespierre Lupi, mentre Santanchè, De Girolamo, Gelmini, Giammanco, Ravetto, Prestigiacomo, Mussolini e Casellati si contendono i panni di Charlotte Corday prima del bagno. Alcuni assedianti conoscono bene il posto e fanno da ciceroni: chi per curriculum, come Denis Verdini (cinque processi), Matteoli (uno) e Raffaele Fitto (due processi e una condanna fresca fresca a 4 anni), chi per motivi professionali, tipo gli on. avv. Ghedini e Longo. Ma anche Caliendo, l’amico della P3, e Nitto Palma, che in teoria sarebbero addirittura magistrati e non si sa bene contro chi protestino: forse contro se stessi. Va comunque apprezzato il generale sprezzo del ridicolo di chi denuncia l’uso politico della giustizia mentre fa un uso giudiziario della politica. Ma anche lo sprezzo del pericolo di alcuni noti condannati e imputati che sono financo entrati in tribunale col rischio di essere identificati, vista la somiglianza con le facce patibolari di alcuni ricercati ritratti nei “Wanted” in bacheca, e di non uscire più. Pare che Formigoni sia rimasto prudenzialmente a casa. Notevole anche la faccia dell’acuto Razzi, reclutato all’ultimo momento per far numero, che ancora in tarda serata non aveva capito dove l’avessero portato, e soprattutto perché. Capezzone e Giovanardi invece si sono molto felicitati con se stessi perché, dopo anni di oscuramento, hanno strappato un’inquadratura di alcuni nanosecondi al Tg4 . In ogni caso si è persa l’occasione per una bella retata: è raro trovare tanta bella gente insieme a portata di manette. L’implume Alfano, tornato leader per un giorno in assenza del padrone travestito da cieca di Sorrento, minacciava tutto accaldato un imprecisato “Aventino”. Intanto Gasparri capiva tutto al volo e prenotava un tavolo nel noto ristorante “Da Rino all’Aventino”. Poi Jolie s’appellava a Napolitano, ma sbagliava indirizzo: com’è noto, il Presidente non si occupa di processi e inchieste, tranne quando gli telefona Mancino.

Ps. Mentre chiudo l’articolo, alle ore 20, non risulta sull’Ansa una sola dichiarazione di esponenti del Pd contro la gazzarra del Pdl al Palazzo di Giustizia di Milano.
Solo un dolente commento di Bersani alla minaccia aventiniana di Alfano: “Spero siano voci che smentiscano (sic, ndr), che siano suggestioni di un momento”. Si vede subito che è cambiato e ha capito la lezione: gliele ha cantate chiare.

2 thoughts on “L’indegna gazzarra

  1. e pensare che io c’avevo creduto che co’ brunetto finalmente se sarebbe posto fine a tutti quei dipendenti statali assenteisti falsi invalidi, grazie ai tornelli ed alle visite fiscali

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