Gratuità fittizie

Ricomincia l’opera di seduzione con la distribuzione forsennata di stelle. Sono tanti gli utenti che in questi giorni stanno ricevendo la proposta di diventare “gold user”, così come è già accaduto in occasione dell’aggregazione con Facebook quando la gente scappava in massa perché non voleva, giustamente, subire un’imposizione, qualcosa di cui non si poteva nemmeno discutere ma solo accettare in virtù di quella gratuità fittizia di cui parlo qui sotto.  A chi mi ha chiesto consiglio ho risposto di rifiutare. Ci sono altri modi per convincere la gente (anche quella che sta scappando di nuovo a causa dei fatti recenti )  a rimanere, ad esempio, non cacciandola in malo modo, non cacciando e censurando  chi si macchia della colpa orribile di esprimere  solidarietà di fronte ad un’ingiustizia subita oppure semplicemente  trattarla come merita e non come, invece, viene trattata da chi è chiamato a far sì che si faccia “un uso civile di uno spazio pubblico”. A chiacchiere, ma non nei fatti.

L’accusa che viene rivolta molto spesso agli utenti delle piattaforme che ospitano spazi come i blog quando si viene cacciati (senz’avviso e senz’appello) è che quello spazio che viene offerto è gratuito e che quindi chi amministra il portale può arrogarsi il diritto di sospendere la “collaborazione reciproca” quando e come vuole.
Niente di più falso, quella è una trappola intimidatoria nella quale cadono i deboli, le persone che hanno paura che quello spazio possa venir loro sottratto da un momento all’altro e senza ragioni serie (succede, eh?) e allora si convincono che tutto sommato valga la pena abbassare la testa e continuare a fare il gioco di chi non mette a disposizione uno spazio per dare la possibilità alla libertà di esprimersi ma esclusivamente perché chi riempie quello spazio riempie, di conseguenza, anche i conti in banca dei signori e padroni di spazi virtuali.
Perché, come spiega benissimo Massimiliano Dona che di mestiere fa il segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori e quindi di leggi e regole se ne intende forse di più di chi ha come unico punto di riferimento delle discutibilissime faq di una piattaforma: “la libertà sulla quale poggia Internet è anche artificiosa, potremmo parlare di «libertà virtuale». A ben vedere, infatti, la Rete, e tutto ciò che su di essa accade, è controllato e condizionato da pochi grandi potentati spesso facenti capo a gruppi economici, collegati a volte da intese commerciali. Questi soggetti imprenditoriali decidono ciò che ciascuno di noi può o non può fare sulla Rete; spesso, in nome di una gratuità fittizia, si appropriano dei nostri dati, dei nostri gusti, delle nostre idee, consentendoci di divulgare le nostre opinioni, ma solo fino a quando lo vorranno. Sul web nessun contraddittorio è dato all’utente, le decisioni sono inappellabili come neppure nel più autoritario dei regimi. Spesso dietro la maschera dell’esigenza tecnologica, dell’automatismo che consegue a un impulso informatico, si nasconde l’arida prepotenza del più forte.”

Perché la Legge, quella vera, dice altro. Dice ad esempio che non si possono sottrarre materiali privati, personali se non in presenza di motivi gravissimi e che per chiudere uno spazio personale ci vuole qualcosa di più di un vaffanculo o di una testa di cazzo. Un blog può venire chiuso d’autorità quando si veicolano e si diffondono apologie, quando i suoi contenuti sono di carattere pedopornografico, quando in quel blog si istiga a violenze di vario genere.
Quando, insomma, in uno spazio personale ma che è però di pubblico dominio perché visibile e leggibile da tutti si commettono dei reati che sono puniti nello stesso modo in cui si sanzionano quelli compiuti da persone fisiche.
Anche la diffamazione è un reato, forse nella piattaforma cosiddetta libera questo non lo sanno visto che continuano ad ospitare chi commette quel reato tutti i giorni senza per questo veder sparire degli spazi aperti unicamente per quello scopo. Ma chi di Legge se ne intende questo lo sa, lo ha visto e poi lo giudicherà.

15 thoughts on “Gratuità fittizie

  1. Quindi come ti ripeto da tempo Libero è un ossimoro, perciò impara bene tutti i trucchi di questa piattaforma che devi aiutare chi scappa da libero ;-))

  2. Le coreografie non sono poi così importanti, libero gioca proprio su quello: sulla facilità d’uso dei blog, della messaggeria e quant’altro. Ma a me non frega niente di avere una casa comoda se quando mi affaccio dal balcone vedo una discarica di rifiuti tossici e ne respiro l’aria. Io posso anche capire che molta gente abbia poco tempo da dedicare al blog, agli amici virtuali eccetera, ma questo non può diventare la giustificazione per accettare di essere trattati a schiaffi in faccia in un posto che dovrebbe OSPITARE e tenersi da conto chi gli ha fatto sempre fare delle belle figure. E’ naturale che tutti noi che siamo andati via stiamo riscontrando delle difficoltà ma anche quando abbiamo iniziato lì ne avevamo, abbiamo imparato, ci siamo abituati e nulla impedisce di imparare e abituarsi anche in un posto nuovo. Bisogna uscire da quella logica perversa: quella della visibilità a tutti i costi, della gente che si aspetta il post quotidiano così come tanti aspettano l’oroscopo per uscire di casa, dei post che si vedono e per questo vengono commentati, dalla logica di essere i primi a postare in maniera tale che per un’ora il blog resta in home page. Io so tutto di quel posto, e anche l’oltre, ecco perché non mollo, non li mollo. Come mi ha detto tempo fa una persona, libero mi ha intossicata in un certo senso ma non umiliata. Le mie soddisfazioni me le sono tolte tutte, adesso posso tranquillamente passare la mano a chi non s’interessa di come vengono trattate le persone, a chi è lì dentro solo perché ha bisogno di vedersi in un posto perché evidentemente in altri non viene più visto da nessuno. E a chi è ancora convinto che libero gli stia facendo un favore perché offre un’ospitalità gratuita.

