Arroganza istituzionale

maiali-di-statoSottotitolo:  il mio concetto di onestà, di sani comportamenti, di etica e moralità ha subito un vero trauma.

Sono confusa, arrabbiata  e smarrita, vedo un paese senz’alcun punto di riferimento. Non ho più fiducia in nessuno.

Non posso avere fiducia in chi garantisce sallusti e non mio figlio.

Caso Sallusti, Napolitano commuta
carcere in pena pecuniaria di 15mila euro

 Napolitano  grazia il diffamatore non pentito sallusti.

La legislatura delle vergogne chiude in bellezza [Il Fatto Quotidiano]

Re Giorgio ha detto sì.
Così danielina potrà organizzare il pranzo di natale a casa sua.
Io mi chiedo solo una cosa: ma che cazzo ce la mandano a fare a processo certa gente? la mandassero direttamente da Napolitano a prendersi  una sentenza cash e passa la paura. 

Almeno si evita di prendere in giro, di ridicolizzare la gente onesta e perbene, quella che non diffama e non commette reati per abitudine.

Tutto sommato si potrebbe fare davvero una class action, aprire un sito web dove postare e pubblicare quotidianamente tutto il peggio che viene in mente a chiunque a proposito di classe dirigente e politica, e non importa che sia vero o falso, offensivo o meno, il tutto si potrà derubricare nella semplice espressione di un’idea come c’insegna [anche] il bravo Matteo Renzi che ci fa sapere di essere felice e contento che la vicenda di sallusti si sia risolta positivamente, più o meno come disse quando berlusconi fu prescritto al processo Mills.

E se qualcuno ci dovesse denunciare per diffamazione potremo sempre andare a chiedere conforto e assistenza al presidente Napolitano, patteggiare una grazia e pagarla in comode rate da 1000 euro al mese. Ma in questo caso e ovviamente, nessuno farebbe in tempo a postare una virgola e il sito verrebbe chiuso con relativa denuncia nei confronti dei suoi amministratori. Mica come quei bei siti nazifascisti o integralisti fondamentalisti alla pontifex che possono diffondere le loro apologie in santa pace.

Una volta si diceva che le leggi per gli amici si interpretano, per tutti gli altri si applicano.
Oggi invece le leggi per gli amici si inventano, semplicemente.
Le sentenze dei tribunali diventano strumenti di ricatto sottobanco, si concedono attenzioni e perdono in cambio di chissà quale contropartita.
Mal che vada si possono sempre aprire conflitti di attribuzione: l’istituzione, innanzitutto, del paese ce ne possiamo sbattere allegramente i coglioni, tanto è natale chi ci penserà più a sallusti, diffamatore recidivo il cui reato è stato condonato con 15.000 euro, praticamente la cifra che la sua compagna spende in due mesi fra profumi, trattamenti estetici e parrucchiere.

sallusti è stato giustificato, perdonato, difeso, condonato, graziato e non ha ancora chiesto scusa al PM Cocilovo. 
E pensare che sarebbe bastato questo e una semplice rettifica per evitare di farne un martire dell’ingiustizia coccolato da tutte le caste sopracaste e sottocaste, quelle categorie di professionisti che gestiscono i poteri e i doveri costituzionali e la libera circolazione delle informazioni.

O almeno dovrebbero, se la Costituzione ha ancora un senso o se invece  ce l’ha solo per farne uno show da lunedì sera invernale.

