L’ex leader contro “Roma farabutta che manda pm” (leggi)
Dimissioni irrevocabili” per Umberto Bossi, ma per l’ormai ex segretario la colpa sarebbe di “Roma farabutta” che ha inviato i pm (leggi l’articolo). Eppure, di fronte ai magistrati le due segretarie del Carroccio hanno confermato tutto, smontando la tesi del leader inconsapevole: “Sapeva tutto, era stato avvertito”. Finisce così la parabola lunga 28 anni di un leader “cappio e slogan” (articolo di Luca Telese). Intanto, dall’inchiesta emerge la lista della spesa a favore della famiglia: lauree, diplomi, auto (guarda il video). Infine le somme che avrebbe preso “Cald.” – diminutivo di Calderoli -(leggi l’articolo). Sul territorio le prime conseguenze: a Varese i militanti chiedono la cacciata del segretario provinciale Canton (articolo di Alessandro Madron) che ieri aveva contestato Maroni
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Come scrivevo ieri, il coro degli stremati lamenti della politica (di destra e di sinistra) e di un certo giornalismo – quello che non prende mai una posizione ché nella vita non si sa mai – alla notizia delle dimissioni di bossi non è altro che l’ennesimo segnale distorto che si vuole offrire alla pubblica opinione. Un politico che si dimette (anche se solo in parte) in Italia non fa pendant con il contesto: potrebbe costituire un pericoloso precedente.
E infatti bossi questo lo ha capito benissimo, a poche ore dalle sue dimissioni da segretario di partito (ma non da tutto il resto che politicamente lo riguarda) i suoi toni sono tornati quelli di sempre, i soliti.
Quelli che confermano – semmai ce ne fosse ancora bisogno – la vera natura del personaggio, uno che in un paese normale nessuno rimpiangerebbe né, tanto meno, si cercherebbe di riconoscergli dei meriti.
Non c’è niente, in tutta la storia umana e politica di bossi, che faccia riferimento a doti quali l’onestà, la trasparenza, la rettitudine, la responsabilità. Doti e caratteristiche che, invece, nella politica fanno proprio quella differenza che i cittadini di un paese normale – dunque non il nostro – pretendono dai loro referenti, da chi si assume l’onere di rappresentarli.
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Umberto, sei tutti loro
Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano, 7 aprile
“E ora chi rappresenterà il Nord?”, domanda affranto Dario Di Vico, vicedirettore del Corriere, a Linea Notte. E Pigi Battista, sempre sul Pompiere, si unisce al cordoglio magnificando “la riconosciuta grandezza di un leader che ha imposto nell’agenda politica nazionale la ‘questione settentrionale’ e ha interpretato i sentimenti di un popolo che non aveva rappresentanza politica… Non sarà una miserabile vicenda di fondi stornati a cancellare una storia iniziata nelle periferie del sistema”. Nord? Popolo? Questione settentrionale? Ma la Lega, quando le andava bene, rastrellava il 30% dei voti validi in Lombardia e in Veneto, molto meno nel resto della cosiddetta Padania: mai rappresentato più del 10-15% degli elettori nordisti. Il che non cancella il suo ruolo storico nella caduta della Prima Repubblica e nel sostegno a Mani Pulite, quando tutti i vecchi partiti avrebbero volentieri spedito Di Pietro in Aspromonte o in Barbagia. Ma son passati vent’anni. L’ultima volta che Bossi fece qualcosa di utile fu nel ’94, quando rovesciò B., giocandosi tutto mentre il Cainano si comprava i leghisti a uno a uno (ci volle tutto l’impegno di D’Alema per resuscitarlo con la Bicamerale). Ma son passati 18 anni. Poi la Lega divenne un tragicomico caravanserraglio di pagliacci, parassiti, cialtroni, molti razzisti, qualche ladro, parecchi servi. L’ampolla, il matrimonio celtico, il druido, Odino, il tricolore nel cesso, i terun, i negher, foera di ball, il dito medio, il gesto dell’ombrello, le pernacchie, il ce l’ho duro, i kalashnikov,