  3. Non ho mai fatto in vita mia nulla che non prevedesse anche il divertirsi.
    Ho scoperto che si può combattere una battaglia divertendosi,usando l’ironia,l’ronia che essendo sconosciuta ai più,provoca disagio e fastidio.

    • Esattamente, è quello che ho sempre detto anch’io. Ma per quello ci vuole un’intelligenza superiore, ecco perché l’ironia spesso non viene compresa. Ed ecco perché i più bersagliati dalla censura sono quelli che dicono le cose ridendo e senza usare linguaggi forbiti. Io sono quello che penso e quello che dico, sempre. E sono orgogliosa di essere questa.

  4. Milady a loro interessano solo bacettini pucci pucci ecc. anche se da mascherati perché neutri o meglio insignificanti sotto ogni punto di vista, è ormai noto da tempo che importa la quantità e non la qualità basta vedere la cronistoria dei blog in evidenza. La quantità perché in teoria farebbe da traino alle pubblicità. A vederti qui mi torna la voglia anche di scrivere, mentre di là ormai non entro nemmeno per vedere la posta. Buongiorno Cri:*

    • A loro interessa anche altro, ad esempio non ostacolare chi dà fastidio agli utenti che non danno fastidio, io oggi quel blog non lo rivorrei nemmeno se me lo consegnassero con una lettera di tante scuse, e non temo niente e nessuno se dico che lo staff e conference master si sono resi complici di un disegno disgustoso come i più squallidi dei troll. Perché era impossibile non vedere quello che centinaia di persone hanno visto. Una persecuzione durata due anni entro i quali nessuno ha fatto nulla per tutelare me ma tutto per fare in modo che potesse succedere l’inimmaginabile. Buongiorno a te..:*

  5. io non so ma in quello che hai scritto ci leggo le motivazioni per vincere la battaglia di cui parlavi ieri. Io credo che più che facilità d’accesso sia la visibilità, minima rispetto ad un tempo, che quel portale usa come specchietto per le allodole. Il successo dei blog è merito di chi scrive…nel bene e nel male

    • Giuseppe, ma qual è la logica per cui un blog deve essere visto in una pagina per essere letto? le battaglie più importanti in Rete si svolgono sempre su altre piattaforme e nei social network, i movimenti importanti non hanno un blog su Libero, ce l’hanno qui e in tanti altri posti ma non lì, ci sarà un motivo o no? evidentemente qualcuno, anzi tanti, vanno a cercarsi quello che interessa, non quello che gli viene imposto da un gruppetto di persone interessate a lasciare tutto come sta perché a loro conviene così.Ma chi se ne frega del successo? io voglio usare questo strumento a fin di bene, le mie vetrine le ho altrove, come anche le prime pagine che mi interessano.

  6. ma non è un discorso di successo, ma di visibilità. Poi certo sono d’accordo con te e lo sai, ieri ho scritto proprio questo, sono davvero pochi, quasi impalpabili, blog segnalati dai media che appartengono alla piattaforma di Libero. La visibilità di cui io parlo è il tentativo di essere letti…certo su quella piattaforma spesso con non pochi problemi. Ma ora ti chiedo: tu saresti andata via di tua sponte?

    • Non ce n’è nessuno, dimmi quale blog di Libero si è distinto nelle pagine di cronaca per aver sollevato un problema sociale. Nessuno, semplicemente perché nessuno solleva seriamente problemi sociali, le caciarate non interessano ai giornali e fanno solo il gioco di questa politica cialtrona. I copiaincolla di gossip ancora meno, e non dovrebbero interessare nemmeno un’utenza di cultura non superiore ma appena appena mediocre. Solo una volta è successo, vado a memoria e si trattava di un post mio e dell’amica Corina che scrive più sopra che sono stati inseriti in un articolo del Corriere online. Altri casi non me li ricordo, e a me di quel che succedeva lì dentro è sfuggito davvero poco. Nel mio blog venivano a leggere dalla presidenza della repubblica, da quella del consiglio, dalla rai, da mediaset, dalla redazione de l’Espresso dalle sedi ufficiali dei partiti, da ogni dove in Italia e nel mondo, quel blog è stato tradotto anche in arabo per essere letto, non lo dico per vantarmi ma perché era il segno evidente che qualche tasto dolente veniva toccato. Non lo so se sarei andata via, certo le premesse per farlo c’erano tutte viste le condizioni impossibili nelle quali dovevo muovermi lì dentro e delle quali molti non si sono nemmeno accorti, ma non avrei mai pensato di
      doverlo fare nel modo peggiore, a me non hanno dato la possibilità di SCEGLIERE.
      E ancora lo vuoi chiamare libero, un posto così?

  7. beh uno user, tra i commenti, mi ha segnalato che il suo post è stato ripreso da giornali a tiratura nazionale. Certo riguardava la richiesta di dati telefonici dalla mail di google e non è certo un problema sociale. Poi se non ricordo male a livello di citazione anche un certo blog “Locanda Almayer” venne citato 🙂

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