“Fu “sproporzionatamente violenta e repressiva”, l’azione dei quattro poliziotti che, il 25 settembre del 2005, uccisero a botte, calci e manganellate (fino a schiacciargli il cuore) lo studente ferrarese diciottenne Federico Aldrovandi.
Lo sottolinea la Cassazione nelle 43 pagine di motivazione della sentenza con la quale lo scorso 21 giugno è stata confermata la condanna a tre anni e sei mesi senza attenuanti per Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri che hanno anche intralciato le indagini.”
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Come se le violenze proporzionate fossero invece legittime e consentite, insomma.
Quei quattro sono criminali che in un altro paese avrebbero preso almeno vent’anni di galera, qui invece hanno avuto la possibilità non solo di non perdere nemmeno il posto di lavoro ma anche quella di scegliersi la pena fra i servizi sociali che questo stato di merda, dove una vetrina spaccata vale più della vita di un ragazzino, gli ha messo a disposizione.
– Scusi, ci dica che vuole fare, spazzare foglie secche al parco o accompagnare le vecchiette sul marciapiede opposto? – cose così, ecco.
E il giorno della sentenza c’è stato anche chi ha festeggiato la vittoria della giustizia.
E’ stato inventato un reato che non c’era, eccesso di eccesso di omicidio colposo, per non ammettere subito che sono degli assassini.
Chi pretende una giustizia giusta non dovrebbe sopportare che la vita di una persona, di un ragazzino nella fattispecie, valga meno di un’automobile bruciata; negli ultimi mesi abbiamo assistito a tre sentenze: questa di Federico, quella per i massacratori della macelleria messicana di Genova al G8 e quella per i devastatori di Genova.
Basterebbe andarsi a leggere gli esiti di queste sentenze per capire in che razza di paese viviamo.
Io voglio vivere in un paese dove nessuno deve essere costretto a fare il confronto con altri, quelli un po’ più civili di questo, sulla qualunque, che sia la politica, la gestione delle imprese, e non ultimo l’esercizio del potere da parte delle forze dell’ordine.
Questa gente risponderà a qualche legge, ad ordini superiori, vero? ma nessuno di questo si preoccupa.
Fino al prossimo morto di stato.
Se non fosse stato per la determinazione di sua madre la morte di Federico sarebbe stata derubricata a suicidio per autolesionismo.
Qualcuno era presente per dire che il ragazzo stesse effettivamente “dando di matto” tanto da procurarsi lesioni mortali? e anche se fosse i tutori dell’ordine che sistemi usano per chi ha, eventualmente, un disagio psichico, emozionale, forse gli stessi che si usano nei sotterranei delle carceri e che producono gli stessi effetti collaterali come è accaduto per Stefano Cucchi? o quelli utilizzati quasi sistematicamente in tutte le questure d’Italia da Bolzano a Palermo quale messaggio di benvenuto da parte dello stato a quei cittadini che hanno la sventura di trovarsi ad avere a che fare con le “poche” mele marce, le schegge impazzite?
Ministro Cancellieri, adesso le motivazioni ci sono, serve altro per cacciare i quattro funzionari di stato indegni, degli assassini?
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La violenza é violenza, punto e non ha senso distinguerla in proporzionata o sproporzionata; semmai la seconda dovrebbe costituire un’aggravante, basti pensare all’omicidio per futili motivi che ovviamente é punito in modo piú greve nel nostro ordinamento: alla luce di questo i tre anni mi sembrano un insulto alla giustizia, anche perchè ulteriori aggravanti a mio avviso sono che i colpevoli fanno parte delle forze dell’ordine e che hanno cercato di occultare tutto, a testimonianza della loro consapevolezza di aver fatto una cosa illegale oltre che immorale. A prescindere da questo, come si fa comunque a distinguere una violenza proporzionata da una che non lo è, a parte casi eclatanti…? Un pugno è proporzionato, due pugni, un calcio, uno schiaffo ed uno spintone no? Boh! Non so che pensare
L’omicidio di Federico è una delle cose più vergognose e indegne di un paese civile che siano mai accadute nella storia italiana.