le camicie i fazzoletti le cravatte verdi, il parlamento padano, la moneta padana, la banca padana, il villaggio vacanze in Croazia, l’amico Fiorani, le zolle di Pontida, l’uscita dall’euro. Si sono inventati tre trovate da avanspettacolo di strapaese, la secessiùn, il federalismooo, la devolusssion — e ci han campato per due decenni alle spalle del cosiddetto “popolo”. Ma, sotto sotto, di quell’armamentario carnevalesco, ridevano anche i leader, ben felici di trovare qualche milione di persone disposto a bersi tutto come l’acqua del dio Po e a rimandarli a Roma ladrona, a occupar poltrone come tutti gli altri. In un raro momento di lucidità, Calderoli, divenuto ministro, confessò al Corriere: “Su di me non avrei scommesso un soldo”. Ora è nientemeno che triumviro, ma la sua fidanzata Gianna Gancia, che lo conosce bene, fa sapere che Roberto non va bene, ha il faccione e veste male, va da un sarto quasi cieco”. Senza contare che un giorno, colto da raptus, incenerì col lanciafiamme “375 mila leggi inutili”, fra cui i decreti di annessione del Veneto e del ducato di Mantova al Regno d’Italia. Ora sui giornali è tutto un rincorrersi di versioni assolutorie per il grande capo: han fatto tutto il cerchio magico, la famiglia famelica, la moglie fattucchiera, i figli spendaccioni, la badante Rosi, il tesoriere ladro, all’insaputa del povero infermo. A parte il fatto che Bossi sapeva da mesi, almeno da quando i giornali lo informarono che Belsito aveva portato 7 milioni in Tanzania e questo lo ricattò sui soldi alla Family per salvare la cadrega, chi ha scelto Belsito? Bossi. Chi ha mandato in Regione il Trota a 12 mila euro al mese? Bossi (senza contare i presunti 20 milioni di fondi neri da lui girati all’ex tesoriere Balocchi). Il resto sono lacrime di coccodrillo. Ma la mano leggera e l’occhio umido di molti giornali nasconde una coda di paglia lunga così: per anni han preso sul serio quei gaglioffi e il loro federalismo da baraccone. Anche le parole tenere e commosse degli altri capi-partito celano la coda di paglia di chi sa benissimo che la truffa dei “rimborsi” senza controllo riguarda tutti: oggi è toccato a Bossi, domani potrebbe toccare a loro. Ieri mattina infatti, letti i giornali, il Senatur ha prontamente cambiato parole d’ordine: non più l'”ho sbagliato” della sera prima, ma “è un complotto” dei soliti pm. Se passa il principio che un leader neppure indagato si dimette, si crea un pericoloso precedente.
Infatti dal Palazzo si leva un coro unanime: Umbe’, nun ce lassà.
Ronde, razzismo e Padania
Perché dovremmo rimpiangerli?
L’ECLISSE LEGHISTA NON MERITA L’ONORE DELLE ARMI
BASTA LA PAROLA DEI SUOI MANIFESTANTI: “BUFFONI”
di Furio Colombo, Il Fatto Quotidiano
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Fa tristezza pensare alla Lega, come è finita. Ma non per il destino infelice di Bossi che cade dal trono. Fa tristezza pensare che questi della Lega, dopo l’immenso danno arrecato all’Italia e il cospicuo guadagno che alcuni di loro ne hanno ricavato, hanno dovuto dirsi da soli quello che sono. Buffoni, imbroglioni, traditori, gridava la folla degli ex elettori in strada. E dentro, dove vi descrivono abbracci e pianti fra guerrieri che si salutano, potete immaginare che cosa – in realtà – si sono detti, che carte hanno sventolato, quali riguardi hanno dedicato al vecchio capo che se ne andava. So benissimo che le urla di strada volevano essere di sostegno. Ma nella confusione le parole erano quelle.
Nessuno può dire, con un minimo di faccia e di decoro che si tratta di una sorpresa e chi l’avrebbe mai detto, quei bravi ragazzi. Forse non si sapeva niente del Trota, dalla scuola al Consiglio regionale Lombardo al trofeo calcistico delle squadre dei popoli oppressi? Forse non ci avevano parlato loro stessi di Monica della Valcamonica che provvede a truccare le elezioni per aprire la strada al Figlio? Forse ci avevano ipocritamente nascosto il loro linguaggio da statisti? Borghezio, che è sempre rappresentante parlamentare della nostra Repubblica in Europa, ha mai negato, “cazzo” (sto citando suoi importanti discorsi politici) “se la vadano a prendere in culo e gli immigrati vanno buttati in mare ” di esprimersi e comportarsi come Lega comanda?
