Perché Sanremo è Sanremo (reloaded)

Non vedo Sanremo dall’87. Non lo vedo perché non mi piace. E non mi
piace tutto quell’alone di attesa che dura anche dei mesi circa la
scelta dei presentatori, della valletta bruna, di quella bionda e degli
ospiti. C’è un mucchio di gente che dice di non guardarlo mappoi i dati
auditel dicono sempre il contrario. Io non discuto il compenso di
Celentano, di Benigni,  Fiorello e di tutti quegli artisti utilizzati come extrema ratio per aiutare un’azienda agonizzante (per colpa di chi la dirige) a non morire;  ricordo che qualche anno fa un certo signor Prodi si affrettò ad annullare un decreto legge che doveva abbassare il tetto dei guadagni dei professionisti, dunque anche delle star che presentano il festival perché Pippo Baudo che era stato il prescelto per quella edizione  non prese troppo bene la decisione.
Dico però che non bisognerebbe parlare di logiche aziendali
applicate ad una Rai che paga 700.000 euro un’ospitata di Celentano,
altrettanti e forse più per Benigni e Fiorello e poi permette che i vari direttori di rete al soldo del padrone della tv cosiddetta concorrente che casualmente è stato anche presidente del consiglio,  lascino scappare dopo averli mobbizzati per anni professionisti come Santoro che non costava quasi niente alla Rai ma in compenso faceva guadagnare molto con gl’introiti pubblicitari.

E aggiungo che se non vogliamo che Sanremo si trasformi ogni anno nella Mecca dei compensi elargiti ai vari ospiti bisognerebbe smettere di dire che non si guarda e poi fare puntualmente il contrario salvo poi lamentarsi che la Rai spreca i soldi del canone.
Il problema più serio non sono poi le cifre offerte agli artisti: è la qualità della loro arte che andrebbe discussa, Benigni che trascina venti milioni di persone davanti alla tv raccontando la Divina Commedia, la Storia di questo paese,  facendo dunque cultura, qualcosa di cui questo paese ha un bisogno disperato vale quanto le famose pause di Celentano?  no, eppure qualcuno pensa che le banalità ultraretoriche di Celentano valgono tutti quei soldi e glieli dà salvo poi fargli fare un figurone con la storia dei compensi dati in beneficenza,  e da ieri quindi tutti a dire bravo a Celentano perché ha deciso lui dove dirottare il denaro pubblico col quale verrà pagato.  La vera bella figura Celentano l’avrebbe fatta casomai accettando di andare  a Sanremo, essere rimborsato con una cifra simbolica o facendo beneficenza coi suoi soldi e senza squilli di trombe: fare beneficenza è un gesto di carità che andrebbe fatto privatamente, non qualcosa di cui potersi vantare per i prossimi mille anni.
In questo paese non ci vuole una rivoluzione etica, ci vuole una rivoluzione del gusto. Come diceva Totò, è la somma che fa il totale, e Sanremo lo possono ridimensionare solo gli spettatori della Rai.

Volendo.

LA PAGNOTTA DI SAN BRUNO

di Vittorio Zucconi

Ho dovuto assistere (mi pagano per queste cose, gente mia, non sono masochista) a una disgustosa edizione autocelebrativa di Porta a Porta dove Vespa faceva il plastico di se stesso e della Rai, invitandoci a pagare il prezzo del ricatto obbligatorio, che tanto costa come una pagnottella al giorno, implorava. Mi è dispiaciuto vedere anche il bravo Giova Floris costretto a unirsi al coretto dei castrati e delle voci bianche e ignorare l’oscenità di fondo che vizia tutto il discorso del “pubblico”: la Rai non è affatto pubblica, è dei partiti e dei loro mammasantissima del momento. Se ha tre canali è soltanto perché la Dc dovette appaltare Rai Due ai Socialisti per non mollare Rai Uno e poi creare Rai Tre per tenere buoni i Comunisti. Reggiamo tre reti che moltiplicano i costi senza davvero moltiplicare l’offerta e giustificano le tre reti di Berlusconi. Mi sono sovvenuto, ascoltando quella imbarazzante sceneggiata della “rosetta” implorata dal sagrestano Vespa, roba da pane di Sant’Antonio, di una importante giornalista della Rai che anni or sono mi propose di fare un programma per la sua Rete dagli Usa. Mi spiegò che “il suo editore” l’aveva autorizzata a spendere quello che voleva. Ma chi sarebbe il “tuo editore”, le chiesi? Craxi, mi rispose senza esitare. Capito che cos’è il servizio pubblico al servizio dei partiti? (PS: Ovviamente, non feci mai quella trasmissione).

4 thoughts on “Perché Sanremo è Sanremo (reloaded)

  1. Tale ed invadente è la presenza dei partiti in ogni settore pubblico, non solo nella Rai, che ormai la gente tende ad identificarli del tutto con la cosa pubblica. Dimenticando che in realtà i partiti sono enti privati. Nonostante questo te li ritrovi dappertutto, nella rai come nella gestione delle asl, nelle municipalizzate, sotto il letto, nel frigorifero. I partiti sono il comma 22 che blocca ogni risoluzione in questo paese. Per cui se, ad esempio, il cittadino vota – giustamente – in un referendum per non sottrarre l’acqua alla gestione pubblica, se la ritrova di fatto gestita privatisticamente dal partito che controlla la municipalizzata. Su 120 miliardi di evasione annua, 80 vanno nella corruzione. Questo enorme flusso di denaro al nero serve in grande misura al finanziamento illecito dei partiti. E’ la linfa che li tiene in vita. Mi sembra retorico interrogarsi sulla reale intenzione di combatterla, l’evasione.

    • Esattamente, il fatto che un partito che non c’è più avesse ancora a disposizione quelle quantità di denaro sottratto all’insaputa di chi avrebbe dovuto controllare ma non l’ha mai fatto è qualcosa che sarà difficile spiegare nei libri di storia. Semmai qualcuno si prendesse la briga di ricordare il periodo peggiore di questo paese dopo il fascismo.

  2. Allora, siamo in due…Non ho riferimenti, ma gli anni sono molti in quanto la trasmissione e i contenuti sono ormai superati da tempo. Siamo poi certi che i dati di ascolto siano reali ?Sullo strombazzamento relativo all’Adriano nazionale, avevo pensato alla stessa cosa o meglio poteva presenziare a costo zero e se poi voleva fare anche della beneficenza non capisco il motivo per cui vi si debba dare risalto in quanto ho sempre pensato che un atto spontaneo lo si deve fare senza tanti proclami…Canone Rai, o meglio Tributo ma allora perché trasmettono la pubblicità come le reti private ?

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