La retorica della demagogia

Sottotitolo: Visti gli scandali e tutto il marciume che gira intorno alle sue istituzioni, mi chiedo se non sia il caso di sospendere la religione cattolica per due o tre anni.

Mario Monti: “Gioverebbe fermare il calcio per due o tre anni”

Non credo sia una buona idea quella di togliere per due o tre anni dalla circolazione l’arma di distrazione di massa più potente che esista in Italia, c’è il rischio che poi la gente inizi a preoccuparsi e ad occuparsi davvero delle cose importanti. E questo alla politica non converrebbe.

Chissà perchè a Monti non sia venuta l’idea di sospendere cheneso, gli stipendi dei parlamentari per tre anni e convogliarli verso il risanamento della crisi: nemmeno se ne accorgerebbero e quella sì, sarebbe una saggia decisione condivisa da tutti  senza demagogie, populismi e qualunquismi.

Anche la politica dovrebbe essere l’espressione più alta dei valori positivi, dei principi sani, non solo il calcio.

Anzi, in un’ipotetica classifica la politica dovrebbe stare al di sopra di un  primo posto che non ha mai meritato perché in questo paese ha sempre  fatto tutt’altro che dare un esempio buono, di lealtà, trasparenza e onestà: quindi che si fa, insieme ai campionati sospendiamo sine die anche il parlamento?

Io ci sto.
Quando nella politica accadono fatti deprecabili che sono più o meno gli stessi che avvengono in ambito calcistico quali corruzione, connivenze con criminalità e mafie, mazzette eccetera,  sospendiamo, e ad libitum, i responsabili mandandoli  a fare un periodo di riflessione anche nelle patrie galere quand’occorre, così come succede ai calciatori che si macchiano dell’onta di un reato, anche questo gioverebbe alla maturazione di chi volesse,  eventualmente, occuparsi delle cose di tutti.
Monti ha parlato di un periodo di riflessione circa i fatti deprecabili che avvengono nell’ambito del mondo del calcio. Benissimo:  se i parametri sono questi allora la politica in Italia dovrebbe sospendersi da qui all’eternità.

Ho trovato molto fuori luogo la dichiarazione di Monti circa la sospensione del campionato di calcio a data da destinarsi, non perché me ne freghi un granché del calcio ma perché oggi nessuno ha un pulpito autorevole dal quale poter esprimere critiche e giudizi verso i vari settori della società.

Quindi, o ci mettiamo in testa tutti quanti che la politica, in quanto gestore di tutti i settori, deve essere migliore dei cittadini, che i governanti devono essere migliori dei governati o non ne usciamo.
Ma tutti però, abbandonando se possibile certe ideologie e il famoso giochino di chi ce l’ha più lungo; perché mai come in questo periodo siamo TUTTI nella stessa barca.

Il 2 giugno? Lasciamoli soli con le loro sobrie parate

16 morti, 350 feriti, 8000 sfollati in poche ore e si ciancia ancora del 2 giugno che s’ha da fare. Il 2 giugno, e mi rivolgo a coloro che portano le figliolanze  a Piazza Venezia  a vedere non so cosa, lasciamoli SOLI  a farsi la parata e le commemorazioni.
La parata, da sempre momento molto sentito dalle istituzioni, per fortuna si farà.

Non mi piacciono i furbetti, i manipolatori e i mistificatori: non mi piace chi, a sostegno del suo dire nella discussione politica aggiunge sempre le tre paroline magiche: “demagogia, qualunquismo, populismo” che incutono terrore in tutti quelli che si ostinano a guardare sempre il dito e mai la luna.

E non mi piace che, quando qualcosa è talmente ovvia da apparire quasi fastidiosa per diminuirne il valore si dica: “epperò lo dice anche questo, quello e il tal’altro” scegliendo fra i personaggi peggiori che popolano la nostra scena politica dimodoché ci si debba vergognare di quell’opinione, solo perché è ampiamente  condivisa.

Personalmente, non me ne fotte niente di chi alza la mano per primo, se la risposta all’ interrogazione è quella giusta tutti possono meritarsi il loro 10 e lode.
E non esiste autorevolezza che tenga rispetto alla forza di un’idea, tutte le idee, quando sono buone hanno diritto alla loro dignità indipendentemente da chi le espone.
Napolitano dice che la parata del 2 giugno si farà ugualmente e che sarà dedicata alle vittime del sisma.
Peccato per chi non potrà più rispondere “no, grazie” ma anche  con un bel “chissenefrega delle vostre festicciole ipocrite e costose.”
E peccato anche per chi non ha capito che la protesta contro la passerella inutile del 2 giugno  è anche un pretesto per richiamare l’attenzione sugli altrettanto inutili e innumerevoli sprechi –  sono tanti – di cui pare che questo paese non possa proprio fare a meno.
La polemica sull’inutilità della parata del 2 giugno va avanti da anni, non è certamente nata ieri, quindi oggi nessuno può venirci a dire che chiedere l’annullamento e la sospensione di  questa manifestazione inutile, costosa, palesemente fuori luogo e fuori tempo sia demagogia.