La vicenda di sallusti  va molto oltre i semplici concetti di casta e privilegio perché mette manifestamente noi cittadini onestamente normali o normalmente onesti ad un livello molto inferiore rispetto a quello di qualcuno che delinque, ovvero viola la legge, si pone oltre la legge  abitualmente, un recidivo, e non per opinione ma per il gesto concreto di un garante super partes, la persona che rappresenta uno stato e i suoi cittadini che dovrebbero essere tutti uguali anche se si chiamano sallusti, berlusconi e Napolitano, un presidente, un garante  che in altre situazioni che hanno riguardato altre persone – quelle che tutte uguali lo sono davvero  perché sanno di non poter contare su nessun interessamento particolare da parte di nessuna eccellenza –  non si è comportato in modo analogo e non lo farà neanche in futuro semplicemente perché non rientra nelle prerogative di un capo di stato graziare un condannato [ad una non pena ridicola] che non ha scontato nemmeno mezz’ora di galera, sallusti in queste ultime settimane ha soggiornato nella lussuosa dimora della sua compagna, ha continuato a comunicare con l’esterno attraverso un computer e i social network: arresti domiciliari? non scherziamo.

C’è stata gente che si è suicidata per una cartella equitalia, per non aver saputo sopportare la vergogna di una umiliazione e l’impossibilità di far fronte ad un debito in denaro.

Gente onesta cui nessuno ha teso una mano nemmeno per pietà.

 Napolitano invece  intercede personalmente con la collaborazione dell’appena ex ministro della giustizia, ed entrambi si arrogano il diritto di  sollevare uno che commette reati a ripetizione  dalle sue responsabilitá morali, civili e legali. Un protégé della casta a cui ieri è stata data l’assicurazione dal presidente della repubblica in persona  che  qualunque cosa faccia e può fare avrà  tutte le garanzie per farla franca. 

Cosa che non potrebbe né dovrebbe accadere se l’ambito della politica fosse pulito, esente da dubbi e sospetti, perché da ieri ognuno di noi è autorizzato a pensare che Napolitano abbia dovuto cedere a precise richieste di qualcuno.

Io almeno sì, mi autorizzo, eccome.

Proprio un bravo presidente, Napolitano.
Il miglior migliorista di tutti a mettersi  – da capo supremo del CSM – contro giudici e magistrati, da Palermo a Milano passando per Napoli. 
Il tutto per difendere  il ruolo, mica se stesso, no no ci mancherebbe, e adesso anche sallusti.
Sono soddisfazioni, vive e vibranti, e ce le abbiamo solo noi.
Schifezze come queste altrove non capitano; nessuno ci venisse a raccontare che sono azioni legittime e costituzionalmente corrette.
La Costituzione non dice che bisogna graziare [commutare una pena detentiva con qualche migliaio di euro è di fatto una grazia] i diffamatori recidivi.
Quelli “spiccatamente preposti a delinquere”,  con  tanti cari saluti a quel diritto costituzionale che voleva i cittadini tutti uguali, sia che si chiamassero sallusti, berlusconi o Napolitano.

E il bello poi è che ci vengono ad accusare di demagogia, di populismo.

Che mandano Benigni in tv a spiegare agli italiani quanto è bella la Costituzione, quella stessa che noi, da poveri poveracci cerchiamo di onorare ogni giorno ma che invece viene oltraggiata e stuprata tutti i giorni da chi per ruolo e istituzione dovrebbe esserne il garante, l’estremo difensore.

