Preambolo: “Intitoliamo lo scalo al Duce”: bufera sul direttore Unindustria.
Questo signore vuole dedicare l’aeroporto di Forlì a mussolini con la motivazione che “era un grande aviatore”. Allora bisognerebbe dedicare anche un polo ospedaliero a mengele, in fondo, è stato un grande medico.
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Sulle ali del duce, Massimo Balzani: “Intitoliamo il Ridolfi a mussolini” – Il Resto Del Carlino
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Intitolare un aeroporto al duce? Uainott?
Trovo che sia una splendida idea, e sulle ali di Balzani, oserei volare più in alto:
– Istituto per la ricerca genetica “Mengele”
– Istituto per la ricerca sull’anoressia “Jeffrey Dahmer”
– Casa d’accoglienza per donne schiave “Renato Bilancia”
– Casa d’accoglienza per bambini abusati “ Don Davide Mordino pedofilo”
– Associazione anti racket “Al Capone”
– Associazione difesa consumatori “Callisto Tanzi”
– Associazione anti usura “Calvi e Sindona”
– Istituto per la salvaguardia delle foreste “Attila”
Volendo si potrebbe continuare, ma dopo un primo guizzo di fantasia, mi torna in mente che a volte e sufficiente la realtà.
Rita Pani (APOLIDE)
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Sottotitolo: nelle vere democrazie chi perde va a casa, non detta lui (o lei) le condizioni. Perdere significa anche aver assoldato una gang di delinquenti al posto di una giunta regionale. Lo stesso discorso che valeva per la polverini deve valere per formigoni, ma, evidentemente formigoni gode di una tutela maggiore visto che nessun Bagnasco è stato avvistato all’orizzonte. Nessuna eminenza più o meno grigia si è ancora espressa a proposito di quel che accade nel palazzo della regione Lombardia.
Nessun discorso moralizzatore del presidente della loro repubblica circa la gestione delinquenziale dell’ayatollah celeste della regione Lombardia.
Dobbiamo preoccuparci di Grillo, noi.
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Non so se e quando potremo tornare a votare, ma se vogliamo davvero che le cose cambino non possiamo continuare a prendercela con gli esecutori della legge ma imparare a scegliere con più attenzione i mandanti che obbligano poi gli esecutori a metterle in pratica.
Che altro non sono che quelli che fanno le leggi.
Perché con buona pace di chi s’incazza quando poi la gente se la prende coi politici considerandoli tutti “una razza” il crash avviene proprio e solo in parlamento, perché ci sono leggi che non cambiano se a farle sono governi di destra o di sinistra.
Ci sono state leggi sbagliate fatte dalla destra che poi la sinistra non ha mai voluto correggere.
La mattanza di Genova fu voluta dal governo di berlusconi ma in precedenza un piccolo assaggio di sospensione della democrazia si era verificato al summit di Napoli, e lì a palazzo Chigi c’era d’alema, non berlusconi.
E non mi sembra giusto né troppo democratico che a fare le spese di leggi sbagliate, fatte male, fatte per difendere – ma solo un po’ – per tutelare – solo un po’- per garantire – solo un po’ – e da far rispettare – ma solo un po’, dipende dal vestito che s’indossa e dal mestiere che si fa – siano poi i giudici che le applicano perché devono farlo e noi cittadini quali utenza ultima di un lavoro fatto male.
E non serve conoscere una vicenda nel dettaglio per riconoscere una schifezza da una cosa ben fatta.
Certo, non è giusto generalizzare, mai, ciò non toglie che le forze dell’ordine abbiano spesso atteggiamenti al limite della detestabilità, molte volte quel limite viene superato abbondantemente, sfociando in violenza gratuita e immotivata senza che ci sia un ragionevole motivo per farlo come hanno appena confermato le motivazioni della sentenza sul massacro alla Diaz e come in precedenza ci aveva già detto la sentenza sul pestaggio mortale in cui morì, di botte e di stato Federico Aldrovandi, un ragazzino di diciotto anni.
In Italia il concetto dell’ io so’ io e voi [cioè noi] non siete un cazzo lo possono applicare tutti, dal presidente della repubblica per nascondere i suoi dialoghi privati ma che riguardano cose pubbliche con un bugiardo indagato per falsa testimonianza all’ultimo funzionario di polizia passando per un governatore di regione che non vuole assumersi nessuna responsabilità circa i comportamenti illegali dei suoi subalterni e senza dimenticare chi, silvio berlusconi, quello più uguale degli altri come i maiali di Orwell, che per onorare al meglio quella teoria non ha esitato a stravolgere un paese, a sradicarne i valori più semplici. E glielo hanno fatto fare.
Noi no, non siamo mai nessuno.
A me piacerebbe invece vivere in un paese dove quell’ “io” significasse poi anche “io” quando si tratta di prendersi le proprie responsabilità.
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Sono pazzi questi ladroni – Marco Travaglio, 12 ottobre
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Nel film di Marco Bellocchio “Bella Addormentata” c’è un senatore-psichiatra, interpretato con perfida ironia da Roberto Herlitzka, che visita gli altri parlamentari in preda a svariate forme depressive. Uno si sente inutile e lui prescrive un “Serenes”, poi lo rincuora con un rassicurante: “Se sei un senatore della Repubblica, un motivo ci dovrà pur essere”. Un altro si chiama Beffardi (impersonato magistralmente da Toni Servillo) ed è in crisi di coscienza perché non vuole saperne di votare la legge cosiddetta “salva-Eluana”: lui gli raccomanda “un farmaco leggero, riequilibrante” per dargli il coraggio di digerire la porcata. Il film non poteva uscire in un momento migliore, perché la scienza criminologica non basta a spiegare il suicidio di massa dei politici italiani: occorre la psichiatria. Da anni la gente, quando vede un politico in tv, cambia canale e, se lo incontra per strada, sputa in terra. Molti presunti onorevoli, quando non vengono riconosciuti, declinano false generalità e professioni, disposti a passare anche per papponi o posteggiatori abusivi pur di non confessare di essere parlamentari. Poi però continuano a comportarsi da impuniti, anzi da più impuniti che mai, proprio quando dovrebbero stare attenti anche allo scontrino del caffè al bar. Quello che si lamenta perché guadagna solo 8 mila euro al mese. Quello che taglia le gomme al disabile perché gli impedisce di parcheggiare in divieto.