Ma chi lo dice, chi lo ha detto che per celebrare un paese unito (unito?) c’è bisogno di una parata MILITARE?  ne ho sentite di stronzate in queste ore, ma questa è la migliore di tutte.

Vorrei sapere chi ha deciso che per celebrare una repubblica la cui Costituzione peraltro dice che ripudia la guerra – anche se i fatti poi raccontano altro, serva una parata militare.

La civiltà di un paese è tale quando si evolve, si aggiorna, e quando c’è qualcuno che insegna anche a fare a meno di quello che non serve a beneficio di quello che invece è necessario.

Non c’era bisogno di un altro terremoto per capire che a rinunciare a qualcosa in un periodo di crisi non devono né possono  essere sempre i soliti noi (noi, non noti).

Il terrorismo di chi paventa miserie  e spaventa con la  crisi, il fallimento funziona  quando si chiede un lavoro, uno stipendio decente, una pensione dignitosa;  quando però si chiede un uso equo, e sobrio, dei soldi di tutti allora è demagogia.

Il vero populismo e qualunquismo è rifiutarsi di pensare che quei soldi spesi inutilmente, e non solo per la parata militare,   potrebbero invece essere destinati, ad esempio, a rendere migliore e più efficiente  la protezione civile vista la frequenza degli eventi catastrofici che avvengono in Italia, per la messa in sicurezza di edifici e territori,  e la vera demagogia la fa chi pensa che per celebrare una repubblica [che casca e pende a prescindere da quegli  eventi catastrofici] sia necessario far sfilare fucili, mitragliatrici e carriarmati.
Nel 2012.

6 thoughts on “La retorica della demagogia

  1. Tutto sommato, l’idea di Monti era venuta in mente anche a me, tempo fa (è l’unica volta in cui mi son trovato a condividere un suo pensiero…), quando cominciarono i primi grossi scandali che coinvolgevano il mondo del calcio (per non dire poi del comportamento di “certi” tifosi…). Ho pensato già allora che una sospensione – di almeno un anno – del campionato avrebbe potuto indurre i “professionisti” del calcio e anche i “tifosi” a riflettere. A riflettere anche sui “valori”, e sul fatto che il *profitto* non può essere sempre e comunque la *ragione prevalente*. Di questo passo, non rimane più niente; se in ogni circostanza e situazione, anche davanti agli episodi e ai comportamenti più gravi e devastanti, bisogna far prevalere la *ragione del profitto a tutti i costi*, forse diventa inutile indignarsi; vuol dire che evidentemente ci va bene tutto così com’è.
    Lo sport ha la responsabilità di indicare ai giovani determinati “valori”, è inutile nascondercelo; se deve diventare “cattivo maestro”, insegnando solo l’avidità e l’idea che “tutto si può fare per i soldi”, anche mentire, tradire la fiducia degli altri, ecc., allora forse è meglio che si prenda una pausa di riflessione. Davanti alle responsabilità pubbliche non ci sono “guadagni” che tengano, per me. Però credo che questa idea sia molto impopolare, e difficilmente passerà… Come dici nel post, tra l’altro, farebbe paura proprio ai “decisori” politici, giacché l’interruzione del “sacro” campionato rischierebbe di scatenare una rivoluzione (su questi temi sembra che le masse, quelle veramente “vaste”, siano più disposte a mobilitarsi, ahimè…).
    Per quanto mi riguarda, già da moltissimo tempo, quando mi càpita di sentir parlare di calcio, o vedo le immagini di una partita sul teleschermo (di sfuggita, cambiando canale…), mi viene da ridere; penso infatti: “Ma come? prendete ancora sul serio quella cosa lì?”.
    Per come son fatto io, già prendere sul serio un “gioco” come il calcio è troppo (mi riferisco a quelli che si fan venire l’infarto se perde la squadra preferita, o – peggio – a quelli che menano le mani negli stadi per “motivi di tifo”…); ma se poi il “gioco” rischia di diventare addirittura “fiction”, dove i valori atletici sono una pura “parata”, o un paravento, o insomma, appunto, una “finzione scenica” che copre una realtà ben diversa… non so più quale senso abbia seguirlo, questo gioco, farsi venire il mal di fegato, “tifare”, ecc. Non so, non capisco; sarà un mio limite…
    E comunque, ripeto, questa ipotesi di Monti è irrealizzabile; ma non è priva di senso (purtroppo a volte il “senso” da solo non è sufficiente…).

    • La critica ci potrebbe anche stare, e ci può stare anche la richiesta. Solo, non può farle la politica, non ha i titoli, e non li hanno nemmeno questi finti tecnici chiamati a completare l’opera dei loro mandanti. Il senso era questo…

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