Riconosciamo ciò che dobbiamo riconoscere. La Lega non ci ha mai mentito. Durante la guerra contro Gheddafi i disperati fuggivano cercando soccorso in Italia e Bossi ha detto subito, a tutti i nostri microfoni “fo era di ball”. Era ministro, quasi vice premier. Ed era ministro (dell’Interno) anche Maroni, quello che adesso invoca la pulizia. E volete che Marina militare e Forze dell’ordine della Repubblica nata dalla Resistenza non ne abbiano tenuto conto nei crudeli e ripetuti respingimenti in mare, prima fatti insieme a un Paese dispotico e senza diritti umani, la Libia, poi con la complicità di tutti coloro che hanno fatto finta di non sapere, col risultato di lasciar morire in mare uomini, donne, bambini, giovani donne incinte cui spettava il diritto d’asilo secondo le leggi del mondo?
Congratulazioni agli uomini della Lega, d’accordo. Hanno compiuto, tra l’indifferenza di tanti, ciò che avevano promesso, e hanno incassato il dovuto e più del dovuto – il tutto girato alla famiglia – perché intanto consentivano a Berlusconi di governare e gli votavano leggi ad personam da avanspettacolo. Ma il più vergognoso discredito (e condanna dell’Alta Corte di Strasburgo per violazione dei diritti umani) a carico della Repubblica italiana, questo è il dono della Lega al Paese che l’ha accettata.
Ci sono due domande che tormenteranno chi ci seguirà nella storia .
La prima è: ma c’era la Costituzione. Come hanno potuto i leghisti volere e ottenere la legge sulle ronde, le classi separate per i bambini non italiani (dunque in regime di apartheid) le impronte digitali per i bambini rom, il “pacchetto sicurezza” che assegna poteri del tutto arbitrari ai sindaci e sospende le garanzie fondamentali ai cittadini immigrati; centri di identificazione ed espulsione dove si può restare rinchiusi un anno e mezzo senza difesa e senza diritti nelle condizioni più disumane; il federalismo fiscale, penosa invenzione senza numeri e senza copertura di spese come mega manifesto elettorale da esibire, a spese di tutto il Parlamento in ogni manifestazione leghista; l’approvazione quasi unanime nelle due Camere di un Trattato di amicizia, collaborazione militare, scambi di basi e di segreti, respingimenti congiunti in mare di profughi e migranti, anche se titolari di diritto d’asilo? Come è potuto accadere senza una rivolta del Parlamento, prima di tutto della sua opposizione?
La seconda è: ma come hanno potuto, stampa e televisione italiana, sottrarsi al dovere di denunciare all’opinione pubblica un partito che ha oscillato sempre fra il ridicolo (Calderoli con il lanciafiamme), il dileggio aperto alle istituzioni (“Signora , il tricolore lo può mettere al cesso”). E il gesto criminale di dare fuoco di notte ai giacigli di immigrati senza casa accampati a Torino sotto i ponti della Dora? O incendiare un campo rom per presunto stupro mai avvenuto? Per capire questo inspiegabile evento italiano mettete da parte due citazioni da editoriale di grandi quotidiani del 6 aprile. Prima citazione. “Bossi aveva tutti contro ma ha contribuito a scardinare la Prima Repubblica, portando istanze nuove dove prima il Nord era solo una espressione geografica”. (Pierluigi Battista, Il Corriere della Sera) . Avete letto bene, “istanze nuove”. E il Nord di Olivetti, Agnelli, Pirelli, Pasolini, Montale, Visconti, il Nobel Dario Fo, prima di Bossi, era “solo una espressione geografica”. Seconda citazione. “Non lasciano da vincitori ma da sconfitti (Berlusconi e Bossi, ndr). “Eppure sono sconfitti a cui va riconosciuto l’onore delle armi”. (Michele Brambilla, La Stampa). La cronaca vuole che la richiesta di onore delle armi (una sorta di funerale di Stato a un vivo) arriva proprio mentre, sempre sincero e privo di imbarazzo, Bossi ha fatto sapere che “è tutto inventato da Roma ladrona e farabutta”, con il consueto linguaggio di statista che “porta nuove istanze”.
Ecco perché oggi, nel ricordare furti e ricatti e menzogne e delitti (i morti in mare) della Lega e il suo scempio di diritti umani, è giusto ricordare il mondo giornalistico italiano che ha reso tutto ciò possibile.
Il Bossi, ritardato ma furbastro, furbizia e intelligenza non sempre si accompagnano, anzi … ha imparato dal suo mentore, Berlusconi, a gridare al complotto magistrati comunisti magari.
Bella la foto che metti alla fine del post, la copio sul mio blog, mi piace davvero tanto!
Un saluto e stammi bene
Anche tu!