Il giorno dei Maya(li)
Marco Travaglio, 22 dicembre

Non è finito il mondo, ma solo il governo. E, con esso, una delle peggiori legislature della storia d’Italia. Quella delle passerelle dei ministri sui cadaveri dell’Abruzzo terremotato. Quella delle leggi vergogna imposte da B. e puntualmente firmate da Napolitano. Quella dei deputati comprati per tenere in piedi una banda senza maggioranza. Quella della mignottocrazia (copyright di Paolo Guzzanti). Quella dei giornali e delle tv padronali usati come manganelli per pestare gli avversari del regime. Quella delle istituzioni, anche le più alte, piegate alla ragion di Casta: per bastonare chi osa indagare sulle trattative Stato-mafia, per conservare i privilegi della cosca partitocratica, per cancellare il referendum anti-Porcellum, per svuotare il Parlamento dei suoi poteri a colpi di decreti, voti di fiducia, crisi extraparlamentari e scelte estero-dirette. E, infine, quella di chi strillava all’antipolitica e intanto fabbricava un governo tecnico riservato a non-politici: meglio dei predecessori, anche perché era difficile trovar di peggio, ma imperdonabilmente non-eletti. E dire che nel 2008, quando si andò a votare, la parola più ricorrente degli italiani era “casta”. Merito del best-seller di Stella e Rizzo e dei due V-Day di Grillo, che fecero da detonatori alla rabbia popolare a lungo sopita contro una classe dirigente decrepita, corrotta, screditata, mollemente adagiata nei suoi privilegi. Pareva che qualcosa dovesse cambiare, e qualcosa, quando i cittadini furono liberi di esprimersi, è cambiato: i referendum contro impunità, acqua privata e nucleare; i nuovi sindaci, da De Magistris a Doria, da Pisapia a Pizzarotti, più il seminuovo Orlando; il boom di 5Stelle in tutt’Italia, persino nell’immutabile Sicilia; le primarie del Pd. Nel Palazzo, invece, tutto come sempre. A parte qualche sforbiciatina ai “rimborsi elettorali” dei partiti, i costi folli della Casta sono rimasti intatti, e così i suoi privilegi. Affossato il taglio delle province. Silurato il divieto di riciclare politici trombati negli enti pubblici. E ieri, degno coronamento, la grazia al “giornalista” simbolo della stampa-manganello. Giornalista fra virgolette, perché da ieri è entrato ufficialmente nella Casta dei più uguali degli altri: ha diffamato un giudice, accusandolo di aver costretto una bambina ad abortire (fatto mai accaduto, totalmente inventato e mai rettificato); se la cava con 15 mila euro di multa e può tornare a diffamare chi gli pare con il viatico del Quirinale. Il tutto mentre il povero Pannella rischia la pelle per denunciare l’obbrobrio di tanti poveri cristi che marciscono in galere da terzo mondo per reatucoli da quattro soldi, tipo il possesso di un po’ di fumo o l’essere immigrati nel paese sbagliato, grazie alle leggi infami e ai “pacchetti sicurezza” dei governi di sinistra e soprattutto di destra. Leggi puntualmente firmate da Napolitano e dimenticate, fischiettando, da chi le ha votate. L’altroieri, mentre il Quirinale si mobilitava per graziare in fretta e furia il noto premio Pulitzer, il nuovo Pellico reduce dallo Spielberg, la Camera faceva gli straordinari per votare l’insindacabilità a Maurizio Gasparri, denunciato dal sottoscritto per aver detto e ripetuto in tv: “Travaglio è andato in vacanza in Sicilia a spese di un condannato per mafia”. Il tutto anni dopo che avevo pubblicamente documentato, carte alla mano, di essermi sempre pagato le vacanze e di non aver mai conosciuto né frequentato condannati per mafia. Giovedì, con i voti di Pdl e Lega, il Parlamento ha deciso che quelle infamie
sono “insindacabili opinioni di un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni”. 
Ricapitolando: i Sallusti e i Gasparri possono diffamare impunemente chi vogliono, al riparo del Quirinale e di Montecitorio. Il messaggio per tutti noi cittadini comuni è semplice: chi fa parte del giro è al di sopra della legge; tutti gli altri, i paria, si fottano. Certo, non è la fine del mondo: è un po’ peggio.

5 thoughts on “Arroganza istituzionale

  1. ormai l’italica politic ami perplime ogni giorno di più, e spesso mi chiedo se noi italiani ce li meritiamo i politici di merda, o quando c’erano le code alla creazione, visto che ci siamo infilati per primi in quella dell’arte, del cibo, della cultura e di molte altre quella della politica ce la siamo proprio dimenticata…

  2. A me dà fastidio il fatto che i sostenitori del pd e di Napolitano in questi casi stanno zitti. E se provi a dirgli qualcosa ti si avventano contro manco fossero degli ultras con il daspo.

    Ora al quirinale potrebbe andarci CHIUNQUE e sarebbe comunque meglio di Napolitano

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